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Autore: killer_joe    06/08/2020    6 recensioni
Loki aveva abbastanza a cui pensare senza bisogno di un torneo Tremaghi a complicare le cose. Stark e i suoi piani geniali rischiavano di farli arrivare ultimi alla Coppa delle Case, e Loki era certo di non aver mai ricevuto tante punizioni come quest'anno. Senza contare il Ballo del Ceppo, che aveva trasformato la scuola in un manicomio.
E perché Steve – Santarellino – Rogers continuava a fissarlo?
Hogwarts!AU
SECONDA CLASSIFICATA PARI MERITO del contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Loki, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Indimenticabile Proposta

o

come invitare un ragazzo/a al ballo senza perdere punti (della Casa)

by
killer_joe

 



Ore: 8.53 – Corridoio Est, in prossimità dell'aula di Incantesimi

 

“LOKI!”

Il giovane serpeverde, già in ritardo per la lezione di Incantesimi, si limitò a lanciare al suo interlocutore uno sguardo sofferente da sopra la spalla, senza fermarsi.

“Domani è il grande giorno” esclamò la peste in divisa verde-argento, raggiungendo Loki con una corsa e schiantandosi sulla sua schiena. Il moro sbuffò di frustrazione.

“Domani non è il grande giorno. Domani è un giorno come tutti gli altri, Stark” intonò Loki, senza rivolgere al suo compagno di Casa niente più di un'occhiata di sdegno.

“Nuh-uh, bel tenebroso, non fare la carogna proprio adesso. Avevi detto che l'avresti fatto” sentenziò Stark, che da bravo Serpeverde stava cercando di girare la frittata secondo i suoi comodi.

“Ho detto che ci avrei pensato. Ci ho pensato, e la risposta è no” chiarì Loki, sperando che il discorso potesse finire lì. Sul viso di Stark si dipinse un'espressione addolorata.

“Ma Loki, non puoi mollarmi proprio adesso! Sono spacciato altrimenti” si lagnò Stark, aprendo le braccia con fare melodrammatico. “Se non mi aiuti sarò costretto a farlo da solo, o – Merlino mi salvi – con Doom, e verrà un disastro, e Pepper non verrà con me al ballo del Ceppo. E io morirò solo e senza amore!”.

Loki si limitò ad alzare un sopracciglio. Stark si era portato a letto tutto il dormitorio femminile di Serpeverde, e metà di quello maschile, del sesto anno. E anche del quinto.

“Sei ridicolo, e ho paura sia una condizione contagiosa. Quindi, se non ti dispiace...” Loki fece due passi in direzione dell'aula di Incantesimi, mettendo una distanza di almeno un metro tra sé e Stark, e fece per entrare nella stanza. Stark però non aveva ancora finito gli assi nella manica, perché esclamò tutto d'un fiato “Se tu fai quella cosa per me, io ti prometto che farò quella cosa per te!”.

Loki si bloccò sulla soglia.

Beh, era allettante. Estremamente allettante.

Stark fece un salto sul posto, con tanto di urlo di vittoria, e Loki si trattenne a stento dall'alzare gli occhi al cielo.

“Allora, ti ho convinto?” chiese Stark, con una eloquente alzata di sopracciglio. Loki gli rivolse un'occhiataccia.

Se, e dico se” cominciò il moro, rivolgendo verso Stark il pieno potere del suo sguardo smeraldino, “riuscirai, per una volta nella vita, a preparare un perfetto Distillato di Morte Vivente senza far esplodere il laboratorio...” continuò, facendo una pausa per prendere fiato. Stark lo fissò con un sorrisetto strafottente dipinto in volto, e Loki fu tentato di prenderlo a schiaffi. “E se il Professor Malfoy riterrà di premiarti con la fiala di Felix Felicis, allora sì. Lo farò”.

La faccia di Stark non tradiva alcuna tensione. Loki ebbe la terribile sensazione di aver appena concluso un patto con il diavolo.

“Grandioso! Ricordati, stasera a mezzanotte” lo salutò Stark, dirigendosi finalmente verso l'aula di Pozioni, dove avrebbe dovuto trovarsi da almeno cinque minuti.

“Voglio quella fiala, Stark! In mano mia prima che io firmi la mia condanna a morte!” gli sbraitò dietro Loki, con forse più melodramma di quanto la situazione non richiedesse. Più che condanna a morte si trattava di condanna ad una punizione, sicuramente lunga, irritante e noiosa, ma dire che Odinson non fosse abbonato all'ufficio della Preside sarebbe stata una palese menzogna. Infatti Stark si limitò a ridergli dietro, alzando una mano in segno di congedo. Loki si concesse uno sbuffo pieno di autocommiserazione.

 

*

Ore 12.45 – Sala Grande

“Ta-dah!”

Stark, con un sorriso smagliante, fece un inchino con tanto di svolazzo e porse la mano aperta verso Loki. Il moro strabuzzò gli occhi davanti alla fiala di Felix Felicis.

“Ma come diavolo...” mormorò, prendendola con due dita. Con un colpo di bacchetta si assicurò che fosse il prodotto originale – figurarsi se poteva fidarsi di Stark – constatando che era esattamente il pagamento che aveva richiesto per i suoi servizi. Rialzò lo sguardo su Stark, a corto di parole.

“Cos'è?” chiese Doom, appollaiato sulla panca accanto a Loki con il piatto già colmo di purea di patate. Loki fu veloce a infilare la fiala nella tasca dei pantaloni, nascondendola alla vista.

“Nulla che ti riguardi” ribatté mellifluo, servendosi della purea. Con Doom accanto, e Stark seduto davanti, sarebbe finita in un batter d'occhio.

“Ho ideato un piano geniale” sussurrò Stark, con aria complice. Loki alzò gli occhi al cielo, e Doom fece una risatina sommessa. I 'piani geniali' di Stark erano tristemente noti ad Hogwarts, e avevano impattato sul contenitore dei punti di Serpeverde tanto quanto le malefatte di Loki e i continui scoppi d'ira di Doom. Loki lanciò uno sguardo verso l'ampolla dei punti, con rammarico. Anche quest'anno niente Coppa delle Case.

“Che prevede la Felix Felicis che Banner ha vinto, e che tu sei riuscito a farti regalare?” continuò Doom, blasé. Stark si scurì in volto, e Loki alzò un sopracciglio. Questo spiegava tante cose. Uno sguardo veloce al tavolo di Corvonero confermò che Banner, il miglior studente di Pozioni del sesto anno (e forse dell'intera scuola, ma siccome Loki deteneva il primo posto tra gli studenti del quinto anno preferiva non pensarci), stava guardando curiosamente verso la tavolata verde-argento. Loki fece un cenno col capo, di saluto e ringraziamento. Banner fece altrettanto, soddisfatto, per poi rivolgere l'attenzione al suo pranzo.

“Nah, la Felicis è il pagamento di Loki. Sai che non è capace di fare un favore senza chiedere qualcosa in cambio” borbottò Stark, affondando il cucchiaio nella purea. Loki non lo degnò di una risposta, visto che era l'ultimo a poter parlare. L'ultima volta che Loki aveva chiesto a Stark un favore, aveva dovuto portargli un'intera stecca di sigarette dal primo insediamento babbano fuori Hogsmade. Riuscire a superare i controlli della McGranitt era stato un inferno. No, nessuna compassione da parte di Loki.

“Dato che il tuo piano 'geniale' si concluderà in una punizione certa, sia per te che per me, lo ritengo uno scambio equo” sbuffò il moro, con un'elegante alzata di mento. Stark scrollò le spalle, non che potesse negare l'evidenza. Era un'idea folle, e stupidamente romantica, ma Potts era una Tassorosso e avrebbe certamente apprezzato.

“Ehi Odinson, lo sta facendo ancora” si intromise Osborn, con una risatina nervosa. Loki alzò lo sguardo e sì, Norman aveva ragione. Dall'altra parte della stanza, dalla tavolata dei Grifondoro, Steve-santarellino-Rogers lo stava fissando. Di nuovo.

“Ma che diavolo di problema ha?” mugugnò Stark, che si era girato per poter incenerire Rogers con uno sguardo dei suoi. Tra i due non correva buon sangue, e non solo per la focosa rivalità nel Quidditch. Stando alle voci di corridoio, durante la prima lezione del loro secondo anno ad Hogwarts Rogers aveva accusato Stark di nullafacenza (vero, Loki era d'accordo) e di arroganza (vero di nuovo, ma in fondo c'era da aspettarselo: Stark era un Serpeverde). Stark di rimando l'aveva chiamato con una serie di nomignoli creati ad hoc per criticare gli alti valori dei grifoni, che Rogers incarnava neanche li avessero sagomati su di lui, e il tutto era finito con uno scambio reciproco di maledizioni. Da quel momento in poi, i due si erano sempre guardati in cagnesco.

“Non lo so e non mi interessa” tagliò corto Loki, guardando il biondino con aria di sfida. Rogers gli stava totalmente indifferente, o almeno gli piaceva crederlo. In fondo nemmeno lui era in grado di ignorare tutti quei muscoli, e i capelli biondi, e il faccino da bravo ragazzo. Sarebbe rimasto addirittura lusingato dagli sguardi di Rogers, se non fosse stato per la compagnia con cui il biondino si circondava. In quel preciso momento, l'idiota biondo che Loki aveva la sfortuna di chiamare fratello e che stava seduto accanto a Rogers mise in bocca una salsiccia intera, senza alcuna decenza. Loki rabbrividì di disgusto e distolse lo sguardo.

“Basta che stia alla larga da noi” borbottò Stark, che ancora non aveva digerito il fatto che il Calice di Fuoco avesse nominato Rogers campione di Hogwarts. Doom annuì, con un sorriso salace. Loki alzò le spalle, e decise di non dargli corda. Meglio non incoraggiare quell'ossessione.

 

*

Ore 14.32 – Corridoio Sud, primo piano

 

“Hai già deciso come procederemo stasera?” chiese Stark che, per chissà quale motivo, si era abbottonato a Loki come una sanguisuga particolarmente molesta.

“Curioso, come per l'esecuzione del tuo piano geniale tu ti stia affidando completamente a me” borbottò il ragazzo più giovane, senza malizia. Stark sorrise.

“Io ti ho procurato la Felicis. E tu sei il genio delle trasfigurazioni” si giustificò con una scrollata di spalle.

“Mmh, infatti. Farò un lavoro egregio, fidati. E smettila di scortarmi a lezione, sei inquietante” rispose Loki, lanciandogli uno sguardo in tralice.

“Lo faccio per la tua protezione! Rogers non ha smesso di fissarti per l'intera durata della pausa pranzo... Si può sapere cosa gli prende?” dichiarò Stark, controllandosi alle spalle con aria guardinga, come se il temuto grifondoro potesse comparire da un momento all'altro in uno sfoggio di materializzazione nonostante le regole della scuola.

“Magari vuole invitarmi al Ballo del Ceppo” commentò Loki con una risata sprezzante. Non che la cosa gli interessasse minimamente, chiaro. Sarebbe stata una scenetta surreale.

“Bleah” fu l'unica risposta di Stark, che provocò un'ulteriore crisi di risate da parte di Loki.

Neanche ad essersela chiamata, i due sghignazzanti serpeverde si accorsero che un gruppetto ben nutrito di studenti rosso-oro stava venendo loro incontro dall'altro lato del corridoio. E tra questi c'era...

“Rogers” sibilò Stark, con un'occhiata truce.

“Stark” ringhiò Rogers di rimando, rispondendo alla provocazione come richiesto dal codice d'onore dei grifondoro. Poi il biondo spostò lo sguardo da Stark al suo compagno e il suo viso cambiò espressione in meno di un secondo.

“Loki... c-ciao” mormorò, spalancando gli occhioni blu e tirando le labbra nella magra imitazione di un sorriso sfacciato. Loki sentì i propri occhi aprirsi impercettibilmente, e adesso cosa stava succedendo? Rogers non gli aveva mai rivolto la parola, se non per rimproverarlo velatamente in risposta alle sue non gentili recriminazioni contro Thor. I due serpeverde si scambiarono uno sguardo scioccato.

“Rogers” rispose Loki, perché sua madre gli aveva insegnato l'educazione, grazie molte. Stark, che invece non aveva alcuna nozione di bon-ton in corpo, si limitò a spostare lo sguardo allucinato da Rogers a Loki, e viceversa. Il moretto prese Stark per un gomito, pronto a tirarlo via dalla traiettoria dei grifoni per non prolungare quello strazio di incontro che stava violando ogni regola della rivalità fra Case, quando Rogers decise di aprire di nuovo la bocca.

“Ti sta bene la cravatta. Mi piace... voglio dire, il colore è... sono molto belli”.

Loki, convinto di essere stato colpito da un confundus di Doom, fece un sorriso di circostanza, adottando una camminata sostenuta per sparire il prima possibile da quel corridoio, il tutto trascinandosi dietro un boccheggiante Stark. Da dietro le spalle sentì la risata squillante della Carter, e la voce tonante di Barners che dichiarava “la cravatta? Davvero, Steve?”, con un'abbondante dose di sarcasmo nella voce. Deciso a cancellare l'intero scambio di battute dalla mente, Loki percorse l'intero tragitto fino all'aula di Trasfigurazione con la velocità di un bolide e mollò Stark davanti alla porta. Prima che potesse dileguarsi il suo compagno di Casa lo strattonò per la manica della divisa, costringendolo a fermarsi.

“Sbaglio, o Rogers ti ha appena fatto i complimenti per la cravatta di Serpeverde?” chiese, con l'aria di chi non vuole altro che essere smentito. Loki, ancora stranito, gli rispose con un'alzata di spalle.

 

*

 

Ore 00.00 – Ingresso Sala Grande

 

SBAM

“Ahia!”

“Shhh” ammonì Loki, rivolgendo uno sguardo glaciale al responsabile di quel rumore improvviso.

“Mi ero incastrato” sbottò Doom, liberando il piede dalla base di alabastro dell'armatura dietro cui i tre Serpeverde si erano nascosti al solo scopo di sfuggire alla ronda del Prefetto di Corvonero. Quell'arrogante di Strange avrebbe sottratto loro come minimo venti punti a testa, e la Casa verde-argento non poteva sostenere perdite di punti non pianificate.

“Ce lo siamo portati dietro, perché?” chiese retorico Loki. Stark scrollò le spalle con un sorrisetto sfacciato.

“Ha chiesto di venire” si giustificò, come fosse una scusa plausibile.

“Posso sentirvi” gracchiò Doom, aggrottando le sopracciglia con fare aggressivo.

“Sfortunatamente” dichiarò Loki, che di questo 'piano geniale' aveva già le scatole piene. Se non fosse stato per la Felicis sarebbe rimasto nei sotterranei.

I tre ragazzi aprirono i pesanti battenti della Sala Grande, ringraziando Merlino che un semplice Alohomora fosse stato sufficiente, e sgattaiolarono al centro della stanza, in mezzo al corridoio tra le tavolate.

“Solo quelli Tassorosso?” chiese Loki in un sussurro. Stark sembrò pensarci su un momento.

“Nah, facciamo le cose in grande: tutti!” proclamò, aprendo le braccia come un sovrano davanti alla sua corte. Loki alzò gli occhi al cielo, c'era da aspettarselo.

“Tutti, dice lui. Che non fa nemmeno lo sforzo di alzare la bacchetta” borbottò, lanciando a Stark uno sguardo in tralice. L'idiota si limitò a ghignare, senza vergogna.

“Se non fossi una mezza sega a Trasfigurazioni ti darei una mano, ma per fortuna tu sei il migliore della scuola e non ne hai bisogno” commentò allegramente Stark, che per massimo effetto sbatté le ciglia in maniera molto sfacciata, e conseguentemente molto ridicola.

“Le lusinghe... ti porteranno lontano” rise Loki, suo malgrado rabbonito. Da bravo Serpeverde era suscettibile ai complimenti.

Loki sfoderò la bacchetta e si mise al lavoro. Cercò di mantenere il respiro rilassato e la concentrazione al massimo, quello era un incantesimo avanzato. Concentrazione che andò a farsi benedire quando Doom cercò senza successo di soffocare una risata con il palmo della mano.

“Seriamente Stark? È così sdolcinato che potrei vomitare” sghignazzò il ragazzo, battendosi una mano sul ginocchio.

“Zitto, cretino. Pepper lo adorerà” rimbeccò Stark, che sembrava indeciso tra l'arrabbiarsi con Doom e il rallegrarsi per il lavoro di Loki. Il moretto, da parte sua, si limitò a far loro segno di tacere. Ormai sentiva le gocce di sudore scivolargli sulle tempie, e c'era ancora mezza Sala Grande da decorare. Era un mucchio di roba.

“Potts la Tassorosso sarà così imbarazzata da diventare tinta unita con i suoi capelli” predisse Doom, in uno sfoggio di Divinazione da strapazzo. Stark gli infilò un gomito nel costato.

Loki diede gli ultimi colpi di bacchetta e si fermò un minuto ad ammirare il suo lavoro. Cavolo, era venuto perfetto. Era davvero un genio. Stark stava saltellando su e giù per il corridoio centrale, pieno di brio. Doom era piegato in due sulle ginocchia e stava sghignazzando come una iena. Con un sorriso soddisfatto Loki sfarfallò la bacchetta, e tutto tornò alla condizione originale come se nessuno avesse toccato nulla.

“Che hai fatto?” esclamò subito Stark, che quando era elettrizzato per qualcosa spesso si dimenticava di pensare.

“Ci ho messo un glamour, per camuffare il nostro atto di vandalismo. Vuoi che i professori smantellino tutto il mio duro lavoro prima che lo veda la Potts? Domattina a colazione lo toglierò appena la vedrò arrivare” spiegò Loki, con tono non esattamente paziente. Onestamente, era troppo buono.

“Loki, sei un genio” disse Stark, solenne, poggiando una mano sulla spalla del ragazzo più giovane. Loki si trattenne a stento dal ridergli in faccia.

“Lo so” rispose senza un briciolo di modestia, “dai, torniamo al dormitorio prima di...”.

Le ultime parole famose.

In quell'istante il portone della Sala Grande, che le tre serpi avevano lasciato accostato per ridurre il rumore, si aprì con un cigolare di cardini.

Loki, che era notoriamente più sveglio, e più svelto, dei suoi compagni di malefatte, in un nanosecondo si accucciò sotto al tavolo più vicino, nascondendosi dal campo visivo del nuovo arrivato.

“Merda” sentì mormorare Stark, con sentimento.

“Non ci posso credere! Stark, che diavolo ci fai in giro per il castello dopo l'orario di coprifuoco?” chiese una voce che Loki conosceva fin troppo bene. Il moro strabuzzò gli occhi, e decise di starsene sereno e tranquillo sotto al tavolo. C'era puzza di guai.

“Potrei farti la stessa domanda” Loki sentì Stark ribattere con aria di sfida, e si trattenne a stento dallo schiaffarsi una mano in faccia.

“Prefetto, ricordi? Ho il compito di fare la ronda” rispose la voce lievemente infastidita di Steve Rogers, Prefetto di Grifondoro. Loki imprecò sottovoce, e pensare che stava andando tutto liscio come l'olio. Fortuna che aveva fatto in tempo a coprire tutto con il glamour, altrimenti il frutto del suo sudore sarebbe andato perduto.

“E trascini nelle tue malsane imprese anche i tuoi compagni di Casa! È un comportamento irresponsabile, Stark” stava blaterando Rogers, ormai entrato in modalità 'ramanzina' come era di default per ogni Grifondoro che si rispetti.

“È venuto di sua volontà” sbottò Stark, parlando di Doom, che dal canto suo era rimasto in piedi come un pesce lesso.

“Non è vero, mi ha costretto!” esclamò il diretto interessato, pronto a buttare Stark nella – letterale – fossa dei leoni per salvarsi il culo. Loki lo capiva, dopotutto mors tua, vita mea è un detto che non va mai fuori moda.

“Dovrei mandarvi tutti e due dalla Preside, o come minimo levarvi dieci punti a testa” minacciò Rogers con aria severa. Loki alzò una spalla, meglio Rogers di Strange.

“Si può sapere cosa speravate di ottenere con questa bravata?” concluse la tirata Rogers, incrociando le braccia al petto in una posa voluta sicuramente per farsi prendere sul serio, ma che non faceva altro che mettere in evidenza i bicipiti gonfiati come palloni. Se Loki piegò la testa di lato in modo da godersi meglio lo spettacolo... beh, a nessuno era tenuto saperlo.

“Non sono cazzi tuoi” cominciò Stark, nello stesso istante in cui Doom diceva “Beh, Loki ha...”.

Il cretino si rese immediatamente conto della gaffe, e si schiaffò un palmo sulle labbra, ma il danno ormai era fatto. Rogers spalancò gli occhi, allibito.

“Loki? Loki Odinson? È... qui?” balbettò il biondo, spostando gli occhi in modo frenetico per l'intera area della Sala Grande. Consapevole che la battaglia era persa, e deciso a conservare un minimo di dignità, Loki uscì da sotto il tavolo nel modo più aggraziato possibile.

“Rogers” salutò il Prefetto, rivolgendo contemporaneamente a Doom uno sguardo che prometteva una morte lenta e molto dolorosa.

“Non è possibile” mugugnò Rogers, massaggiandosi le tempie con entrambe le mani, “mi farete diventare matto”. Loki scrollò le spalle, non era un problema suo. Anche se quelle spalle ben piazzate gli sarebbero mancate, nella lontana ipotesi in cui fossero davvero riusciti a mandare Rogers in manicomio. Il biondo riaprì gli occhi, fissando prima Doom, poi Stark e poi Loki, incontrando lo sguardo smeraldo del più giovane per un istante prima di distogliere lo sguardo. Loki notò che le guance gli si erano imporporate di un affascinante rosa acceso.

“Dai, sparite. Tornate diretti al vostro dormitorio, intesi? Non fatemi pentire di questa concessione” disse tutto d'un fiato il biondo, indicando il portone alle sue spalle con un vago gesto della mano.

I tre delinquenti si scambiarono uno sguardo basito, ma non erano certo così scemi da guardare un Thestral donato in bocca. Loki prese subito il comando, agguantando Stark per il colletto della divisa e Doom per la manica e spingendoli con decisione verso l'uscita.

“Ma perché si comporta così?” chiese Stark in quello che voleva essere un sussurro, ma che fu abbastanza ad alta voce da permettere a Rogers di sentirlo benissimo.

“Perché non sembra che abbiate fatto niente di grave, se non una passeggiata notturna” rispose il Grifondoro, ignorando il fatto che la domanda non gli era stata posta direttamente. Loki si trattenne dal sogghignare, avesse solo sospettato... beh, doveva ricordarsi di guardare la faccia di Rogers la mattina dopo, sarebbe stata uno spettacolo fantastico.

Spinti fuori i suoi inutili compagni di Casa, Loki stava per seguirli nella via per i dormitori quando Rogers lo fermò prendendolo per un polso.

“Uh, ehm, Loki... volevo dirti. Uhm” balbettò Rogers, in uno sfoggio di timidezza inusuale per un grifone del suo calibro. Loki alzò un sopracciglio, confuso ma deciso a non darlo a vedere.

“Io... ti ricordi oggi pomeriggio? Quando ci siamo incontrati dopo pranzo?” chiese il biondo, le guance che diventavano di un rosa sempre più intenso ogni secondo che passava.

“Decisamente” lo rassicurò Loki, quel commento sulla sua cravatta era stato inciso a fuoco nella memoria. Loki sentì una sensazione strana alla bocca dello stomaco, che non sapeva bene come descrivere. Una specie di calore diffuso, come una fiammella lasciata inavvertitamente accesa al solo scopo di bruciarlo dall'interno.

“Sì, ecco, quando parlavo della cravatta... mi sono espresso male. Volevo dire che il colore è molto bello, perché fa risaltare i tuoi occhi”.

Loki capì in quel momento che quella mattina, quella fatidica mattina di fine novembre che era cominciata con Stark che elaborava 'piani geniali' e boccette di Felix Felicis ed era terminata con la surreale nozione di 'Steve Rogers, ragazzo-più-popolare-di-Hogwarts' che si complimentava con 'Loki Odinson, figlio-degenerato-e-malfattore-extraordinarie', era una mattina in cui sarebbe dovuto restare a dormire.

Con questa nuova consapevolezza, Loki decise che avrebbe stipato tutte le domande che gli stavano affollando il cervello in un compartimento stagno della sua giovane mente, in attesa di un momento più opportuno per compiere un'analisi scientifica di quanto era accaduto. O in attesa di farsi obliviare da Stark, ancora non aveva deciso.

Gracchiò un “grazie” dal tono incerto e, girando sui tacchi, fece uno scatto degno di un velocista verso i sotterranei. Stark e Doom gli furono alle calcagna in un secondo.

“Per Circe e Merlino!” esclamò Stark, scioccato ma stranamente divertito. Doom stava fissando Loki a bocca aperta.

“Per favore, non fate domande. Non ho idea di cosa stia succedendo” implorò Loki, in una esibizione di onestà davvero rara per lui.

“In che senso?” chiese Doom, con aria incredula.

“Nel senso che non capisco a che gioco stia giocando Rogers!” sbottò Loki, alzando il tono di voce di un'ottava. Era stanco, confuso e voleva solo che quella giornata infinita si concludesse il prima possibile.

Davanti all'ingresso della Sala comune di Serpeverde Stark si girò verso di lui con uno sguardo a metà tra ilarità e affezione, e gli regalò una intensa frase di commiato.

“Loki” disse solo, “per essere un genio, a volte sei davvero ottuso.”.

 

*

 

Ore 9.17 – Sala Grande

 

Loki scese a colazione tardi rispetto ai suoi soliti standard, con la divisa leggermente arruffata e gli occhi cerchiati di rosso. Dire che aveva dormito male era un eufemismo. Era rimasto sveglio fino alle prime luci dell'alba a pensare alle parole di Stark, il cui significato profondo ancora gli sfuggiva, e a Rogers, al palese complimento e al rossore diffuso che avevano il potere di lasciare Loki tanto sconcertato quanto, inesplicabilmente, compiaciuto. Era una sensazione aliena ed orribile, come una malattia sconosciuta di cui non si conosce cura.

La Potts ancora non si vedeva, ma di sabato mattina non era inusuale. Anche Stark era assente dal suo solito posto al tavolo verde-argento, e Loki si concesse uno sbuffo davanti alla totale noncuranza del compagno di Casa davanti al suo stesso piano. Il moro si accasciò accanto a Doom, che aveva la bocca piena di scones al cioccolato.

“Sparf è laffiù” lo informò Doom, senza riguardo per le buone maniere. Loki fece una smorfia disgustata e decise di non commentare - sapeva scegliere le sue battaglie – optando per seguire con lo sguardo la direzione indicata. E in effetti Stark era lì, curato e imbellettato per l'occasione, in piedi davanti al tavolo dei Grifondoro, che gesticolava in modo plateale davanti ad un allibito Steve Rogers. Il biondo, dal canto suo, pareva stare ad ascoltarlo, con gli occhi blu spalancati e una piccola ruga di concentrazione in mezzo agli occhi.

“Ma che cazzo...” mormorò Loki, che ormai non aveva parole per definire la totale follia che era diventata la sua vita. Seguì con avidità la fine del discorso di Stark, che sembrò indicare qualcosa sul tavolo dei grifoni. Rogers seguì con gli occhi, e fece un cenno di assenso. A quel punto Stark, soddisfatto, prese commiato, allontanandosi da Rogers esibendo una pessima imitazione di un gambero e mostrandogli due pollici alzati, con aria complice.

Stark raggiunse il suo legittimo tavolo camminando all'indietro, prese in pieno Gamora che per un istante sembrò pronta a lanciargli una Cruciatus, e si stravaccò nella sedia accanto a Loki.

“Che cavolo stavi...” cominciò Loki, che voleva risposte.

“Oh, guarda un po' chi è arrivato!” tagliò corto Stark, buttando un braccio attorno alle spalle di Loki e avvicinando la bocca al suo orecchio al solo scopo di sussurrargli un entusiasta “si va in scena. Sarà una proposta indimenticabile!”. Pepper Potts prese posto al tavolo dei Tassorosso e Loki, con uno svolazzo della bacchetta, fece cadere il glamour.

Fu un trionfo.

Davanti agli sguardi sbalorditi dell'intera popolazione di Hogwarts, gli arazzi che decoravano la Sala Grande con i colori delle Case cambiarono forma. Gli stemmi si scolorirono e mutarono, dipingendosi di tutte le tonalità conosciute dello spettro del rosa. I motti delle Case si sciolsero per formare parole diverse, contenenti le più sdolcinate e, nell'opinione di Loki, rivoltanti frasi d'amore e devozione concepite dall'uomo. Proprio davanti a lui, il moro poteva vedere un arazzo che portava scritto 'Se vieni al ballo con me, ti prometto che sarà pura... magia! Pepper sii la mia dama”, circondato da una cornice di piccoli cuori rossi glitterati. Poco lontano c'era uno stendardo che portava un cuore rosa confetto gigante, e dentro la frase 'Senza di me sei solamente 'ravigliosa'. Pepper, vieni al ballo con il tuo pezzo mancante?' che era la responsabile della sghignazzata epica di Doom. Ancora, il vessillo che correntemente la povera Potts stava leggendo aveva una rima davvero patetica, 'Ho occhi solo per te. Pepper, vieni al ballo con me?' che Loki, almeno in un primo momento, si era rifiutato di trasfigurare. In Sala Grande c'era un chiasso assurdo, tra le ragazze che civettavano, commosse da tanta dedizione, ai ragazzi che cercavano di trattenere i conati di vomito davanti a tutta quella sdolcinatezza. Pepper Potts, che aveva miracolosamente, come predetto da Doom, assunto lo stesso colorito dei suoi capelli rossi, lanciò uno sguardo verso Stark che era un mix curioso di imbarazzo, rabbia assassina e affetto, e Loki si complimentò con se stesso per un lavoro ben fatto.

Ma la pacchia non poteva durare.

“SIGNOR STARK E SIGNOR ODINSON!”

La McGranitt arrivò come una furia davanti a loro, e sembrò pericolosamente vicina a prenderli per le orecchie. Loki aveva pensato di mentire e dire che lui con quella storia non c'entrava per niente, ma la Preside era, sfortunatamente, la loro insegnante di Trasfigurazioni, e avrebbe riconosciuto un lavoro di Loki tra altri mille.

“Temo sarà necessario che mi seguiate in ufficio. Subito”.

Loki annuì, alzandosi contemporaneamente a Stark. Lanciò uno sguardo pieno di rammarico agli scones. Erano la sua colazione preferita.

 

*

Venti minuti e cinquanta rimproveri dopo, Loki e Stark trotterellarono fuori dall'ufficio della Preside. Alla fine la McGranitt aveva ritenuto che lucidare l'intera collezione di trofei della scuola, rigorosamente senza l'uso della magia, fosse una punizione sufficiente per la loro bravata. Nella previsione della Preside ci avrebbero messo intorno ai due mesi, ma Loki era certo che se la sarebbero cavata in tre settimane. In fondo poteva andare peggio, la McGranitt non aveva nemmeno sottratto punti.

“Pepper mi ha lanciato un biglietto, prima che uscissi” disse allegramente Stark, “dice che sono un megalomane e che sarebbe stato sufficiente un invito verbale, ma che verrà con me”. Loki sbuffò una risata, come se fosse stato in dubbio. La Potts era pazza di Stark.

“E visto che tu hai aiutato ad assicurare la mia dama... io penso di averti trovato un cavaliere” esclamò Stark, indicando davanti a sé.

Steve Rogers era in piedi in mezzo al corridoio.

Loki si sentì spingere non troppo dolcemente in mezzo alla schiena, e Stark si dileguò dietro alla prima curva non senza gridare a Steve un “vai a prendertelo, tigre!” che accese il viso del Grifondoro di un rosso intenso. Loki fece due passi verso il biondo, con quella sensazione di calore allo stomaco che pareva Ardemonio. Steve gli regalò un sorriso, e allungò una mano verso di lui.

“Ti ho portato questo... so che sono i tuoi preferiti”.

Loki prese lo scone al cioccolato, sentendosi molto più felice di quanto non fosse socialmente accettabile davanti ad un dolce. Sulla superficie, le gocce di cioccolato erano state trasfigurate a formare una frase:

Sei tutto ciò che desidero. Vieni al ballo con me?

 


Angolino dell'autore
Uhm... mi sono divertita un mondo a scrivere questa cosa. Spero che strappi una risata anche a voi!
(per chi segue le mie long, non sono sparita lo giuro! Il periodo è un po' incasinato, ma non ho intenzione di mollare nessuna storia! E anche per le recensioni e i messaggi, passerò il prima possibile a rispondere a tutti!)
Un bacio e buone vacanze
killer_joe

   
 
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