Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Ricorda la storia  |      
Autore: Picci_picci    17/08/2020    3 recensioni
Quale miglior occasione del galà della maison Agreste per mostrare al mondo intero che Marinette e Adrien sono una coppia? Nessuno. Eppure la nostra Ladybug la pensa diversamente, in preda all'ansia e ad una crisi nervosa inizia a pensare ai peggiori film mentali che potrebbero essere candidati agli Oscar. Menomale c'è il nostro Chat Noir che sarà la sua roccia e la sua dannazione in questo galà.
-------
Una one-shot che si collega alla mia precedente storia "Loop", un piccolo spaccato di come è diventata la vita dei nostri protagonisti, ma che può essere letta separatamente.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Rivelazioni di vita'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Io muoio prima, Tikki.”

La sua protetta era decisamente catastrofica, Tikki lo aveva capito dal primo momento che l’aveva vista.

“Marinette, calmati”, grazie a lei, Tikki era sicura che le avrebbero donato una laurea ad honorem in psicologia...sempre se una laurea si potesse dare ad un kwami.

“Stai esagerando.”

“Io non sto esagerando. Sei tu che la prendi troppo sottogamba. Siamo davanti ad un problema enorme. Gigante. Cataclismatico”, disse la sua padrona enfatizzando il concetto allargando le braccia.

“Essere la fidanzata di Adrien ti sta influenzando molto. Devo ancora capire se positivamente o negativamente.”

Marinette assunse la sua solita espressione quando si sentiva tirata in causa insieme alle parole 'fidanzata' e 'Adrien': trasognata. Si riprese però velocemente, scuotendo la testa. Era fiera di se stessa, Marinette, si  stava piano piano abituando ad essere la fidanzata di niente meno che Adrien Agreste e andava sempre meno in panne con lui: riusciva a scherzare e a baciarlo senza imbarazzarsi. Tranne per le allusioni al sesso, quello proprio non ce la faceva.

“Mi sta influenzando negativamente, decisamente.”

Il suo telefono squillò, distogliendo la sua attenzione dall’abito sul manichino.

“Parli del diavolo”, disse Marinette dopo aver visto nome di Adrien lampeggiare a caratteri cubitali sul suo telefono.

“Spuntano le corna”, concluse Tikki per lei.

Prese la kwami della creazione fra le mani, si sdraiò sulla chaise-lounge e rispose.

“Buonasera, mia amata”

“Adrien”, rispose lei con voce leggermente sognante e le guance arrossate.

“Cosa facevi, ma belle?”

“Forse è meglio chiedere cosa diceva”, rispose Tikki con voce squillante.

“Oh, ora sono curioso”, rispose esaltato Adrien.

“Ti pareva. Ti basta veramente poco”, commentò Plagg dall’altra parte del telefono.

“My lady?”

Marinette sbuffò.

“Va bene, dal tuo sbuffo deduco che questa cosa riguardava me e, scommetto, che adesso sei imbarazzata e non sai cosa dire. Probabilmente inizierai a balbettare cose senza senso.”

“Co-come lo sai?”, chiese Marinette guardandosi intorno, convinta che la stesse spiando.

“Ti conosco.”

“No, sei uno stalker, è diverso”, disse Plagg con uno sbuffo.

Lei sospirò e affondò la testa nel cuscino.

“Qualche problema?”, si sentì chiedere.

“No, è solo nervosa”, rispose Tikki.

“Io non sono nervosa, sono in ansia. Morirò d’ansia. Celebrerete il mio funerale, tu rimarrai single, ma mi dimenticherai e ti fidanzerai con una modella famosa e vivrete felici e contenti.”

Rimase il silenzio dall’altra parte della cornetta per qualche secondo, poi Adrien scoppiò a ridere, “scusa, ma come siamo arrivati da un po’ di nervosismo alla tua morte e al mio fidanzamento con una modella?”

Marinette strinse forte il telefono, “tutto è possibile nella mia testa.”

“My lady”, chiese Adrien con una voce sommessa che Marinette trovava veramente troppo sexy.

“Sì?”

“Cosa ti preoccupa?”

Sospirò, “il galà della maison Agreste.”

“Quell’inutile serata?”

“Adrienn!! Sarà inutile per te. Sono riuniti i più grandi stilisti di fama mondiale e io sarò là. Sarò in mezzo a quei geni come la pupilla di monsieur Agreste!”

“Pensavo che ci eri già passata con la settimana della moda. Marinette se sei lì, in mezzo quei geni, è perché te lo meriti e hai già dato sfoggio della tua personalità e della tua creatività a tutti loro, sempre durante la sfilata di due mesi fa.”

Rimasero in silenzio per qualche secondo.

“Ti ho calmata, insettina?”

“No.”

Si era proprio scelto una donna difficile. “Marinette, cos’altro ti turba?”

Lei rimase in silenzio. Glielo poteva dire al suo gattino che era spaventata perché in quell’evento avrebbero mostrato al mondo intero che erano fidanzati ed aveva paura che non la ritenessero all’altezza della perfezione di Adrien? O peggio ancora, una raccomandata? Avrebbe fatto la figura della sciocca?

“Vedi… Come posso dirlo?”

“Con le parole”, rispose prontamente Adrien.

“Plagg”, si lamentò Marinette.

“Ci penso io”, intervenne il kwami chiamato in questione, “ehi, moccioso, ma sei deficiente? Questa tra poco ha un crollo nervoso e gli rispondi così?”

Si sentirono per un po’ dei borbotti, poi la parola tornò a Plagg, “può bastare o lo devo insultare dell’altro?”

“Tanto mi insulti anche se non ti viene richiesto”, disse Adrien esasperato.

“Fidati, la cosa è reciproca, moccioso.”

“Va bene così, ti ringrazio Plagg”, rispose Marinette prima che iniziasse un nuovo battibecco.

“Sempre al tuo servizio, madame.”

Marinette si girò verso Tikki, “ho un deja-vu. Questo comportamento mi ricorda un gatto nero di mia conoscenza.”

Tikki rise e si appoggiò alla spalla della sua protetta.

“Ti ricordo che il bellissimo, e vorrei sottolineare bellissimo, gatto nero di tua conoscenza è qui che ti sta ascoltando e sta ancora pazientemente aspettando che la sua lady gli dica cosa la preoccupa… quindi dimmi: cosa ti sta passando per la tua bella testolina?”

“Se non mi ritenessero all’altezza?”, domandò la ragazza tutto d’un fiato.

“All’altezza di cosa?”

“Semmai di chi”, rispose lei con un filo di voce.

Fu a quel punto che Adrien comprese e il sorriso giocoso sparì dal suo viso.

“Non lo dire nemmeno per scherzo, Marinette. Sei fantastica, sei unica, speciale e mia. Chiunque pensi diversamente se la vedrà con me, ma tu non devi più pensare queste cose. Mai più.”

Marinette rimase in silenzio con un sorriso sulle labbra e annuì, anche se lui non poteva vederla.

“Plagg ha ragione sai?”

“Ti prego non voglio più sentire questa frase in vita mia.”

Dall’altro capo del telefono si sentì un tonfo e immediatamente dopo la voce di Plagg, “Zitto ragazzino. Io ho sempre ragione, ma in questo caso su cosa ho ragione, di grazia?”

“Sul fatto che Adrien sia un gatto possessivo e geloso.”

“Questo ormai lo sa mezza Parigi”, commentò Plagg.

Sentì uno sbuffo dall’altra parte del telefono e Marinette immaginò che Adrien stesse alzando gli occhi al cielo.

“Piuttosto che ne dici di venire qua a casa, nel mio appartamento, così che il tuo fantastico fidanzato ti faccia passare tutte le tue preoccupazioni?”

“Adrieenn!”

“Che ho detto stavolta? Mio amore, sei tu hai pensato male.”

Marinette diventò completamente rossa e perse la facoltà di parola.

“Mari, ci sei ancora?”

“Sì, sì, ecco...cioè, ma è imparabile perchè non potremmo stirare fuori.”

“Okay, provo a tradurre. Hai detto che è impossibile venire qui perché non potremmo stare fuori, giusto?”

“Sii”, disse lei trascinando la ‘i’.

“Ma noi non staremo fuori, staremo qua a casa mia, nel mio letto..”

“Adrieenn!”

Lui in risposta scoppiò a ridere. “Ti diverti proprio a mettermi in imbarazzo, eh?”, chiese lei.

“Non sai quanto, ma belle.”

“E comunque, tuo padre è stato chiaro: niente incontri la sera prima del galà, dobbiamo riposarci.”

“Ma io con te mi riposo favolosamente. Certo, dopo un po’ di ginnastica.”

“Adrieenn!”

“Ho capito”, rispose lui ridendo, “ci vediamo domani e rilassati, sei fantastica.”

“mh mh”

“Buonanotte, mia signora.”

“Buonanotte, mon minou.”

 

***

Da quando si era alzata, Marinette era stata in ansia. Era stata in ansia mentre era giù in pasticceria ad aiutare i suoi. Era stata in ansia mentre il parrucchiere le faceva i capelli. Ed era stata in ansia mentre si stava truccando. E ora, undici ore e quindici minuti dopo, stava rimirando il suo riflesso nello specchio. L’abito realizzato dalla maison Agreste era rosso, come aveva imposto Adrien, e composto in un top con il colletto alla coreana e decorato sul lato destro da una fila di piccoli bottoncini neri, e una gonna con uno spacco laterale che le fasciava la vita e i fianchi per poi scendere morbida fino ai piedi. Dopo molto tempo, i suoi capelli erano  tornati legati in un'acconciatura decorata con antichi fermagli cinesi donategli da sua madre. Il trucco era perfetto, i capelli erano perfetti, l’abito era perfetto, persino le scarpe col tacco nere erano perfette, ma lei era un disastro. Con un’ansia al di fuori del comune e il tremore alle mani, nessuno avrebbe mai potuto dire che lei era la Ladybug che salvava Parigi. 

“Tikki, non ce la faccio.”

“Ce la farai, Marinette. Fai un respiro e affrontali a testa alta. Io sarò sempre al tuo fianco, dentro la tua borsetta.”

Marinette annuì, “va bene.”

Prese la pochette e inserì qualche spuntino per Tikki e Plagg.

“Sono Ladybug. Ce la puoi fare, Marinette. Ce la posso fare.”, sussurrò a se stessa.

***

“Tom, veramente, si è superato con questi macarons!”, esclamò Adrien dopo il quinto dolcetto.

“Adrien, attento a non sporcarti il vestito”, lo ammonì suo padre.

Erano tutti là, allegramente riuniti nella pasticceria dei Dupain-Chen, ad aspettare l’arrivo di Marinette e dirigersi assieme al galà.

“Forse l’avrò già detto, ma Adrien sei una visione vestito così”, esclamò Sabine toccandogli la spalla.

“Così mi fai arrossire, Sabine.”

“Se ci riesce, diventerò il padre più felice sulla terra.”

“Su, Gabriel”, rispose Sabine esplodendo in una risata così famigliare a quella della figlia.

“Sono tornato”, disse Tom, uscendo dal retro bottega con un vassoio in mano, “Adrien prova queste, sono delle nuove brioches ai frutti di bosco.”

Adrien, che già si stava sfregando le mani pensando a quali meraviglie avrebbe mangiato, si fermò al suono di una voce.

“Papà se gli darai altri dolci, potremmo dire addio alla sua carriera da modello.”

Perfetta. Una visione. Un sogno ad occhi aperti. Un angelo sceso dal cielo e vestito di rosso. La sua lady.

“Finalmento qualcuno che lo capisce”, disse Gabriel squadrando la ragazza, “Marinette, ti faccio i miei complimenti, sei bellissima.”

“Grazie”, disse lei arrossendo. Girò poi la testa verso Adrien, pronta a sentire qualche suo solito commento, ma rimase a bocca aperta senza proferire parola.

“Chaton, che succede? Il gatto ti ha mangiato la lingua?”

“Mi farai sfigurare, my lady”, disse lui sottovoce, “sei bellissima”, continuò poi facendole un baciamano.

Lei gli sorrise e lo prese per mano.

“Bene, direi che possiamo andare”, disse Gabriel attirando l'attenzione su di sé.

“Oh, prima che andiate, posso?”, chiese Sabine mostrando la macchina fotografica.

“Mamma..”

“Certo che può”, rispose Adrien, prendendo Marinette per la vita, “sorridi, mon amour.”

Marinette alzò gli occhi al cielo, ma fece come le era stato chiesto.

Dopo i saluti e altri dolci offerti ad Adrien, i tre lasciarono la pasticceria, dirigendosi in macchina.

“Marinette, la sala e le decorazioni sono pronte?”, chiese Gabriel una volta in strada sulla vettura.

“Certamente. Prima di scendere ho chiamato Natalie e mi ha confermato che è tutto sistemato correttamente.”

“Perfetto.”

“Dimmi papà: dove trovi un’altra stagista così brava?”

“E tu dove la trovi un’altra che ti sopporta?”, disse in risposta Plagg.

“Ti stupirei.”

“Zittitevi o giuro che torno ad akumizzare Parigi.”

“Papà, la tua è proprio una fissa. Abbiamo affrontato questo discorso un sacco di volte: non va bene, non si fa”, rispose il figlio giocoso.

Ad interrompere il discorso fu Marinette chiedendo a Plagg e Nooro se avrebbero voluto stare insieme a Tikki nella sua borsetta.

“Per sopportare meno questo moccioso? Certo!”, e senza aspettare si tuffò dentro la pochette.

“Se per Gabriel va bene, andrei anch’io.”

“Certo, Nooro, vai pure”, e anche il kwami della farfalla raggiunse i suoi coetanei.

Rimasero in silenzio per il resto del tragitto con Marinette che stringeva spasmodicamente la mano di Adrien.

“Siamo arrivati.”

Scesero dalla macchina e una serie di flash gli investì in pieno.

“Rilassati”, le disse Adrien all’orecchio, conducendola con una mano sulla schiena verso l’entrata.

Continuarono a camminare davanti a sé e, poco prima di entrare nella sala, Adrien la prese per i fianchi facendo toccare le loro fronti.

“Ricordati chi sei.”

“Un disastro ambulante?”

“La mia vita. L’amore della mia vita. Non scordarlo mai”, disse guardandola con i suoi profondi occhi verdi. “E poi sei Ladybug, hai salvato Parigi un sacco di volte. Questa dovrebbe essere una bazzecola di fronte ai cattivi creati da mio padre”, aggiunse stringendole la mano.

Lei annuì, lo prese sottobraccio e dopo aver messo su un sorriso di circostanza, entrarono.

Gabriel gli avevi preceduti attirando l’attenzione della sala su di sé, ma di fronte ai nuovi piccioncini, tutti spostarono gli occhi su di loro.

“Papà”, disse Adrien andando a passo sicuro verso il padre e un'altra signora un po' in su con l'età, trascinando con sé Marinette.

“Elinor”, disse Gabriel posando il bicchiere vuoto sul vassoio di un cameriere che passava lì vicino, “se permette vorrei presentarle quella che spero sarà la mia futura nuora: Marinette Dupain-Chen. Mio figlio lo conosce di già.”

Non ci poteva fare nulla, era arrossita. Futura nuora? Lei sposata con Adrien? Un sogno, un sogno che poteva diventare realtà. Marinette, ripigliati!

“Certo che conosco, Adrien. Ti sei fatto un bel ragazzo”, disse quella che si presupposse fosse Elinor. La donna indossava un fantastico abito rosso scuro che le arrivava fino ai piedi, stretto e con le maniche lunghe che rendeva la sua figura austera. A sottolineare ciò, i capelli grigi erano tirati in una stretta acconciatura. E anche se poteva sembrare Gabriel Agreste 2.0, la donna emanava allegria grazie ad un’enorme collana di pietre preziose e piume colorate. Certo, aiutava anche il rossetto arancione fluo, abbinato allo smalto.

“Ho sentito molto parlare di te, Marinette Dupain-Chen. Sei l’unica stagista che Gabriel abbia assunto, devi avere molto talento.”

“Oh, lo ha, Elinor”, rispose fiero Adrien.

“Ci credo, per averti fatto innamorare in questo modo”, disse lei ridendo, “si vede che vi amate. Mi ricordate molto io e il mio George.”

Marinette sorrise imbarazzata, mentre Elinor continuava a studiarla, “per caso, sei la ragazza che ha rovesciato il bicchiera d’acqua addosso Giorgio Armani?”

A Marinette si fermò la respirazione. Era successo mesi fa! Glielo avrebbero ricordato per tutta la vita?!

“Se lo ricorda ancora?”

“Difficile dimenticare una scena come quella.”

“Dio, che imbarazzo”,esclamò lei portandosi le mani al volto.

“Non dire così, mi hai rallegrato la serata quella volta.”

“Grazie, penso”, rispose lei ancora rossa in viso.

Elinor le si avvicinò e le prese le mani, “non mostrarti imbarazzata in questo mondo o ti mangeranno, anche se hai le spalle parecchio coperte”, disse lanciando un’occhiata a monsieur Agreste, “sei una bella ragazza e anche molto talentuosa a quanto ho visto, va a giro a testa alta.”

La guardò negli occhi, occhi che sembravano aver vissuto più di una vita, e le strinse le mani un po’ più forte.

“Oh, Michelle”, gridò poi improvvisamente e lasciandola da sola.

“Non ho capito cosa è successo”, commentò Marinette avvicinandosi ad Adrien.

“Bè, è successo che hai appena parlato con la direttrice della Fashion Week di Parigi."

“Stai scherzando.”

“No, sono serio, my lady”, disse lui con un sorriso.

“Non capisco perché quando sono in ansia o il mondo mi crolla addosso, tu ridi. Davvero non lo capisco, è da sociopatici. Perché non mi hai detto che parlavo con la direttrice della settimana della moda? Come minimo mi ha presa per pazza.”

“Perché ti saresti agitata e non avresti detto una parola, sai ci sono già passato in prima persona e volevo evitare di tradurre i tuoi balbettii.”

“Adrieenn.”

“A proposito, hai preso una brutta tendenza ad urlare così il mio nome quando faccio o dico qualcosa un po’ più...come dire..”

“Da Chat Noir?”, suggerì lei.

“Sì, esatto.”

La prese per la vita e la portò verso il bar, “e comunque non devi preoccuparti, da quello che ho visto sei piaciuta ad Elinor.”

"Se lo dici tu."

“A chi potresti non piacere?”, chiese  poi di rimando lasciandole un bacio sul naso.

“Smielati”, si sentì dalla borsa di Marinette.

“Bene, dovevamo avere anche i commenti di Plagg come sottofondo per la serata.”

“Finitela”, disse Marinette prima che i due iniziassero a battibeccare come loro solito, “o mi prenderanno seriamente per pazza, se vado a giro con una borsa parlante.”

“Sì, ma la pazza più bella che ci sia.”

Lei rise, ma il sorriso le morì sul volto a vedere chi stava entrando, “a proposito di pazze.”

Chloè stava attraversando la porta in tutto il suo glorioso ego.

“Cosa si è messa? Sembra una meringa celeste che cammina.”

Adrien scoppiò in una risata, “non essere cattiva, my lady.”

“Ma se hai riso.”

“Questo è perché sto notando che stai apprendendo la mia ironia.”

“Il che è molto negativo.”

Lui scosse la testa e la prese per mano, “forza andiamo a salutarla. E cerca di essere gentile.”

Lei in tutta risposta lo guardò male, ma Adrien aveva lo sguardo di chi non avrebbe cambiato idea.

“Bene, ma se devo essere gentile con lei, devo prima bere qualcosa di forte.”

“Come la mia lady comanda.”

***

“È andata bene, no?”, chiese Adrien mentre Marinette appena entrata nel suo appartamento, seduta sul divano, si stava togliendo le scarpe alte.

“Credo di sì. Togliendo il fatto che mi sono scontrata con Valentino e che sono quasi saltata addosso a Chloe.”

“A proposito, ho apprezzato il tuo calma.”

Raggiunse la sua lady sul divano e la fece appoggiare sul suo petto, lasciandole un bacio sui capelli.

“Resti qui?”

“Vorrei. Ma se non torno a casa, i miei si preoccuperanno.”

“Non se gli dici che sei con me.”

“Secondo me, invece, è proprio per questo.”

“Vogliamo scommettere?”, chiese prendendo il telefono di Marinette e avviando la chiamata.

“Pronto?”, rispose una Sabine assonnata.

“Buonasera Sabine e scusi l’ora, sono Adrien. La festa è finita e l’autista di mio padre ci ha portato nel mio appartamento, per lei è problema se Marinette rimane a dormire qui? Sa la serata è stata molto stancante e Mari si è addormentata in macchina e vorrei evitare di svegliarla. Le prometto che domani mattina tornerà subito a casa e che la tratterò come una principessa.”

“Non mi preoccupo per questo, tu la tratti sempre come una principessa”, poi prese un profondo respiro, “va bene, può restare, ma domani mattina poi la voglio a casa.”

“Sissignora.”

“Penserò io un modo per dirlo a Tom. Buonanotte, Adrien.”

“Grazie madame e buonanotte anche a lei.”

Come chiuse la chiamata si girò vittorioso verso la sua signora.

“Sfacciato. Sei uno sfacciato.”

“Ma mi ami anche per questo”, disse lasciandole un bacio appassionato sulle labbra.

“Ci spostiamo in camera?”

“Gatto in calore,” rispose lei ridendo.

“Oh poveri noi, hai capito Tikki? Stasera ci tocca dormire sulla terrazza.”

“Ero in pensiero che non arrivasse un tuo commento, Plagg. Mi stavo preoccupando, sai?”

“Smetti di fare il deficiente, moccioso. Vi chiedo una cosa: almeno cercate di fare piano”, disse uscendo sul terrazzino.

Tikki rise e prima di raggiungerlo commentò con un “divertitevi”.

“Allora dove eravamo rimasti?”, chiese Marinette tirandolo per la cravatta.

“Sarò lieto di dimostrartelo”, rispose lui prendendola in braccio stile sposa e dirigendosi verso la camera.

“Oh e in questo caso puoi utilizzare quel brutto vizio che hai preso.”

“Quale?”

“Quello di urlare il mio nome.”

“Adrieenn!”

“Mon amour, fammi almeno iniziare.”

“Adrieenn!”

“Vi ho chiesto di fare piano, ingrati portatori mocciosi.”


Angolo autrice
Ebbene sì, sono tornata di nuovo in questo fandom con un piccolo seguito di "Loop". Sinceramente non so come sia venuta fuori, ma avevo in mente questa idea da un po'...quindi: perché no?
Grazie per tutti quelli che sono arrivata qua,
Un abbraccio,
Cassie.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Picci_picci