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Autore: breezeblock    03/08/2020    5 recensioni
[...]“Ci sarebbe un modo”, gli ha detto un giorno, mentre beveva del thè alla pesca ghiacciato. Un paio di gocce gli scivolarono lungo il collo, di cui percorsero i contorni prima che la sua mano l’asciugasse distrattamente. [...]
“Mostramelo”. Albus l’osservò posare il bicchiere, alcune goccioline di condensa bagnarono il tavolo.
[Storia partecipante al contest “The turning point -Love edition” indetto da CatherineC94 sul forum di Efp.]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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◾Nickname: breezeblock
◾Coppia: Albus Dumbledore / Gellert Grindelwald
◾Bonus: Penna Prendi Appunti


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Precipizio
 


 
Grindelwald è tutto o niente. Molto spesso vuole tutto e non si accontenta di niente. Sull’orlo di un precipizio sarebbe l’unico a sbilanciarsi e cadere volentieri nell’ignoto. Albus invece farebbe di tutto per tenerlo dalla camicia ed evitare che si faccia del male. Lui preferisce camminare sulla strada già percorsa da altri, superarli in grandezza certo, ma pur sempre entro i limiti. Grindelwald dei limiti se ne infischia, va oltre, li supera anche solo respirando, camminando con quell’aria spavalda e sicura di sé, come fosse un essere superiore. 
Lui è tutto ciò che Albus è convinto di non poter essere, tutto ciò che più teme e lo affascina, un po’come fa la morte. 
“Ci sarebbe un modo”, gli ha detto un giorno, mentre beveva del thè alla pesca ghiacciato. Un paio di gocce gli scivolarono lungo il collo, di cui percorsero i contorni prima che la sua mano l’asciugasse distrattamente. 
Grindelwald è convinto di riuscire a soggiogare la morte, di poterla stringere nel palmo della mano e controllarla. 
“Mostramelo”. Albus l’osservò posare il bicchiere, alcune goccioline di condensa bagnarono il tavolo.
Il Mantello dell’Invisibilità, la Pietra della Resurrezione, la Bacchetta di Sambuco. 
“Che faresti se li avessi con te?” gli chiese una volta sdraiati sull’erba. Li circondavano appunti e scarabocchi.
“Ciò che deve essere fatto”.
Un vago senso di inquietudine e terrore lo pervase da allora e gli si attaccò addosso come fanno gli abiti sudici. Albus non ne può fare a meno. Quando lo ascolta chiude gli occhi e si immagina al galoppo in riva al mare, Gellert lo segue ridendo a squarciagola. Solitamente la scena procede a rallentatore, in un tempo indefinito. Crede che la via per raggiungere questa felicità sia seguire la sua strada, perciò vi si abbandona.
Spesso si incontrano al ritorno dalla passeggiata pomeridiana con i suoi fratelli e suo padre. Gellert lo aspetta davanti alla porta, con la mano destra in tasca, quella da cui ciondola la catenina d’oro del suo orologio. Il ragazzino non gli dice mai che prima di scorgerlo in fondo alla strada lo controlla sempre compulsivamente, ma Albus glielo legge negli occhi o meglio, nel respiro di sollievo che espira rilassando le spalle appena lo vede.  Gli basta questo, crede. È convinto che certe cose possano rimanere non dette, Aberforth in ogni caso non capirebbe.
Studiano sempre fuori in giardino. Albus ha capito che va matto per il thè alla pesca e ormai 
lo compra solo per lui. Gellert è più piccolo eppure si comporta come se fosse più grande di almeno vent’anni. È stato lui che per primo si è sporto a prendergli la mano un giorno, mentre Albus leggeva un libro di magia oscura in cerca di indizi sui doni. Non si è scostato, ha aperto bene il palmo e Gellert ha intrecciato le dita alle sue, continuando a dettare le sue osservazioni alla Penna Prendi Appunti.
 

“Ad Aberforth non piaccio”.
“Questo non è vero”.
“Non mentire, non a me”.
“Pensa che sia pazzo, non è vero?”
“È solo che ancora non ti conosce molto bene”.
“E tu? Tu mi conosci davvero?”
È stata la prima volta che in quegli occhi di ghiaccio oltre all’inquietudine ha letto tristezza e paura. Vide sé stesso.
“Si”.
 

Ma Aberforth continua a non capire. Definisce morbosa la relazione tra lui e Grindelwald.
Albus lo ha minacciato molte volte, intimandogli di chiudere la bocca con la bacchetta puntata sul suo petto e lui gli ha riso in faccia altrettante volte.
“Quello a non capire sei tu”. Sua sorella li guarda preoccupata, Percival non c’è. Aberforth gli scaglia addosso un expelliarmus che lo coglie alla sprovvista. La sua bacchetta schizza via in un secondo e Albus, che scompare di fronte alla stazza possente del fratello, fa per scagliargli un pugno in faccia ma Aberforth lo blocca e lo spinge via. 
Albus corre via e si arrampica sull’unico albero che si erge in giardino. Piange. Non si guarda indietro, continua a salire fino a che non guarda giù e il giramento di testa lo obbliga a fermarsi.
Gellert ha seguito la sua voce che lo chiamava in lontananza ed è entrato in giardino scavalcando la staccionata.
“Che ci fai lassù?”
“Volevo pensare”
“Non potevi farlo con i piedi per terra?”, il tono ilare e ironico della sua voce lo fa sorridere. Si sente improvvisamente più leggero.
“Andiamo, scendi”.
“Altrimenti?” 
Albus non sa perché lo ha detto. Gli è semplicemente scappato. La rabbia che lo aveva annebbiato si è dileguata con la sua risata sottile.
Gellert sospira divertito e comincia ad arrampicarsi. È svelto, forse fin troppo, perché incurante del pericolo avanza frettoloso e si graffia un palmo della mano. Lo raggiunge comunque, un po’ dolorante. 
“Fa’ vedere”, gli dice Albus, il tono divertito lascia spazio all’apprensione, di nuovo all’inquietudine.
In un momento che sembra dilatarsi proprio come nel suo sogno, Albus allunga la bocca verso la ferita del compagno e gli bacia la mano. Gellert è scosso, ma non sa di preciso se sia dovuto all’arrampicata, alla ferita o a quel suo gesto. Decide di non chiederglielo. 
Si guardano per un secondo che sembra interminabile, tutto al di fuori di loro pare muoversi a rallentatore, il battito accelerato dei cuori impazziti è l’unica cosa che li ancora alla realtà, che gli impedisce di cadere nel precipizio. Quando Gellert lo bacia, Albus fa fatica a comprendere cosa stia succedendo, chiude gli occhi e lo asseconda in quello slancio, per la prima volta cavalcando con lui quel vortice di passioni indomabili. Si apre all’ignoto, si arrende, si lascia andare e corre il rischio più grande di tutti. Si accorge di amarlo solo quando le bocche si separano e le anime tornano al loro posto. L’eccessivo slancio li ha fatti cadere giù dall’albero, ma questa nuova consapevolezza è più dolorosa del colpo appena subito. È un nuovo tipo di dolore, è dolce, caldo, pieno.
Albus si allunga verso di lui per prendergli la mano, le loro risate echeggiano in quel dorato pomeriggio d’estate.
  
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