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Autore: Juriaka    16/08/2020    4 recensioni
AtsuHina | side!IwaOi
Hogwarts!AU (sì, l'ennesima), ambientata durante il Torneo Tremaghi.
Hinata Shouyou è un Grifondoro del quinto anno, che verrà scelto dal Calice di Fuoco per rappresentare la sua scuola. Miya Atsumu è il campione di Durmstrang, e Hinata lo detesta perché non fa altro che ostentare con arroganza il proprio talento. E difatti se ne innamora. Iwaizumi vorrebbe soltanto concentrarsi sugli studi, ottenere i M.A.G.O. necessari al fine di poter diventare infermiere al San Mungo, tuttavia il campione di Beauxbatons, Oikawa Tooru, caratterizzato da un maledettissimo e purtroppo affascinante accento francese, ha intenzione di trasformargli la vita in un inferno.
Questa storia è nata semplicemente dalla mia stupida voglia di inserire questa battuta da qualche parte:
«Oikawa, saresti dovuto venire a Hogwarts» disse Ushijima.
Buona lettura!
Edit: gli aggiornamenti rallenteranno perché purtroppo sono sotto sessione livello extreme proprio, scusatemi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tooru Oikawa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il corvo e il drago


Hinata riuscì a dormire appena un paio d'ore quella notte, e chissà perché sognò di essere inseguito per la scuola da draghi affamati. Quando lo Spinato schioccò le fauci tranciandogli di netto il braccio, Hinata si svegliò di soprassalto nel proprio letto a baldacchino con il pigiama fradicio di sudore e il battito del cuore che rimbombava dolorosamente nelle orecchie. Incapace di rimanere immobile, scivolò via dal dormitorio con passo felpato e sprofondò nel divano vermiglio della Sala Comune, quello vicino al caminetto ancora scoppiettante. Depresso e rassegnato, attese che sorgesse il sole e che i suoi amici si destassero.
Per la prima volta nella sua vita, Hinata soppesò sul serio la possibilità di fuggire da Hogwarts e svanire per sempre dal mondo magico, tornando a vivere con sua madre e Natsu. Come diamine avrebbe mai potuto sconfiggere un bestione di dieci metri armato di zanne e artigli letali, e che per giunta sputava pure fuoco? La propria bacchetta magica, al cospetto della creatura, non appariva che come un fragile bastoncino di legno.
Finalmente, alle dieci del mattino, Hinata riuscì a trascinare i propri compagni in un'aula vuota, dove raccontò loro ciò a cui aveva assistito la notte precedente.
«Oh merda» sibilò Tsukishima, dando voce ai pensieri di tutti. «Sei letteralmente spacciato.»
«Grazie, Tsukishima» rispose Hinata, amareggiato.
«Troveremo un modo!» disse Yachi, con voce tremante e le iridi stillanti preoccupazione.
Si recarono nella Sala Grande per fare colazione, e Hinata sbocconcellò il proprio toast controvoglia, mentre l'ansia gli stringeva le viscere. Poi s'alzarono in fretta e furia, e andarono in biblioteca, dato che era domenica e non ci sarebbero state le lezioni.
Hinata aveva solamente due giorni di tempo a disposizione per riuscire a scovare un modo per battere un drago. Racimolarono tutti i volumi possibili e immaginabili dalla sezione dedicata agli Animali Fantastici e alla Cura delle Creature Magiche, e seppellirono la faccia nei tomi spessi e ingialliti, nella speranza di trovare anche la più piccola informazione che avrebbe potuto rivelarsi utile. Dopo ore di vuoto cosmico, Hinata giunse alla conclusione che dopotutto battere un drago era impossibile.
«Potresti provare a trasfigurarlo in una cosa morbida. Tipo una Puffola Pigmea gigantesca» sussurrò allora Kageyama, colto da un'illuminazione improvvisa, e Hinata si voltò speranzoso verso Yachi. Quest'ultima si limitò a rivolgere loro un'occhiata impietosita.
«È troppo grosso. Dubito che persino la professoressa Mc Granitt ci riuscirebbe...»
«Prova a immobilizzarlo» bisbigliò ancora Kageyama, soffiando via la polvere dalla copertina di un grosso volume. «Con Petrificus Totalus.»
«Stupido» ribatté Tsukishima, schioccando la lingua con disappunto. «Nessun incantesimo può  trapassare la pelle di un drago. È troppo spessa.»
«Nemmeno uno Schiantesimo?»
«Da soli è impossibile» sussurrò Hinata, depresso. «Nella Foresta ci sono voluti più di dieci maghi adulti per drago, per farli finire al tappeto.»
«Deve trattarsi di qualcosa di semplice» aggiunse Yamaguchi, portandosi l'indice sul mento. «Un incantesimo alla portata degli studenti, altrimenti non l'avrebbero scelta come prova...»
«Continuiamo dopo pranzo» lo interruppe Kageyama, con lo stomaco che brontolava.
Siccome la mente di Hinata oramai era invasa da un sordo ronzio, annuì e seguì gli altri nella Sala Grande. Il pasticcio di Rognone non gli era mai parso tanto insipido.
Trascorsero il resto della giornata in biblioteca. Hinata soppesò la possibilità di chiedere aiuto a Sugawara o a Daichi, tuttavia temeva che avrebbe messo Hagrid nei pasticci. Il fatto che Hinata fosse a conoscenza della prima prova, doveva rimanere un segreto. Già era stato abbastanza rischioso rivelarlo ai suoi compagni di anno.
Alle otto di sera, Hinata aveva lo stomaco chiuso come se fosse stato cementificato, e si diresse direttamente nella Sala Comune senza cenare, portandosi quanti più libri possibili fra le braccia. Non erano riusciti a scovare niente di niente, e a quel punto iniziava sul serio a sentirsi disperato.
Poco tempo dopo, Yamaguchi entrò dal ritratto della Signora Grassa e si sedette accanto a lui, allungandogli una fetta di crostata.
«Vediamo che domani troveremo senz'altro qualcosa» gli sussurrò incoraggiante, e Hinata si limitò a mettersi in bocca e a masticare vigorosamente il pezzo di dolce, mentre il groppo in gola diveniva sempre più caldo e invadente. Se avesse parlato, probabilmente sarebbe scoppiato a piangere.
A mezzanotte, Yamaguchi lo costrinse a infilarsi nel letto a baldacchino, obbligandolo a farsi almeno sette ore di sonno.
«Troveremo un modo.» 
Parlò con così tanta convinzione che Hinata ci credette.
«Noi cinque possiamo farcela.»
E ripetendosi quelle parole nella mente, come un mantra, Hinata chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno.

*

Il giorno seguente, terminata la colazione, Hinata avrebbe avuto lezione di Erbologia. Decise che avrebbe seguito i corsi del mattino, per poi saltare tutti quelli del pomeriggio chiudendosi in biblioteca. Non appena i suoi compagni iniziarono ad avviarsi verso le serre, lo sguardo di Hinata cadde su Atsumu, seduto vicino al gemello, intento a ingozzarsi di pane imburrato. Hinata sospirò affranto, e prese una decisione.
«Voi andate» disse ai suoi amici, e Yachi gli gettò un'occhiata perplessa. «Vi raggiungo tra poco.»
E stringendo i pugni, si avvicinò.
«Atsumu-san? Possiamo parlare?» gli chiese, con un tono di voce piuttosto duro.
Atsumu sollevò lo sguardo dal piatto incuriosito, in attesa che continuasse.
«Da soli» specificò Hinata, con le orecchie che avvamparono improvvisamente, e il viso dell'altro si aprì in un ghigno beffardo.
«Per caso vuoi dichiararti, Shouyou-kun?»
Hinata si costrinse ad appellarsi a ogni briciolo di calma che possedeva nell'animo, per evitare di piantarlo in asso senza rivelargli un accidente. Atsumu infine si alzò dal tavolo, ficcandosi in bocca l'ultima mollica di pane, e lo seguì nella Sala d'Ingresso. Hinata si diresse verso una panchina in marmo piuttosto appartata, sentendo il gelo sotto le cosce, e l'altro si sedette al suo fianco.
«Molto romantico» convenne Atsumu, osservandosi intorno.
Hinata gli rivolse un'occhiata storta. «Draghi.»
«Come, scusa?»
«Draghi» ripeté Hinata, incastrando lo sguardo nel suo, vivido e infiammato. «È la prima prova. So che sembra impossibile, ma li ho visti. Ce ne sono tre, uno per ognuno di noi, e dobbiamo superarli in qualche modo...»
Atsumu schiuse le labbra, atterrito. Senza quell'arroganza che gli brillava negli occhi, Hinata lo trovò quasi carino.
«Sei sicuro?» gli domandò dunque sottovoce, diffidente.
«Sicurissimo.»
«Come hai fatto a scoprirlo? E perché dovrei crederti?»
Hinata boccheggiò, offeso. «Non è importante come l'abbia scoperto! E non dirlo in giro, altrimenti ci passo i guai. E poi non potrei mai raccontare una bugia del genere, neanche a te!»
Atsumu continuò a fissarlo attentamente, ancora accigliato, come se cercasse nelle sue iridi pagliuzze che puzzavano di inganno, o di presa in giro.
«È vero, non sembri il tipo che dica bugie per sabotare gli altri» convenne Atsumu, dopo qualche istante. «Però hai perso la tua unica occasione per avere un vantaggio su di me. E questo è strano.»
Hinata si grattò il collo, agitato. Detestava non essere creduto. E poi, lui non avrebbe lasciato neanche il suo peggior nemico ad affrontare un drago senza sapere minimamente a cosa andasse in contro! Sarebbe stato un gesto troppo vile, per quanto comodo. E Hinata aveva sempre mal tollerato i sotterfugi viscidi.
«Oikawa lo sa già» provò dunque a spiegarsi. «È corretto così, no? Non mi sarebbe piaciuto vincere sapendo che non partivamo tutti alla pari. Voglio batterti al meglio delle tue condizioni![1]»
Atsumu non rispose, limitandosi a gettargli un'occhiata inquisitoria, intensa. Vedendo che il silenzio non faceva che divenire sempre più imbarazzante, Hinata si schiarì la gola e si alzò dalla panchina.
«Beh, ci vediamo» disse impacciato. Non appena si voltò per dirigersi verso le serre, Atsumu lo afferrò per il polso, costringendolo a fermarsi.
«Sei stato molto onesto, Shouyou» sussurrò l'altro, sorridendo. Hinata tentò di liberarsi dalla sua stretta, scrollando il braccio, ma l'altro pareva fosse fatto di pietra. «O molto scemo.»
«Questo lo vedremo» ribatté Hinata, seccato. Poi l'altro allargò le dita, permettendogli di scivolare via, voltargli le spalle e scendere giù per la collina.
Non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma quel contatto l'aveva trovato piacevole.

*

Dopo la lezione di Trasfigurazione, Hinata e i suoi amici si diressero direttamente in biblioteca, saltando il pranzo. Sfogliarono febbrilmente pagina dopo pagina, incaponiti e decisi e soprattutto costretti a trovare una soluzione entro quella sera stessa. L'indomani si sarebbe tenuta la prima prova, e al solo pensiero a Hinata veniva da vomitare e gli girava la testa, mentre l'ansia si impossessava della sua pelle e lo stomaco si stringeva come se qualcuno glielo stesse infilando a forza in un barattolo.
Alle due, Kageyama e Yamaguchi si alzarono per dirigersi verso l'aula di Divinazione, e Yachi e Tsukishima partirono alla volta di Antiche Rune.
«Ci vediamo dopo!» sussurrò Yamaguchi, con un segno di incoraggiamento.
Hinata, che aveva già deciso di boicottare le lezioni del pomeriggio sperando in un miracolo, ricambiò il salutò e seppellì nuovamente la faccia tra le pagine.
Tutto ciò che successe non appena rimase solo, fu che un cupo ronzio s'impossessò del suo cervello. Le lettere vorticavano davanti agli occhi, e quello che rimaneva della sua concentrazione continuava imperterrita a saettare verso i draghi, e alle immagini sanguinose della sua morte imminente.
All'improvviso, delle risatine e dei bisbigli eccitati lo distrassero. Hinata sollevò lo sguardo verso la fonte del rumore, un tavolo occupato da ragazze del secondo anno, prima di esalare uno sbuffo frustrato. Atsumu era appena entrato nella biblioteca e si stava dirigendo verso di lui, con la veste rosso fuoco che scintillava sotto la luce guizzante delle candele.
«Shouyou-kun» lo salutò sottovoce, occupando, con suo grande disappunto, il posto su cui prima sedeva Yachi.
«Atsumu-san» rispose Hinata a denti stretti per educazione, per poi tornare a leggere depresso 'Come allevare un drago', che al momento spiegava come ne andassero lavate le zanne con uno speciale dentifricio all'essenza di peperoncino.
«Come sta andando?» gli chiese Atsumu altezzoso, arricciando le labbra, con l'aria di conoscere già la risposta.
«Bene» rispose funereo Hinata, evitando di guardarlo negli occhi.
«Non sembrerebbe» ribatté Atsumu, rubandogli il volume dalle dita con suo enorme fastidio. «E questa roba non ti servirà a niente.»
«Tu sai già come fare?» gli chiese dunque Hinata, incuriosito suo malgrado.
«Certo, ma non te lo dico.»
«Non te l'avrei chiesto a prescindere!» sbottò offeso, alzando la voce. Madama Pince, la bibliotecaria, rivolse loro uno sguardo tanto omicida che Hinata rabbrividì, prima di mimare con le labbra un 'mi scusi', avvampando sino alla punta delle orecchie.
«Tu lo sai che la prova è domani, vero?»
«Atsumu-san, senza offesa, ma come potrei dimenticarlo?»
Per un istante, Hinata si detestò, perché il suo tono di voce aveva lasciato trapelare ansia e preoccupazione. Tornò nuovamente a far finta di leggere, e Atsumu si limitò a rimanere in silenzio per qualche minuto.
«In cosa sei bravo, Shouyou?» gli chiese poi, avvicinandosi per bisbigliargli all'orecchio. Hinata percepì uno strano formicolare pervadergli il collo e il padiglione, ma lo ignorò.
«In che senso?»
«In nessun senso. In cosa sei particolarmente bravo? Qual è il tuo talento?»
Hinata gli rivolse un'occhiata sospetta - non aveva mica tempo da perdere, dannazione! - ma provò a riflettere. Era piuttosto bravo nella materia Difesa contro le Arti Oscure, anche se pareva avesse sviluppato una specie di blocco con gli Schiantesimi (non che sarebbero stati utili contro un drago, comunque). A Pozioni era penoso, anche se probabilmente la colpa era di Piton che lo rendeva isterico. A Incantesimi se la cavava, mentre con Trasfigurazione si ritrovava sempre a chiedere aiuto a Yachi o a Tsukishima per i compiti...
«So giocare a Quidditch» rispose quindi amareggiato, pensando alla propria Nimbus 2000. «Sono bravo a volare.»
«Ah sì? In che posizione giochi?»
«Cercatore!» disse Hinata, non riuscendo a trattenere un sorrisino orgoglioso.
«Io sono un Cacciatore.»
«Figo, come Kageyama!»
Atsumu storse il naso, disgustato. «Non ci tengo a essere paragonato a lui, grazie.»
Poi s'alzò, e con un silenzio stizzito uscì dalla biblioteca. Hinata gettò uno sguardo al grosso orologio a pendolo, e notò di aver perso mezz'ora. Maledisse Atsumu, e tornò ai propri libri.
Tuttavia, non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine della sua scopa. Gli mancava volare, sgusciare fra gli anelli dello stadio, evitare i Bolidi... Gli mancavano gli allenamenti, gli mancavano persino gli insulti di Kageyama!
In effetti, sconfiggere il drago a bordo di una scopa sarebbe stato decisamente più facile. Avrebbe avuto una possibilità, via aerea. Tuttavia l'unica arma che gli era concessa era la propria bacchetta...
E d'improvviso, tutto andò al suo posto. C'era un incantesimo che gli avrebbe permesso di ottenere una scopa... Ma la sua Nimbus 2000, per quanto fosse ottima, non avrebbe mai potuto competere contro un drago... Per vincere, aveva bisogno di...
«KAGEYAMAAA!» esclamò Hinata, correndo affannosamente per le scale, giungendo fuori dall'aula di Divinazione proprio nell'istante in cui uscirono gli studenti.
«Che vuoi?» gli domandò Kageyama, perplesso dalla sua foga.
«Kageyama, devi assolutamente prestarmi la tua Firebolt[2].»

*

«Potrebbe davvero funzionare» disse Yachi, portandosi pensierosa un dito sul mento. «Come te la cavi con gli incantesimi di Appello?»
«Abbastanza bene, credo» rispose Hinata, poi levò la bacchetta e gridò: «Accio dizionario!»
Il pesante tomo di Antiche Rune si levò dai palmi di Tsukishima per ricadere direttamente nei propri.
«Fantastico!» rispose Yamaguchi, stringendo i pugni.
Kageyama incrociò le braccia, accigliato. «Io la mia Firebolt non te la do.»
«Ma Kageyama! Sono spacciato senza!»
«Non m'interessa. Cavoli tuoi che ti sei proposto.»
«Ma...»
«No.»
Yachi scosse la testa, accennando un sorriso. «Kageyama-kun, per favore. Hinata ha bisogno del tuo aiuto!»
«Io non ho bisogno del suo aiuto, ho bisogno della sua scopa...»
«Hinata-kun!»
«D'accordo, d'accordo!» sbottò Hinata, alzando le braccia. «Kageyama, per favore, aiutami.»
Kageyama lo osservò in cagnesco, ma poi sospirò arrendevole. «D'accordo, ma mi farai i compiti di Trasfigurazione per un mese. E se mi rompi la scopa, io ti spacco la testa.»
Hinata annuì, con un tepore improvviso che gli sbocciò nel petto dopo settimana, che gli ricordava tanto il sapore della speranza.

*

Dopo quella parvenza di piano, parte della sua paura cieca lo abbandonò, e riuscì ad addormentarsi per qualche ora. La mattina dopo, tuttavia, tornò tutta intera a stritolargli le viscere.
Scese a fare colazione della Sala Grande accompagnato dai suoi amici Grifondoro, che lo costrinsero a ingurgitare qualche pezzo di uovo e salsiccia. Hinata provava come la sensazione di essere slegato dal corpo, e tutto ciò che lo circondava appariva distante e ovattato, come se fosse in un sogno. Atsumu non c'era, e nemmeno Osamu. Probabilmente erano rimasti sulla nave a prepararsi per la prova.
Le lezioni, quel martedì, sarebbero terminate a mezzogiorno, per permettere agli studenti di sistemarsi nel grande stadio che era stato eretto nella Foresta Proibita, dove Hinata aveva visto i draghi il sabato prima. Quando Yachi si alzò dal tavolo, lo afferrò timidamente per l'orlo della veste e Hinata la seguì ubbidiente verso l'aula di Incantesimi.
Il tempo scivolò via come un soffio di vento. D'improvviso, Hinata stava attraversando il parco per andare nelle serre di Erbologia, ed ecco che arrivarono le dieci, le undici, le undici e mezza...
La professoressa Mc Granitt, piuttosto agitata e nervosa, venne a chiamarlo mentre attraversava la Sala d'Ingresso, di ritorno al castello.
«Hinata, eccoti qui» sbottò, sebbene gli occhi stillassero preoccupazione. «I campioni devono venire giù adesso...»
«Oh» rispose Hinata, con una voce che non somigliava affatto alla propria. «Va bene.»
Yamaguchi gli strinse la spalla in un gesto incoraggiante, Yachi gli sussurrò 'buona fortuna!', mentre Tsukishima si limitò ad alzare il mento, senza dire nulla.
Hinata si voltò e fece per seguire la Mc Granitt, quando Kageyama lo chiamò.
«Hinata» disse, con le sopracciglia aggrottate come se gli costasse parecchio. «Resta... Resta concentrato.»
La sorpresa fu talmente tanta che Hinata, per un istante, si dimenticò della paura e si sentì leggero e svolazzante come un palloncino. Era la prima volta che Kageyama lo confortava - più o meno - tanto apertamente.
«E non vomitarti addosso!» aggiunse subito dopo. Hinata non fece in tempo a controbattere, ché la Mc Granitt lo afferrò con poca gentilezza per il lembo della divisa e lo trascinò via.
Camminarono per la Foresta Proibita, finché non raggiunsero una tenda montata strategicamente per celare alla vista dei campioni l'ingresso dello stadio in cui si sarebbe svolta la prova. Hinata immaginò che ci fossero i draghi ad attenderli, dall'altra parte.
«Devi entrare lì dentro con gli altri campioni» disse la Mc Granitt, le labbra tremanti. «Bagman ti spiegherà la... la procedura. Buona fortuna, Hinata.»
«Grazie» rispose lui, e con le ginocchia che parevano essersi trasformate in caramelle mou, entrò.
Atsumu e Oikawa si trovavano già all'interno. Il primo passeggiava avanti e indietro scompigliandosi ripetutamente i capelli, e gli rivolse un sorrisino che però non nascose del tutto la grande ansia che si era stampata sul suo viso. Oikawa, invece, era seduto su una sedia a gambe incrociate, e pareva piuttosto a suo agio, tuttavia continuava a stringersi convulsamente le mani, lasciando trasparire nervosismo.
«Oh, ecco il nostro campione più giovane!» disse Ludo Bagman, praticamente saltellando. Sprizzava gioia ed entusiasmo da tutti i pori, e Hinata per un momento pensò a come sarebbe stato bello trovarsi negli spalti in mezzo agli altri studenti, al sicuro, senza quell'ingente peso sulle spalle e sul petto.
«Venite qui» aggiunse poi, e i campioni si radunarono intorno a lui.
«È giunto il momento! Tra qualche minuto, da questa borsa» - quindi mostrò un sacchetto viola, e lo scosse - «estrarrete a turno un modellino del... della, ehm, cosa che affronterete. Ce ne sono diversi tipi, sapete... e il vostro compito sarà quello di impadronirvi dell'uovo d'oro!»
Oikawa borbottò un 'okay', e Atsumu e Hinata annuirono, senza spiccicare parola. Se Hinata avesse socchiuso le labbra, gli avrebbe vomitato sulle scarpe, poco ma sicuro.
«Tutto chiaro? Bene, ora aspettiamo che tutti prendano posto...»
Hinata percepì gli studenti camminare e sedersi sugli spalti vivaci ed eccitati. Non appena il rumore dei passi s'interruppe, Bagman porse il sacchetto a Oikawa.
«Signor Oikawa, prego.»
Con un respiro profondo, Oikawa infilò la mano ed estrasse un modellino di un drago dalle scaglie iridescenti, blu e argentate. Quest'ultimo gli starnutì una fiammella sulla mano, per poi appollaiarsi meglio sul suo palmo, come se fosse un nido. Al collo, portava appeso un cartellino con il numero 'uno'.
«Oh, il Grugnocorto Svedese! E sarai il primo ad affrontare la prova.»
Oikawa annuì, e Hinata non riuscì a intravedere alcuna scintilla di sorpresa o di stupore nelle sue iridi. Ci aveva visto giusto, Madame Maxime doveva certamente avergli rivelato in cosa consistesse la prima prova.
«Signor Miya, prego!»
Atsumu estrasse invece un drago rosso fuoco, che gli morse il dito aggressivo. Atsumu non disse nulla, limitandosi a squadrarlo un po' accigliato. Al collo aveva il numero due. «Il Petardo Cinese! E in ultimo...»
''Lo Spinato'', pensò Hinata mentre un sapore amaro come fiele gli inondò il palato.
E difatti, tirò fuori dal sacchetto il modellino di un drago simile a un grosso lucertolone, con la coda irta di aculei spessi e letali. Scoprì le zanne, e ringhiò. Al collo portava appeso il numero tre, di conseguenza sarebbe stato l'ultimo.
«Bene, ci siamo! Ognuno ha estratto il drago che dovrà affrontare. Ora vi devo lasciare, perché farò la telecronaca. Signor Oikawa, non appena sentirà il fischio entrerà nello stadio, d'accordo?»
Oikawa annuì, e così fecero anche gli altri due, e Bagman uscì dalla porta.
«Lo sapevate dei draghi, vero?» domandò Oikawa inclinando la nuca con aria furba, non appena fu certo che fossero da soli.
Hinata, che non vedeva nessun motivo per mentire, annuì e anche Atsumu borbottò quello che pareva essere un assenso.
«Meglio così.»
Un fischio lungo risuonò cristallino nell'aria, e Oikawa, ondeggiando elegantemente la veste azzurra, si diresse verso la porta.
«Buona fortuna» gli disse Hinata, tentando di sorridere, sebbene i muscoli della sua faccia parevano paralizzati e quello che riuscì a produrre fu solo una smorfia amara.
«Anche a te, chibi-chan. Ne avrai bisogno» rispose l'altro con un occhiolino, e svanì dalla loro vista accolto con un tripudio di applausi da parte del pubblico.
«Dannato arrogante» borbottò Atsumu, riprendendo a camminare avanti e indietro.
Hinata, per un istante, fu tentato di dirgli che l'unico arrogante era proprio lui, ma Bagman cominciò la telecronaca e immagini tremende presero a formarsi nella sua mente, portandolo per l'ennesima volta a ponderare seriamente l'eventualità di darsi alla fuga. Si domandò se sarebbe riuscito a mantenere la calma durante il suo turno, o se non sarebbe semplicemente impazzito iniziando a scagliare incantesimi contro tutti.

*

Iwaizumi, seduto fra Hanamaki e Matsukawa, strinse i pugni talmente forte da conficcarsi le unghie nella pelle.
Quel drago era gigantesco. Oikawa, in confronto, pareva una lenticchia azzurra e tremolante.
Silente doveva essere impazzito, così come gli altri giudici e maghi. Nessuno sano di mente avrebbe permesso a dei meri studenti di affrontare una creatura tanto temibile e letale.
«Calmati Iwaizumi, stai facendo nevicare» gli disse Hanamaki, indicando i fiocchi di neve che svolazzavano intorno a lui.
Iwaizumi annuì, senza tuttavia distogliere lo sguardo da Oikawa.
«Sono calmissimo» grugnì in risposta, la voce appena tremante. Poi però gli si mozzò il fiato. «Ma che diavolo sta facendo quell'idiota?!»
Se Oikawa fosse sopravvissuto alla prova, Iwaizumi giurò che l'avrebbe strangolato con le sue stesse mani. Armato esclusivamente con la sua minuscola bacchetta, si stava avvicinando frontalmente al drago a passo lento e sicuro, come se fosse uno spuntino di carne succulenta che decidesse spontaneamente di farsi sbranare, spalle e mento eretti con orgoglio.
«Ma è impazzito?!» sbottò a quel punto Matsukawa, stringendo le ginocchia e portandosi avanti con il busto.
Iwaizumi stava sul serio ponderando l'eventualità di scendere giù dagli spalti, catapultarsi nello stadio, salvargli la vita e poi riempirlo di testate. Oikawa stava letteralmente andando in faccia alla morte, con passo sicuro e gradasso, e gli insegnanti e i giudici non parevano fossero minimamente intenzionati a fermarlo.
Dopo qualche istante, Iwaizumi comprese finalmente perché. La posizione del drago diveniva sempre più rilassata, le zanne non erano più scoperte, e a un certo punto esalò uno sbuffo di fumo e dondolò il muso come se fosse vittima di un colpo di sonno improvviso.
Infine, s'appollaiò vicino alle uova e abbassò le pesanti palpebre, iniziando a russare, sollevando la pancia a ritmo lento e regolare. Oikawa, a quel punto, si avvicinò con cautela al mucchio di uova, scavalcò la coda del drago e afferrò quello d'oro, stringendoselo fra le braccia. Prima che il pubblico potesse festeggiare la sua vittoria, tuttavia, il drago, ancora dormiente, sputò un getto di fuoco inaspettato dalle narici, che gli avvolse il lato destro del corpo.
«Cazzo!» esclamò Iwaizumi, balzando in piedi. Oikawa, tuttavia, non si fece trovare impreparato, ma sguainò la bacchetta e spense le fiamme con un abbondante getto d'acqua. Sorrise alla platea, sollevò il braccio per esultare e infine s'inchinò elegantemente, mentre un tripudio di applausi fu libero di sbocciare.
Soltanto allora Iwaizumi si concesse di esalare un sospiro di sollievo, accorgendosi di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Lo stomaco gli faceva male per quanto era stato teso e contratto dall'ansia.
«Dove vai?» gli domando Yahaba, seduto dietro di lui.
«Nella tenda del pronto soccorso» rispose Iwaizumi, afferrando la propria borsa. «Madama Chips mi ha chiesto di aiutarla con i Campioni.»
Madama Chips, l'infermiera della scuola di Hogwarts, si era presa Iwaizumi particolarmente a cuore, poiché aveva intenzione di continuare il suo percorso scolastico nell'ambito della Medimagia, e lei era diventata un po' come la sua tutrice. Gli permetteva spesso di assistere mentre guariva i pazienti, oppure di curare febbre, raffreddori ed effetti di pozioni e incantesimi minori agli studenti, in modo tale da farlo imparare e da accrescere il proprio bagaglio di esperienza sul campo.
Non appena la raggiunse, lei gli fece cenno di entrare nella tenda.
Oikawa era seduto su una brandina, con un'ustione per fortuna abbastanza superficiale che gli attraversava il braccio destro, parte del fianco e della guancia. Gli rivolse uno sguardo eccitato, quasi speranzoso.
«Spalmagli questa» disse Madama Chips, porgendogli un vasetto di ceramica con su scritto 'Bruciature di Drago e Salamandra'.
«Iwa-chan, ti sei preoccupato per me?» gli domandò Oikawa arricciando le labbra soddisfatto, non appena si avvicinò. Dannazione, era affascinante anche dopo aver affrontato un Grugnocorto Svedese.
«Affatto» ribatté Iwaizumi, immergendo il dito nella pasta densa e gialla, applicandogliela abbondantemente sull'epidermide. «Ma che cosa gli hai fatto, al drago?»
«L'ho incantat-ahia!» pigolò Oikawa, quando Iwaizumi sfiorò un punto particolarmente dolorante.
«Sto facendo piano, Shittykawa.»
«...Dicevo, l'ho incantato. Sono piuttosto bravo a farlo, in realtà.»
«Piuttosto bravo? Nel senso che te ne vai spesso in giro a ipnotizzare gli altri?»
«Beh, spesso no. Con alcuni sì. Ma non preoccuparti, su di te non ha effetto, chissà perché.»
Iwaizumi si irrigidì, poi passò al fianco, disinfettandogli prima la ferita. «Come fai a sapere che su di me non ha effetto?»
«Perché ci ho provat-AHIA!»
«Iwaizumi!» lo rimproverò Madama Chips, affacciandosi per vedere cosa stesse succedendo.
«Mi scusi!» rispose Iwaizumi, poi tornò a rivolgere la propria attenzione a Oikawa. «Hai provato a incantarmi, Shittykawa?! Guarda che ti ammazzo.»
«Andrebbe contro ogni principio di un bravo Medimago, Iwa-chan. E poi, l'ho fatto solo una volta!»
Iwaizumi ringhiò. Mancava solo il lato destro della guancia, per cui trattenne il fiato, sforzandosi di non avvampare, e prese a picchiettargli dolcemente la pomata sullo zigomo alto e definito. Oikawa chiuse gli occhi e avvicinò il viso, e a quel punto avrebbe potuto persino contargli le ciglia.
«È per questo che mi piaci, Iwa-chan.»
Iwaizumi esordì con un educatissimo 'AH?!', ma prima che potesse fuggire o mollargli un testone, Madama Chips entrò di nuovo nel cubicolo.
«Devi andare a vedere il punteggio Oikawa-san, altrimenti non può iniziare il secondo campione!»
Con un sorriso, Oikawa s'alzò e Iwaizumi rimase immobile sulla brandina, le dita ancora sporche di crema. Probabilmente l'aveva detto di proposito, perché sapeva che si sarebbe agitato. Anzi, sicuramente era andata così.

*

Hinata trattenne il fiato, agitatissimo.
«Oh no, c'è mancato poco!» urlò Bagman, e la folla gridò di terrore, mentre il ruggito del drago gli riverberò nei timpani. «Sta rischiando grosso, il nostro campione!»
Trascorsero circa dieci minuti, e poi la folla scoppiò in un applauso fragoroso, un diluvio che poteva significare soltanto una cosa: Oikawa aveva preso l'uovo.
«Meraviglioso!» urlò Bagman, estasiato. «E ora il punteggio dei giudici!» aggiunse, dopo un po'.
Hinata immaginò che la giuria tenesse alti i numeri, mostrandoli alla folla, perché Bagman non li gridò ad alta voce.
Dopo un po', un secondo fischio lungo attraversò il tessuto della tenda, riecheggiando nell'aria. Hinata incrociò lo sguardo di Atsumu, e per un fuggevole istante scorse solo una grande paura attraversarlo. A quel punto, ogni ostilità nei suoi confronti scemò. Dopotutto si trovavano tutti sulla medesima barca.
«Atsumu-san!» esclamò, aggrappandosi al tessuto vellutato della sua divisa scarlatta prima che uscisse. L'altro si voltò a guardarlo, sorpreso.
«Uhm... Buona fortuna» biascicò Hinata impacciato, e gli tese la mano sudaticcia.
Atsumu, con le sopracciglia sollevate, l'afferrò e la strinse. Era gelata, ma morbida. Hinata notò che possedeva le dita di una forma lunga e affusolata, al contrario delle sue che era più minute e tozze.
«Anche a te, Shouyou» rispose l'altro, poi la lasciò andare e scomparve, accolto dall'applauso fragoroso della folla. Soltanto allora Hinata concesse alle proprie guance di avvampare, mentre un sentimento del tutto estraneo e inaspettatamente tiepido s'amalgamò all'ansia che gli attanagliava le viscere.
Bagman iniziò nuovamente la cronaca, e Shouyou si ritrovò a essere ancor più coinvolto di prima. Difatti, non appena Bagman gridò 'Attenzione!', e la folla esplose in un urlo raccapricciante, Hinata fu soffocato dalla preoccupazione, e per un istante pensò sul serio di correre fuori per assicurarsi che l'altro stesse bene. Fortunatamente, Bagman riprese a parlare come se non fosse successo nulla di grave.
Trascorsero altri dieci minuti, finché un nuovo boato di giubilo lo fece sobbalzare. Anche Atsumu doveva avercela fatta.
E adesso toccava a lui.
Un fischio lungo attraversò la tenda per la terza volta. Hinata inspirò ed entrò nello stadio, sperando e pregando che le gambe non gli cedessero, e che non vomitasse davanti a tutti. Le urla della folla gli esplosero nelle orecchie esattamente come i loro abiti e le loro espressioni, che spiccavano vivacissime intorno a lui, come se qualcuno avesse intensificato l'intensità e la saturazione dei colori.
Lo Spinato si trovava proprio al centro dello stadio, appollaiato con gli artigli sfoderati vicino a un mucchio di uova grandi quanto la sua testa. In cima, svettava quello dorato. Concentrati.  
La voce di Kageyama gli risuonò limpida nelle orecchie. Con un gran respiro, svuotando la mente e tendendosi al massimo, levò la bacchetta e gridò: «Accio Firebolt!».
Allora attese riparato dietro un masso, e dopo quella che gli parve un'eternità, mentre il pubblico bisbigliava perplesso o rideva, uno 'swooosh' familiare proveniente dalle sue spalle gli raggiunse le orecchie come un balsamo per l'anima. La scopa di Kageyama sfrecciò dritta verso di lui, immobilizzandosi all'altezza del bacino pronta per essere cavalcata. Con i denti scoperti nel primo, vero e raggiante sorriso dopo settimane, ci balzò sopra e spiccò il volo.
Il pubblico gridava impazzito, e Hinata s'accorse di sentirsi leggero, sereno, determinato. A terra aveva lasciato anche tutta la sua paura, e s'era guadagnato delle effettive possibilità per superare quella prova.
Con le mani avvolte saldamente intorno al manico lucido, s'avvicinò al drago con cautela, che non staccava le iridi sottili e infuocate da lui. Improvvisamente, quest'ultimo soffiò una fiammata nella sua direzione, ma Hinata la schivò con facilità. Era proprio come evitare un Bolide durante una partita di Quidditch.
«Questo sì che è volare, signori!» esclamò Bagman ammirato, dalla tribuna.
Hinata rifletté rapidamente. L'uovo era al sicuro fra le zampe del drago, e neanche con la velocità di una Firebolt sarebbe stato sicuro avvicinarsi. Lo Spinato avrebbe potuto azzannarlo, schiacciarlo, o infilzarlo direttamente con la coda irta di spini spessi e acuminati.
L'unica opzione era quella di costringerlo ad alzarsi in volo.
Si avvicinò ancora con cautela, muovendosi prima a destra e poi a sinistra, come se fosse una vespa fastidiosa. Voleva obbligare il drago a inseguirlo, tuttavia quest'ultimo, seppur stesse ringhiando, non accennava minimamente a muovere mezza zampa.
«E dai, andiamo...»
Hinata si avvicinò ancora, e il drago sputò di nuovo un getto di fuoco. Questa volta, non fu altrettanto abile nello schivarlo. Le fiamme gli colpirono la spalla, e un dolore bruciante gli sbocciò sull'epidermide. Anche la coda della scopa s'era bruciacchiata, e Hinata provò un brivido pensando a come lo avrebbe ridotto Kageyama. Prese rapidamente quota, mentre il pubblico gridava di orrore e spavento, ma la sua non sembrava una ferita profonda, e l'adrenalina riuscì subito a mitigare il dolore.
Si riavvicinò di nuovo, questa volta più all'erta, zigzagando sempre più velocemente. Il drago tendeva il suo lungo collo come una tartaruga, seguendolo, e finalmente, con uno sbuffo esasperato, lo Spinato spalancò le grandi ali e si alzò in volo per tentare di azzannarlo.
Hinata, tuttavia, si precipitò giù in picchiata verso il mucchio di uova a tutta velocità, sfrecciando al di sotto delle possenti zampe del drago, e prima che quest'ultimo potesse rendersi conto di cosa fosse successo, Hinata aveva afferrato l'uovo fra le braccia e stava già risalendo nel cielo, lontano dalla creatura, lontano dal terrore e dall'ansia che gli aveva oppresso le ossa e l'anima.
Il pubblico esplose, e mentre l'applauso fragoroso gli riecheggiava nelle orecchie, Hinata sfrecciò verso le tribune sorridente, e raggiunse i suoi compagni Grifondoro.
«Ce l'hai fatta!!» esclamò Yamaguchi, più raggiante di lui e con gli occhi lucidi.
«Sei stato eccezionale!» aggiunse Yachi, abbracciandolo felice e scoppiando a piangere.
«Su, su» provò a tranquillizzarla Hinata, dandole pacche morbide dietro la schiena. «È tutto passato!»
Tsukishima gli rivolse una smorfia meno sprezzante del solito, e questo fu un immenso traguardo. Infine, incrociò lo sguardo di Kageyama, che appariva pallido e smunto.  Hinata gonfiò le guance e incurvò le labbra, aspettando trepidante una gratificazione anche da parte sua.
«...Sei stato...» iniziò l'altro con un borbottio, come se gli costasse una gran fatica parlare.
«Fantastico? Meraviglioso? Spettacolare?» gli suggerì Hinata, avvicinandosi.
Kageyama parve rifletterci sopra un momento, poi scosse la testa e assottigliò le palpebre disgustato.
«Sei stato un idiota! Guarda come hai ridotto la mia scopa, razza di scemo...»
«Ma è solo una bruciatura, si sistema subito!»
«In realtà» disse Sugawara malizioso, materializzandosi alle sue spalle e scompigliandogli affettuosamente i capelli, «era preoccupatissimo, e quando hai preso l'uovo ha esultato più forte di tutti noi altri.»
«Sugawara-san!» s'arrabbiò Kageyama, accigliandosi. «Avevi promesso di non dirlo!»
«Ops...»
In quel momento, l'arrivo della professoressa Mc Granitt li interruppe.
«Ottimo Hinata!» esclamò, e Hinata rimase sconvolto, quello era davvero un complimento insolito per lei. Notò che le tremavano le mani. «Devi andare da Madama Chips per farti curare prima che i giudici assegnino i punti...»
Hinata la seguì fino alla tenda del pronto soccorso, che era suddivisa in cubicoli. Intravide la figura di Oikawa e di Iwaizumi attraverso la tela. Madama Chips, che imprecava contro i draghi e il pericolo che avevano affrontato, gli s'avvicinò spruzzandogli senza troppi complimenti del liquido violetto sulla ferita che bruciava e fumava, infine diede un colpo di bacchetta e Hinata la sentì guarire all'istante.
«Ora siediti un minuto, e poi potrai andare a vedere il punteggio dei giudici... Sta' seduto un minuto, ho detto!» ribadì l'altra alzando la voce, non appena Hinata provò a sgattaiolare all'esterno.
Immobile sulla brandina, rimirò meglio il pesante uovo d'oro che aveva conquistato. C'era una sottospecie di serratura sulla punta, ma Hinata non s'azzardò a toccare o a far scattare nulla per timore di rompere qualcosa.
D'un tratto, un viso fin troppo conosciuto spuntò dal velo della tenda.
«Ciao, Shouyou-kun» disse Atsumu, con un grosso sorriso che per una volta non possedeva nulla di arrogante. Hinata lo ricambiò con il medesimo entusiasmo, troppo felice che finalmente quella prova fosse terminata.
«Voli bene» continuò poi, sedendosi vicino a lui. Hinata rimase esterrefatto dal complimento, ma prima che potesse ringraziarlo, l'altro lo interruppe. «Anche se mai quanto me, s'intende.»
Hinata sbuffò, ma si astenne dal replicare. Per la tanta gioia che gli sprizzava a fiotti nel cuore, persino la compagnia di Atsumu gli parve ottima.
«Andiamo a vedere i punteggi?»
Hinata annuì e lo seguì fuori, afferrando la Firebolt che s'era portato dietro.
«A proposito, bella scopa.»
«Non è mia, è di Kageyama» rispose, e Atsumu gli gettò un'occhiataccia, schioccando la lingua infastidito.
Si avvicinarono allo steccato, dov'erano seduti tutti i giudici che gli rivolsero sguardi benevoli, eccetto Karkaroff.
«Ciascuno può darti al massimo dieci» gli spiegò Atsumu, e Hinata attese trepidante.
Madame Maxime, il primo giudice, levò la bacchetta e fece uscire un gran nastro argentato, che formò un otto in aria.
«Non male» commentò Atsumu, battendo le mani. Hinata si domandò se non lo stesse prendendo in giro. «Credo ti abbia tolto dei punti per via della spalla.»
Poi toccò a Bagman, che sparò in aria un dieci. Silente e il signor Crouch - un mago del Ministero della Magia che s'era occupato insieme a Bagman di organizzare il Torneo - gli assegnarono un nove, mentre Karkaroff un sei.
«Oh, sei secondo! Pari merito con Oikawa» disse Atsumu, con un sorriso soddisfatto.
«Significa che tu sei arrivato primo?»
«Certo che sono arrivato primo, che domanda idiota.»
«E come hai battuto il drago?»
Atsumu ci pensò un istante, prima di rispondergli. «Gli ho lanciato l'incantesimo Conjiunctivitis. Gli occhi sono il loro punto debole.»
«Oh!» esclamò Hinata, ammirato. Dopo qualche istante, Ludo Bagman li raggiunse.
«Vi dispiace se torniamo nella tenda? Devo darvi le direttive per la seconda prova!»
Oikawa, che entrò nella tenda insieme a Iwaizumi, aveva parte del braccio destro coperto da una densa pasta gialla. Sorrise a Hinata e fece una linguaccia ad Atsumu, mentre Iwaizumi si complimentò con entrambi.  
«Ben fatto!» esclamò Ludo Bagman, battendo le mani, come se ad affrontare i draghi fosse stato lui. «La prossima prova si terrà il ventiquattro febbraio alle ore nove e mezza, ma non potete sperare di superarla se prima non troverete l'indizio che custodisce l'uovo! Se guardate bene, c'è una specie di segno, proprio lì... Ecco, quella è la serratura. Aprite l'uovo e tentate di risolvere l'indovinello al suo interno. Tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete andare!»
Hinata seguì gli altri verso il castello, pensando esclusivamente al banchetto con lo stomaco gorgogliante. Finalmente gli era tornato l'appetito. Nella tasca, sentì qualcosa tremare, perciò ci infilò le dita ed estrasse il modellino dello Spinato, che sbadigliò e si accoccolò sul suo palmo.
«A che pensi?» gli domandò Atsumu, dandogli una schicchera dietro il collo.
«Ahia» borbottò Hinata, però sorrise. Poi tornò a rivolgere lo sguardo al modellino, che sonnecchiava beato. «Penso che i draghi siano animali davvero gentili, dopotutto.»


Note d'autrice
Intanto, importantissimo: questo capitolo partecipa alla 'challenge delle Quattro Stagioni' indetta da Rhys89 sul forum di efp. Bene, okay. Questo capitolo è immenso. Ma giuro che contava le classiche cinquemila parole all'inizio, poi però prima di pubblicare (ehm, mezz'ora fa) mi sono ricordata di Oikawa e di Iwaizumi. Ed ero tipo: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH. E niente, la loro parte non doveva superare le cinquecento parole proprio per non scrivere papiri, ma col cacchio che Oikawa si accontenta di cinquecento misere parole, quindi niente mi dispiace ma insomma eccoci qui. Ed è orrenda e la revisionerò, lo giuro (non è vero, non lo farò mai). Poi, scusate, non ve ne frega nulla ma io sono FIERA, FIERA DI ME STESSA, perché ho aggiornato in tempo, DI NUOVO. E per me è tipo un miracolo, davvero. Poi, un'altra cosa che mi fa volare (da sola) è che ommioddio tra poco ci sarà il capitolo sul ballo del ceppo (non il prossimo, il prossimo prossimo) e niente io NON VEDO L'ORA, me lo dico da sola. Cioè, sappiate che io ho scritto questa storia solo ed esclusivamente per inserire 'sto maledetto ballo, lo giuro.
Vabbè. Insomma, scusatemi se la parte IwaOi è particolarmente oscena ma l'ho scritta tutta di botto in pochissimo tempo, vedrò di revisionarla appena il mio cervello sarà collaborativo (in questo momento vi saluta, e vi ringrazia, e balla la samba).
Vabbè (devo smetterla di dire vabbè), grazie di cuore per aver letto, per essere passati, per tutto! Anche questa volta ci vediamo fra un massimo di dieci giorni. Un abbraccione, grazie di cuoreeee! ♥ 

Apici
1- frase che Hinata dice realmente nel manga.
2- la Firebolt è una scopa utilizzata dalla nazionale irlandese. Nei libri, Sirius Black la regalò a Harry dopo che la sua Nimbus 2000 fu distrutta dal Platano Picchiatore.
  
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