Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Legeia    26/07/2020    0 recensioni
In un Presente alternativo, vari conflitti portano alla disgregazione delle nazioni in problemi interni ed esterni. In una si queste, un gruppo di persone di presenta come Agevolatori o Risolutori per le persone o enti su vari ambiti. Tuttavia cè qualcosa di più profondo e intricato che muove i personaggi principali sia tra loro che per i Continenti e le decisioni e scelte sono fondamentali per la questione cardine. Il futuro. P.S. storia scritta anni fa, mai ritoccata e modificata, così come era scritta.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter 9 Chapter 9

Lia lo seguì fino al piano superiore, attraversarono corridoi ariosi,decorati a rilievo nelle pareti e tetti e dipinti dai colori vividi ad affrescare alcune sezioni, quelle  dove si intersecavano i corridoi. Le porte erano di legno massiccio intagliate e i pavimenti lucidi marmi venati.
Dipinti  veri di persone, nature morte, animali e paesaggi riempivano a intervalli  il colore chiaro degli ambienti, risaltati dalle cornici in legno o colorate d'oro, non capendo se i muri fossero color crema chiaro o burro naturale.
Milan raggiunse una doppia  porta infondo al corridoio che stavano percorrendo e la aprì, facendola entrare per prima. L'ambiente dava un senso di accoglienza particolare, calda, come se la persona che lo usasse lasciasse un qualcosa. Vi era un vero camino, spento, dalla forma come lo disegnavano i bambini e motivi o linee che abbellivano dentro e fuori la sagoma. Bianco con decori neri, una grata metallica era posta davanti. Sopra il camino, alto quanto lei circa, vi era una sorta di grosso stemma con vari disegni che sorreggeva tramite dei fermi, una sorta di spada.
Di fronte vi era un divanetto con due poltrone e un tavolinetto, dopo verso la parete cèra una ricca libreria a L che terminava poco prima della porta, piena zeppa di libri di vario tipo, in pelle colorata in prevalenza, che creavano un caleidoscopio di colori strabiliante. Il mobile era intagliato con fregi naturali, come la scrivania poco dopo il caminetto, più verso il fondo della stanza. Sembrava un ponte dalla sua prospettiva, un mix  di antico per il legno chiaramente pieno e scuro, con quella forma e liscezza lucida di qualche lavoro dei giorni moderni, semplice e lineare. Ma era grande, l'arco era abbellito come da una merlettatura che copriva maggiormente le gambe, anche se si sarebbero notate se qualcuno vi era seduto. La fine dell'arco finiva come con delle linguette all'insù. Il piano superiore era imgombro di vari oggetti, molti in pelle, legno e carte varie.

Due Finestre erano coperte a metà da tende pesanti e molto elaborate, come damascate, e un lampadario antico troneggiava sopra il centro della stanza, attorniato da pitture e rilievi che quasi ampliavano l'altezza. pannelli in legno fino alla sua vita riscaldavano l'ambiente chiaro dei muri. Un grosso mappamondo in legno era alla sua sinistra, vicino la porta.

Milan entrò e andò verso la scrivania, sorridendo e fermandosi davanti il caminetto, alnzando gli occhi verso lo stemma.

"A casa... vi eravamo tornati solo per poche ore per cambi e ricariche per le armi. E sembra che sia finita per ora... ma prego avvicinati e siediti, io..."

"Te l'ho già detto, voglio solo due oggetti, un favore e me ne vado..."

"Già" esclamò sorridendo ma le fece cenno con una mano di avvicinarsi "ma prima voglio che guardi qualcosa..."

Lei si avvicinò con il broncio, gli si fermò accanto e seguì il suo sguardo, sullo stemma con spada. Milan rimase fermo a guardare, e Lia notò il ticchettio ritmato di qualche orologio, ma non si voltò a cercarlo con gli occhi.

"Sai, il mio nome, il vero nome non è Milan. Ma Mihajlo  una versione serba di Mikha'el  e mia nonna diceva sempre con orgoglio che aveva un nipote con il nome che diceva "Chi è come Dio". Ero brillante per la mia età, maturo e responsabile. Adoravo la scienza, le storie antiche di cavalieri ed eroi e cosa portavano di buono con la forza, la spada e il loro credo. E divenni Milan per mio fratello, che non so per quale motivo, era molto attaccato a certe città, come Milan, legate invece che al medioevo al rinascimento. E così sono diventato MIlan. Quasi nessuno lo sa, tutti credono che sia il mio vero nome, quando invece era un nome deciso da mio fratello..."

"Tuo fratello?"

"Già, siamo uno lo specchio dell'altro, due volti della stessa medaglia. RIspetto a me, se io ero pacato, lui era focoso. Se io volevo risolvere le cose in modo corretto e pacifico, per lui il modo di contrastare i problemi era prenderli di petto e con le armi. E tutti e due però amavamo i libri del ciclo Arturiano, le storie del rinascimento, dei cavalieri o i grandi geni che cercarono di portare il mondo a uno stato migliore, superiore. Purtroppo non è andata proprio così, di base l'uomo è rimasto parecchio selvatico in vesti di gentiluomo. Amore, empatia, fratellanza.... chi voleva portarle non è riuscito a farlo veramente e l'essere umano è tornato sempre lo stesso. Io voglio cambiare le cose, e come me mio fratello..."

"Perdonami... prima hai detto che tuo fratello era... è forse morto?"

Milan rise di gusto a quella frase, sembrava un normale ragazzo in quei momenti e poi la guardo con un sorriso sornione.

"No, non credo che uno come lui possa morire, in nessuno modo. Le sue idee chiare lo hanno sempre portato a vincere e proseguire nel cammino... lo incontrerai un giorno, lavoriamo allo stesso progetto ma sei posso considerarmi il Leader ossia la mente, lui preferisce essere le stesse mani che agiscono. Lui è rispetto a me sempre da qualche parte ad agire, mentre io seppur come oggi, sono più un burattinario. Mettiamola così. Inoltre, riguardo te, volevo dire una cosa..." guardandola.

Lei cambiò espressione, stizzita e contrariata, e posò gli occhi sul camino mentre questi parlava.

"Luke... lui è morto per salvarti e ho capito che non provi per lui esattamente alcun ringraziamento. Anzi." voltandosi a guardarla anche se lei stava fissando più i decori che altro "Comprendo il tuo stato d'animo e lo vedo nei tuoi occhi quella sorta di... odio?... per qualcuno che ha sprecato la sua vita per un'altra che non voleva essere salvata. Lo comprendo. Come ti ho detto già detto,  ho visto qualcosa di simile negli occhi di chi a causa di incidenti di varia natura o per ferite da armi da fuoco è rimasto un niente, bisognoso di tutto e una vita che gli dava poco di cosa desiderava. A volte anche solo potendo muovere gli occhi, altri la testa, chiedendo di cancellare quella sofferenza perchè raggiungessero la Soglia per un Ritorno degno. Qualcosa di simle a quello che provi tu. Anche se sono sorpreso che quella particolare medicina abbia avuto così effetto su di te... sembra quasi che tu sia nuova dalla testa ai piedi" ricevendo un'occhiata da lei, senza muovere altro, fissa di fronte il camino.

"Quel particolare medicinale non è un normale Farmaco antalgico o oppiaceo, ma il risultato di veri e propri studi su particolari persone. Vi erano individui che avevano mutazioni in un gene,che agiva a sua volta su  altr che producrva un enzima che influisce su una sostanza chimica centrale per la sensazione di dolore, umore o memoria. Insomma questi geni controllano  gli altri indicativi del dolore.. Infatti controllano l’attività di  geni, alcuni dei quali sono coinvolti nel rilevamento del dolore. Il risultato è quello che tu stai sperimentando, in pratica introduce una forma mutata di quel gene che controlla quelli necessari ad avvertire il dolore. Spegnendolo. Cè, ma non lo si avverte. Può essere ovviamente pericoloso, esempio per Jd non è detto che sarebbe stato positivo. La pallottola ha distrutto il rivestimento della tuta con la mini carica esplosiva e grazie alla sua forma è entrata tutta fra le costole di Jd, causando una notevole fuoriuscita di sangue. Non so ancora cosa è stato colpito ma lo stanno curando, grazie alla nostra medicina. In quel caso questo particolare farmaco gli avrebbe cancellato il dolore ma non la perdita di sangue, ecco perchè la somministriamo considerando la situazione. Se si hanno ossa rotte o qualche problema che non ti procura morte in poco tempo, è consigliato. Molti miei uomini si sono salvati assumendolo insieme all'adrenalina. Hanno riportato qualche periodo di riposo per la guarigione, ma niente di pericoloso. Al contrario se in casi di massicci riversamenti di sangue si assume il farmaco, il dolore sparisce ma si continua a camminare con l'emorragia e non è consigliato. Nel tuo caso però agisce magnificamente..."

"Ho provato tantissime medicine, alcune anche pericolose per il cuore ma per i medici sicure per curare la mia patologia, ma non hanno funzionato. Questa..." osservando la mano, muovendola.

"E' chiaro che questo nostro farmaco agisce dove davvero serve, mentre gli altri magari non erano compatibili con il nucleo del problema. Resta il fatto che, anche se sono io, non posso dare questo farmaco.."

"Si lo so" lo fermò lei, voltandosi "come ti ho detto voglio solo due oggetti e un favore. Poi non mi rivedrai mai più..."

"Se mi è possibile, nessun problema. Dimmi pure quale favore e quali oggetti chiedi"

"Il favore... vorrei che, dovendo andare a recuperare Luke, inscenassi una sorta di... finta morte. I miei vestiti sono su Luke stesso, non sarà così difficile per uno come te, oltre il fatto che sei il Leader, rilasciare un corpo e un documento falsi per chiudere una questione...."

"Vuoi che io affermi tramite il governo attuale la tua dipartita consegnando un certificato di morte e un corpo falsi?" sorridendo malignamente "è questo quello che chiedi? E' così che vuoi allontanarti dalla tua famiglia?"

"Ci ho pensato tante volte negli anni, e la cosa che mi ha fermata sai qualè stata? Oltre il fatto che temevo di non riuscire per qualche problema e ritrovarmi giudicata senza capirmi, finendo peggio. Come quel tizio caduto da un grattacielo e si è salvato per miracolo, quelli che si sparano ma non sanno neanche dove e sopravvivono sfregiati,  o quelli che tentano di impiccarsi o buttarsi da qualche parte e invece sono salvati e a volte finiscono in inferno peggiore, fatto di cure mediche mentali  e per l'errore anche sedia a rotelle. E il giudizio associato a occhi sdegnati che ti bruciano. Mneentre se fosse scappata,   loro avrebbero denunciato la mia scomparsa, sarebbe nata una ricerca su vasta scala anche a causa dei giornalisti nel Paese che cercano uno scoop interessante... ma la cosa peggiore sarebbe stata portare all'attenzione della gentaglia, quella feccia che mi ha fatto del male, della mia scomparsa e di dettagli che non ho mai voluto fossero conosciuti. Come la mia malattia, ma peggio, il far loro sapere che io per gli altri non sono diventata... niente. Anni fa vidi i loro profili su facebook con foto dove facevano quella cosa divertente, erano da quella persona a cena o a  qualche festa, mangiavano determinate cose in quel locale o in quell'altro, foto di gruppi felici tra fecce, foto in barca e tanto altro... cose che io non ho mai fatto e non vedrò mai.  Anche a causa dei miei... Sorrisi e foto con gente che magari non lo sa cosa hanno fatto ad altre persone, come le hanno fatte sentire, scherzi e prese in giro vergognose... Quante volte mi sono chiesta cosa ci fosse di divertente, da ridere, da vantarsi con altri per certe azioni contro gli altri. E quanta rabbia mi è venuta sia vedendoli di persona per caso o in quelle foto e vedendo me... così, e ho pensato che andarsene per qualche incidente o altro avrebbe portato i miei a non sbandierare la cosa. Non far sapere niente. E sperare che come da me scritto in un testamento biologico nel portafoglio finissi per ricerche schientifiche. A volte ho sperato in qualche ladro, sai, punzecchiandolo magari avrebbe fatto il lavoro per me per sbaglio... ma niente..."

"Capisco. Non è difficile, basta che il corpo non sia riconoscibile visivamente giusto?"

Lei lo squadrò con le labbra serrate, sospirò e fece un cenno assertivo, incrociando le braccia. "in effetti sarebbe meglio, non so se vorrebbero vedere le condizioni o meno. Magari un prova del dna con una comparazione per sistemare meglio la cosa..."

"nessun problema, consideralo fatto. Per i due oggetti..."

"Vorrei due siringhe. Una con un rilassante, un calmante, qualcosa che  porti un pò di torpore da non sentire nessun dolore ne niente ma non renda inerti, che permetta di fare certe azioni. E una siringa vuota..."

"Ho la netta sensazione di sapere a cosa ti servono.  E' tutto qui? Non vuoi altro?"

"No" scuotedo la testa, chiudendo gli occhi.

Milan rimase a riflettere, poi si avviò verso la scrivania, pigiò qualcosa e disse a voce chiara "Clarissa, potresti andare dal Dottor John Benneth Kraiton e portarmi una siringa con un sedativo non troppo forte? E'necessario che si possa muovere chi lo assume, e una siringa vuota? grazie mille" poi tornando da lei continuò "posso chiederti dove andrai una volta fuori di qui?"

"Sinceramente non so neanche dove ci troviamo, me la caverò..."

"Siamo in Bretagne,  nord-ovest della Francia. nella tua lingua Bretagna. Siamo tra montagne e pochi kilometri l'oceano atlantico...."

"Francia?!? Credevo fossimo ancora..."

"Per il tempo del viaggio? Si il nostro aeremobile è davvero stupefacente. Dal mar mediterraneo all'oceano atlantico in soli 33 minuti in linea retta. E non stare a bocca aperta, noi non siamo civili, abbiamo altri mezzi..." mentre sentivano bussare alla porta.

Una donna con i capelli ben raccolti con un fermaglio luccicante per la lungheza della banana dietro entrò, porse a Milan un sacchetto trasparente rettangolare con due siringhe, Milan le disse di attendere fuori per riaccompagnare l'ospite all'uscita e questa  scomparve di nuovo nel corridoio, chiudendo la porta.

"Ecco qui, per il finto Saluto me ne occuperò io. Basta che mi lasci un pò di dna per per la comparazione fittizia..."

"nessun problema, ti direi ma credo anche anche questi vadano bene..." tirandosi una ciocca di capelli dalla radice con uno strattone secco "essendoci il bulbo non dovresti avere problemi.

Lia prese la busta la svuotò tenendo le siringhe in una mano e sistemò i capelli al loro posto, riporgendola a Milan che la guardava tra il basito e l'immusonito. La soppesò, guardò lei corruciato ma non disse nulla, Lia a quel punto si congedò.

"Direi che questo è tutto, spero davvero che tu sia corretto tra quel che affermi e le tue azioni. Ferma le disuguaglianze, l'odio, le differenze solo nelle menti e rendi l'umanità migliore. Se davvero vuoi creare un mondo unito e non diviso come hai iniziato... auguri... non so che altro dirti. Mi auguro davvero che tu riesca, e dico così e non perchè quando dico va tutto al contrario..Addio..."

Se ne andò lasciandolo in piedi vicino il camino, richiuse la porta dietro di sè e seguì la donna con il tailleur grigio perla fino al ginocchio e tacchi verso le scale e poi il portone. Lia comparve fuori, passando vicino i due militari appostati di fianco la porta e si fermò a guardare quello che accadeva. Vedeva la strada asfaltata che portava dalla grande porta dalla quale era uscita, in linea retta, verso forse l'esterno, ed era bordata da una fila di uomini in varie uniformi dritti e seri, mentre altri guardavano da varie parti del patio in vari gruppetti. Scorgeva gruppi a cavallo, gruppi a piedi in varie attività, su carretti o camioncini fermi che fissavano la situazione in quel momento. Davanti a lei, un metro dopo gli scalini vi era quella che sembrava una biga, a cui vi era attaccato un cavallo ernome, color bianco e cioccolato, enomi zampe,  criniera e coda lunghisshime e ondulate. La biga color nero e bianco nelle rifiniture, con decori e rilievi in argento,  era sistemata in modo che lei potesse salirvi subito, con il cavallo che guardava verso  la strada,  legato al mezzo da lunghe cinghie e redini nere con borchie e fibbie argentate. Lo stupore la assalì restando a guardare quella cosacome bloccata, per alcuni minuti, anche se scuoteva la testa e le labbra dicevano come un sbalordito, quando le si avvicinò alla sua destra qualcuno. Lei si voltò e mutò l'espressione in offesa e adirata vedendo chi le si era avvicinato con un sorriso marpione, come compiaciuto.

"Dimmi che non sono da qualche parte a dormire chissà quale sonno artificiale e questo è cosa sto partonendo nella testa..."

"Questo è un onore! Il kilometro e mezzo verso il cancello, in questo caso, è il Cammino del Rispetto. Il cammino è un privilegio per alcuni, è un omaggio che si fa ai nostri capi, o come nel tuo caso, ai meritevoli. E' una cosa diciamo simbolica, un ossequio a qualcuno per tener fede al rispetto dovutogli, per la sua posizione, meritata, o come nel tuo caso a cosa ha compito. Molti di noi hanno avuto il Cammino dell'eroe, Milan stesso per molte feste ha avuto riservata la Biga o il miglio o chilometro dell'Onore. Tutti quelli che hanno già saputo di te e cosa è accaduto si trova qui e ha preso posto in fila fino al kilometro e mezzo per poi arrivare al cancello. Molti dell'antica Credenza, quella che tu chiami religione, hanno questo onore, ospiti illustri che ci hanno sovvenzionato, aiutato, sostenuto... sarebbe come per i tempi moderni la folla che solleva il Grande del momento osannandolo. Qui il rispetto è dato da inchini, riverenze, rituali o cerimoniali che sostituiscono il o altre forme di ringraziamento e celebrazione. Per carità, in feste non ufficiali o poco formali anche noi qui facciamo chiasso e siamo meno abbottonati, ma il Rispetto e il Ringraziamento sono importanti. E' lunga da spiegare ma per riassumere questo è  un cerimoniale onorifico. Ci sono stati tanti civili che in un modo o nell'altro hanno aiutato, facendo anche cose straordinarie che per molti dei miei compagni è un qualche atto eroico straordinario per.. delle persone comuni. Senza addestramenti... Ma tu non solo hai riso in faccia al nemico, hai trattato come casinisti i membri di questa organizzazione, per non dire cosa hai pensato davvero "con una faccia addolorata "hai preso a caschi in faccia Alaric e sei giunta fin qui, fronteggiando Milan ricevendo pure questo onore. E sei riuscita  a farti arrivare qui come un'ospite importante, chiedendo che venissi omaggiata fino ai cancelli. Un commiato con gli onori posso dire..."

"Cavolo..." soffiò via lei con il repiro sconvolta "Mi spieghi perchè tu sei qui e non in infermeria? guardando Jd senza capire.

"Ci sono stato e mi hanno già curato. Hanno tagliato i tuoi punti e corretto la cucitura con una a stringhe, sai quelle con un tessuto di base artificiale con delle viti di plastica che..."

"Si ho capito di quali parli, ma sei già in piedi? Non hai un qualche versamento interno di sangue o..."

"Te l'ho detto, mi hanno curato e messo a riposo un paio di giorni, sono però sgattaiolato via il tempo di salutarti e ritornare, dopo che ho telefonato a Milan per avere informazioni e saputo da Clarissa che stavi andando. Così eccomi qui..."

"Sei scappato dall'infermeria per... e se era pericoloso?"

"Ma non lo è e tu stai andando... non mi dirai dove andrai, vero? Andrai una volta per tutte?"

Lei fece di assenso con la testa, gli mise una mano sulla spalla e gli augurò fortuna e felicità. Poi si voltò con la testa verso la biga ma strinse le labbra in una linea sottile con un'espressione generale che sembrava dire "ma guarda cosa sto vedendo" e guardò di nuovo Jd.

"Grazie, davvero, magari salendovi sopra potrei sapere cosa provava qualsiasi faraone o imperatore romano e... insomma, ne sono lusingata ma preferisco andare a piedi...." vedendo l'espressione grave di Jd comprarire "e non iniziare, non è qualche pensiero negativo su di voi ma... per la prima volta dopo tantissimi anni mi sento come non ricordavo affatto. Non so quanto durerà cosa mi hai dato da iniettarmi, ma vorrei godermi questo benessere facendo qualcosa che non mi era possibile da tantissimo tempo. Camminare godendomi alcuni momenti. Quindi non ti offendere, e neanche loro, ma ho le mie ragioni, non perchè pensi che per me è assurdo. Sarebbe divertente anche... " osservando la biga e il cavallo "ma voglio vivere questo momento..."

"Capisco, che la Madre e il Padre ti mostrino la Luce nel cammino, allora..."

"Tu... anche tu credi quindi nella religione di Milan?"

"Non è la religione di Milan. Mica è un santone, semplicemente qui in molti credono in una religione più vicina a noi delle altre. Vicina a noi nel senso materiale nella natura intorno e in cui viviamo. Tutte le altre credono in un'entità o Dio che ci osserva e decide per noi fino alla morte. Circondato da creature chiamate angeli o demoni ed ex persone che per la loro Fede sono finiti per essere degli angeli speciali chiamati Santi, capaci di cose grandiose come Dio stesso. E io... ho visto troppe cose schifose e devastati per credere in un'entità del genere che osserva e basta e... mi sono sentito più vicino con il concetto primordiale dell'uomo del Padre e della Madre, quella che una volta chiamavano celtica. Vivendo qui e nel nostro modo, mi sento più vicino a loro come forza generatrice della vita e della morte di quanto lo fossi da bambino dentro una chiesa. Un'entità così grandiosa per i preti ma così distante e incomprensibile che risiedeva là dove non possiamo andare se non da morti, sperando che decida benevolmente per noi. Qui invece ho scoperto che posso essere figlio della Madre e anche del Padre in molti modi, fare qualcosa per ringraziarli e... sentirmi vivo io, credo."

"Mh..." scrollando la testa "non riesco neanche io a credere ad un Dio che vive lassù da qualche parte che gioca come sembra dai libri sacri a the Sims con noi, capriccioso e puntiglioso... le cose fatte in suo nome, cosa decretava e cosa faceva in quei testi e poi noi gente normale o peggio innocenti là fuori che soffrono come non saprei neanche immaginare mentre lui guarda e basta. Fin da piccola perchè dovevo essere una brava fedele a forza, gli chiesi per anni e anni di scambiare la mia anima con quella di qualche altro bambino allora o persona dopo che meritasse il mio corpo e la mia vita, perchè magari aveva avuto una brutta esistenza prima di morire e per lui era già Vita. Che in qualche modo ci fosse qualcuno che godesse di quello che avevo e rendesse grazie mentre io sarei svanita, volevo davvero donare quello che per molti è poco della nostra società mentre per altri tantissimo e renderlo felice e che meritasse una nuova vita... quel poco che avrei voluto era solo persone che mi amassero veramente senza legami di sangue e ainfluenzarli e la possibilità di godermi qualcosa che mi rendesse felice. Non di certo come adesso che si disperano per uno smartphone o roba costosa, ma qualcosa che avrei voluto mangiare, vedere, fare e vivere con chi volessi bene fin da bambina.... Ho lottato così tanto per quello che gli altri volevano che fossi cercando di riuscire e anche per me stessa, ho affrontato di tutto eppure la gente mi giudicherebbe solamente come perdente e ingrata, che sputa sulla sacra vita, che è una vergogna per chi lascia quando sono gli stessi che mi vedono soffrire lamentandosi anche di tante cose. Dovrei io nella sofferenza massima pensare a chi voglio lasciare indietro sperando in una mia pace..."
Si mise a scuotere la testa guardando qualcosa sul marmo chiaro.Alla fine alzò la testa verso il cielo.
"...puntandomi col dito dicendo che sarei debole e... semplicemente un'inutile e stupida perdente solo perchè sono stanca di lottare per nessuno scopo o motivo. Ho letto online tante volte di etichette come perdente e stupido a persone che non avevano neanche loro più forza e sono riuscite a mandare a quel paese tutto e tutti. Purotrppo sono un pò ipocrita anche io, ma solo verso la gente che piange e frigna su problemi che invece sono superabili e non necessitano di certi pensieri, di quelli che si buttano a terra in lacrime come se avessero perso tutto come me e invece hanno subito uno sgarbo, perso qualcosa e non qualcuno attenzione, o qualche periodo NO.... Cè gente davvero debole e incapace di lottare e poi ci siamo noi che per colpa dei primi non siamo capiti. hanno bisogno di tutto facile, sicuro, senza incidenti o sassolini sul percorso che si lagnano per qualcunque cosa, mentre io ho dovuto inghiottire, sopportare e accettare tanto e tanto... Per ogni anno in più di niente è stato un supplizio peggiore e bruciante, mentre tutto peggiorava e io urlavo, piangevo e mi disperavo con chi mi stava intorno,  ma mi rimproveravano solo per... lascia stare. Se questa tua religione ti da pace e aiuta, ben venga. Non la conosco bene ma se si avvicina al concetto della Madre preistorica e della wicca forse la capisco e sono felice per te..."

Si fronteggiarono alcuni istanti, poi lui sorrise e scosse le spalle, dicendo che capiva e trovasse la sua pace. Ma prima che lei rispondesse lui chiese un'ultima cosa.

"Non pensi di restare?" con uno sguardo triste e malinconico.

"..." basita "neanche mi conosci, magari a loro là non piaccio neanche come non sono mai piaciuta a nessuno e guardami, sono un rottame che sta in piedi. Appena terminerà quell'antidolorifico io tornerò ad aver bisogno di una sedia, un bastone nei giorni peggiori al cambio delle stagioni, senza dormire o trovare pace tutto il giorno con il senso di nausea costante... hai visto come in un'ora e passa ho avuto bisogno di tre antidolorifici comuni per reggere...e non mi sono bastati. Sarei solamente peggio di un gatto, vivere a sbafo senza avere utilita!"

"Li odi proprio i gatti vero? Mentre aspettavamo e parlavamo ne avevo compreso un pò la portata ma credevo che i gatti fossero positivi."

"dormono sempre, fanno le cose come vogliono loro, alle loro regole, pretendono e se non ottengono urlano ed escono le unghie, pochi cacciano i topi e alcuni sono passati alla storia umana come sterminatori di uccelli che hanno portato loro all'estinzione, cercalo è vero...  e si lasciano avvicinare, toccare o considerare se e quando vogliono loro. TU però devi trattarli da dei, dar loro cosa vogliono e stanno sempre a fissarti con quegli occhi da diaboloci disgraziati come se pianificassero qualche vendetta. come televisioni o altro distrutto con le loro zampate o la tua morte... sono terribili i gatti!"

"Ok, ok..." ridendo forte da farsi del male al fianco "ahio... sei prorpio amante dei cani, eh?"

"Sono alcune razze..." offesa e sbuffando così forte da gonfiarsi le guance creando un broncio divertente. Senza volerlo, guardando in modo tagliante Jd che fece ridere ancora di più lui, portandolo ad appoggiarsi al muro per stare in piedi "e come mai cè questa razza di cavallo alla biga?"

"Lo ha detto Milan" cercando di contenersi mentre lei si accigliava di più "lo ha chiesto perchè quando siete arrivati ti ha vista fissare due cavalli in particolare e ha scommesso che li preferivi" e vedendola irritata e pensierosa continuò "E ha detto anche che sei chiara in quel che pensi..."

"Buona fotuna, Jd... a te e agli altri..." voltandosi di scatto, serissima e tagliente

"Buona Pace, Lia..." facendo un inchino con la schiena.

Lia si avviò a piedi verso il cancello che non vedeva ancora, situato da qualche parte molto davanti a lei, mentre attraversava quella fila di persone ferme e dritte al bordo della strada. Al suo passaggio tutti facevano man mano il saluto militare, urlando e restando così, mentre lei avanzava, come un'onda creata dal vento che continua fin sulla spiaggia. Lia sospirò ma come trovando una sorta di calma, percepì una sorta di pace dal vento odoroso di natura, che trovò strano con tutta quella gente, il cinguettio e lo stridore degli uccelli, quella sensazione reale di benessere la faceva sentire bene e carica e pensò alle due siringhe, a un angolo di pace e finalmente la cancellazione del dolore.













   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Legeia