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Autore: marea_lunare    30/07/2020    2 recensioni
Paura, preoccupazione, ansia e agitazione.
Dolore, paura, rabbia.
Odio, incomprensione e confusione.
Tutto sembra iniziare a ruotare attorno a te, in una giostra fatta di incoscienza.
Il primo singhiozzo ti sfugge dalle labbra senza che tu possa impedirglielo, non riconoscendo quel suono mai sentito prima d’ora.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senti qualcosa scorrerti silenziosamente sulla guancia.

Un ospite indesiderato che non ti saresti mai aspettato di incontrare.

Seduto a terra, con la testa china e la fronte sulle ginocchia, vedi una piccola goccia cadere sul pavimento, creando un minuscolo cerchio scuro sulle assi di legno.

La scia che ti ha lasciato sulla pelle brucia come fuoco, mentre porti piano la mano sotto l’occhio, saggiando con i polpastrelli quella sostanza acquosa.

Un altro ospite indesiderato ti scivola dall’occhio sinistro, raggiungendo le labbra.

Immediatamente percepisci quel maledetto sapore salato sulla lingua.

Lentamente alzi la testa, cercando di capire se tu sia impazzito o meno.

Inizi a guardarti attorno come fossi in un luogo a te sconosciuto, non realizzando che è proprio dentro di te che ti sei perso.

Da solo, in quell’appartamento polveroso e silenzioso, senza risate, senza sorrisi, senza più nulla.

Ma tu hai mai posseduto qualcosa che fosse tutto e solamente tuo?

Perché queste lacrime ora?

Perché?

Le senti scivolare una dopo l’altra.

Cerchi di fermarle, ma sembrano inarrestabili.

Ti sfreghi gli occhi con i palmi delle mani cercando di porre loro un freno, ma ogni tentativo è vano.

Continuano a riprodursi, a scorrerti addosso contro la tua volontà, mentre il tuo respiro inizia ad appesantirsi per la frustrazione.

Senti un fuoco montarti dentro.

Un fuoco di rabbia, frustrazione ed ira contro te stesso.

Rimani fermo, immobile al tuo posto a farti corrodere da questo miscuglio di maledetti sentimenti, emozioni senza alcun contesto o fine che ti fanno tremare le mani.

Non puoi agire direttamente contro di loro, puoi solo ascoltare il tuo respiro accorciarsi mano a mano, facendo crescere quel peso sul petto che ti opprime.

Paura, preoccupazione, ansia e agitazione.

Dolore, paura, rabbia.

Odio, incomprensione e confusione.

Tutto sembra iniziare a ruotare attorno a te, in una giostra fatta di incoscienza.

Il primo singhiozzo ti sfugge dalle labbra senza che tu possa impedirglielo, non riconoscendo quel suono mai sentito prima d’ora.

Vorresti alzarti, prendere la prima cosa che ti capita a tiro e sbatterla contro il muro con forza.

Dov’è quella maledetta pistola?

Senti il bisogno impellente di sparare altri 4 colpi al muro, su quella maledetta faccina gialla sorridente.

Provi ad alzarti, ma barcolli come un ubriaco.

Ti appoggi al tavolo col respiro pesante, bloccato nella tua stessa impossibilità di agire.

Ti imponi l’autocontrollo, respiri a fondo per cercare di regolarizzare il battito cardiaco, ma nulla sembra riuscire a calmarti più.

Una sigaretta.

Ti serve una sigaretta.

Dio quanto vorresti una sigaretta.

Appoggi le mani sulle tempie, la vista offuscata da quelle lacrime che continuano ad apparire dal nulla.

Probabilmente neanche sapevi di avere tutta quell’acqua in corpo prima di oggi.

Ti premi i polpastrelli sui lati del cranio, come se cercassi di fermare quel flusso di pensieri sfuggito al tuo controllo.

Quello stesso flusso sceso dalla testa fino al cuore.

I battiti non hanno più un ritmo, vanno semplicemente per conto loro.

Lento, veloce, lento, veloce.

Le mani iniziano a tremare, la testa gira, le gambe non ti reggono più.

Incespichi sui tuoi stessi piedi e crolli a terra, di nuovo, sbattendo un fianco contro le dure assi di legno.

I capelli ti scendono davanti agli occhi, occludendoti ulteriormente la vista.

Fa tutto così male.

Perché fa così male?

Cos’è successo?

Poggi le mani sul petto, sperando di poter calmare quel battito impazzito con il solo calore delle tue mani.

Ma non sono calde, bensì fredde come quelle di un cadavere.

Non emanano alcun calore. Fredde come il ghiaccio.

Il dolore continua a crescere, a fare ancor più male, mentre un singhiozzo dopo l’altro non riesci più neanche a formulare pensieri di senso compiuto.

Ti senti solo.

Non pensavi neanche di avere bisogno di compagnia.

Eppure c’è un vuoto che ti ruota attorno.

Vedi migliaia di spine che ti circondano, pronte a ferirti non appena oserai muoverti.

Dolore.

Dolore ovunque.

Tenti di rifugiarti nel tuo palazzo mentale, ma tutto ti crolla addosso.

Ti ritrovi sommerso dai tuoi stessi ricordi e da quelle emozioni che tu stesso avevi sempre cercato di sminuire.

Le spine iniziano a graffiarti la pelle non appena tenti di girarti, la guancia premuta a terra come se qualcuno ti stesse schiacciando la testa.

Provi a parlare, ma le tue corde vocali non emettono alcun suono.

Tutto sembra così strano, così diverso, così… spaventoso.

Un’ombra nera si aggira attorno a te, tormentandoti come un mostro senza volto che tende gli artigli verso te.

Vorresti gridare e sfuggirgli, ma sbatti contro il divano.

Sei fermo, bloccato.

Già vedi quell’orrore protendersi verso di te, un gorgoglio terrificante che l’accompagna passo dopo passo mentre è sempre più vicino al tuo viso.

Così vicino.

Sempre più vicino.

Apri la bocca per gridare, vorresti sentire i tuoi polmoni aprirsi in un grido disperato, ma nessuna parte del corpo sembra voler collaborare.

Le lacrime continuano a scorrere su di te, bagnandoti anche la camicia.

La creatura non accenna a volersi fermare, gorgogliando come se stesse ridendo.

Cerchi di arretrare, stringendoti il petto con una mano, mentre con l’altra tenti di spingerti indietro.

Puoi solo chiudere gli occhi.

E aspettare.

Istintivamente volti il viso, come volessi ritardare la tua fine.

Rumori assordanti ti irrompono nella mente, i timpani scoppiano.

Dei passi attutiti in lontananza.

“Lascialo stare!” senti una vocina gridare.

Tutto si ferma all’improvviso.

Spalanchi gli occhi e volti la testa di scatto, ritrovandoti davanti Rosie che punta una matita colorata contro il mostro.

Lui si gira lentamente verso di lei, osservandola in tutto il suo metro e dieci.

Quella meravigliosa bimba bionda con gli occhi azzurri che lo sta minacciando con un pastello giallo.

“Ti ho detto di lasciar stare zio Sherlock!” grida lei ancora una volta, mentre passi più pesanti sopraggiungono di corsa alle sue spalle.

“Rosie, che succede?” domanda John preoccupato, scorgendoti sdraiato a terra con una mano sul petto.

“Sherlock, stai male?” chiede dirigendosi nella tua direzione, ma Rosie gli dice di fermarsi.

Si avvicina piano a te, parandotisi davanti.

“Lascia stare zio Sherlock! Non ti permetterò di fargli ancora male!” dice, agitando in aria il suo pastello “Gli fai fare sempre brutti sogni! Sei cattivo!”

Quelle parole così innocenti, gridate con un coraggio che mai avresti creduto possibile.

John assiste incredulo alla scena, guardando sbigottito la figlia parlare al nulla.

“Rosie, con chi stai parlando?” le chiede.

“Col mostro che dà sempre fastidio a zio Sherlock”

“Cosa?”

Ma Rosie non gli risponde.

La creatura non sembra intimorita dalla bambina, ma quando lei inizia ad avvicinarglisi minacciosamente, allora quella inizia ad arretrare.

La senti scricchiolare, ma non riesci a capire se siano le assi del pavimento.

“Mi hai capito?” dice Rosie, alzando la voce.

Il mostro continua ad arretrare, fermandosi proprio di fronte al camino acceso.

“VATTENE VIA!” grida lei.

La creatura inizia a gemere, a guaire come un cane, finché non esplode in una nuvola di fumo.

Né tu né John osate aprire bocca, fin quando la bimba si gira verso di te con i pugnetti sui fianchi e tutta soddisfatta ti dice: “Visto zio Sherlock? Adesso quel brutto mostro non c’è più. Potrai finalmente dormire!”

Mormori il suo nome a fior di labbra, sentendo di nuovo le lacrime scivolarti lungo le guance.

Stavolta però non sono amare come prima, tutt’altro.

Lei si accuccia accanto a te e appoggia le manine sopra le tue dita affusolate, scaldandole.

“Ti ha fatto male qui zio?” ti domanda preoccupata.

Non riesci neanche a rispondere che lei appoggia immediatamente a terra il pastello, iniziando a frugarsi nelle tasche.

John fa qualche passo verso di te e ti si siede accanto, chiedendo se sia tutto apposto, ma a malapena riesci a sentirlo.

La bambina continua a frugarsi nelle tasche finché non ne tira fuori un cerotto rosso, pieno di pesciolini colorati.

Lo apre con cura e ti sposta gentilmente la mano, attaccandolo con cautela sulla tua camicia, proprio sopra al cuore.

Ti riprende la mano e te l’appoggia sopra il cerotto, dandoti un piccolo bacio sulle dita.

“Ecco qua” dice sorridente “Un bacino sulla bua e non ti farà più male”

John si scioglie in un sorriso pieno di dolcezza rivolto alla figlia, mentre tu la fissi immobile, sentendo ancora l’umido delle lacrime sulle guance.

Lei chiude una manina a pugno, sfregandotela delicatamente sotto gli occhi per asciugartele.

“Non c’è più il mostro zio Sherlock, non devi piangere” mormora.

Vorresti dirle tante cose.

Vorresti alzarti e dire che stai bene, dirle che non c’era nessun mostro.

Ma sai che non è così, tutt’altro.

Quando hai visto quel mostro di fronte a lei avresti voluto urlare, perché avevi paura che potesse fare a lei lo stesso male che aveva fatto a te.

Vorresti ringraziarla, vorresti dirle che è stata molto brava e coraggiosa, che John dovrebbe essere fiero della sua bambina.

Nonostante tutto quello che vorresti dirle e tutto quello che vorresti fare, l’unica cosa che ti riesce d’istinto è afferrarla e stringerla a te.

Ti raddrizzi e appoggi meglio la schiena al divano mentre stringi sul tuo petto quel corpicino così esile, nascondendo il viso tra i suoi capelli.

Senti la mano di John accarezzarti piano il braccio, Rosie che si scosta leggermente per avvolgerti le braccia attorno al collo e appoggiare la guancia contro la tua.

Rimanete così per qualche minuto, fin quando la bambina non si stacca dall’abbraccio e ti guarda.

“Hai ancora paura, zio Sherlock? Vuoi che controlliamo sotto il tuo letto?”

Tu ti lasci sfuggire una leggera risata, nonostante gli occhi arrossati e il naso tappato.

“Non ce n’è bisogno, Rosie. Non ho più paura”























Note dell'autrice: Ciao a tutti! Come state? Ricompaio completamente a caso perché oggi, spulciando nella mia cartella di fanfiction, ho ritrovato questa che ho scritto l'8 luglio e di cui mi ero completamente dimenticata lmao.Vi auguro buona lettura e, come sempre, sono sempre aperta a recensioni e/o critiche! Grazie e a presto <3 
 

   
 
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