Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Mylark    04/08/2020    0 recensioni
[TodoMomo][AU]
Nel regno di Redenyr una leggenda accompagnava la crescita dei bambini che vi vivevano, tutti conoscevano la storia dei due amanti sventurati, tutti sapevano che il cambio delle stagioni era concesso da loro, coloro che avevano dato la vita per amore.
I due amanti, sotto le maledizioni degli Dei respinti, si trasformarono in stagioni, amore e disperazione avrebbero animato il regno da lì in eterno; non avrebbero ricordato la vita precedente, non avrebbero saputo mai il motivo del loro eterno ritorno, l’unica costante sarebbe stata quella relazione struggente che avrebbe segnato il mutare del tempo e del mondo stesso, quello per cui le stagioni rappresentavano concessione e carestia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

Myosotis 













 

Nel regno di Redenyr una leggenda accompagnava la crescita dei bambini che vi vivevano, tutti conoscevano la storia dei due amanti sventurati, tutti sapevano che il cambio delle stagioni era concesso da loro, coloro che avevano dato la vita per amore.
La leggenda era in grado di spaventare i temerari, far trepidare d’amore gli innamorati e allo stesso tempo scoraggiarli nelle avance più audaci. Tutti nel regno conoscevano la storia dei due giovani amanti. In pochi sapevano però che in realtà quella bella leggenda racchiudeva significati più arcani. In pochi sapevano che gli amanti sventurati, che tutti ringraziavano per i raccolti e le annate, erano in realtà due comuni mortali colpevoli solo di aver irato l’animo degli Dei respinti. Prima di allora regnava la primavera nel regno di Redenyr ora invece quattro stagioni si ripetono e riavvolgono la storia come un vinile inceppato sul giradischi.
I due giovani, Shouto e Momo, non si conoscevano, il loro fu un incontro fortuito e l’amore che nacque dipese da un singolo scambio di sguardi.
Shouto era un giovane affascinante, figlio di un signorotto della valle dei fuochi, un territorio arido come il deserto ma dalle notti gelate. Momo era una ragazza intelligente e bella, figlia dei ricchi mercanti dell’est, ed era ambita dai signori delle grandi contee del regno. Shouto era solo uno degli infiniti pretendenti, ma ciò che lo contraddistinse fu quello sguardo scambiato alle cascate della valle dormiente. Quel luogo, che leggende volevano proteggesse gli amanti dalle ire degli Dei, fu l’eden del loro amore ma ne costituì anche la tomba. Quello sguardo bastò a segnare inevitabilmente il loro avvenire, due fili si intrecciarono verso un destino comune in mano alle Moire del regno, quelle che vivevano sotto la grande quercia del lamento. 

I due giovani innamorati vissero la più felice delle primavere, non sapevano che ne sarebbero diventati gli artefici. 

Entrambi, per volere delle rispettive famiglie, dovettero fare i conti con le alleanze matrimoniali. Per questa ragione rifiutare certe proposte era impensabile, come quelle di alcune divinità, rapite dalla bellezza dei due giovani, le quali non avrebbero mai accettato un rifiuto. Tuttavia fu quello che accadde su entrambi i fronti, nonostante le insistenti e sempre più cospicue proposte soprattutto con la giovane Momo, ma nulla si concluse con un successo. Questo perché i due ragazzi erano ormai perdutamente innamorati e neanche le minacce più grandi avrebbero intaccato il loro amore. La profondità di quel sentimento scatenò l’ira degli Dei più insistenti che per punirli li trascinarono nella più nefasta delle disavventure.
Un giorno apparentemente come gli altri, un loro incontro alle cascate si trasformò in una tragedia e i due vennero maledetti e uccisi, l’uno nelle braccia dell’altra. Le Moire tagliarono il loro filo ma anziché disfarsene lo legarono in un cerchio indissolubile che avrebbe reso infinito il loro amore e la loro sofferenza.
I due amanti, sotto le maledizioni degli Dei respinti, si trasformarono in stagioni, amore e disperazione avrebbero animato il regno da lì in eterno; non avrebbero ricordato la vita precedente, non avrebbero saputo mai il motivo del loro eterno ritorno, l’unica costante sarebbe stata quella relazione struggente che avrebbe segnato il mutare del tempo e del mondo stesso, quello per cui le stagioni rappresentavano concessione e carestia. 

 

Il giovane si svegliò in un letto di neve candida, un forte bagliore su di lui a evidenziarne la solitudine, il freddo pungente a circondarlo. Le mani strette sul capo a cingere quelle ciocche bianche di capelli, le lacrime a solcare un viso tanto candido come la neve quanto segnato dal freddo del nord. Raggomitolato alle pendici di una collina innevata e spoglia, Shouto si trovava accanto a un ruscello gelato che conservava cristallizzati petali azzurri di lontani ricordi. Non si rese conto di non star respirando, quando tornò a farlo notò ai suoi piedi un piccolo fiore scampato alla bianca bufera, un piccolo fiore azzurro dal centro dorato, l’unica vita che restava attorno a lui. Il ragazzo solitario rimase tempo immemore a proteggere quel piccolo essere mentre la natura faceva il suo corso e il freddo pungente sferzava i suoi colpi attorno a lui. Tentò di proteggere quella vita finché una delle sue mani non si ghiacciò e trasformò lo stesso fiore che richiedeva una memoria, un ricordo di profondi momenti. La follia colse ancora di più il giovane che si ritrovò a stringere metà testa nella mano e metà nel ghiaccio, trasformando le ciocche bianche in piccole stalattiti. Le urla si persero nel vuoto del mondo che lo circondava, la disperazione e la solitudine lo attanagliarono e lo costrinsero a chiudersi a riccio accanto a quella vita cristallizzata che si impose di proteggere.
Shouto aprì gli occhi sentendo il placasi della tormenta, in lontananza vedeva flebili colori in mezzo alla neve candida. Una luce diversa avvolgeva il mondo, era più calda, e quella sensazione di compagnia gli sciolse il cuore. Lentamente vide il piccolo fiore ai suoi piedi riacquistare la vita, il ghiaccio si stava sciogliendo e un piccolo odore dolciastro pervase l’aria rarefatta del mondo. Shouto cominciò a girare per quelle distese di terra infinite, notando il flebile colore della vita nascosta sotto quel bianco. Una leggera brezza lo accompagnava e lo stupore nel vedere quei mutamenti lo riempì. Dopo infinite camminate per quelle terre tornò al suo fiore, ormai circondato da piante e boccioli di ogni genere. Il ragazzo si chinò ad osservarlo e vide che la terra sotto di lui si era alzata rispetto al resto del terreno.  Shouto rimase ad osservare quel fenomeno tanto strano fino a che non notò due grandi occhi poco distanti dal fiore. Cercò di capire cosa fosse quella forma nuova e si rese conto che una ragazza stava emergendo dal terreno insieme ai fiori, come risvegliata da un lungo sogno. Tra i capelli corvini e la fronte diafana una lunga fila di fiori, al centro quello che aveva accudito fino a poco prima, e tanti boccioli tra le ciocche e sul corpo. Shouto rimase stupefatto da quella visione. Non sapeva cosa fare, aveva paura di danneggiarla col suo ghiaccio come aveva fatto con il piccolo fiore. Rimase a guardarla ma non accadde nulla, lei non si mosse, rimase ferma lì nel terreno. Decise quindi di tornare a fare le sue passeggiate per quelle terre che ancora ospitavano manti di neve, pensando di poter star meglio nella solitudine. Non si rese conto che col tempo la ragazza si era alzata e gli stava camminando incontro. Quando notò la neve sciogliersi sotto i suoi piedi cercò di capire a cosa fosse dovuto quel cambiamento e solo quando si girò notò la ragazza in lontananza. Per la seconda volta rimase folgorato da quella bellezza che avanzava verso di lui. A coprirla c’era un manto di piante, pieno di fiori rigogliosi e foglie verdi come il prato che veniva delineandosi. Sapeva che quel cambio di ambiente era dovuto alla ragazza e ne rimase affascinato.
Lei avanzò verso di lui, non sapeva bene perché avesse intrapreso quel sentiero, ma sentiva come una forza più grande di lei pervaderla e spingerla verso quella strana figura. Il ragazzo in lontananza era vestito di bianco, metà del suo corpo era avvolto dal ghiaccio, capelli compresi, e il freddo pungente lo pervadeva. Momo si avvicinò a lui incuriosita nonostante sentisse la sua pelle intorpidirsi ogni passo di più. I fiori più sporgenti che la avvolgevano si richiusero alla vicinanza con lui, ma la determinazione la spinse ad avanzare. Rimase fulminata da quegli occhi diversi, uno color onice e l’altro come l’azzurro dei fiori che le adornavano il capo.  
Rimasero a fissarsi intensamente cercando di comprendersi per tempo immemore poi lei, spinta dalla preoccupazione per le sofferenze del ragazzo provò a toccarlo. Aveva paura che il ghiaccio che lo avvolgeva lo ferisse, i suoi occhi le mostravano una grande sofferenza e lei voleva alleviarla. Carezzò la sua guancia nel tentativo di scaldarla, mentre il manto che la avvolgeva tornava a schiacciarsi come se stesse retrogredendo a prima della fioritura. Lui a quel contatto inaspettato iniziò a sciogliersi, non riusciva a spiegarselo ma qualcosa gli martellava nel petto facendo partire un suono molto forte che scosse il ghiaccio che lo pervadeva. Cercò di allontanarla per abituarsi alle nuove sensazioni e ai nuovi suoni che sentiva, e cercò di non farsi più toccare per paura di ferirla. Lei non si demoralizzò a quel lieve rifiuto e lo seguì fino a un ruscello dove lui potè specchiarsi per la prima volta. Il ghiaccio era quasi sparito, lasciando spazio a un flebile calore che lo investì in quella stessa parte che prima era ricoperta dal freddo. Un rosa leggero si accese sulle sue gote e sul suo lato sinistro, rimasero solo i segni del ghiaccio, ora di un leggero rosa a ricordo delle albe di tempi lontani.
Momo rimase affascinata dalla figura che vide vicino a lei. 

I due stettero a guardarsi meravigliati attraverso quello specchio d’acqua che continuava a scorrere dolce. 

Momo destata da quella ipnosi fece girare il volto del ragazzo sotto di lei, si chinò alla sua altezza e gli cinse il volto con le mani fiorite. I boccioli che precedentemente si erano richiusi ora timidamente tornavano ad aprirsi, accolti dal leggero tepore del volto di lui. Momo raccolse tutto il coraggio che aveva e baciò sulle candide labbra il giovane ragazzo che, a quel contatto, sentì la temperatura del suo corpo toccare vette inimmaginate. Fu un tocco gentile e lento, arrivato come la primavera che la ragazza portava con sé. Nonostante ciò fu talmente potente da cancellare tutte le tracce dell’inverno nella natura circostante e nello stesso Shouto che era completamente pervaso, nei sensi e nell’anima, da quella ragazza di cui immaginava solo il nome. 

Non sapevano spiegarselo, ma entrambi sentivano di conoscersi da sempre.

Lacrime di gioia iniziarono a rigare i volti di entrambi che rimasero accoccolati vicino a quel ruscello gentile. Più si accarezzavano più sentivano di conoscersi e un calore interno ad entrambi avanzava lento come quella marcia che risuonava nei loro petti facendosi sempre più forte e urgente.
Col tempo quei timidi incontri si fecero più audaci, tra un inseguimento per le radure o qualche ballo nel vento tiepido del tempo, petali profumati circondavano i due nei loro spostamenti e i fiori lì attorno si accesero sempre più di colori brillanti.
Un nuovo calore stava emergendo attorno a loro e mutò l’ambiente circostante ma soprattutto i loro corpi. I capelli del ragazzo gradualmente passarono dal pallido rosa al rosso fuoco, talmente tanto acceso da risultare accecante sotto la luce del sole. Il manto della ragazza si fece sempre più sottile, mostrando una sempre più ampia porzione di pelle, rendendo il ragazzo pienamente consapevole delle forme morbide della donna che lo accompagnava. Il calore nell’aria rispecchiava la passione che stava nascendo in entrambi e che aleggiava tra loro come un’urgenza sempre più forte. La marcia nei loro petti li spingeva a scontrarsi, le bocche fameliche chiedevano di più e così le loro anime. Quando la passione ebbe il sopravvento su entrambi i loro corpi cambiarono ancora, la parte sinistra di Shouto si accese con fiamme ardenti, alimentate dalla passione per la ragazza che stringeva tra le sue braccia con sempre più forza. Momo invece per venire sempre più incontro al ragazzo lasciò cadere tutte le sue barriere e ornamenti, restando nuda ed esposta al più vorace degli amori. La poca vegetazione che la rivestiva si incendiò al contatto con il ragazzo lasciando che la pelle diafana facesse i conti con le fiamme ardenti del giovane. Le bocche fameliche richiedevano sempre più insistentemente la presenza dell’altro e così le membra che, travolte da quel ritmo nel petto, trovarono l’armonia più profonda nell’unione dei due corpi. Il ritmo che presero era sempre più intenso, sempre più cadenzato, quei forti colpi nel petto si ripercuotevano sui loro corpi legati, stretti nella morsa del calore del sole e delle fiamme della passione. La danza che nacque da quell’incontro era così profonda da lasciar che entrambi non sapessero cos’altro potesse riservargli l’amore. Una cieca felicità li travolse ad ogni incontro, ad ogni contatto in quel caldo periodo. Erano così pervasi dall’amore dell’altro da non rendersi conto che quella stessa passione che li stava unendo iniziava a diventare deleteria ogni incontro di più. Per la ragazza ogni incontro diventava sempre più intenso e al contempo sempre più doloroso; sapeva che quelle fiamme la stavano consumando ma non pensava potessero incidere così tanto sul suo corpo, poiché lo spirito non ne risentiva. Solo quando il vento riprese a soffiare, dopo periodi di infinita passione e afa, si rese conto che i colori brillanti che l’avevano avvolta fino ad allora stavano lasciando il posto al marrone e al nero della decomposizione. Ogni tanto qualche foglia gialla nasceva da lei ma presto si univa alla cenere delle precedenti, travolta dalle fiamme del ragazzo che l’amava.
Qualche fiotto di sangue ogni tanto si univa ai colori autunnali che la circondavano, portando il ragazzo a preoccuparsi sempre più delle condizioni della compagna. Ricominciò ad aver paura di se stesso e del male che poteva fare, perciò prese le distanze per non aggravare le sue condizioni. Non poteva immaginare che ormai il danno era fatto e che lei stava perdendo la sua vitalità giorno dopo giorno.
Un lungo strascico di foglie seguiva la ragazza nei movimenti, partiva dalle sue spalle con i colori gialli del sole e tramontava nel marrone più scuro, tendente al nero della carbonizzazione; la seguiva alla ricerca dell’amato scomparso, scappato da quello che aveva causato e terrorizzato dall’ormai prossima morte di lei.
Lui che era scappato si ritrovò accanto a quel ruscello dove si erano visti la prima volta, tornò ad osservarsi ed ebbe paura del volto che vide, duro nei lineamenti e abbagliante per via delle fiamme che lo investivano a metà. Ebbe molta paura di sé e di quello che poteva fare. Era distrutto da quello che stava accadendo, non voleva tornare ad essere solo e non voleva vedere la sua amata morire, anche se ormai mancava poco. La rabbia lo pervase per la sua impotenza nell’agire e guardandosi riflesso nello specchio d’acqua si soffermò sui suoi occhi. Quell’occhio azzurro, così simile ai fiori che adornavano il capo di lei, lo feriva più di qualsiasi altra cosa, non poteva permettersi di vedere su di se quel colore che stava appassendo poco lontano da lì. La rabbia divenne sempre più forte e lo spinse ad avventarsi sulla sua parte sinistra. Con quelle stesse fiamme che aveva mosso nell’aria estiva ora cercava di distruggere quell’azzurro che caratterizzava metà di sé. Urla di dolore impregnarono l’aria mentre tentava disperatamente nella sua impresa fallimentare.
Momo corse nella direzione di quelle urla, trovando l’amato a ferirsi con le fiamme vive della sua mano. Tentò di tranquillizzarlo e di spostare la mano serrata sul suo occhio per poter curare le sue ferite. Inizialmente lui non se ne accorse e ciò portò alla combustione della mano di lei che nonostante tutto continuò senza darsi per vinta. Quando riuscì nel suo intento spinse il ragazzo a guardarla negli occhi color onice. Lui era distrutto da quella visione, vide il male che ancora continuava a farle. Lei si soffermò sull’occhio azzurro di lui, era intatto ma non la pelle che lo circondava, una grande bruciatura circondava quella parte del suo volto e lei, con quei residui di potere che portava in se, soffiò leggera sulla parte cicatrizzandola. Lo baciò gentilmente come quella prima volta che si incontrarono, poi le forze vennero meno e si adagiò ai piedi del ragazzo, su quel prato arancione che pian piano la accolse tra le sue braccia.
Man mano che la ragazza veniva riassorbita dalla terra, la vegetazione mutava, sempre più morta, sempre più spoglia e fredda, fino a raggiungere Shouto. Di Momo rimase solo quel piccolo fiore che faceva capolino dal terreno, quello stesso fiore che lui aveva tanto curato i primi tempi e che adesso restava a portar memoria di lei. Prima di lasciarlo una parola vibrò nell’aria, Myosotis, poi tornò il silenzio.
La disperazione si impossessò di nuovo del ragazzo, aveva visto la sua amata spegnersi davanti a lui e cercare di salvarlo con le poche forze che le restavano. Shouto rimase a guardare quel fiore per tempi immemori poi tornò a specchiarsi nell’acqua e si rese conto che la cicatrice attorno all’occhio si stava rimarginando lentamente, lasciando di nuovo candida la sua pelle. Lacrime ghiacciate tornarono a solcare il suo viso. Col tempo il tepore e le fiamme che lo avevano accompagnato negli ultimi periodi si spensero completamente, riportando il ghiaccio ad attanagliare il suo cuore e la sua persona. Urla di dolore vibrarono nell’aria reintroducendo nel mondo le fredde correnti del nord. Le tempeste tornarono a imperversarsi sul mondo e poco a poco la neve tornò a imbiancare tutto. Shouto non sentiva più il freddo, solo il dolore lo pervase e non lo abbandonò. La tormenta tornò con la sua implacabilità ma lui non si mosse, rimase lì rannicchiato davanti a quel piccolo fiore da proteggere, con le mani nei capelli ormai bianchi e le lacrime fredde a bagnarli il volto. Chiuse gli occhi schiacciato dal dolore.
Il giovane si svegliò in un letto di neve candida, un forte bagliore su di lui a evidenziarne la solitudine, il freddo pungente a circondarlo. Le mani strette sul capo a cingere quelle ciocche bianche di capelli, le lacrime a solcare un viso tanto candido come la neve quanto segnato dal freddo del nord. Raggomitolato alle pendici di una collina innevata e spoglia, Shouto si trovava accanto a un ruscello gelato che conservava cristallizzati petali azzurri di lontani ricordi. Non si rese conto di non star respirando, quando tornò a farlo vide ai suoi piedi un piccolo fiore scampato alla bianca bufera, un piccolo fiore azzurro dal centro dorato, l’unica vita che restava attorno a lui. Una parola aleggiò nel freddo vento, Myosotis, ma Shouto non seppe il perché.





 

 




note: 

 

  • Per chi non lo sapesse Myosotis è il nome del comunemente noto "Non ti scordar di me’’ ( vi invito a leggere le leggende legate al nome del fiore qui ) . 

 

  • le Moire sono personaggi della mitologia greca, personificazione del destino ineluttabile.


 






Buonsalve a tutti! Questo lavoro nasce da alcune idee che mi sono venute in mente alle ultime mostre che ho visto. L’idea di personificare le stagioni mi è sempre piaciuta, il modo magistrale con cui ad esempio Botticelli lo fa nella "Primavera’’ è sempre stato motivo di ispirazione e qui ho avuto l’occasione per sperimentare questa mia idea. Perché proprio Shouto e Momo? perché secondo me i loro quirk si adattano benissimo a questa idea ( il fatto che comunque io li adori è secondario).
Ho immaginato come un incontro tra cielo e terra nei loro mutamenti. Per Shouto mi sono ispirata un po’ a Zefiro, personificazione del vento, qui a portare il freddo e il caldo, le fiamme e il ghiaccio come vuole il suo quirk. Per Momo mi sono ispirata a Clori, portatrice della primavera, che qui ho legato al concetto della creazione di cui Momo è artefice. La scelta del manto sta nel richiamare quello che ha nel manga nei periodi invernali. Ho giocato sul mutamento della natura sia sul suo corpo che in ciò che la circonda. La fisionomia di Shouto invece l’ho ricreata nella sua evoluzione, non è subito come ci appare nel manga e anime, ma viene delineandosi nel tempo, soprattuto la cicatrice.
Detto ciò, grazie per aver letto sia la storia che la  sua pseudo-spiegazione, se vi fa piacere fatemi sapere cosa ne pensate. Buone vacanze e buona giornata :)

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Mylark