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Autore: _camus_    04/08/2020    19 recensioni
Al di là del vetro, la neve continua a cadere.
Naruto ne segue il fioccare lento e costante con gli occhi, il resto del corpo completamente inerte; la pressione sul petto si è attenuata, eppure teme che anche il più elementare dei movimenti potrebbe riaprire lo squarcio.
Come se corresse il rischio di sgretolarsi semplicemente sollevando il braccio.

Crollare è questione di attimi.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Il frastuono delle cose invisibili

Il frastuono delle cose invisibili

 

 

 

 

Ci sono parole capaci di penetrare nella carne meglio di un kunai affilato; significanti così potenti da riuscire a frantumare qualsiasi superficie, ivi compresa la determinazione più solida.

«Il Villaggio della Foglia combatterà Sasuke: tutti i nostri compagni sono d’accordo, e agiranno di conseguenza».

«A Sasuke non importa nulla di te: l’unica cosa che gli interessa è l’oscurità».

«Sakura ha intenzione di eliminare Sasuke personalmente».

Qualcosa si è rotto, Naruto lo sa: a ogni frase ha avvertito la crepa sfrigolare, farsi largo all’altezza dello sterno e andare sempre più a fondo, sino a compromettere la colonna portante di quella ferrea fiducia che tanti gli invidiano.

Un frammento imprecisato del suo essere si è incrinato cigolando, per poi crollare in una nube di polvere con un frastuono tale che, sul momento, si è addirittura chiesto come abbiano fatto Kakashi, Yamato e la copia di Sai – «il mondo intero» – a non sentirlo.

Ignora cosa esattamente sia andato in pezzi, ma quando è successo l’impatto ha assorbito tutta la sua attenzione, rendendogli impossibile concentrarsi su altro.

Nell’immane sforzo di non sfaldarsi completamente è arrivato persino a dimenticare come si respira; senza accorgersene ha finito per accasciarsi su se stesso, schiacciato dal peso della propria impotenza e dalle macerie di speranze che, in fondo, erano soltanto illusioni.

«Sakura ha intenzione di eliminare Sasuke personalmente».

L’ultima immagine che gli è apparsa distintamente prima di sprofondare nel nulla aveva già un vago sapore di sogno: l’esile collo di Sakura stretto da due eleganti, sottili mani bianche – le tue.

 

 

Woke up and wished that I was dead

Mi sono svegliato, sperando di essere morto

With an aching in my head

e ora, con un la testa dolorante,

I lay motionless in bed

sto sdraiato sul letto, immobile

I thought of you and where you'd gone

Ho pensato a te, a dove sei andato

And let the world spin madly on

e lascio che il mondo continui a girare vorticosamente

 

 

Al di là del vetro, la neve continua a cadere.

Naruto ne segue il fioccare lento e costante con gli occhi, il resto del corpo completamente inerte; la pressione sul petto si è attenuata, eppure teme che anche il più elementare dei movimenti potrebbe riaprire lo squarcio.

Come se corresse il rischio di sgretolarsi semplicemente sollevando il braccio.

Poco lontano, il capitano Yamato dorme il sonno vigile degli shinobi: seduto con la schiena appoggiata alla parete, ha la testa lievemente reclinata sulla spalla.

Basterebbe un sussurro appena accennato a svegliarlo, ma Uzumaki non ne sente alcun bisogno; a dir la verità, l’unica cosa che gli pare minimamente concepibile è stare sdraiato sul futon a fissare il mondo bianco fuori dalla finestra.

Perché sono andati a dirgli che ti uccideranno.

Sono andati a raccontargli che ti sei affiliato all’Akatsuki; che hai fatto irruzione al summit dei Cinque Kage spargendo sangue, sale e rancore; che ormai non sei diverso dal peggiore dei criminali e che, dunque, meriti di morire – per mano di chiunque.

Fa quasi spavento pensare a quanti, improvvisamente, reclamano la tua testa.

La pretende il Raikage, al quale hai sottratto il fratello jinchūriki; la esige Konoha, per riparare il torto di averne infangato il buon nome; la vogliono i paesi del Ferro, della Terra e dell’Acqua.

Persino Gaara, che pure conosce cosa significhi brancolare nel buio, ti ritiene perduto: non esiterà a pagare il prezzo della pace col tuo cadavere, se sarà necessario.  

Tutto questo, in fondo, Naruto avrebbe anche potuto sopportarlo; del resto, da quando hai lasciato la Foglia egli non ha fatto altro che mettere a tacere qualunque voce – dentro e fuori di sé – in grado di screditarti.

Tuttavia, se esisteva qualcuno dal quale mai avrebbe pensato di doverti difendere, quella era proprio Sakura.

«Scusa, Naruto. Ti prometto che la prossima volta non succederà: non voglio più essere una palla al piede, per te».

«Non piangere, Naruto: piangere non riporterà Sasuke indietro. Ci sono io qui con te: insieme diventeremo più forti».

Non riesce a capacitarsi di come l’unica persona a cui la tua mancanza ha aperto un buco nel cuore – «forse» – più grande del suo possa essere la stessa che, adesso, sta progettando di toglierti la vita. Non ce la fa, perché ricorda sin troppo bene i solchi dell’abbandono scavati sul volto di Sakura, il modo in cui i suoi occhi tendono a perdersi nel vuoto ogni volta che il tuo nome, impronunciabile, aleggia nell’aria con la pesantezza del piombo; il suono spezzato della sua voce allorquando, sulle porte di Konoha, lo ha pregato di riportarti da lei.

«Credo che Sakura ami a tal punto Sasuke da non poter sopportare di vederlo sprofondare sempre di più nelle tenebre» ha congetturato Sai, probabilmente con ragione.

Davvero l’amore può spingersi fino a un tale punto di non ritorno?

Che sia questa la sola via percorribile – «sopprimerti come tu fossi una bestia rabbiosa»?

Sino a ieri Uzumaki avrebbe risposto di no con tutta la veemenza che possiede, urlando il suo sdegno contro quell’eresia senza senso e il folle che avesse avuto l’ardire di pronunciarla; ora, però, pare essere rimasto esclusivamente lui a pensarla in maniera diversa.

E, per la prima volta in vita sua, sente che gli manca la forza di opporsi al resto del mondo.

 

 

Everything that I said I'd do

Tutto ciò che avevo promesso di fare

Like make the world brand new

come rinnovare il mondo

And take the time for you

e prendermi del tempo per te

I just got lost and slept right through the dawn

l’ho perso, addormentandomi durante un’alba

And the world spins madly on

e il mondo continua a girare vorticosamente

 

 

Quello di riportarti a casa è un giuramento che Naruto non ha fatto soltanto a Sakura.

L’ha rinnovato a ciascun compagno lasciato indietro durante la folle corsa sulla scia del Quartetto del Suono, assicurandogli che il sacrificio non sarebbe stato vano; l’ha sputato in faccia a nemici e avversari, mentre ogni singolo fremito di rabbia diventava una coda e il suo volto si distorceva in un ghigno bestiale; l’ha ripetuto al maestro Jiraiya sino allo sfinimento, ignorando che il tempo a loro disposizione per parlare di questo e di altro era ormai giunto agli sgoccioli.

Soprattutto, è a te che l’ha promesso. Alla Valle dell’Epilogo, dopo aver scoperto che la solitudine può annientare in molti modi diversi.

Negli anni a seguire egli ha fatto tesoro delle poche, amare parole che gli dicesti. Se l’è impresse nel cervello insieme ai tuoi occhi, scuri e distanti, convincendosi che sarebbe riuscito a mostrarti ciò che in quel momento non eri più in grado di vedere, ma non è stato abbastanza – lui non è stato abbastanza. Abbastanza rapido, abbastanza persuasivo, abbastanza forte.

E adesso è troppo tardi.

Come potrebbe convincerti ad abbandonare la tua via di sangue con discorsi sulla fede in un futuro migliore e l’affetto degli amici, ora che tutti – «compresa Sakura» – non desiderano altro che saperti morto?

Con quale energia spera di distoglierti dalla vendetta facendo perno sull’orgoglio di essere ninja, quando si vocifera che il Villaggio abbia sterminato il clan Uchiha servendosi di tuo fratello?

Naruto non conosce quasi nulla di Itachi Uchiha, se non che era un rinnegato con una pesantissima taglia sulla testa e un passato così buio da non poter essere riesumato; però, le rare volte in cui le loro strade si sono incrociate non è riuscito a impedirsi di pensare che lo sguardo del nukenin fosse davvero troppo vuoto per non celare al suo interno qualcosa di inconfessabile.

«Itachi si è sacrificato per il bene di Sasuke e dell’intero Villaggio della Foglia».

Per qualche strano motivo, Uzumaki sa che il discorso di Tobi corrisponde al vero: non vuole neppure immaginare come tu debba esserti sentito nell’apprendere di aver eliminato con le tue stesse mani la persona che, contrariamente a quel che credevi, ti amava sopra ogni cosa.

Dopo la morte improvvisa del suo maestro ha provato sulla propria pelle quanto possa risultare intollerabile l’idea di respirare la medesima aria di chi gli ha sottratto un affetto tanto importante, e non si ritiene più in diritto di biasimarti – a differenza di tutti gli altri, che pure non sanno niente.

Ma averti finalmente capito non lo aiuterà in alcun modo a tener fede alla parola data: all’odio che ti porti addosso si è aggiunto il frutto di quello da te seminato, e Naruto non crede di essere in grado di sostenere un simile peso.

Specialmente ora, che non riesce neppure a capire quale parte del suo corpo sia andata in frantumi.

 

 

I let the day go by

Lascio che il giorno trascorra

I always say goodbye

e dico sempre “arrivederci”

I watch the stars from my window sill

guardo le stelle dal mio davanzale

The whole world is moving and I'm standing still

il mondo interno si sta muovendo, ma io resto fermo

Woke up and wished that I was dead

Mi sono svegliato, sperando di essere morto

With an aching in my head

e ora, con la testa dolorante,

I lay motionless in bed

sto sdraiato sul letto, immobile

The night is here and the day is gone

Il giorno se n’è andato, è calata la notte

And the world spins madly on

e il mondo continua a girare vorticosamente

 

 

Naruto non saprebbe dire da quanto giace disteso sul pavimento della squallida stanza in cui si trova: le ore sembrano essersi accavallate le une sulle altre a rallentatore, dilatandosi e restringendosi davanti ai suoi occhi in modo scoordinato.

Ne sono passate mille? Cento? Dieci? Chissà.

Sicuramente più di cinque, giacché il fioco, pallido chiarore del giorno è virato gradualmente in morbida tenebra; a giudicare dal raggio di luce lunare che entra dalla finestra, la tormenta di neve deve aver lasciato il posto a una notte inaspettatamente serena.

Dopo essersi svegliato il capitano Yamato non ha fatto altro che uscire e rientrare a intervalli regolari; la ciotola di riso che gli ha portato per cena riposa intatta al lato del futon, ormai fredda.

«Mangia. Devi rimetterti in forze» ha esclamato, come se il suo malore fosse stato originato da un semplice calo di zuccheri – come se il suo dolore non venisse da dentro.

La condizione di semi-coscienza in cui Naruto ha versato per la maggior parte del tempo è stata interrotta di quando in quando da pensieri eccezionalmente nitidi, tutti incentrati sui mille e uno modi con cui potresti annientare Sakura senza neppure toccarla; nonostante provi profondo rispetto per l’amica, dubita fortemente che ella, in uno scontro frontale, potrebbe fare poco più che sfiorarti.

In particolare, Uzumaki non riesce a smettere di domandarsi come reagirai una volta realizzata la sua intenzione di toglierti la vita. Darebbe qualsiasi cosa pur di riavere indietro l’inossidabile convinzione che non le avresti mai fatto del male, ma tutto ciò che attualmente vede è la tua gamba scavalcare con grazia il cadavere di Sakura: una scena mostruosa, intollerabile almeno quanto i propositi che, in questo esatto momento, la stanno spingendo a rincorrere le tue tracce.

In un simile frangente, attendere annichilito l’evolversi degli eventi sarebbe proprio l’ultima cosa che normalmente egli prenderebbe in considerazione, abituato com’è a rovinare la più fine delle strategie con i suoi inappropriati colpi di testa; peccato, però, che le leggi dell’universo paiono essersi tutte ribaltate nell’arco di un solo giorno e lui, da inguaribile impulsivo, si ritrova improvvisamente incapace persino di tenere insieme i lembi sfilacciati della propria esistenza.

Adesso è tutto nelle mani del maestro Kakashi, e forse va bene così; riflettendoci bene, avrebbe dovuto occuparsene lui sin dall’inizio.

É stato terribilmente arrogante, da parte di Naruto, pensare di essere l’unico in grado di riportarti a casa: se avesse lasciato fare a persone più esperte di lui, probabilmente qualcuno ti avrebbe fermato ancor prima che tu raggiungessi Orochimaru, impedendoti di buttare via la tua vita – «e non solo la tua».

Ma non commetterà ancora lo stesso errore: non si metterà più in mezzo tra te e il tuo destino.

Tornerà a Konoha con Yamato senza voltarsi indietro, trascinando con sé i resti di ciò che si è spezzato e rinunciando per sempre all’idea di poterli rimettere insieme.

Sarà Kakashi a farsi carico di ogni cosa, stavolta: delle lacrime di Sakura, e dei tuoi occhi che sanno di morte.

Spetterà a lui il compito di cercare sul tuo volto impassibile una minima traccia della nostalgia e del vuoto che ti sei lasciato dietro; tuttavia, se non la troverà, Naruto è sicuro che egli non avrà remore a fare quanto va fatto. Non tenterà di scavare più a fondo, provando a carpire la luce che – forse – tieni nascosta da qualche parte, giacché, come tutti, la crede estinta.

«Che fine ha fatto quella luce, Sasuke? L’hai davvero soffocata per sempre? Oppure è ancora là, in attesa di qualcuno che sappia guardare meglio?»

«Lo sai, Naruto, che se entrambi gli avversari sono ninja di alto livello possono leggersi a vicenda nella mente, quando i loro pugni si incontrano? Le parole non servono. Naruto, riesci a leggere nella “vera” mente? Riesci a leggere nella mia mente?»

In quell’occasione, Naruto l’aveva fatto: dentro ai tuoi colpi era riuscito a percepire tutto il rancore e la disperazione che provavi, senza però comprenderli sul serio.

Aveva dovuto perdere Jiraiya per arrivare finalmente a sentire anche lui il brivido del risentimento montargli dentro come magma bollente e annebbiargli la vista; buffo che l’unica cosa capace di trattenere le sue pulsioni più miserande sia stata proprio il pensiero di te.

Te, che fra poco sarai messo di nuovo dinanzi alla scelta di essere vittima o carnefice.

 

 

I thought of you and where you'd gone

Ho pensato a te, a dove sei andato

And the world spins madly on

e il mondo continua a girare vorticosamente

 

 

«Se ti senti meglio, a breve potremmo metterci in viaggio verso Konoha».

La voce di Yamato si leva improvvisa dopo ore di assoluto silenzio, rimbalzando fra le mura della stanza; Naruto si volta lentamente verso di lui, il respiro sospeso.

Pensa a Sakura, al flebile sussurro con cui richiamerà la tua attenzione; a Kakashi, col pugno acceso delle medesime scariche azzurre che, tanto tempo fa, lui stesso ti ha insegnato a generare; al guizzo di stupore che balenerà nel tuo sguardo, prima che la consapevolezza ti contragga la mascella e lo Sharingan tinga di rosso – e di sangue – ogni cosa.

Mentre Naruto pensa a tutto questo, le pareti del suo petto devastato iniziano di nuovo a tremare.

«Allora, Naruto, sei pronto ad andare?»

«No».


 

 .


 

Note dell’autore

Bentrovati!

Fatto 1: ascolto musica deprimente.

Fatto 2: scrivo roba deprimente.

Fatto 3: vedo angst dappertutto.

Fatto 1+2+3 = questa song-fic di dubbio gusto, redatta sulle note di World Spins Madly On dei The Weepies.

Le vicende da cui ho tratto spunto si rifanno essenzialmente a quanto accade negli episodi 205 e 206 della decima stagione di Naruto Shippuden, allorquando, mentre è in corso il summit dei Cinque Kage, Sakura si reca nel Paese del Ferro per convincere Naruto a lasciar perdere la ricerca di Sasuke.

Ora, l’iper-positività e l’intraprendenza – spesso fastidiose, a mio avviso – di Naruto sono ben note a tutti; ebbene, il fatto che uno come lui si accasci a terra alla mera prospettiva di perdere Uchiha mi ha sempre dato da pensare (soprattutto “male”).

Tuttavia, nel contesto de “Il frastuono delle cose invisibili” mi sono mantenuta sul vago, sì da lasciare la natura del legame fra i due liberamente interpretabile.

Benché si rivolga a Sasuke in seconda persona, la voce narrante non ha un’identità precisa: anche questo aspetto, come quello sovrastante, è assolutamente opinabile.

Con specifico riferimento alle citazioni presenti nel testo:

- «Il Villaggio della Foglia combatterà Sasuke: tutti i nostri compagni sono d’accordo, e agiranno di conseguenza».

«A Sasuke non importa nulla di te: l’unica cosa che gli interessa è l’oscurità».

«Sakura ha intenzione di eliminare Sasuke personalmente».

Tutte e tre le frasi sono pronunciate nell’abito degli episodi suddetti, rispettivamente da Sai, Gaara e ancora Sai;

- «Scusa, Naruto. Ti prometto che la prossima volta non succederà: non voglio più essere una palla al piede, per te».

«Non piangere, Naruto: piangere non riporterà Sasuke indietro. Ci sono io, qui con te: insieme diventeremo più forti».

Entrambe le affermazioni sono di Sakura, la prima tratta dall’episodio 141 della quarta stagione di Naruto, la seconda dall’episodio 53 della seconda stagione di Naruto Shippuden;

- «Credo che Sakura ami a tal punto Sasuke da non poter sopportare di vederlo sprofondare sempre di più nelle tenebre».

Ancora una citazione di Sai dall’episodio 206;

- «Lo sai, Naruto, che se entrambi gli avversari sono ninja di alto livello possono leggersi a vicenda nella mente, quando i loro pugni si incontrano? Le parole non servono. E tu, Naruto, riesci a leggere nella “vera” mente? Riesci a leggere nella mia mente?»

Discorso che Sasuke fa a Naruto durante il loro primo scontro alla Valle dell’Epilogo (episodio 132 della quarta stagione di Naruto).

Metto fine a queste interminabili note ringraziando chiunque vorrà leggere e/o commentare!

Un abbraccio,

Irene

 

 


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