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Autore: AlbAM    25/07/2020    32 recensioni
Alba, trentenne single e convinta di essere destinata a rimanere tale, è assillata da un incubo ricorrente di cui non riesce mai a scoprire la conclusione.
Azaele, diavolo romantico e casinista, è convinto di aver riconosciuto in lei il suo amore perduto.
Michele, il suo migliore amico, è un angelo gentile e protettivo che è sempre finito nei pasticci per cercare di tirare il suo amico fuori dai guai.
In una Roma un po' reale e un po' inventata le loro vite si incrociano inevitabilmente.
Riuscirà Azaele a riconquistare Alba?
E Michele ce la farà a tenere l'amico lontano dai guai o finirà inevitabilmente per essere coinvolto nei pasticci combinati da Azaele per riconquistare la donna di cui è innamorato da quattrocento anni?
E Alba? Come cambierà, se cambierà, la sua vita? E se scoprisse di non essere esattamente la persona che ha sempre creduto di essere?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 12

Sogno o realtà?


Anno Domini 1620


Azaele e Alba raggiunsero il limite del bosco, dietro una collinetta poco lontano videro alzarsi una colonna di fumo grigio.

"Oh, no! Là dietro c'è la casa della mia padrona!" esclamò Alba sconvolta.

"Padrona?" domandò Azaele perplesso.

"Si, lavoro da lei come domestica e lei in cambio mi sta insegnando a usare le erbe per curare malattie e ferite! Ti prego Azaele corriamo da lei, sono preoccupata, hanno tentato spesso di accusarla di stregoneria!"

"Va bene, ma stammi vicino e non correre, dobbiamo procedere con cautela, non voglio cadere in un imboscata, non è il caso" rispose lui teso.

Alba annuì e procedette a passo spedito accanto ad Azaele.

Una volta arrivati in cima alla collina videro una casa in fiamme, Azaele, la cui vista era molto più acuta di quella di Alba commentò tetro "Alba, è meglio non procedere oltre, non c'è più nessun pericolo, ma neanche più niente da fare per la tua padrona. Non ha senso andare laggiù!"

"No, ti prego Azaele, non dire così, potrebbe essere ancora viva e aver bisogno del mio aiuto" gridò Alba correndo verso la casa.

"Alba per favore, fermati!" urlò Azaele.

Ma Alba non lo ascoltò e continuò a correre disperata.

Azaele aprì le ali e rendendosi invisibile raggiunse in un istante la povera padrona di Alba legata allo steccato e arsa viva dalla follia omicida dei contadini. Prese il corpo bruciato e lo portò dentro la casa in fiamme per evitare che Alba potesse vederlo, poi tornò indietro e comparve dietro dietro di lei fingendo di esserle corso dietro.

"Alba aspettami!" chiamò.

Alba si fermò davanti alla casa e cadde in ginocchio piangendo "Signora Elena… dove siete? Rispondetemi vi prego!"

Azaele si inginocchiò e la strinse tra le braccia per confortarla "Temo che non possa più sentirti, andiamo via, è pericoloso per te rimanere qui"

Alba lo abbracciò stretto e continuò a piangere.

"Merlino!" esclamò improvvisamente.

"Cosa?" domandò perplesso Azaele.

"Merlino, il gatto della signora Elena! Ti prego Azaele, aiutami a cercarlo! Se è vivo, non voglio abbandonarlo, non è abituato a cavarsela da solo!" lo implorò la ragazza.

'Va bene!" rispose Azaele che non aveva notato resti di gatto all'interno della casa in fiamme.

Girarono un po' intorno alla casa chiamando "Merlino, Merlino!" finché da dietro un cespuglio rispose un miagolio e subito dopo uscì un gatto nero con una stella bianca sulla fronte.

"Merlino! Amico mio, almeno tu sei vivo!" lo chiamò Alba.

Il gatto la riconobbe e si lanciò tra le sue braccia facendo le fusa.

Azaele si avvicinò "Ti prego Alba, ora andiamo. Non mi sento tranquillo, non mi piace l'atmosfera di questo posto, voglio allontanarmi il più in fretta possibile!"

"Hai ragione, Azaele, anche io sento qualcosa di strano, è come se ormai tutto qui intorno fosse pervaso da qualcosa di maligno. Questa non è più casa mia! Andiamo via!" rispose Alba continuando a stringere Merlino tra le braccia e incamminandosi verso il sentiero che portava verso il paese di Monterotondo.

Poco lontano, nascosto dietro un alto tasso centenario, Razel lì scrutò perplesso.

"La mia strega è morta ma la sua anima sembra scomparsa nel nulla, la regazzina è viva e Azaele ha l'aria di volersela prendere lui. Del biondino angelico nun c'è traccia. Nun è che quei due hanno fatto un accordo a spese mie?" si domandò irritato.


#


MEEEEOWWW, FFFFFFFFHH, CRASH


La successione di questi rumori svegliò Alba.

"Ma che cosa succede?" si domandò accendendo la luce.

Ancora mezzo addormentata, si rese conto che il gatto nero non era più accanto a lei.

"Merlino, dove sei?" chiamò senza ricevere risposta, sospirò e si sporse dal letto a soppalco per controllare.

Quello che vide la lasciò costernata, il monolocale sembrava un campo di battaglia. La poltrona gonfiabile era rotolata contro la porta del bagno, il tappeto di lana urticante era arrotolato su se stesso e, cosa davvero sconvolgente, uno dei suoi adorati piatti giapponesi era ridotto in pezzi sparsi per il ripiano della cassettiera IKEA.

Alba scese scese dal letto e raccolse mestamente i cocci poggiandoli sulla cassettiera "Ma si può sapere che ti ha preso Merlino, perché hai combinato questo disastro?" domandò amareggiata. Il gatto nero la osservò con aria apparentemente contrita.

"Quanto vorrei che tutti i pezzi si riattaccassero… torna a posto stupido piatto" si lamentò Alba piangendo.

"Basta poco, regazzina, basta che tu lo voglia davvero!" disse la voce del buttafuori del Cubo alle sue spalle.

Alba si girò di scatto e con sgomento vide il corpulento buttafuori dai capelli rosso fuoco, osservarla da dentro lo specchio con un ghigno soddisfatto in volto.

Non fece in tempo a capire se si trattasse di una visione o di un'immagine reale perché Merlino si gettò sullo specchio soffiando inferocito e facendo scomparire l'uomo dai capelli rossi.

Alba si appoggiò alla cassettiera tremando, non era possibile, non poteva essere vero, gli specchi riflettono e basta, non c'è nessuno dentro che ti fissa o ti parla a meno che tu non ti chiami Alice o Strega cattiva di Biancaneve!

Alba cercò di calmarsi controllando la respirazione come le avevano insegnato al corso di Yoga tantrico di cui aveva seguito ben tre lezioni, prima di lasciare perdere dopo che l'avevano guardata tutti come se fosse matta, insegnante compresa, quando nel bel mezzo della lezione aveva esclamato "Maestra Giada, tu hai una luce intorno quando respiri!"

Merlino si avvicinò facendo le fusa e contribuendo a calmarla.

"Ma, si" pensò rassicurata, è stata solo la mia immaginazione, ero ancora mezzo addormentata!"

Accarezzò Merlino e andò in cucina a bere un bicchiere d'acqua.

Finalmente rilassata decise di tornare a dormire, era già a metà della scala del letto a soppalco quando l'occhio le cadde sulla parete sopra la cassettiera e per poco non scivolò sugli scalini per lo spavento.

Il piatto giapponese faceva bella mostra di sé, del tutto integro, come se non fosse mai stato ridotto in mille pezzi.


#


Lo stupido gatto nero si lanciò infuriato contro lo specchio facendo perdere a Razel il contatto mentale con Alba.

Ma il demone non si preoccupò più di tanto, la cosa più importante era aver stabilito un primo contatto.

Sogghignò tra sé e sé, aveva dovuto aspettare per quattrocento anni, giorno più giorno meno, non avrebbe fatto differenza. Si sarebbe preso Alba e il regazzino se ne sarebbe fatto una ragione.

Ancora meglio, ne avrebbe approfittato per spiegargli che la colpa era tutta di Michele e così finalmente Azaele si sarebbe staccato da quel frocetto biondo che aveva una pessima influenza su di lui!

Razel sorrise soddisfatto e già che si trovava nei bagni del Cubo decise che una pisciatina ci stava tutta, entrò in un bagno già occupato e buttò fuori l'occupante umano che, senza aver capito né come né perché, si ritrovò con i pantaloni abbassati davanti agli sguardi divertiti degli altri umani in attesa del loro turno.

Il poveretto si ricompose e da quel giorno smise completamente di farsi di funghetti allucinogeni, cosa che costò a Razel un richiamo informale dagli Arcidiavoli.

Uscito dal bagno Razel si ritrovò faccia a faccia con il supervisore di Azaele, un demone anziano, alto e magro, dai capelli biondi quasi bianchi e due freddi occhi grigi che lo scrutavano con aria di rimprovero.

"Cercavi me?" domandò tirandosi su la braghetta dei pantaloni e dirigendosi verso l'uscita.

"Le mani, non te le lavi?" commentò ironicamente il supervisore.

"Sei qui per insegnarmi il bon ton o me devi chiedere qualcosa?" rispose Razel senza scomporsi, ma tornando indietro a lavarsi le mani.

"Sono qui perché si dice in giro che tu sappia dov'è finito il ragazzino!"

"Quale regazzino?"

"Sai benissimo di chi parlo, di quello innamorato della strega con cui hai appena finito di parlare attraverso quello specchio! Sono giorni che cerco Azaele, è rimasto indietro con il suo lavoro e vorrei evitare di buttarlo dentro un pentolone di olio bollente per i prossimi mille anni! Se sai dov'è dovresti dirmelo, è scorretto che non mi abbia ancora informato a riguardo"

"Non sai tenere sotto controllo i tuoi collaboratori e la colpa è mia? Nun c'è scritto da nessuna parte che te devo relazionare sui movimenti dei tuoi sottoposti!" rispose sbuffando Razel.

"Immagino che questo significhi che non ti sei letto la circolare sulle Nuove regole di comunicazione e collaborazione tra Gironi infernali del gennaio scorso" replicò freddamente il supervisore.

"Io lavoro, Safet, non sono mica un fighetto come te e gli altri supervisori che passate il tempo a firmare carte! Io con la vostra burocrazia mi ci pulisco il culo"

"Posto che non ce ne sarebbe bisogno, almeno quello te lo pulisci!" rispose Safet ironico "In ogni modo ora che ti ho aggiornato sulle nuove regole infernali, ti dispiace dirmi dov'è finito Azaele?"

Razel lo guardò imbarazzato "Sta nel corpo di un mio utente, un certo Molinesi, uno che lavora con Alba"

Safet non riuscì a frenare un ghigno divertito "A quale scopo?"

"Immagino voglia avvicinarsi alla streghetta senza spaventarla"

"Capisco, grazie per l'informazione! Arrivederci" rispose Safet congedandosi.

"Dovresti ringraziarmi sai?" lo fermò Razel.

"Ti ho appena ringraziato" rispose il supervisore.

"Mi riferisco al fatto che sto lavorando anche alla fine dell'amicizia tra Michele e Azaele!"

Safet rise "Immagino che tu non abbia mai letto i curriculum di quei due e non abbia alcuna idea dei loro soft skills principali!"

Razel lo fissò con lo stesso sguardo di un pesce rosso in una boccia d'acqua.

"Se lo avessi fatto, sapresti che la tua è una battaglia persa!" aggiunse con aria annoiata Safet.

"Lo dici tu!" rispose Razel "e poi il curriculum del biondino come l'hai avuto?" domandò.

Safet aprì le ali "Ho i miei contatti, lo sai benissimo".

#


Sael era impegnato a prepararsi un caffè nella cucina super accessoriata di Molinesi, era appena tornato da una commissione che aveva deciso di fare per ringraziare Michele e Azaele dell'ospitalità e gli era venuto desiderio di bere un buon caffè caldo.

In teoria né angeli né demoni avrebbero bisogno di mangiare, bere e dormire, ma avendo la possibilità di farlo e vivendo in mezzo agli umani da millenni, i più empatici di loro tendevano, come Azaele, Michele e Sael ad assimilare alcune abitudini tipicamente umane.

La caffettiera cominciò a borbottare, Sael annusò soddisfatto il profumo del caffè, spense il fornello e versò parte della caffettiera in una tazza.

Aveva appena cominciato a gustarsi la prima sorsata quando sentì la voce assonnata di Michele domandare "Ce n'è un po' anche per me?"

Sulla porta della cucina si palesò la visione celestiale di Michele spettinato, con addosso un paio di jeans blu che esaltavano la bellezza del suo torace nudo, l'aureola accesa che metteva in evidenza i grandi occhi azzurri e le ali candide che emettevano riflessi argentati.

A Sael andò la sorsata di traverso, cominciò a tossire innaffiando i fornelli di caffè.

Michele si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla battendogli l'altra sulla schiena, peggiorando decisamente la situazione.

La voce ironica di Azaele li interruppe "Anche io volevo un po' di caffè, ma se disturbo torno tra un po'!"

"Non fare lo spiritoso e vestiti!" gli rispose Michele un po' imbarazzato, lasciando andare Sael.

"E perché?" ribatté Azaele "siamo tutti uomini e io sto comodo in boxer!"

"Sei proprio un buzzurro!" commentò Michele circondandogli il collo con un braccio e bloccandogli la testa in una morsa.

"Lasciami, Michele!" si lamentò Azaele.

L'angelo rise e continuando a tenerlo bloccato gli domandò "Ti vai a vestire o no?"

"No, mollami!"

"Non ti mollo finché non prometti di metterti un paio di pantaloni!"

"Sei un despota, ne approfitti solo perché sei più alto!" lo accusò Azaele ridendo e cercando di liberarsi.

Sael che stava ridendo anche lui si bloccò di colpo "A proposito Azaele, ma dove hai lasciato il corpo di Molinesi?"

"È vero, dov'è?" domandò anche Michele un po' preoccupato, lasciando andare Azaele.

"Devo averlo lasciato sul letto! Ero ancora mezzo addormentato quando mi sono alzato!" rispose Azaele sbadigliando.

Sael ridacchiò "Sei proprio uno svampito! E comunque capisco Alba, è proprio vero che il vino buono sta nelle botti piccole!" aggiunse strizzandogli l'occhio.

Michele lanciò un'occhiata di sfuggita a Sael, poi si rivolse ad Azaele. "Vai a prenderlo, ma prima di tornare qui vestiti! Mi manca solo lo spettacolo di Molinesi nudo per iniziare bene la giornata!"

"Omofobo!" gli urlò ridendo Azaele mentre tornava in camera da letto.

"Deficiente!" gli rispose Michele.

Sael abbassò lo sguardo un po' rattristato.

"Guarda che Azaele sta scherzando!" si giustificò Michele notando lo sguardo di Sael "non ho niente contro i gay!"

"E a me che cosa importa? Perché ti giustifichi?" rispose Sael indossando giacca e occhiali scuri "Ora devo andare, altrimenti gli altri demoni cominceranno a domandarsi che fine ho fatto" aggiunse infilando una mano in tasca e tirando fuori le chiavi del SUV di Azaele.

"Tieni, l'ho recuperato stamattina presto, così Aza può andare a lavoro"

Michele prese le chiavi mortificato, Sael sembrava sereno ma l'angelo aveva notato che il demone aveva indossato di nuovo gli occhiali scuri.

"Grazie…!" mormorò.

"Di niente, Azaele è stato gentile con me, salutalo!" concluse Sael aprendo le ali e volando via.

"Sael se ne andato?" domandò Azaele che nel frattempo era rientrato in cucina, nel corpo di Molinesi.

"Si… Potevi evitare quella battuta, credo ci abbia creduto e ci sia rimasto male!"

"Sul serio? Beh, perché non gli hai detto che sei bisessuale? Così si sarebbe tranquillizzato!"

"Perché non ci conosciamo abbastanza per raccontargli i miei affari personali!" rispose Michele irritato.

"Per quello o perché ti sei accorto di qualcosa che al momento non ti va di affrontare?" domandò il demone versandosi una tazza di caffè.

"Cosa intendi?"

"Non fare il finto ingenuo!" rispose Azaele sorseggiando il caffè.

Michele sospirò e chiuse il discorso porgendogli le chiavi della macchina "È già abbastanza complicato gestire un migliore amico infernale! Tieni, ti ha recuperato il SUV!"

Azaele prese le chiavi "È proprio un ragazzo carino e non intendo solo fisicamente!" commentò strizzando l'occhio a Michele.

L'angelo arrossì leggermente e cambiò argomento "Dobbiamo parlare di Razel, devo confessarti una cosa a proposito di Alba!" disse abbassando lo sguardo.

#

Alba, pensò che quella mattina stava riuscendo ad essere peggiore della notte appena passata.

Aveva avuto un incubo dietro l'altro, o almeno aveva preferito convincersi che le strane esperienza della notte appena passata fossero solo incubi e ora era sovrastata dal collega che, influenzato dal demone Sakmeel, continuava ad insultarla e accusarla di aver combinato un disastro.

Dall'altra parte della scrivania il Direttore di stabilimento la guardava con un'espressione carica di biasimo.

Sael, appena arrivato, si rese conto della situazione e non sopportando di vederla così affranta decise di intervenire, tanto il collega avrebbe pensato che si trattava di una delle solite gare a chi riusciva a distruggere l'umano dello sfidante.

Restando invisibile agli umani si accovacciò al fianco di Alba e scoccò un'occhiata a Sakmeel che annuì accettando la sfida.

Sael passò un braccio intorno alle spalle di Alba e le sussurrò in un orecchio "Ricordagli, con molta calma, che non sareste in questa situazione se lui non se ne fosse fregato di rinnovare per tempo il contratto con il vecchio fornitore!"

Alba, si sentì stranamente più sicura, sostenne lo sguardo del collega e con molta calma rispose "Certo che se tu non ti fossi dimenticato di rinnovare il contratto nei tempi previsti ora non saremmo in questa situazione!"

Il collega ebbe un attimo di incertezza, il suo demone sogghignò e gli sussurrò qualcosa.

"Se ti fosse degnata di controllare le scadenze avresti potuto avvertirmi in tempo per il rinnovo, non sono io il responsabile di questa attività, se non sbaglio!"

Sael sorrise e sussurrò di nuovo all'orecchio di Alba e lei ribatté, senza abbassare lo sguardo "Veramente c'è un calendario condiviso con tutte le scadenze!"

Sael sorrise soddisfatto al suo avversario che gli rivolse un cenno di sfida e si avvicinò di nuovo a Martini che replicò "E allora? Io ho un sacco di cose da fare, non è che posso controllare anche le scadenze di cui sei responsabile tu!"

Questa volta Alba non ebbe bisogno del suggerimento di Sael "Il calendario condiviso è stato proposto da te per snellire la procedura. Riporto le tue testuali parole: così si eviterà di spammare inutilmente comunicazioni in giro per l'azienda, basta che ognuno si prenda la responsabilità di tenere sotto controllo le date di suo interesse"

Alba si sporse verso il collega e battendone in velocità il demone suggeritore, gettò l'affondo finale "E, se non erro, da mansionario il rinnovo dei contratti è di tua responsabilità!"

Il collega impallidì, provò a replicare ma fu fermato dal Dott. Veggetti che lo freddò "La Dott.ssa ha perfettamente ragione Martini, chiudiamo qui la discussione e veda di sanare immediatamente la situazione da lei creata! Non intendo ritornare sull'argomento!"

Sael non riuscì a trattenersi, si tolse gli occhiali e fissando dritto negli occhi Sakmeel esclamò colmo di orgoglio "Colpito e affondato!"

Il demone emise un verso di disappunto ma accettò la sconfitta sportivamente, si avvicinò a Sael e porgendogli il cinque commentò "Bella partita!"

Sael osservò Alba soddisfatto, era davvero in gamba la brunetta, aveva solo bisogno di un po' di sostegno alla partenza, ma poi filava come un treno.

E poi era così intelligente e carina, non era difficile capire perché Azaele fosse ancora innamorato di lei dopo quattrocento anni.

Improvvisamente si rattristò, Azaele almeno una possibilità l'aveva, in passato lui ed Alba si erano già amati, si trattava solo di riuscire a risvegliare i ricordi di lei.

Lui invece era innamorato di Michele che, ne era sicuro, era totalmente al di là delle sue possibilità.

Sospirò al pensiero della sera precedente, si era trovato bene con quel simpatico casinista di Azaele e anche Michele era stato gentile.

Sael non se lo aspettava, Michele era sempre stato molto freddo con tutti i demoni, eccetto ovviamente che con il suo adorato "fratellino infernale"

Si era spesso chiesto cosa li legasse tanto, era evidente che non c'era nessun tipo di attrazione fisica tra loro, si volevano bene e basta proprio come due fratelli umani.

Sael li aveva sempre invidiati, anche a lui sarebbe piaciuto poter contare su un amico ogni tanto.

Ma sopra ogni cosa, gli sarebbe piaciuto essere guardato da Michele in modo diverso.

La voce arrogante ed aggressiva di Martini, lo distrasse dai suoi pensieri “Non credere che sia finita qui! Ti sei giocata la carriera stupida puttanella!” Alba e il collega erano rimasti soli in ufficio e Martini aveva pronunciato quella frase fissando Alba con odio.

Sael si girò irritato verso il suo collega “Ehi! Questo non è corretto, la partita era finita!”

Sakmeel che era appena uscito nel corridoio allargò le braccia e scosse la testa “Guarda che io non c'entro nulla! Mi sa che abbiamo un ottimo candidato per il girone degli iracondi!” rispose con un sorriso allegro.

“Ma sei impazzito? Come ti permetti?” replicò Alba tremando per la rabbia e lo stupore.

Martini si avvicinò ad Alba allungando le mani con aria minacciosa.

Sael decise che era venuto il momento di intervenire, si appoggiò allo stipite della porta rendendosi visibile e bussò sul vetro domandando con aria apparentemente svagata “Salve, disturbo? Cercavo la Dott.ssa Alba Maxia!”

   
 
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