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Autore: Jordan Hemingway    04/08/2020    0 recensioni
(Cassandra/Apollo, Sci-fi&MagicAU)
Cassandra è un soldato, allevata per unirsi alle schiere delle onnipotenti Dominazioni Olimpiche, fino a quando non osa alzare la mano verso la magia contenuta nel cuore delle stelle. Qual è il prezzo da pagare per un potere tanto grande da cambiare l'universo?
Prima classificata al contest "Favole di Oggi" indetto da Fiore di Cenere sul forum di EFP
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Cassandra
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Guardatevi dall’alto delle stelle



Ma amavo dall’alto./Da sopra la vita./Dal futuro./Dove è sempre vuoto/e da dove nulla è più facile del vedere la morte.
[…]
Vivevano nella vita. Permeati da un grande vento./Con sorti già decise./Fin dalla loro nascita in corpi da commiato./ Ma c’era in loro un’umida speranza,/una fiammella nutrita dal proprio luccichio.
Wisława Szymborska, Monologo per Cassandra




Quello non era il primo combattimento a cui Cassandra partecipava: i cadetti venivano mandati sul campo dopo tre anni di addestramento, ufficialmente come osservatori, ma spesso erano assegnati come supporto nelle retrovie e, a volte, anche nei combattimenti di seconda linea.

Era però la prima volta che si trovava a prendervi parte da lassù, dalla navetta di controllo riservata allo stato maggiore.
Guardando ogni cosa dall’alto delle stelle.
“Hai fatto carriera.” Ricordò le parole di Eleno, che qualche settimana prima era stato promosso alla fanteria assieme a tutti gli altri cadetti della sua squadra: l’apprendistato con Apollo non le aveva impedito di andare a salutarli prima della partenza per il fronte.
Con grande imbarazzo di Cassandra, Ettore le aveva rivolto il saluto riservato alla Dominazione. “Cerca di prevedere ogni mossa dei ribelli e di farci tornare qui vivi.”
“Al massimo puoi sacrificare Achille” aggiunse Eleno, guadagnandosi una gomitata da Ettore.
Cassandra li aveva guardati imbarcarsi sulle navette che li avrebbero portati nel quadrante ovest del pianeta, dove i ribelli avevano le loro basi, ed era rimasta a fissare la linea di roccia e sabbia dove erano spariti per molto tempo: se non fosse stata scelta da Apollo il suo destino sarebbe stato con loro, come aveva sempre immaginato.
Si riscosse dai ricordi.
Apollo spiccava tra gli alti ufficiali della Flotta che lo attorniavano e Cassandra, in piedi sul fondo della sala comandi, poteva osservare le loro espressioni: alcuni facevano sfoggio di cortesia tanto estrema da poter essere considerata un insulto, altri restavano rigidi e si esprimevano a monosillabi, come se volessero imitare l’aria di calma imperturbabile del dio.
Naturalmente erano ridicoli, tutti loro.
Spostò lo sguardo di nuovo verso Apollo: il profilo perfetto, gli occhi luminosi e penetranti. Al confronto gli umani, lei compresa, sembravano bambole di fango. La stretta al cuore divenne più intensa: mancava ancora molto alla fine del suo apprendistato. Solo allora sarebbe potuta diventare una portatrice completa ed essere in unione perfetta con Apollo. Lui l’avrebbe usata come tramite personale alla potenza del sole e delle stelle e l’avrebbe tenuta accanto a sé per sempre.
Era quello che desiderava di più nell’universo.
Certo, conosceva le storie, quelle che parlavano degli umani che prima di lei erano riusciti a diventare portatori di nexus e tramiti per gli dèi. Come Io, comandante della Flotta nel quadrante meridionale: dopo aver superato la prova era stata vincolata da Zeus, il più importante tra gli abitanti di Lykaios, e aveva ricevuto tanta magia da bruciare le stelle. Ma Zeus, che collezionava un nexus dopo l’altro, aveva attinto ogni goccia di potere da lei giorno dopo giorno fino a quando le ceneri di Io, bianche come una pozza di latte, si erano dissolte nello spazio.
Non sarebbe successo: Apollo teneva a lei. Lo sapeva, lo sentiva, lo provava dentro di sé ogni volta che la addestrava a fissare lo sguardo nella luce del futuro.
Cassandra non sarebbe stata un semplice tramite.
Si riscosse sentendo chiamare il suo nome. “Allieva Priamides.” Uno dei generali le stava facendo cenno di avvicinarsi con aria impaziente. Lei aspettò il cenno di assenso di Apollo per avanzare nel cerchio dello stato maggiore.
“Generale.”
“Sappiamo dei tuoi successi come apprendista portatrice.” Lo disse nello stesso tono con cui un acquirente avrebbe cercato di trattare sul prezzo ai mercati della stazione spaziale di Ilio. “Il tuo augusto maestro ti concede di sperimentare il tuo potenziale su questo campo di battaglia.”
Ovvero, tradusse Cassandra, state avendo difficoltà e volete che sia io a togliervi dai guai ma senza farla sembrare un’ammissione di incapacità.
Sentì all’improvviso la risata di Apollo risuonare dentro di lei. Arrossì.
Ti avrei comunque chiesto di provare. La voce del dio era nella sua mente. Sei arrivata a un punto nell’addestramento in cui è indispensabile metterti alla prova in situazioni reali.
Annuì e alzò il mento con decisione. “Ringrazio per questa occasione.”
“Le truppe della Flotta sono in stallo.” Il generale indicò l’enorme visore posto su tutta la parete della sala comandi. “E’ necessario prendere il controllo di questo quadrante prima dell’attacco alla Lega Norrena, ma a causa dei Ribelli l’azione è stata rallentata.”
Già, i Ribelli. Umani che non avevano accettato la Dominazione: bande di folli guidati da una coppia di idealisti. Erano destinati a perdere, prima o dopo.
“Le truppe di Elena e Paride sono specializzate nelle azioni di guerriglia,” si inserì un comandante, “per questo è difficile avere la meglio su di loro. Conoscono questo pianeta e sanno dove nascondersi.”
“Non possiamo permetterci di perdere altro tempo: Zeus e la Dominazione Olimpica hanno programmato l’attacco contro Odino, dobbiamo essere pronti. Dobbiamo sapere quale mossa è meglio intraprendere.”
Cassandra guardò lo schermo. “Sapete meglio di me che i miei progressi non sono ancora sufficienti a permettermi una visione così nitida nel futuro.”
“Qualunque cosa è meglio di nulla.” Sopra le loro teste le lastre di metallo del soffitto scivolarono l’una sotto l’altra fino a scoprire una porzione perfettamente circolare di cristallo trasparente, dalla quale i raggi del sole scendevano come una cascata d’oro. Cassandra tuttavia esitava ancora.
Apollo si limitava a guardarla in silenzio.
Lentamente, la ragazza alzò tutti i suoi scudi e si portò al centro della pozza di luce.
Chiuse gli occhi: percepì la sensazione familiare di calore, come un nucleo al proprio interno che era reso incandescente dall’energia dei raggi che la colpivano. Le scintille divennero scie di luce, poi serpenti dorati, infine immagini che si moltiplicavano in infinite direzioni.
Per un momento Cassandra temette di essere sul punto di perdere se stessa; avvertì subito la presenza di Apollo, più forte del solito. L’alieno – il dio – la pervadeva proprio come facevano i raggi del sole, ma al contrario di questi la sua energia contribuiva a rafforzare la sua mente.
Ora Cassandra poteva vedere i vari sentieri del futuro, tutte le possibilità che la battaglia contro i Ribelli conteneva. Come ogni volta, lasciò che la luce la guidasse tra gli scenari: serpenti di luce strisciarono lungo tutte le visioni, che avevano in comune lo stesso risultato.
Un responso di morte: le squadre della Flotta si lanciavano in un attacco suicida per distruggere le forze ribelli. Vide morire i suoi compagni uno dopo l’altro in ogni scenario. Si trovava davanti a un punto fisso.
Non può essere.
Cercò di concentrarsi su possibilità dall’esito diverso ma i serpenti si attorcigliarono attorno alla sua coscienza, dentro alla quale Apollo non faceva nulla per opporsi a quel vaticinio.
Non può essere fisso. Cassandra provò a ribellarsi. Deve esserci un modo per cambiare tutto questo.
Nessuno aveva mai cambiato un punto fisso: così le aveva insegnato Apollo. Era la verità?
Apollo non rispose.
I serpenti di luce sibilarono quando la consapevolezza dell’alieno si affiancò a loro. Sembravano temerlo e al tempo stesso accettarlo come uno di loro. Apollo guardò con lei le visioni e per un attimo sembrò voler entrare in una di esse, allargarne le maglie e fare… cosa? L’immagine divenne più sfocata, ora sembrava che Eleno e gli altri potessero sopravvivere, ma dietro di loro le ombre dei ribelli si estendevano fino a ricoprire tutto il pianeta.
Tu puoi cambiarlo. In quel momento Cassandra se ne rese conto: Apollo, o chiunque degli dèi, erano capaci di cambiare l’esito di quegli oracoli. Ne erano sempre stati capaci.
Non avevano mai voluto farlo.
Nemmeno adesso: Apollo aveva lasciato la presa sulla visione. I ribelli scomparvero da Lykaios.
Questa scelta li ucciderà tutti: Achille, Eleno, tutti i miei compagni… Non posso tornare con questo vaticinio.
La luce si strinse attorno a lei facendole pulsare la mente, ogni battito una fitta di dolore.
E’ necessario, sentiva Apollo dirle attraverso la sua stessa bocca, è necessario, è necessario, è necessario…
Tornò alla realtà urlando: aprì gli occhi sul visore dell’astronave, dove una linea rossa indicava il punto dove le squadre della Flotta Stellare aveva ricevuto ordine di attaccare. Sopra quei punti si alzava una grossa nube grigia.
Lo stato maggiore se ne era andato. Solo Apollo era ancora lì e la fissava con la solita espressione immutabile.
“Era necessario.” Le tese una mano.
Per un lungo momento Cassandra fissò le nubi delle esplosioni suicide che avevano permesso la vittoria della Flotta – a quale prezzo? – poi distolse lo sguardo e posò le dita su quelle di Apollo.
“Era necessario” ripeté.
Il potere era sempre necessario.



Gli dèi alzarono le mani verso lo spiraglio di cielo sgombro da nubi, come se volessero invocare la benedizione del sole di Lykaios.
Un unico raggio di luce scese fino al Proskénion, inglobandolo rapidamente. I volti degli dèi divennero troppo splendenti per poterli fissare. Cassandra trattenne l’impulso di alzare una mano per coprire gli occhi.
Il cerchio luminoso divenne una sfera dalla quale si alzavano fiamme incandescenti: alcune di esse si unirono fino a formare una creatura possente, pura energia dagli artigli di fuoco e luce.  
La creatura si scagliò su Cassandra, pronta a consumarla e a renderla cenere.
La ragazza rimase immobile e si lasciò divorare.
L’onda di magia che la investì era così potente che senza volerlo Cassandra urlò dal dolore: era come se i suoi sensi fossero stati potenziati all’ennesima potenza e l’avessero infilata in una fornace.
Cercò in tutti i modi di assorbire quella forza che però continuava ad aumentare: tentò di incanalarla e scaricarla a terra, come durante gli allenamenti, ma era troppa, davvero troppa.
La sua mente sovraccarica lanciava urla di dolore, di quel passo sarebbe stata consumata e di lei sarebbero rimaste solo ceneri nella sabbia.
Sapeva che gli dèi la stavano guardando, che Apollo la stava guardando fallire.
Si sforzò di tenere assieme la propria consapevolezza: chiuse gli occhi e lasciò che il muro di luce la penetrasse in ogni angolo di se stessa.
Serpenti d’oro comparvero di nuovo ai margini della sua coscienza e strisciarono oltre quel muro.
Lentamente, come chi cammina contro una tempesta, Cassandra li seguì.
Non sapeva se stava camminando veramente o se era un’altra proiezione mentale: la luce si scindeva in infiniti riflessi, più luminosa e abbagliante di qualsiasi altra visione che avesse mai avuto. Poteva vedere il suo passato, perfino il momento stesso in cui le sue cellule si erano unite nel grembo di sua madre. Poteva tornare sempre più indietro, prima dell’Esodo, quando gli umani costruivano città, quando erano solo una delle tante specie che popolavano un pianeta ormai morto.
Poteva vedere il futuro.
Non i frammenti sfocati a cui era abituata: immagini chiare e precise nei minimi dettagli, impossibili da mettere in dubbio, complete in ogni passaggio. Riusciva a distinguerle tutte, era come se lei stessa fosse diventata infinito.
Vide se stessa completare la Prova. Si vide assurgere al rango degli dèi, più in alto di loro, oltre le stelle stesse. Osservò se stessa fallire la Prova e cadere nell’oblio.
Questa volta i serpenti di luce non le indicavano la scelta corretta: le cedevano il passo piegando le lunghe spire lucenti come se fosse una regina. Come se spettasse a lei scegliere il futuro di tutto l’universo.
In quel momento Cassandra era immortale.
Le visioni la chiamavano: poteva scegliere quella che preferiva, poteva modificarla per cambiare il futuro.
Ormai poteva farlo. La magia l’aveva scelta come nexus.
Rimaneva solo da tornare indietro nel presente dove gli dèi la aspettavano per completare il rituale che le avrebbe consentito l’accesso perpetuo al potere tramite il dio al quale si era consacrata.
Sempre e solo tramite Apollo.
Attorno a lei i serpenti di luce tremavano.
L’alieno che lei aveva amato ancora prima di essere scelta da lui. Il dio che aveva lasciato morire Eleno e gli altri per un bene superiore.
Per il bene di chi?
Le visioni danzavano in ogni direzione: in ognuna di esse, in ogni infinita possibilità, gli dèi governavano la specie umana, a volte conducendola alla prosperità, a volte alla distruzione.
In ognuna di esse Apollo usava Cassandra come nexus fino a consumarla, attendendo poi di scoprire un nuovo nexus da addestrare.
In nessuna di esse gli dèi ricordavano che cosa era stata la specie umana. In nessuna di esse Apollo ricordava chi era stata Cassandra prima di bruciare.
Era solo una dei tanti strumenti che gli dèi – no, gli alieni – utilizzavano per la loro conquista dell’universo.
Per il bene di chi?
I serpenti emisero un sibilo che sembrò penetrare al di là del tempo.



La luce si affievolì e si spense.
Al centro di quel che era stato il raggio Cassandra stava in piedi, la schiena dritta e le mani chiuse a pugno. Ansimava leggermente ma teneva la testa alta e gli occhi rivolti verso gli abitanti di Lykaios.
“Hai superato la Prova.”
Apollo avanzò verso di lei ed era come se riuscisse a vedere lui e i suoi compagni per la prima volta: l’apparenza esteriore così simile a quella umana, creata – ora lo capiva – non per essere come gli umani bensì per affermare più chiaramente la loro superiorità su di loro; quello che si celava all’interno di quella forma, esseri il cui potenziale era legato all’esistenza di un nexus che conducesse a loro l’energia a cui non potevano attingere liberamente.
Che cosa altro erano gli dèi se non prigionieri affamati a cui era stata saldata la bocca con punti d’acciaio prima di partecipare a un banchetto?
La magia bruciava ancora nelle vene di Cassandra illuminando ogni giudizio.
Ma Apollo continuò a camminare fino a raggiungerla: le tese una mano. “Cassandra, mia nexus: accetta il mio vincolo e resta al mio fianco, fedele in vita e in morte.”
Quella era la formula, quello era il suo destino: gli dèi – gli alieni – dovevano saldare il nexus tra lei e la magia se voleva mantenere il potere di cambiare l’universo che ora era in lei.
Cassandra alzò a sua volta la destra: “Ho sognato per anni questo vincolo,” la sua voce era bassa ma ferma, “ho lavorato più duramente di chiunque nella speranza di arrivare a questo momento anche solo un secondo prima.”
Da dietro si levò la voce di Zeus: “Nessuno mette in dubbio il tuo impegno. Accogli il premio che ti è stato promesso.”
Ignorandolo, la ragazza continuò a fissare gli occhi in quelli di Apollo, come se gli stesse leggendo dentro.
“Ma il premio promesso era una menzogna.”
Per la prima volta le sembrò di vedere qualcosa nell’espressione dell’altro.
Paura.
“Nonostante le vostre parole, siamo solo strumenti nelle vostre mani avide. Avremmo dovuto combattervi, invece ci siamo lasciati ingannare dalle vostre promesse di potere. Ci avete usato per le vostre guerre fratricide, condannandoci a morire per il vostro onore. Questo finirà oggi.”
“Stai rifiutando il vincolo…” Apollo la guardava impassibile, ma le sue emozioni… era come se non riuscisse a comprenderla, e forse era proprio così. “L’energia che ora è dentro di te spezzerà la tua mente senza di esso. Sarà peggiore della morte.”
Poteva essere preoccupato per lei?
Impossibile.
“Sciocca ragazza. Credi forse di essere unica? Troveremo altri portatori per sostituirti, come abbiamo sempre fatto” la derise Zeus.
Senza staccare gli occhi da quelli di Apollo, Cassandra parlò: “Un tempo credevo di essere unica: sbagliavo, non ero la prima. Ma,” distese le labbra in un sorriso, “posso essere l’ultima.”
Nessun vincolo, mai più.
Alzò le mani, liberando tutta l’energia che, senza un vincolo fissato, stava crescendo senza sosta dentro di lei e, prima che chiunque potesse rendersi conto delle sue intenzioni, con le ultime forze rimaste tornò all’interno della stanza degli infiniti futuri.
Per un momento fu come se le visioni e la realtà collimassero: i serpenti di luce e gli occhi di Apollo erano gli uni negli altri e non poteva più distinguere presente e futuro.
Una mano tesa per l’ultima volta.
Infine implose.



Apro gli occhi.
Buio, è buio – ma la luce era così intensa – non capisco dove sono.
So chi non sono, ma non sono chi dovrei essere.
Serpenti danzano nei miei occhi, schegge di luce, il ricordo di qualcosa che non riesco più a comprendere.
“E’ ancora viva.”
Una voce dietro di me: solo ora capisco di non essere sola, non sto più vagando nelle tenebre, qualcuno mi sta sollevando con cura. Ha mani forti, sento odore di sabbia e sudore.
Mi porto le mani agli occhi per togliere la benda ma mi viene impedito.
“Da dove vieni?” Un’altra voce, più severa.
Non so da dove vengo, non so dove vado. So solo quello che sarà.
“Sta per succedere” sussurrò così piano che nemmeno io sono sicura di averlo detto. “Sta per succedere, stanno per cadere: una dopo l’altra le Dominazioni cadranno e sarà la fine.”
Le voci tacciono ma io devo continuare.
Sento ancora la sua presenza in me, cresce e si espande, come quando mi insegnava a vedere più distante di chiunque altro.
L’unico che non posso dimenticare.
“Le Dominazioni cadranno e gli umani con loro. Sarà la fine della specie umana.”
Lui mi cerca: anche se il vincolo non è mai stato stabilito, anche se la stanza dei futuri è perduta per sempre così come la capacità di tutte le Dominazioni di stipulare un nexus, una parte di Apollo è rimasta dentro di me.
Una mano tesa per l’ultima volta.
Per questo posso ancora vedere frammenti di quel che sarà.
“Sta delirando.”
“E’ pazza.”
Altre voci, impaurite. Mi credono pazza: non sanno quanto si sbagliano.
La luce era così forte, così forte, così forte…
Le mani slegano la benda che avevo sugli occhi: sbatto le palpebre e riesco a distinguere un viso.
Umano, cicatrici gli segnano un volto che un tempo deve essere stato bello, occhi duri.
“Credo di sapere chi tu sia.” A parlare non è lui: mi volto e trattengo il respiro.
Questa donna che si rivolge a me, la sua bellezza non ha nulla di umano: non faccio in tempo a preoccuparmi che il suo viso si piega in una smorfia di rabbia. “E chi ti ha fatto questo.” Si rivolge al resto delle persone radunate attorno a lei: sono soldati sporchi e feriti, le armi abbandonate a terra nella sabbia.
I ribelli che la Dominazione crede di avere sconfitto.
Quindi l’uomo che mi ha liberato deve essere Paride e la donna dal viso di dea deve essere Elena.
I capi della rivolta.
La magia si srotola dentro di me; so che se chiuderò gli occhi potrò vedere ancora quei serpenti di luce guidarmi verso un futuro di morte. Verso Apollo.
Ricaccio l’impulso dentro di me.
Non ora, non ora, non ora.
Morte, aspetta ancora un poco.
“Verrai con noi.” Elena mi porge una mano dura e callosa. “Le tue profezie possono essere cambiate. La tua mente può salvarci e noi,” torna a rivolgersi alle truppe stanche, “possiamo salvare il resto della specie umana.”
La luce mi avvolge di nuovo e cado nell’oblio del sonno.
Per la prima volta in molto tempo sogno il mio pianeta d’origine, osservo dall’alto le sue distese d’acqua e il riflesso di stelle remote sulle onde. Allungo una mano come se bastasse toccarle per tornare indietro nel tempo ma appena tocco la superficie sento la pelle bruciare.
Guardatevi dalla luce delle stelle.
Da qualche parte, nel profondo dello spazio, Apollo sta sognando con me.




Note: Grazie per aver letto fin qui! Questa storia è stata scritta per il contest di Fiore di Cenere (leggete anche le altre storie perché meritano).
L’obbligo prevedeva di inserire in un AU una missing moment dell’opera originale: ho pensato di descrivere il processo di “apprendistato” di Cassandra, su cui non si sa praticamente nulla – se non che al termine di esso ha rifiutato Apollo – e di farlo in un AU di fantascienza/fantasy. Gli dèi quindi sono diventati alieni che sfruttano gli umani per ottenere magia dall’energia delle stelle. Gli umani sono l’equivalente della carne da macello nelle loro battaglie con altri dèi.
Il nome del pianeta, Lykaios, deriva da un epiteto di Apollo. Secondo alcune versioni del mito, prima di diventare sacerdotessa di Apollo Cassandra era una guerriera, per cui qui è diventata un’allieva dell’esercito. In altre versioni diventa consacrata ad Apollo dopo che lei e suo fratello Eleno si addormentano in un tempio di Apollo e dei serpenti leccano loro le orecchie: quindi ho tenuto sia i riferimenti ai serpenti che il personaggio di Eleno.
Il titolo è una frase del Monologo per Cassandra, di cui ho usato una citazione anche al capitolo tre: il testo originale usa un termine che significa (grazie Google Translator) “guardare qualcosa dall’alto”, ma in italiano “Guardarsi da” significa anche “Fare attenzione/Temere” e la cosa mi piaceva, quindi ho cercato di far riferimento a tutto ciò nel testo (spero sia meno caotico di quel che sembra dalle note).
Mi sono divertita parecchio a scriverla, nonostante l'angst di fondo, spero che sia piaciuta anche a voi. ^^

  
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