ZENOBIA
«È inutile stabilire se Zenobia sia da classificare
tra le città felici o tra quelle infelici.
Non e in queste due specie che ha senso dividere la città,
ma in altre due:
quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni
a dare la loro forma ai desideri
e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città
o ne sono cancellati.»
Giunsi allora in un'altra stanza,
e la trovai immersa nella penombra, con una sola finestra troppo piccola. Lì accanto stava un uomo, imponente ed elegante nella sua divisa militare. Fissava immobile un cielo spento, e mi invase un dolore così profondo da farmi dimenticare chi fossi.
Mi avvicinai, una domanda sospesa.
«Lo amavi?»
Mi guardò.
Annuì.
«E lui?»
«Lui non lo ha capito.»
«Perché non glielo hai detto?»
Non rispose. Tornò a guardare il cielo: quel cielo gli entrò dentro, e si posò sulle cicatrici che gli attraversavano gli occhi.
Moriva quella stanza, lentamente, e James Sholto moriva con lei.
[100 parole]
Nota: era da parecchio tempo che volevo scrivere qualcosa che includesse James Sholto, un personaggio che mi ha interessato molto e su cui un giorno mi piacerebbe scrivere ancora.
Un certo gioco di identificazione tra Sherlock e Sholto si nota nella serie, e ho voluto provare a rendere una percezione di Sholto, introiettata in modo molto profondo da Sherlock. Riguardo al rapporto con la citazione, vorrebbe evidenziare quel passo che consiste nel provare a dare forma ai propri desideri: andare avanti con John, parlargli e dirgli la verità, o l’involuzione e la morte di quel desiderio, un rischio che Sherlock ha corso.
Ringrazio ancora di cuore chi continua a leggere e chi lascia un commento. A presto,
Vale