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Autore: littlepink6690    29/07/2020    0 recensioni
Se davvero bastassero 12 minuti per rivelarsi a vicenda cosa si prova per l'altra persona, e farlo mentre si è chiusi in una stanza senza via di uscita? E se per di più la cosa fosse stata studiata a tavolino, perché le due si trovassero insieme per poter finalmente fare chiarezza?
Leggete questa Morrilla per scoprire cosa succede...
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Jennifer Morrison, Lana Parrilla, Rebecca Mader, Sean Maguire
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Twelve minutes

È così assurdo pensare che stiano perdendo solo tempo? – affermò Sean guardando le due persone nello schermo del suo pc, attraverso la telecamera. Era in videochiamata con Rebecca e Colin, e stavano ovviamente parlando di Lana e Jennifer.

 

E cosa vorresti fare? – lo scrutò Colin, mentre cercava di capire cosa volesse dire il suo collega.

 

Una cosa assolutamente assurda, come pretendi di riuscirci? – chiese Rebecca che sapeva già vagamente di cosa parlasse il suo amico.

 

Per questo ho te e Josh alleati – ridacchiò – Ricordi che mi parlasti di quella porta che non si chiude bene?

 

La cantina di Mark? – chiese e Colin sollevò un sopracciglio guardandoli.

 

Sean cosa hai intenzione di fare? Chiuderle in una stanza? – la cosa era assurda, quanto idilliaca, infatti scoppiò a ridere.

 

Vedi, Bex? Colin apprezza! – ridacchiò – Dai, inventati una cena, voi che potete vedervi, fatelo!

 

E come ce le mando nella mia cantina, tutte e due? – chiese davvero curiosa.

 

Semplice, tu ci vai con Lana e poi dato che non capisci nulla di vini – sorrise – Dirai a Jen di raggiungere la moretta e aiutarla a decidere! Uhm? – guardò Colin.

 

Secondo me fila – ridacchiò il moro.

 

Lana ci ammazzerà tutti! – trattenne una risata Rebecca.

 

Basteranno dodici minuti…

 

 

Nonostante la titubanza, Rebecca era riuscita ad invitare i Dallas, Lana e Jennifer a casa da loro. Sperava che almeno una delle due non si presentasse, non voleva davvero trovarsi a gestire quella situazione, però i due mascalzoni sapevano come lei, che era tempo di fare qualcosa per smovere quelle due. Il loro piano era assurdo, poteva benissimo non funzionare e rovinare le cose, speravano che però funzionasse, senza creare un precedente, ma qualcosa di duraturo.

 

Ad accogliere in casa gli ospiti, fu Mark, il marito di Bex, che vide i piccoli di Gin e Josh, sorridere porgendogli qualcosa per ringraziare dell’ospitalità, poco dietro Jennifer. Anche lui era a conoscenza del “piano”, aveva detto la sua, sapeva che qualcosa sarebbe sfociato tra le due dopo un Comic Con, dove aveva accompagnato sua moglie. Sorrise accogliendo la castana e prese dalle sue mani, una cheesecake fatta in casa, disse che si sarebbe diretto in cucina; qualche istante dopo, da quando Jen si era richiusa la porta alle spalle, suonarono al campanello. Senza aspettare, la donna mise mano alla maniglia e aprì la porta, certo non si aspettava minimamente di ritrovarsi proprio lei, davanti.

 

Ehi – la mora sull’uscio della porta era rimasta sorpresa, ma non aveva abbandonato il suo tipico sorriso.

 

Ehi – la castana, sostò con la porta semiaperta e la incitò ad entrare.

 

Non sapevo, è bello vederti – ammise, tralasciando il fatto che la sua migliore amica non le avesse detto che aveva invitato anche altre persone per il pranzo in veranda.

 

Lo è anche per me – disse lasciandola passare e si chiuse la porta alle spalle. La osservò, indossava un vestito a bretelline strette, a quadretti piccoli grigio-nero, la stringeva in vita e poi scendeva morbido, le spalle scoperte, dai capelli raccolti in una coda morbida: il tatuaggio in bella vista al di sotto della nuca.

 

Stai bene? – chiese Lana guardando l’espressione bloccata della sua ex collega.

 

Uhm, sì. Guardavo il tatuaggio, è molto bello – disse allontanandosi appena per poter proseguire verso la veranda, dopo averla fatta passare davanti.

 

 

Oh, finalmente sei arrivata! – rise Bex, salutando Lana e vedendo apparire Jen poco dopo – Jennifer – sorrise alla donna – Benvenuta!

 

Grazie dell’invito – sorrise andando a dare un’occhiata al piccolo Milo che giocava sul suo tappetone.

 

 

Grazie tante – disse Lana raggiungendo la rossa in cucina – Non ti è venuto di dirmelo? – chiese incrociando le braccia al petto.

 

No – Rebecca mantieni il sangue freddo, o Sean ti prenderà in giro a vita – È un semplice pranzo! Su! -ora o mai più pensò la padrona di casa – Vieni in cantina, così il fresco ti farà calmare! Mark tesoro stiamo andando in cantina – si rivolse all’uomo con un sorriso dolce.

 

Posso scegliere io il vino? Così so cosa portare la prossima volta – scherzò Jen.

 

Diciamo che quel cheesecake ha un aspetto magnifico, va più che bene – sorrise Bex, nella sua mente, lo step del “piano” lo aveva fatto la castana stessa. Lana guardò la sua amica, e poi la donna.

 

Okay seguimi da questa parte – disse conoscendo bene casa dei due. Restarono in silenzio finché non iniziarono a scendere le scale, per andare al piano di sotto.

 

Wow, si sta freschissimi qui – sorrise Jen – Che bella cantina, caspita!

 

Sì, Mark ci tiene molto, è il suo gioiellino, prima viene Milo – sorrise.

 

Davvero un bambino bellissimo – ammise la castana mentre si avvicinava alla prima catasta di bottiglie – Sai a base di cosa sia il pranzo? – chiese sfiorando i contenitori, leggendone le etichette.

 

Carne, Bex ne sta divorando quantità industriali – ridacchiò.

 

Quindi un buon rosso andrà bene, magari due bottiglie, anche tre – sorrise guardandosi ancora intorno.

 

Se me ne dai una, posso iniziare a risalire – ammise che la vicinanza con Jen, non le aveva fatto così tanto effetto, prima. Con quel completo pantalone e canotta rosso ruggine, le braccia allenate erano in risalto, come anche le spalle, le mancava un po’ il respiro, da quando l’aveva vista.

 

Stai bene? Sei claustrofobica? – chiese preoccupata.

 

No, no, certo che no! – rispose e subito Jen le passò una bottiglia; così che la donna potesse avviarsi verso le scale. Una volta davanti alla porta, provò ad abbassare la maniglia ma non si aprì; riprovò senza successo.

 

Cosa succede? – Jennifer le era arrivata da dietro in assoluto silenzio e Lana sobbalzò portandosi una mano al petto, e per poco la bottiglia non si infranse per terra. Jen con l’unica mano libera, riuscì ad afferrarla – Tienile – sorrise e provò ad aprire ancora alla porta. Poco dopo iniziò a bussare, avvisando Bex del problema, sentì i passi e la voce dall’altro lato, tranquillizzarle, avrebbe chiamato il falegname nell’immediato.

 

Mi dispiace, dovevo stare più attenta – si giustificò Lana guardandola scendere e poggiarsi ad un tavolino poco distante. A sua volta poggiò le bottiglie e si sedette all’ultimo scalino della rampa.

 

Dovresti smetterla? – disse Jen, senza rispondere alle scuse dell’altra.

 

Prego? – disse l’altra guardandola stranita, che diavolo le prendeva.

 

Lascia stare! – incrociò le braccia muscolose, che si tesero e abbassò lo sguardo.

 

Anche tu dovresti smetterla – riprese Lana, aspettando che l’altra sollevasse il viso su di lei.

 

Come scusa?

 

Sai benissimo di cosa parlo, questa non sei tu Jenny, non sei più la stessa e sono preoccupata per te! – la castana trasalì a sentire quel nomignolo che aveva sempre e solo usato lei per chiamarla. La fissò negli occhi e sospirò, che motivo aveva, non doveva.

 

Non serve che tu ti preoccupi per me! – rispose agitandosi sul posto.

 

È un tantino difficile e conosci anche il perché – ammise torturandosi le dita.

Pensavo ti fosse passata! – abbandonò le braccia sui lati dei fianchi.

 

Pensavi male – si mise in piedi – Non è qualcosa che passa dall’oggi al domani! – ammise incrociando le braccia sotto il seno, che Jen non mancò di osservare, la scollatura del vestito, mostrava parte del tessuto di pizzo del reggiseno nero.

 

È passato del tempo, credevo…

 

Credevi male Jennifer! Adesso però sono stanca, non posso aspettare in eterno – ammise angosciata.

 

Cosa stai aspettando? – chiese, anche se conosceva la risposta.

 

Sto aspettando te, ma sembra che per noi, non ci sia storia, quindi me ne farò una ragione – rispose abbassando lo sguardo. Avrebbe già dovuto farlo da tempo, da quando la donna aveva iniziato a mostrare interesse per il suo attuale ragazzo, ma non ci era riuscita.

 

Non sei quella che lotta? – chiese.

 

È una lotta solitaria, non posso pretendere di ottenere qualcosa. Credo che il sentimento sia a senso unico, da un po’! – chiarì.

 

Credi male… - Lana sollevò lo sguardo su quello della donna e rimase immobile – Mi sono innamorata di te, forse prima che tu ti accorgessi di me – ammise.

 

Non mi sei mai stata indifferente Jen – ammise a sua volta.

 

Sei stata sposata quattro anni e sono certa, che non mi guardassi, se non come collega o come Emma – chiarì.

 

Cosa ne sai tu di come ti guardavo io? – disse scrutandola – Che ne sai?

 

So che abbiamo perso tempo, che vorrei recuperare, ma non si può! – la guardò.

 

Perché adesso sei tu quella impegnata – sorrise – Lo so!

 

Sai quello che vogliamo far credere – la guardò – È tutto programmato, ma io sono una donna libera!

 

Stai dicendo che ti vuoi buttare in un'altra relazione adesso stesso? – chiese.

 

Sto dicendo che adesso sarò solo me stessa, tornerò la Jennifer…

 

Della quale mi sono innamorata? – la mora era davvero speranzosa. Voleva fare la dura, ma dannazione, Jennifer le mandava il cervello in brodo di giuggiole e il cuore impazziva nel suo petto.

 

Non so se sarò la stessa, ma ci proverò – disse staccandosi dal tavolo e le andò incontro, prendendole le mani. Entrambi i loro cuori fecero una capriola, e sussultarono guardandosi negli occhi.

 

Voglio che tu sia solo te stessa, sempre! – disse poggiando la fronte sulla sua – Io non cambio niente di te! – disse lasciando le sue mani e portandole sul suo viso – Sei così bella e dolce! Mi sei mancata – sorrise. Jen fissò i suoi occhi verdi opachi in quelli nocciola dell’altra, portò le sue mani ad accarezzarle le spalle.

 

Anche tu – sorrise avvicinando piano le labbra alle sue, titubante se fosse o meno giusto baciarla.

 

Puoi baciarmi, se lo desideri – sorrise accarezzandole il mento con le dita.

 

Lo desidero tanto, ma non so se riuscirò a fermarmi, e siamo bloccate in una cantina…

 

Trascorrerà meglio il tempo – sorrise ormai a filo sulle sue labbra e Jennifer non si trattenne più e infranse le sue su quelle di Lana. Le sue dita finirono dietro la nuca e poi presero a slegarle la coda, sorrisero tra le labbra, perché la mora fece lo stesso con l’altra. La castana la girò nell’abbraccio e la spinse verso quel tavolo, sollevò il suo vestito e presala per le cosce la sedette sulla superficie, la mora sussultò al contatto del fresco.

 

Sei sicura? – chiese Jen in preda alla passione, ma non voleva accelerare le cose se la mora non voleva.

 

Lo sono – le accarezzò il viso, scostandole i capelli dalle guance e riprese a baciarla con passione, giocherellando a più riprese con la punta della sua lingua, fino a invaderle la bocca. Mugugnarono nel bacio e si strinsero più forte, sentendo l’eccitazione salire, quando Jen fece scontrare il suo bacino a quello di Lana – Jen – ansimarono assieme.

 

Il pavimento sarà fresco? – sorrise baciandole il collo, mentre le dita di Lana vagavano nella chioma castana dell’altra.

 

C’è un divanetto più infondo – ridacchiò quando l’altra la prese tra le braccia e lei agganciò le gambe intorno alla sua vita – Ti sei pompata per questo motivo? – scherzò accarezzandole le braccia.

 

Ovvio - tentò di non farla sbattere da nessuna parte e poi finirono sdraiate sul divano – Quanto sei bella! – le accarezzò il viso appena arrossato.

 

Smettila, che arrossisco – disse passandosi una mano tra i capelli.

 

Mi piace quando lo fai – si chinò a baciarle il collo e le sfilò il vestito – Sapevo che era bellissimo – massaggiò il tessuto del reggiseno e di conseguenza i suoi capezzoli – Eccitata?

 

Non sai quanto adesso – disse prendendo una sua mano e portandosela tra le cosce – Tutto per te – la punzecchiò leccandosi le labbra, e Jen dovette chiudere gli occhi e mordersi un labbro quasi a sangue a quella sensazione – Guardami, ehi? – le accarezzò il viso – Non pensarci più, siamo qui adesso!

 

Il sorriso che la castana le rivolse fu il più bello che vide, dopo tanto tempo. Abbassò la cerniera posteriore della canotta, poi sganciò il reggiseno suo e di Jen, premendo i loro seni assieme. La castana scalzò via il pantalone e si gettò nuovamente su di lei, e iniziarono a provocarsi piacere a vicenda, con le dita che approfondivano il contatto in profondità, lasciandole gemere e ansimare. Ora come ora non importava loro se le sentissero, avevano bisogno di quel momento solo loro, e ringraziarono che si fosse bloccata la porta, mai avrebbero saputo che era stato tutto organizzato, forse.

 

Stiamo per tirarvi fuori – disse Josh mentre con il falegname scardinavano la porta, ma dall’interno non ebbero risposta.

 

Entro, io! – diciamo che Rebecca era timorosa, non sapeva quale scenario le si sarebbe parato davanti, se macabro, nel caso si fossero ammazzate, se imbarazzante, trovandole in atteggiamenti intimi. Ed infatti fu quello che vide, Lana era cavalcioni su Jen, vedeva la sua testa muoversi sul seno della mora, che le stringeva i capelli tra le dita – Lana? – la chiamò piano e le due trasalirono, rimanendo strette, Jen che tentava di coprire la donna.

 

Oddio, Bex! – disse passandosi una mano tra i capelli.

 

Fate con calma – disse voltandosi e risalendo le scale dove erano gli altri, iniziò ad esultare – Finalmente! – esclamò facendo scattare tutti, che scoppiarono a ridere.

 

Tutto organizzato? – disse Jen sollevando la testa dal suo petto e guardandola.

 

Questo non potevano programmarlo – disse chinandosi a baciarla lasciando che le mani di Jen ancora scorressero sul suo corpo nudo – Adesso dobbiamo rivestirci, ci sono minori in casa – ancora un altro bacio e Jen accarezzò la sua schiena – Possiamo continuare da me, più tardi!

 

Mi stai invitando per un qualcosa di romantico? – chiese sfiorandole il sedere.

 

Sì, ti dispiace? – la guardò.

 

Per quanto l’improvvisazione sia eccitante, il romanticismo, con te è d’obbligo – sorrise accarezzandole il viso.

 

Uh, grazie – sorrise baciandola ancora e poi presero a vestirsi, sorridendosi come se avessero fatto la cosa più normale del mondo: l’amore su un divanetto in una cantina di vini – Cosa devo smettere di fare? – le chiese mentre si infilava il vestito.

 

Smettere di essere così sexy con il seno in mostra – ammise.

 

Sei per caso gelosa? – chiese sistemandosi nuovamente i capelli.

 

Sì, abbastanza, ti da fastidio? – chiese.

 

Se nei limiti no, anzi, significa che ci tieni a me! – sorrise.

 

Certo che ci tengo a te, soprattutto all’opera d’arte – sogghigno – Non sapevo quale guardare – sapeva che la mora avrebbe capito, che aveva visto quella foto che riprendeva il ponte a Firenze, a sfondo del suo collo e del suo davanzale.

 

Che occhio – ridacchiò e l’attirò per un altro lunghissimo bacio, perdendosi a sentire il sapore nella sua bocca.

 

Spero che questa nuova Morrilla vi piaccia! E nulla è venuta fuori così per un scoccare di dita, è l'ho buttata giù! Alla prossima xoxo

 

  
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