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Autore: CatherineC94    25/07/2020    2 recensioni
«Tu devi essere James, sì conoscevo i tuoi genitori. Tuo padre era un Don Giovanni finché Euphemia non gli ha messo la testa a posto» ciarlò schietta facendosi da sola strada in casa e lasciando James inebetito.La seguì mentre trotterellava tranquilla fino al salotto. «P-piacere» mormorò James. «Cosa?» urlò« Se mi voglio sedere? Mi stai dicendo che sono una vecchia bacucca?» concluse urlando e prendendo posto sul divano. L’uomo impallidì guardandosi intorno in cerca di sua moglie e di Harry. Storia ottava classificata al "Wish upon a star" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bathilda Bath, Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'I Malandrini'
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Storia partecipante al "Wish upon a star" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP.
Flames in the wind

Le stelle cadenti, le candeline dei compleanni, le fontane in cui ho gettato le monetine, i soffioni che ho soffiato: chissà cosa succederebbe se adesso quei desideri si avverassero tutti in un colpo!
(Fabrizio Caramagna)

 


Hogwarts, Giugno 1978
 
Nel cielo trapuntato di blu le stelle brillavano come cristalli imperituri e rivestiti di una solenne magnificenza. Era una notte che poteva essere accomunata a molte altre, eppure, quel tredici giugno 1978 ad Hogwarts era tutto fuorché usuale; era una notte estiva, una di quelle afose ed indimenticabili. In estate si sa, le notti sanno di promesse ed avventure memorabili costellate dalle risate e dalla sensazioni di invincibilità e potere che solitamente poi cozzavano con una realtà ben diversa; ma in questo caso quella notte fu una delle più belle della vita di James Potter.
Nella Sala Comune di Grifondoro tutto era iniziato come uno sfogo entusiasta dopo la vittoria più importante per la squadra rosso- oro degli ultimi venti anni; infatti, dopo circa trenta minuti di gioco la partita era finita a 350 -120 per i primi contro  i Serpeverde.
«La vittoria più bella di sempre» aveva urlacchiato di qua e di là James Potter, cacciatore della squadra, famoso in ogni angolo o anfratto del castello abbracciando di slancio un minuto ed imbarazzato Peter Minus, membro della sua piccola combriccola.
Quella di Potter era una combriccola ben assestata e temuta da quasi tutto il corpo docente del castello che dopo quasi sette anni negli ultimi mesi si era in effetti calmata; non si vedeva più Sirius Black che con uno sguardo attento faceva volare palle d’inchiostro sopra qualche ignaro Serpeverde. Nemmeno Remus Lupin, che all’inizio sembrava essere la coscienza fatta persona dei quattro si era sbilanciato più di tanto come era solito fare; per non parlare di Minus e Potter che avevano finito per azzuffarsi solo per la torta di melassa a fine cena.
Nulla, il silenzio totale.
Così i professori avevano finito per rilassarsi, come si faceva usualmente la domenica dopo un pranzo abbastanza abbondante; satolli si erano fidati del buon senso che forse la maturità aveva portato ai quattro scalmanati. E in effetti questo era in parte vero, anche se come spesso amava ripetere Sirius Black: «Le abitudini per noi vecchi lupi di mare o di parco di Hogwarts, sono dure a morire» scatenando le risate degli altri e l’occhiata torva di Remus; certe situazioni, ecco, richiedevano un pizzico del passato spirito da malfattori che non tardava a farsi spazio nei volti ormai cresciuti dei quattro.
Quella calda sera estiva avevano deciso che sarebbe stato l’atto finale, l’evento conclusivo della loro carriera ad Hogwarts e la festa organizzata da Sirius in Sala Comune era un mero paravento per qualsiasi impiccione; quella sera avrebbero mosso il colpo estremo, lo scacco matto al maniacale e pedante custode Argus Gazza. Per anni con il suo sguardo sghembo e deformato dalla frustrazione di fronte alla loro continua sequela di malefatte aveva fatto di tutto per incastrarli e metterli in un punizione; quella sera molti giovani malfattori innocenti sarebbero stati vendicati.
Un applauso scrosciante accolse James Potter quando varcò il ritratto della Signora Grassa con la Coppa di Quidditch fra le mani; rosso in volto avanzò e la alzò con fare orgoglioso.
Un altro boato festante irruppe nella sala; James annuì convinto urlando:« Invincibile Grifondoro!».
«Questa parte del piano non la ricordo» grugnì Sirius guardando accigliato il migliore amico che quasi faceva un balletto della vittoria davanti a tutti; un gruppo di ragazze sorridevano estasiate alla loro destra.
Di lato al giovane Black, Remus Lupin scuoteva la testa rassegnato mormorando:« Ha la grazia di una primadonna»; Sirius coprì una risata con un colpo di tosse mentre Peter seguiva con uno sguardo appassionato James.
« Se lo vedesse Lily..» aggiunse Sirius bevendo un sorso di punch preso da uno dei tavolini di lato; Remus guardò ancora James che ormai baciava il trofeo rossissimo in viso e balbettando chissà quale idiozia adorante sulla perfetta patina dorata dell’oggetto.
«Che ne dici Sirius? Non sembra una dodicenne troppo truccata?» chiese una voce divertita dietro le loro spalle; si voltarono di scatto e trovarono Lily Evans, fidanzata di James  che rideva a crepapelle di fronte alla scena. James parve sentire la frase in lontananza e imprecando sottovoce porse la coppa a Robins, uno dei battitori della squadra provando a districarsi nella folla che quasi lo asfissiava; Remus diede un leggero colpo a Peter.
Partiva così il piano che si sarebbe concluso a mezzanotte con una torta e un po’ di candeline, volute da James per festeggiare la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, anche se poi non aveva aggiunto altro visto che Sirius l’aveva definito una «Dodicenne in calore che consulta le Mappe Astrali per sapere se doveva uscire o no con un bel maschiaccio Grifondoro o giù di lì»; James aveva tenuto il broncio per mezza giornata di fronte alle dimostranze dell’amico, profondamente offeso.
«Congratulazioni capitano!» chiosò Lily facendo ridere gli altri; James la guardò imbronciato e rispose mesto: « Grazie mille ma non sono sicuro della tua buona volontà».
Remus alzò gli occhi senza pazienza, mentre Sirius si era in un lampo dileguato chissà per dove.
«Oh James» affermò Lily iniziando a ridere a crepapelle « Dovevi vederti mentre baciavi la coppa, quasi quasi la baci meglio di come baci me!» concluse ridendo ancora.
James le lanciò un’occhiata fintamente torva, mentre Remus con un cenno fece avvicinare Mary che trascinò con sé Lily lasciando il campo libero.
«Ci siamo» sghignazzò James.
«Ci siamo» disse Remus di rimando scivolando verso il buco del ritratto.
«Avresti potuto evitare di pavoneggiarti di fronte a tutti» aggiunse con tono greve guardando James che facendo spallucce rispose: « Ogni tanto ci vuole in memoria dei vecchi tempi».
Si guardarono a destra e a sinistra attenti; la via era libera così James tirò fuori una vecchia pergamena trovando con estremo piacere un cartiglio che si muoveva tranquillo nel corridoio del secondo piano.
«Bene bene, andiamo Lunastorta seguimi» mormorò James  nascondendosi sotto il suo mantello dell’invisibilità e scomparendo nella notte; Remus rapido lo seguì.
Arrivati al secondo piano si resero conto ch’era deserto; Remus attento provava a carpire qualsiasi rumore mentre James cercava Peter e Sirius.
«Dove saranno finiti?» bisbigliò interrogativo James.
« Dovrebbero essere nei paraggi, ho mandato loro un Patronus» rispose Remus.
«Caspita amico, tu si che vai alla grande» affermò James entusiasta « Probabilmente avranno fatto tardi a causa di Peter è dovuto andare a dire a Vitious che avrebbe saltato le prove del coro» concluse riflessivo.
Remus si fermò di botto.
«Coro? Da quando in qua Peter canta?» chiese sbigottito.
«Da quando si è messo ad urlare e correre nel viadotto al primo piano, Avery lo stava inseguendo ricordi? Dopo che gli abbiamo tinto la faccia di verde. Vitious l’ha sentito e l’ha convocato a quanto pare ha una voce angelica! Però abbiamo perso venti punti quel dannato giorno!» spiegò serio più che mai James.
Remus quasi soffocò dalle risate immaginandosi Peter tutto vestito come un angioletto, come i pupazzi che sua nonna metteva a natale sull’albero; ripensandoci bene forse gli mancavano i capelli ricci e poi sarebbe stato perfetto.
« Non ridere dei segreti di Codaliscia, amico perché anche tu ne hai e sono belli grossi» strepitò James mentre guardava circospetto una vecchia armatura; Remus deglutì.
«Penso che dopo aver confessato di essere un Lupo Mannaro non ci sia niente di peggiore..» affermò titubante. James lo guardò accigliato dicendo: « Si ci sono delle lettere, che arrivano sotto la porta  indirizzate a te!».
Remus guardò dalla parte opposta imbarazzato.
«Forse erano Strillettere» aggiunse la voce querula di Peter da una parte buia della stanza facendoli sobbalzare; James rise piano.
«Dannato Ramoso volevo prima leggere qualcuna, ora le nasconderà!» disse la voce burbera di Sirius dall’altro lato della stanza.
James fece ancora una volta spallucce ignaro della vicenda, solo Peter si era accorto di tutto qualche giorno prima e l’aveva riferito a tutti quanti; Remus borbottò qualche imprecazione.
« Allora ci siamo, Felpato hai il sacchetto?» chiese James serio più che mai mentre si avvicinavano verso la porta del custode; Sirius annuì e fece un cenno a Peter che con uno scatto si trasformò in un topo. Furtivo si inserì fra le intercapedini del muro avendo così accesso alla stanza chiusa a chiave dall’interno; i minuti passavano lenti mentre Remus controllava l’orologio con  fare maniacale finché con un piccolo scatto la porta si spalancò.
Procedettero con fare silenzioso, guidati da uno strano ronzio; piano guardarono con avidità il reparto degli oggetti in custodia che negli anni Gazza aveva racimolato fino a che non trovarono l’obbiettivo.
Argus Gazza sonnecchiava tranquillo in un piccolo lettino ricavato dalla parete della stanza; aveva le braccia spalancate ed era avvolto da una spiacevole  veste da camera lilla. Russava e anche molto forte spiegando il ronzio sospetto avvertito poco prima; di lato poggiati su una sedia erano riposti gli abiti.
«Leggenda vuole che se gli tocchiamo la pelata saremo fortunati a vita, sennò andremo tutti ad Azkaban» disse James con aria solenne guardando la testa quasi stempiata dell’uomo e sfiorandola; Remus soffocò una risata imitando il suo gesto mentre Sirius  sorrideva furbo e declinando la proposta malandrina disse:«Trasfiguriamogli le sopracciglia, Remus».
«Questa volta ci arrestano» disse ridacchiando James.
«Io sono con te fratello, ma ricorda non ci sono le celle doppie ad Azkaban» rispose Sirius sorridente.
« Almeno ci godiamo il paesaggio marittimo» borbottò James pensando alla prigione dei maghi avvolta dalle onde del mare del nord.
«Non perdiamo tempo, vai Sirius» disse Remus con una luce vivace negli occhi.
Sirius fece un inchino referenziale e con fare sbrigativo svuotò l’intero contenuto del sacchetto negli abiti dismessi del custode; quando ebbe finito sfoggiò un sorriso a trentadue denti dicendo:« La migliore polvere di Bulbadox in circolazione ragazzi, smerciata da Alberforth».
«Domani i Frisbee Zannuti saranno il suo ultimo problema» disse James persuaso.
«Si, avrà diciamo certi altri fastidi di cui occuparsi» convenne Remus «Come li ebbe Sirius quel famoso Halloween!».
Sirius gli gettò un’occhiata torva e rispose funereo:« Convivere con delle pustole non è stato il massimo, pulsavano e scoppiavano all’improvviso. Ma poi mi sono rifatto, ti ricordi le vacanze di Natale caro Remus?».
Remus sogghignò, si lo ricordava bene. In effetti Sirius si era vendicato, facendolo andare in giro nudo come un verme per tutto il dormitorio; poteva sentire le urla delle ragazzine del primo anno ancora in testa.
«Ragazzi adoro quando vi perdete nel viale dei ricordi, ma qui non manca qualcuno?» disse James improvvisamente notando l’assenza di Peter; gli altri due si guardarono preoccupati.
«Correte! Correte! La gatta  di Gazza ci ha scoperti non sono riuscito a trattenerla!» urlò all’improvviso Peter arrivando trafelato verso di loro che in un lampo si diedero alla fuga fra le risate; «Questa volta te la sei vista brutta Codaliscia eh?» chiese Sirius mentre sosteneva Peter ch’era sull’orlo del tracollo fisico e mentale.
Superato il buco del ritratto scoprirono con estremo piacere che la festa ancora continuava tranquilla; Lily era coinvolta in un’accesa conversazione con Alice e Mary e gli altri appena li videro si misero ad urlare. Presero così da bere, soddisfatti per il colpo ben riuscito e per la vittoria della squadra; Remus trascinò Mary su una poltrona e James affiancò Lily.
« Siamo di buon umore stasera?» gli chiese.
Lui sorrise ancora, sentendosi all’apice della propria felicità come quando il sole raggiunge il suo zenit; mentre Sirius trascinava dentro la stanza una sbilenca torta fatta dagli elfi domestici delle cucine sentì che niente sarebbe andato storto.
Guardò i suoi amici uno ad uno sorridente ed il cuore si riempì di orgoglio, lealtà ed estrema felicità; poi guardò Lily il suo sogno, il suo amore e quasi il cuore mancò di un battito.
«Dai capitano spegni queste candeline, tocca a te!» gridò Alice Prewett infervorata, mentre James quasi arrossiva dall’imbarazzo.
«Perché proprio io?» balbettò.
«Perché è la tua ultima coppa capitano! » esclamò Frank Paciock alzando un pugno sorridente.
«Dai avanti James che si sta sciogliendo!» urlò qualcun altro.
James sospirò e messo alle strette si avvicinò al dolce pronto a finire quella pagliacciata.
«Dai James, esprimi un desiderio» gli sussurrò Lily.
James guardò le candeline sbilenche con i numeri 1978 con le fiamme che quasi si muovevano impercettibilmente al flebile vento che entrava dalla finestra; guardò ancora una volta tutti pensando a cosa desiderare.
Che tutto rimanga così, pensò.
Chiuse gli occhi e sorridente soffiò con tutto il fiato e la speranza che possedeva.
 
Godric’s Hollow, Luglio 1981
 
I primi raggi del sole irruppero nella stanza; si preannunciava essere un’altra giornata molto calda. James si spostò di lato stringendo il cuscino, finché qualcosa lo colpì sulle guance.
Aprì gli occhi di scatto, cercò gli occhiali a tentoni e mise a fuoco l’enorme massa blu che l’aveva colpito; sorrise  vedendo Harry fare altrettanto.
«Paaaap» mugugnò con gli occhi che brillavano vivaci; quegli occhi che James adorava e che lo mandavano in brodo di giuggiole. Gli occhi della sua Lily, sua moglie che amava più della sua stessa vita.
«Non c’era bisogno di prendermi a pugni figliolo. So bene che giorno è oggi, buon compleanno Harry!» esclamò sorridente mentre lo riempiva di baci facendolo ridere.
Quel suono, la sua vita.
« Scendiamo, vediamo cosa starà combinando la tua mamma» gli disse prendendolo in braccio e scendendo giù.
Lily si era svegliata molto presto a giudicare da come era addobbata la cucina; c’erano festoni, dolci e tutto quello che un bambino potesse desiderare. Quando li vide arrivare gli occhi si accesero di felicità e corse per baciare Harry e poi James.
«Lily tesoro, non pensi di aver esagerato?» chiese James afferrando una fetta di pane tostato.
« Questo è niente per il mio Harry» ribatté decisa.
James storse il muso.
«Saremo solo noi tre per quest’anno» ammise un po’ giù di corda, avrebbe tanto voluto che i ragazzi fossero lì, ma gli impegni con l’Ordine avevano la priorità.
«Non esattamente» replicò fintamente distratta Lily facendo finta di pulire il muso ad Harry.
James la guardò perplesso.
«Ho invitato la vecchia Bathilda per un the» ammise; il marito la guardò orripilato esclamando:« Tesoro! Non è il circolo della terza età del gruppo di Gobblige! Si tratta del primo compleanno di Harry!».
Lily si voltò e con fare contrariato mise le mani sui fianchi sibilando:« Bathilda adora Harry e poi non ci vedo niente di male, James!».
«Amore è fuori come un balcone e poi è noiosa, mi hanno anche detto ch’è sorda come una campana. Io odiavo Storia della Magia, ho preso una T se non sbaglio ai G.U.F.O.» la implorò James.
Lily lo guardò torva e prese Harry fra le braccia senza  degnarlo di una risposta; James sbuffò triste e frustrato. Quanto avrebbe voluto avere con sé i suoi tre amici oggi!
Din don.
James guardò di scatto la porta sentendo il campanello suonare e dei latrati festanti; spalancò gli occhi e veloce l’aprì. Sorridente vide appena in tempo un grosso cane nero che scodinzolando festoso si allontanava saltando il piccolo cancelletto di fronte alla casa; guardò a terra e vide un pacco bitorzoluto e mal incartato con una busta appiccicata sopra.
Entrando in casa raggiunse Lily che trafficava con una minestrina alla carote che Harry naturalmente non voleva mangiare.
Lo guardò desolato e con sostegno, anche lui le odiava.
«Cos’è questo pacco?» chiese sua moglie interrogativa.
James alzò le spalle di rimando ed aprì la busta, leggendone il contenuto e sorridendo festoso.
«Al mio figlioccio, con la speranza che i geni Potter siano in te. Felpato» lesse James con orgoglio mentre strappava la carta e davanti agli occhi dei tre appariva una piccola scopa giocattolo.
Harry la guardò curioso, con una manina e con fare imperioso si avvicinò per toccarla meglio; James rise estasiato e prendendolo fra le braccia lo poggiò sul piccolo manico di scopa.
Harry sorrise furbo mostrando i suoi unici quattro dentini e con fare sicuro si librò a circa un metro da terra lasciando Lily sbigottita e rassegnata, James invece toccava il cielo con un dito.
Il piccolo ridendo si mosse e la mini scopa fece altrettanto dirigendosi verso il corridoio e verso un orrido vaso che la sorella di sua moglie aveva inviato per Natale.
«Harry! Piano! Sarà un grande cercatore, vedrai Lily!» urlò James mentre o vide allungare il braccino verso il suddetto vaso e già lo immaginava adolescente ad Hogwarts mentre gli spalti ululanti lo incitavano. Il cuore si allargò d’amore di fronte  a quella scena; suo figlio grande!
«Aspetta tesoro voglio farti una foto!» strillò Lily tutta contenta.
Click.
Ma Harry non diede segni di aver sentito i genitori e con fare malandrino non solo gettò a terra il sopramobile ma si librò verso il piano superiore seguito da un ridacchiante James; Lily sorrise di fronte a quella scena e con un Reparo aggiustò l’oggetto.
«James tesoro scrivo una lettera per ringraziare Sirius e gli mando poi stasera anche una foto, bada a Harry fin quando non arriva Bathilda!» urlò Lily dal piano di sotto. James sorrise  fiero mentre inseguiva il figlioletto che sorridente sfrecciava  nelle stanze adiacenti, mentre il cuore quasi scoppiava a causa della felicità che provava.
 
Nelle ore successive Harry non diede segno di cedimento, anzi dovettero seguirlo e tenerlo d’occhio; Sirius come sempre ci aveva visto giusto, Harry già da piccolo sembrava aver ereditato la bravura tipica dei Potter nel gioco del Quidditch. Alle cinque dalla porta finestra nella cucina del retro James vide una piccola figura che si avvicinava quasi saltellando; si sporse e quando vide Bathilda Bath quasi dovette reprimere una risata.
Era minuta e aveva la pelle così sottile che sembrava filigrana; gli occhi erano iniettati di sangue e i capelli fini ed argentei erano acconciati in un disordinato chignon.
«Tu devi essere James, sì conoscevo i tuoi genitori. Tuo padre era un Don Giovanni finché Euphemia non gli ha messo la testa a posto» ciarlò schietta facendosi da sola strada in casa e lasciando James inebetito.
La seguì mentre trotterellava tranquilla fino al salotto.
«P-piacere» mormorò James.
«Cosa?» urlò« Se mi voglio sedere? Mi stai dicendo che sono una vecchia bacucca?» concluse urlando e prendendo posto sul divano.
L’uomo impallidì guardandosi intorno in cerca di sua moglie e di Harry.
«N-no io stavo solo, ecco la stavo accogliendo!» le rispose mesto.
Bathilda lo guardò di sbieco e urlò di risposta:« Mentendo? Io? Ho sempre scritto la verità nei miei libri, oh parola mia che sei identico a Gellert!».
James indietreggiò nel panico più totale, ma di chi stava parlando?
«Bathilda! Finalmente è arrivata! Grazie davvero non so  come ringraziarla» disse Lily radiosa entrando nella stanza seguita da Harry ancora sulla piccola scopa giocattolo; James le lanciò uno sguardo fulminante.
Bathilda sorrise gioiosa e con un balzo rapido per la sua età strappò Harry dal manico di scopa e lo sbaciucchiò forte dicendo:« Tanti auguri piccolo caro! Sono sicura che sarai un grande amante della Storia della Magia!».
James tossicchiò a disagio, Lily gli lanciò un’occhiata torva.
«Sai tuo marito somiglia molto a Gellert» bofonchiò mentre Harry indispettito si arrampicava su per la testa della donna.
Vai figliolo, pensò James con felicità selvaggia.
«Gellert chi?» chiese Lily appellando un vassoio di pasticcini e il the.
«Grindelwald, chi sennò?» gracchiò con voce stridula dando un buffetto ad Harry che ormai quasi in vetta iniziava a tirare qualche capello.
«Lo conosceva?» chiese James sorpreso.
«Chi vuoi che beva? No ragazzo, tua moglie mi ha già offerto da bere» ribatté.
James sbuffò pensando che forse era Storia della Magia in generale che distruggeva i neuroni delle persone.
«Gellert ha vissuto qui, assieme a Silente molto tempo fa. Erano amici sapete?» ammise con fare civettuolo lasciando di stucco entrambi.
«Sicura Bathilda ? Silente non è stato colui che lo sconfisse?» chiese Lily dubbiosa.
« Certo che ne sono sicura, ho ospitato io Gellert!» osservò l’anziana donna mentre ormai Harry aveva distrutto lo chignon.
«Idiozia» sussurrò James alzando gli occhi, era impossibile che Silente fosse amico di uno dei maghi oscuri più crudeli degli ultimi anni!
«Si! Conoscevo anche la tua prozia! Geraldine era una brava donna, perchè?» gridò di rimando la vecchia.
Oh per Godric, pensò afflitto James; poco mancava e sarebbe scappato in qualche landa desolata del nord.
Lily parve intuire la situazione e con fare sbrigativo fece arrivare una deliziosa torta con una candelina gigante a forma di uno; Harry dall’alto del suo ormai quasi nido argenteo costituito da ciò che restava dei capelli di Bathilda Bath, batté le manine sorridente.
James lo prese fra le braccia e lo avvicinò alla candelina mormorando:« Esprimi un desiderio, Harry».
Lui non parve capire e nemmeno dietro gli incitamenti di Lily e della vecchia donna provò a spegnere la candelina, anzi rideva e basta; così James lo aiutò.
Mentre soffiava guardò sua moglie, suo figlio e persino Bathilda; anni prima aveva chiesto che tutto rimanesse com’era e adesso che possedeva tutto quello che aveva desiderato si sentì di esprimere e  quasi chiedere una speranza estrema.
Baciò le guanciotte del figlio e chiudendo gli occhi pensò:« Che Harry si salvi, che sia sano,salvo e felice».
Un groppo alla gola lo costrinse a guardare sua moglie mentre la candelina si spegneva con una folata di vento, ancora una volta si sentì all’apice della felicità.
«Bravo campione!» affermò James con voce limpida.
« Che pozione? Lily vedi cosa vuole tuo marito perché secondo me non lo sa nemmeno lui. Forse, non ti offendere, ho notato ch’è un po’ tardo..» blaterò la storica mentre Lily tratteneva a stento le risate.
James con sguardo tetro sussurrò ad Harry: «Figliolo, siccome sei mio figlio e figlioccio di Sirius nonché nipote di Remus e Peter è il momento. Sali sulla tua scopa e vendica tuo padre!».
Harry lo guardò curioso e non si sa come o perché afferrò nelle piccole manine il manico di scopa; salì sopra e guardò furbo la vecchia Bathilda Bath.
James prese una fetta di torta, una tazzina di the ed aggiunse anche un po’ di latte; si sedette sulla poltrona e con un enorme sorriso stampato sulle labbra si godette lo spettacolo.
 
 
 
Fine.
 

 
 
Allora, grazie davvero a voi lettori. Questa mia piccola storiella partecipa al contest e come avrete potuto notare non potevo non scrivere sui Malandrini; fatemi sapere cosa ne pensate! Un grosso abbraccio.
 
 
   
 
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