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Autore: Skylark91    09/08/2020    4 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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XXIV.
Of Forgiveness and Other Sins



«Come procede la vostra ultima settimana di vacanze, Severus?»

Il sole splendeva alto nel cielo sul parco verdeggiante intorno al castello; la brezza era leggera, quel tanto che bastava per smuovere dolcemente le fronde piene degli alberi intorno al limitare esterno e il campo da Quidditch era silenzioso come mai durante l'anno scolastico... prima che, ovviamente, la voce amabile del Preside di Hogwarts decidesse di interrompere quella quiete tanto ricercata da Severus.

Trattenendo a stento l'impulso di roteare gli occhi, Severus emise invece un sospiro che lasciava trapelare solo una parte della propria irritazione. «Come chi ha già messo in conto di dover affrontare un'emicrania costante dovuta alla zucconaggine di oltre mille allievi che presto si riverseranno per i corridoi del castello in vista di un nuovo, entusiasmante anno scolastico,» si limitò a rispondere, prima di inarcare un sopracciglio, fingendo sorpresa: «Oh, aspetta un secondo... è proprio ciò che accadrà.»

Albus si concesse una piccola risata. «Lieto di vederti sfoggiare il solito acume affilato, ragazzo mio,» commentò, con una punta di orgoglio, prima di seguire il punto in cui lo sguardo dell'uomo più giovane era ancora fermo.

Harry Potter svolazzava in pieno cielo a bordo della sua fiammeggiante Firebolt - il viso concentrato in un misto di precisione e spensieratezza - mentre affrontava il suo amico Ronald e un paio degli altri fratelli Weasley con la stessa grinta che avrebbe avuto in una partita di campionato. L'ultima volta che Severus aveva assistito ad un allenamento di Potter, le sensazioni risvegliate da una simile scena erano molto diverse da quelle che si agitavano in quel momento nel suo petto.

Dire che la cosa non lo disturbava affatto sarebbe stata una bugia.

Non si trattava di emozioni del tutto nuove, poiché ne aveva già sperimentato lampi a tratti, nel corso delle ultime settimane con Potter - più o meno a partire dalla notte in cui il ragazzo era stato rapito con successo dai Mangiamorte e in concomitanza della loro rocambolesca fuga nelle foreste del North Berwick - ma mai prima d'ora queste stesse emozioni si erano ripresentate a lui con tanta frequenza e... intensità.

Se prima vedere Potter sfarfallare su una scopa a mezz'aria accompagnato dal suo odioso padrino o da qualsiasi altro dei suoi seccanti amichetti gli avrebbe procurato solo un potente moto di fastidio misto a rancore per l'atteggiamento così simile al suo vecchio rivale, ora tutto ciò che si agitava in lui - almeno per una buona percentuale del suo essere - era apprensione. Stupida, irrazionale e irritante apprensione.

Severus lanciò uno sguardo di sottecchi verso Albus, mentre questi era troppo impegnato a lodare le doti del giovane Ragazzo d'Oro. L'uomo doveva sapere quello che stava provando, ecco spiegato il suo disgustoso buon umore. Represse un moto di stizza, il suo sguardo nuovamente catturato dal giovane Grifondoro occhialuto che procedeva ora verso di lui.

«Indovina chi è il vincitore?» la voce eccitata del ragazzo colse le sue orecchie prima ancora che gli occhi scuri di Severus incontrassero quelli verdi di Harry.

«Lasciami intuire,» Severus scosse la testa alla vista dei capelli ancora più arruffati con cui il ragazzo era tornato dal suo allenamento e frenò l'impulso di allungare una mano per sistemarglieli.

Harry ridacchiò, ormai abituato al tono imperturbabile di Severus. Vivere assieme a quello che un tempo era stato il più oscuro e terrificante dei suoi professori gli stava insegnando ad apprezzare persino le sue battute più subdole, traguardo che il giovane mai si sarebbe aspettato di raggiungere.
 
«Ah, il Quidditch, quale sport meraviglioso,» sospirò Silente, con gli angoli della bocca arricciati in un sorriso gioioso, mentre faceva per andarsene. «Unisce i cuori. Severus, spero di vederti più spesso tra il pubblico in vista dell'inizio del campionato scolastico.» Severus trattenne un grugnito impeccabilmente ed Harry morse a freno la lingua per evitare di ridere nuovamente. «Sarà interessante vedere per chi farai il tifo quest'anno,» sorrise nuovamente Silente, voltandosi un'ultima volta verso di loro con un brillio divertito, apparentemente incurante dello sguardo minaccioso con cui il Pozionista lo aveva immediatamente fulminato.

Stavolta fu il turno di Ron a dover trattenere un moto di risa, che tentò di dissimulare con un paio di goffi colpi di tosse, guadagnandosi quasi uno scappellotto da parte di Severus. L'uomo si costrinse a digrignare i denti in una smorfia insofferente; a giudicare dal modo in cui Harry gli vide serrare le meningi, il ragazzo immaginò il ferreo controllo che il suo guardiano stata esercitando su se stesso per non cedere alla collera.

«Immagino che il mio time-out sia terminato,» sospirò Harry, cercando di distogliere Severus dalle parole del Preside, per quanto interessato fosse a scoprire la risposta a quello stesso interrogativo. «Cosa prevede il programma odierno? Revisione sulle precedenti lezioni di Pozioni che non ho assimilato? Una seduta intensiva di Occlumanzia? Oppure un--»

«Una doccia,» lo freddò Severus, nel suo impeccabile humour inglese, ignorando magistralmente la risata del ragazzo, «questo è ciò che ti attende per ora, nulla di più. Non arrovellarti sul futuro, per il momento,» proseguì Severus, mentre iniziavano ad allontanarsi in coda ai ragazzi Weasley, prima di aggiungere a voce più bassa e melliflua, «il resto... sarà una sorpresa.»

Harry sbatté le palpebre più volte. «Una... s-sorpresa?» domandò, perdendo tutto a un tratto il suo sorriso. Conosceva bene ormai quel tono di Severus e - solitamente - non portava nulla di buono... «Che genere di sorpresa...?»

Severus sorrise di fronte al suo sguardo smarrito, prima di posargli una mano sulla spalla e guidarlo attraverso il parco. «Harry,» sospirò, «che sorpresa sarebbe se la svelassi ora?»
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«Wow!» La voce del Ragazzo Sopravvissuto riecheggiò all'interno della sconfinata stanza in cui si trovava, rimbalzando contro le infinite pareti invisibili di cui doveva essere costituita, ma che il suo occhio umano non poteva cogliere. «Questo posto è fantastico!» L'espressione del giovane di meraviglia si allargò se non di più, quando la stanza perseguì nel mutare e prendere gradualmente forma attorno a lui, il tutto sotto lo sguardo serio di Severus. «Come ci riesci?»

Severus mosse gli occhi su di lui, distogliendo la vista dallo scenario in evoluzione. «Questa, Harry, è la Stanza delle Necessità,» illustrò, «la stanza che farà al caso nostro per le sedute di addestramento che terremo. Per quanto il parco di Hogwarts si presti bene in questo periodo dell'anno per clima e spazio, lo stesso non si può purtroppo dire in fatto di discrezione,» continuò l'uomo, prima di aggiungere - con una punta di ammonimento nella voce, «confido che ciò che ti sto rivelando verrà usato in modo saggio da parte tua, e non a danno della tua incolumità o per futili motivi.»

Harry distolse lo sguardo da quella vista incredibile per riportarlo su Severus, sapendo che il tono di quest'ultimo richiedeva attenzione. Annuì con convinzione, prima di mettere ordine a quanto aveva appena visto per dare voce alla sua curiosità. «Può prendere qualsiasi forma?»

«Prende la forma di tutto ciò che chi la cerca immagina gli possa servire,» rispose Severus, posando gli occhi sulle alte vetrate che lasciavano entrare potenti fasci di luce ad illuminare il pavimento in legno di faggio, «nessuna stanza è uguale alle altre.»

Harry sfiorò con una mano il bordo di un davanzale in marmo bianco, grande abbastanza da poterci salire sopra e ammirare la veduta esterna del parco, sul lago nero e gli alberi dalle fronde sventolanti. «E nessuno può trovarci, né vederci?» domandò nuovamente, pensieroso.

«Esatto,» Severus lo osservò con cautela; Harry aveva sviluppato il vizio di mordersi leggermente il labbro inferiore quando era preoccupato per qualcosa. Con gli eventi traumatici che avevano sconvolto la sua vita solo nell'ultimo mese, l'uomo poteva immaginare e comprendere il tipo di pensieri che potevano attraversare la mente al ragazzo in quel momento. «Se qualcuno prova a cercare la stanza mentre questa è occupata da noi, non riuscirà a trovarla, perché è predisposta per non apparire,» lo rassicurò, «questo luogo - questo aspetto - sono protetti dalla nostra impronta magica, sia che ci troviamo al suo interno che al suo esterno. Nessun altro è in grado di ricrearla o di varcarla senza il nostro consenso e presenza.»

Harry tornò a guardarlo e gli rivolse un piccolo sorriso grato. Severus gli stava dimostrando ancora una volta di aver pensato a tutto pur di assicurare la sua sicurezza e lui non poteva che apprezzare il gesto. «Quando cominciamo?» chiese, con un brillio speranzoso negli occhi.

Severus ricambiò, stendendo le labbra in una piega sottile. «In questo istante,» pronunciò, raddrizzando la sua postura in un guizzo elegante del mantello, prima di rivolgergli un breve inchino col capo. «Fuori la bacchetta, Signor Potter.»

Sorpreso, Harry cercò di ignorare la scarica di adrenalina che gli aveva appena percorso la schiena in un brivido. Balzò nuovamente in piedi, una mano a pescare nella tasca posteriore la propria arma, prima di cercare di imitare Severus in un impacciato inchino.

L'uomo emise un leggero sibilo, che Harry si chiese se non fosse in realtà una risata dissimulata, dopo di che parlò: «Schiena dritta, petto in fuori e mano non dominante dietro la schiena.»

«V-va bene così? Severus? Per quanto tempo--?»

«Riposo,» sospirò Severus, ed Harry avrebbe giurato di aver intravisto una luce divertita attraversargli per un istante gli occhi scuri. Ah, allora è così che stanno le cose? pensò, cogliendo infine che era stato solo preso in giro.

«Non è divertente,» bofonchiò il ragazzo, riprendendo una postura rilassata per evitare di inciampare su sè stesso.

«Lo stile, Harry, è un'arte,» replicò semplicemente Severus. «Se padroneggiata a dovere, può diventare un'arma ancor più letale della bacchetta magica. Se tu avessi iniziato a leggere il libro che ti ho affidato ormai più di una settimana fa...»

Harry ascoltò affascinato, mentre la sua mente non poteva che soffermarsi su un ricordo particolare. «Mi insegnerai a lanciare anche gli incantesimi non verbali?» domandò, tutto a un tratto più entusiasta, mentre rimembrava i duelli magici a cui aveva assistito quando Severus l'aveva tratto in salvo dalla selva magica intorno alla roccaforte di Voldemort.

Severus lo fissò per un lungo istante, riuscendo ad ignorare con sufficiente efficacia l'interruzione del ragazzo. «Dovrai dimostrarmi di essere pronto con l'Occlumanzia per questo tipo di lezione, Harry. Gli incanti non verbali prevedono non solo un'altissima dose di concentrazione e percezione di sé e dell'ambiente circostante, ma anche un'elevata maestria nel bloccare la mente ad ogni stimolo esterno attorno a sé.»

Harry annuì, pensieroso. Severus avrebbe giurato che la sua mente associativa stesse già indugiando sull'ennesimo nesso correlante che gli era balzato in mente in quel momento. La conferma di tale intuizione non si fece attendere per molto. «Perché Silente non ti ha mai affidato l'insegnamento di Difesa Contro le Arti Oscure? È per via della maledizione?»

Severus soppesò la sua domanda, prima di avvicinarsi a lui. «Il posto è maledetto,» confermò, con voce calma e l'espressione concentrata, mentre andava a correggere la postura del ragazzo, raddrizzandogli schiena, spalle e testa, «ma questa non è l'unica preoccupazione del Preside.»

Harry sollevò lo sguardo su di lui, lasciandosi impostare finché l'uomo non si ritenne soddisfatto della sua posizione. La luce negli occhi di Severus era impassibile come sempre, ma Harry si sentì coraggioso abbastanza da osare e chiedere un'ulteriore spiegazione. «Quale altro motivo avrebbe per--»

«No,» fu la risposta dell'uomo, che ignorò la sorpresa sul volto del ragazzo con la stessa coltre distaccata che Harry gli aveva visto usare in plurime occasioni in passato. «Questa è una risposta che dovrai conquistarti, Harry,» proseguì, con una punta severa, ma priva di rimprovero. «Ora, ritieni la tua curiosità sufficientemente placata perché la nostra prima lezione abbia inizio?»
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Harry non avrebbe mai pensato che i postumi della prima sessione di addestramento potessero essere tanto duri da fargli rimpiangere persino i dolori muscolari procurati da una partita di Quidditch particolarmente accanita.

Come un ammasso infermo di membra doloranti, giaceva ora a pancia in giù, sul morbido letto dai colori rosso-dorati nella sua camera, nella mano sinistra la copia de "Il libro dei cinque anelli" prestatagli da Severus, aperta alla pagina 31. Un leggero bussare interruppe momentaneamente la sua lettura e - al suo invito ad entrare - la sagoma ammantata del suo guardiano fece la sua comparsa, nelle mani una boccetta di unguento.

«Questo ti permetterà di disinfiammare i muscoli più velocemente,» spiegò Severus, una volta che si fu avvicinato abbastanza al suo letto da sedervici sopra. Il ragazzo rispose con un sorriso stanco, ma grato, gli occhi brillanti di riconoscenza e la soddisfazione per come la giornata era trascorsa. «Vedo che abbiamo deciso finalmente di aprire un libro di spontanea volontà,» commentò con ironica compiacenza Severus, conquistandosi un basso grugnito in risposta.

«Non c'è molto altro che possa fare, ridotto così,» borbottò Harry, alla ricerca di un minimo di consolazione, lasciandosi sollevare docilmente la maglietta a scoprire il dorso indolenzito. Ma la risposta graffiante e sarcastica che avrebbe giurato sarebbe seguita non arrivò mai. Tutto ciò che ottenne fu un corto, sibilo sorpreso, a stento trattenuto. «Severus, cosa--?»

«Avrei dovuto fermare quello stolto vecchio quando ne ho avuta l'occasione,» udì Severus soffiare con un crescendo irato che Harry non gli sentiva da diverso tempo ormai. «Petunia Dursley rimpiangerà quello che ha lasciato accadere in tutti questi anni!»

Harry sgranò le pupille, orripilato all'idea di ciò che gli occhi di Severus potevano osservare in quel momento. L'istinto gli inviò l'impulso immediato di ruotare su sé stesso e di nascondere i segni di vecchie percosse, di cui le più recenti risalivano a solo qualche mese prima. Se avesse chiuso gli occhi, avrebbe potuto vedere medie e piccole costellazioni di vecchi lividi mai guariti procuratigli da Dudley quando non aveva nessun altro da usare come punch-ball. Non erano molti, ma quel che bastava per fargli desiderare di non aver passato così tante ore sotto il sole rovente a badare al giardino di zio Vernon, a rendere alcune di quelle ecchimosi di un permanente colore scuro. L'istinto di nascondere immediatamente quei ricordi e tutta quella mortificazione si fece più forte in lui. Ma la mano di Severus era insolitamente calda e confortante sulla sua schiena che il suo tentativo non riuscì a concludersi.

«Harry,» la voce di Severus parlò, carica di quella stessa premura che il ragazzo aveva riconosciuto più volte, mista all'evidente sforzo di tenere a freno una ribollente rabbia nei confronti dei parenti del Grifondoro, «devi dirmi quando è stata l'ultima volta che ti hanno fatto questo

«N-no, io... è acqua passata... Non voglio che--»

«Harry, per favore,» insisté l'uomo, inflessibile e al tempo stesso rassicurante, «ho bisogno di sapere quando--»

«No!» esclamò Harry, iniziando ad agitarsi e riuscendo infine a ribaltarsi nuovamente supino per impedire a Severus la vista di altri segni. «Che differenza fa! Hai già visto quello che mi hanno fatto tramite le lezioni di Occlumanzia, non voglio rivivere nuovamente tutta quella... quella vergogna!» gridò.

Qualcosa scattò in Severus e Harry lo vide tacere per un attimo, come colpito da un lampo di consapevolezza che aveva riconosciuto solo in quel preciso istante. «Harry,» ripeté l'uomo, la voce appena incrinata mentre si sforzava di tornare ad un tono più controllato, nonostante l'ira incandescente che minacciava di riaffiorare, «non ho mai visto l'azione in sé, né tanto meno i segni di questi... questi maltrattamenti in nessuno dei ricordi che abbiamo rivisitato insieme tramite quelle sedute. Se le avessi viste,» si interruppe, lasciando passare l'ennesimo moto d'ira, cosa che sembrava procurargli un'intensa dose di dolore, prima di costringersi a proseguire con fredda calma, «ti posso assicurare che non avrei mai permesso a Vernon e Petunia Dursley di camminare un solo giorno di più su questa terra con l'unico ausilio delle loro gambe.»

Harry raggelò al suo tono di voce. Per quanto Severus si stesse sforzando di mantenere un tono civile in quel momento, c'era qualcosa nella vibrazione della sua voce, nell'espressione dolorosa dei suoi occhi neri, a ricordargli quel giorno nella foresta con Mulciber inerme, in un lago di sangue. «No,» ripeté il ragazzo. «È una storia chiusa adesso... Lui è in fin di vita e lei è sola con--»

Severus soffiò, irato. «Non ti permetterò di giustificare ulteriormente ciò che quelle carogne ti hanno fatto, fosse anche opera di quella foca obesa che si ritrovano come figlio,» lo interruppe. «Si tratta di adulti, Harry, adulti coscienti che erano responsabili del tuo benessere psico-fisico di minore e il cui unico compito era quello di tutelarti,» proseguì, trasportato da un coinvolgimento che sembrava così... personale. «Devo parlarne immediatamente con Silente.»

«Ho detto di no!» esclamò nuovamente Harry, così atterrito all'idea da apparire quasi nauseato. Dovette aver usato un tono di voce più forte del normale, perché sentì Thor dal soggiorno abbaiare e correre a vedere cosa stava accadendo. Imbarazzato, prima che Severus potesse riprenderlo, il ragazzo si affrettò ad aggiungere con voce sottile: «Almeno non ora. Per favore

Lo sguardo dell'uomo era ancora animato da una furia omicida nei confronti dei Dursley, che Harry pensò si sarebbe alzato e materializzato seduta stante da loro se solo le leggi di Hogwarts glielo avessero permesso. Il giovane lo vide serrare la mascella con forza per trattenere qualsiasi ulteriore esternazione d'ira, mentre cercava di riacquisire il controllo. Harry lo aveva visto così inferocito solo quando Mulciber si era permesso di insultare sua madre. «Girati,» arrivò infine il comando sommesso e inaspettato dell'esperto di Pozioni.

Harry lo fissò ancora per qualche istante, riluttante a mostrare nuovamente la schiena a tratti macchiata a Piton. «Che cosa--»

«Devo ancora applicare la lozione per i tuoi muscoli,» sospirò Severus, trattenendo con sforzo il tono brusco che minacciava di affiorargli alle labbra.

Harry annuì piano, accondiscendendo infine alla richiesta e sdraiandosi nuovamente prono perché Severus potesse procedere con l'unguento rilassante. Il medicamento proseguì nel silenzio più totale, anche se Harry rimase in allerta ogni qual volta che sentiva l'uomo soffermarsi più a lungo su una zona particolarmente segnata. «E-esiste... un modo per farli... sparire del tutto?» domandò infine, al termine della procedura.

La risposta di Severus non si fece attendere molto. «No,» rispose con calma, in un tono molto diverso da quello che aveva usato fino a poco prima, «la magia può curare i segni causati da molti incantesimi, all'infuori delle maledizioni,» spiegò, «ciò che è provocato da qualcosa di non magico non può essere trattato che con le cure tradizionali. Possiamo ridurne la pigmentazione con degli unguenti naturali, questo è quanto siamo in grado di fare al momento.»

«Oh,» mormorò Harry, senza riuscire a frenare la nota delusa che gli aveva impregnato la voce. Il suo sguardo cadde inconsciamente sull'avambraccio sinistro di Severus, dove sapeva esservi impresso - sotto uno strato di camicia bianca e di spesso tessuto nero - l'orribile e indelebile marchio a forma di serpente.

A Severus non sfuggì la direzione che le sue iridi verdi avevano preso prima di rompere il silenzio che aveva permeato la stanza fino ad allora. «Ci sono segni, cicatrici...» esordì, traendo un lungo respiro e soffermandosi brevemente sulla saetta sotto la fronte del ragazzo, «... da cui non è possibile guarire fisicamente.» Harry annuì piano a quelle parole, abbassando il capo verso un punto non bene identificato del lenzuolo. «A volte, è però possibile guarirne interiormente, anche dopo diversi anni. Quello che non posso tollerare, invece,» proseguì Severus, con intensità, «è che tu, Harry, provi vergogna per qualcosa di cui non sei colpevole,» affermò, sottolineando quelle due minuscole parole dal grande valore.

Harry sollevò nuovamente gli occhi chiari a quel richiamo, alla ricerca dello sguardo sicuro e incisivo con sui Severus stava ricambiando. L'immagine che gli occhialetti rotondi gli restituirono non era esattamente nitida come si sarebbe aspettato, ma quello che sapeva era che la luce di consapevolezza nei profondi pozzi scuri del suo guardiano avevano un non so che di familiare che lo spinsero ad accettare quelle parole come la liberazione che tanto aveva atteso e che mai era arrivata fino a quel momento.

«Io...» Harry trovò difficile organizzare i pensieri. Cercò nuovamente Severus, sopraffatto dalle emozioni, mentre avvertiva la vista farsi ancor più appannata. «... Ho pensato di...di meritarlo... per così tanto tempo...»

Vide la mano destra di Severus muoversi e andare a saldarsi in modo fermo nell'incavo tra la sua spalla e il suo collo, in una presa rassicurante e al tempo stesso affettuosa. «Lo so,» mormorò piano l'uomo, tracciando un breve cerchio con il pollice sulla guancia del giovane, mentre ne contemplava gli occhi carichi di lacrime mai versate, «lo so, ragazzo mio,» ripeté, attirandolo lentamente contro di sé, in una stretta intensa.

Harry inspirò nel calore delle vesti di Severus, trovando conforto nella familiarità di quel gesto e sentendo la morsa dei sensi di colpa, della vergogna, allentare la presa su sé stesso con l'intensificarsi dell'abbraccio.

Harry vi sfogò finalmente anni di abusi emotivi e non.

Poté piangervi le morte dei suoi genitori, di Cedric e persino l'infermità di Sirius.

La strada verso l'auto-perdono sarebbe stata lunga e tortuosa, già lo sapeva.

Ma questa si era almeno - finalmente, realizzò, in un'inaspettata ondata di sollievo - avviata.
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«Tu sapevi... sapevi, e non hai detto nulla?»

«Severus--»

«Tanti anni passati in quella maledetta casa a subire maltrattamenti e mortificazioni da chi avrebbe dovuto tenerlo al sicuro e tu non hai mai pensato di fargli una dannata visita? Una visita, Albus!»

«Ho provato più volte invece, Severus, ma - come sai bene - Petunia non ama la presenza di maghi attorno casa e se avesse rifiutato di donare la protezione a Harry--»

«Non avevi nessun diritto di scegliere per tutti noi, né tantomeno per il ragazzo. Nessun diritto!»

Il viso di Severus era una maschera di rabbia implacabile. Le pupille nere erano dilatate, immobili in quelle azzurrine dell'anziano uomo che aveva sempre considerato come la figura più vicina ad un padre che avesse mai avuto. Ora, tutto l'affetto che credeva di aver provato un tempo, tutto il rispetto che aveva riposto nella sua persona, gli sembravano ormai solo un lontano ricordo, un'ideale di qualcosa che era esistito solo nella testa di un altro ragazzo un tempo maltrattato e trascurato a sua volta da chi invece avrebbe dovuto proteggerlo, proprio come Harry Potter.

«È vero quello che Severus sta dicendo, Albus?» intervenne Minerva, avvicinandosi a sua volta alla scrivania - con l'aiuto di un bastone del quale si serviva da quando era stata ufficialmente riabilitata in servizio, in occasione dell'inizio ormai prossimo dell'anno accademico. Quasi supplicando il suo vecchio amico con lo sguardo, nella vana speranza che questo avrebbe aiutato a sfatare ogni dubbio recentemente emerso, la donna si appoggiò sul piano in quercia massiccia, ricoperto da tutti quei buffi oggetti argentati che neanche in quel momento tanto drammatico cessavano di emettere i loro singolari rumori. «Ti avevo avvertito che quei Babbani erano persone orribili, ma mi avevi assicurato che Harry sarebbe stato al sicuro...»

«E così è stato per tanti anni, Minerva,» parlò infine Silente. «Da Lord Voldemort, per lo meno. Non potevo immaginare fino a che punto si sarebbe estesa la noncuranza di Petunia Dursley e di--»

Severus emise un grugnito più simile a un basso ringhio. «Vuoi farmi credere che questo piccolo dettaglio ti era sconosciuto? Che non lo hai minimamente ponderato all'interno del tuo grande schema per rendere Potter un martire? Il Ragazzo Sopravvissuto, cresciuto in una famiglia di violenti Babbani, idolatrato dall'intero mondo magico per le sue umili origini e per il suo passato tragico--»

«Severus, so che questo tema ti tocca particolarmente da vicino, ma--»

«Non-Osare!» esplose l'uomo in nero, scosso dalla rabbia mentre puntava un dito accusatorio contro il Preside. «Nessuno meritava questo destino, né tantomeno il figlio di Lily! E non attaccarti alla storia della protezione magica, perché avremmo trovato altri modi per tenerlo al sicuro--!»

«Non potevo sapere che suo cugino sarebbe cresciuto tanto violento da bullizzarlo a tal punto, un giorno,» si difese stancamente Silente, gli occhi insolitamente lucidi dietro agli occhialetti a mezzaluna. «E quali altri modi, Severus?» Seguì una lunga, estenuante pausa, durante la quale le iridi azzurrine del vecchio mago tentarono di penetrare a fondo in quelli neri dell'uomo più giovane. «La notte in cui per primo arrivasti a casa dei Potter quattordici anni fa - prima che Hagrid potesse recuperare il ragazzo, avresti--?»

«Non--» Severus si interruppe, lasciando passare un'acuta fitta di dolore, frenando l'impulso di maledire Silente una volta per tutte, «non parlare mai più di quella notte,» digrignò, in una chiara minaccia. «Voglio che d'ora in avanti tu stia il più lontano possibile dal ragazzo,» aggiunse in un'ultima sferzata, prima di girare i tacchi e allontanarsi con subitanea ferocia dall'ufficio rotondo. A nulla valse il tentativo di Silente di richiamarlo indietro, di farlo tornare per provare a ragionare con calma. Il cieco rancore e la delusione provati in quel momento dall'Esperto di Pozioni nei confronti del proprio mentore erano più forti di qualunque altro sentimento gli stesse attraversando ogni fibra del corpo in quel momento.

Avresti preso Harry con te come se fosse tuo?

Risparmiandogli anni di sofferenza e un'infanzia infelice?    

Dopo essere stato la causa primaria del suo essere orfano?

Il vero unico artefice di quella dannata sera e il portavoce di quella stramaledetta profezia che aveva sancito per sempre il destino di Potter, Lily, Harry e...?

Persino il suo.

Erano davvero i Dursley, i responsabili della misera vita condotta dall'ignaro Grifondoro fino a quel momento?

Severus poteva ancora sentire quella voce nella propria testa, che non era del tutto la voce di Silente. No, al vecchio stolto si potevano rimproverare molte cose, ma non gli si poteva attribuire anche quest'ultimo merito.

Stringendo le meningi, dilaniato da quell'atroce senso di colpa mai sopitosi nonostante il tempo trascorso, l'uomo raggiunse le alte cancellate di Hogwarts senza nemmeno accorgersi di aver attraversato diverse ali del castello e l'intero parco tanto rapidamente e immerso in sé. Quello che aveva compiuto, era ciò che era abituato a fare perché quel maledetto bruciore nel petto, quella terribile sensazione di pentimento inarrestabile potessero attenuarsi.

L'unico modo esistente era sempre stato uno solo.

Rispondere alla chiamata del Marchio Nero.

Severus sollevò l'avambraccio sinistro, fissando l'arto coperto con un misto tra odio e desiderio.

Un tempo, avrebbe potuto scegliere senza esitare.

Ora, rispondere a quella necessità avrebbe voluto dire andare incontro ad una morte certa e inevitabile.

Se prima quest'ultima eventualità non lo avrebbe sconvolto minimamente, il ruolo che aveva iniziato a ricoprire nella vita di Harry da qualche tempo a quella parte e la sua responsabilità verso il ragazzo, gli impedivano tuttavia ora di agire così sconsideratamente, obbligandolo ad una frustrante inazione.

«Dove stai andando?»

Severus sì voltò nel riconoscere la voce del giovane Grifondoro, la solita maschera priva di emozioni già in posizione sul viso, pronto ad affrontare la domanda appena postagli. Internamente, si maledì per aver - dopo i recenti sviluppi - momentaneamente rimosso dalla mente che il ragazzo sarebbe stato da Hagrid quel pomeriggio, a trovare l'amico mezzo-gigante ormai quasi ripresosi dalla sua convalescenza.

«Da nessuna parte,» replicò imperturbabile. Harry inarcò un sopracciglio in modo molto simile al suo e Severus si domandò istintivamente se questa fosse una nuova peculiarità assunta da Potter solo di recente. «Siamo in un parco, Signor Potter, dove credi che crescano le piante di cui mi servo per il mio lavoro?» mentì, risparmiandogli la cruda e nuda verità.

Harry soppesò la sua risposta, apparentemente convinto dal suo tono accademico. «Non starai pensando di andare dai... dai Dursley, vero?» domandò poi, dopo qualche istante.

Solo sentire quel nome faceva sì che l'intestino di Severus si arroventasse improvvisamente.

«Imparerai che difficilmente rompo le promesse che faccio,» si costrinse invece a rispondere, tornando lentamente sui propri passi per avvicinarsi al giovane e all'inseparabile enorme mastino napoletano che sembrava ormai accompagnare il ragazzo dappertutto, «nel bene e nel male. Se avessi voluto andare da quelle orribili persone lo avrei fatto con molta più-- enfasi

Harry soffocò un grugnito, ma l'espressione sul suo volto appariva ora decisamente più sollevata. «Grazie,» mormorò, «lo apprezzo davvero,» rimarcò sincero, riconoscendo quanto dovesse costare a Severus fare quello sforzo. «So che prima o poi dovrò affrontarli-- affrontare quel momento. Ma vorrei che non fosse ora, almeno non-- sotto le circostanze in cui si trovano adesso» proseguì. Sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo prima che l'uomo avrebbe reclamato un incontro con i Dursley, ma il fatto di avergli strappato un minimo compromesso riguardo a quando quel momento sarebbe giunto, lo rendeva quantomeno più sereno. Mi avanza ancora qualche minuto prima della nostra lezione nella Stanza delle Necessità? Pensavo di andare a trovare Sirius in infermeria dato che presto non avrò più molto tempo per fargli visita con l'inizio della scuola.»

Severus attese qualche minuto prima di rispondere. «Puoi visitarlo,» annuì l'uomo, ma il suo tono grave fece intuire a Harry che c'era dell'altro. «È tuttavia bene che tu sappia che - con la ripresa delle lezioni - l'Ordine intenderà spostare Black da Hogwarts a Grimmauld Place.»

Le sopracciglia di Harry schizzarono in alto come se mosse da un ingranaggio a molla. «Ma... ma perché?»

«Perché agli occhi del mondo magico resta un pericoloso ricercato. Il rischio che si venga a sapere di lui è troppo grande,» spiegò Piton, mentre incominciavano a ripercorrere il tragitto a ritroso verso il castello. «Neanche un incanto di disillusione potrebbe garantire la sua sicurezza, qualche studente più grande, esperto, un professore ignaro o persino un Mangiamorte sotto copertura potrebbero venire a sapere di lui più facilmente di quello che pensi, nonostante la sua attuale forma canina. D'altro canto,» proseguì Severus con una drammatica pausa, «trattasi di ordini di Silente.»

Harry sbuffò contrariato. «Quando pensava di dirmelo?» si lamentò, deluso e contrariato dalla notizia.

Severus non rispose immediatamente, sapendo che quella di Harry altro non era che una domanda retorica. «Focalizza la mente, Harry,» disse infine, non senza una piccola dose di rimprovero. «L'anno scolastico inizierà tra due giorni e ciò di cui hai bisogno è sgombrare la mente da pensieri superflui e rimuginanti. La tua testa dovrà restare concentrata esclusivamente sui tuoi studi, sulle nostre sezioni di allenamento e - ultimo, ma più fondamentale tra tutti - sullo stare lontano dai guai,» sottolineò.

«Suona proprio come un anno divertente questo,» commentò Harry sarcastico, pentendosene quasi immediatamente.

«Come, prego?»

«E-Ehm, intendevo solo dire che non vedo l'ora di prender parte al nuovo anno accademico,» cercò di correggersi, impacciato, passandosi una mano dietro la nuca in un gesto nervoso.

«Harry Potter,» sospirò Severus, mentre scuoteva piano la testa con gli occhi rivolti al cielo e un'espressione esageratamente esasperata in volto, «dovremo continuare a lavorare sulle tue doti occlumantiche ancora per parecchio tempo, a quanto pare.» L'angolo assunto dalle labbra di Severus, ora lievemente arricciate in un mezzo sorriso sarcastico era diventato per Harry così familiare che il ragazzo lo interpretò con estrema sicurezza.

«Ah sì?» replicò a sua volta, lo sguardo ancor più vistosamente scherzoso di quello del suo guardiano, mentre si girava brevemente a calcolare la distanza che li separava dalla grande scalinata che conduceva all'ingresso del castello. «Che ne dici di una corsa?»

Severus emise un leggero soffio di scherno. «Io non corro, Harry, l'hai forse dimenticato?» pronunciando la terza parola come se fosse una specie di insulto.

«Oh certo, fa parte dell'importanza per lo stile, come ho fatto a... un, due, tre, via!» Harry scattò in avanti senza preavviso e senza dare all'uomo il tempo di reagire, il viso contratto in un ghigno divertito e determinato, con negli occhi solo la meta che si era stabilito. Thor lo seguì a ruota, scodinzolando e abbaiando come un matto, evidentemente felice di godersi una meritata scorrazzata nel parco.

«Har--Potter!»

Harry rise, senza dare cenno di volersi fermare, divertito dal brusco cambio di appellativo da parte di Severus. O, almeno, cercò di continuare a non fermarsi, finché non si rese conto che qualcosa - a pochi metri dal tanto agognato traguardo - gli impediva di sollevare ulteriormente i piedi e di muovere le gambe, improvvisamente bloccate dall'erba finemente bagnata di rugiada.

«Hey,» esclamò, rivolgendo uno sguardo indignato a Severus, «questo è sleale!»

«Protesta quanto vuoi,» replicò quest'ultimo in tono mellifluo, sorridendogli amabilmente, prima di portarsi lentamente davanti a lui e di superarlo con grazia, «ma in guerra e in competizione tutto è concesso, Harry, per un attimo ho pensato di avertelo insegnato.»

Harry si concesse di riprendere fiato per qualche istante e sentì che Severus aveva infine sciolto l'incantesimo non verbale lanciatogli poco prima. Mentre cercava di fare del suo meglio per mascherare la malsana idea che - se portata a termine - sapeva avrebbe ribaltato le sorti di quella piccola sfida improvvisata, Harry si portò due dita alle labbra e vi fischiò forte, ricercando l'attenzione di Thor e approfittando della distrazione di Severus, ormai di spalle. «Forza, Thor! Prendi, bello!» gridò, mimando di lanciare qualcosa oltre all'alta figura dell'uomo in nero e ottenendo esattamente quello in cui aveva sperato: troppo preso dall'eccitazione, il grosso mastino si lanciò all'inseguimento dell'oggetto invisibile completamente alla cieca, irrompendo nella traiettoria di Severus e travolgendolo senza dolo, prima di farlo ruzzolare con impeto in un gran svolazzare di peli, bava e erba bagnata.

Dopo un primo momento di sconcerto più totale per il risultato ottenuto, Harry cercò di trattenere la fragorosa risata che minacciava di sfuggirgli le labbra da un momento all'altro e fece per avvicinarsi all'uomo a terra, già intento a ripulirsi dalle vesti la montagna di sporco in cui era piombato.

«Bestiaccia maleodorante,» borbottò Severus, scuotendo il grosso da seduto, prima di estrarre la bacchetta per ultimare l'opera.

Harry non poté fare a meno di scuotere la testa, consapevole dell'esagerazione messa in atto dall'uomo. Il ragazzo lo aveva beccato più di una volta, mentre Severus pensava di non essere visto, a viziare il grosso cane nero con qualche premio aggiuntivo o distratta carezza sulla testa. Una volta portatosi davanti all'uomo, con in viso un'espressione credibilmente rammaricata e sinceramente dispiaciuto per le conseguenze del suo scherzo innocente, Harry offrì una mano a Severus, in segno di cavalleria.

Severus la considerò per qualche istante, prima di accettarla e - con un diabolico sogghigno - tirare con forza. Preso alla sprovvista, Harry piombò a terra accanto a lui, la caduta attutita da un incantesimo che il ragazzo non udì ma che sapeva essere stato lanciato, vista la totale assenza di dolore al suo fondoschiena. Ancora scioccato dalla rapida successione di eventi, Harry sollevò uno sguardo stupito su Severus, che torreggiava già su di lui - in piedi e del tutto ripulito da ogni traccia di polvere e sporcizia.

«Sì?» giunse la voce melliflua di Severus, di fronte allo sguardo interrogativo e spaesato del giovane Grifondoro.

«T-tu... tu...» balbettò il ragazzo, ancora senza parole.

«Oh cielo, oh cielo,» Severus scosse drammaticamente la testa, mormorando dolcemente, «forse avrei dovuto aggiungere lezioni di eloquenza oltre a quelle di auto-difesa e Occlumanzia...»

Harry lasciò andare il respiro che aveva inconsciamente trattenuto fino a quel momento, in un soffio incredulo mentre la realizzazione lo colpiva solo in quel momento. L'uomo aveva davvero appena giocato con lui...?

Prima che Severus potesse chiedergli se avesse per caso battuto la testa accidentalmente nonostante l'Incanto-Cuscino gettato all'ultimo momento, Harry si risvegliò dal suo intorpidimento, balzando in piedi con rinnovato entusiasmo.

«Possiamo farlo di nuovo?»

Severus inarcò un sopracciglio, un angolo della bocca nuovamente arricciato in un sorrisetto degno del Direttore di Serpeverde. «Da quando cadere nell'erba bagnata dalla saliva di un cane è diventato un divertente passatempo?»

«Intendo passare del tempo così più spesso!» esclamò Harry, prima di lasciarsi andare ad una esaltante lista di attività snocciolate una dietro l'altra. «Anche con l'inizio della scuola, voglio dire,» proseguì poi più calmo, con una nota speranzosa nella voce.

Severus lo fissò per un lungo istante, prima che riprendessero il cammino per addentrarsi nel castello. «Harry,» sospirò, «il fatto di dover tornare a dormire alla Torre di Grifondoro per mantenere le apparenze e tornare ad una "parvenza" di normalità non cambierà mai quello che abbiamo costruito in questi mesi, lo sai, vero? Avrai sempre una casa a cui tornare.»

Con il petto rigonfio di orgoglio, Harry sorrise radioso, nel primo pieno sorriso di pura gioia che avesse mai sfoggiato in tutta quella lunga estate. «Lo so,» disse, guardando Severus con un misto di gratitudine e affetto profondo, «ma non c'è niente di meglio che sentirtelo dire, soprattutto prima che tu possa tornare a togliermi punti per... l'ultimo che arriva cucina alla maniera babbana stasera!»

Severus lo guardò schizzar via verso l'arco laterale alla Sala Grande che portava ai piani inferiori, in uno slancio energetico non da pochi. «Piccola serpe mancata,» mormorò l'uomo tra sé e sé scuotendo la testa, prima di seguirlo a passo svelto in un veloce volteggiare delle voluminosi vesti neri, nella stessa direzione presa dal ragazzo.

Verso i sotterranei.

Verso... casa.
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