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Autore: fantaysytrash    28/07/2020    4 recensioni
[Vampiri | Slash | Sovrannaturale/Erotico/Introspettivo | Song-fic | Lime | Dub-con] [Questa storia si è classificata sesta al contest “Non ci resta che sognare” indetto da Soul_Shine e Sabriel_Little Storm sul forum di EFP]
Dopo un sogno destabilizzante in cui James viene brutalmente accoltellato da un bellissimo ragazzo, sente che qualcosa in lui si è smosso. Ma il sogno ha più risvolti di quanto avesse inizialmente pensato e delle conseguenze sulla vita reale non indifferenti…
Dal testo:
“Non sapeva cosa, esattamente, lo avesse sconcertato tanto; dopotutto si era trattato solo di un sogno, metà del quale era stato anche piacevole. Ma per qualche motivo non riusciva a togliersi dalla mente quella figura albina che in un attimo aveva abbandonato ogni carezza e bacio per pugnalarlo nel suo punto più debole – letteralmente.”
Genere: Erotico, Song-fic, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Vampire’s Love'
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Note dell’Autrice 

Quasi non ci credo di aver terminato la mia prima storia originale – e addirittura di averla proposta per un contest – but here we are.

Confesso che una volta arrivata alla fine della scrittura mi sono resa conto che sicuramente questo universo può essere esteso e spero di esplorare le dinamiche dei personaggi quanto prima, perché mi sono divertita molto a crearli e muoverli in questa prima storia.

Si tratta inoltre di una song-fic in cui però ho deciso di non intervallare il testo con i versi delle varie canzoni, ma di utilizzare diverse citazioni a cui ho fatto riferimento nelle note finali. Tuttavia considero l’intera storia una song-fic complessiva perché mi sono ispirata a tutte le canzoni citate non solo per il momento specifico ma per il contesto generale. Se mi conoscete probabilmente lo avrete già intuito, ma tutte le canzoni sono di Taylor Swift because what an iconic queen. Il titolo stesso è preso dalla canzone “Peace” (anche se effettivamente è un modo di dire piuttosto diffuso).

Il pacchetto scelto per il contest è stato quello denominato dall’azione “accoltellare” e conteneva la seguente spiegazione: “L’azione violenta (eseguita o subita) dell’accoltellare può segnalare vari problemi. Nella sfera sessuale il sogno potrebbe indicare una paura dell’atto sessuale vissuto come costrizione (se si è aggrediti) o possibile solo con aggressività (se si aggredisce). Ma il sogno potrebbe anche incitare il sognatore a cambiare il suo atteggiamento troppo passivo nella vita reale obbligandolo a reagire davanti a un pericolo che appare nel sogno.” Io ho scelto di sviluppare questo secondo significato, con un piccolo riferimento al primo verso la fine del racconto.

Infine, l’avvertimento Dub-con si riferisce alla scena iniziale e alla parte finale di quella del club, dove il protagonista – James – non è propriamente padrone delle sue azioni e si lascia guidare da Kieran. Non dovrebbe essere nulla di particolarmente sconcertante, ma ho preferito evitare spiacevoli sorprese per chi è più sensibile verso certi temi.

Finito questo papiro, ringrazio chiunque deciderà di dedicare del tempo a questo piccolo esperimento!

Federica ♛

 

 

Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia – per la prima volta – appartengono a me, yay! Questa storia è stata comunque scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 

 

 

THE DEVILS IN THE DETAILS

 

Unghie affilate e laccate di nero gli stavano lasciando impronte rosse sul petto nudo, trascinandosi dai pettorali fino all’orlo dei pantaloni.

James guardò ancora assonnato quei solchi scarlatti, ma fu la sensazione di un corpo estraneo che lo bloccava su quello che gli pareva un letto – ma che certamente non era il suo – che lo destò completamente dalle profondità dell’oblio.

L’unico altro particolare che riusciva a vedere dalla sua posizione era una chioma biondo platino che gli solleticava il mento, mentre dita abili lo stavano toccando – ora in modo talmente leggero da non percepirne quasi la presenza, ora con forza eccessiva che gli fece emettere un gemito a metà tra il piacere e il dolore – su tutta la distesa del suo corpo.

James non ricordava di aver abbordato nessuno la sera precedente e con una rapida occhiata alla stanza si rese conto di non trovarsi a casa sua; le pareti erano troppo scure, le lenzuola che lo circondavano troppo lisce, il cuscino su cui poggiava la testa di un odore a lui estraneo. E ovviamente c’era poi la questione di uno sconosciuto che stava famigliarizzando con la sua carne come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Quando cercò di alzarsi per capire in quale situazione si fosse cacciato, si ritrovò incapace di muovere braccia a gambe, bloccate al letto da un nastro scuro. Diede qualche strattone per tastarne la forza, ma riuscì solo a stringere ulteriormente i nodi attorno ai suoi arti.

Percependo la sua agitazione, lo sconosciuto sollevò la testa e lo guardò interessato. O almeno così suppose James dato che, per quanto cercasse di soffermarsi sui dettagli, il volto dell’uomo rimase sfocato, la chioma bianca l’unico particolare certo che incorniciava il capo della figura come un’aureola luminosa.

James pensò che quel viso senza espressione gli sorrise brevemente prima di riportare la sua attenzione sul corpo sotto di lui.

I baci dell’uomo erano languidi e bollenti, scanditi non solo da lingua e labbra ma anche da denti appuntiti e taglienti che disseminavano piccoli morsi sul fianco sinistro di James.

Le stesse mani che avevano impresso solchi nella pelle diafana si erano ora spostate sulle sue gambe, afferrandole con la stessa presa ferrea senza dubbio lasciando altri marchi sanguinei.

James cercò di parlare, se per chiedere informazioni o per gemere segna ritegno non ne era ancora certo, ma nessun suono uscì dalle sue labbra. Era come se avesse un groppo in gola che gli impediva di emettere anche il più tenue dei rumori. Si sforzò di non andare nel panico, ma era particolarmente difficile quando non rammentava dove fosse, con chi fosse, o come ci fosse arrivato. Sotto le cure minuziose dell’altro ragazzo James riteneva già sorprendente che riuscisse a ricordare il suo nome.

Non riusciva neppure a decidere se le attenzioni che stava subendo fossero gradite o meno; se riusciva a rimanere concentrato a sufficienza da scorgere oltre al piacere che sicuramente percepiva, una sensazione di impotenza e passività più ovattata ma non per questo meno reale aleggiava sullo sfondo.

All’improvviso, come se l’altro avesse aspettato che James giungesse a quella conclusione prima di intervenire, i tocchi si interruppero di colpo. L’uomo gli si avvicinò al volto, gli pose un delicato bacio sulle labbra secche e con una velocità sorprendente si staccò bruscamente per afferrare qualcosa a lato del letto e conficcarglielo proprio in mezzo al suo cuore.

 

James si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore e le coperte del letto avvinghiate attorno alle gambe. Annaspò in cerca d’aria e si ritrovò con il fiato corto, il petto che si alzava e abbassava rapidamente nel vano tentativo di calmarsi.

Tentando di ignorare la rigidità in mezzo alle gambe che riteneva quantomeno inopportuna, James si alzò da letto e spalancò le finestre, cercando di far entrare quanta più aria pulita possibile e inspirando a fondo la notte autunnale.

Era ancora troppo buio fuori per scorgere qualcosa in maniera distintiva oltre alle sagome rischiarate dei lampioni in fondo alla via, ma tentò di concentrarsi su quello che sapeva essere il suo cancello d’entrata per distogliere i suoi pensieri da quanto aveva appena vissuto.

Naturalmente un paio di grate di ferro non aiutarono molto contro le immagini ormai impresse nella sua mente e ben piantate nella sua memoria. Era stato un sogno particolarmente vivido, così reale e atmosferico che quando si voltò verso la sua stanza fu quasi sorpreso di non vedere lo stesso letto lussuoso con una figura mistica distesavi sopra.

James inspirò profondamente prima di decidere di prepararsi per la giornata; era ancora notte ma era certo che non sarebbe riuscito a riaddormentarsi nemmeno se si fosse impegnato.

Sulla strada verso il salotto passò davanti allo specchio appeso in corridoio e con la coda dell’occhio intravide una striatura rossastra vicino alla spalla. Si arrestò di colpo con il battito del cuore nelle orecchie, timoroso di vedere qualcosa che non sarebbe dovuto essere presente. Ma quando si girò per osservarsi meglio, non notò niente di diverso dal solito. Probabilmente era stata solo la sua immaginazione.

 

La sua giornata di lavoro trascorse come tutte le precedenti, con i suoi colleghi che parevano estranei al turbamento di James e il ragazzo che si sforzò di mantenere l’apparenza di non essere spaventato a morte.

Non sapeva cosa, esattamente, lo avesse sconcertato tanto; dopotutto si era trattato solo di un sogno, metà del quale era stato anche piacevole. Ma per qualche motivo non riusciva a togliersi dalla mente quella figura albina che in un attimo aveva abbandonato ogni carezza e bacio per pugnalarlo nel suo punto più debole – letteralmente.

Doveva forse interpretare il sogno come una premonizione dell’arrivo di un tradimento? James era piuttosto certo che cose del genere avvenissero solo nei film o per gli esseri sovrannaturali di cui New York pullulava, ma non certo a un semplice impiegato senza particolari prospettive di carriera. Che tradimento avrebbe mai potuto ricevere, quell’idiota di Sam che rubava la sua ciambella nella pausa caffè?

“L’orario di lavoro è finito, Jay.”

La voce del suo migliore amico e collega Alex lo distolse dai suoi pensieri, costringendolo a portare lo sguardo sul grande orologio presente in ufficio che segnava le cinque passate.

“Stiamo per andare a fare un giro al Nocturnal Paradise, ti va di venire con noi?” continuò Alex, indicando gli altri ragazzi con un cenno del capo.

James era in procinto di rifiutare – come faceva tutte le volte che era invitato in uno dei club speciali di Manhattan – ma qualcosa gli fece morire le parole in gola. Inspiegabilmente e senza il suo permesso, la sua mente si riempì delle immagini sfocate del sogno della notte precedente. Lo stesso senso di impotenza si impossessò di lui, quasi spingendolo verso una serata più attiva di quella che lo avrebbe atteso a casa.

“Va bene,” rispose quindi, pentendosi nell’esatto momento in cui i pensieri scombussolati si trasformarono in parole. Recuperò il suo cappotto e seguì gli altri fuori dall’ufficio e all’interno di un taxi.

Durante il viaggio James si domandò brevemente se stesse compiendo la scelta giusta. Sapeva cosa avveniva veramente in quei club in cui la sicurezza non si limitava a un paio di uomini muscolosi all’entrata ma decine di buttafuori posti intorno a tutto il perimetro dell’edificio.

Erano pericolosi – anche uno sprovveduto sarebbe stato in grado di comprendere una cosa simile. Erano però anche fonte di estremo fascino e intrigo, motivo per cui ve ne erano diversi sparsi per tutta la città e nessuno di questi aveva mai subito un vero declino da ormai svariati anni.

E la sua indecisione non aveva niente a che fare con il suo interesse; purtroppo, spesso anche contro il suo buonsenso, James si era ritrovato a fantasticare su ciò che avrebbe scorto oltre quella porta scura davanti alla quale si premurava di passare almeno una volta a settimana sulla via di casa. Il club naturalmente non rientrava nel suo solito percorso neanche a impegnarsi, ma il ragazzo riusciva a trovare sempre delle scuse per giustificare le sue azioni a se stesso.

Non ne era imbarazzato, né aveva un qualsiasi tipo di pregiudizio verso le varie creature sovrannaturali che sapeva bene esistevano nel suo stesso mondo, ma… non si sentiva a suo agio, ecco. L’idea di esporsi a forze assai più grandi e potenti di lui lo rendeva restio a introdursi in una realtà che – aveva appreso tempo prima – non sempre era facile da lasciare.

Nonostante ci fossero leggi a riguardo, gli umani non avevano vere garanzie di non ritrovarsi assassinati in un vicolo buio; il piacere, tuttavia, pareva superare i rischi, se si prendeva in considerazione il numero di persone disponibili a quel tipo di servizi.

E mentre seguiva gli altri dall’altra parte della strada, oltre l’ingresso e all’interno dell’imponente edificio, James sperò con tutto se stesso di non rimpiangere la sua scelta impulsiva.

All’interno, il Nocturnal Paradise sembrava identico a qualsiasi bar notturno James avesse mai frequentato; musica assordante, una marea di corpi avvinghiati e sudati, alcuni danzanti altri in posizioni assai più esplicite.

Ma gli fu chiaro fin da una prima occhiata chi fosse umano e chi invece qualcos’altro, chi fosse lì per svagarsi e chi per nutrirsi della forza vitale del compagno per quella notte.

Fu soltanto dopo una decina di minuti che James si sentì al centro dell’attenzione di uno sguardo penetrante. Con la coda dell’occhio vide un ragazzo che lo stava fissando dalla sua posizione al bancone del bar, i gomiti appoggiati dietro di lui e un’espressione famelica dipinta sul volto. James si sforzò di non ricambiare lo sguardo, ma l’intensità che sentiva su di sé lo fece tentennare per un momento.

L’uomo sembrava giovane – James non poteva avere alcuna certezza sulla sua età effettiva, ma all’apparenza non pareva avere più di una ventina d’anni – ed era vestito in abiti eleganti, un’ulteriore distinzione dalla massa che gli ronzava intorno osservandolo con il triplo dell’interesse con cui lui osservava loro.

James si era documentato sulle regole del club e sul comportamento da tenere, aveva letto gli avvisi talmente tante volte da averli ormai imparati a memoria.

Sapeva che la scena era supervisionata da guardie esperte che monitoravano da vicino ogni vampiro per accertarsi che lo scambio – il fornire nutrimento all’immortale e avere un sollievo di natura sessuale come pagamento – fosse sicuro e consensuale. E si ricordava anche che era considerata la norma aspettare di essere avvicinato, piuttosto di presentarsi a qualcuno in particolare; erano loro che sceglievano, non gli umani.

James stava ripassando tutto quello che credeva importante, cercando di non soffermarsi troppo sui provvedimenti presi verso chi infrangeva una delle regole, quando vide lo sconosciuto inclinare la testa come per scrutarlo meglio, prima di staccarsi elegantemente dal banco e dirigersi verso di lui.

Mentre camminava soavemente nella sua direzione, la postura eretta e uno sguardo deciso, James ebbe lo strano pensiero che sembrasse proprio una manifestazione delle sue peggiori intenzioni[1].

“Ciao, bel bocconcino.”

Il solo suono della sua voce fu sufficiente per far evaporare ogni dubbio che James ancora nutriva. Sebbene si rifiutasse di definirla melodica come succedeva sempre in quei romanzi rosa che sua sorella lo aveva costretto a leggere da ragazzo, poteva senz’altro essere descritta come melliflua e profonda al tempo stesso, una voce autorevole senza apparire autoritaria.

Ora che si trovavano faccia a faccia James poteva anche scorgere meglio gli occhi cristallini dell’altro che sembravano in grado di leggergli l’anima e fargli confessare i suoi più oscuri segreti.

Pensò stupidamente di essere sorpreso nel vedere un vampiro con dei colori così chiari, essendosi immaginato fino a quel punto un classico immortale tenebroso, con una chioma scura e occhi di sangue.

Naturalmente una parte di James sapeva perfettamente che, proprio come gli umani, anche le creature sovrannaturali possedevano caratteristiche e attributi differenti le une dalle altre, ma quella visione al tempo stesso eterea e maliziosa lo aveva istupidito non poco.

Uhm…” disse infatti incoerentemente, prima di lanciare uno sguardo furtivo ai suoi ormai impegnati colleghi. Scorse Alex a qualche metro di distanza mentre si metteva in bella vista nell’attesa che qualcuno lo abbordasse; quando incrociò il suo sguardo gli diede un pollice in su e un gran sorriso d’incoraggiamento.

“Mi chiamo Kieran,” proseguì il suo interlocutore.

“James,” rispose con un filo di voce. In mancanza di altro da dire, aggiunse: “Non sono esattamente un conoscitore dell’ambiente.” Istintivamente abbassò la testa, colto da una vergogna di cui non individuava la provenienza.

Kieran gli sollevò il mento con una mano affusolata, ristabilendo il contatto visivo. “Spesso le persone credono di dover possedere chissà quali abilità specifiche, ma questo club è solo un modo per potersi esprimere, per voi quanto per noi. Lascia che sia il tuo specchio per questa notte; lascia che ti mostri ogni versione di te stesso[2],” gli sussurrò all’orecchio in modo seducente.

James deglutì rumorosamente, cosa che di certo non sfuggì all’udito sopraffino del vampiro, che sembrava analizzare ogni suo particolare. Annuì brevemente e il volto di Kieran irruppe in un sorriso che sarebbe quasi potuto passare per genuino sotto le luci a neon del club.

James venne condotto in un angolo semi-appartato, lontano dalla pista da ballo centrale ma ancora ben visibile a chiunque avesse voluto restare a osservarli. I vampiri non erano certo creature timide o colme di pudore e bastava osservare la struttura interna dell’edificio per dedurre che l’essere al centro dell’attenzione era motivo di gioia e piacere per tutti i frequentatori del Nocturnal Paradise.

Distrattamente notò una delle guardie in abito nero che li seguì a distanza e si posizionò a qualche metro dai divani presenti in quella sezione.

“Non badare a loro,” gli disse Kieran seguendo il suo sguardo e dando un cenno del capo all’altro uomo. “Sono qui per la nostra sicurezza… be’, più per la tua che la mia.”

Il cuore di James mancò un battito e l’altro ghignò divertito. “Non hai nulla da temere da me, zuccherino. Rilassati.”

Kieran fece sedere James su una delle poltroni lussureggianti color sangue – appropriato, si ritrovò a pensare inutilmente – prima di posizionarsi a cavalcioni su di lui, il suo corpo aggraziato e agile un peso che venne accolto con benevolenza e sollievo.

Il vampiro fece passare un dito lungo il suo collo arrossato, sentendone il battito sulla giugulare e leccandosi le labbra in previsione di ciò che stava per accadere.

Con enorme sorpresa di James, tuttavia, Kieran non lo addentò immediatamente, ma si sporse verso di lui e lo baciò piano, tastando il suo sapore e facendo scorrere la lingua per tutta la lunghezza della sua bocca.

Una parte ancora conscia – ma sempre più distante – di James avrebbe potuto giurare di aver già tastato quelle labbra rosee, anche se sapeva che razionalmente ciò non era possibile.

Prima di poter proseguire in riflessioni che poco avevano a che fare con la situazione presente, Kieran lo morsicò lievemente, non tanto da fargli male ma abbastanza da farlo sanguinare. Prontamente, prima ancora che le gocce avessero tempo di percorrere la curva del labbro inferiore di James, l’immortale le leccò con fare abile, gemendo di piacere al sapore dolce.

Quando si staccò e si mosse nuovamente di lato, James gettò la testa all’indietro per facilitare alle zanne di Kieran di penetrare in profondità nella carne del suo collo.

Le luci del club pulsavano dietro le sue palpebre chiuse, ma i flash accecanti e intermittenti costituivano solo un bagliore lontano e presto dimenticato dalle immagini di puro piacere che la sua mente stava evocando.

Una delle mani pallide di Kieran era sprofondata nella chioma castana di James, afferrandola in una morsa che si avvicinava sempre più alla soglia del dolore, mentre l’altra era stata spinta oltre il bordo dei jeans stretti.

James aveva creduto che la sua ricompensa per essersi offerto come donatore sarebbe stata elargita in un secondo momento, ma comprese ben presto il vantaggio di avere uno scambio simultaneo. Il rumore di Kieran che beveva il suo sangue, unito alla musica assordante che in qualche modo era diventata ormai di sottofondo, ovattata dal battito erratico del suo cuore e dall’affluire prorompente del suo sangue che gli risuonavano nelle orecchie come melodie stonate, era tremendamente eccitante.

Dopo un primo momento di dolore e scomodità, tutto quello che James sentiva erano le labbra calde sulla sua pelle e il movimento ritmico dell’azione che si stava svolgendo nei suoi pantaloni.

Il giovane era solo in parte conscio di trovarsi praticamente in pubblico e si riscoprì quasi indifferente; dopotutto, sapeva in cosa stesse incappando nel momento esatto in cui aveva deciso di seguire i suoi colleghi. Dio, era davvero successo solo qualche ora prima?

Quando Kieran si allontanò da lui, avendo bevuto la quantità necessaria del suo sangue, James emise un mugugno di dissenso quasi involontario, allungando una mano per far rimanere l’altro ancora un po’ vicino a sé.

“Andiamo, la notte è ancora giovane e il tuo servizio è stato pagato solo in parte.”

James si mise in piedi e ondeggiò, costringendo l’altro a stabilizzarlo con le sue braccia possenti. Kieran ripeté la sua proposta – questa volta in termini più espliciti – e aspettò che James annuisse prima di condurlo in una stanza appartata, senza uomini della sicurezza né occhi estranei indiscreti.

Kieran lo gettò sul grande letto – che per qualche motivo gli parve famigliare – e gli fece vedere le stelle.

 

Le settimane successive furono le più strane della vita di James. Durante il giorno proseguiva la vita di tutti i giorni, andava al lavoro – dove riceveva spesso occhiate significative dai suoi colleghi –, pranzava con Alex di tanto in tanto e si concentrava sulla mole di documenti che doveva rivisitare e spedire ai suoi superiori. Le notti, però, venivano trascorse tra le braccia di Kieran, sia al club in cui si erano conosciuti sia nella dimora in cui il vampiro lo aveva condotto dopo un paio di settimane.

James non era tanto stupido da pensare di essere l’amore della vita di un essere centenario e sapeva per certo di non essere il suo unico amante – Kieran stesso gli aveva detto che sebbene lui dovesse nutrirsi almeno tre volte a settimana, non era prudente per James offrirsi troppo spesso – ma non poteva fare a meno di credere che ci fosse qualcosa di speciale nel loro rapporto.

Probabilmente si stava illudendo, scegliendo di vedere ciò che più desiderava, ma finché Kieran non gli avrebbe dato segni di doversi allontanare, James era assai contento di continuare a vivere quella dolcissima bugia.

L’amore infedele che l’altro gli dava era l’unico inganno a cui aveva scelto di credere[3], più vero e concreto di qualunque altra cosa James avesse mai saputo.

 

Una sera, circa due mesi dopo il loro primo incontro, mentre si trovavano in una delle stanze private del club – riservate ai clienti abituali, titolo che ancora destabilizzava James –, il moro ebbe una rivelazione improvvisa.

“Sai, tutto è iniziato perché ho fatto uno strano sogno su qualcuno che mi accoltellava,” confessò improvvisamente. “In realtà credo quasi ti somigliasse,” aggiunse poi come un secondo pensiero. A dire la verità, non aveva più pensato a quel sogno; dopo la prima notte con Kieran tutto ciò che non lo riguardava era stato cancellato almeno in maniera temporanea dalla sua mente. James si accorse però che l’affermazione era veritiera; i capelli quasi bianchi del misterioso uomo, l’ambiente oscurato e suggestivo… persino il letto dove avevano dormito insieme la prima volta era simile a quello che aveva visto in sogno.

Kieran mantenne un’espressione impassibile, ma la sua bocca si contrasse impercettibilmente. “Ah, davvero?”

Il suo tono di voce sarebbe potuto apparire come disinteressato, ma James colse la promessa di un nuovo segreto.

“Cosa?” chiese quindi.

“Potrei avere avuto qualcosa a che fare con il tuo sogno,” confessò. Poi spostò lo sguardo sul più giovane e lasciò che un ghigno divertito gli si pitturasse sul volto. “In mia difesa… be’, non ne ho alcuna[4]. Ero annoiato e ho voluto causare un po’ di scompiglio.”

Scrollò le spalle in una maniera che solo un essere immortale può avere padroneggiato nel corso della sua lunga vita.

“Seriamente?” James era più incredulo che arrabbiato. “Mi hai mandato una visione in sogno per… quale motivo esattamente?”

Kieran non si scompose, rispondendo con tranquillità. “Ogni sogno ha un significato. Ammetto di aver rischiato, dato che avresti potuto benissimo reagire in maniera del tutto opposta, diventando timoroso di eventuali rapporti sessuali. Ma alla fine la visione di essere accoltellato ti ha destato dal tuo stato di passività, lasciando spazio a ciò che realmente volevi.”

James non riusciva a comprenderne il motivo, ma aver ricevuto quel pezzo di informazione, una sorta di confessione che non gli era dovuta, gli aveva riempito il petto di un calore diverso da quello che di solito provava quando si trovava in compagnia del vampiro.

“Perché proprio io?” chiese.

“Ti ho visto molte volte all’esterno del club, mi hai incuriosito.” Non era propriamente la verità, e James stesso ne era più che consapevole, ma non vedeva motivo di forzare la questione; ciò che ne era risultato valeva assolutamente l’essere pugnalato in un sogno.

“Staremo insieme, quindi?”

Kieran lo osservò per un attimo, stringendolo a sé in una morsa più salda, e James captò la bugia ancora prima che venisse pronunciata.

“Sì, James, staremo insieme.”

Il moro non si turbò; in fondo aveva già ricevuto una verità quella notte, non avrebbe osato pretenderne un’altra. Posò nuovamente la testa sulla spalla di Kieran e inalò il suo profumo, intento a memorizzarlo per quando inevitabilmente sarebbe stato costretto a lasciarlo andare.

 

 

 

 

 

and that’s the thing about

                                               illicit affairs

                                               and clandestine meetings

                                               and stolen stares

 

they show their truth one single time

                                                           but they lie

                                                                       and they lie

                                                                                   and they lie

                                    a million little times[5]

 

 

 

 

 

[1] A figment of my worst intentions” – “Betty”

[2] I’ll show you every version of yourself tonight” – “Mirrorball”

[3] Your faithless love’s the only hoax I believe in” – “Hoax”

[4]In my defense I have none” – “The 1”

[5] “Illicit Affairs”

[+] Noticina finale: il sogno di essere accoltellato non solo ha cambiato parte del carattere di James rendendolo più reattivo e intraprendente – come istruito dal pacchetto – ma l’azione era anche premonitrice dell’incontro con Kieran; il coltello del sogno era emblematico dei canini appuntiti del vampiro, ed è proprio quest’ultimo che ha suggestionato James a entrare nel club dove si trovava per forzare il loro incontro. Se c’è una motivazione più profonda della spiegazione “Ero annoiato e ho voluto causare un po’ di scompiglio” verrà esplorata più avanti *occhiata significativa*

   
 
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