Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: _Misaki_    04/08/2020    13 recensioni
Tra i grattacieli della moderna Seoul si nasconde l'associazione segreta per cui lavorano Iris, May, Wendy e Lizzy, quattro agenti oberate di lavoro. Al rientro dall'ennesima missione viene subito assegnato loro un nuovo, urgente incarico: recuperare una micro SD che contiene preziose informazioni sulle attività estere di una nota organizzazione mafiosa. All'inizio sembra un gioco da ragazze, ma la situazione si complica quando il nemico, ex collaboratore della loro stessa agenzia, ordina ai propri sottoposti di ucciderle.
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 DANGEROUS
 
- Cap. 3 -


 
   Undici e tredici minuti. Non era trascorso molto tempo da quando Iris e Wendy avevano consegnato l’SD a Lizzy e avevano deciso di prendersi un po’ di tempo per godersi la serata. Da allora, Dawon e Taeoh si erano preoccupati di tenerle d’occhio a debita distanza, aspettando il momento giusto per agire. Erano del tutto convinti che l’SD fosse in mano a una delle due, perciò non avevano nessuna intenzione di lasciarsele sfuggire, ma isolarle sembrava tutto tranne che semplice. Se le ragazze avessero lasciato subito l’hotel che ospitava l’asta, loro avrebbero potuto seguirle ed eliminarle senza problemi in qualche vicolo sperduto. Sarebbe stato facile far passare l’omicidio per una rapina finita male o qualcosa del genere. Tuttavia, le due non sembravano intenzionate ad andarsene tanto presto e finché fossero rimaste nella sala non ci sarebbe stato alcun modo di agire senza uscire allo scoperto. Ogni minuto perso era potenzialmente pericoloso per l’esito della missione. Sarebbe bastato poco a cambiare le carte in tavola: la comparsa di un complice, la consegna dell’SD a qualcuno di non identificato dal database della loro associazione mafiosa o addirittura la consegna dei dati in maniera digitale al capo. L’unica soluzione possibile era tenerle impegnate e impedire loro di incontrarsi con altri possibili agenti o di mettere mano agli strumenti tecnologici. Approcciarle insieme sarebbe stato spudorato e la possibilità di essere snobbati era troppo alta, perciò ora che le due si erano separate era il momento ideale per agire. Dawon aveva visto Wendy al buffet e aveva colto l’occasione per avvicinarla. Con la scusa di prendere esattamente quello che stava prendendo lei, le sfiorò la mano.
   «Oh, scusa!»
   «Il mondo è piccolo, eh?» ironizzò la ragazza.
   «Eh già! Non partecipi all’asta?»
   «Questi quadri sono orribili.»
   «Te ne intendi di arte?» Chiese Dawon, facendole strada verso un tavolino a cui sedersi. Se davvero voleva sapere che fine avesse fatto quella maledetta SD doveva inventarsi qualcosa al più presto. L’ideale sarebbe stato cercargliela addosso, ma con quale scusa? Non poteva certo mettersi a frugarle tra i vestiti come se niente fosse.
 
   Contemporaneamente anche Taeoh si era avvicinato al proprio obiettivo. Aveva visto Iris andare a prendere un cocktail ghiacciato e l’aveva seguita con la scusa di un bicchiere di vino rosso. Fingendo un incontro fortuito richiamò l’attenzione della ragazza con un saluto amichevole. Lei si limitò a ricambiare sorridendo gentilmente, ma non aggiunse altro. Aveva un’aria un po’ stanca e non sembrava molto propensa a iniziare una conversazione. Una pessima premessa.
   «Quindi eri qui per il buffet, non per l’asta…» Taeoh decise di buttarla sul ridere.
   «Diciamo che ho accompagnato un’amica.» si giustificò lei, cercando di rimanere sul vago.
   «Anche io sono qui con un amico, è quel tizio laggiù.» il ragazzo indicò Dawon, che era seduto al tavolo con Wendy «Ora però credo sia più interessato a quella ragazza che a me.»
   «Ah!» esclamò Iris, un po’ sorpresa «Lei è l’amica con cui sono venuta qui!» improvvisamente percepì un leggero senso di inquietudine. Era davvero una strana coincidenza.
   «Oh, sul serio? Che strana coincidenza!» disse Taeoh quasi come se le avesse letto nel pensiero «Oppure, è destino…» non riuscì a resistere alla tentazione di insinuare che non era un caso se si erano incontrati. Poi improvvisamente sembrò ricordarsi di qualcosa «Oh! Che sciocco, non mi sono presentato. Mi chiamo Taeoh, molto piacere! Tu sei?»
   «Mi chiamo Iris. Piacere di conoscerti.» In non sapeva nemmeno più quanti anni non le era mai capitato di essere approcciata da un ragazzo carino, più o meno della sua età e pure educato. Normalmente l’avrebbe considerata una vera fortuna, ma qualcosa non la convinceva. Forse proprio perché era un evento così raro aveva il dubbio che non fosse casuale. Non era nemmeno più in servizio, quindi avrebbe potuto tranquillamente lasciarsi andare, ma si sentiva inquieta. Come se non bastasse, più il tempo passava più il sonno e la stanchezza accumulati nei giorni precedenti cominciavano a farsi sentire, aveva anche iniziato a girarle un po’ la testa, cosa che le succedeva spesso negli ultimi tempi. Cercò di scacciare quella strana sensazione di disagio e non dare peso alle coincidenze. Probabilmente era solo paranoica.
   «Ti dispiace se vado a sedermi?» chiese al ragazzo, indicando un tavolo libero davanti alla vetrata. Sperava che bastasse per non farsi seguire, non era nel pieno delle forze e non voleva rischiare di lasciarsi sfuggire qualche informazione riservata, ma Taeoh non aveva intenzione di demordere. Qualsiasi scusa sarebbe andata bene pur di guadagnare tempo.
   «Posso farti compagnia? Sai, a queste serate non c’è mai nessuno di interessante, o meglio, di giovane con cui parlare. E il mio amico, beh…» disse in tono quasi imbarazzato.
   «Capisco…» rispose Iris, rassegnata e anche un po’ intenerita. Per quanto la coincidenza fosse sospetta, Taeoh non le sembrava una cattiva persona. Purtroppo, però, questa volta si stava sbagliando nel giudicare chi le stava di fronte.
   «Andiamo a sederci lì.»
   «Ok!» rispose lui seguendola, mentre lei gli fece strada verso il tavolo. La superò e spostò la sedia quanto bastava per permetterle di sedersi «Prego.»
   Iris ebbe un attimo di smarrimento per il gesto del tutto inaspettato, ma si sedette ugualmente. «Grazie, ma non accorciare così le distanze, per favore. Non mi sento a mio agio…» disse, cercando di sorridere per smorzare il tono della critica. Taeoh si stava comportando in modo troppo galante e la cosa la insospettiva ancora di più, ma non era il caso di giungere a conclusioni affrettate.
   «Oh, scusa. Sei diretta, eh...» anche lui sorrise in modo imbarazzato. Forse era stata troppo acida nella risposta? Eppure non le sembrava di essere stata particolarmente scortese. Sorseggiò il suo drink pensandoci un po’ su.
   «Mi dispiace, non volevo offenderti…»
   «No, no tranquilla, capisco. A volte tendo a essere troppo espansivo.» Normalmente le ragazze cascavano ai suoi piedi dopo un paio di smancerie, invece Iris sembrava opporre resistenza. Agli occhi di Taeoh era piuttosto carina, ma non sembrava quel tipo di donna eccentrica a cui basta camminare per strada per attirare l’attenzione, anzi, gli pareva una persona piuttosto semplice e per nulla abituata a ricevere certe attenzioni, perciò gli sembrò strano che l’approccio non avesse funzionato. O era totalmente disinteressata o non era per nulla il tipo da starci facilmente. Ormai aveva capito che per quanto lui si fosse mostrato gentile e affabile lei non avrebbe minimamente accennato a dargli confidenza. Ancora una volta se ne stava in silenzio lì davanti a lui, limitandosi ad accennare un sorriso indecifrabile senza sollevare nuovi argomenti. La osservò rivolgere l’attenzione al proprio drink e girare il ghiaccio nel bicchiere con la cannuccia, lasciando che il silenzio prendesse il sopravvento. Che stesse già sospettando qualcosa? Era meglio andarci piano.
   «Tutto ok?» provò a chiederle con cautela.
   «Sì, sì, tutto ok. Stavo solo pensando a una cosa.»
   «Cioè?»
   «A dire il vero sono venuta qui anche con una terza amica, ma deve essersi trovata qualcuno con cui passare la serata.» La frase si interruppe quasi bruscamente, come se si fosse lasciata scappare qualcosa che non doveva dire e si fosse resa conto solo all’ultimo secondo. Si era anche morsicchiata leggermente il labbro inferiore con l’aria di chi si sta rimproverando mentalmente.
   «A-ah…» Taeoh sapeva perfettamente a chi si stava riferendo, ma come informazione non era di alcun aiuto. Il tempo passava e le occasioni per sapere se Iris aveva con sé l’SD si stavano esaurendo. Non sapeva proprio dove sbattere la testa. Normalmente sarebbe stato più diretto e spudorato, ma con lei non gli riusciva. E poi aveva la sensazione che se avesse proposto qualcosa, una qualsiasi cosa, si sarebbe comunque beccato un tanto cordiale quanto perentorio “no” come risposta.
 
   In un altro punto della sala, Dawon non se ne stava con le mani in mano. Dopo aver finito di mangiare era andato a prendere qualcosa da bere per sé e per Wendy.
   «Alla fine non mi hai più detto se te ne intendi di arte.» le chiese appoggiando malamente i bicchieri sul tavolo e rovesciando di proposito il contenuto di uno dei due addosso alla ragazza «Oh, no! Scusami!» Prese un tovagliolo e cercò di asciugarle il vestito. In questo modo ebbe l’occasione di controllare se ci fossero tasche nella gonna in cui potesse essere nascosta l’SD. Con sua delusione non c’era nulla di tutto ciò.
   «Merda!» imprecò Wendy alzandosi di scatto «Lascia stare, imbranato!» spostò la mano del ragazzo in modo molto brusco.
   «Non so davvero come scusarmi!» esclamò lui, inchinandosi più volte e fingendosi mortificato. «Ho una camera in questo hotel, andiamo lì, così puoi pulirti e posso anche comprarti qualcosa di nuovo nei negozi qui vicino.»
   «Non importa.» rispose Wendy in modo brusco. Poi prese la borsetta e si avviò verso il bagno. Era su tutte le furie. Non solo le aveva fatto una macchia enorme sul vestito, aveva pure peggiorato la situazione sfregandola con quel tovagliolo di carta. Ne aveva le tasche piene di questa serata.
   «Dico davvero, ti compro qualcosa e vai su in camera mia a cambiarti, non puoi tornare a casa così!» la seguì lui. Non poteva lasciarsi scappare anche questa occasione, doveva trovare il modo di recuperare l’SD nel caso la avesse lei.
   «Non seguirmi anche qui!» lo ammonì Wendy, entrando nel bagno delle donne. Subito dopo prese il cellulare e scrisse un messaggio a Iris «Ti aspetto fuori dall’hotel tra 5 minuti, questa serata è finita!» Una volta inviato il messaggio, ripose di nuovo il telefono nella borsetta e iniziò a sfregare il vestito con acqua e sapone, ma la macchia non accennava ad andarsene. Infuriata più che mai, uscì dal bagno per tornarsene a casa.
   «Grazie per la macchia amico, buona continuazione…» disse in modo scocciato.
   «Ehi! Ho detto che mi dispiace! Lascia almeno che ripari il danno!» provò di nuovo Dawon, fermandola per il polso.
   «Poi mi lasci andare a casa?»
   «Certo, certo. Scusami.» rispose lui, inchinandosi ancora un paio di volte e unendo le mani in segno di perdono. Un tono così brusco da una ragazza non l’aveva mai sentito. Cominciava a pensare di aver fatto un errore di calcolo imperdonabile non pensando alla possibilità di una reazione esplosiva. Continuando a scusarsi, però, riuscì ad avere la meglio. La portò in uno dei negozi vicino all’hotel che ospitava l’asta e le fece scegliere un vestito nuovo senza badare a spese. Poi le fece strada verso la propria camera e le permise di usare il bagno per cambiarsi. Poco dopo Wendy uscì col vestito nuovo, un tubino nero firmato.
   «Fatto. Ora sei contento?»
   «Certo, ti sta molto bene!» esclamò, nella speranza di riguadagnare qualche punto. A dirla tutta non stava mentendo affatto. «Questo lo porto in lavanderia. Se mi lasci il tuo indirizzo te lo faccio recapitare appena è pronto.» Le prese il vestito sporco dalle mani. Essendo un’agente non poteva certo essere così sciocca da lasciare l’SD nel vestito, quindi era meglio farsi dare l’indirizzo di casa. Taeoh non sembrava aver fatto progressi e probabilmente Lizzy non aveva con sé l’SD. Quasi sicuramente dopo questa serata infruttuosa avrebbero dovuto fare un sopralluogo a casa delle agenti.
   «Puoi anche buttarlo, quella macchia di vino non verrà più via.» rispose Wendy, che dopo l’esplosione di rabbia iniziale sembrava essersi calmata «Ora devo andare. Grazie per il vestito.» disse, avviandosi alla porta.
   «Figurati, è stata colpa mia. Vieni, ti accompagno.» Dawon chiuse la camera e riaccompagnò la ragazza nella sala del buffet.
 
   Iris aveva preso un altro drink e lo stava sorseggiando lentamente. Quella sera stava esagerando un po’ con l’alcol. Dopo la situazione di gelo iniziale, Taeoh era finalmente riuscito a rompere il ghiaccio. I due avevano iniziato a parlare del più e del meno in modo molto naturale e nel frattempo avevano riempito i bicchieri un’altra volta. Mentre erano intenti a parlare di viaggi, il telefono della ragazza iniziò improvvisamente a squillare dentro alla borsetta che teneva appoggiata allo schienale della sedia. Immaginando che potesse trattarsi di qualcosa di importante, lo prese e vide il tragico messaggio di Wendy, a cui rispose un po’ a malincuore con «Ok, ti raggiungo appena possibile.»
   «Taeoh… devo andare, la mia amica ha detto che vuole tornare a casa, mi ha chiesto di aspettarla fuori dall’hotel.»
   «Di già?»
   «Mi ha mandato un messaggio proprio ora. Sembra non se la stia passando bene… Mi dispiace di non poterti più fare compagnia!»
   «D’accordo. Beh grazie per la chiacchierata, spero di rivederti!»
   «Figurati, grazie a te! Passa una buona serata.» Anche se il dialogo tra i due non era cominciato nel migliore dei modi, tutto sommato non era stato così male passare un’oretta in sua compagnia, quasi ci sperava sul serio di rivederlo.
   «A presto allora, spero…» Taeoh sapeva benissimo che si sarebbero rivisti. Né lui né i suoi complici avevano ancora trovato quello che cercavano. Anzi, forse avrebbe dovuto anche sentirsi un po’ in colpa per non essersi impegnato molto a recuperare la famosa SD, ma se doveva proprio essere sincero non gli importava un granché. Non aveva la più pallida idea di che informazioni potesse contenere.
   Iris lo salutò di nuovo da lontano, agitando leggermente la mano. Poi uscì dall’hotel che ospitava l’asta e si mise ad aspettare Wendy sotto al portico dell’ingresso. Lo sbalzo di temperatura tra l’aria condizionata all’interno della sala e il caldo di quella serata estiva le fece venire un brivido lungo la schiena. Tutto sommato però si stava bene all’aperto, non era più afoso come in pieno giorno. Dopo aver aspettato per un po’, controllò lo schermo del cellulare. I cinque minuti erano già passati, ma di Wendy ancora neanche l’ombra. In quel momento le arrivò un messaggio da Lizzy: avrebbe passato la notte col ragazzo che aveva conosciuto quella sera. Dopo altri dieci minuti di attesa la collega comparve nella hall dell’hotel accompagnata da un ragazzo che Iris riconobbe come l’amico di Taeoh.
   «Grazie per la serata e scusa ancora.» Sentì Dawon scusarsi da lontano.
   «Non fa niente, buona notte.» Dopo averlo salutato, Wendy vide Iris fuori dall’hotel e le andò incontro.
   «Oh, eccoti finalmente! Uhm... hai cambiato vestito?»
   «Il tizio con cui parlavo, o meglio, che ha attaccato bottone con me, mi ha versato del vino addosso e poi ha insistito per comprarmi un vestito nuovo.»
   «Che pasticcio… Comunque, mi è appena arrivato un messaggio da Lizzy, ha detto che passerà la notte qui col ragazzo che ha conosciuto oggi. Spero non faccia cazzate.» Iris terminò la frase con un certo disappunto.
   «Avrebbe dovuto lasciare a noi l’SD, che irresponsabile! Quando si parla di uomini perde la testa anche mentre lavora.»
   «Già, ma ormai è tardi per fare irruzione in camera di quei due…»
   «Non ci penso nemmeno! Andiamo a casa.»
   Le due agenti scesero le scale, andando verso la strada, e presero un taxi per tornare a casa.



 
***

 
   Nell’hotel che ospitava l’asta di quadri, invece, Lizzy e Jiho avevano messo da parte il lavoro per dedicarsi ad attività ben più interessanti. Dopo aver preso l’ascensore avevano raggiunto la camera di Jiho, al terzo piano.
   «Prego, entra.» disse lui, aprendole la porta.
   «Oh! Ma come è lussuosa questa suite!» esclamò Lizzy, un po’ troppo ad alta voce. «Wow! King size bed!» continuò, piuttosto brilla. Le guance erano rosse per l’alcol e le veniva da ridere in continuazione.
   «Beh, io prenoto solo suite, mica stanzette ammuffite.» si vantò Jiho, per poi assestarle una pacca sul sedere. Lizzy cominciò a ridere in modo incontrollato e si lasciò cadere sul letto.
   «Dai, fammi tua…» lo provocò in tono ammiccante. Era completamente partita di testa.
Jiho non si fece pregare e si chinò su di lei, iniziando a baciarla con foga, prima sulle labbra, poi sul collo, lasciandole dei leggeri segni rossi. Dopo poco si alzò di nuovo in piedi, sfilò la cravatta e la gettò sul letto. Si sbottonò velocemente la camicia e la lasciò cadere per terra.
   «Ummm, niente male!» esclamò Lizzy, osservando il fisico atletico di Jiho. La ragazza si mise a sedere sul letto, si avvicinò a lui e fece scorrere l’indice della mano destra lungo tutto il corpo del ragazzo, tracciandone la linea degli addominali.
   «Facciamo un gioco.» propose lui, avvicinandosi ulteriormente e bendandola con la cravatta. Ancora una volta Lizzy rise divertita. Jiho le prese le mani e la fece alzare in piedi. Le slacciò il vestito e la aiutò a sfilarlo, lentamente. Subito dopo, la fece stendere di nuovo sul letto e si chinò su di lei, iniziando a baciarla. Le sue mani scorrevano su tutto il corpo della ragazza, dal basso verso l’alto. Lizzy fremeva, il suo respiro si era fatto più affannoso e non riuscì a trattenere qualche gemito. Le mani di Jiho raggiunsero la schiena della ragazza. Lei si incurvò, permettendogli di slacciarle il reggiseno. Non appena riuscì a liberarla dall’indumento, qualcosa cadde sul letto facendo un debole, quasi impercettibile fruscio. Il ragazzo scorse il piccolo oggetto nero e rettangolare con la coda dell’occhio, riuscendo a seguirne il tragitto, finché non lo vide fermarsi tra le pieghe del copriletto bianco e confondersi tra le stesse, rischiarate solo dalla luce soffusa della stanza. «L’SD!» realizzò, non appena riuscì a metterlo a fuoco. La raccolse e se la mise in tasca, così, quando si sarebbe rivestito per andarsene, l’avrebbe portata con sé.
   «Qualcosa non va?» chiese Lizzy, non sentendo più i baci di Jiho su di sé e impaziente più che mai di continuare.
   «Mai stato meglio…» rispose lui, con un sorriso beffardo in volto. La missione era stata portata a termine, poteva semplicemente dimenticarsi del lavoro e godersi la serata in compagnia di quella bella e ingenua agente.

 

 
***

 
    Al quartier generale dell’associazione, la quarta agente, May, era andata a stilare il rapporto della missione conclusasi quel pomeriggio. Arrivata davanti ai tornelli dell’ingresso strisciò il pass e si diresse verso l’ascensore. Non c’era quasi nessuno a quell’ora. Arrivata al piano in cui si trovava l’ufficio girò a destra e raggiunse la stanza in cui due ragazzi sovraccarichi di lavoro volevano solo tornarsene a casa presto e stavano facendo del loro meglio per smaltire i documenti rimasti.
   «May!» esclamò uno di loro vedendola entrare «Anche tu qui? L è impazzita! Ci sta facendo ricontrollare tutti i verbali! Domani mattina passa l’ispettore!» il ragazzo sembrava davvero disperato. Probabilmente era da qualche giorno che L aveva saputo dell’ispettore e li aveva messi al lavoro. Questo spiegava anche la sua fretta nel voler a tutti i costi ricevere il verbale della missione entro la mattina seguente.
   «Aiutaci, ti prego!» la implorò l’altro ragazzo, aggiustandosi gli occhiali sul naso.
   «Shion, Jinki! Da quant’è che state lavorando? Sono tantissimi questi verbali!»
   «Stiamo facendo straordinari da una settimana!» esclamò Shion con in volto l’espressione di chi è in preda alla disperazione più totale.
   «Mi dispiace…» disse May, altrettanto preoccupata per il lavoro che avrebbe dovuto ultimare al più presto «Stasera L mi ha chiamata appena ho messo piede in casa per dirmi di venire qui! Vuole che le consegni il verbale della missione entro domani. Se mi avanza tempo vi do una mano!»
   «Grazie May!» risposero i due, facendole posto su una scrivania piena di documenti e rimettendosi all’opera. May prese gli appositi moduli e cominciò a compilarli. Riempì le caselle dell’intestazione, poi passò alle righe delle pagine successive, dando più dettagli possibili riguardo alle modalità di svolgimento della missione e agli equipaggiamenti che erano stati utilizzati. L’operazione richiese più tempo del previsto, ma riuscì comunque ad aiutare un po’ i due ragazzi. Quando finalmente ultimò il lavoro mancavano pochi minuti alla mezzanotte.
   «Fine!» esclamò la ragazza, sollevando il più possibile le braccia verso l’alto per stiracchiarsi la schiena. Jinki aveva concluso il proprio lavoro da circa dieci minuti e si era già avviato verso casa. Shion invece era ancora piegato sulla sua scrivania.
   «May, mi mancano un paio di documenti da riordinare e ho finito. Vuoi che ti riaccompagni a casa?» appartenendo a due squadre diverse, al ragazzo non capitava spesso di passare del tempo da solo con May, ma fin dal primo momento in cui l’aveva vista aveva iniziato a provare qualcosa per lei. Non aveva capito subito i propri sentimenti, era stato allo stesso tempo un colpo di fulmine e una presa di coscienza graduale. Nonostante fossero passati più di due anni da quando si erano incontrati per la prima volta, ancora non aveva avuto il coraggio di confessarle i propri sentimenti. Per il momento si accontentava dei pochi momenti passati insieme e di osservarla da lontano, ma era sicuro che prima o poi l’occasione giusta si sarebbe presentata, e allora non se la sarebbe lasciata sfuggire.
   «No, tranquillo, sono venuta in macchina.» rispose gentilmente lei.
   «Ah.» Colpito e affondato. Non era ancora arrivata l’occasione giusta a quanto pareva. «Ti… posso accompagnare alla macchina allora.» Inserì l’ultimo foglio in un pesante faldone, che chiuse facendogli fare un tonfo. Poi si alzò dalla sedia per avvicinarsi a May.
   «Va bene.» rispose lei con il sorriso stampato sulle labbra. Shion le aveva sempre messo simpatia. Aveva due anni più di lei ed era entrato in servizio un anno prima. Nonostante fosse più grande a volte le dava la sensazione di essere un po’ ingenuo, ma era comunque uno degli agenti migliori dell’associazione, infaticabile lavoratore ed estremamente abile nelle tecniche di combattimento. Quella sera le sembrava stranamente impacciato e vederlo così le metteva tenerezza. Le faceva piacere che fosse così premuroso nei suoi confronti, sapeva di poter sempre contare su di lui.
   I due lasciarono l’associazione e si diressero insieme verso la macchina. Shion aspettò che May salisse nella sua auto e la salutò.
   «Allora a domani, stai attenta a tornare a casa!»
   «Ok, anche tu! Ci vediamo!» la ragazza, tutto sommato di buon umore grazie a Shion, lo salutò di nuovo con un cenno della mano, mise in moto l’auto e sfrecciò per le strade di Seoul.
 
   Quando arrivò a casa, Iris e Wendy erano rientrate da pochi minuti.
   «Ehi May, com’è andata? Scritto tutto?» chiese Wendy appena la vide rientrare. Si era seduta sul divano e stava mangiando il cibo ordinato quella sera prima di partire.
   «Ciao May!» la salutò Iris passandole davanti in mutande e canottiera con in mano lo spazzolino e il dentifricio. Quella sera faceva caldo ma non le andava di accendere l’aria condizionata, quindi aveva optato per bandire il pigiama.
   «Heilà, che stanchezza!» esclamò la più piccola, lasciandosi cadere esausta sul divano accanto a Wendy. Poi si accorse che una di loro mancava all’appello «Scusate ma, dov’è Lizzy?»
   «Dobbiamo dirtelo?» chiese retoricamente Wendy.
   «È rimasta a dare sfogo ai suoi isvtinvti anivmalevschi!» urlò Iris dal bagno con il dentifricio in bocca.
   «È andata a letto con un altro? Ancora?!» esclamò May incredula.
   «Mevglio in hovtel che a cavsa novstra!»
   «Vero…» disse Wendy annuendo con il capo.
   «Ah quello di sicuro!» concordò anche May ridendo.
   «Bene, io vado a letto!» concluse Iris, uscendo dal bagno e stiracchiandosi «Ci si vede domani, dormite bene!» a fine frase non riuscì a trattenere uno sbadiglio. Subito dopo si ritirò nella propria camera.
   «Buona notte!» urlò May, alzandosi dal divano per andare in camera a cambiarsi.
   «Notte!» disse infine Wendy, che aveva optato per finire di mangiare prima di andare a dormire.
   Nonostante fossero agenti segreti una volta rientrate a casa erano ragazze del tutto comuni, stanche, stressate e finalmente in vacanza. O almeno così pensavano.



Fine cap. 3 

_________________________________________________

 
  Eccoci alla fine anche di questo capitolo! Sia i ragazzi che le ragazze pensano di aver vinto... ma chi riuscirà a recuperare l'SD alla fine? La battaglia è ancora aperta! (E una buona parte di loro se ne sta fregando come se non li riguardasse XD ma dettegli... tanto poi se la vedono loro col capo.)
Alla prossima~

Misa

**************************************


Ciao a tutti~
E' la Misa del futuro che vi parla! La Misa che è arrivata a pubblicare il capitolo 11 precisamente.
Visto le difficoltà a ricordare i nomi coreani che sono emerse attraverso alcune recensioni, ho pensato di creare una sorta di schemino dei personaggi per facilitare il loro riconoscimento. 
Al posto di cercare dei presta volto li ho disegnati in modo stilizzato per non condizionare troppo la fantasia, continuate pure a immaginarli come preferite!

 
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: _Misaki_