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Autore: NyxTNeko    02/08/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Il capitano Buonaparte, non appena ebbe finito di contemplare la bellezza di quel luogo e riflettuto su cosa fare, si mise all'opera per poter davvero riprendere Tolone. Giunse nuovamente al quartier generale e trovò Carteaux intento ad occupazioni che nulla centravano con il suo ruolo e grado.

Napoleone non perse la calma, anzi, quasi a voler sfidare la sua autorità, era comunque un suo superiore e avrebbe dovuto rispettarlo, rientrò nella tenda e avanzò verso di lui. Il generale pittore lo rivide piombare come un fulmine nella sua tenda, senza farsi ancora annunciare e ringhiò sottecchi, sbatté le mani sul tavolo, irruente - Che volete cittadino capitano? Non vi è bastata ciò che ho detto prima? 

Il giovane corso lo squadrò rapidamente, trattenendo l'ira che ogni volta quel buono a nulla gli scatenava. Rimase pacato e gli rispose con fermezza - No, perché io non sono il tipo che si arrende alle avversità senza nemmeno aver provato il tutto per tutto - strinse i pugni, per darsi forza ed incoraggiarsi, in quel momento gli pareva di essere solo contro il mondo. Avrebbe dato la vita pur di adempiere al suo compito e non si sarebbe di certo arreso, per colpa di un incapace che non si rendeva nemmeno conto di ciò che stava dicendo.

Carteaux fece una smorfia di disappunto, infastidito dalla presunzione di quel ragazzino irremovibile - La solita stoltezza dei giovani e soprattutto degli artiglieri - alluse il generale pittore incrociando il suo sguardo fiammante, era sicuro di spegnerlo - Credete di sapere tutto voi con i cannoni, pensate che quelle bocche di fuoco possano risolvere ogni problema? Siete davvero ridicoli - ridacchiò maligno sovrastandolo, sperava di insinuargli un piccolo dubbio - Anche Dommartin aveva la vostra stessa sicurezza e arroganza, si è visto come è andata a finire... 

Quelle parole provocarono l'effetto opposto in Napoleone, anziché demoralizzarlo o intimidirlo, lo fecero solamente adirare enormemente. Ma si sforzò, con gran fatica, di non far trapelare il suo viscerale desiderio di togliergli qualsiasi incarico. Tuttavia non possedeva ancora abbastanza potere e notorietà per farlo, era fresco di nomina e non aveva un piano preciso in mente, se non qualche idea. Occorreva pazientare e lavorare sodo, solo così i commissari Saliceti e Robespierre minore lo avrebbero aiutato a sbarazzarsene.

Carteaux intavide la sua remissività e comprese che, forse, aveva ottenuto il suo scopo: fargli perdere totalmente la baldanza e lo spirito di iniziativa. Scorse solamente una leggera ombra coprirgli lo sguardo, fino ad allora limpido e ardente - Capitano Bonnapate o come diavolo vi chiamate - aggiunse con disprezzo, cercando di alimentare in lui la paura - Mettetevi bene in testa, che io sono il capo, qui! Per cui non vi conviene sfidarmi!

Napoleone era al corrente che in realtà dietro le cariche di ciascuno di loro, lui compreso, vi erano i due commissari, ciò che aveva detto era solamente dettato dall'evidente terrore di perdere il posto. L'unica, abissale, differenza che intercorreva Buonaparte e Carteaux era la preparazione, al corso sarebbe bastato semplicemente analizzare la situazione per trovare un strategia efficace. Il generale, al contrario, ignorante e per nulla avvezzo ad utilizzare la testa, prediligendo le armi e la forza bruta, era in una posizione sempre più precaria e Carteaux ne era consapevole.

Tentava di intimorirlo usando la voce grossa, dall'istante in cui aveva capito che quel piccolo capitano, dall'aria ostinata e decisa, non era affatto spaventato dalla sua imponente stazza - È una sfida alla vostra posizione chiedervi un cannocchiale e la cartina di Tolone? - domandò sarcastico Napoleone, rompendo quel silenzio che si era creato fra i due.

Il generale, irritato, gli indicò, sbuffando, il grosso baule alle sue spalle, Napoleone ringraziò per la cortesia, vi si avvicinò, si mise sulle ginocchia e lo aprì lentamente. Il cigolio penetrò fastidioso nelle orecchie sensibili del giovane, seppur non si fosse lamentato, constatò quanto fosse pesante e arrugginito. Carteaux lo aveva osservato per tutto il tempo e si stupì della sua forza muscolare, persino per lui era molto difficile aprire in un solo colpo quel maledetto baule.

Con attenzione il corso spostava tutto ciò che riteneva inutile e superfluo, ovvero abiti di ricambio e bottiglie di vino pregiate, recuperando un bellissimo cannocchiale di ottima fattura, praticamente nuovo e delle cartine un po' rovinate, ancora utilizzabili e aggiornate. Dopodiché richiuse così bruscamente il baule da far sobbalzare il generale, salutò, seppur di malavoglia il suo superiore, ed uscì.

Corse, solitario, verso la piccola altura avvistata poco prima, avrebbe potuto chiamare a sé qualche uomo, con il quale discutere di un eventuale disegno che avrebbe elaborato, eppure non lo fece. Secondo lui si sarebbe solamente distratto e  quel tipo di lavoro richiedeva concentrazione, silenzio e solitudine. Si sedette momentaneamente per poggiare la cartina a terra, che tenne ferma con il piede.

Poi si rialzò, sistemandosi il tricorno sulla testa, afferrò il cannocchiale, lo allungò e in lontananza, attraccate quasi con orgoglio, addocchiò le navi inglesi dalla bandiera abbassata. Riconobbe immediatamente lo stendardo messo lì, quasi con fierezza e orgoglio. Doveva vendicarsi, prendersi una piccola rivincita, non l'avrebbero passata liscia stavolta. "Per colpa loro, con la complicità di Paoli, sono stato bandito, dalla mia isola, cacciato e calpestato, non ho patria, non sono più nulla, se non un misero ufficiale che tenta di arrivare all'apice della gloria, non posso permettere che questo paese perda la sua libertà, come è accaduto al mio!" rifletté facendo leggermente pressione sul cannocchiale.

Poco distante dalla Union Jack, sventolava la bandiera borbonica con i suoi caratteristici gigli, quasi come se la vittoria dei controrivoluzionari fosse già intascata. "Neanche i realisti vinceranno! Si renderanno conto di cosa sono capaci i repubblicani quando sono guidati da ufficiali adeguati e allora ci temeranno come nessun altro! I numeri sul campo contano ma non sono tutto, specie se privi di coordinazione e motivazione". Avrebbe dimostrato anche a Carteaux come organizzare un vero attacco senza perdersi d'animo e con la voglia di vincere.

Era una questione di sopravvivenza e Napoleone piuttosto che dargliela vinta avrebbe affrontato la morte, perfino tramite il tribunale militare, non gli importava nulla. L'unico dispiacere sarebbe stato nei confronti della famiglia, in quel caso, poco prima dell'esecuzione, avrebbe chiesto loro perdono per il dolore che avrebbe arrecato. L'occhio aperto, aiutato dalla lente, scrutava ogni angolo meticoloso, similmente a quello di un rapace, focalizzandosi sui forti. Aveva intuito che avrebbero giocato un ruolo fondamentale per la riuscita dell'impresa, assieme al porto.

Ad un tratto, nel soffermarsi su alcuni forti che in precedenza aveva esaminato con distrattamente, al pari di un'illuminazione, seppe come agire. Sorrise leggermente e si rimise seduto, distese la cartina e cominciò a segnare i forti poco considerati: l'Eguillette e il Balaguier, i quali avevano una posizione strategica notevole, posizionati su di una collinetta della cosiddetta 'rada piccola', ossia l'insenatura da cui era ricavato il porto di Tolone. Ma per conquistare a sua volta l'Eguilette era perciò necessario ottenere il forte prospiciente il promontorio, il forte Mulgrave.

"Impossessarsi di questi forti e da lì bombardare il nemico, posizionando delle trincee momentanee, sarebbe la nostra salvezza, spingendo via la flotta dalla rada, crollerebbe qualsiasi speranza da parte dei nemici" affermò ormai certo di ciò che si doveva fare. Si massaggiò il mento, era speranzoso, anche se prudente, appuntò alcuni calcoli che aveva eseguito nella sua testa, per poter analizzare la perfetta collocazione e altezza delle batterie, in punti strategici e vantaggiosi "Dovremmo cercare di essere rapidi, coglierli alla sprovvista, e al tempo stesso essere persistenti, logoranti e inarrestabili, in modo da abbattere ogni resistenza, non dar loro alcuna tregua, né la certezza di riacquistare terreno e, elemento fondamentale, di potersi procurare altri uomini e approvigionamenti come stanno facendo al momento".

Voltò leggermente gli occhi verso l'accampamento e lo fissò per parecchi istanti "Il problema sarà farlo capire a Carteaux e di sicuro agli altri suoi sottoposti e miei superiori" ammise sospirando. Nonostante questo non si sarebbe tirato indietro, aveva accettato la sfida di Tolone che la sorte gli aveva destinato e sarebbe andato fino in fondo, a qualsiasi costo. Ripiegò accuratamente la cartina, riprese il cannocchiale e si diresse ancora una volta dal generale per esporgli il tutto.

- L'unico modo che abbiamo, generale Carteaux - spiegò, meticoloso Buonaparte, mostando attraverso delle linee tracciate sulla carta il suo ragionamento, ad un generale già intento a riempire lo stomaco in una delle taverne lì vicino - È di recuperare i due forti l'Eguillette e il Balaguier, posizionarci delle batterie di cannoni di 24 libbre e da lì bombandare il porto, costringendoli ad abbandonare la città, se saremmo insistenti se ne andranno nel giro di poche settimane o addirittura giorni...

- Cosa? State scherzando? - strabuzzò il generale, per poco il cibo non gli andò di traverso, bevve del vino per riprendersi. Non approvò assolutamente l'idea - Siamo arrivati alla follia totale! Cosa crede di fare questo ragazzino?! Pensa che sia un gioco in cui si può provare senza avere la certezza del piano! Avete idea dei miseri mezzi di cui disponiamo?! - Era pura follia sottrarre Tolone agli inglesi, gli abitanti stessi avevano deciso di consegnare la loro flotta ai nemici;  Marsiglia era stata soltanto fortunata.

- ‎Non possiamo perdere altro tempo! - sbraitò Napoleone furibondo, tremando di rabbia, se c'era qualcuno che considerava tutto quello che stava accadendo a Tolone un gioco era proprio lui, inoltre non sopportava quando qualcuno lo paragonava ai suoi coetanei inetti e pigri, non riuscì a trattenersi e proseguì - Gli inglesi al porto stanno aspettando solo un passo falso da parte nostra per distruggere noi e la rivoluzione e voi ve ne state a gingillarvi, a rimpizzarvi di cibo dalla mattina alla sera, annebbiando la mente con inutili e discutibili passatempi! - battè violentemente un pugno sul tavolo che fece balzare la brocca, il bicchiere e il piatto - Pensateci voi, a questo punto, vista la vostra immensa esperienza! - urlò furioso come non mai, uscendo da quel posto maledetto.

Il rifiuto del generale non demordette Napoleone, il quale cominciò a prendere in considerazione il fatto che fosse decisamente meglio iniziare a mandare un paio di lettere al ministro della guerra e al Comitato di Salute Pubblica con la richiesta di altri cannoni e, se fosse stato possibile, di un ufficiale davvero preparato, che non aveva bisogno di discussioni. Il suo piano doveva attuarsi prima o poi e doveva essere tutto pronto.

Oltre a raggiungere il suo reggimento di artiglieria, in modo da conquistare la fiducia di soldati e ufficiali sottoposti con le parole e l'esempio, non si sarebbe risparmiato alcuna fatica o lavoro. Voleva e doveva instillare almeno in loro una fiducia e una sicurezza incrollabili, renderli efficenti più di una macchina da guerra, così da far ricredere  quel balordo di Carteaux e chiunque la pensasse come lui.

Parigi, 20 settembre

Dopo anni di studio e di elaborazione, finalmente la commissione scientifica, a cui partecipavano Joseph-Louis Lagrange, Gaspard Monge, Joseph Jerôme de Lalande, Pierre Simon Laplace e altri, e presieduta da Gilbert Romme, un professore di matematica, elaborò una riforma radicale e parer loro 'irreversibile e inevitabile' del calendario, esattamente come era successo con le misure, creando il sistema metrico decimale, mesi addietro.

- Cittadini - esordì lo stesso Romme, con fierezza ed orgoglio. Per la Francia sarebbe cominciato un periodo d'oro, incentrato sul progresso e sulla felicità - Il tempo nuovo determinato dalla Rivoluzione dovrà incidere con un nuovo bulino gli annali della Francia rigenerata, rinnegando l'era volgare, era della crudeltà, della menzogna, della perfidia, della schiavitù - guardò gran parte dei membri che presero parte all'evento, sollevò il pugno e gridò - Essa è finita con la monarchia, fonte di tutti i nostri mali!

Questo nuovo calendario si basava sul sistema decimale, e doveva secondo la convinzione di molti, dar ampio spazio alla scienza moderna, l'unica che garantiva certezze. In altri vi era l'ossessione per la decristianizzazione, convinti di poter eliminare i cicli settimanali della religione cattolica, mostrando pura laicità, che rasentava ateismo vero e proprio. Togliere il controllo dei giorni e delle ore alla Chiesa avrebbe contribuito a debellare definitivamente il seme della religione in sé per sé, e il potere della Chiesa, donando finalmente all'umanità la facoltà di basarsi sulla ragione e sulle proprie forze.

- Avendo a base il sistema agricolo, tale calendario mostrerà al popolo - intervenne Fabre d'Églantine al suo fianco, emozionato quanto i suoi colleghi - Le ricchezze della natura, per fargli amare i campi e designargli con metodo l'ordine delle influenze del cielo e delle produzioni della terra

Un anno era sempre suddiviso in 12 mesi ma di 30 giorni ciascuno ai quali aggiungere 5/6 aggiunti per pareggiare i conti a livello astronomico. Il mese era costituito da tre decadi, nei quali otto giorni e mezzo di lavoro e uno e mezzo di riposo e le numerose feste rivoluzionarie introdotte avrebbero soppiantato quelle religiose. Il giorno di 10 ore, divise in 10 decimi oppure in 100 centesimi, il minuto da 100 secondi, corrispondenti a quasi 2 ore e mezzo dell'orario tradizionale.

I nomi dei mesi richiamavano il clima francese, o momenti della vita rurale: Vendémiaire/Vendemmiaio, Brumaire/Brumaio, Frimaire/Frimaio, Nivose/Nevoso, Pluviose/Piovoso, Ventose/Ventoso, Germinal/Germinale, Floréal/Floreale, Prairial/Pratile, Messidor/Messidoro, Thermidor/Termidoro, Fructidor/Fruttidoro. Sarebbe entrato in vigore circa dalla seconda metà del mese successivo. 




 

 

   
 
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