Il
frastuono delle cose invisibili
Ci
sono
parole capaci di penetrare nella carne meglio di un kunai affilato;
significanti così potenti da riuscire a frantumare qualsiasi
superficie, ivi
compresa la determinazione più solida.
«Il
Villaggio
della Foglia combatterà Sasuke: tutti i nostri compagni sono
d’accordo, e agiranno di conseguenza».
«A
Sasuke
non importa nulla di te: l’unica cosa che gli interessa è l’oscurità».
«Sakura
ha
intenzione di eliminare Sasuke personalmente».
Qualcosa
si
è rotto, Naruto lo sa: a ogni frase ha avvertito la crepa sfrigolare,
farsi
largo all’altezza dello sterno e andare sempre più a fondo, sino a
compromettere la colonna portante di quella ferrea fiducia che tanti
gli
invidiano.
Un
frammento
imprecisato del suo essere si è incrinato cigolando, per poi crollare
in una nube di polvere con un frastuono tale che, sul momento, si è
addirittura
chiesto come abbiano fatto Kakashi, Yamato e la copia di Sai – «il
mondo intero» – a non sentirlo.
Ignora
cosa
esattamente sia andato in pezzi, ma quando è successo l’impatto ha
assorbito tutta la sua attenzione, rendendogli impossibile
concentrarsi su
altro.
Nell’immane
sforzo
di non sfaldarsi completamente è arrivato persino a dimenticare come
si
respira; senza accorgersene ha finito per accasciarsi su se stesso,
schiacciato
dal peso della propria impotenza e dalle macerie di speranze che, in
fondo,
erano soltanto illusioni.
«Sakura
ha
intenzione di eliminare Sasuke personalmente».
L’ultima
immagine
che gli è apparsa distintamente prima di sprofondare nel nulla aveva
già un vago sapore di sogno: l’esile collo di Sakura stretto da due
eleganti,
sottili mani bianche – le tue.
Woke
up
and wished that I was dead
Mi
sono
svegliato, sperando di essere morto
With
an
aching in my head
e
ora, con un la testa dolorante,
I lay motionless in bed
sto
sdraiato
sul letto, immobile
I
thought of you and where you'd gone
Ho
pensato
a te, a dove sei andato
And
let
the world spin madly on
e
lascio che il mondo continui a girare vorticosamente
Al
di
là del vetro, la neve continua a cadere.
Naruto
ne
segue il fioccare lento e costante con gli occhi, il resto del corpo
completamente inerte; la pressione sul petto si è attenuata, eppure
teme che
anche il più elementare dei movimenti potrebbe riaprire lo squarcio.
Come
se
corresse il rischio di sgretolarsi semplicemente sollevando il
braccio.
Poco
lontano,
il capitano Yamato dorme il sonno vigile degli shinobi: seduto con la
schiena appoggiata alla parete, ha la testa lievemente reclinata sulla
spalla.
Basterebbe
un
sussurro appena accennato a svegliarlo, ma Uzumaki non ne sente alcun
bisogno; a dir la verità, l’unica cosa che gli pare minimamente
concepibile è
stare sdraiato sul futon a fissare il mondo bianco fuori dalla
finestra.
Perché
sono andati a dirgli che ti
uccideranno.
Sono
andati
a raccontargli che ti sei affiliato all’Akatsuki; che hai fatto
irruzione al summit dei Cinque Kage spargendo sangue, sale e rancore;
che ormai
non sei diverso dal peggiore dei criminali e che, dunque, meriti di
morire –
per mano di chiunque.
Fa
quasi
spavento pensare a quanti, improvvisamente, reclamano la tua testa.
La
pretende
il Raikage, al quale hai sottratto il fratello jinchūriki; la esige
Konoha, per riparare il torto di averne infangato il buon nome; la
vogliono i
paesi del Ferro, della Terra e dell’Acqua.
Persino
Gaara,
che pure conosce cosa significhi brancolare nel buio, ti ritiene
perduto:
non esiterà a pagare il prezzo della pace col tuo cadavere, se sarà
necessario.
Tutto
questo,
in fondo, Naruto avrebbe anche potuto sopportarlo; del resto, da
quando
hai lasciato la Foglia egli non ha fatto altro che mettere a tacere
qualunque
voce – dentro e fuori di sé – in grado di screditarti.
Tuttavia,
se
esisteva qualcuno dal quale mai avrebbe pensato di doverti difendere,
quella
era proprio Sakura.
«Scusa,
Naruto.
Ti prometto che la prossima volta non succederà: non voglio più
essere
una palla al piede, per te».
«Non
piangere,
Naruto: piangere non riporterà Sasuke indietro. Ci sono io qui con
te: insieme diventeremo più forti».
Non
riesce
a capacitarsi di come l’unica persona a cui la tua mancanza ha aperto
un
buco nel cuore – «forse» –
più grande
del suo possa essere la stessa che, adesso, sta progettando di
toglierti la
vita. Non ce la fa, perché ricorda sin troppo bene i solchi
dell’abbandono
scavati sul volto di Sakura, il modo in cui i suoi occhi tendono a
perdersi nel
vuoto ogni volta che il tuo nome, impronunciabile, aleggia nell’aria
con la
pesantezza del piombo; il suono spezzato della sua voce allorquando,
sulle
porte di Konoha, lo ha pregato di riportarti da lei.
«Credo
che Sakura ami a tal punto Sasuke da non poter sopportare di vederlo
sprofondare sempre di più nelle tenebre» ha congetturato
Sai,
probabilmente con ragione.
Davvero
l’amore
può spingersi fino a un tale punto di non ritorno?
Che
sia
questa la sola via percorribile – «sopprimerti
come
tu fossi una bestia rabbiosa»?
Sino
a
ieri Uzumaki avrebbe risposto di no con tutta la veemenza che
possiede,
urlando il suo sdegno contro quell’eresia senza senso e il folle che
avesse
avuto l’ardire di pronunciarla; ora, però, pare essere rimasto
esclusivamente
lui a pensarla in maniera diversa.
E,
per
la prima volta in vita sua, sente che gli manca la forza di opporsi al resto del mondo.
Everything
that
I said I'd do
Tutto
ciò
che avevo promesso di fare
Like
make
the world brand new
come rinnovare il mondo
And
take
the time for you
e
prendermi del tempo per te
I
just got lost and slept right through the dawn
l’ho perso, addormentandomi durante
un’alba
And
the
world spins madly on
e
il mondo continua a girare vorticosamente
Quello
di
riportarti a casa è un giuramento che Naruto non ha fatto soltanto a
Sakura.
L’ha
rinnovato
a ciascun compagno lasciato indietro durante la folle corsa sulla
scia del Quartetto del Suono, assicurandogli che il sacrificio non
sarebbe
stato vano; l’ha sputato in faccia a nemici e avversari, mentre ogni
singolo fremito
di rabbia diventava una coda e il suo volto si distorceva in un ghigno
bestiale;
l’ha ripetuto al maestro Jiraiya sino allo sfinimento, ignorando che
il tempo a
loro disposizione per parlare di questo e di altro era ormai giunto
agli
sgoccioli.
Soprattutto,
è
a te che l’ha promesso.
Alla Valle
dell’Epilogo, dopo aver scoperto che la solitudine può annientare in
molti modi
diversi.
Negli
anni
a seguire egli ha fatto tesoro delle poche, amare parole che gli
dicesti.
Se l’è impresse nel cervello insieme ai tuoi occhi, scuri e distanti,
convincendosi che sarebbe riuscito a mostrarti ciò che in quel momento
non eri più
in grado di vedere, ma non è stato abbastanza – lui non è stato abbastanza. Abbastanza rapido, abbastanza
persuasivo,
abbastanza forte.
E
adesso è troppo tardi.
Come
potrebbe
convincerti ad abbandonare la tua via di sangue con discorsi sulla
fede in un futuro migliore e l’affetto degli amici, ora che tutti – «compresa
Sakura» – non desiderano altro
che saperti morto?
Con
quale
energia spera di distoglierti dalla vendetta facendo perno
sull’orgoglio
di essere ninja, quando si vocifera che il Villaggio abbia sterminato
il clan
Uchiha servendosi di tuo fratello?
Naruto
non
conosce quasi nulla di Itachi Uchiha, se non che era un rinnegato con
una
pesantissima taglia sulla testa e un passato così buio da non poter
essere
riesumato; però, le rare volte in cui le loro strade si sono
incrociate non è
riuscito a impedirsi di pensare che lo sguardo del nukenin fosse
davvero troppo
vuoto per non celare al suo interno qualcosa di inconfessabile.
«Itachi
si
è sacrificato per il bene di Sasuke e dell’intero Villaggio della
Foglia».
Per
qualche
strano motivo, Uzumaki sa che il discorso di Tobi corrisponde
al
vero: non vuole neppure immaginare come tu debba esserti sentito
nell’apprendere di aver eliminato con le tue stesse mani la persona
che,
contrariamente a quel che credevi, ti amava sopra ogni cosa.
Dopo
la
morte improvvisa del suo maestro ha provato sulla propria pelle quanto
possa
risultare intollerabile l’idea di respirare la medesima aria di chi
gli ha
sottratto un affetto tanto importante, e non si ritiene più in diritto
di
biasimarti – a differenza di tutti gli altri, che pure non sanno niente.
Ma
averti
finalmente capito non lo aiuterà in alcun modo a tener fede alla
parola
data: all’odio che ti porti addosso si è aggiunto il frutto di quello
da te
seminato, e Naruto non crede di essere in grado di sostenere un simile
peso.
Specialmente
ora,
che non riesce neppure a capire quale parte del suo corpo sia andata
in
frantumi.
I
let the day go by
Lascio
che
il giorno trascorra
I always say goodbye
e dico sempre “arrivederci”
I
watch the stars from my window sill
guardo
le
stelle dal mio davanzale
The
whole
world is moving and I'm standing still
il
mondo
interno si sta muovendo, ma io resto fermo
Woke
up
and wished that I was dead
Mi
sono
svegliato, sperando di essere morto
With
an
aching in my head
e
ora, con la testa dolorante,
I lay motionless in bed
sto
sdraiato
sul letto, immobile
The
night
is here and the day is gone
Il
giorno
se n’è andato, è calata la notte
And
the
world spins madly on
e
il mondo continua a girare vorticosamente
Naruto
non
saprebbe dire da quanto giace disteso sul pavimento della squallida
stanza
in cui si trova: le ore sembrano essersi accavallate le une sulle
altre a
rallentatore, dilatandosi e restringendosi davanti ai suoi occhi in
modo
scoordinato.
Ne
sono
passate mille? Cento? Dieci? Chissà.
Sicuramente
più
di cinque, giacché il fioco, pallido chiarore del giorno è virato
gradualmente in morbida tenebra; a giudicare dal raggio di luce lunare
che
entra dalla finestra, la tormenta di neve deve aver lasciato il posto
a una
notte inaspettatamente serena.
Dopo
essersi
svegliato il capitano Yamato non ha fatto altro che uscire e rientrare
a intervalli regolari; la ciotola di riso che gli ha portato per cena
riposa
intatta al lato del futon, ormai fredda.
«Mangia.
Devi
rimetterti in forze»
ha esclamato, come se il
suo malore fosse stato originato da un semplice calo di zuccheri –
come se il suo
dolore non venisse da dentro.
La
condizione
di semi-coscienza in cui Naruto ha versato per la maggior parte del
tempo è stata interrotta di quando in quando da pensieri
eccezionalmente
nitidi, tutti incentrati sui mille e uno modi con cui potresti
annientare
Sakura senza neppure toccarla; nonostante provi profondo rispetto per
l’amica,
dubita fortemente che ella, in uno scontro frontale, potrebbe fare
poco più che
sfiorarti.
In
particolare,
Uzumaki non riesce a smettere di domandarsi come reagirai una
volta realizzata la sua intenzione di toglierti la vita. Darebbe
qualsiasi cosa
pur di riavere indietro l’inossidabile convinzione che non le avresti
mai fatto
del male, ma tutto ciò che attualmente vede è la tua gamba scavalcare
con
grazia il cadavere di Sakura: una scena mostruosa, intollerabile
almeno quanto i
propositi che, in questo esatto momento, la stanno spingendo a
rincorrere le
tue tracce.
In
un
simile frangente, attendere annichilito l’evolversi degli eventi
sarebbe proprio
l’ultima cosa che normalmente egli prenderebbe in considerazione,
abituato
com’è a rovinare la più fine delle strategie con i suoi inappropriati
colpi di
testa; peccato, però, che le leggi dell’universo paiono essersi tutte
ribaltate
nell’arco di un solo giorno e lui, da inguaribile impulsivo, si
ritrova
improvvisamente incapace persino di tenere insieme i lembi sfilacciati
della
propria esistenza.
Adesso
è
tutto nelle mani del maestro Kakashi, e forse va bene così;
riflettendoci
bene, avrebbe dovuto occuparsene lui sin dall’inizio.
É
stato terribilmente arrogante, da parte di Naruto, pensare di essere
l’unico in
grado di riportarti a casa: se avesse lasciato fare a persone più
esperte di
lui, probabilmente qualcuno ti avrebbe fermato ancor prima che tu
raggiungessi Orochimaru,
impedendoti di buttare via la tua vita – «e
non solo la tua».
Ma
non
commetterà ancora lo stesso errore: non si metterà più in mezzo tra te
e il
tuo destino.
Tornerà
a
Konoha con Yamato senza voltarsi indietro, trascinando con sé i resti
di ciò
che si è spezzato e rinunciando per sempre all’idea di poterli
rimettere
insieme.
Sarà
Kakashi
a farsi carico di ogni cosa, stavolta: delle lacrime di Sakura, e dei
tuoi occhi che sanno di morte.
Spetterà
a
lui il compito di cercare sul tuo volto impassibile una minima traccia
della
nostalgia e del vuoto che ti sei lasciato dietro; tuttavia, se non la
troverà,
Naruto è sicuro che egli non avrà remore a fare quanto va fatto. Non tenterà di scavare più a fondo, provando a carpire la
luce che – forse – tieni nascosta da qualche parte, giacché, come
tutti, la crede
estinta.
«Che
fine ha fatto quella luce,
Sasuke? L’hai davvero soffocata per sempre? Oppure è ancora là, in
attesa di
qualcuno che sappia guardare meglio?»
«Lo
sai,
Naruto, che se entrambi gli avversari sono ninja di alto livello
possono
leggersi a vicenda nella mente, quando i loro pugni si incontrano?
Le parole
non servono. Naruto, riesci a leggere nella “vera” mente? Riesci a
leggere
nella mia
mente?»
In
quell’occasione,
Naruto l’aveva fatto: dentro ai tuoi colpi era riuscito a
percepire tutto il rancore e la disperazione che provavi, senza però
comprenderli sul serio.
Aveva
dovuto
perdere Jiraiya per arrivare finalmente a sentire anche lui il brivido
del risentimento montargli dentro come magma bollente e annebbiargli
la vista;
buffo che l’unica cosa capace di trattenere le sue pulsioni più
miserande sia
stata proprio il pensiero di te.
Te,
che
fra poco sarai messo di nuovo dinanzi alla scelta di essere vittima o
carnefice.
I
thought of you and where you'd gone
Ho
pensato
a te, a dove sei andato
And
the
world spins
madly on
e
il mondo continua a girare vorticosamente
«Se
ti
senti meglio, a breve potremmo metterci in viaggio verso Konoha».
La
voce
di Yamato si leva improvvisa dopo ore di assoluto silenzio,
rimbalzando
fra le mura della stanza; Naruto si volta lentamente verso di lui, il
respiro
sospeso.
Pensa
a
Sakura, al flebile sussurro con cui richiamerà la tua attenzione; a
Kakashi,
col pugno acceso delle medesime scariche azzurre che, tanto tempo fa,
lui
stesso ti ha insegnato a generare; al guizzo di stupore che balenerà
nel tuo
sguardo, prima che la consapevolezza ti contragga la mascella e lo
Sharingan
tinga di rosso – e di sangue – ogni cosa.
Mentre
Naruto
pensa a tutto questo, le pareti del suo petto devastato iniziano di
nuovo a tremare.
«Allora,
Naruto,
sei pronto ad andare?»
«No».
Bentrovati!
Fatto
1:
ascolto musica deprimente.
Fatto
2:
scrivo roba deprimente.
Fatto
3:
vedo angst dappertutto.
Fatto
1+2+3 = questa song-fic di dubbio
gusto, redatta sulle note di World
Spins
Madly On dei The Weepies.
Le
vicende da cui ho tratto spunto si
rifanno essenzialmente a quanto accade negli episodi 205 e 206 della
decima
stagione di Naruto Shippuden, allorquando, mentre è in corso il summit
dei
Cinque Kage, Sakura si reca nel Paese del Ferro per convincere Naruto a
lasciar
perdere la ricerca di Sasuke.
Ora,
l’iper-positività e l’intraprendenza –
spesso fastidiose, a mio avviso – di Naruto sono ben note a tutti;
ebbene, il
fatto che uno come lui si accasci a terra alla mera prospettiva di
perdere
Uchiha mi ha sempre dato da pensare (soprattutto “male”).
Tuttavia,
nel contesto de “Il frastuono
delle cose invisibili” mi sono mantenuta sul vago, sì da lasciare la
natura del
legame fra i due liberamente interpretabile.
Benché
si
rivolga a Sasuke in seconda persona, la voce narrante non ha un’identità
precisa: anche questo aspetto, come quello sovrastante, è assolutamente
opinabile.
Con
specifico
riferimento alle citazioni presenti nel testo:
-
«Il
Villaggio
della Foglia combatterà Sasuke: tutti i nostri compagni sono
d’accordo, e agiranno di conseguenza».
«A
Sasuke
non importa nulla di te: l’unica cosa che gli interessa è
l’oscurità».
«Sakura
ha
intenzione di eliminare Sasuke personalmente».
Tutte
e
tre le frasi sono pronunciate nell’abito degli episodi suddetti,
rispettivamente da Sai, Gaara e ancora Sai;
-
«Scusa,
Naruto.
Ti prometto che la prossima volta non succederà: non voglio più
essere
una palla al piede, per te».
«Non
piangere,
Naruto: piangere non riporterà Sasuke indietro. Ci sono io, qui con
te: insieme diventeremo più forti».
Entrambe
le
affermazioni sono di Sakura, la prima tratta dall’episodio 141 della
quarta
stagione di Naruto, la seconda dall’episodio 53 della seconda stagione
di Naruto
Shippuden;
-
«Credo
che
Sakura ami a tal punto Sasuke da non poter sopportare di vederlo
sprofondare sempre di più nelle tenebre».
Ancora
una
citazione di Sai dall’episodio 206;
-
«Lo
sai, Naruto, che se entrambi gli avversari sono ninja di alto
livello possono
leggersi a vicenda nella mente, quando i loro pugni si incontrano?
Le parole
non servono. E tu, Naruto, riesci a leggere nella “vera” mente?
Riesci a
leggere nella mia
mente?»
Discorso
che
Sasuke fa a Naruto durante il loro primo scontro alla Valle dell’Epilogo
(episodio 132 della quarta stagione di Naruto).
Metto
fine
a queste interminabili note ringraziando chiunque vorrà leggere e/o
commentare!
Un
abbraccio,
Irene
Campagna
di Promozione Sociale -
Messaggio No Profit:
Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa
pro
recensioni. Farai felice milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire al messaggio,
può
copia-incollarlo dove meglio crede)
(© elyxyz)