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Autore: breezeblock    29/07/2020    5 recensioni
[...] In lei non c’è niente delle fattezze angeliche che può erroneamente suggerire il nome, di sicuro non i capelli, intrecciati in boccoli pesanti e senza una forma ben definita, tutt’altro rispetto ai capelli biondi e finissimi dei quadri rinascimentali.
[Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: Black Snake
Personaggi: Nuovo Personaggio, Sirius Black


 
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Black Snake 
we were something, don't you think so?


 
19 novembre 1977
 
Angelica batte ripetutamente la matita sul tavolo in legno, passandosela tra le dita in un movimento quasi ipnotico. Sirius cerca di associare il ritmo di una canzone a quel ticchettio, ma non riesce a ricordare il motivetto, seppur familiare. Si è distratto dai compiti circa una ventina di minuti fa, precisamente da quando Remus gli aveva fatto notare che aveva i capelli più lunghi da un lato, così ha preso a fissarseli e ad allungarli con la punta delle dita per capire se dicesse la verità o lo avesse detto soltanto perché aveva tanta voglia di stuzzicarlo e poca di studiare.
Poi è passato a notare i capelli di Angelica seduta davanti a lui, le mani nervose che perpetuano quel ticchettio infinito. In lei non c’è niente delle fattezze angeliche che può erroneamente suggerire il nome, di sicuro non i capelli, intrecciati in boccoli pesanti e senza una forma ben definita, tutt’altro rispetto ai capelli biondi e finissimi dei quadri rinascimentali. 
Studiano insieme da qualche anno ormai. Hanno molte lezioni in comune, e altrettante ore libere, ma in quelle si frequentano poco, giusto il tempo di prepararsi alle lezioni successive o per studiare prima degli esami, e soprattutto quando James non c’è. 
Il suo migliore amico non gli ha nascosto l’antipatia che gli suscita Angelica. Anche il solo vederla gli fa venire voglia di cambiare strada, pure se diretti alla stessa lezione. 
Sirius è sicuro che Angelica sia timida e che la sua timidezza le provochi non pochi problemi a fare amicizia. Sirius di amici ne ha tanti, gli viene naturale parlare del più e del meno, mentre Angelica non sa che farsene delle conversazioni occasionali e questo le provoca altrettanti problemi a risultare naturale quando è incastrata in quei tipi di discorsi. 
Di amici ne ha, solo che in quantità inferiore rispetto al ragazzo Grifondoro. La qualità di questi rapporti però -lei non glielo nasconde- pensa sia di gran lunga migliore. Concentrandosi solo su poche persone alla volta Angelica ha tutto il tempo di conoscere l’altro, di capirne le sfumature e i contorni, le paure in egual misura ai sogni. 
La stessa cosa ha fatto con Sirius, solo che lui non se n’è ancora accorto. 
Se incrociassi Angelica Bell per strada, non diresti che sia una strega. D’altronde con due genitori così babbani come i suoi, lei stessa ancora si stupisce della sua capacità di emanare incantesimi con una bacchetta. Sirius si ricorda ancora il giorno dello smistamento al loro primo anno; lei era una di quelle ragazze disposte in ultima fila, non ricorda bene i dettagli ma forse fu anche l’ultima ad essere presa sotto esame dal cappello parlante.
Una babbana che finisce tra i Serpeverde è cosa rara, un’eccezione alla regola, una deviazione dal normale dispiegarsi delle cose. Lui delle eccezioni però, ne sapeva almeno quanto lei. 
Angelica osserva spesso Sirius bighellonare con gli altri Malandrini per i corridoi, non parlano mai quando lui è con loro, tanto che la giovane Serpeverde ha sempre pensato che lui si vergogni di lei, di quello che rappresenta, dello stemma che porta attaccato al cuore che a volte persino a lei pare solo uno scoglio in più che si aggiunge a tutta la tempesta che le si agita dentro. 
“Se ti muovi non riesco a finire” gli dice con tono pacato e autoritario insieme. Non ha bisogno di alzare gli occhi e guardarlo, lo vede anche con la coda dell’occhio passare in rassegna ogni minimo dettaglio della sua capigliatura. Secondo Angelica, Sirius bada troppo all’aspetto esteriore, e non solo fisico, pensa eccessivamente a tutto ciò che succede al di fuori di lui. 
Di lui e della sua famiglia ne aveva sentito parlare fin da quando aveva scoperto di essere una strega. 
Suo padre -dopo qualche giorno necessario a smaltire la notizia e accettare quelle condizioni inaspettate- si era deciso ad aiutarla in ogni modo possibile affinché lei potesse raggiungere l’eccellenza anche in quel campo a lui sconosciuto. Angelica conosce bene il sapore dell’eccellenza, un gusto amarognolo, poco soddisfacente. Lo trovava sulle sbarre in palestra, quelle contro cui la schiena stava dritta in modo quasi innaturale, come se dietro ci fossero dei coltelli a minacciarla. Lo riconosceva persino nel cibo e spesso capitava che digiunasse perché ne aveva abbastanza. Eppure, come il cibo, non ne può fare a meno, è parte di lei.
Hogwarts è stata una via d’uscita da una strada comunque già spianata. Ha smesso di danzare, non le era mai piaciuto anche se lo faceva da dio. Lei ha la straordinaria capacità di riuscire a fare bene persino le cose che non le piacciono. 
“Questa è una grande dote, solitamente se non mi va di fare una cosa difficilmente mi impegno”, le aveva detto un giorno il giovane Black. 
“Questo è perché sei viziato”, lei gli aveva risposto con un sorriso di scherno, per la prima volta sentendosi più in alto di lui, in un certo senso. Non era nemmeno un’offesa secondo lei, perché era la verità.
“Se per viziato intendi continuamente schernito e insultato -proprio come stai facendo tu in questo momento- allora hai ragione”. Era vagamente risentito.
“Andiamo, sei privilegiato comunque, anche con un paio di maledizioni senza perdono di tua madre. Hai avuto una via d’uscita e questo è un vizio”.
Non sono più tornati sull’argomento. Quel giorno Sirius ha capito di non aver capito niente della Bell.
“Finito”.
“Mi fai vedere stavolta?”
Angelica guarda il disegno poi guarda lui e da una scrollata di spalle, poi gli passa il foglio facendolo scivolare sul tavolo. Remus nel frattempo si era assopito accanto al compagno.
“C’è una cosa che non sai fare?” gli dice poi, impressionato. Il ritratto che ha davanti è il più bello che abbia mai visto. I suoi stessi occhi sembrano parlargli attraverso la carta, suggerirgli qualcosa che ignora.
“Purtroppo si”, gli risponde seccata. Poi si alza ed esce dalla biblioteca a grandi falcate. Il rumore dei suoi stivali è come una continua stoccata al cuore.
 
 

Sirius ritiene di non essere come Angelica lo disegna, ma che in ogni caso disegni da dio. La cosa in cui più non si riconosce è lo sguardo. Lo dipinge sempre serio, austero, impenetrabile. È convinto di non essere così, ma non glielo ha mai detto, per paura che se ne risenta e smetta di parlargli. Angelica è una di quelle che se offese è capace di interrompere bruscamente qualsiasi forma di comunicazione con il malcapitato, un po’ come i fili tessuti dalle Parche e poi tranciati sul più bello della vita. 
Il più bello della vita secondo Sirius è stato quando Angelica era al campo da Quidditch insieme alle sue amiche. Rideva e fumava e il sole le abbagliava il volto. Era del tutto estranea alla partita in corso. La guardava avido dall’altra parte degli spalti, dalla curva dei Grifondoro. Solo quella scena bastò a mettergli addosso una sete di vita e di lei che non credeva possibile.
È convinto di non piacerle, di rappresentare solo un compagno di studi per lei. 
Ma Sirius sbaglia continuamente, quindi non è sicuro nemmeno di questo.
Angelica non teme nessuno, nemmeno i suoi compagni Purosangue, nemmeno i Black. E questo non perché lei è la nuova arrivata, ignara di come funzionino le cose nel mondo magico, non perché sia incurante delle regole, ma semplicemente perché lei il suo posto se lo guadagna e lo riconferma ogni giorno. Con bei voti in tutte le lezioni, con quella voglia di imparare e di eguagliare persino gli insegnanti, con la voglia di stupire chi per primo nella sua stessa casa le dava filo da torcere. Le cose però sono cambiate in fretta, perché Angelica è una di quelle persone che la puoi solo amare se hai la fortuna di arrivare a conoscerla almeno un po’ da vicino, se hai la fortuna che si lasci scoprire un po’ da te. Adesso dove vede il verde e argento si sente a casa. 
Ancora non ha deciso se svelarsi a Sirius però, e non le bastano interi pomeriggi per capirlo, quelli passati a far finta di studiare mentre lui la spia senza nemmeno provare a dissimularlo, quelli in cui è lei a spiarlo, solo per metterlo su carta sperando di riuscire a fidarsi.
 


3 dicembre 1977
 
“Avete picchiato un altro ragazzino che non vi dava la merenda?”
“Non dire stronzate, sai che non è così”.
“Tu non lo faresti mai, vero?”
“No”
“Bugiardo”
“Mai quanto te”.
“Solo quando mi serve esserlo”
“E con me? Ti serve con me?”
Non gli risponde, prende la strada del ponte per tornare al castello senza nemmeno voltarsi una volta.
Con te soprattutto.
 
 

10 dicembre 1977
  
Sirius è la sua distrazione, l’eccezione alla regola imperante che la governa ad ogni respiro e a cui non vuole rinunciare. Lo ama ma è comunque troppo avventato, irresponsabile. È convinta che sia anche un po’cattivo per il modo in cui tratta alcuni suoi compagni e questo non la attrae per niente. Quel tipo, James Potter, è come se fosse la sua calamità, il pianeta intorno a cui lui ruota come una luna cieca e fedele. Una volta gli ha persino detto che sembra un mastino. Sirius ha riso ma con le lacrime agli angoli degli occhi e non ne ha fatto mistero con lei, che nonostante vide quelle gocce limpide scivolargli sul viso scavato non si sentì in colpa.
Angelica non piangerebbe mai davanti a lui, forse perché fin troppo orgogliosa, forse perché generalmente piange poco e per cose che altri riterrebbero futili, come i brutti voti, un passo di danza sbagliato, la punta della matita che si spezza proprio sul più bello. In quei momenti va su tutte le furie perché ha perso la battaglia contro la perfezione ancora una volta.
Sirius la allontana da quell’obiettivo ancora di più, la distrae, la fa respirare male, come se avesse sempre il fiato corto e le guance infiammate. 
Lui è un vigliacco. In sette anni di conoscenza Angelica ha conosciuto solamente Remus, tra i membri della sua cricca. Non la presenta a nessun’altro dei suoi amici rosso e oro, tiene le due cose separate. Angelica però non gli ha mai detto che si sente sempre come una malata terminale ed estremamente contagiosa, quando gli altri si allontanano vedendolo avvicinarsi a lei. I suoi amici Grifondoro li ha e lei è sicura del suo discernimento morale. Non può dire altrettanto di Sirius ma è sempre stata convinta che questi siano cavoli suoi. 
Comunque, è convinta di amarlo, e questo dice più di lei di quanto non voglia ammettere.
 
 

21 dicembre 1977
 
Lo vede entrare nella sala comune dei Serpeverde tirato a lucido. Lui è sempre elegante, ma questa sera sembra esserlo di più. In ogni caso, è molto probabile che sia solo una sua impressione. Ha i capelli lunghi raccolti in una crocchia volutamente disordinata, indossa una camicia di lino bianca appena slacciata sul petto, da cui ciondolano due collanine d’oro, una di queste con un pendente a forma di moneta romana, almeno così le sembra da dove è seduta. I jeans chiari scendono più ampi verso il basso e quel paio di stivaletti ai piedi slanciano ulteriormente la sua figura longilinea. Si muove a passi lenti, si guarda intorno. Sembrano tutti impegnati a bere, fumare e a ridere per far caso a lui e ai suoi amici, che in fretta iniziano a disperdersi in giro per la sala comune gremita di gente. 
La musica è un remix di qualche successo degli ultimi anni, reso più dance e accattivante anche per i più testardi che odiano improvvisare un passo di danza.
La scorge tra tanta gente, ride di cuore, con la testa abbandonata sulla spalla e i capelli sciolti che la seguono elegantemente, scendendo lungo parte del braccio. Indossa una jumpsuit bianca a dir poco trasparente, lo spacco lungo e profondo sul davanti è reso se possibile ancora più accattivante dal piccolo tatuaggio a forma di luna crescente che se ne sta proprio al centro del petto e che sembra invitarlo a farsi più vicino. I pantaloni a zampa d’elefante si muovono sinuosi con lei ogni volta che accavalla le gambe o le unisce davanti a sé. Ha bevuto abbastanza, lo riconosce dagli occhi azzurri adesso arrossati e liquidi che lo guardano con una voglia a cui non vuole dare voce. 
L’ha guardato in quel modo solo una volta.   
Lui ricambia lo sguardo, alza un sopracciglio un po’ divertito, chiedendole silenziosamente cosa le stia passando per quella mente brillante e contorta. Non gli è dato sapere però. Angelica si alza e lo ignora per quasi tutta la sera, fuma erba insieme a due ragazzi Corvonero, accenna qualche passo di danza in scarso equilibrio e beve qualche intruglio propostogli dalle sue amiche senza più pensare.
 
 
 
Due ore più tardi
 
Sirius non ricorda affatto come è finito a parlare con Marlene McKinnon. È splendida, biondissima, con gli occhi di un marrone intenso in cui chiunque avrebbe inesorabilmente potuto perdersi.
Sarà per forza l’alcool a parlare, perché quella vicinanza è insolita per entrambi. In realtà sta facendo tutto lei, pensa, ma lui non ha la lucidità che serve per allontanarsi e andare via. Al contrario, è schiacciato ad una finestra della sala comune, oltre la quale le acque del lago nero si infrangono dolcemente nel loro moto incessante. Angelica arriva a salvarlo (o perseguitarlo?) all’improvviso; difficilmente aveva individuato il suono di solito inconfondibile dei suoi passi, forse a causa dei riflessi assopiti. La ragazza sbriga qualche convenevole frettolosamente con un sorriso altrettanto fugace quanto finto, per poi guardarlo negli occhi come ha fatto poco tempo prima all’inizio della serata. 
“Ti diverti?”
“Non abbastanza”, ha risposto lei con un sorrisetto furbo. Sirius per tutta risposta la guarda senza dire nulla, incerto sul prossimo passo da compiere. Era stata chiara pochi mesi prima, quando avevano fatto sesso per la prima volta. Questa è l’ultima, gli aveva detto. Così era stato.
“Sembrava che invece tu ti stessi divertendo alquanto”.
“Non abbastanza”. Nel risponderle, Sirius le sistema con due dita le estremità della sua jumpsuit, vicino allo spacco vertiginoso sul petto. Poi indugia sul tatuaggio, con una naturalezza confortante, per lui, allarmante per lei. È un gesto familiare che quasi le fa perdere i sensi, che la inebria, così come il suo profumo, che le arriva alle narici dolce e pungente al tempo stesso. 
“Se non ti va lasciamo stare”.
“Chi ha detto che non mi va?”
“Me lo stai dicendo anche senza parlare”.
“Non sei mai stato bravo in Legilimanzia, Black”.
“Quindi ti va?”.
“Non nel modo in cui va a te”
“Si, invece, è che non lo vuoi ammettere”.
Glielo ha sussurrato all’orecchio. Stavolta le mani le ha poggiate sui fianchi con poca grazia, ruvido, come lo sono i suoi spigoli.
Angelica si sbilancia sulle punte per allungarsi e baciarlo ma lui le sorride lascivo sfiorandola appena e le dice non qui. La prende per mano e si smaterializzano in quella che ha tutta l’aria di essere la Stamberga Strillante, ma Angelica non sa dirlo con precisione, perché concentrata solo sulla bocca di Sirius che adesso la sta baciando sul collo e sullo sterno. La stringe forte, in una morsa in cui decide di abbandonarsi, solo per un po’, mentre il non qui echeggia ancora nella sua testa e non la lascia un attimo.
 
 

7 Gennaio 1978
 
Il ritorno dalle vacanze di Natale è sempre il più traumatico, perché i dolci, le leccornie, gli addobbi e le musiche natalizie lasciano spazio alla desolazione dell’inverno e ai primi esami. Angelica ha visto Sirius qualche volta in vacanza, senza i suoi amici intorno. Hanno mangiato tante di quelle schifezze e fatto l’amore davanti al camino, hanno sorseggiato del the commentando i libri letti e quelli ancora da cominciare. Ad Angelica è parso tutto così vero che si è stupita di non aver provato nemmeno un briciolo di terrore.
La scuola però è cominciata, e Sirius la evita di nuovo, se ne sta con i suoi amici e quando è con loro lei non esiste. Non è mai il momento per loro, non qui.
Nel ben mezzo dell’esame di Trasfigurazione Angelica guarda alla finestra. Nevica. 
Sirius è lì fuori che l’aspetta. Anche a quella distanza riesce a sentirlo battere i denti dal freddo e imprecare contro il gelo d’inverno. Sorride a quell’immagine buffa, con lo sguardo sul compito. Un po’ di inchiostro nero scivola dalla piuma e le gocce si espandono lente e inesorabili sulla pergamena.
Sirius non la vuole come lei vuole lui. Lo ha sempre saputo ma lo sta effettivamente realizzando solo ora. Sa bene che lui sia una distrazione ma nei giorni passati aveva quasi scelto che non le importasse, perché era convinta di amarlo e questo diceva più di sé stessa di quanto non volesse ammettere. 
Sirius è la sua distrazione, l’eccezione alla regola, la parte di lei che ruggisce e tiene testa al vento impetuoso. Ma non oggi. Questo è il giorno in cui il suo futuro inizia a definirsi, e lei non vuole lasciare che perda un treno solo per l’istinto d’avventura, che comunque è forte ma a cui non vuole abbandonarsi ora. 
Forse un giorno.
Non oggi.
Non qui.
 


Due giorni prima 
 
“Tra poco torneremo a scuola”. 
“Già, che strazio, però è l’ultimo anno”, Sirius risponde più a sé stesso che a lei, guardando il soffitto dal letto su cui è sdraiato, completamente nudo.
Angelica osserva dalla finestra la neve attecchire sui tetti delle macchine e delle case. 
“Cosa ne dici se mariniamo il primo giorno? Solo il primo”.
Angelica non risponde, però sorride. Fuori un bambino ha bussato alla porta della casa di fronte con un regalo ed è stato appena accolto con un caloroso abbraccio.
“Potremmo andarcene in giro nella Foresta Proibita, sai che spettacolo con la neve? Oppure potremmo chiuderci nella Stamberga per un po’, Remus non ci sarà, non c’è la luna piena.”
Angelica si volta verso di lui, rimane appoggiata al vetro della finestra chiusa.
“Potremmo andare ai Tre Manici di Scopa”, 
continua lui. 
“Potremmo”.
Sirius si alza e la raggiunge, la circonda con le braccia e nasconde il volto nell’incavo del suo collo. Angelica si appoggia al suo petto, tre giorni prima si era fatto tatuare una runa da lei proprio al centro, con la sua bacchetta.
“Dimmi che lo faremo”, le dice. Il fiato caldo le provoca dei leggeri brividi sulla pelle.
“Si”, mente. E le dispiace davvero. 
Angelica osserva le lenzuola sgualcite oltre le spalle di Sirius.
Rimangono abbracciati ancora per un po’.





 
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Questa storia la dedico a tutti i Serpeverde come me
che a volte non sanno scegliere tra le varie possibilità che gli si dispiegano davanti.
La dedico anche a quelli che poi una scelta la fanno
e che la difendono coraggiosamente fino alla fine senza guardarsi indietro. 
Preciso che il nuovo personaggio non ha nessun legame di parentela con Katie Bell.
  
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