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Autore: LadyPalma    14/08/2020    13 recensioni
"Ss-severus, ti prego... siamo amici".
Severus sussultò, non poté farne a meno, e poi stupidamente tentò di nascondere quella reazione continuando a fissarla. [...]
"Severus" esordì Voldemort, intercettando quella reazione. Ruotò la testa da rettile e lo fissò con un guizzo di divertimento e – cosa ben più pericolosa – di curiosità. "Allora forse la signorina Burbage non mente. Siete... amici".

What-if? Charity Burbage viene risparmiata da Voldemort e si creano alcuni effetti a catena.
Severus/Charity, accenni Draco/Luna.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charity Burbage, Draco Malfoy, Luna Lovegood, Severus Piton | Coppie: Draco/Luna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Niente cena per Nagini




 
Capitolo 1

 

"Per coloro che non lo sanno, questa sera è tra noi Charity Burbage, che fino a poco tempo fa insegnava nella scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts…"
Dopo quel nome, che difficilmente avrebbe attribuito al corpo sudicio e tremante che levitava sopra alla lunga tavolata, Severus Piton smise di ascoltare.
Si costrinse a restare immobile e a non distogliere lo sguardo mentre Voldemort la spingeva avanti con la bacchetta, esponendola sempre più agli sguardi divertiti dei mangiamorte e alle loro risate beffarde.
Lui guardava, ma non rideva. Smettendo di ascoltare il Signore Oscuro, aveva preso a sentire solo i propri pensieri.
Non lei, non anche lei, non poteva essere lei.
Eppure quegli occhi chiari, che si muovevano tra facce sconosciute e poi si fermarono presto – troppo presto – su di lui, erano proprio i suoi.
"Ss-severus, ti prego... siamo amici".
Severus sussultò, non poté farne a meno, e poi stupidamente tentò di nascondere quella reazione continuando a fissarla. Aveva imparato a celare le sue emozioni, a controllare i tremori, a ricacciare indietro i ricordi; ma quella supplica lo aveva colto del tutto impreparato – e forse vulnerabile. E il contenuto lo colpiva più della forma, la scelta delle parole riusciva a fare più male del rantolo di morte con cui erano state pronunciate. Se si fosse semplicemente limitata a chiamarlo per nome, probabilmente sarebbe riuscito davvero a non reagire, ma così, per la parte più recondita di lui, era stato impossibile.
Severus, ti prego – un'altra volta, a distanza di troppo poco tempo.
Siamo amici – erano anni, all'incirca una vita, da quando qualcuno lo chiamava apertamente amico.
Il doppio rimando fu immediato. Albus e Lily. Sarebbe stato come ucciderli una seconda volta.
E allora l'orrore era sgusciato fuori, si era fatto strada oltre una muraglia – non così solida dopotutto – di indifferenza, e alla fine lui aveva sussultato.
Solamente qualche ora dopo, Severus si sarebbe chiesto in retrospettiva cosa sarebbe successo se non avesse sussultato. Perché era stato quello spasimo involontario e perfino inconsapevole a cambiare le sorti della serata.
"Severus" esordì Voldemort, intercettando quella reazione. Ruotò la testa da rettile e lo fissò con un guizzo di divertimento e – cosa ben più pericolosa – di curiosità. "Allora forse la signorina Burbage non mente. Siete... amici".
Aveva pronunciato quel termine con un misto di incertezza e disgusto. Come se non ne conoscesse a pieno il significato e, per quel poco che ne sapeva, gli facesse ribrezzo. Fu allora che Severus riuscì in parte a tornare in sé e a fare quello che gli riusciva meglio: calcolare. Poteva parlare adesso, chissà come gli era stata data la possibilità di salvare Charity, ma sapeva bene che l'unico modo per farlo era negare. L'amicizia non era mai stata un'argomentazione destinata a funzionare nel covo dei mangiamorte, del resto.
"Ooh, Piton si è fatto un'amichetta" cantilenò Bellatrix con una risata esagerata perfino per lei.
"Fa' silenzio, Bellatrix" l'ammonì il suo signore, pur con un vago ghigno sul volto. "Lascia rispondere il nostro Severus".
"Naturalmente no, mio Signore" rispose lui allora, senza esitazione alcuna questa volta, la voce ferma e incolore come al solito. "Mi sono solo divertito qualche volta con lei. Non c'erano compagnie femminili interessanti a Hogwarts, altrimenti".
Era una bugia, ovviamente. E allo stesso tempo non lo era. Non erano mai stati amanti, non si erano mai sfiorati in un senso che fosse anche solo lontanamente inopportuno. Però se un tipo come lui avesse potuto parlare di tentazioni, allora sarebbero state collegate a Charity – al modo in cui gli si era stretta, fasciata nel suo lungo abito azzurro, dopo che lo aveva costretto in pista durante il Ballo del Ceppo; alla risata cristallina con cui accoglieva ogni sua velenosa frecciatina; al bacio sulla guancia che si era arrischiata a dargli una sera dopo una delle loro saltuarie partite a Scacchi magici.
In ogni caso, sfumature di verità a parte, quel che contava era che la lussuria già rientrava – per quanto in maniera controversa e disfunzionale – nelle sfere di comprensione del Signore Oscuro.
"Ah, questo sì che è interessante. Lasciami pensare..."
L'effetto di quel pensare fu il corpo di Charity che crollava violentemente sul tavolo in un grido soffocato. Distrutta ma viva.
"Allora sarai tu, Severus, a decidere cosa fare di lei. Non vorrei mai privarti di un tuo divertimento, anzi siamo tutti felici di vederti fatto di sangue e carne".
Severus fu capace di trattenere il suo sollievo per un piano improvvisato che era andato a segno. Era proprio a questo che aveva puntato: conosceva benissimo le più o meno velate esortazioni di Voldemort a trovarsi una donna e a cominciare a vedere una possibile relazione semplicemente come divertimenti con cui svagarsi o bisogni da soddisfare. Esortazioni – in una parola – a dimenticare.
"Grazie, mio Signore" disse, come se la vita di una persona – di un'amica – fosse un piccolo casuale e irrilevante favore.
Voldemort fece schioccare la lingua e agitò una mano in alto, come un direttore d'orechestra al cui segnale il concerto di risate di scherno poteva riprendere. Invece, il segnale era per Nagini a cui andarono carezze come magra consolazione di una ben più generosa promessa andata in frantumi.
"Dovrai tardare la cena, Nagini".



 
🐍🐍

 

Per Charity Burbage non era forse ancora ben chiaro come avesse più che sfiorato la morte: il sollievo non riusciva a farsi strada nel terrore che inevitabilmente continuava a sentire nelle ossa. Vivere significava farlo in mezzo ai mangiamorte, dopotutto.
Non oppose resistenza quando Bellatrix la scaraventò in una vasca piena d'acqua gelida – "Lavati alla maniera babbana, visto che ti piace tanto".
Nè quando Lucius Malfoy la accompagnò con un ghigno di sufficienza nelle segrete del suo Manor – "Sarà proprio interessante averla come ospite. Sa, signorina Burbage, io e lei abbiamo dopotutto un amico in comune".
E ancor meno la oppose quando, mentre si tamponava stupidamente i capelli bagnati con le mani, Severus stesso entrò nella sua cella. Non disse una parola, neanche la guardò, le mise soltanto davanti tre fiale contenenti liquido diverso. Pozioni.
"Una semplice pozione curativa, un antidolorifico e poi qualcosa di specifico per il veleno dei serpenti".
La voce dell'uomo era calma e distaccata, come se non ci fosse differenza tra quell'ambientazione e Hogwarts. Si era calato nei panni del professore, peccato che lei non ne avesse bisogno adesso. Aveva bisogno di un amico, che cosa stupida le stava passando per la mente?
"Non sono stata morsa da quella cosa".
"Ne sei certa?"
La leggera inflessione adesso – cos'era? Preoccupazione? – le fece spuntare un insolito sorrisetto sprezzante.
"Lo saprei se fossi stata morsa da un serpente, o mi credi così stupida?"
Severus ebbe la decenza di non rispondere, si alzò invece lasciando tutte e tre le fiale lì in ogni caso. Era pronto ad andarsene, ma prima si arrischiò a guardarla un attimo. Era uno sguardo vuoto, stanco, eppure c'era qualcosa che prima, mentre con la testa all'ingiù lo cercava nella stanza, lei non si era potuta permettere di cogliere. Una sfumatura di paura.
Lo aveva chiamato amico solo qualche ora prima e la cosa peggiore era che lo intendeva davvero. Ancora – a dispetto della morte di Silente e nonostante lo avesse sentito con le sue orecchie pianificare con gli altri mangiamorte la cattura di Harry Potter. Era suo amico, perché certe cose non potevano cancellarsi in un secondo: le casuali chiacchierate – "Non puoi dirmi davvero che il tuo autore babbano preferito è Charles Dickens, ne conosci davvero pochi, Severus!" –, le saltuarie partite a scacchi magici o a carte babbane – "Potresti anche smetterla di essere così ostinata, Charity. Sappiamo entrambi che a qualsiasi gioco vincerò io in ogni caso" –, i regali a Natale - "Non avresti dovuto regalarmi niente. Io non ti ho regalato niente" "Non importa, mi andava di comprarti qualcosa. E perché non avrei dovuto? Siamo amici, Severus".
Erano amici, lo aveva detto lei, lo aveva detto tante volte, eppure non sempre nella sua mente lo erano stati. Qualche volta l'aveva sfiorata il pensiero – mai a sufficienza indagato – che potesse esserci qualcosa di più. Erano state le parole che lui aveva detto a Voldemort a riportare a galla quelle congetture taciute in una maniera imprevista. "Mi sono divertito qualche volta con lei" - parole che avevano fatto male perfino a un soffio dalla morte. Perché non erano vere, ma in un passato non troppo remoto lei aveva fugacemente desiderato che lo fossero.
"Severus" mormorò, prima che le richiudesse le grate della cella in faccia.
Lui esitò, senza sollevare lo sguardo questa volta. Era in attesa di sapere cosa gli avrebbe detto – e in un certo senso lo era anche lei.
Grazie – lui le aveva salvato la vita, lo sapeva, ma il suo intervento era stato a onor del vero solo accidentale.
Come hai potuto? - ancora nella mente pensava a Silente, al voltafaccia improvviso, alle troppe cose che stonavano.
Aveva mentito per proteggerla e gli era riuscito incredibilmente bene, talmente tanto che a quella bugia per un attimo ci aveva creduto quasi anche lei. Per quanto tempo aveva mentito? E soprattutto a chi? Quali e quante erano le bugie? C'era forse un fondo di verità, e dove?
"Sei davvero bravo a mentire" disse alla fine in un soffio.
Lui, in silenzio, accolse quelle parole esattamente come quello che erano: una forse vana eppure caparbia minaccia.
Scoprirò esattamente in cosa sai mentire, Severus.

 











****
NDA: Salve a tutti, spero questo mio nuovo progetto possa risultare interessante. Ho deciso di "salvare la vita" di Charity Burbage perché da un lato mi incuriosiva vedere la prospettiva di una persona legata a Severus (una sua amica, se prendiamo per buona quest'affermazione in punto di morte) che cercasse di capirlo durante l'arco del settimo libro, e dall'altra perché... Beh, questo è spoiler ahah
Per quanto riguarda la motivazione di Voldemort, ci tengo a dire che la trovo coerente con il canon, in quanto in una scena del Pensatoio di Piton si vede proprio il Signore Oscuro che incoraggia Piton a dimenticare Lily e a trovarsi un'altra donna (certo, non aveva in mente una babbanofila, e infatti Charity seppur viva non se la passerà molto bene). I capitoli saranno in tutto sei o sette e ambientati prevalentemente nelle celle di Malfoy Manor.
Ultimissima nota: come già vi sarete probabilmente accorti da questa prima lettura, ci saranno commistioni tra il libro e i due film.
Spero che questo capitolo vi abbia incuriosito, alla prossima!
   
 
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