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Autore: littlegiulyy    17/08/2020    0 recensioni
Bra Brief. Da sempre poco avvezza alla lotta, alle battaglie ed alle avventure della squadra Z, con il passare del tempo si renderà conto di quanto le stia stretta la sua vita sulla Terra. Proprio quando quando capirà di aver bisogno di dare un cambio di direzione alla strada che le è sempre stata disegnata davanti, finirà per un caso fortuito nell'avventura che le cambierà la vita. Conoscerà lo spazio, lo stesso in cui suo padre ha vissuto per trent'anni, comprendendo finalmente l'altro lato della medaglia, un altro lato di sé.
Dal Capitolo 1:
"Quando sei l’erede di una delle multinazionali più importanti del pianeta che altra scelta potresti avere?
Nessuna, se non fare quello che tutti si aspettano che tu faccia.
...
Era la figlia della donna più geniale dell’Universo e di uno dei guerrieri più forte di tutte le galassie, i suoi amici erano tutti straordinari con poteri fuori dal comune… e lei? Quella sensazione che ormai aveva appiccicata addosso, la sensazione di essere ordinaria non accennava a staccarsi da lei da qualche giorno.
Insoddisfazione. Questo era quello che provava."
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Nuovo personaggio, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Pan/Trunks
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 7 "Burning fire"

Bra deglutì rumorosamente , cercando di soffocare quel senso improvviso di ansia che non accennava a chetarsi dentro di lei e che rischiava minacciosamente di uscire mostrandosi al suo interlocutore.
Aveva sentito numerosi racconti riguardanti Radish, il fratello biologico di Goku; ricordi di sua madre, momenti vissuti da Gohan quando era stato rapito da quello che avrebbe dovuto essere suo zio, le sensazioni di Crilin all’arrivo dei Saiyan sulla Terra… e nessuno di loro gliene aveva mai parlato descrivendolo con qualità di cui andare fieri.
Radish, uno dei Saiyan che aveva affiancato suo padre in numerose missioni molti anni prima, era sempre stato dipinto come un uomo burbero e spietato, che non si era fatto remore nel rapire e quasi uccidere Gohan, allora ancora un bambino di solo pochi anni. Perfino Goku non parlava volentieri di suo fratello; infatti, quando raramente era saltato fuori il discorso, aveva tergiversato con battute inutili e piuttosto superficiali, o si era allontanato con qualche scusa seguito rapidamente da suo padre.
Non sapeva molto riguardo quel guerriero Saiyan che era cresciuto con suo padre nello spazio, nessuno di loro sapeva molto sul suo conto in realtà, eccezione fatta per suo padre ovvio; ma che il Principe dei Saiyan parlasse e raccontasse aneddoti sui suoi anni passati al servizio di Freezer era cosa più unica che rara. E adesso, lei, a distanza di quasi venticinque anni dalla sua morte, si ritrovava dispersa in una galassia remota dello spazio in compagnia del figlio di Radish e con ben poche informazioni al riguardo.
Si chiese per un istante chi potesse essere la madre del ragazzo davanti a lei... forse si era unito ad un’aliena proprio come aveva fatto suo padre una volta stabilitosi sulla Terra? E suo padre come poteva non saperne niente? Bardack doveva avere all’incirca l’età di Trunks e Radish era morto prima ancora che suo padre giungesse sulla Terra, com’era possibile allora che suo padre fosse all’oscuro dell’esistenza del ragazzo in piedi davanti a lei?
Continuò a crogiolarsi nelle sue elucubrazioni in silenzio, per svariati motivi, finché la voce del ragazzo non spezzò il silenzio riportandola alla realtà aliena in cui era piombata ormai da giorni.
“Adesso vai fuori da qui” le disse perentorio.
Che volesse chiudere il discorso era lampante, ma Bra non accennò a schiodarsi dal posto in cui si era fossilizzata. Continuò a scrutare attentamente il ragazzo davanti a lei, non capacitandosi del fatto che, in fin dei conti, non fosse altro che il nipote di Goku, il cugino di Goten e Gohan, il figlio di Radish, un Saiyan proprio come tutti loro.
Ed, improvvisamente, i suoi occhi lo videro sotto una luce diversa.
Stava impazzendo forse? Probabile.
“Sei sorda forse? Esci da qui” disse alzando la voce, ma Bra non si mosse ancora.
Con un passo ampio, il ragazzo si avvicinò pericolosamente a lei e, afferrandola malamente per un braccio, le strappò un gemito di dolore.
“Ti ho detto di uscire da qui” le intimò a pochi centimetri dal viso “non ho più voglia di torturarmi con la tua presenza, quindi vattene abbiamo già parlato abbastanza per i miei gusti” aggiunse a denti stretti.
La turchina continuò ad osservarlo in silenzio, non capacitandosi dei suoi sbalzi d’umore che facevano decisamente concorrenza ai suoi... e lei era conosciuta per essere lunatica.
Eppure aveva trovato qualcuno peggio di lei.
“Calmati scimmione, non fai altro che darmi ordini” rispose stizzita strattonando il braccio per liberarsi dalla presa del ragazzo, e ci riuscì. Abbandonò il braccio lungo il fianco, sostenendo lo sguardo scuro del Saiyan.
Avrebbe voluto fargli mille domande, ecco perchè non riusciva a schiodarsi dal suo posto, ma era abbastanza sveglia per capire che il Saiyan non avrebbe tollerato un suo interrogatorio. 
“Qui la gente mi porta rispetto e fa ciò che dico io” disse improvvisamente Bardack “perché tu non lo fai? Non mi temi forse?” le chiese avvicinandosi ulteriormente a lei, ma senza toccarla.
Silenzioso, rapido, letale, affascinante.
La mente di Bra elaborò rapidamente questi concetti trovandosi quasi inconsapevolmente ad attribuirli al ragazzo a pochi centimetri da lei.
Si, stava decisamente impazzendo.
Una scossa elettrica attraversò il suo corpo facendola sussultare, e si reseconto immediatamente di non essersela immaginata.
Bardack stava letteralmente emanando elettricità, a poco meno di un metro da lei.
Era nervoso, ed il suo nervosismo era palpabile nell’aria.
E la sua forza spirituale anche. 
La sua aura continuava ad oscillare impazzita, colta da improvvisa irritabilità. 
Cercò di trattenere un ghigno divertito per non fargli saltare definitivamente i nervi, ma il sangue ereditato da suo padre non le permise di trattenersi come si era ripromessa di fare vista la situazione di svantaggio in cui si trovava.
“Calmati, non serve scatenare una tempesta elettromagnetica” commentò stuzzicandolo “non capisco perché tu ti stia scaldando tanto…”
“Perché non sopporto chi non fa quello che dico”
“Siamo in due allora” rispose secca la ragazza incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo la guardò basito per un istante. 
“Sei dannatamente arrogante… cerca di essere più credibile ragazzina, perché solo vedendoti il Re di Kapthos non crederà mai che tu sia la Principessa dei Sayan” commentò stuzzicandola. Aveva intuito benissimo quanto le desse fastidio non essere considerata adatta per ricoprire la figura della Principessa dei Saiyan, ed in cuor suo sapeva essere vero, quindi colpiva sempre al suo punto debole. 
Era così dannatamente strategico.
Ma prevedibile. 
Per un attimo, un prurito invase i palmi della turchina e cercò invano di soffocarlo affondando le unghie nella carne delle sue mani. Il fastidio che provò sentendo quell’affermazione le causò un balzo allo stomaco, registrando all’istante l’insulto che le era stato rivolto.
“E perché no scusa?” sbottò irritata abboccando alla provocazione.
“Sei debole, non sai combattere e…”
“Chi te l’ha detto che non so combattere?”
“Gunder e Lyard ti hanno quasi massacrata sulla Terra” commentò con un ghigno il ragazzo.
Bra non ci vide più.
“E tu saresti forte? Non hai forse permesso che rapissero questa Kale a cui tieni tanto?” sbottò ad alta voce accecata dalla rabbia, ma si rese conto immediatamente di aver commesso un grande errore. Sciolse le braccia la petto e fissò attentamente il ragazzo davanti a lei, cercando di analizzare la sua espressione.
L’avrebbe uccisa, ne era certa.
“Come hai detto scusa?”
La voce del Saiyan la raggiunse come un sussurro, pronunciato su un soffio d’aria che raggiunge il suo orecchio velocemente e come una lama tagliente. Quel tono non prometteva niente di buono.
Bra deglutì cercando di mascherare la sua paura, ma non avrebbe ritirato ciò che aveva detto; dopotutto, lo pensava davvero.
“Io sarò anche debole, ma se fossi forte proteggerei le persone che amo anche a costo della vita” ripeté seria, senza la minima intenzione a dargliela vinta questa volta.
La frustrazione per il rapimento, il nervosismo per la sua situazione precaria con quegli alieni, i giorni passati lontana da casa… aveva soffocato tutto per giorni, ma adesso la bomba era esplosa, scagliando ogni pezzo in giro.
Non aveva mai avuto una elevata forza fisica, ma la sua lingua sapeva essere più tagliente di una lama e lei ne era consapevole. 
Non riusciva più a controllarsi.
“Vai tanto in giro elogiandoti e dicendo a tutti quanto tu sia forte, pretendi che tutti ti trattino con riverenza, come se fossi il loro comandante o generale o quello che accidenti sei per loro… ma alla fine, alla fine di tutto… la donna che ami non sei riuscito a tenertela stretta e questo dimostra a tutti la tua reale potenza” esplose quasi urlando.
Quando finì di parlare, prese finalmente aria, rendendosi conto di aver trattenuto il respiro per tutta la durata dello sfogo; poi, guardò lo sguardo torvo del ragazzo davanti a lei metabolizzando tutto ciò che era appena uscito dalla sua maledetta boccaccia ereditata da sua madre. Per un istante, pensò davvero che l’avrebbe fatta fuori in un attimo, ma con sua sorpresa il Saiyan rimase in silenzio guardandola come si guarda una preda prima di ucciderla.
L’ennesimo brivido percorse la sua schiena, donandole un senso di inquietudine ormai perenne, poi rimase in attesa della risposta del ragazzo che sapeva non avrebbe tardato ad arrivare.
“Ti ho osservata sai…” disse dopo innumerevoli minuti in silenzio “ti ho osservata prima di venire sulla Terra, ti abbiamo seguita per giorni, abbiamo studiato la tua patetica vita da viziata, il tuo mondo rosa sotto una campana di vetro in cui vivi…” aggiunse a bassa voce.
Un brivido percorse la schiena di Bra sentendo la voce del ragazzo farsi più bassa e più cupa, provando per la prima volta davanti a lui davvero paura. Improvvisamente, prima che se ne potesse rendere conto, una morsa dolorosa afferrò il suo collo stringendolo, mentre una mano bloccò la sua mascella tenendola stretta. Aprì la bocca cercando un po’ di ossigeno, ma uscì solo un gemito di dolore dalle sue labbra, poi si perse nel buio degli occhi a meno di dieci centimetri da lei.
“Tu non sai un cazzo di me, non devi permetterti di parlare mai più di me ne di nominare Kale” soffiò il ragazzo sulle sue labbra aumentando la presa sulla sua mascella “credi di essere superiore a me per quale motivo esattamente? Da quando ti abbiamo rapita non hai fatto altro che fare ciò che vuoi, muovendoti liberamente e parlando con chi vuoi, ma sappi che io ti ho osservata. Ogni singolo minuto, ogni momento in cui pensavi di farla franca io ti vedevo. Non puoi scappare, puoi solo piegarti e tacere” le intimò guardandola negli occhi e finalmente ghignò soddisfatto leggendo la vera paura nelle sue iridi azzurre. B
ra sentì distintamente i suoi occhi bruciare e la vista appannarsi, ma fece di tutto per trattenere le lacrime che minacciavano di scendere copiose dai suoi occhi, poi il ragazzo continuò affondando il coltello nella piaga.
“Fino ad ora ti abbiamo anche trattata fin troppo bene qui, ma aspetta di andare su Kapthos. Con questo bel visino e la tua scarsa forza fisica non potrai fare altro che la puttana” concluse ghignando ed aumentando la presa sulla mascella della turchina.
Bra strinse i denti, sentendo bene la rabbia montare dentro di lei.
Improvvisamente, alle ultime parole del ragazzo, una scarica elettrica attraversò il braccio della ragazza e liberandosi dalla sua presa gli tirò un sonoro ceffone che andò a segno, facendogli voltare la guancia dall’altra parte con violenza.
Bardack rimase girato per qualche istante sorpreso, mentre Bra continuava a guardarlo quasi incredula per ciò che aveva appena fatto, ma allo stesso tempo rabbiosa.
Nessuno le aveva mai detto cose del genere, nessuno poteva permettersi di dirle cose del genere.
Sentì gli occhi bruciare terribilmente e, quando il Saiyan si voltò verso di lei guardandola per la prima volta con interesse, una lacrima solitaria rigò il suo viso. Tuttavia, non abbassò lo sguardo, ma lo guardò con ancora più rabbia se possibile e strinse le labbra in una smorfia di nervoso.
Non gli avrebbe permesso di ledere la sua dignità.
“Prova a dire un’altra volta ciò che hai detto… e giuro che un ceffone sarà il minimo che avrai” gli intimò a denti stretti guardandolo in cagnesco. Bardack rimase in silenzio guardandola attentamente come si studia un nemico appena sopraggiunto in campo di battaglia.
Non si aspettava una simile reazione da parte sua, ne tanto meno che riuscisse a liberarsi dalla sua presa.
Aveva scaricato il suo ki improvvisamente, innalzandolo e liberando una forza tenuta nascosta. Che avesse una bella parlatina l'aveva capito fin dall'inizio, ma non si sarebbe aspettato di certo che riuscisse a liberarsi dalla sua presa.
Forse, si ritrovò a pensare, quella ragazzina aveva più fuoco dentro di quanto pensasse.
“Perché sei ancora qui?” le chiese atono, sfoggiando poi un ghigno sadico.
Non era abituato a perdere, ne in guerra ne tantomeno uno scontro verbale.
Bra lo fissò sconcertata, incredula e sul punto di esplodere un’altra volta ma, consapevole che non sarebbe stata graziata questa volta, decise di sfogare la sua rabbia sui palmi delle sue mani.
“Fottiti” sentenziò a denti stretti, prima di voltarsi ed uscire dalla stanza di fretta, lasciando solo e piacevolmente sorpreso il guerriero.

Pianeta Terra

Trunks e Goten sorvolavano la zona segnalata dal radar ormai da ore, ma stranamente quel giorno la geolocalizzazione della sfera che avrebbero dovuto trovare sembrava essere estremamente imprecisa.
Solo altre due sfere e avrebbero potuto invocare il Drago, potendo finalmente conoscere l’esatta posizione nello spazio di Bra.
Il lilla si voltò verso il suo migliore amico, scrutando attentamente il suo volto cupo e pensieroso.
Sapeva bene quando Goten tenesse a sua sorella e, nonostante ne lui ne Pan avessero mai capito cosa fosse successo tra quei due, da quando Bra era stata rapita il giovane Son sembrava fuori di sé. Decise di dover scoprire qualcosa...
“Mi chiedo ancora come abbiano fatto a decollare dalla Terra in così poco tempo, come abbiamo fatto a non arrivare in tempo per fermarli?” chiese ad alta voce, attirando l’attenzione di Goten.
Il moro lo guardò per un istante, riportando poi lo sguardo davanti a sé serio.
“Non faccio altro che pensare che, se non fosse stato per me, Bra sarebbe venuta con voi sui monti Paoz e non l’avrebbero rapita…” ammise sincero, esternando finalmente i suoi pensieri che lo torturavano da giorni.
Goten si sentiva in colpa, estremamente in colpa. Sapeva bene che la turchina non era andata con la sua famiglia per evitarlo, per non vederlo; e come biasimarla?  
“Si può sapere cos’è successo tra voi due?” chiese finalmente Trunks continuando a fissare l’amico, per niente intenzionato questa volta a lasciar cadere il discorso. Goten lo guardò per un istante, poi volse lo sguardo all'orizzonte. Non era certo di volerne parlare con Trunks; nonostante si dicessero tutto da quando erano nati, Bra era pur sempre la sorella minore del suo migliore amico e lui era stato uno stronzo con lei nonostante non fosse assolutamente sua intenzione. 
“Sono un coglione” affermò il moro continuando a guardare dritto davanti a sé, poi finalmente rivolse nuovamente lo sguardo verso il giovane Brief incrociando il suo sguardo cristallino ed estremamente corrucciato come quello del padre.
Rabbrividì per un attimo al pensiero che Vegeta venisse a sapere tutto, ma decise di proseguire.
“Qualche settimana fa, dopo la festa che avete dato alla Capsule Corporation per il compleanno di Crilin… ecco poco prima di andare via l’ho baciata” ammise analizzando attentamente la reazione dell’amico.
Trunks lo fissò confuso, bloccando improvvisamente la sua avanzata e restando sospeso nell’aria a vuoto.
“Tu cosa?!” sbottò sorpreso con occhi sbarrati.
Sua sorella aveva una cotta per il suo migliore amico da quando erano piccoli, ne era ben consapevole; ma mai avrebbe immaginato che Goten potesse farsela con sua sorella. L’idea del suo migliore amico e di sua sorella insieme lo disturbava parecchio, soprattutto conoscendo la lunga lista di conquiste nel passato di Goten ed il carattere orgoglioso e focoso di sua sorella che non era di certo una santa; una relazione tra quei due sarebbe stata semplicemente una bomba ad orologeria, decisamente destinata a non finire bene.  
Quei due si sarebbero strappati i capelli a vicenda probabilmente, o sua sorella avrebbe fatto fuori Goten prima di subito se mai si fossero messi insieme… in ogni caso non era quello il punto adesso.
“E quindi? Poi cos’è successo?” indagò fluttuando nell’aria fermo sul posto.
Goten deglutì, poi decise di proseguire con il racconto “il giorno dopo sono uscito con Valese… io non volevo tradirla Trunks, ma Valese è la mia ragazza! Ho sbagliato tutto, non dovevo baciare Bra prima di parlare con Valese… sai che per quanto sia coglione non sono uno stronzo, non avrei mai voluto tradire la mia ragazza, ma Bra…” si interruppe per un istante, abbassando lo sguardo preoccupato quando vide distintamente la rabbia negli occhi di Trunks; ma ormai era fatta, non poteva più tornare indietro.
“Bra è una bomba!” esclamò alzando la voce “è una calamita per me, lo sai, non sono riuscito a starle lontano…" ammise imbarazzato "il giorno dopo sono uscito con Valese e lei ci ha visti… era arrabbiatissima, ha quasi scatenato un terremoto e poi è scappata via prima che potessi spiegarle le cose come stavano” concluse riportando lo sguardo imbarazzato in quello azzurro del suo migliore amico.
Si sentiva già una merda per ciò che era successo, ed il fatto che la ragazza in questione fosse la piccola sorellina del suo migliore amico lo faceva sentire ancora peggio.
Il fatto che la ragazza in questione fosse Bra lo faceva sentire ancora peggio…
Prima che potesse aggiungere qualcos’altro, improvvisamente un colpo ben assestato sulla mascella lo sbalzò indietro, facendolo volare per una decina di metri nel vuoto.
Ripreso dalla sorpresa iniziale, riacquistò il controllo dei suoi movimenti e bloccò la caduta libera. Un dolore impressionate al volto lo costrinse a portarsi la mano sulla guancia, cercando di alleviare il dolore con un lieve massaggio sulla mascella.
Questa volta Trunks aveva picchiato duro.
Il lilla si materializzò a qualche metro di distanza da lui, ma Goten non si mise neanche in guardia, si limitò ad osservarlo in silenzio mentre si massaggiava la mascella.
“Me lo sono meritato” disse solamente “mi prenderei a pugni da solo”
“Prega che mio padre non lo venga mai a sapere” disse a denti stretti il lilla.
“Forse Vegeta farebbe bene ad uccidermi, se non fosse per me Bra sarebbe ancora qui” disse sconsolato riportando il braccio lungo i fianchi.
Vedendo l’amico così affranto, Trunks si avvicinò a lui e gli diede una pacca sulla spalla, scatenando la curiosità del giovane Son.
“Non sei arrabbiato con me?”
“Non è colpa tua, avrebbero trovato un’altra occasione per rapirla…” disse Trunks afflitto “ma ciò non toglie che ti vorrei prendere a pugni per esserti fatto mia sorella e per il casino che hai creato”
“Tu ti sei fatto mia nipote” ribatté Goten alzando gli occhi al cielo.
“Ma è diverso!” esclamò il lilla “io sto insieme a Pan, non le farei mai del male… tu Goten l’hai fatta soffrire”
“Non era mia intenzione Trunks, lo sai bene…”
“Questo lo so… adesso non perdiamo altro tempo, dobbiamo assolutamente trovare le ultime due sfere”
 
 Pianeta Darkans

Bra si torturava le dita nervosamente orai da ore, seduta sul letto nella stanza che le era stata assegnata, in attesa del suo destino incerto. Continuava a ripensare alla conversazione avuta poco prima con Bardack e ad osservare incessantemente il medaglione appeso al suo collo, analizzandolo e studiandolo in ogni suo minimo particolare.
Suo padre non le aveva mai parlato molto dei suoi genitori, non sapeva molto sul loro conto, se non il loro ruolo come regnanti sul pianeta Vegeta- Sei. Era affascinata ed incuriosita da quel gioiello che molto tempo prima era appartenuto al sovrano; avvertiva uno strano legame con quella collana ma non riusciva a capire la natura di questo filo che sembrava collegarla ad essa.
Sfiorò con le dita l’incisione in caratteri alieni sul retro.
Le sarebbe piaciuto sapere cosa c’era scritto…
Improvvisamente la porta si aprì attirando la sua attenzione e cogliendola di sorpresa; scattò in piedi svelta ed infilò frettolosamente il medaglione al collo facendo finta di non averci dato troppa importanza.
La figura di Alyne comparve sulla porta, richiudendola subito dopo dietro di sé.
Bra tirò un sospiro di sollievo “Alyne sei tu… pensavo fosse ancora quel Saiyan maleducato” commentò a denti stretti, am rassicurata dall'arrivo della ragazza. Colse un guizzo di sorpresa negli occhi dell’aliena, che poi si fissarono sulla sua figura.
C’era qualcosa di strano nel suo sguardo, ma Bra non riuscì a cogliere da cosa fosse dovuto.
“Se fossi in te farei attenzione a nominare con così tanta leggerezza il generale…” commentò l’aliena, decisamente più fredda rispetto al solito. Iniziò a trafficare con degli oggetti in un cassetto poco distante da lei e Bra la osservò attentamente, cercando di capire cosa stesse facendo.
“Che si arrabbiasse quello scimmione troglodita, non è un mio problema” rispose stizzita incrociando le braccia al petto.
Non sopportava quell’aria di riverenza che tutti sembravano avere nei confronti di quel ragazzo decisamente insopportabile. I Saiyan erano conosciuti per non essere molto affabili, suo padre stesso era tendenzialmente di poche parole e scontroso, ma nessuno dei suoi amici sulla Terra aveva mai mostrato un atteggiamento così sgarbato nei suoi confronti.
“Invece lo è…” disse l’aliena continuando a trabattare con qualcosa nei cassetti, senza guardarla “se il generale si arrabbiasse ti assicuro che non ti farebbe piacere… non è conosciuto per i suoi modi delicati di risolvere le cose, e non si farebbe alcun problema a spezzarti qualche arto come punizione” concluse seria.
Bra la squadrò curiosa.
“Sembra che tu ne sappia qualcosa…” disse sciogliendo le braccia e riportandole lungo i fianchi “lo conosci bene?” indagò curiosa.
“Conosco Bardack da quando era un bambino, l’ho visto crescere ed io sono cresciuta con lui sul pianeta Minkols”
“Minkols…” ripeté sempre più incuriosita la turchina “allora è da lì che provieni… e dove si trova? In quale galassia?”
“Adesso non è il momento di parlare di questo… sono venuta per avvisarti che tra poco partirai con il generale per il pianeta Kapthos”
Bra accusò il colpo restando in silenzio, riflettendo sulle parole dell’aliena davanti a lei.
Tra poco sarebbe stata abbandonata su un pianeta sperduto senza nessuno, usata come merce di scambio per ricatti alieni; i giorni erano passati, e nessuno era venuto a prenderla. Nessuno si era fatto vivo,e la speranza iniziale di veder arrivare suo padre a salvarla era diventata sempre più offuscata e confusa.
Sospirò lasciandosi cadere sul letto.
Se fino a poco prima era certa che sarebbe fuggita, adesso la sua idea stava diventando solo speranza…
Una speranza fin troppo remota.
“Addio Principessa dei Saiyan… non penso ci rivedremo mai più” disse l’aliena finalmente guardandola.
Bra scorse ancora una volta una sfumatura strana nello sguardo della ragazza, ma non se la sentì di indagare. 
Era stanca, stanca di tutto. 
“Voglio tornare a casa” disse seria guardandola negli occhi, e l’aliena la guardò priva di espressione.
“Non penso vedrai più la Terra”
“Non penso vedrai più la Terra”
La voce di Alyne continuò per qualche istante a rimbombare nella sua testa ed i suoi occhi scesero automaticamente ad osservare la gonna ampia del vestito che le avevano fatto indossare.
Il corpetto pieno di lustrini argentati e la gonna in tulle bianco la fasciavano perfettamente, ricordando tristemente e vagamente un vestito nuziale.
Senza aggiungere altro, Alyne uscì dalla stanza chiudendo la porta alle spalle e senza udire un sussurro della turchina lanciato nell’aria a bassa voce.
“Io non ne sarei così sicura…”
 

Le sbarre davanti ai suoi occhi si aprirono, rivelando la figura di Bardack in tutto il suo fascino guerriero.
I suoi occhi cerulei notarono immediatamente l’armatura diversa da quella che gli aveva sempre visto indossare; sembrava essere nuova, quasi più elegante e regale rispetto a quella che aveva potuto vedergli addosso durante i giorni precedenti su Darkans. L’armatura gli fasciava perfettamente il corpo, lasciando scoperti alcuni tatuaggi che aveva già notato sulla pelle del suo aguzzino qualche ora prima.
Lo guardò rancorosa, sbuffando e pronta all'ennesimo duello.
“Siamo arrivati, stiamo per atterrare su Kapthos” annunciò il ragazzo entrando dentro la cella.
Bra si alzò in piedi, lisciando con le mani le pieghe sulla gonna del suo vestito.
“Non serviva chiudermi in una cella per il viaggio… almeno gli ultimi istanti della mia libertà avreste potuto farmeli passare senza vedere solo delle sbarre davanti ai miei occhi” commentò stizzita alzando lo sguardo su di lui.
Bardack la osservò cupo per un istante poi, senza che se ne rendesse conto, annullò la distanza tra di loro fermandosi a pochi centimetri da lei e sovrastandola con la sua altezza e la possenza del suo corpo.
L’istinto di Bra la fece arretrare con un passo indietro, ma non trovò via di scampo dietro di lei.
I suoi occhi neri scrutarono a lungo lo sguardo cristallino della ragazza che, nonostante avesse deglutito timorosa quando si era resa conto di quella ravvicinata distanza improvvisamente, aveva mascherato molto bene la sua incertezza e la sua paura, suscitando una fastidiosa scarica elettrica nei muscoli del guerriero. Si osservarono silenziosi, poi, senza alcun motivo le labbra del Saiyan si incurvarono in un ghigno che non aveva niente a che vedere con un sorriso.
“Hai detto addio alla tua libertà da quando hai staccato i tuoi piedi dal suolo terrestre” le rispose di rimando ghignando e godendosi il volto livido di rabbia della turchina davanti a lui.
Bra d’istinto strinse i pugni per non reagire alla provocazione ed alla rabbia che montava dentro di lei come un cavallo impazzito. Se fosse stata certa di fargli davvero del male, lo avrebbe sicuramente preso a pugni senza alcuna pietà. Per ore. Incessantemente.
“Vai a farti fottere” disse a denti stretti guardandolo con disprezzo.
Il ragazzo ridacchiò divertito ed una sua mano volò a sistemarle un ciuffo di capelli azzurri sfuggito dall’acconciatura impeccabile. La ragazza si irrigidì non appena avvertì il suo tocco bollente sulla sua pelle rinfrescata dall’aria condizionata, ma continuò a guardarlo con rancore senza mostrare le sue emozioni.
Lo odiava, lo odiava con tutta sé stessa e pregò Dende di darle un briciolo della forza di suo padre o di Trunks per potergliela far pagare amaramente.
Non aveva mezzi per combatterlo, se non la sua lingua.
“Datti una regolata ragazzina, questo non è il linguaggio consono ad una Principessa” la prese in giro sistemandole il ciuffo ribelle dietro l’orecchio, con una delicatezza quasi fastidiosa e decisamente falsa.
Il suo punto debole, di nuovo. 
“Potrei sfoderarlo davanti al sovrano di Kapthos, magari ci ripenserebbe e si renderebbe conto che non sono chi cerca” rispose con aria di sfida sostenendo il suo sguardo.
“Provaci e non arriverai a vedere l’alba di domani ragazzina… anche se non sono comunque certo ci arriverai” ridacchiò tranquillo senza staccare la mano dai suoi capelli.
Bra stava per rispondere ma, improvvisamente, degli scossoni della navicella le fecero perdere l’equilibrio sbalzandola contro la parete metallica. La sua schiena nuda impatto violentemente contro il muro, strappandole un gemito di dolore. Senza che se ne rendesse conto, venne travolta dal corpo del Saiyan che invano cercava di tenersi in equilibrio, senza alcun risultato. Tutto intorno a loro tremava impazzito, ed il suo sguardo volò svelto fuori dall’oblò della navicella per capire cosa stesse succedendo.
I suoi occhi catturarono delle scie luminose che non riuscì a catalogare come un fenomeno da lei conosciuto, quindi cercò invano un appiglio intorno a lei ma senza successo.
Uno scossone più forte degli altri la fece impattare nuovamente contro il muro e facendole perdere definitivamente il controllo sulle sue gambe già instabili ma, prima che cadesse per terra, una presa salda intorno alla sua vita la trattenne evitandole una caduta rovinosa.
Chiuse gli occhi spaventata, che fossero incappati in una sorta di tempesta elettromagnetica?
Non era certa dei limiti di quella navicella aliena; dopotutto, lei conosceva solo la meccanica delle capusle costruite da sua madre e da suo nonno. Non aveva la minima idea di quanto potesse essere affidabile la tecnologia di quegli alieni, ma pregò con tutta sé stessa di non morire lì, in quel punto sperduto dell’universo, ormai vicini al pianeta Kapthos. Avrebbe quasi preferito finire nelle mani di quel popolo sconosciuto a cui volevano affidarla, piuttosto che morire in quel momento.
Poi, improvvisamente, così come erano iniziate, le scosse ed il rombo fuori dalla navicella cessarono, lasciando spazio ad un silenzio surreale nella cella.
Restò con gli occhi chiusi ancora qualche istante, cercando di regolarizzare il respiro tachipnoico.
Non era mai stata amante dei viaggi nello spazio, proprio per questo le numerose volte che sua madre glielo aveva proposto per poterle mostrare sul campo ciò che apprendeva solo dai libri, lei aveva declinato inventando cose da fare ed impegni inesistenti.
Forse, si ritrovò a pensare, avrebbe fatto bene ad accettare.
Alla fine, constatando la fermezza del pavimento sotto ai suoi piedi, decise di aprire gli occhi.
L’imbarazzo prese subito il sopravvento sulla paura nel momento in cui si rese conto che, nella confusione di quelle turbolenze generate da chi sa che cosa, Bardack aveva perso l’equilibrio proprio come lei, finendo per schiacciarla tra il suo corpo massiccio e caldo e la parete metallica della capsula sulla quale stavano viaggiando. Il suo braccio muscoloso e solido intorno alla sua vita la stava sostenendo da ormai innumerevoli minuti ed i suoi occhi neri illeggibili erano puntati nei suoi. Poté sentire distintamente i muscoli ben definiti del ragazzo aderire perfettamente alle sue forme, e per un attimo provò l'impulso di aderire meglio al suo corpo caldo. 
Avvertì un calore conosciuto invadere le sue guance non appena questo pensiero invase la sua mente, e pregò mentalmente che il Saiyan non se ne accorgesse. Il suo fiato caldo soffiava regolare sulle sue labbra nonostante la differenza di altezza, e Bra si chiese come facesse ad essere così tranquillo dopo un evento del genere.
La sua presa salda ma delicata intorno alla sua vita non accennò ad allentarsi, ne tanto meno a lasciarla libera, tuttavia si ritrovò a pensare che, a differenza delle altre volte che l’aveva toccata, quella era la prima volta che non le procurava alcun dolore, risultando quasi piacevole e rassicurante la sua stretta. Come poteva l'Universo aver unito un corpo così bello ed affascinante da poter appartenere al Dio della guerra, ad una personalità altrettanto arrogante e presuntuosa? 
Sbatté le palpebre un paio di volte nel momento in cui si rese conto dei suoi pensieri assurdi, come per scacciare via l’idea che le era balzata nella testa solo per un millesimo di secondo. Probabilmente doveva aver sbattuto la testa. 
“Co… cosa… cos’è stato?” balbettò sotto voce, constatando quanto la sua voce fosse roca sotto e incerta.
“Tempesta elettromagnetica… il pianeta Kapthos è protetto da una atmosfera magnetica, è difficile attraversarla, ma una volta passata non ci sono più problemi… è un pianeta molto ospitale per chi lo conosce bene” le spiegò senza allontanarsi di un centimetro da lei.
“Ah…” disse ancora intontita.
Quella era forse la prima volta che le spiegava qualcosa senza il timbro alterato nella sua voce.
Si rese improvvisamente conto di avere anche le mani attaccate alle sue spalle, probabilmente aveva cercato appiglio su di lui durante le turbolenze. Un brivido percorse la sua schiena, arrivando fino al basso ventre sentendo i suoi muscoli perfettamente tesi e tonici sul suo corpo. Mollò subito la presa come se si fosse scottata con il fuoco, allontanando le sue mani dalla pelle calda del ragazzo. Guardò in giro imbarazzata ma, quando tornò a guardarlo, incontrò nuovamente i suoi occhi neri.
Non sembrava per niente intenzionato a spostare il suo sguardo, era totalmente catturato da lei.
Il profumo dolce di Bra invase le narici del Saiyan, innescando una strana sensazione all’altezza del suo stomaco.
Per quanto si sforzasse, non riusciva a staccare il suo braccio dalla sottile ed insulsa vita di quella ragazzina che aveva tra le mani. I suoi occhi azzurri gli ricordavano quella distesa immensa di acqua che aveva visto sulla Terra, quell’insignificante pianeta disperso nella via Lattea su cui aveva deciso di mettere radici il loro Principe anni prima; eppure, proprio come i luoghi sorvolati su quel sassolino minuscolo, degli occhi come quelli della ragazza poté giurare di non averli mai visti da nessuna parte.
In nessuna galassia, in nessun universo.
Una strana vibrazione attraversò tutto il suo corpo, e l’impulso di annullare la distanza tra loro per assaggiare quelle labbra rosee che non facevano altro che insultarlo lo invase facendolo sprofondare in uno stato emotivo mai provato prima, complici forse le forme abbondanti della ragazza compresse sul suo torace. Sentì distintamente un calore strano invadere il suo volto quando lo sguardo della ragazza continuò a sostenere il suo, come nessuno aveva mai fatto prima.
Era la prima volta che si sentiva attratto da una donna da quando aveva iniziato a fare sul serio con Kale, probabilmente complice la sua lunga astinenza durante il periodo di assenza della sua compagna.
Improvvisamente, il suono del metallo piegato sotto la forza della sua mano appoggiata sulla parete lo destò riportandolo alla realtà repentinamente. Con uno scattò mollò la presa sulla ragazza e si allontanò da lei ristabilendo le distanze totalmente confuso.
Cosa gli prendeva?
Da quando delle forme al punto giusto gli facevano quell’effetto?
“Do… dobbiamo andare, tra cinque minuti ti voglio nella sala comandi” disse incerto cercando di mascherare la sua confusione interiore.
Bra lo guardò vuota, come se le avessero appena fatto qualche oppioide in vena.
Il ragazzo non aggiunse niente, né si assicurò che avesse capito, ma si defilò velocemente uscendo dalla cella e cercando di mettere più metri possibili tra di loro.

Ciao a tutti! 
Sono finalmente riuscita ad aggiornare con il settimo capitolo, decisamente intenso e carico dal punto di vista emotivo eh? Che ne pensate? Ve l'aspettavate questa scintilla tra la nostra Bra ed il giovane Saiyan? ;)
Ci tengo a precisare ed a ribadire che, per questioni di trama, le età dei personaggi non rispettano le differenze di età reali dell'anime. Bra quindi non ha molta differenza di età con Bardack, che ha all'incirca 25 anni. 
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, che fa sempre mooolto piacere, e grazie infinite a chi ha commentato i precedenti capitoli.


 
  
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