Due (non)
stupidi
Ginny
è stata gentile ad accettare il suo invito, ma Neville non è cieco: non è lui
ad attirare continuamente il suo sguardo.
Forse
è per questo che si perde a sua volta a osservare i ballerini intorno a loro.
Ben presto nota, incantato, un abito rosa pallido e l’aggraziata ragazza che lo
indossa – non la riconosce subito, però, e quando lo fa rabbrividisce.
“Tutto
bene, Neville?” domanda Ginny, un po’ preoccupata.
“S-sì”
balbetta rapido lui, tornando a dedicarsi alla sua dama e a nessun altro.
Quella
ragazza così carina non può proprio essere Pansy Parkinson – eppure è
con lei che balla, in sogno, quella notte ed altre ancora.
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“Ti credi un eroe,
Paciock? Solo perché sei andato al Ministero a farti ammazzare?”
“Sono ancora vivo”
protesta lui, un po’ incerto.
“Potresti non essere
sempre così fortunato”. Pansy lo fissa sprezzante.
“A te che importa?”
domanda Neville, stupendo prima di tutto sé stesso.
Sostiene
il suo sguardo per un po’, ritrovando il coraggio provato alla fine dell’anno
precedente. Si dà dello sciocco: Pansy Parkinson non può spaventarlo più
dei Mangiamorte! O forse può?
“Non
mi importa, infatti” dichiara lei, gelida, dopo secondi o minuti – Neville non
sa dirlo. “Non montarti la testa, Paciock, non sei nessuno”.
Lui
non è nessuno, forse – ma lei perché gli ha parlato?
▼
“Ho
sempre saputo che sei un idiota, ma non pensavo che avessi anche aspirazioni
suicide”.
Neville
le sorride – ci prova, perché tra un occhio nero e un labbro gonfio non
è molto sicuro del risultato. “Non mi uccideranno, sarebbe uno spreco di sangue
puro” spiega sarcastico.
Pansy
l’osserva per un po’; infine sbuffa irritata. “Saresti anche carino, se non
fossi così Grifondoro”.
“Mi
stai dicendo che sono eroico?”
“Solo
incredibilmente stupido”.
Neville
ride – amaramente. “Davvero ti sta bene così, Parkinson? Apri gli occhi, questa
non è più una questione di Case!”
Pansy
abbassa lo sguardo; è un attimo, la sua espressione torna sprezzante.
“Non
sono una stupida, Paciock”.
▼
“Ti
dispiace ancora non aver consegnato Harry?”
Pansy
alza gli occhi al cielo. “Era una scelta sensata”.
“Merlino,
Parkinson, non recedi mai?”
Lei
non risponde. Neville non si lascia scoraggiare e si accomoda al suo fianco.
“Potter
è stato fortunato” precisa lei, per poi aggiungere a voce bassissima: “Non che
mi dispiaccia”.
“Lo
so” afferma Neville, convinto. “Hai paura, ma non sei una stupida”.
Avvampa.
“Si può sapere cosa vuoi da me, Paciock?”
“Solo…
un ballo”. Si alza; lei sussulta stupita. “Ti va?”
Un
gioco di sguardi – ancora.
“Va
bene” accetta infine, seguendolo in pista. “In fondo sei carino”.
Neville
ride. Non è il Ballo del Ceppo – è molto meglio.