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Autore: Skylar098    06/08/2020    0 recensioni
"Ehi guardami. Qualunque cosa ti preoccupi, qualunque sia la tua paura, la affronteremo insieme. Siamo o no la coppia più forte?"
In un mondo dove pian piano il male si fa strada, una piccola agenzia sorge decisa ad affrontare il pericolo imminente. Il suo nome: Arc Genesis. La sua esistenza è celata dinanzi a una popolazione ignara del proprio destino. Poche persone ne fanno parte e non tutti sono disposti a mettere a rischio la propria vita, non tutti sono capaci di sopportare un tale stress mentale e fisico. I pochi eletti saranno coloro che porteranno a galla la cruda realtà del loro mondo.
Cosa sono i demoni?
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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« Ci siamo. » furono le parole del capo scienziato davanti quella tanto attesa soluzione.
Stava conducendo quell'esperimento oramai da anni. Era finalmente vicino alla piena realizzazione del suo sogno: un corpo perfetto, un corpo immortale in grado di rigenerarsi all'infinito e di non invecchiare mai.
« I parametri sembrano essere nella norma, potrebbe funzionare » questa volta fu il suo fidato sottoposto a prendere parola.
Le menti che insieme avevano deciso di mettere in atto quell'esperimento utopico erano essenzialmente due, il resto era personale dedito scelto con cura.
« Parametri vitali? »
« Stabili » rispose quest'ultimo controllando lo schermo.
« Ci siamo, ci siamo » continuava a ripetere eccitato.
Il suo collega gli poggiò una mano sulla spalla sorridendo.
« Ti vedo più euforico del solito »
« Questa è la volta buona me lo sento, finalmente ce l'abbiamo fatta » gli rispose con entusiasmo.
Il loro cammino era stato piuttosto lungo e ricco di ostacoli, avevano fallito ancora e ancora prima di allora, ma ne era valsa la pena, avrebbero sconfitto la morte.
« Procedi » ordinò quindi al suo inferiore.
Il soggetto sottoposto al test era rinchiuso dentro una capsula di vetro ricolma d'acqua e il suo povero corpo martoriato era attraversato da una moltitudine di tubi, ma in fondo a nessuno importava del suo stato, così come a nessuno interessava quante fossero state le vittime prima di lui.
L'unica cosa davvero rilevante, erano i risultati.
Chi fosse la cavia, quanta fosse la sofferenza da patire, a nessuno pesava una cosa simile.
« Qualcosa non va, un valore è calato all'improvviso » urlò uno dei dipendenti dall'altra parte del laboratorio.
Fu allora che lo scienziato si irrigidì visibilmente.
Non poteva succedere proprio ora, ci erano arrivati, avevano raggiunto la soluzione.
Corse alla postazione del suo sottoposto e lo scansò nervosamente.
« Dammi qua » comandò mettendo le mani sul macchinario, armeggiando impaziente tra gli schermi
« Non possiamo fermarci proprio ora, fate risalire questo dannato valore » disse sbattendo il pugno sul congegno.
Il corpo della povera vittima nel frattempo, galleggiava quasi del tutto privo di coscienza e coi suoi occhi spenti osservava da dietro il vetro, gli scienziati lavorare come delle formiche. Sarebbe mai uscito da lì?
« Signore temo sia impossibile » rispose con timore uno degli addetti e l'unica cosa che ricevette fu uno sguardo truce e minaccioso da parte del suo superiore.
« Non importa, procedete uguale »
Quella fu l'ultima decisione, l'ultima parola dettata dal superiore assoluto.
« Sei sicuro? » domandò il suo collega con un'espressione preoccupata scolpita sul volto.
Persino per lui stava esagerando.
Doveva semplicemente accettarlo e andare avanti come avevano sempre fatto.
Nulla però lo smosse, sembrava talmente determinato da sfiorare l'ossessione.
Quel suo attaccamento malsano, non giovava alla ricerca e questo il suo collega l'aveva iniziato a capire troppo tardi.
La cavia iniziò a dimenarsi dentro la capsula, un ultimo tentativo disperato di ribellarsi a quel crudele destino, fino all'ultimo respiro avrebbe lottato, l'ultimo pizzico di anima che gli era rimasto in corpo continuava a crederci, prima o poi sarebbe finito tutto, prima o poi avrebbe avuto giustizia, prima o poi avrebbe avuto la sua vendetta.
« Lo stiamo perdendo »
Quelle parole non raggiunsero nemmeno lo scienziato che con un sorriso sadico si avvicinò nuovamente alle attrezzature e alzò tutti gli interruttori alla massima potenza.
« No fermo che fai, così rischi di far saltare tutto!» persino il suo collega in pari, la fatidica seconda mente dietro a quell'esperimento aveva capito che era ora di fermarsi.
La porta del laboratorio si spalancò all'improvviso, creando un silenzio tombale all'intero della stanza.
« Cosa state facendo qui dentro? » la voce fuoricampo richiamò l'attenzione dei due scienziati che si voltarono verso l'entrata.
Loro lo conoscevano e lui conosceva loro.
Erano colleghi da una vita, ma lui non era stato messo al corrente di quel loro esperimento così folle, non l'avrebbe sicuramente sostenuto.
« Lo sapevo che stavate tramando qualcosa, spegnete tutto » ordinò come se avesse avuto un qualche diritto per farlo.
L'acqua all'interno della capsula iniziò a bollire e il vetro si incrinò pericolosamente.
« Ormai è tardi.. » sussurrò il collega osservando impotente quella scena.
Ci volle poco prima che il vetro esplodesse insieme alla cavia al suo interno.
Acqua mista al colore del suo sangue bagnò l'intero laboratorio e tutti i suoi macchinari, i detriti schizzati con forza, ferirono lievemente alcuni dipendenti che non erano riusciti a ripararsi in tempo.
« Cosa diavolo avete fatto » il tono accusatorio dell'ultimo arrivato fece crescere dentro ad uno dei suoi colleghi un senso di colpa prima sconosciuto.
Avevano davvero esagerato.
Alzò gli occhi verso ciò che era rimasto della capsula e fu accecato da un bagliore anomalo.
« Cos'è quello? » domandò indicando la luce.
Non fecero nemmeno in tempo a voltarsi che qualcosa di ignoto li investì e fece esplodere l'intera stanza.
Dopo quell'incidente, degli scienziati non si ebbe più alcuna notizia e il laboratorio fu sequestrato e chiuso per sempre.
L'arroganza dell'essere umano era arrivata a tal punto, sacrificare vittime innocenti per prolungare la propria vita, andando così contro le leggi della natura stessa.
Ecco cosa si otteneva giocando a fare dio, quello che avvenne dopo fu l'assaggio di una vera e propria punizione divina, scesa violentemente sulla terra per combattere la piaga degli esseri umani.




***





« Vieni corri Ayden, voglio farti vedere una cosa! »
Urlò il piccolo Vyron lungo il campo fiorito seguito dal suo migliore amico.
Era una bellissima giornata tipicamente primaverile, il sole sorgeva alto sopra le montagne e il vento sfiorava delicatamente i capelli dei due ragazzi in cima alla collina.
Come sempre ad ogni primavera per quell'occasione, si arrampicavano fin lassù per vedere il ciliegio che avevano piantato anni prima.
« Guarda, stanno sbocciando i primi petali! » urlò euforico Vyron indicando i fiori rosa adornare i rami semispogli dell'arbusto. Ayden si avvicinò mostrando un lieve sorriso davanti quella meraviglia.
« Tra qualche anno magari potremmo persino mangiare delle squisite ciliegie. » continuò Vyron stringendo i pugni davanti il viso con entusiasmo.
« Basta che non te le mangi tutte tu » lo provocò il piccolo Ayden.
« Cosa staresti insinuando » lo guardò minaccioso l'altro.
« È che di solito finisci tutto quello che trovi » lo schernì facendogli la linguaccia.
« Ripetilo! » urlò Vyron inseguendo Ayden che nel frattempo se l'era data a gambe.
Riuscì a raggiungerlo quasi subito e si tuffò sul suo esile corpo, facendolo cadere a terra. Insieme rotolarono giù dalla collina e le loro risate riecheggiarono lungo l'intera valle.
« Vyron, Ayden, venite a tavola che è pronto! » li richiamò da lontano la signora Cadogan.
I due si guardarono in silenzio e tornarono a ridere.
« I nostri genitori ci uccideranno se ci presentiamo così a tavola » Disse Vyron lasciandosi sfuggire una risatina, mentre si ripuliva la maglietta dal polline e il terriccio che l'avevano macchiata.
« Credo di avere delle foglie tra i capelli » sbuffò Ayden.
I suoi capelli erano abbastanza lunghi e selvaggi da arrivare all'altezza della spalla ed erano di un castano più scuro rispetto a quelli di Vyron tendenti al nocciola.
« Aspetta ora te le tolgo io »
Si avvicinò e con delicatezza tolse tutte le erbacce incastrate tra le ciocche del minore.
« Fatto » Disse sfoggiando un sorrisetto soddisfatto mentre scompigliava i suoi capelli.
« Ehi! » si scostò Ayden mettendo le mani sopra la testa per proteggersi, facendo ridere l'altro.
Ayden e Vyron si conoscevano sin dalla nascita; la famiglia Cadogan e la famiglia Knox erano in buoni rapporti da tantissimi anni e spesso si riunivano per mangiare insieme, non solo per occasioni speciali.
Vivevano ai piedi di una piccola valle e le loro case erano praticamente comunicanti, per cui era impossibile che i due non giocassero insieme.
Erano migliori amici da quattordici anni e insieme ai loro genitori formavano una sorta famiglia unica, tant'è che Vyron si riferiva ai genitori di Ayden con l'appellativo di "zii".
Erano come due fratelli.
« Dai andiamo a cambiarci o si arrabbieranno »
Vyron porse quindi la mano ad Ayden, che era rimasto ancora a terra e lo aiutò a rialzarsi.
Insieme tornarono a casa e si cambiarono, pronti per abbuffarsi delle pietanze preparate dalla signora Cadogan.
La mamma di Vyron era una vera regina della cucina, Ayden aveva sempre invidiato quella sua qualità, ma in fondo anche sua madre ne aveva altrettante.
Dopo essersi lavati le mani entrambi si lanciarono una sguardo di sfida.
« Facciamo che per chi arriva ultimo, niente bis? » domandò Vyron e Ayden non fece nemmeno in tempo ad annuire, che entrambi erano partiti di corsa verso il tavolo.
Ogni volta finiva così.
Facevano a gara per qualsiasi cosa, erano in costante competizione tra di loro, soprattutto Ayden che non sapeva perdere.
Era il più piccolo tra i due, giusto di due mesi e questa cosa per quanto irrilevante potesse sembrare, lo faceva sentire sempre inferiore.
« Tanto vinco io! » urlò Ayden sorpassando l'altro, schivando i membri della sua famiglia, avvicinandosi sempre di più al tavolo.
« Non te lo permetterò » rispose Vyron facendo uno scatto, raggiungendo per primo la sedia.
Si sedette in fretta rischiando di cadere, ma ne era valsa la pena, aveva vinto.
« Non è giusto » sbuffò Ayden decelerando sconcertato.
Mise il muso offeso e si sedette al suo fianco.
« Dai non prendertela Ayden, ti do un po della mia parte » scherzò Vyron tirandogli una guancia per ottenere un sorriso da parte dell'altro.
Vyron era sempre stato un bambino gioioso e spensierato al contrario di Ayden che aveva sempre avuto un carattere piuttosto difficile.
Forse era proprio per quello che si prendevano molto, l'uno completava le diversità dell'altro.
« Su ragazzi, adesso basta con le gare, mangiamo»
La madre di Vyron poggiò i piatti a tavola e si sedette per ultima.
Prese poi con una mano quella del marito e con l'altra, la mano della madre di Ayden, che fece lo stesso col proprio marito, creando così una catena. Ogni volta, prima di iniziare un pasto, facevano tutti insieme una piccola preghiera unendo le proprie mani.
Ayden era sempre piuttosto restio ed era Vyron ogni qual volta a tirargli su la mano e a stringergliela sopra il tavolo.
« Bene ora potete cominciare » li invitò a mangiare la signora Cadogan e i due non se lo fecero ripetere nuovamente. Si armarono di forchetta e coltello e si fiondarono sul piatto.
« Chi finisce per primo non lava i piatti » lo sfidò nuovamente Vyron e Ayden quasi si soffocò per accettare.
« Piano ragazzi » li riprese il padre di Ayden, che venne totalmente ignorato dai due.
Se si trattava di mangiare Ayden non poteva perdere e lo dimostrò finendo per primo. Poggiò le posate sul piatto e alzò le braccia in segno di vittoria.
« Ahhh uffa tocca sempre a me lavare i piatti » sbuffò Vyron dando un leggero pugno sulla spalla del minore.
« Un giorno ti batterò » disse con determinazione.
« Aspetterò quel giorno, ma nel frattempo ti vedrò lavare un sacco di piatti »
Quella battuta fece ridere tutti i presenti, compreso Vyron che a differenza di Ayden non se la prendeva per quelle cose.
Nonostante il carattere difficile, Vyron ammirava davvero tanto il suo amico, forse proprio per quel carattere così forte che lo delineava.
Probabilmente Ayden nemmeno se ne rendeva conto, ma spiccava particolarmente sopra gli altri e nonostante ciò, era convinto di vivere nell'ombra di Vyron, quando in realtà era l'esatto contrario.
« Zia, Ayden può dormire da me stasera? »
Le loro case erano comunicanti, ma ognuna di esse aveva pur sempre la propria porta che le separava.
« Certo che sì » rispose la signora Knox, mostrando un sorriso al piccolo Vyron.
« Evviva, allora inizio a sparecchiare, così poi lavo i piatti e preparo il letto per Ayden »
Si alzò dalla sedia e tolse i primi piatti dal tavolo, seguito da Ayden che lo aiutò.
« Che bravi bambini » li incitò il padre di Vyron incrociando le braccia al petto sorridendo. Tolsero la tovaglia per ultima e lasciarono i loro genitori a fare le loro solite chiacchiere da adulti.
Vyron tornò in cucina dove Ayden lo stava aspettando poggiato con la schiena sul muro.
« Sei contento di passare la notte con me? » chiese Vyron legandosi il grembiule sopra i vestiti per non bagnarsi.
« Lo sai come finisce poi, che ti racconto qualche storia paurosa e tu non dormi più »
« Non è vero! »
« L'ultima volta mi hai chiesto di accompagnarti in bagno » continuò Ayden divertito.
Vyron mise il broncio e iniziò a lavare i piatti.
« Dai scherzavo »
Vyron non si era offeso veramente, ma si divertiva a vedere Ayden sforzarsi di chiedere scusa o di rimediare.
Aprì il rubinetto e dopo essersi bagnato le mani, schizzò il minore.
« Ehi che fai? » indietreggiò Ayden proteggendosi dalle gocce d'acqua.
« Mi vendico.» rispose Vyron divertito.
« Ragazzi non sporcate la cucina o vi costringo a pulirla tutta » disse la signora Cadogan entrando dalla porta della cucina.
I due si irrigidirono sul posto e misero la mano sulla fronte, imitando i soldati.
« Sissignora » risposero all'unisono.
« Non preoccuparti Vyron, ci penso io qua, tu vai a preparare il letto per Ayden » ordinò dolcemente accarezzando i capelli del proprio figlio.
« Sì mamma »
« Ti sei salvato stavolta » disse Ayden dando una leggera gomitata al proprio amico.
Insieme entrarono nella camera di Vyron, come sempre impeccabilmente ordinata e pulita.
« Vieni aiutami a tirare giù il materasso »
Ayden si avvicinò osservando ancora un po la stanza e diede una mano a Vyron col materasso che sembrava pesare quintali.
« Ma cosa ci hai messo qui dentro, non è normale che pesi così tanto »
« Forse sei tu che sei deboluccio »
« Ma se sei tu che hai chiesto una mano per spostarlo »
Ci fu un attimo di silenzio prima che Vyron rispondesse.
« Dannazione hai sempre tu l'ultima parola »
Buttarono finalmente il materasso a terra e lo spostarono vicino al letto di Vyron.
Non era la prima volta che dormivano insieme, avevano passato spesso notti insonni a raccontarsi storie o a parlare di qualsiasi cosa.
Erano passate settimane dall'ultima volta e Vyron ne aveva sentito particolarmente nostalgia.
Stavano crescendo, presto avrebbero raggiunto la maturità e quella paura di separarsi da Ayden, di prendere strade diverse e perdersi per sempre, iniziava a crescere inesorabilmente dentro di lui.
« Hai già pensato a cosa raccontare stasera? » domandò scacciando quel pensiero cupo dalla sua mente.
« Forse, ma non chiedermi di accompagnarti da qualche parte dopo » lo prese in giro Ayden sedendosi sul letto di Vyron.
« Che simpaticone » gli fece la linguaccia il maggiore mentre avvolgeva il materasso con il lenzuolo.
« Non fa freddo, quindi basterà questa per la notte »  disse lanciando la coperta addosso a Ayden, coprendolo da capo a piedi.
Vyron si piegò in due dalle risate vedendo la figura del proprio amico nascosta sotto la coperta, poteva benissimo immaginare l'espressione di Ayden da lì sotto.
« Ragazzi non fate troppo rumore, soprattutto tu Ayden vedi di non infastidire i genitori di Vyron e comportati bene » lo riprese sua madre rimanendo sulla soglia della porta.
« Non preoccuparti zia, Ayden non darà fastidio »
mostrò un sorriso innocente mentre toglieva la coperta di dosso al suo amico.
« Mi fido allora, ci vediamo domani mattina »
« A domani mamma » rispose Ayden seguito da Vyron.
Il pomeriggio passò in fretta e si fece buio piuttosto presto.
« Tua mamma cosa fa per cena? » domandò curioso Ayden leccandosi i baffi al pensiero.
« Non saprei, tanto qualsiasi cosa fa le riesce bene »
« come darti torto » sbuffò Ayden.
« Comunque tra poco lo scopriremo, senti che profumino » osservò il maggiore alzandosi dal letto dirigendosi quindi verso la cucina, seguito da Ayden.
« Ah piccole pesti che fate qui, non è ancora pronta la cena » li rimproverò gioconda la madre alle prese coi fornelli.
« Non siamo venuti a rubare nulla, solo a vedere che c'è per cena » spiegò assumendo un tono innocente Vyron.
« Certo come no, fuori di qui, tra poco vi chiamo »
Disse cacciandoli via con la padella sulle mani e i due se la diedero a gambe ridendo lungo il corridoio. Circa una decina di minuti dopo la cena era davvero pronta. Vyron provò nuovamente a battere sul tempo Ayden, ma perse miserabilmente ancora una volta.
Insieme sparecchiarono a fine pasto e corsero in cameretta pronti per la lunga nottata che li attendeva.
La madre di Vyron entrò giusto per dargli la buonanotte, dopodiché spense le luci e i due si trovarono finalmente al buio.
« Tanto non credo dormiremo » rise il maggiore accendendo la lampadina sul comodino, creando l'atmosfera perfetta per una nottata da storie terrificanti.
Per quanto Vyron fosse spaventato da quelle storie, adorava il modo in cui Ayden le raccontava, diventava tutt'altra persona, le sue interpretazioni erano davvero divertenti.
Erano nel pieno della notte quando Ayden iniziò la sua recita.
« C'era una volta un mostro che viveva nella valle incantata.. »
Assunse un tono di voce basso e inquietante mentre la narrava. Vyron ascoltava in silenzio teso ma eccitato allo stesso tempo. L'inventiva di Ayden era davvero senza limiti e ogni volta rimaneva stupito dalla fantasia che ci metteva per creare quelle storie.
«...Quando all'improvviso-» Ayden si bloccò di colpo dopo aver sentito un rumore proveniente da fuori la porta.
« Hai sentito anche tu? » domandò.
Vyron non ci cascò, non di nuovo, ormai lo conosceva voleva solo mettergli più paura.
« Dai smettila Ayden, lo sai che mi fanno paura queste cose » lo rimproverò il maggiore dandogli una leggera spinta.
« Non sto scherzando, ho sentito veramente un rumore »
Il volto di Ayden era chiaramente inquieto e per quanto bravo fosse a recitare, era impensabile che arrivasse a quel punto pur di spaventare Vyron.
« Dici davvero?... M-magari è solo papà che si è alzato per andare in bagno » provò ad autoconvincersi Vyron.
« Hai ragione non ci pensavo...guardati ti sei spaventato a morte »
Ayden non riuscì a trattenersi e rise fin troppo rumorosamente.
« Stai zitto o ci sentiranno » gli lanciò il cuscino Vyron, diventando completamente rosso in volto per l'imbarazzo.
Un rumore più forte rimbombò per i corridoi di casa Cadogan ed entrambi smiserò bruscamente di ridere.
« Non credo tuo padre faccia tutto questo rumore per andare in bagno...» osservò Ayden alzandosi e avvicinandosi lentamente alla porta.
« No Ayden non andare..» lo pregò il maggiore.
« Shhhh » e con il dito posato sulle labbra Ayden gli fece cenno di fare silenzio. Aprì con cautela la porta ed uscì lungo il corridoio, poggiando i piedi sul pavimento con estrema leggerezza, in modo da non far percepire i propri passi.
C'era un silenzio assordante, nonostante ciò pareva quasi di percepire l'eco della botta precedente. Era buio pesto ed era difficile persino vedere dove stesse mettendo i piedi.
Arrivato alla sala riuscì a riconoscere almeno le sagome dei mobili, grazie alla luce dei raggi lunari che attraversavano i fori delle tapparelle, illuminando quel poco la casa.
Con l'ultimo passo pestò qualcosa di strano, qualcosa di diverso dal solito parquet.
Iniziò a percepire uno strano calore sotto il piede e una sostanza liquida bagnò la sua pelle.
Che fosse caduta dell'acqua?
Ayden si avvicinò pian piano all'interruttore, ma una figura al centro della stanza lo fece paralizzare all'istante.
Era entrato qualcuno dentro casa? Impossibile, sarà stato il padre di Vyron.
Quelli erano i pensieri che occupavano la mente del piccolo Ayden, che nel frattempo aveva ripreso a camminare lentamente verso quell'uomo. Il rumore dei passi bagnati sotto i suoi piedi era fin troppo forte per non essere udito in quel silenzio tombale. Prima di poter aprire bocca, Ayden inciampò su qualcosa di morbido a terra, perse l'equilibrio e cadde contro il muro, proprio vicino all'interruttore.
Accese immediatamente la luce e non appena la figura si fece nitida davanti i suoi occhi, Ayden riconobbe quell'uomo.
« P-papà? Che ci fai qui? » domandò Ayden confuso prima di notare le sue mani ricoperte di una strana sostanza rossa.
Persino sui suoi vestiti e anche sul viso ne aveva qualche macchia.
Ayden si guardò attorno: l'intera stanza era ricoperta di schizzi scarlatti, i mobili, i muri, persino il pavimento e proprio lì, sul pavimento dove lui era inciampato poco prima, c'era la madre di Vyron ricoperta da quello stesso colore e poco più in là, c'era suo marito.
Rosso.
Rosso ovunque.
« Papà cosa vuol dire? Che hai fatto? » domandò in preda ad un tremore incontrollato.
Era sangue quello?
Le ginocchia di Ayden cedettero.
I genitori di Vyron erano morti?
Guardò il volto oramai inespressivo della dolce signora Cadogan, il ricordo del suo sorriso improvvisamente così lontano.
Li aveva uccisi suo padre?
« Ho dovuto farlo, anche la mamma...» sussurrò con voce apparentemente dispiaciuta, ma la sua espressione diceva tutt'altro, sembrava compiaciuto.
« La mamma...? »
Ayden sentì una forte stretta allo stomaco e un conato di vomito gli salì lungo l'esofago.
« Sì Ayden, da bravo adesso tocca a te » disse avvicinandosi pericolosamente al proprio figlio con uno sguardo privo di ogni senso di umanità, tremendamente spietato. Quello non era suo padre, non poteva essere lui.
« Stammi lontano! » urlò Ayden prima di correre verso la cameretta di Vyron e chiudersi la porta alle spalle.
Vyron scattò in piedi alla vista del proprio amico.
« Ayden che succede?..»
Le lacrime sgorgavano incessanti lungo le guance del minore, facendo spaventare a morte il povero Vyron che corse verso di lui preoccupato.
« Che hai visto...perché stai così? » lo tempestò di domande, senza ricevere alcuna riposta. Ayden non riusciva a calmarsi, tanto meno a respirare, era sotto shock. Vyron provò quindi ad aprire la porta e a vedere coi suoi occhi, ma la mano di Ayden si fiondò sul braccio del maggiore e strinse con forza il suo minuto polso. Scosse la testa nervosamente, non riuscendo a mettere insieme due parole per la paura.
« Ayden mi stai spaventando.. »
Vyron poteva sentire attraverso quella stretta quanto in realtà il corpo di Ayden tremasse.
« Dobbiamo andarcene Vyron..subito » furono le uniche cose che riuscì a dire, prima che l'ennesimo conato lo facesse piegare in due.
Vyron poggiò una mano sulla schiena del minore, la preoccupazione dipinta sul suo volto era piuttosto smoderata.
« Vuoi andare in bagno Ayden? » domandò carezzandogli la schiena.
Ayden scosse nuovamente la testa cercando di regolarizzare il respiro, si tirò su lentamente e guardò negli occhi Vyron.
Come faceva a spiegargli la situazione? Non poteva dirgli che i suoi genitori erano morti e che la causa era stata proprio suo padre, tantomeno poteva semplicemente scappare senza dirgli la verità, non sarebbe stato giusto.
« Vyron è successa una cosa terribile, dobbiamo andarcene o moriremo anche noi...»
Vyron serrò i suoi occhi turchesi totalmente smarrito.
« Di che parli Ayden, moriremo? »
« C'è qualcuno in casa, dobbiamo andarcene subito » disse tirando per il braccio il maggiore, che però si liberò immediatamente dalla sua presa.
« Se c'è qualcuno in casa devo avvertire i miei genitori, dobbiamo chiamare aiuto.. »
Ayden singhiozzò rumorosamente, non aveva mai smesso di piangere da quando aveva messo piede nella cameretta di Vyron, come poteva smettere dopo quello che aveva visto e adesso dover dire al suo migliore amico che la sua famiglia era morta, era fin troppo doloroso per lui.
« Vyron i tuoi genitori non ci sono più...» disse scivolando a terra stringendosi una mano al petto.
« Nemmeno la mamma...nessuno, non c'è più nessuno »
Vyron indietreggiò frastornato.
« Cosa significa Ayden...? »
La porta della camera fu buttata giù con una forza sovrumana, colpendo in pieno Vyron che finì inevitabilmente sotto i suoi detriti.
Ayden alzò la testa trovandosi nuovamente suo padre di fronte.
« Ti prego no...» pianse strisciando il più lontano possibile.
« Vyron alzati » lo pregò disperato.
La giornata era iniziata benissimo, lui e Vyron avevano visto insieme il ciliegio che avevano piantato da bambini, le loro famiglie si erano riunite per il pranzo, avevano gareggiato e scherzato tutto il giorno, avevano persino avuto l'idea di dormire insieme dopo tanto, quindi com'era finito tutto in quel modo?
« Papà perché ti comporti così? » gli urlò contro Ayden, le lacrime rigavano le sue guance ancora una volta.
« Tu volevi bene alla mamma, alla famiglia di Vyron... Allora perché? »
Ayden si alzò in piedi volendo compiere l'ultimo gesto disperato per far ragionare suo padre.
Gli si gettò contro e lo prese a pugni sullo stomaco.
« Perché papà, perché? » continuò imperterrito, prima di essere preso per il colletto ed essere staccato bruscamente da terra. Lo tirò su, sempre più su, fino a portarlo all'altezza del proprio viso. Ayden poteva così guardare dritto negli occhi il proprio genitore, tuttavia non riconobbe affatto suo padre in quelle iridi così impietose. Si dimenò istericamente per liberarsi dalla sua presa e solo dopo averlo morso al braccio, questo lo lasciò andare inevitabilmente. Si affrettò quindi a raggiungere il corpo di Vyron steso a terra sotto i detriti di legno, lo tirò su mettendoselo in spalla e corse più velocemente possibile fuori di casa. Non appena fu fuori, non poté che notare la figura di sua madre sulla soglia della porta di casa Knox, stesa in una pozza di sangue. Probabilmente aveva provato a fuggire e lui l'aveva uccisa prima che raggiungesse l'uscita.
Ayden lanciò un urlo carico di frustrazione, stringendo le gambe di Vyron intorno alla sua vita. Non poteva fermarsi proprio ora, almeno Vyron doveva salvarlo.
Le urla strazianti di Ayden svegliarono il maggiore giusto in tempo per fargli vedere quella scena.
« Ayden tua madre..»
Ayden strinse i denti facendo scricchiolare la mascella e continuò a correre, fin quando non notò una figura in lontananza correre altrettanto verso di loro.
« Ayden cosa sta succedendo? » domandò Vyron ancora confuso, tenendosi la testa dolorante per il forte impatto di prima. Ayden lo fece scendere e si fermò per riprendere fiato.
Nel frattempo quella sagoma precedentemente sfocata dalla distanza, Ii aveva raggiunti e aveva mostrato chiaramente i suoi lineamenti.
Era una ragazzo alto dai capelli rossi, probabilmente sulla ventina ed era armato. Si chinò verso i due ragazzini col fiatone.
« State bene? »
I suoi occhi color acquamarina brillavano sotto i raggi della luna e donarono ad Ayden una speranza che non credeva avrebbe ottenuto.
Si fiondò sul ragazzo abbracciandolo con forza.
Poggiò la testa contro il suo addome e strinse le braccia dietro la sua schiena.
Il ragazzo poggiò la spada a terra e strinse Ayden tra le sue braccia.
« Deve essere stata dura.. » sussurrò accarezzando i capelli di Ayden. Nel frattempo Vyron singhiozzava cercando di metabolizzare la situazione che ancora non gli era del tutto chiara.
« Io mi chiamo Aylack, sono venuto qui per portarvi in salvo. Cos'è successo, riesci a dirmelo? » domandò non appena Ayden si staccò da lui asciungandosi le lacrime.
« Non lo so, mio padre è impazzito...ha ucciso la mamma e i genitori di Vyron »
Vyron si paralizzò subito dopo aver udito quelle parole.
« Aspetta Ayden che stai dicendo? Tuo padre ha ucciso i miei genitori? »
« Quello non è più suo padre » lo interruppe bruscamente, temendo che i due iniziassero a litigare pesantemente.
« Quello ragazzi miei è un demone » disse poggiando entrambe la mani sulle spalle dei due, indicando la sagoma del padre di Ayden avvicinarsi sempre di più, vestito da un'aura oscura.
« Un cosa? » domandò Ayden sospettando di aver capito male
« Un demone, una creatura malvagia che si è impossessata del corpo di tuo padre e sta spargendo sangue ovunque » spiegò brevemente, prendendo la spada che aveva lasciato a terra.
« Voi allontanatevi il più possibile, io combatterò l'impurità » disse mettendosi di fronte ai due ragazzi.
« Vuoi dire che lo ucciderai? » domandò Ayden senza girarci intorno. Aylack annuì in silenzio e corse verso quello che una volta era suo padre.
Ayden abbassò lo sguardo e si voltò verso il suo amico.
« Vyron dobbiamo andare..»
« Devo tornare dai miei genitori » sussurrò con le lacrime agli occhi.
« Vyron...loro non ci sono più » disse allungando una mano verso il maggiore che però gliela allontanò con uno schiaffo.
« E per colpa di chi? » sbraitò Vyron.
« Ti sembra il momento di litigare? Ti prego » lo supplicò il minore.
« Tuo padre mi ha portato via tutto »
Quelle parole ferirono profondamente Ayden e scatenarono in lui una reazione poco piacevole.
Colpì infatti la guancia di Vyron con un sonoro schiaffo.
« Perché credi che io non abbia perso tutto? Mia madre è morta e ora mio padre farà la stessa fine e per cosa? Per essere stato preso di mira da un demone? E tu sei qui a lamentarti e a dare la colpa agli altri, ma non sei l'unico che sta soffrendo. Tu non hai visto quello che ho visto io, non hai idea del peso e del dolore che sto provando in questo momento.
E poi non ti ha portato via tutto, ci sono ancora io qui con te Vyron..non ti ho salvato per vederti morire » pronunciò quelle ultime parole trattenendo a stento le lacrime.
Al contrario Vyron aveva dato sfogo alla sua frustrazione e pianse a dirotto, gettandosi tra le braccia di Ayden. Se non ci fossero stati l'uno per l'altro, probabilmente non avrebbero mai superato quel giorno.
Nel frattempo Aylack si era fiondato contro il demone e non ebbe gran difficoltà a tenergli testa, d'altronde aveva appena preso possesso di quel corpo, gli serviva tempo per instaurarsi del tutto e guadagnare potere.
« Non ti vergogni, prendere possesso di un padre di famiglia e sterminarli tutti, che razza di creatura sei? » si adirò Aylack colpendolo finalmente con un fendente dritto alla gola. Il demone si accasciò a terra e rilasciò un frammento luminoso dal suo corpo.
Aylack lo intrappolò dentro un oggetto simile ad una clessidra composta da piccoli ingranaggi.
Tirò un sospiro di sollievo riponendo con cautela il piccolo congegno nel taschino della giacca, risistemò la spada nel fodero e tornò indietro, lì dove aveva lasciato i due ragazzini. Li trovò ancora lì, seduti a terra uno vicino all'altro. Ayden si alzò in piedi per primo vedendo Aylack tornare indietro illeso e gli corse incontro seguito poi da Vyron.
« È finita » disse Aylack inginocchiandosi a terra, accogliendo i due in un caloroso abbraccio.
Li strinse a sé, avvicinando affettuosamente le loro teste alla sua fronte. Si staccò dall'abbraccio poco dopo e portò le sue mani sulle spalle dei ragazzi. Li guardò dritti negli occhi, con una nota di pentimento.
« Mi dispiace non essere arrivato in tempo... » disse stringendo la presa sui loro indumenti.
« Però posso darvi una nuova casa e una nuova famiglia se solo voi lo voleste. Non posso certo lasciarvi da soli e non me la sento di consegnarvi ad un orfanotrofio, non sapendo che vivreste con l'incubo di trovarvi un demone nel dormitorio. Posso portarvi nell'agenzia dove lavoro e tenervi al sicuro »
Ayden e Vyron si guardarono e annuirono.
« Dove lavori tu si uccidono i demoni? » domandò con una nota di innocenza Vyron.
« Si certo noi- » Aylack non riuscì nemmeno a concludere la frase.
«Allora vogliamo venire, ti prego insegnaci » si inchinò Ayden e Vyron lo imitò, lasciando di stucco il maggiore.
« Siete sicuri? Io non sono nessuno per impedire le vostre scelte, ma è un cammino piuttosto difficile e pericoloso da intraprendere »
« Non importa, l'hai detto tu stesso che non abbiamo più nessun posto dove andare, se vuoi accoglierci è come minimo dovere nostro, fare la nostra parte e sinceramente l'idea di uccidere queste dannate creature è l'unica cosa che mi fa andare avanti » strinse rabbioso i pugni Ayden.
Aylack lo osservò per qualche secondo prima di dargli una leggera pacca sulla fronte.
« Non va bene ragionare così, se la pensi così non durerai molto nell'agenzia. La vendetta non è mai la via giusta, la strada migliore da seguire la hai al tuo fianco » disse indicando Vyron.
« Lui deve essere l'unica cosa che ti fa andare avanti, è la persona più cara che ti è rimasta, l'unica, piuttosto che alla vendetta pensa a proteggerla. »
Ayden guardò Vyron con le lacrime agli occhi e annuì in silenzio.
« Lo stesso vale per te, dovete proteggervi a vicenda perché d'ora in avanti non lo farà nessun altro.»
Questa volta si era riferito a Vyron.
La vendetta era un sentimento triste e vuoto, un impeto che mandava avanti il solo corpo per pura inerzia, non c'era nulla che desse veramente un senso alla vita in quell'impulso irrazionale.
Si finiva sempre per essere trascinati in un'infinita spirale di odio e rabbia repressa e una volta compiuta, lasciava solamente una scia di rammarico e frustrazione dietro di sé.
Ogni singolo individuo che abbia portato a termine la propria vendetta, non ha mai risolto nulla alla fine, non si è mai ritenuto soddisfatto, non ha mai messo il proprio animo in pace.
Combattere per proteggere qualcuno era ad un livello nettamente superiore, al contrario della vendetta, era qualcosa di puro e soddisfacente.
« Se avete capito, allora posso portarvi con me. Per quanto riguarda le vostre famiglie se ne occuperà l'agenzia, avranno una degna sepoltura e voi potrete fargli visita in qualsiasi momento vogliate, lo so che è triste da dire, ma è la dura realtà e bisogna imparare a conviverci »
Ayden e Vyron non dissero nulla, si limitarono ad annuire silenziosamente. Avrebbero voluto dire addio ai loro genitori, ma non gli era stato possibile, era successo tutto così in fretta. Fino a qualche ora prima erano seduti al tavolo a ridere tutti insieme e adesso erano rimasti da soli.
Avevano deciso però di rimboccarsi le maniche e combattere purché un destino del genere non dovesse ripetersi per nessun altro.
« I vostri nomi, non me li avete detti »
I due si scambiarono un ultimo sguardo prima di rispondere.
« Io mi chiamo Ayden »
« Io Vyron »
Aylack li osservò intenerito e si fece sfuggire un sorriso.
« Due nomi davvero belli. Bene Ayden e Vyron, benvenuti nell'Arc Genesis » li battezzò Aylack poggiando la mano sulle loro teste prima di accompagnarli verso la stazione, dove avrebbero preso il treno diretto verso la sede dell'agenzia.
   
 
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