Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Giuliacardiff    19/08/2020    0 recensioni
“Ascolta le mie parole, piccola mia. Devi sapere che fuori da queste mura, lontano da ciò che tu chiami casa, in un posso sconosciuto … c'è qualcosa di meraviglioso. Tu sei nata lì e presto … farò in modo che tu possa vedere il bello di questo mondo“.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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RIREN  (SI Può LEGGERE DAL CAP.72 IN POI)




“Ascolta le mie parole, piccola mia. Devi sapere che fuori da queste mura, lontano da ciò che tu chiami casa, in un posso sconosciuto … c'è qualcosa di meraviglioso. Tu sei nata lì e presto … farò in modo che tu possa vedere il bello di questo mondo “.

In un mondo senza regole, ove vige la legge del più forte, qualcosa di meraviglioso è accaduto: il miracolo della vita. In questo mondo senza limiti, sono nata io, unica nel mio genere, diversa da tutti gli altri. E la persona che ha permesso tale miracolo è la persona che amo di più al mondo, l'unica che mi abbia mai amato nonostante tutte le avversità. Per lungo tempo, non sono stata in grado di vederla, ma ben presto … ci riuscirò. Ne sono certa.
 
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Anno 851. Dopo l'annuncio di Historia Reiss come nuova sovrana e la promozione dell’armata ricognitiva, la legione si appresta alla riconquista del muro Maria tramite le sue armi migliori: l'ultima speranza e il soldato più forte.

“vedrete, dopo che avremo riconquistato tutti i territori dell’umanità, saremo in grado di vedere l'oceano. È una promessa”.

Tre ragazzi, seduti ad osservare il tramonto, fantasticavano su un radioso futuro pieno di sogni e aspettative. Insieme, Uniti dal termine famiglia,
gioivano dei progetti attuabili qualora fossero riusciti nell'operazione. Da una parte l'eccitazione di mettersi in gioco, dall'altra la paura di perdere tutto. Riluttanti ma energici, passarono la notte a prepararsi per il grande evento che avrebbe decretato non solo il loro destino, ma quello dell'intera umanità. Tuttavia, qualcuno era intenzionato ad avere subito delle certezze entro quelle poche ore di pace.

Il passo spedito, la divisa perfettamente indossata, portamento fiero, andatura leggera e l’immancabile sguardo truce. Erano queste le caratteristiche accomunabile al caporale. In quel momento si poteva dire che fosse più irritato del solito, ma ciò non importava al suo sottoposto che fedelmente lo seguiva senza mettere alcun suono udibile. In qualche minuto, attraversarono i lunghi corridoi del nuovo centro operativo, direzione: la prigione adibita a camera dell’ultima speranza, ovvero Eren Jaegar.

Arrivati nella stretta cella, con un movimento fluido, il caporale chiuse a chiave le sbarre: erano lui e il suo sottoposto, soli, chiusi in quella piccola cella.

E non riuscirono a trattenersi. Il superiore si avventò sulla bocca del minore iniziando a saggiarla in modo famelico. L'altro, d'altro canto, non aspettava altro mentre faceva scorrere le calde mani sul forte busto del partner.

“caporale … oggi è più passionale del solito” un sorriso affabile apparve sul viso del Bruno mentre con le mani slacciava le cinghie dell'altro volendo di più.

“senti chi parla. Vuoi arrivare subito al sodo a quanto vedo” ghignando anche il moro arrivò alla cintura del soldato, slacciandola, rimuovendo così ogni ostacolo tra lui e il corpo dell’altro.

“è solo che questa è l'ultima possibilità prima che l'operazione del comandante cominci. Non abbiamo tempo” serio, il ragazzo osservava l'altro in cerca di qualcosa o di un qualunque sentimento.

“per una volta hai ragione moccioso, non abbiamo tempo “un ultimo sussurro e il caporale fu dentro l'altro. La camera si riempì dei loro gemiti, dei loro lamenti di piacere malamente trattenuti, del loro ansimare, del loro ossessivo senso di perdita mischiato al più primordiale dei piaceri. In quelle ore, loro non fecero l’amore, non lo avevano mai fatto, semplicemente … volevano sentirsi vivi, sentire il calore di un altro corpo a contatto con il proprio. Erano mesi che quella morbosa abitudine andava avanti.

Per loro era solo un modo per scacciare la pressione causata dall' eccessiva responsabilità affibbiatagli.

Ma quella volta … fu diversa. Troppe paure, troppe preoccupazioni, troppe necessità da soddisfare. Quella notte, nella loro ultima notte, solo il desiderio era il sentimento che li muoveva.

Ultimato il rapporto, la coppia si stese sul letto, ansimante ed esausta, nessuno dei due era soddisfatto ma poco importava.

“cosa accadrà ora? Riusciremo davvero a sopravvivere? “tutte le insicurezze del Bruno premevano per uscire allo scoperto.

“non sono veggente, non posso prometterti che riusciremo a sopravvivere, ma almeno ci proveremo. Erwin non ci manderebbe mai allo sbaraglio senza un accurato piano” era stranamente dolce la risposta del moro, ma forse anche lui era insicuro.

“dici che riusciremo a farcela? Dice che, alla fine di tutto questo, riuscirò a mostrare l'oceano alla mia famiglia? “un amabile sorriso apparve sul giovane volto che sprezzante aveva colto sul fatto il maggiore.

“so che stava ascoltando la nostra conversazione. Le sono grato per non averci interrotti” preso alla sprovvista, il caporale dovete ammettere le sue colpe.

“non sono così bastardo da toglierti i tuoi momenti privati, eravate così tranquilli e spensierati che non ho voluto fare niente”.

“per questo la ringrazio” soddisfatto e sorridente come un bambino, il minore si rimboccò le coperte pronto ad arrendersi alla morsa del sonno.

“spero davvero che sarai in grado di vederlo, l'oceano” calmo, il caporale osservava il viso dell'altro, meravigliandosene tutte le volte come la prima.

“anche lei riuscirà a vederlo, ne sono sicuro” determinato, affascinante, sicuro.

“se lo dici tu” un sorriso soddisfatto sulle magre labbra.

Un pensiero o forse un ricordo nascosto si affacciò nella mente del sottoposto che con un sorriso amaro parlo tristemente.

“le prometto che farò di tutto per aiutare l'umanità, farò di tutto per proteggere la bellezza di questo mondo, l'ho promesso”.

Un inspiegabile senso di preoccupazione attanagliò il Moro che inspiegabilmente chiese a chi il Bruno avesse fatto tale promessa.

“alla persona più importante della mia esistenza, alla persona che in tutti questi anni ho estremamente protetto da lontano”.

Non vuole chiedere i particolari, il caporale, non volle attraversare quel territorio inesplorato che era il passato del suo partner, non volle o meglio non potette farlo. Quel territorio, quei pensieri che nessuno conosceva e che tuttora erano celati all'umanità, protetti da barriere invisibili, invalicabili per qualsiasi umano, lui compreso.

Eppure, non capiva perché quella risposta gli avesse dato un sentore così forte di pericolo tale da farlo arrivare a tremare lievemente.

Il più forte dell'umanità che si intimoriva per una risposta data senza pensieri. Assurdamente … ridicolo.

La notte passò in fretta, ignorando le 1000 richieste dei soldati che la supplicavano di ritardare. Durante la notte, nessuno riuscì a dormire e presto sarebbe arrivato il momento decisivo.
 
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“Dimmi ragazzina, vorresti rivedere quella persona?” un uomo amabile, con un perenne sorriso di cortesia dipinto sul viso.

“sì! Sarebbe fantastico” l'ingenuità della ragazza fece sorridere ancor di più l'uomo.

“allora vieni con me … ti porto da lui “.


I loro passi risuonavano nella notte più nera.
 
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Arrivò la mattina. L'alba che maestosa si ergeva sopra l'orizzonte faceva da sfondo alla legione in partenza. Il cielo rosso avrebbe protetto i soldati nel loro turbolento viaggio. Grida, applausi, gioia, speranza. Tutta l'umanità acclamava gli eroi che ben presto avrebbero sconfitto quella mostruosa razza che li dominava.

Esultando, inneggiando alla vittoria, la legione si avviò verso i territori perduti del muro Maria. Finalmente avrebbero scoperto la verità sui titani. Inizialmente il viaggio andò come previsto: nessun Titano in vista. Forse fin troppo facile. In breve tempo percorsero gran parte del percorso senza perdite, nessun nemico in vista. Fin troppo strano.

L'aria, calma e stantia, la tensione alle stelle, un irreale calma che li accompagnava. Tutto fin troppo calmo.

Poi accadde … il più terribile dei presagi: un gruppo di titani comandati dal Titano corazzato si abbatterono sui soldati della legione che inerti non ebbero il tempo di difendersi. Avevano abbassato la guardia ed erano andati incontro alla propria fine.

Gran parte dei soldati venne decimata ma anche dalla parte avversaria ci furono ingenti perdite. Al segnale del caporale anche l'ultima speranza scese in campo. Nella sua forma mostruosa combatté contro il Titano corazzato, riuscendo a bloccarlo. Il soldato più forte si avvicinava a tutti i nemici che gli si paravano davanti, riuscendo a immobilizzarli prima che potessero trasformarsi. In poco tempo sembrava che l'umanità avesse vinto, ma i nemici non erano dello stesso avviso.

Un grido tanto acuto da perforare l’udito, tanto disperato da immobilizzare lo spazio, tanto familiare da bloccare il tempo si udì in tutto il campo di battaglia.

i titani si immobilizzarono, indietreggiando obbedienti. L'ultima speranza e il corazzato si fermarono, girandosi verso un qualcosa, un qualcosa che aveva attratto la loro attenzione, forse quel qualcosa che era riuscito a congelare la battaglia.

“bene bene ma guarda. Non credevo che alla fine avresti avuto qualche possibilità di vittoria, ma mi sbagliavo” una voce bassa, così bassa da gelarti sangue, attraversò l'aria facendosi udire da tutti ma indirizzandosi ad uno solo.

“dovevo capirlo che era opera tua …” per la prima volta, dalla sua forma mostruosa, il Bruno parlò alla voce. Il tono rabbioso, somigliante ad un insulto ringhiato.

Alla voce di prima, si vide una figura umana che pian piano si avvicinava, portando con sé qualcosa. A quella vista, l'ultima speranza sbraitò tutta la sua rabbia e un grido gutturale proveniente dal piano più basso dell’inferno uscì dalla sua gola arsa, infuocando il suo sguardo e dilaniando la sua voce. Il corpo venne avvolto dalle fiamme, la carne bruciava incontrollata. Era la personificazione della rabbia, il sentimento primordiale dell'uomo.

I titani, spaventati dalle grida del loro simile, indietreggiarono coprendosi i volti mostruosi per nascondersi da quella vista ancora più mostruosa. In qualche attimo, l'uomo misterioso fu abbastanza vicino da riuscire a scrutarne i dettagli: un uomo dall'aspetto umano, forse fin troppo umano, con un sorriso di convenienza sulle labbra, niente di speciale, se non fosse per l’aura di puro terrore che sprigionava, mantenendo tra le sue braccia una ragazza spaventata.

Fu un attimo. L'ultima speranza uscì dal suo mostruoso corpo, ritornando in forma umana. Ora era solo un soldato stremato dalla fatica e, il suo sguardo tuttavia esprimeva una determinazione morbosa, quasi ultraterrena. Con il corpo indebolito dalla trasformazione, il Bruno fece il primo passo verso quell’uomo.

“vedo che finalmente hai deciso di affrontarmi “il sorriso dell'uomo si distorse in un ghigno di derisione verso l'ultima speranza.

“cosa le hai fatto? “nonostante il corpo in pessime condizioni, il suo spirito non demordeva. Era ancora la personificazione della rabbia unita ad un altro sentimento mai visto.

La tensione di tutti i presenti era per loro, nessuno osava muoversi.

“niente. Ha solo detto che voleva vederti e così … “

“non dire cazzate! Lei non c'entra niente con tutto questo. Non dovrebbe essere qui! “il suo corpo scosso dai fremiti, simbolo di una rabbia che lo stava dilaniando, come fuoco vivo.

“su non prendertela tanto. Non le succederà niente se non farai stronzate” l'uomo lentamente lasciò la ragazza addormentata fra le braccia di Ymir.

Passo dopo passo si avvicinò al Bruno, un'espressione di pura soddisfazione a coprirgli il volto. Un ultimo passo e i due furono faccia a faccia.

“cosa vuoi da me? “la determinazione sembrava non voler abbandonare il minore. Lenta, una mano dell'uomo si avvicinò al suo volto.

“dovresti saperlo … l'unico che voglio sei tu “con un gesto rapido l'uomo trafisse il corpo del minore, vicino al cuore.
 
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“l'unico di cui mi sia mai importato sei sempre stato tu: tu che sei il mio tutto ed io che sono l'universo. È destino per noi stare insieme. Non dimenticarlo mai “

“sì … maestro
 
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Non credeva ai suoi occhi, la sua gola si era trasformata in un arido deserto, la vista gli si era offuscata, il panico aveva pervaso le sue membra, niente … sembrava essere reale.

Per la prima volta, l'umanità si era … arresa di fronte alla morte della loro ultima speranza. Li, riverso a terra, immobile, esanime, vi era colui che avrebbe dovuto salvarli, ma che non avrebbe più avuto la possibilità di …

“vedo che in tutti questi anni hai perso parte delle tue capacità. È un vero peccato” rigirandosi la lama della spada insanguinata tra le mani, ghignava divertito, l'uomo che aveva messo fine alla vita dell’ultima speranza.

Lentamente, sogghignante, l'uomo avanzava verso gli ultimi rimasti di quella esigua umanità. Tremando con occhi spalancati, i soldati non sapevano come comportarsi: se fuggire o morire combattendo, una minima speranza di salvezza contro la certezza della morte.
 
Possibile che una semplice morte potesse segnare la fine di un’intera razza?

Recuperando parte della sua lucidità, il capitano si avventò contro l'uomo che divertito aspettava una sua mossa. Agile e scattante, il soldato più forte provò ad eliminare quel misterioso individuo. Tutti i suoi sforzi furono vani, non riusciva a colpirlo né a ferirlo.

Sembrava che il suo corpo fosse fatto di nebbia, impalpabile ma presente, impossibile da toccare ai comuni mortali perfino al più forte degli uomini.
Affaticato, il capitano si fermò di fronte al nemico: fu l'inizio della fine. L'umanità non aveva perso la sua ultima speranza ma anche colui che superava tutti nell’arte dell’uccisione, il soldato più capace, l'unico che avrebbe potuto difenderli.

“non credevo che il vostro soldato più forte fosse così debole, mi avete deluso umani. Pensavo foste in grado di difendervi almeno “quelle parole colpirono a fondo umani che inermi, avevano abbandonato ogni determinazione e combattività. Loro erano le prede e i titani i predatori. Questa era la legge innegabile. Nessuno poteva opporvisi.

Con le armi abbandonate, lo sguardo vuoto, il pallore sul volto, la voglia di vivere sparita, gli umani erano pronti ad abbandonare questa vita, niente aveva più senso.

I titani, Ligi osservatori, si avvicinarono lentamente alla razza umana, pronti a consumare un succulento pasto; le mostruose bocche aperte a dismisura, la saliva che cadeva da quelle labbra rosso sangue, lo sguardo pieno di aspettativa: erano pronti a ricevere il loro premio, aspettavano solo il segnale da parte del capo.

“fottuti cagnolini” era il pensiero dell'umanità impotente.

L'uomo sogghignante ampliò maggiormente il suo sorriso, alzò una mano pronto ad avviare quel massacro.

“Avete perso la vostra ultima speranza e tutte le vostre difese. Per i vostri crimini meritate solo la morte” un movimento fluido della sua mano e tutto sarebbe finito. I giganti avrebbero divorato ogni soldato, ucciso ogni speranza, sterminato un'intera razza. Ma qualcuno non desiderava questa fine per quegli esseri.

Una lama trapassò il petto dell'assassino, sangue sporcò le labbra dell'uomo mentre il suo sguardo si riempiva di sgomento. Degli occhi scarlatti osservarono l'umanità, un sorriso di compianto apparve sulle labbra smorte di colui che aveva sopraffatto la morte. Un ringhio proveniente dall’abisso infernale attirò l'attenzione dei presenti. L'uomo, liberandosi della spada che lo trafiggeva, si scagliò contro il giovane, intenzionato ad ucciderlo una seconda volta.

Un colpo partì dall’uomo ma prontamente il ragazzo lo bloccò, ritorcendogli contro tutta la sua forza. Il combattimento fu breve: l'uomo era inferiore al ragazzo che divertito, feriva il suo assalitore.

Nessuno credeva ai propri occhi: colui che aveva voltato le spalle alla morte, era riuscito a mettere in difficoltà il nemico dell'umanità. La speranza era tornata così come il ragazzo capace di distruggere quella mostruosa razza.

“bastardo! Dovevo saperlo che tu non muori mai” era in difficoltà l'uomo mentre perdeva sangue dalle profonde e letali ferite.

“dovresti saperlo … in fondo sei tu che mi hai reso un assassino” un fendente attraversò il cuore del nemico, del fumo uscì dalla letale ferita, non una goccia di sangue, nessun dolore.

I due sfidanti ripresero a combattere sotto lo sguardo attento degli umani: il minore parava tutti gli attacchi del maggiore con felina agilità, la forza nei pugni dell'uomo era in grado di frantumare la roccia ma ciò non importava al giovane che danzando leggiadro, schivava e contrattaccava ogni colpo che riceveva. Andarono avanti per pochi istanti prima che un boato li costrinse a fermarsi.

“vedo che il tuo vizio di non guardare ciò che si trova intorno a te non è cambiato” era soddisfatto l'assassino mentre il giovane si rendeva conto di ciò che era successo.

Tutti potevano vederlo: il corpo percorso da Tremiti di paura, lo sguardo terrorizzato che guardava in ogni direzione, la consapevolezza di aver fallito, l'agitazione nei movimenti poi finalmente qualcosa attirò la sua attenzione.

In lontananza, vicino al muro Maria, vi erano dei movimenti cadenzati, sistematici, probabilmente provocati dal gruppo di giganti che combattevano con uno più piccolo. La scena terrorizzò il bruno che brandendo le spade si catapultò verso il Moro. Nessuno tentò di bloccarlo: né alleati, né nemici.
Tutti erano rimasti pietrificati dallo sguardo che aveva assunto l'ultima speranza.

Rapido, Eren si scagliò contro il gruppo di titani per salvare il caporale.

Fu un vero e proprio massacro: i titani vennero uccisi senza pietà mentre il loro capo fuggiva ferito. I pochi esseri umani rimasti cercavano invano di farsi coraggio per continuare ad andare avanti, ma sembrava tutto …

Erano tutti salvi … per ora.
 



 
  
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