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Autore: MEBsSoul    02/08/2020    1 recensioni
John si sentiva oppresso dalla folla da tutta la vita. Ogni giorno, quando apriva bocca per dire qualcosa, doveva sempre ponderare attentamente ciò che avrebbe voluto dire. A volte mentiva, molto più di quanto voleva.
"Sono gay". Questo non doveva neanche pensarlo.
-
Lui non piaceva a nessuno, doveva essere lui ad adattarsi agli altri, perché non va bene che un ragazzo faccia il saccente, non va bene che un ragazzo trovi vera soddisfazione solo nel risolvere crimini, specie gli omicidi. Quindi meglio tentare una terapia che starsene con le mani in mano.
-
-So come potrei batterlo, ma ho bisogno della tua conferma.-
Non dovette pensarci molto.
-È più facile di come sembra. Non devi dargli uno schema.-
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 13

 

Get Sherlock.

Si era creato una stanza in cui poter osservare quella scritta. Vi aveva messo anche il cadavere.

L'assassino era di certo lo stesso che aveva ucciso Imogene Evans. La modalità era sempre quella, aveva sparato alla vittima attraverso una finestra aperta, da cui era poi entrato per scrivere quelle parole col sangue. 

Aveva ragione, era un serial killer. Non gli importava delle vittime. Il nuovo dettaglio, era il suo obbiettivo: Sherlock.

Andò nel corridoio. Era completamente sgombro, vi si potevano distinguere solo le molte porte. Mycroft gli aveva detto che col tempo sarebbe riuscito a renderlo più dettagliato.

-Sherlock, stai facendo preoccupare la mamma.- quando parli del diavolo. Lo ignorò fino a farlo sparire. Stava cercando qualcosa. 

Passava gli occhi da una porta all'altra, come se potesse leggere delle targhe che non c'erano. Ce n'era una che era solito ignorare, stava per passarvi avanti, ma si fermò. Girò il viso per guardarla.

-Non ti fa bene entrare qua dentro.- il fratello era poggiato sulla porta, come se potesse davvero bloccarlo fisicamente dall'aprirla. Continuò a ignorarlo ed entrò.

 

***

 

Erano ormai le sei e mezza di sera e Sherlock non era ancora tornato. John si era piantano all'ingresso di scuola già dalle sei. In realtà c'erano stati giorni in cui aveva fatto anche più tardi. Ma era sempre stato semplicemente Sherlock. Quello con cui aveva parlato quella mattina non era lo stesso. La differenza era davvero sottile e non si trattava semplicemente dei lividi. C'era proprio qualcosa che non andava.

Greg era rimasto con lui. Inizialmente non era poi così tanto ansioso, credeva che l'amico esagerasse. Ma più i minuti passavano, più l'insistenza di John aveva fatto salire la preoccupazione anche in lui.

-Hai idea di dove possa essere andato?- erano stati molto tempo in silenzio e John era profondamente immerso nei propri pensieri, la voce di Greg lo stordì per un secondo. Scosse la testa.

-Di sicuro a Londra. Ma stranamente oggi sembra non sia stato ucciso nessuno, quindi sarà in chissà quale posto che conosce lui.- tornò il silenzio. Passò altro tempo, ogni volta che passava un autobus o un taxi, a John tremavano gli occhi. Cominciò a camminare avanti e indietro, per fare qualcosa che non fosse prendere a pugni il muro. 

Poi arrivò una macchina nera. Una macchina che John conosceva. Quando vide uscirne solo Mycroft, deglutì a vuoto.

-John Watson?- John annuì -Salga in macchina.- il biondo si girò a guardare l'amico, che ricambiò e alzò le spalle.

-Perché?- lo sapeva il motivo, ma la diffidenza che provava verso Mycroft in quel momento si stava moltiplicando.

-Al momento a mio fratello potrebbe essere utile un... Rinforzo positivo.- quello che aveva detto e l'indifferenza con cui l'aveva detto, gli fecero aggrottare le sopracciglia. Mycroft, stufo di aspettare inutilmente, decise di mettere le cose in chiaro -Nostra madre lo chiama almeno una volta al giorno. Sa bene che deve rispondere, ma oggi non l'ha fatto.- John strinse i pugni, poi si decise a salire in macchina.

Era decisamente imbarazzato, gli sembrava di dover essere cauto anche con i respiri là dentro. L'auto era impeccabilmente pulita, completamente nera anche all'interno. Era talmente abbinata a Mycroft e lui vi si era seduto in modo talmente elegante e statico, da sembrarne un componente. A guardare l'autista, sembrava non avrebbe proferito parola neanche se in pericolo di vita. Dopo un po', finalmente John riuscì a dire qualcosa.

-Lei sa dov'è Sherlock?- si sforzò di guardarlo negli occhi. Sforzo vano, dato che l'uomo accanto a lui continuò a guardare avanti.

-Sì. Le consiglio di prepararsi, potrebbe essere scioccante.-

Di certo non per lei, si trattenne dal dire John.

-Penso sia a conoscenza di alcune abitudini di mio fratello.- John annuì -Di sicuro nessuna di quelle è la peggiore.- il ragazzo abbassò lo sguardo, capendo che di doversi preparare a qualsiasi cosa.

 

***

 

Quella stanza, di certo, era ben dettagliata. La porta si apriva su una distesa d'erba. C'era un ruscello e il posto era circondato da alberi le cui foglie ondeggiavano nel vento. Gli sembrava quasi poterlo sentire sulla pelle, il vento. Nessuno avrebbe detto che un'immagine del genere potesse aver qualche effetto su di lui, il che dimostrava quanto poco si facesse conoscere dalle persone. Non era cieco verso la bellezza, specie quella della natura, ma la metteva da parte, in un angolo remoto della propria mente, dove poteva ammirarla senza che lo distraesse.

Il sé stesso bambino che stava guardando giocare, ne era rapito. Aveva sempre messo al primo posto la logica, ma in qualche modo riusciva a incastrare le due cose, farle diventare complementari, per creare nuovi giochi, intrattenersi.

Solo recentemente si era di nuovo sentito quasi così, ad Halloween, prima che quella giornata prendesse tutta un'altra piega. John l'aveva inconsciamente fatto tornare bambino, per qualche minuscolo secondo, a malapena se ne era accorto lui stesso.

Mycroft aveva ragione, stare là dentro non gli faceva bene. Si girò per andarsene, ma si trovò qualcun'altro davanti.

-Sherlock?- c'era John, nella sua divisa blu da capitano e un pallone sotto braccio. Era deluso, lo dicevano la sua postura, il suo sguardo, la sua voce. Era la prima volta che lo vedeva nel suo palazzo, anche se era da un po' che aveva incominciato a immagazzinare informazioni su di lui.

Di certo anche il vero John sarebbe stato deluso, se avesse saputo. Aveva lasciato correre per il fumo, ma per la droga non avrebbe fatto lo stesso.

Stava per andarsene e ignorare anche lui, ma improvvisamente si sentì scosso.

 

***

 

John si guardava attorno come se il palazzo avrebbe potuto comprimersi da un momento all'altro, rompergli le ossa fino a polverizzarlo. Improvvisamente, sentiva il peso dei propri polmoni, quanto fosse difficile farvi arrivare dell'aria. Vedeva corpi abbandonati per i corridoi o nelle stanze e aveva il terrore di riconoscere in uno di essi Sherlock.

Si accorse di star salendo delle scale. Non sentiva il rumore dei propri passi. Forse Mycroft gli stava dicendo qualcosa, ma non gli stava arrivando una sola parola del suo discorso.

Quando aveva capito che Sherlock era lì e, soprattutto, che razza di posto fosse quello, per un secondo si era detto che era il caso di prepararsi qualcosa da dirgli. Ma quel pensiero era piano piano sfumato via. Era in blackout.

E all'improvviso, capì di essergli di fronte. Mycroft aveva aperto la porta di una stanzetta ed era riuscito solo a riconoscere il suo cappotto prima di doversi allontanare.

 

***

 

Aprendo gli occhi, poté constatare che a scuoterlo era suo fratello. Aveva appena sollevato la testa, ma capendo chi aveva davanti, la ributtò indietro e lasciò andare un sospiro esasperato.

-Per oggi può bastare così, fratellino.- gli tese una mano. La afferrò solo perché alzandosi da solo avrebbe rischiato di barcollare e rifinire per terra, il che avrebbe tolto una considerevole quantità di punti alla sua dignità. Una volta in piedi, volse lo sguardo ovunque non fosse Mycroft, e i suoi occhi trovarono John.

Era molto peggio di quel che aveva visto nel palazzo mentale. Lì aveva visto delusione, davanti a sé aveva terrore.

Rivolgersi a suo fratello non era poi così terribile, dopo tutto. Gli fece le domande che gli faceva sempre. "Da quanto sei qui?", "Quanta ne hai presa?", "A quante volte siamo?". Se le lasciava chiedere e rispondeva a tutte, ma ciò che stava davvero ascoltando era il silenzio di John, sentiva che sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro. Poi Mycroft gli chiese "Perché?". Decisamente non poteva menzionare i compagni di squadra di John.

-C'è un caso. Molto più complesso del solito. Avevo bisogno di stimolare la mia mente.- John rise. O meglio, "risata" è la parola che più somiglia al suono che stava uscendo dalla sua bocca. Era tutto meno che allegro, quasi inquietante.

-Dio, sei un vero idiota.- aveva quasi urlato, Sherlock aggrottò le sopracciglia.

-Scusa?-

-Tu devi stimolare la tua mente?- alzò gli occhi al cielo continuando a "ridere".

-Mi aiuta a lasciare fuori tutte le informazioni inutili.- John fece un sorriso letale, decisamente più agghiacciante di una semplice espressione di rabbia. E in un secondo Sherlock si ritrovò con la schiena al muro, le mani di John serrate attorno al colletto della camicia.

Mycroft fece un passo verso di loro, ma Sherlock sollevò una mano a fermarlo.

-Io spero che tu mi stia prendendo in giro.- decisamente non sorrideva più. Difficile dire se fosse una cosa positiva -Se non è così, sei un fottuto idiota.- urlò le ultime due parole, abbassò la testa, poggiando il capo contro Sherlock, il quale stava andando in sovraccarico da deduzioni, le quali gli sembravano tutte assolutamente errate -Come puoi, proprio tu, fare una cosa così stupida?- Sherlock provò a poggiare le mani sulle sue spalle, sperando che lo trovasse un gesto rassicurante.

-So che ti è difficile capirlo, ma...-

-Cosa diamine c'è da capire?- continuava a urlare -Eri svenuto, cazzo!- era tornato a guardarlo. Aveva gli occhi lucidi -Eri svenuto.- aveva abbassato la voce, era quasi un sussurro.

-Non esattamente...- John chiuse gli occhi e sospirò, per poi lasciarlo andare. Si girò, strofinò gli occhi con le dita.

-Torniamo a scuola, per piacere.- e si diresse verso l'uscita.

Sherlock guardò il fratello. Vedere John in quel modo era una cosa che mai avrebbe potuto immaginarsi. Guardò il fratello in cerca, per una volta, di una sua qualche deduzione illuminante. In pratica, era come se gli stesse dicendo "Se vuoi vantare la tua intelligenza per sminuire la mia, questo è il momento." 

Ma Mycroft alzò le sopracciglia, sembrava stupito tanto quanto lui.

A quel punto, Sherlock poté solo scuotere la testa e andarsene.

Mycroft rimase indietro. Non era stupito, piuttosto abbattuto. Aveva passato gli ultimi anni a fare in modo che una cosa del genere non coinvolgesse più Sherlock.

L'amore è un pericoloso svantaggio, fratellino.

 

 

Angolo autrice:

Era dall'inizio della fanfiction che aspettavo solo di scrivere John così.
Di nuovo più puntuale del solito... Non abituatevici :3
Gli ultimi capitoli non hanno ricevuto recensioni, avrei bisogno di feedback :(

   
 
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