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Autore: Loka 98    19/08/2020    3 recensioni
Mi perdo nell’osservare lentamente tutta la sua bellezza, scendendo dall’attaccatura dei capelli alla fronte, costellata da macchioline chiare che si rovesciano come una cascata di stelle fino agli zigomi, alti, perfetti, che donano ai suoi occhi un taglio così particolare. Ci affondo, in quelle iridi, in quelle pupille che si allargano e stringono quando lui comincia ad agitarsi. Sfiorargli la pelle appena sotto gli occhi è un contatto inusuale, ma com’è possibile che la sua pelle raggiunga picchi di morbidezza anche lì sotto? Seguo il mio percorso fino alle guance leggermente scavate, e le lentiggini si coprono appena al passaggio dei polpastrelli. Credo che gli piaccia, lo vedo abbassare la testa come per mascherare un leggero imbarazzo, ma nel frattempo lo sento più vicino alla mia mano destra. Ho avuto il coraggio di adagiare le dita sulla sua bocca, e credo di aver esagerato. Trema, lo avverto. Tutto il suo corpo sta cercando di trattenere qualcosa, forse uno spasmo, forse l’emozione.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un angelo, doveva essere puro. L’amore non era contemplato, il desiderio era rinnegato, pensieri torbidi e impuri erano condannati…

Posso essere io, un angelo?

 

Non riesco più a capire quale sia il confine tra realtà e pensiero. Le mie ali, ci sono ancora? Sì, eccole. Le apro ormai più volte al giorno, non più così sicuro di vederle apparire dietro la mia schiena larga e robusta. Non che abbia una così folle paura di perderle, assolutamente. Potrei perdere qualcun altro e sarebbe anche peggio. I miei occhi, sono ancora chiari e senza peccato? Così lo specchio mi comunica. Ma ciò che hanno visto, non può conservarli puri e innocenti ancora per molto. Con il tempo, saranno testimoni di spettacoli indecenti, sporchi, dai quali dovrei tenermi alla larga.

Ma non posso. Qualcosa mi dice che saranno bellissimi, per nulla sporchi, ma anzi, pieni di emozioni che non voglio perdere.

 

Non riuscirei nemmeno se mi trascinassero via a forza.

Il mio corpo è solo una casa temporanea, esattamente come lo è questo pianeta; eppure, non capisco come queste mani, questi occhi, queste labbra...possano farmi provare una tale scossa e una tale estasi nella parte più intima, pura e profonda della mia stessa anima. Tale da convincermi che quello che provo, ho provato, e che proverò, sia meglio della beatitudine eterna. Il paradiso, il mio, non era tra i cieli. Non lo era, non lo è, non lo sarà. Non sono le braccia di Dio, che mi sconvolgono, che mi fanno vibrare, che mi costringono ad abbandonarmi completamente e inesorabilmente alla pace e all’amore.

Quelle braccia, appartengono a lui. 

 

Con quei capelli rossi, che nascondevano qualche piccolo, minuscolo riflesso dorato, così lunghi e allo stesso tempo morbidi, folti, da districare con le dita. Le mie dita.

Mi perdo nell’osservare lentamente tutta la sua bellezza, scendendo dall’attaccatura dei capelli alla fronte, costellata da macchioline chiare che si rovesciano come una cascata di stelle fino agli zigomi, alti, perfetti, che donano ai suoi occhi un taglio così particolare. Ci affondo, in quelle iridi, in quelle pupille che si allargano e stringono quando lui comincia ad agitarsi. Sfiorargli la pelle appena sotto gli occhi è un contatto inusuale, ma com’è possibile che la sua pelle raggiunga picchi di morbidezza anche lì sotto? Seguo il mio percorso fino alle guance leggermente scavate, e le lentiggini si coprono appena al passaggio dei polpastrelli. Credo che gli piaccia, lo vedo abbassare la testa come per mascherare un leggero imbarazzo, ma nel frattempo lo sento più vicino alla mia mano destra. Ho avuto il coraggio di adagiare le dita sulla sua bocca, e credo di aver esagerato. Trema, lo avverto. Tutto il suo corpo sta cercando di trattenere qualcosa, forse uno spasmo, forse l’emozione.

Perché non ho alcun dubbio che tutto questo gli piaccia, ne sono sicuro. Sta solo elaborando, e non è una cosa semplice...avevo paura di sembrare pazzo, di camminare in una zona troppo pericolosa, ma mi sono reso conto che la superficie dove stavo appoggiando i piedi, era il suo cuore. Batteva forte, e per questo ondeggiavo incerto, ma mi stava accogliendo. Fino a qualche giorno prima non mi sarei mai sognato di avere quel tipo di contatto con lui, e ora invece vedevo le sue labbra schiudersi appena, in modo da permettermi di avvertire la leggera umidità della sua bocca, di poter sfiorare il confine dove cominciava quel calore bagnato; e io vi rimasi, guardandolo chiudere gli occhi. Le lentiggini ora poggiavano su una pelle arrossata, accaldata, ma ancora tremendamente liscia e piacevole al tatto.

 

Anche lui mi aveva conosciuto in quella maniera, con le mani. Non furono affatto pesanti, incapaci o veloci, ma forse più delicate delle mie. 

Mi ero lasciato cullare da quelle attenzioni così giuste. Perché avrei dovuto ritenerle sbagliate?

Non potevo e non volevo pensarci.

Sentire il suo respiro e poi la sua bocca vicino ad una delle mie gote, era abbastanza per cancellare dalla mente ogni brutto pensiero.

Un innocente schiocco, segnò un bacio.

Ne volevo un altro; e volevo donargliene uno anche io.

 

Non ricordavo nemmeno come ci fossimo finiti sul mio divano, vicini come non lo eravamo mai stati, uniti da solo due mesi di frequentazione. Mi sembrava di conoscerlo da sempre, e allo stesso tempo di avere appena fatto la sua conoscenza. Da quando la fine del mondo era stata scampata, avevamo avuto il tempo per concederci qualcosa di più che una semplice conoscenza. Ho legato con lui e con la sua anima molto di più di quanto mi aspettassi.

Ho provato paura, perché ho subito sentito nel mio cuore qualcosa in più. Non vi ho posto sufficiente attenzione, e con il passare dei giorni mi si è palesato davanti agli occhi. Io provavo dell’amore, nei confronti di quel dolce demone. Una forma di amore indescrivibile, un legame che non avrei mai pensato fosse possibile costruire. Era davvero reale? Lo sentivo davvero? Ma...lo sentiva anche lui?

 

“Lo sento anche io...non so come spiegarlo, le parole mi muoiono in bocca” mi sussurrò dopo avermi baciato la guancia. 

 

“Crowley, che ci sta succedendo?” gli avevo chiesto, accarezzandogli la mano.

 

Mi aveva fissato, ancora più intensamente. I suoi occhi mi avrebbero sciolto, un giorno o l’altro.

 

“Tu...provi qualcosa, ma non sei innamorato di me, giusto?” mi chiese abbassando lo sguardo.

 

Mi frenai, incerto. Innamorato? Questo implica una convenzione, o potevo esprimere il mio sentimento aggirando questa parola?

Non potevo stare zitto. Non potevo lasciarlo a testa bassa, in sospeso su quelle parole.

 

“Io...provo...amore” cominciai a sentire la testa girare. “Non so se...questo implica un innamoramento...forse si. Ma non...non credo che sia giusto lasciare spazio solo a questa parola, c’è di più. Io voglio stare con te” mi avvicinai lentamente. “Voglio...esprimerti tutto l’affetto, tutta l’amicizia che ci lega, voglio farti capire con le mie parole e i miei gesti, ciò che sento” e in quel momento, gli restituì il bacio che mi aveva dato poco prima. Con le dita era una cosa, ma con la bocca la sua pelle era un vero e proprio godimento. Gliene diedi subito un altro, spostandomi leggermente vicino all’angolo delle labbra. Lo sentivo come un gesto intimo.

 

“Forse sono innamorato...” toccai la sua fronte con la mia, non riuscendo più a vedere il suo naso. “Ciò che provo per te non potrei mai provarlo per nessun altro. Mi sento così vicino al tuo cuore che mi sembra di poterlo toccare”

“Ho paura...ma non posso considerare tutto questo uno sbaglio, o un tradimento...non mi importa, di ciò che pensano gli altri. Qui, noi due siamo come in una...in una...”

 

“Bolla” completò la mia frase. “Una bolla. Una zona di pace solo nostra, angelo”

 

“Si...solo nostra...non voglio che nessuno vi entri”

 

“E non voglio nemmeno uscirne” mi sembrò di sentirlo più stabile, ma al contempo emozionato. “Non voglio che tu ne esca...voglio sentire ancora la tua risata, e parlare con te per ore intere. Voglio...sentirmi libero di dirti qualsiasi cosa mi passi per la testa, voglio sentirmi così per sempre”

 

In quel momento sorrisi, incapace di fare altro. 

Ma durò poco, e mi resi conto che averlo così vicino era stato fatale per me. Avevo solo un pensiero nella testa. Serrare gli occhi fu l’unica opzione, ed ero certo che anche Crowley li stesse tenendo chiusi, troppo coinvolto, troppo emozionato.

La punta del suo naso era a contatto con la mia, e scivolavano l’una contro l’altra. 

Volevo baciarlo.

Era un gesto che avrei potuto fare in pochi secondi, ma rimasi fermo immobile per minuti interi. A volte spostavo leggermente la testa per cercare un angolo che mi potesse dare maggiore accesso, ma ero sempre alla stessa microscopica distanza.

 

Coraggio Aziraphale...bacialo. Me lo ripetevo continuamente.

Non aprii gli occhi, ma nella mia mente avevo ben chiara la figura del suo bellissimo viso.

Al basso ventre sentii un brivido. Respiravo velocemente, la mia mano ancora teneva la sua. 

Credevo che muovermi troppo lo avrebbe fatto allontanare, e avevo paura di provarci...io ero l’angelo, per l’amor del cielo, perché non era lui a fare il primo passo?

Ma poi mi resi conto che non importava il nostro ruolo, nessuno doveva fare le cose per primo solo perché ci si aspettava che fosse così. Eravamo in un rapporto reciproco, non dovevo aspettarmi che fosse lui a muoversi da solo. Ma non avevo nemmeno il coraggio di farlo io.

 

Infatti, non ricordo chi fu il primo a muoversi. Ma ci avvicinammo lenti e costanti insieme, come mossi dallo stesso pensiero. E in quel momento, ci baciammo. Le nostre labbra furono immobili per tutto il tempo, fu un semplice tocco, per abituarci. Ero certo, che non mi sarei mai abituato, che avrei continuamente cercato le sue labbra come se fossero la cura a tutti i miei problemi.

Durò tutto poco più di qualche secondo. 

 

Crowley aveva ripreso a tremare. Ma non fu una sensazione spiacevole...arrivò il secondo bacio, e poi il terzo, sempre molto semplici e complessi allo stesso tempo. Nessuno forzò le cose, conoscemmo l’uno la forma delle labbra dell’altro, l’odore, la morbidezza, il calore, e i movimenti.

 

Si azzardò a chiedermi scusa. Io lo zittii immediatamente, quasi con ruvidezza.

Lo portai a me, accarezzando a mano aperta tutti i suoi bellissimi capelli. 

 

Fu solo l’inizio. 

 

Bastò qualche altro giorno per iniziare a sentire qualcosa di più forte, e lui ebbe l’ardore di baciarmi con più foga. Sentì per la prima volta la sua lingua, e me ne innamorai. Quei baci più caldi, più umidi e più intimi, erano spettacolari. Ridevo ogni volta che me ne dava uno.

E anche lui rise, quando fui io a prendere l’iniziativa e a strappargliene uno. Mi strinse tra le sua braccia, e giocammo dolcemente per minuti interi. 

Dio, perché hai creato lui, come mio paradiso? 

 

Non potevi creare persona migliore. 

Parlare con lui era diventato il mio passatempo preferito. Non c’era cosa che lui non sapesse, talvolta anticipava le mie frasi. Ridevamo insieme per ogni minima cosa, gli confidavo tutto, dalle mie preoccupazioni più grandi, ai piccoli fastidi quotidiani. Lui era il solo in grado di comprendermi a fondo, e di farmi sorridere con poche parole e pochi gesti.

Quando lui mi raccontava qualsiasi cosa, pendevo dalle sue labbra. Lo ascoltavo senza mai distrarmi, con il cuore a mille, niente era più rilassante della sua voce e del suo particolare accento, così diverso dal mio.

Aveva un modo di parlare e di emozionarsi meraviglioso, un lessico così ampio, a volte muoveva leggermente le mani.

Quelle mani che io adoravo stringere, forse appena più grandi delle mie. Quando la sera uscivamo insieme, eravamo sempre mano nella mano, come la più bella delle coppie. Ci credevo fermamente, eravamo veramente belli.

Ci lanciavamo sguardi sfuggenti, accennava un sorriso, e io a volte allungavo il collo per regalargli un bacio.

 

Uscivamo spesso a cena, dai ristoranti più sofisticati come il Ritz, alle bancarelle di street food più spartane di Londra, eravamo pur sempre insieme, e avevo qualche occasione in più per fargli provare del cibo mai assaggiato.

Non aveva mai mangiato un burrito, ma dico, come si può non averli mai provati in seimila anni? Fortunatamente, la salsa piccante dei machos mi fu di grande aiuto. Potrà sembrare uno stereotipo, ma i demoni hanno un debole per il piccante.

 

E andava avanti così, uscivamo non appena ce ne era l'occasione.

 

Ero da solo, quel pomeriggio. Riflettevo ormai da ore intere, prima del suo arrivo, sarebbe dovuto arrivare a momenti.

E non appena varcò la soglia della mia libreria, i miei pensieri si fecero più chiari, quasi si dissolsero in un mio sorriso.

Ci eravamo accoccolati come sempre, qualcosa dentro di me improvvisamente esplose. Sapevo che sarebbe successo, per questo ero nervoso e continuavo a pensare. Mi era capitato più volte di osservare il suo collo. Lo facevo quando eravamo sdraiati, lui aveva sempre l’abitudine di stringermi al suo petto, e i miei occhi vagavano per quella sua porzione di corpo che avevo così vicino. 

Un angelo non dovrebbe pensare o provare quelle cose, eppure era successo. Sentivo un impulso, qualcosa che la mia natura angelica non mi avrebbe mai permesso di provare in condizioni normali...provavo amore per Crowley, dell’amore sincero, puro e giusto che lega poche persone in questo mondo, ma il mio cuore si era dimostrato debole, troppo fragile per le scariche che certe sensazioni fisiche possono offrire. Crowley era bellissimo, glielo ripetevo continuamente. E lui, ridendo, riferiva questo complimento anche a me; io forse non me ne sento tutt’ora degno, ma sentivo che era sincero. Io gli piacevo.

 

E me lo dimostrava. Ogni volta che lo incrociavo mentre attraversavamo una stanza, lui si fermava per baciarmi sulla guancia, e poi sfoderava un sorriso carico di premura, attenzioni, e soprattutto dolcezza. Lui nascondeva un animo romantico e me lo stava mostrando piano piano.

Ma io, credo di aver sentito quel particolare tipo di scossa prima di lui. O forse, lui è più bravo a mascherarlo. Io no, no di certo, mi faccio subito scoprire.

Le mie occhiate erano troppo insistenti su certe parti del suo corpo, e non solo sul viso. Mi sentivo attratto da lui in maniera più profonda, e credo di averlo palesato fin troppo. Forse lui ha deciso di ignorare quei gesti, o di assecondarli silenziosamente. Magari non si sente pronto, io non voglio di certo spingerlo.

 

Ma a volte le mie mani corrono da sole, alla ricerca di un appiglio, il suo fianco, il petto, tutto. Ero debole, cedevo alle tentazioni. Non che Crowley facesse qualcosa di esplicito per tentarmi, mi bastava la sua presenza. Era bello, stupendo, uno spettacolo per gli occhi. Aveva una figura sinuosa, e un portamento così particolare che mi costringeva a guardarlo ammirato. Anche in zone poco consone...distoglievo lo sguardo prima che se ne potesse accorgere. 

Quella sera, come stavo dicendo, gli guardavo il collo scoperto. Indossava una semplice canottiera, e potevo notare quanto la sua pelle fosse perfetta. Nascondeva dei nei, piccoli e grandi, specialmente verso il petto. Erano bellissimi, e avevo voglia di toccarli.

 

Mi rimproveravo, capendo quanto potessi essere ridicolo.

Mi chiedevo cosa potesse provare, se mi fossi avvicinato impercettibilmente e se gli avessi baciato il collo… non volevo farlo subito, volevo attendere e aspettare che succedesse quasi per caso, ma mi ero lanciato in quel preciso momento, quasi con una certa fretta. Appoggiandomi alla sua pelle, provai calore, provai gioia. E la cosa che mi stupì di più, fu sentire la sua reazione. Si dimenò appena, come se gli avessi fatto il solletico, e piegò la testa di riflesso, soffocando un mezzo gemito.

La mia mente lo interpretò come un segnale positivo, in qualche modo sentivo che gli fosse piaciuto. Non potevo permettermi di rifarlo, forse sarebbe stato troppo, ma non mi diedi abbastanza tempo, lo baciai ancora nell’incavo caldo, e quasi immaginai cosa stesse provando. Quella zona così sensibile doveva avergli fatto venire i brividi...sentire di nuovo un mugolio fu come sentire il più dolce suono del mondo.

Chissà cosa avrebbe fatto, se mi fossi soffermato ancora...magari con un morsetto.

Miracolosamente però, ebbi il buon senso di chiudere gli occhi.

 

Forse, ci sarebbero state molte altre cose da fare, ma in qualche modo mi trattenni...forse, sarebbe arrivato tutto con il tempo.

Era incredibile come proprio io, Aziraphale, mi sentissi così stregato da quella situazione. Come io fossi arrivato a provare un certo appetito, e poi quasi una fame. Vedere Crowley sempre sorridente, sentirmi sempre più in confidenza con lui, mi permise di adattarmi, di calibrare meglio le mie mosse senza sentirmi a disagio. Non avevamo ancora parlato di certi argomenti, eppure nei suoi occhi avvertivo che certe attenzioni che gli riservavo, non gli erano sgradite. A volte, mi chiedevo se anche lui la pensasse così, e avrei voluto dirgli di non preoccuparsene… 

 

A volte dormivamo insieme, e prima di coricarci passavamo quasi un' ora a coccolarci, con baci, carezze e premure su tutto il viso. Ma non mi fermavo, facevo andare le dita sul suo fianco, e lui a volte mi accarezzava distrattamente la pancia. Allora mi sentivo in diritto di sfiorare la parte bassa della sua schiena, andando oltre persino alla stoffa.

La sua pelle era perfetta.

 

Lui era perfetto.

 

Durante certi pomeriggi piovosi, ci capitava di starcene sul divano a fare niente. Guardavamo la tv, chiacchieravamo, o risolvevamo qualche vecchio cruciverba. Io mi mettevo al suo fianco, passando le mie dita sul suo braccio.  A volte, mi capitava di arrivare fino al suo volto, e passavo le sue dolci lentiggini una ad una.

 

“Ma che razza di definizione è?” a volte sbottava arrabbiato. “Non ci capisco niente!” 

 

Io ridevo, mi piaceva vederlo così nervoso, era uno spettacolo buffo.

 

“Forse dovresti cambiare definizione, è più di dieci minuti che ti stai dedicando a quella”

 

“Mh, forse hai ragione...allora, dieci orizzontale. Morbido, delicato...” continuò a leggere. “Beh, posso scrivere il tuo nome nella definizione?” mi disse riferendosi a me.

 

“Oh caro” arrossì appena “Sei così tenero, ma non mi viene in mente nessuna risposta”

 

“Tenero!Ma certo!” e scrisse la parola nelle caselle bianche “Entra! Bravo angelo!” si congratulò strizzandomi il fianco. “Tenero come te” mi fece un occhiolino.

 

Io ridevo, non nervosamente. Ero abituato a quel genere di contatto con lui, anzi, forse avrei voluto che ce ne fosse di più. A volte, mentre uscivamo, mi abbracciava e mi stringeva la pelle dietro la schiena, e la teneva tra le dita.

 

“Mh, che meraviglia. Questa è bellezza vera” mi diceva sorridente. A volte scendeva sui fianchi, ma non con vera malizia. In qualche modo, mi fidavo delle sue parole...gli piacevo. E lui, in quei momenti, mi faceva impazzire.

Una volta, diede un bacio sul collo anche a me, più rapido dei miei, quasi scherzoso. Gli sorrisi, e fu il mio modo di fargli capire che mi era piaciuto.

 

Giorno dopo giorno, sembravamo più in confidenza, più vicini. 

Non vederlo era quasi una tortura...non abitando insieme, cercavamo di passare la maggior parte del nostro tempo in compagnia l’uno dell’altro, ma non poteva certo essere sempre così. Io avevo la mia mia libreria da gestire...ma era in momenti di vuoto come quelli, che la mia mente vagava. Di riflesso, chiudevo gli occhi per poter immaginare meglio il suo viso, le sue micro-espressioni, e il suo sorriso. A volte, appena prima di dormire, sognavo di poter oltrepassare la stoffa della maglietta, per sentire il calore della sua schiena, dei suoi fianchi. Forse potevo permettermi di fantasticare, se quella sera ero particolarmente dotato di coraggio. Ma prima di andare troppo oltre, mi bloccavo. Mi vergognavo, arrossivo e cercavo di non pensarci, eppure era sempre lì nei miei pensieri. Ma non potevo farne a meno, il corpo può cedere, e può farlo anche la mente. Ma se c’è di mezzo un legame così bello e puro, un’intesa reciproca, e soprattutto, quando c’è di mezzo la bellezza, queste sensazioni ti possono rapire.

 

E lo accettavo. Sono più umano di quanto voglio far credere, ma lo accetto.

 

Io non vedo i suoi difetti, non credo ne possa mai avere dal mio punto di vista. O forse, per me tutto ciò che ha lui di brutto, si trasforma in bello. A volte guardava i suoi stessi occhi con disgusto, e io glieli osservavo con talmente tanta insistenza, che dovette convincersi di non avere una singola cosa brutta in sé stesso.

 

Mi sono lasciato accecare dalla luce più bella e splendente che l’universo avesse mai visto. 

 

Forse se me lo consentirà, io non mi tirerò più indietro, e asseconderò tutti i gesti di amore e di affetto che vorrò fare.

Forse ci sono ancora delle cose da scoprire, cose da esplorare, parti della nostra anima da scrutare per bene...ci sono stati momenti indimenticabili, e ce ne saranno molti altri.

 

Una sera, ci eravamo persi a guardare la luna insieme. Io la osservavo davanti, mentre Crowley aveva preferito perdersi in un abbraccio dietro di me. Gli accarezzai le braccia, molto lentamente, godendomi il suo respiro calmo sul mio collo. Saremmo potuti rimanere lì per sempre. 

Sono tutti ricordi indelebili impressi nella mia testa, una sensazione così fantastica e unica che nessun altro sarebbe in grado di comprendere, un affetto, un legame, un amore speciale. Un qualcosa di assurdo, che voglio assecondare con tutto il mio cuore, in sua compagnia. Voglio accoglierlo nella mia anima, voglio fluttuare con lei in questa nostra bolla, non lasciare mai le sue mani, abbandonarci a tutto quello che il nostro cuore, ci chiede. Voglio rispettare le sue scelte, la sua persona, amare tutto ciò che si può amare. Perché l’amore non è mai sbagliato. Sbaglierei io, a non abbandonarmi a tutta questa luce che m'illumina dal mattino fino alla sera.

 

Potrebbe essere pazzia, potrebbe essere amore.

Io propendo per l’unione di entrambe.

Un pazzo, folle, inestinguibile amore.

 

My sweet demon. 

Il suo nome.

Il mio sempre.

Il mio tutto.

 







Note dell’autrice:

 

To my sweet demon

   
 
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