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Autore: about_mydreams    01/08/2020    2 recensioni
-Epilogo alternativo
2 Maggio 1998. Harry Potter é stato gravemente ferito dal Signore Oscuro e costretto, dunque, alla ritirata insieme all'Ordine della Fenice. L'ultima speranza di luce pare essersi spenta. Ormai il mondo magico è governato dall'oscurità, Lord Voldemort e i suoi seguaci si sono impossessati dei vertici del potere e non hanno scrupoli a perseguitare gli "impuri".
Hermione Granger non è riuscita a fuggire con i suoi amici ed ora scappa per restare in vita. Le sue condizioni cambiano quando incontra Draco Malfoy che, dopo averla sottratta da un avvenimento poco piacevole, deciderà di portarla al Manor con sé.
L'eroina del mondo magico si ritrova nella tana del nemico da sola.
(Storia presente anche su Wattpad)
Terza classificata al contest "The Girls 2019" su Wattpad.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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«Not to be good enough.»

Lo guardai per quelli che mi sembrarono lunghissimi secondi, scossa per la sua proposta così innocente e naturale. Tuttavia, in quel frangente, non c'era niente di normale; non avremmo potuto permetterci di essere ciò che avremmo davvero voluto. In gioco c'era la sua reputazione; sentivo gli occhi di molti su di noi, curiosi e sgomenti per il sorriso e le attenzioni che Draco mi stava riservando. Non avrebbe dovuto arrivare alla festa insieme ad una donna che non fosse stata la sua futura sposa, non avrebbe dovuto mancare di rispetto ai suoi genitori e alla sua carica di pozionista nella società di Mangiamorte. Doveva restare tutto com'era se avremmo voluto che le cose funzionassero al di fuori di quelle tetre e fredde mura. Fui io a rinsavire, dunque. Uno dei due avrebbe dovuto distruggere quel momento complice, non avremmo avuto altra scelta.

«Non essere ridicolo, Draco.» gli sussurrai preoccupata, scuotendo piano il capo; avrei voluto essere meno incerta, ma i suoi occhi avevano uno strano effetto su di me. «I tuoi genitori, Astoria e i futuri suoceri la vedranno come una specie ... di oltraggio, o qualcosa del genere. Non puoi stare qui con me.»

«Ho smesso di far decidere gli altri per me, Granger.» ribatté serio, anche leggermente infastidito, avvicinandosi ancora un po' - sembrava mi stesse confidando un segreto.

«Lasciami andare.» chiesi gentile, cercando di divincolarmi dalla sua mano ferma intorno al mio braccio. «Per favore.»

Rimase a guardarmi senza dire una parola, ma gli si leggeva in viso quanto fosse stato riluttante a darmi ascolto. Così restò lì immobile, a respirare profondamente e sondarmi l'anima con i suoi occhi azzurri - occhi che, al solo pensiero, mi scuotono ancora. Aveva un modo tutto suo di fissarmi, e se all'inizio vi leggevo solo diffidenza e indifferenza con il passare del tempo riuscii a percepirne il calore e l'intensità; c'era sempre una tacita richiesta di affetto e una paura ben nascosta che facevano brillano le iridi ghiaccio di Draco. Mi piacevano, e molto, ma erano anche la mia debolezza.

«Draco.» una voce carezzevole interruppe il contatto visivo tra noi due - in fondo, seppur una parte di me ne era rattristata, fu la cosa migliore che potesse accadere; prima o poi avrei ceduto.

Ci voltammo verso quella voce femminile che non era estranea, ritrovando una sorridente Astoria guardare il suo futuro sposo con orgoglio e ammirazione. Potrei quasi dire con certezza che quella tranquillità così ben visibile sul volto tondo e roseo della giovane donna fosse soltanto apparenza. Il discorso fattomi prima era un chiaro segnale di quanto fosse scocciata dalla mia presenza e dalla premura mostrata nei miei confronti dall'uomo che amava. Non avrei potuto biasimarla, anch'io al suo posto avrei cercato di allontanare qualsiasi tipo di minaccia potesse anche solo toccare la persona amata.

«Mi fai ballare?» chiese gentile, porgendo con grazia una mano nella sua direzione - continuò a far finta che io nemmeno esistessi.

«In verità-»

«E' un'ottima idea.» intervenni sorridente, interrompendo qualsiasi scusa Draco cercasse di rifilare. «La signorina Greengrass ha la priorità, amico mio. Dopotutto, è la tua sposa.» rivolsi lo sguardo al ragazzo che non aveva intenzione di lasciarmi andare il braccio.

Trascorse qualche secondo, guardandomi dritto negli occhi senza accennare una parola, con serietà e determinazione, prima che una voce maschile a me estranea interrompesse il momento così da toglierci da un possibile imbarazzo.

«Penso io alla tua ospite, Draco.» tutti e tre voltammo la nostra attenzione sul ragazzo dalla pelle ebano appena arrivato. Lo riconobbi subito: era composto come sempre, silenzioso e con modi gentili - l'esatto opposto di come il suo amico appariva ai tempi della scuola. Avvolto in un completo di alta sartoria color nero, Zabini sorrideva cordiale mostrando tutta la sicurezza che lo ha sempre contraddistinto; il suo tento mi fu chiaro da subito e, sperai, tuttavia, che non fosse poi così palese alla giovane ragazza speranzosa di essere al centro delle attenzioni del suo amato. «Balla insieme alla tua fidanzata, tranquillo. E' tutta la sera che dici di voler restare da solo con lei ed io ti tolgo l'incombenza della giovane Blanchard. Senza offesa.»

«Nessuna offesa.» risposi senza perdere il sorriso, mantenendo le apparenze. «Trovo il vostro immolarsi per la causa davvero nobile.» continuai divertita, facendo un passo verso Zabini - non c'era più nessuna resistenza che mi tenesse accanto al padrone di casa.

Non so se Astoria capì la nostra intenzione di sviare qualsiasi idea si fossero fatti tutti (lei compresa) riguardo il rapporto tra Draco e me, ma è certo che la giovane sorrise di fronte alle parole del nuovo arrivato e guardava il suo promesso con gioia e aspettativa. Quest'ultimo, messo alle strette e presa ormai consapevolezza di quanto fosse sembrata davvero inadeguata la sua distanza con la giovane Greengrass, le sorrise appena e le prese quella stessa mano che, poco prima, gli aveva offerto.

«Dovrai aspettare, Patricia. La mia fidanzata, come hai detto, ha la priorità.»

Detto ciò - con un tono che aveva l'aria di essere quasi sarcastico, e infastidito- condusse Astoria al centro del grande salone, accompagnati da una lenta musica di sottofondo. Non ho mai saputo ciò che si dissero durante quel ballo, ma a guardarli dall'esterno erano davvero bene assortiti, insieme. Tuttavia, il giovane sposo prescelto non appariva entusiasta come avrebbe dovuto essere. Avevo l'impressione che la tollerasse appena, eppure lei era così innamorata di lui che i suoi occhi azzurri brillavano ogni qualvolta incontravano quelli del suo amato; Astoria avrebbe fatto qualsiasi cosa per Draco.

E mentre li guardavo in disparte, un po' turbata nel vederli così vicini, la voce carezzevole di Zabini mi distrasse da inopportuni pensieri: «Finalmente ho l'onore di conoscere qualcuno appartenente alla famiglia Blanchard.»

«Il piacere è mio, signore.» dissi abbassando un po' il capo, come ossequio. «Peccato io non abbia l'onore di conoscere il vostro nome.»

«Blaise Zabini, signorina.» si avvicinò lento, prese delicatamente la mia mano e vi poggiò un leggero bacio sul dorso - un contatto che nemmeno sentii. «Cosa ci fa una donna del vostro lignaggio qui, alla villa di uno dei seguaci dell'Oscuro Signore.»

«Sono un'amica di Draco e sono a Londra per conto di mio zio.» risposi sorridente, memore di ciò che il rampollo Malfoy aveva detto a sua madre.

«Uomo eccentrico.» commentò, alzando il mento e infilando le mani nelle tasche; mi guardò in un modo che, ad essere onesta, non mi piacque per niente e il suo continuo accenno di sorriso peggiorava le cose.

«Dipende dai punti di vista.» ribattei diplomatica, mantenendo le apparenze - come una brava Malfoy.

Restammo in silenzio per lunghissimi attimi mentre la musica cambiava, diventava sempre più dolce e sembrava essermi familiare - una specie di reminescenza dal mio mondo di appartenenza. Guardai istintiva Draco volteggiare insieme alla sua fidanzata e qualcosa, dentro, mi si spezzò: era quello il suo posto, tra le braccia di una donna che gli somigliava molto più di quanto mi piacesse ammettere; per quanto lui combattesse per uscire dal buio in cui era stato avvolto, saremmo sempre stati troppo diversi, come il sole e la luna. Una parte di me si era illusa che forse, un giorno lontano, avremmo potuto essere qualcosa di differente che due alleati perché ammisi, forse per la prima volta, di essere attratta da quel ragazzo che un tempo mi aveva deriso.

«In questo mondo avere desideri è pericoloso, non trovate?» Blaise interruppe, ancora, i miei pensieri, attirando l'attenzione verso di lui: il volto sereno e concentrato, il tono quasi casuale - come se quelle parole non fossero state pronunciate di proposito.

Non sapevo quanto conoscesse quel ragazzo e se sapesse la verità su Draco, ma dal modo in cui si rivolse capii che quell'intesa tra il suo amico e me non era passata inosservata. Ero ben consapevole quanto una sola frase avesse potuto significare, dunque dovevo pensare a cosa ribattere e in fretta. Così decisi di sorridergli, anche se aveva gli occhi ben fissi sulle coppie danzanti, e di dissimulare quell'angoscia che sentivo crescere nel petto.

«I desideri sono per i sognatori, o per gli illusi, e di questi tempi nessuno può permettersi di esserlo.»

«Siamo d'accordo, a quanto pare.» mi sorrise, voltandosi verso di me.

«A quanto pare.» ricambiai la gentilezza.

C'era qualcosa negli occhi di Zabini che, ammetto, un po' mi inquietò: vi era una strana scintilla di vittoria e divertimento che mi fece quasi rabbrividire. Per un attimo ebbi la sensazione di essere stata scoperta - era come se lui vedesse oltre la maschera che avevo indosso. Ne fui terrorizzata, perché per quanto fossi consapevole che Draco, di certo, non stesse agendo da solo per aiutare l'Ordine non sapevo di chi potessi fidarmi. Dunque sorrisi al ragazzo, mantenendo le apparenze senza mai vacillare - ormai ero diventata davvero brava.

A portarmi via da quei pensieri, fu un leggero dolore allo stomaco. Più che altro ricordo fosse un leggero pizzico. Ero consapevole che l'effetto della pozione stesse svanendo lentamente e che avrei dovuto scappare il prima possibile da quel salone. In maniera quasi spontanea, guardai dritto davanti a me, in direzione di quel ragazzo che, ormai, mi era più caro di quanto mi piacesse ammettere. E in un attimo, mi ritrovai ad annegare nei suoi occhi azzurri. Mi stava guardando, Draco Malfoy, eppure la ragione per cui lo stesse facendo non mi era nota, anche se una parte di me, quella illusa, sperasse che la vicinanza con Zabini lo infastidisse almeno quanto irritasse me la sua con Astoria. Non potevo far nulla per fermare i battiti veloci del cuore, né tanto meno avrei potuto allontanare quella gelosia che, pian piano, mi invase il petto e lo stomaco. Era del tutto irrazionale - non era da me-, ma sapevo che in quella situazione la logica non avrebbe potuto aiutarmi: sebbene sapessi che quei sentimenti per lui fossero inappropriati, nulla mi avrebbe impedito di provare quella forte attrazione; era questione di chimica, dopotutto.

Ancora una volta, i dolori che preannunciavano la fine dell'effetto della Polisucco si ripresentarono, questa volta un po' più intensi tanto da dissipare l'espressione serena a favore di una sofferente. Ingoiai un fiotto di saliva e respirai più profondamente, cercando allo stesso tempo di non allarmare il ragazzo ancora di fianco a me. Dovevo correre via, con o senza Draco.

«Vogliate scusarmi, signor Zabini.» mi rivolsi al giovane, provando a mascherare un dolore sempre più fastidioso. «Si è fatto tardi e devo tornare a casa.»

«Vi accompagno, se lo desiderate.» si offrì subito, con tono gentile, però c'era qualcosa che poco mi convinceva nella sua voce, come una velata ironia.

«Non vi scomodate per me, posso benissimo tornare a casa da sola.» risposi sorridendo, lievemente sollevata dalle fitte temporaneamente scomparse.

«Non aspettate Draco?»

«E' in ottima compagnia, perché disturbarlo?» risi appena - più nervosa di quanto volessi. «Spero di rivedervi.»

«Lo spero anch'io, signorina Blanchard.»

Il mio vecchio compagno di scuola mi sorrise cordiale e forse, per la prima volta in quella sera, fu davvero sincero. Senza essere trattenuta ulteriormente, mi avviai verso l'uscita del salone, non prima di aver lanciato un'ultima occhiata a Malfoy e alla sua futura sposa. Mi concessi solo pochi secondi, eppure quello sguardo quasi preoccupato mi rimase ben in mente anche quando, ormai, avevo raggiunto il corridoio principale. Mi guardai intorno sperando di non essere seguita, ma il fastidio allo stomaco e il formicolio alla pelle rendevano la mia concentrazione meno ferrata del solito; la mia camera sembrava essere un dolce e lontano miraggio. Arrestai il lento cammino a pochi passi dallo svoltare verso l'andito che mi avrebbe condotto alle scale dell'ala est, ma ero troppo confusa per poter proseguire anche solo di poco. Poggiai una mano alla parete alla mia destra per riprendere fiato; stavo sudando e i battiti del cuore divennero sempre più veloci, la pelle iniziava a bruciare intensamente. Stavo ritornando ad essere me e dovevo trovare la forza per raggiungere la mia meta; nessuno, nemmeno un elfo, avrebbe dovuto vedermi - c'era già Tabby a mantenere il segreto per il suo padrone. E proprio quando stavo per riprendere il tragitto, sentii una leggera stretta contro le dita e una voce a me familiare esclamare: «Andiamo via di qui». Uno strappo all'altezza dello stomaco mi fece mancare il respiro e d'improvviso non ero più nel buio corridoio, ma nella mia accogliente stanza. Mi avvicinai piano al letto poggiando la schiena su di una colonna del baldacchino per riprendere fiato: la smaterializzazione e il ripristino del mio vero volto mi avevano a dire poco stancato; provavo una nausea intensa.

«Stai bene?» domandò curioso, avvicinandosi un po'.

Sapevo fosse stato Draco a portarmi via da lì; avrei riconosciuto il suo profumo di pino e il suo tocco anche ad occhi chiusi. Quel pensiero mi spaventò, perché per quanto avessi potuto accettare di provare sentimenti nei suoi confronti, riconoscerlo dal nulla e nel buio presupponeva una certa intimità che, inconsapevoli, avevamo costruito nel corso del tempo.

«Sto bene.» risposi affannata, cercando di allontanare quegli strani pensieri. «Dovresti essere con Astoria, Draco. La festa non è finita.» mi tranquillizzai, ormai il dolore allo stomaco stava sparendo; restava solo una brutta sensazione sulla pelle.

«Non m'importa, Granger.» ribatté non curante, attirando il mio sguardo su di sé. «Non volevo restare.»

«E' una questione di dovere, lo sai bene.» continuai stanca, respirando profondamente e facendo qualche passo nella sua direzione: Draco era rimasto in mezzo alla stanza a guardarmi attento.

«Te l'ho già detto:» sussurrò avvicinandosi ancora. «ho smesso di far decidere gli altri per me.»

Non risposi a quell'affermazione, lo guardai e basta. Ero così spossata da non avere forze necessarie per replicare. Mi persi nei suoi occhi di ghiaccio, occhi che rimandavano un calore mai provato prima. Tempo addietro avevo provato sentimenti così forti solamente per Ronald, il mio amico di sempre e il compagno di molte avventure, eppure mi ci erano voluti anni per ammettere di esserne innamorata. Con Draco, invece, è tutto molto diverso; ogni cosa sembrava essere amplificato e nessuna spiegazione razionale riusciva a tranquillizzare il vortice incessanti di dubbi. Eravamo così diversi da essere, allo stesso tempo, perfettamente compatibili: le mie mancanze scomparivano di fronte alle sue certezze, le sue debolezze venivano colmate dalle mie sicurezze. Avevamo diverse cose in comune, come il piacere che ci donava la lettura; ci divertiva litigare tra noi e sfidarci. E dove c'erano silenzi, non c'era disagio. Draco ed io eravamo in sintonia come mai ero stata con nessuno. Nel primo periodo davo la colpa al troppo tempo trascorso insieme e all'influenza che la sua famiglia e l'intera situazione di pericolo avevano su di me. In quel momento, però, così persa nel suo sguardo attento, ammisi a me stessa che, semplicemente, mi piaceva ciò che avevo davanti. Il nuovo Draco Malfoy, l'uomo risoluto e maturo che era diventato, mi attraeva come nessun ragazzo prima. Era scomparso Ron da quando era comparso lui, la mia razionalità era svanita a favore delle emozioni e qualsiasi volontà di voler fuggire da quella casa era stata dimenticata perché Draco e la confusione erano le uniche cose a riempirmi la testa.

Lui sorrise sereno, all'improvviso, facendomi mozzare il fiato e accelerare i battiti; le mani tremavano e le strinsi in un pugno, trattenendo il desiderio di avvicinarmi ancora di più e sentire il suo profumo e il suo calore.

«Cosa c'è?» chiesi con voce appena tremante, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.

«Questo vestito ti sta davvero bene, Hermione

Era forse la prima volta che mi chiamava per nome e la dolcezza con cui lo pronunciò provocò un sentimento di calore nel petto e allo stomaco; il sorriso, poi, che continuò a mantenere mi fece girare la testa. Mi sentivo una stupida adolescente di fronte al suo primo amore, tuttavia, avevo imparato a conoscerlo e c'era sempre un motivo dietro alle sue azioni o le sue parole - perché lui era diventato anche questo: un uomo concreto. Così, incuriosita, mi voltai verso lo specchio alla parete destra della stanza, a poca distanza del letto. E quando guardai il mio riflesso mi accorsi di aver ripreso del tutto il mio vero aspetto; la Smaterializzazione aveva accelerato il processo e, per fortuna, non soffrii troppo quella volta.

Mi guardai attenta, analizzando ogni piccolo dettaglio del mio viso tanto da avvicinarmi moltissimo allo specchio. Mi sfiorai piano le guance notando quanto i tratti del mio viso fossero meno delicati di due anni prima; i capelli non erano arricciati ma solamente un po' crespi, seppure bene acconciati in una mezza coda; il vestito giallo si sposava bene con la pelle olivastra e, il corpetto stretto, mostrava le forme delicate finendo poi in una morbida e lunga gonna. Se a Patricia Blanchard quello stesso abito stava d'incanto a Hermione Granger donava particolarmente. Non sono mai stata una donna vanitosa, eppure quella volta mi sentii meravigliosa. Non mi riconobbi. Quella ragazza non ero io.

Chiusi gli occhi portando le mani allo stomaco, provando allo stesso tempo a calmare il respiro. La ragazza riflessa nello specchio non era quella di due anni prima. Avevo visto nei miei occhi una luce che, forse, solo i primi anni di scuola riluceva; c'era una tranquillità che non mi era mai appartenuta davvero e sapevo che quella sensazione era dovuta alla presenza di Draco nella stanza; non c'era più quella stessa Hermione appassionata che rischiava la vita. Vedevo solo qualcuno che si era arreso al corso degli eventi, stanca di combattere per sopravvivere preferendo lasciarsi prendere per mano da qualcuno che fare da sé. Mi chiesi cosa avrebbero detto i miei amici vedendomi agghindata in quel modo, se avessero saputo quanto fossi ormai spenta di quella passione battagliera che mi aveva sempre caratterizzata e che mi aveva fatto sopravvivere fino a quel momento; mi chiesi cosa avrebbero detto se avessero saputo quanto Draco fosse diventato importante. Mi chiesi chi fossi diventata e dove si fosse nascosta la vera me. Lacrime calde e piene di dolore solcarono il viso arrivando alle labbra e al mento. Respirai profondamente perché non potevo fare altro. Ero impotente, non avevo più la magia e venivo punita per ciò che ero; ero stata esautorata di ogni potere e autorità diventato l'ombra di quella che ero un tempo.

Dita calde avvolsero improvvisamente le mie ancora poggiate sullo stomaco, un leggero respiro solleticò l'orecchio destro e il profumo di pino rischiarò un po' di quella oscurità in cui ero appena caduta. Draco mi stava abbracciando, seppure impercettibilmente, ed io non ebbi il coraggio di aprire gli occhi e guardarlo.

«Ho sentito il rumore dei tuoi pensieri da lontano, Granger.» sussurrò appena, intrecciando delicatamente le sue dita alle mie. «Smettila di colpevolizzarti.»

Risi tra le lacrime, in risposta a quella affermazione. Mi lasciai andare contro il suo petto, scuotendo appena il capo. Nessuno avrebbe potuto indovinare i miei pensieri, ma lui trovava sempre un modo per sorprendermi.

«Non dovresti usare la Legilimanzia su di me, Draco.» lo rimproverai bonariamente, non avendo la forza per litigare davvero - d'altra parte, così vicini, non avrei potuto arrabbiarmi.

«Mi conosci bene, ormai. Ottengo sempre quello che voglio.» ribatté in un sussurro soddisfatto, mentre un sorriso beffardo compariva sulle labbra sottili.

Aprii gli occhi per vedere la sua espressione e mi piaceva vederlo accanto a me in quel modo, così intimi, così complici, come se non ci fosse stata nessun tipo di diversità a separarci prima. Rabbrividii nel sentire il suo respiro sul collo e l'abbraccio ancora più forte, ma quando lasciò un leggero bacio sulla spalla destra chiusi nuovamente gli occhi per godere della morbidezza delle sue labbra e lì capii che, ormai, non potevo più nulla contro ciò che provavo per lui.

«Sei un subdolo, Malfoy.» mormorai sorridendo, completamente in balia di Draco.

«E' un gran complimento, Granger.» ridacchiò divertito.

Con un gesto lento, mi fece voltare tra le sue braccia così da potermi perdere ancora nei suoi occhi. E se un minuto prima sembrava tranquillo e spensierato, in quel momento mi guardava preoccupato; non avrebbe usato di nuovo la magia per sondare i miei pensieri, lo sapevo bene, eppure cercava di capire cosa mi turbasse. Se io non ero più Hermione Granger, davanti a me non c'era Draco Malfoy. Eravamo occhi negli occhi, le mani ancora strette e il respiro un po' più accelerato; era tutto surreale, ma sentivo fosse giusto così.

«Cambiare è naturale.» sussurrò accennando un sorriso beffardo. «Guarda cosa sono diventato io.» una mano di Draco lasciò andare la mia per poggiarsi su una guancia e cancellare i residui delle lacrime da sotto gli occhi.

«Ho sempre saputo chi sono, non ho mai dubitato.» confessai sospirando profondamente, rilassata; era così bello il suo tocco delicato sulla pelle. «Adesso, però, mi guardo e non mi riconosco. Mi sento impotente e ... sono stanca, Draco.»

«Non dovresti biasimarti per questo.»

«E invece sì!» ribattei con fervore, senza mai allontanarmi dalle sue carezze e dal suo profumo. «Non sono riuscita a raggiungere i miei amici e sono rinchiusa in queste mura senza magia, prosciugata di tutte le forze. Mi restano solamente il mio orgoglio e la mia dignità, ma anche questi cominciano a vacillare.» continuai con ansia crescente e le lacrime che minacciavano di scendere ancora; mi aggrappai a Draco come se fosse l'unica luce in mezzo alle tenebre, stringendo la sua camicia bianca tra le dita. «Dov'è finita la me razionale e coraggiosa? Dov'è la me che non si arrendeva?»

«Di cosa hai paura, esattamente?» chiese gentile, continuando ad accarezzarmi il viso con entrambe le mani - in quel momento Draco mi guardava come se non esistesse altro a parte me e mi fece sentire amata dopo tanto tempo.

«Di non essere all'altezza di ciò che verrà.» confessai in un mormorio, lasciando libera qualche lacrime che, prontamente, asciugò con gesti lenti del pollice.

«Salazar, Granger! Mi hai portato molti problemi da quando sei qui a causa del tuo caratteraccio, e tu dici di non essere all'altezza?» disse divertito, avvicinando ancora di più il suo viso al mio. «Sei la persona più testarda, determinata e orgogliosa che io conosca.» erano solo sussurri i nostri, come uno scambio di segreti.

«Potrei offendermi e dire cose poco carine sul tuo conto.»

«Ne avresti di cose da dirmi, ci scommetto.» era così vicino da sentire il suo fiato sulle labbra e le punte dei nostri nasi si sfioravano piano.

«Non sai quante.» sorrisi appena, con il cuore che batteva al'impazzata e la testa annebbiata per la vicinanza.

«Però ora sono davvero stanco di parlare, Granger.»

E senza darmi il tempo per ribattere, Draco mi baciò. Il semplice contatto tra le nostre labbra fu sufficiente per far sparire ogni paura e preoccupazione. C'eravamo solamente noi in quel grande e oscuro maniero; non m'importava della sua futura sposa né dei suoi genitori al piano di sotto, non mi preoccupavo minimamente di cosa avrebbero potuto pensare i miei amici. Io desideravo quel bacio da settimane, desideravo essere tra le braccia di Draco e lasciarmi andare. Niente avrebbe rovinato quel bellissimo momento.

Tutto sembrava scorrere così lento - il bacio, le sue carezze-, ma era anche così intenso che sentii fisicamente dolore. Avevo il cuore che batteva forte per l'emozione e il petto mi si riempì di sollievo, tremavo sotto i suoi tocchi leggeri e avevo lo stomaco scombussolato. Mi sentivo così felice e stranita allo stesso tempo, ma non vi avrei mai messo fine. Fu un bacio che, col passare dei secondi, diventava sempre più profondo e passionale.

Draco smise di accarezzarmi il volto, preferendo stringermi la vita per tenermi ancora più vicino - riuscii a sentire la tensione del suo corpo e il battito veloce del cuore. Tanta fu la veemenza postuma dei nostri baci, fui costretta a reggermi a lui, a tenerlo ancora più stretto a me; misi una mano tra i suoi capelli morbidi tenendo il palmo ben saldo sulla nuca per trattenerlo contro le mie labbra. Non avrei mai voluto separarmi da lui, da quei sentimenti ormai palesi per entrambi. Tuttavia, d'improvviso, Draco smise di baciarmi lasciando, invece, che le labbra sfiorassero prima il mio mento e poi il collo, dopodiché mi abbracciò forte. Ebbi come l'impressione volesse nascondersi da me; poggiò la fronte sulla mia spalla senza proferire parola ed io non avrei mai voluto mettergli pressione, se avesse voluto parlarmi lo avrebbe fatto di sua scelta. Mi limitai dunque a ricambiare, accarezzandogli lentamente il collo, ispirando il suo buon profumo. Restammo in silenzio per un po', fermi e in piedi nel mezzo della stanza, ma poi Draco decise di interrompere quella bellissima pace con una semplice quanto complicata domanda: «Perché, Granger?»

«Cosa?» chiesi perplessa, sciogliendo l'abbraccio per poterlo guardare negli occhi, ma non me lo permise: mi afferrò le mani e se le portò al petto, poggiò la fronte sulla mia e chiuse gli occhi nascondendosi di nuovo a me.

«Perché non mi odi? Perché non ti disgusto?»

E a quelle parole fu tutto molto più chiaro. Io resistevo ai sentimenti verso di lui perché avevo paura di essere ferita, ero terrorizzata all'idea che fossero diretti a quello stesso ragazzo che per anni mi aveva derisa; dall'altro parte, invece, Draco resisteva perché non si sentiva all'altezza.

«Perché mai dovrei odiarti, Draco?» chiesi nervosa, stringendo le mie mani nelle sue.

«Sono molti i motivi e lo sai.» faceva fatica a parlare e mostrare la sua vulnerabilità, ma nonostante ciò stava provando a confidarsi; si stava fidando di me. «Alla fine dei giochi, sono io ad avere il sangue sporco.» sorrise amaro, con una tristezza nella voce da stringermi il cuore. «Tu sei ... ciò che di più puro io abbia mai visto.»

Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Quelle parole erano bellissime e tristi allo stesso tempo. Draco non mi vedeva più come un essere indegno, ero solo una donna al suo pari. Tuttavia era il modo in cui vedeva se stesso ad essere sbagliato. Non era giusto si addossasse colpe inutili che lo avrebbero solo fatto soffrire, c'era molto di più in lui ed io lo vedevo. La situazione aveva un che di ironico: era Draco a non sentirsi all'altezza di me, quando poco prima mi aveva stretto a sé per lo stesso motivo. Era convinto di non essere cambiato, di essere sempre il ragazzo insicuro e arrogante di un tempo, ma non era così. Era ora che anche lui capisse quanto bello fosse.

«Draco.» pronunciai il suo nome sorridendo, ma con un grosso groppo in gola e gli occhi gonfi di lacrime. «Io non potrei mai odiarti.» presi il suo volto tra le mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi. «Hai fatto delle scelte sbagliate ma che ritenevi avessero salvato te e la tua famiglia, adesso stai cercando di rimediare agli errori passati e ci vuole un grande coraggio per farlo. Stai mettendo a rischio tutto ciò che hai costruito e la tua stessa vita per essere libero. Devi essere fiero di te!» sussurrai sorridente, accarezzandogli piano le guance, mentre calde e salate stille mi scendevano lungo il volto. «Mi hai appena detto che non devo colpevolizzarmi e nemmeno tu devi farlo, perché quello che vedo è un giovane uomo capace di andare contro i suoi stessi principi per salvare le persone che ama; quello che vedo è un ragazzo diverso, maturo e consapevole dei propri errori. Quello che vedo, Draco, mi piace da morire.»

Ancora, senza dire nulla, senza chiedere il permesso, mi baciò di nuovo. Strinse l'abbraccio in cui erano racchiusi i miei fianchi, sentendo per la seconda volta il calore del suo corpo contro il mio; una mano mi accarezzava la schiena lentamente facendomi rabbrividire; le labbra cercavano con foga le mie e le lingue si sfioravano con passione; tremavo per il desiderio che avevo di lui e iniziai ad essere accaldata. I respiri diventavano sempre più corti, piccoli ansimi riempivano la stanza e le sue mani divennero più audaci. Avevo capito che Draco mi voleva tanto quanto io volevo lui, ma sapevamo che non era ancora il momento. E quando le sue mani risalirono lungo la vita fino alla schiena, indeciso se togliere o meno il vestito, rinsavimmo entrambi.

«Dobbiamo fermarci.» disse senza fiato, continuando a tenermi stretta a sé - eravamo solo ad un soffio l'una dall'altra.

«Sì, credo sia meglio.» sorrisi nervosa, ma anche segretamente contenta per ciò che era successo.

Ci allontanammo lentamente, io feci qualche passo indietro e lo guardai un po' imbarazzata. Non avevo mai baciato un ragazzo con tanto trasporto e, ben che meno, avevo provato così tanto desiderio prima di allora. Avevo baciato Ron nella Camera dei Segreti, ma era stato diverso, quasi innocente. Con Draco era stato tutto fuorché innocente.

Credo che anche lui si vergognasse di come aveva perso facilmente il controllo, ma ai sentimenti non si può mettere un freno. Non era certo colpa nostra se c'era attrazione, era semplice chimica, e la conoscenza profonda dell'altro e la consapevolezza di quanto fossimo complementari aveva fatto tutto il resto. Si schiarì la voce e mi guardò attento, con quello sguardo che mi fece sentire nuovamente importante e amata.

«Meglio che vada.» sussurrò sorridendo divertito.

«Sì. Buona notte, Malfoy.» risposi cercando di trattenere un sorriso, ma fallendo miseramente.

«Buona notte, Granger.»

Draco si congedò con educazione e distacco. Andò via senza nemmeno guardarmi un'ultima volta prima di chiudere la porta dietro di sé. Sapevo lo avesse fatto per resistere alla tentazione, eppure mi mancò il fiato e la sua assenza così improvvisa mi fece sentire vuota. Il cuore non smetteva di battere veloce e la mente era piena del ricordo di quel bacio così urgente e meraviglioso da riprovare le stesse sensazioni ancora e ancora. Non volevo che andasse via, non mi piaceva il modo in cui ci eravamo lasciati. Così, presa da una strana frenesia e da una insana voglia di lui, alzai il lungo vestito per non inciampare e corsi fuori dalla stanza e Draco era ancora lì. Non se n'era andato, ma camminava lentamente e sovrappensiero, anche lui indeciso se andare o restare. Il petto mi si riempì di felicità nel vedere i passi fermarsi a poca distanza dalla sua camera; sorrisi come una stupida e non ci pensai troppo nell'attirare la sua attenzione chiamandolo a gran voce. Si voltò e mi guardò per qualche secondo prima di sospirare forte e raggiungermi a grandi passi, ma io non aspettai che fosse lui a venire da me. Imitandolo, camminai nella sua direzione finché, ormai vicini, lo abbracciai di slancio baciandolo con desiderio. Sentirmi di nuovo stretta a lui, al sicuro tra le sue braccia, mi diede una pace che solo a mente lucida definii insensata. In quel momento, però, non importava. Eravamo noi ciò che contava.

«Buona notte.» sussurrai sorridendo contenta.

«Sarà davvero una buona notte adesso.» rise beffardo, tenendomi stretta con un braccio mentre l'altra mano mi accarezzava il viso.

«Stupido.»

Mi baciò ancora, un semplice bacio fugace prima di allontanarsi e rientrare nella sua camera. Lo guardai darmi le spalle per qualche secondo prima di fare lo stesso e ritirarmi nella mia stanza. Era incredibile che avessi baciato Draco e avessi provato tanto piacere nel farlo. Mi sentivo bene e avevo la sensazione di poter fare qualsiasi cosa perché lui mi sarebbe stato vicino, avrebbe creduto in me e mi avrebbe aiutato a rialzarmi quando gli eventi mi avrebbero messo in ginocchio - io avrei fatto ugualmente.

Tuttavia, Blaise aveva ragione: i desideri potevano essere pericolosi. Draco ed io ci eravamo appena messi in una situazione tale da pagarne le conseguenze in futuro. Non lo sapevamo ancora, troppo felici anche solo per pensare, ma quella sera fu il declino di tutto.

NON E' UN MIRAGGIO! HO AGGIORNATO!

 

   
 
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