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Autore: Giadavnt    19/08/2020    1 recensioni
Piccola fanfiction senza tante pretese :)
Se qualcuno le avesse detto che un giorno si sarebbe trovata a cammirare in bilico su dei tetti per evitare di essere catturata da una folla inferocita, avrebbe risposto che, considerando le sue abitudini di vita, le possibilità che ciò accadesse erano cosi remote da poter essere considerate trascurabili.
[...]
Allucinazioni di torture o delle proprie paure.
Tra le tante cose, lei aveva visto di perdere proprio lui.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Sparrow, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si risvegliò con la luce del giorno.
Il raggio di luce che filtrava dall'oblò la colpì proprio sul viso.
Alzò leggermente il busto, scoprendosi intontita e dolorante dalla nottata appena passata su quel letto, se così si poteva chiamare quella cosa che non aveva nulla a che fare con il materasso morbido a cui era abituata.
Si era accovacciata, cercando di occupare il minor spazio possibile e tentando di non lasciare alcuna parte di pelle scoperta a contatto con quelle “lenzuola” non sue.
Fortunatamente l'ampia gonna le copriva interamente le gambe. 
Il suo cuscino erano state le sue braccia, incrociate, appunto, sotto la testa, onde evitare di toccare col viso il “letto”, con le maniche tirate fino a metà palmo.
Storse il naso all'ennesimo doloretto lungo la schiena, rendendosi conto di aver dormito nella medesima posizione per tutte quelle ore.

Il suo subconscio aveva chiaramente compreso che non avrebbe sopportato il minimo contatto con quel pagliaio neanche da addormentata.

Pagliaio che quel pirata che le aveva ceduto anche come se le facesse un favore.
Senza che lei avesse chiesto nulla.
Okay.

Quel Capitan Jack...

Ispezionò con gli occhi la cabina del capitano in cui era stata... rinchiusa?
La porta era chiusa a chiave? 
Non lo ricordava.

Del pirata nessuna traccia.
Tanto meglio.

Si rivoltò di nuovo verso l'oblò, consolandosi dell'unica gioia che quel rapimento comportava:
l'alba.
L'alba vista dal mare era tutto ciò che a casa sua avrebbe potuto solo sognare.

Tra i fogli ricoperti di calcoli, disegni schematici e ricchi di note, le pile di libri e gli strumenti, raramente si concedeva di affacciarsi alla finestra ad ammirare il paesaggio, che dopo 20 anni, inoltre, era diventato abbastanza monotono.

Ma quello che vedeva ora, era meraviglioso.
Magico.

Non aveva mai visto il sole irridiare una luce così intensa e dorata, seppur in perfetta armonia con l'azzurro tenue del cielo.
E tutti quei riflessi e sfumature si ammiravano perfettamente nel mare, una pura e immensa distesa d'acqua che appariva senza confini.

Era talmente rapita da quella visione da non accorgersi del leggero scricchiolio della porta che si apriva.

Il Capitano si affacciò, sperando di non dover sopportare nuovamente le acute urla di quella donna catturata dai suoi uomini.

Perché l'avevano rapita? 
Non se lo spiegava.

Probabilmente speravano di aver trovato qualcuno con cui divertirsi, in quelle immense giornate in cui l'unica vista era data dalle acque infinite che circondavano la nave.

Non avevano però considerato di aver rapito una raffinata aristocratica, poco incline a quel "tipo di divertimento".

E ora doveva portarsi lui il fardello sulle spalle.

E così era finita: addirittura impossibilitato di entrare liberamente nella sua cabina e costretto a passare la notte dirovagando in tondo sul ponte.

Bene. Meraviglioso. Splendido.

Per fortuna c'era il rum a consolarlo in quei momenti.

Diede una veloce occhiata alla stanza: almeno tutto sembrava al proprio posto.
La ragazza era sul letto, intenta a guardare fuori da uno degli oblò e sembrava non essersi accorta della sua presenza.

Ne approfittò per osservarla e cercare di capire cosa aveva attirato tanto i suoi uomini di quella donna.

Non sembrava tanto alta e il vestito ingombrante non permetteva di scorgere alcuna curva del suo corpo se non la vita stretta.
Il suo profilo non aveva nulla che non avesse già visto in altre donne facili ai bordelli: naso dritto, labbra piene, ora leggermente dischiuse, e gli occhi grandi, contornati da una linea nera, ormai sfumata, e da lunghe ciglia nere.

Poi gli parve che avesse i capelli adornati con migliaia di fili dorati e per un attimo fu tentato di controllare da vicino.
Poi sbattè più volte le palpebre e solo dopo qualche secondo si rese conto che d'oro in realtà non c'era nulla.
La luce del sole di prima mattina faceva brutti scherzi sui lunghi capelli ramati.

O forse era la mancanza di sonno.
O forse era il rum, a fare brutti scherzi.

*

-Fa un caldo insopportabile!- la ragazza diede un calcio alla parete di legno per svolgare la frustazione.

Jack la guardò accigliato.
Cominciava davvero a stancarsi.
Stava cercando di tracciare una rotta e la sua bussola non ne voleva sapere di puntare ad una sola direzione.
Inoltre la mancanza di sonno non aiutava.

Vide la giovane passare di fronte allo scrittoio, per l'ennesima volta nel giro di pochi minuti.
L' ago sembrò seguire per un attimo il suo movimento poi tornò a ruotare impazzito.
Jack sbattè il pugno sul legno, lanciando malamente la penna che finì sul pavimento.

-Qual è il problema?- la ragazza si fermò davanti a lui, posando i palmi sullo scrittoio. Alcune ciocche mosse le ricaddero in avanti, infilandosi nell'incavo del seno, reso più profondo dal corsetto stretto del vestito.
La strana collana che aveva al collo penzolo' leggermente; sembrava un archetto, o comunque un mezzocerchio, abbastanza spesso, di ottone, con delle tacchette incise lungo tutta la sua lunghezza.

-Il problema è che non riesco a concentrarmi con lei che non fa altro che innervosirmi, milady.-
Di risposta ebbe uno sguardo accigliato.

-Jane.-
-Cosa?-
-Il mio nome è Jane, non milady. E se non riesce a concentrasi allora faccia qualcosa di produttivo e mi aiuti.-
Detto ciò si voltò di spalle e liberò la schiena dai capelli ramati, rivelando il complesso intreccio di nastri del vestito, già leggermente sfatto.

-Non riesco a slacciarlo da sola e lei è l'unico a cui posso chiedere.-

-Oh, credo ci siano più di una decina di uomini fuori da questa cabina che sarebbero più che contenti di aiutarla.-
Jane si voltò bruscamente di nuovo, fulminandolo con lo sguardo.

-Non starà scherzando?!-

-Le sembra che scherzi?- le rispose, avvicinandosi a lei col suo solito fare teatrale e guardandola sghembo.

-In realtà, Jack, non sono mai sicura di capire quando lei sia serio o no.-

-È Capitan Jack.- appuntò.
Quante volte avrebbe dovuto ripeterlo? Fino alla fine dei suoi giorni?

-Allora, Capitan Jack, può farmi il favore di aiutarmi?-

-E perché lo chiede proprio a me, milady ?-
La vide sbuffare lievemente.

-Perché credo che lei sia l'unico su questa nave ad avere un minimo di autocontrollo e la decenza di non saltarmi addosso ad una tale richiesta.-

-E cosa le assicura che io...non le salti addosso?- disse avvicinandosi di più al viso della ragazza.
Jack era cosciente del suo fascino e le molte donne che aveva avuto ne erano la prova. 
Eppure lei non si mosse, non un leggero rossore sulle guance nè ruppe il contatto visivo.

-Me lo assicura il fatto che se lei avesse voluto quello da me, non avrebbe passato tutte le notti fuori da questa cabina, rinunciando anche a dormire.-
Jack si ritrasse leggermente, sorpreso.

Pura e semplice razionalità.

Parola di cui conosceva a stento il significato.

Rum.
Aveva bisogno di rum.

-Allora mi aiuta? Sto soffocando con questo corsetto.- lo richiamò lei, rigirandosi.
Jack iniziò così a slacciare i vari cordoncini e nastrini che tenevano chiuso il vestito, tirandoli dagli occhielli laterali. 
Finito il lavoro, sentì Jane tirare un sospiro di sollievo.

-Grazie, ora va molto meglio.-
Tirò via le braccia dalle maniche, lasciando poi scivolare il vestito sul pavimento, rimanendo in sottoveste blu.
Lo scavalcò per poi riavvivare la gonna del sottabito.

Ora Jack riusciva a vedere qualcosa in più di quel corpo: la vita stretta non era cambiata, il petto, non più schiacciato dal bustino, era ora una morbida curva e la gonna, anche se lunga e leggermente drappeggiata, permetteva di intravedere anche la curva del fondoschiena.

Come se si fosse ricordata solo allora di qualcosa,la ragazza si chinò nuovamente sull'abito, recuperando una spilla dalla strana forma a V, semi-appuntita, che appuntò poi tra i capelli.
Rivoltò il tessuto, scoprendo una tasca cucita tra le pieghe da cui recuperò quel che sembrava un pennino e un piccolo rotolo di pergamena, della grandezza di un dito.
La vide alzarsi la gonna che ancora indossava, scoprendo un'ulteriore tasca -e non solo quello-, in cui nascose i due oggetti.
Recuperò anche una sottile catenina, che fino a quel momento si era perfettamente confusa tra i pizzi dell'abito, a cui erano agganciate numerone lenti e l'appuntò attorno alla vita.

Jack la guardò, per la seconda volta, sorpreso.
-Altro?-

-No...se il resto le serve, prenda pure.- si girò verso di lui solo per pochi istanti per poi tornare a controllare tutte le lenti della catenina.
-Credo ci siano un paio di rubini in quell'abito.-

-Mmh...me ne occuperò dopo.- il pirata scocciò con un piede l'ammasso di tessuto.
-Cos'è tutta quella roba?-

-Strumenti.-
-Strumenti...- ripetè come se quella singola parola rispondesse alla su domanda.

-Non mi sposto mai senza.-

-A cosa dovrebbero servirle?-

Jane si girò nuovamente verso di lui.
-Al mio lavoro. Studiare la realtà.-

-Cosa?-

-Mettiamola così: sono capace di dirle perchè la tua nave non affonda.-

-E' ovvio che non affonda, è una nave! Se affondasse non sarebbe una nave!-
Era per caso impazzita quella donna?

-Mai sentito parlare di spinta di Archimede?-

-Senta, la mia nave non è stata spinta da nessuno, ok?-
La vide sbuffare scuotendo la testa e trattenendo un sorriso poi riprese a girovagare per la cabina.

Dov'era il rum quando serviva?

*
-Voglio scendere anche io a terra.-

Jack si voltò verso la fonte della voce.
Jane, dietro di lui, pareva irremovibile e sicura di se, con le braccia conserte e il mento alto.

-No.-

-È perché, di grazia?-

-Questo non è posto per signore.-
Puerto Dorado non lo era assolutamente.

-Sono su questa nave da un mese. Per quanto possa essere grande, 660 metri quadri all'incirca diventano velocemente ripetitivi.-

-Cosa?- Jack alzò di più un angolo della bocca. Quella donna ricominciava a parlare strano e lui odiava non capire quello che probabilmente era un insulto.

-Jack.- la rossa gli si avvicinò.

Il fatto che lui la superasse in altezza di qualche spanna sembrava non intimorirla minimamente.
Inoltre continuava ad ignorare la sua nomina di Capitano come se nulla fosse.

-Io scenderò da questa nave. Se ti preoccupi così tanto per me, perché non mi accompagni?- assottigliò gli occhi, incrociando i loro sguardi.

-Non mi ridurrò a fare da babysitter ad una bambina capricciosa.-

-Bene! Allora non preoccuparti neanche come farebbe una babysitter di una bimba capricciosa.-
Detto ciò, lo sorpassò afferrando la mano tesagli da Gibbs per aiutarla a scendere.
La vide sorridergli e ringraziarlo, mentre alzava l'orlo dell'abito blu per raggiungere più facilmente la scialuppa.

Rimase per un attimo allibito a guardare quella scena, poi li raggiunse.

*

La piazza di quel paesino era stranamente affollata, piena di pirati.
Jack si alzò sulle punte tentando di scoprire il motivo di tanto fracasso, senza successo.
L'unico modo per avanzare era farsi strada a spallate. La giovane, al contrario, sembrava muoversi con scioltezza tra la folla, infilandosi nei piccoli spiragli tra i corpi.
Ogni volta che la perdeva di vista, riusciva a scorgere nuovamente la sua chioma rossa solo una decina di piedi dopo.

Perché la stava seguendo?
Perché non la lasciava vagare come lei le aveva espressamente chiesto?
Dopotutto era una "prigioniera" che lui neanche sopportava. 
Magari se ne sarebbe liberato una volta per tutte, avrebbe recuperato il suo letto e avrebbe finalmente dormito in modo decente.

Perché era un pirata gentiluomo, ecco perché. Sempre a salvare damigelle: prima Elizabeth poi Angelica ed ora Jane.

Stava giusto per raggiungerla nuovamente quando nel chiasso generale si levò una voce.
-Inizia l'asta!-
Urla di incoraggiamento ed eccitazione si levarono e numeri pugni alzati si dimenavano.
Jack salì su un barile lì vicino, cercando di capire cosa stesse succedendo.
In mezzo alla grande folla c'era un piccolo palchetto su cui sostava un pirata. Notò con orrore una ragazza salire sul palco, a testa bassa e con una corda attorno alla vita, legata ad altre ragazze ancora giù dal palco.

-No...- sussurrò.
Una vendita di spose...
Doveva trovare presto Jane e portarla via di lì. Si guardò velocemente intorno, alla ricerca di una testa rossa. 
L' aveva appena adocchiata quanto sentì un forte "aggiudicato".
Scese velocemente dal barile dirigendosi verso la direzione in cui l'aveva vista avanzare.

L' asta proseguiva ed un altro "aggiudicato" gli raggiunse le orecchie.

-VOGLIAMO LA ROSSA!-
-NOI VOGLIAMO LA ROSSA!-

Che cosa?!
Jack provò di nuovo a guardare il palco: ai lati del banditore c'erano due ragazze, una corvina e abbastanza in carne, l'altra dai ricci rossi che alzava con nonchalance l'orlo del vestito rosa, mostrando parte della gamba nuda.

Nessun dubbio su chi avrebbe preferito la folla.
Un campanellino di allarme gli si accese in mente.
Doveva trovarla il prima possibile, prima che qualcuno, rimasto a bocca asciutta dall'asta, potesse ripiegarsi su di lei.

-VOGLIAMO LA ROSSA!-

Gli incitamenti, accompagnati da fischi, continuavano mentre il banditore schiaffeggiava la mano della ragazza, fecendogli perdere la presa sulla gonna che tornò a coprire ciò che doveva.

-Dannazione, dove si è cacciata!?-
Continuò a spintonare, avanzando tra i pirati ubriachi e su di giri per l'asta.

Venne spinto da due di loro barcollanti in una stretta stradina laterale.
Si rispolverò il cappotto, maledicendoli.
Distinse un "Aggiudicato" tra i vari urli di disappunto.

-Ehi, qui ce n'è un'altra!-
Jack strinse i denti, provocando quel fastidioso rumore di sfregamento rimborbargli nelle orecchie, e corse nella direzione da cui proveniva la voce, fortunatamente poco lontano da dove si trovava.

Un pirata decisamente fuori forma l'aveva afferrata per un braccio e sembrava non risentire minimamente degli sforzi della ragazza che si dibatteva cercando di liberarsi.

-Ehi ehi, tu! Abbassa le tue sporche manacce!- 
Il pirata si voltò sorpreso verso Jack. Jane sfruttò quel momento di distrazione per liberarsi e correre verso il Capitano.

-E tu chi sei?- il sorriso maligno, sdentato e sporco fece rivoltare lo stomaco ad entrambi.
Il viso di Jack si distorse in una smorfia di disgusto, in parte anche dovuto al fatto di essere stato riconosciuto.

-Non è ovvio? Sono il Capitano Jack Sparrow.- disse allargando le braccia. Poté scommettere di aver visto, la sua prigioniera (?) al suo fianco, alzare gli occhi al cielo.

La risata sguagliata di sorriso sdentato richiamò nuovamente l'attenzione dei 2.

-Che bravo Capitano. Far fuggire la sua donna in una zona come questa e pretendere che gli altri onorino il suo veto.-

-Io non sono la sua donna! Solo perché sono una femmina non ho il diritto di passeggiare da sola dove mi pare!?-

Jack la guardò stupito. Ammirato dalla sua insolenza ma allo stesso tempo completamente sbalordito di come lei non avesse ancora capito come girava il mondo da quelle parti.

-Non in queste zone, carina.- un altro pirata si affiancò al ciccione, seguito da altri.
Era questione di secondi ed avrebbero iniziato a correre per acciufarli.
Jack afferrò Jane per il polso iniziando a correre nella direzione in cui era arrivato. La folla si aprì per evitare di essere travolta da quella dozzina di pirati che continuava a crescere.
Jane gli stava dietro, litigando e tirando su l'orlo del vestito per non inciampare, girandosi di tanto in tanto a guardare la folla che li rincorreva.

-Jack ci stanno raggiungendo!-

-Lo so benissimo!-
Voltò improvvisamente in una piccola stradina spuntata alla sua destra, tirandosi dietro la ragazza che teneva ancora per il polso.
Fece lo stesso altre due o tre volte infilandosi in vie strette, rischiando di travolgere i passanti ma riuscendo a distanziarsi dai loro inseguitori.

Trovò anche il tempo per sfilare di mano una bottiglia di liquore ad un uomo barcollante. Ne diede un lungo sorso per poi abbandonarla malamente per terra.

Quando lo schiamazzo della folla apparve leggermente più lontano, il pirata salì su un barile lì vicino, arrivando all'altezza di una corda su cui erano stesi vari abiti ad asciugare.
Ne afferrò vari, a casaccio, e scese con un salto dal barile.

-Dobbiamo cambiarci!-
-Cosa?! Qui!?-
-Uff, non fare la schizzinosa. Ne ho viste di donne nella mia vita, anche più belle di te.-

La vide arrossire di rabbia ma non ebbe il tempo di ribattere che le voci dei loro inseguitori parvero nuovamente vicine.

Si guardò intorno velocemente, adocchiando una porta abbastanza malconcia da essere aperta con un calcio ben assestato.

-Lì dentro!-
Spalancò la porta ed entrambi la attraversarono velocemente. 
Jack iniziò a sfilarsi la camicia, sfugando tra il mucchio di vestiti una degna sostituta.
Jane si perse per un attimo ad osservare la stanza.
Era ricca di mobili -probabilmente- ricoperti di spessi teli grigi e polverosi. Una scala a chioccia molto stretta portava al piano superiore.
Si avvicinò a ciò che sembrava un tavolino con un qualche soprammobile. Ne sfilò il telo, trovandosi davanti una clessidra elegantemente intagliata.
La sabbia continuava a scorrere ma sembrava che la quantità al di sopra della strettura non diminuisse di volume.
Si sarebbe fermata di più ad osservare quell'oggetto se non fosse stato per...

-Ti muovi o no? Non ci metteranno tanto a tornare indietro e trovarci.-
Jane sbuffò sonoramente. Odiava quando qualcuno la ostacolava nei suoi studi o peggio, non ne comprendeva l'importanza.
Si abbassò alla ricerca di qualcosa nel mucchio si vestiti.

-L' hai fatto apposta?!- urlò dopo pochi secondi.

-Fatto cosa?- l'uomo la guardò con un sopracciglio alzato mentre finiva di abbottonare la giacca.

-Non c'è nulla di adatto a me tra queste cose! Sono tutti abiti da...-

-Da?-
Per la seconda volta in pochi minuti risentì il suo viso in fiamme.

-Sai benissimo da cosa!-
Ancora non capendo, Jack le si avvicinò, studiando i vestiti.

-Cosa potevo saperne io di star rubando roba da una donna a ore?-

-Ah no? Fatto sta che io questi " vestiti " non li metto!-
-Quindi preferisci che ti catturino quelli lì?-
-Non ho detto questo. E comunque con questi addosso credo che peggiorerei solo la situazione.-
Riguardò l'ammasso di tessuti pensando ad una soluzione.

-Ci sono altri pantaloni?- iniziò a frugare.
-E una camicia?-

-Mi pare di si. Cosa vuoi fare?-

-Mi pare ovvio: mi travesto da ragazzo.-
Jack quasi si strozzò con la sua saliva dal ridere.

-Sono seria. In questo modo non attirerò minimamente l'attenzione.-
-Ah si? E con l'origine di questo problema come farai?-
-A te piace rovinare sempre tutto vero?-
-Io lo rovino e lo risolvo mia cara.- detto ciò si sfilò il cappello da testa, porgendoglielo.

Jane comprese solo dopo qualche secondo e lo afferrò sorridendo.
Prese a sfilarsi la gonna, non prima di aver recuperato i suoi strumenti dalle tasche nascoste, e a tirare i lacci del bustino.
Jack rimase a fissarla mentre infilava i pantaloni maschili, abbastanza larghi per la sua vita.
Le tese una delle sue cinture.

-Mi passi la camicia?- la ragazza aveva sfialato anche il suo corpetto e ora attendeva dandogli le spalle. Sotto i lunghi capelli ondulati scorgeva solo pelle nuda.
Le passò l'indumento senza riuscire a staccare lo sguardo dalla pelle bianca, così diversa da quella abbronzata di Angelica o di qualunque donna con cui fosse stato.

-Non avevi già visto donne anche più belle di me?-

-Eh? Cosa?-

-Vecchio pervertito...- e si sbrigò ad aggiustare il tessuto e chiudere i bottoni.

-Oh grazie per avermi ricordato che l'ora della mia morte si avvicina!-

-È un modo di dire. Non sei mica tanto vecchio...avrai poco più di 40 anni...-

-In realtà ne ho circa il doppio, milady.-

-Mi prendi in giro!?-

-Affatto. A 40 anni le mie sventure erano appena iniziate a causa di un certo Barbossa, a causa di un certo Will e una certa Elizabeth. E guarda ora a che livello sono arrivato.-

Jane si voltò di scatto con occhi sbarrati.
-Conosci i miei nonni?-

Di risposta ebbe solo uno sguardo confuso.

-Hector
Barbossa, Elizabeth Swann e Will Turner?-

Jack si ritrasse violentemente, con il suo modo di fare teatrale.
-Come fai a conoscerli?-

-Sono i miei nonni!-

-Tu sei... tu sei la progenie di Henry Turner e Carina Barbossa?-

-Si, sono i miei genitori.-
Jack si lasciò sfuggire un urlo.
Il sangue Turner e Barbossa unito in un unico essere.
Come aveva fatto a non riconoscere il fare altezzoso della madre orologiaia/strega/astomona -o qualcosa del genere-.

Quella donna lo avrebbe portato alla rovina, ora ne era sicuro.
Dove era il rum quando serviva?
Non avrebbe mai digerito quella notizia, neanche tra mille anni.

-Jack?-
-No no non-non avvicinarti.-
-Jack! Non fare l'idiota!-
-Tu non fare l'idiota! Sei un concentrato di perfidia e malasorte che mi si rivolterà contro!-
-Non dire stupidaggini!-

Il battibecco venne interrotto dalla crescente confusione proveniente da fuori.

-Ecco! Sono tornati...-disse Jack, quasi se lo aspettasse dove quella "grandiosa" scoperta.
-Su!- Jane si raccolse i capelli sulla testa nascondendoli con il cappello del suo compagno di fuga, per poi precipitarsi sulla scala a chioccia.

*

Se qualcuno le avesse detto che un giorno si sarebbe trovata a cammirare in bilico su dei tetti per evitare di essere catturata da una folla inferocita, avrebbe risposto che, considerando le sue abitudini di vita, le possibilità che ciò accadesse erano cosi remote da poter essere considerate trascurabili.

E invece eccola.
A seguire un pirata su un tettoia obliqua.

Fortunatamente nulla di così esagerato, ad occhio e croce un 30 gradi, il che abbassava le sue possibilità di scivolare giù. 

-Dobbiamo continuare ancora per molto?-
-Almeno fino all'altro lato di questa strada. Se siamo fortunati, non li riincontreremo tornando alla nave. Ecco, c'è una scala qui dietro.-

Ritornati con i piedi per terra, Jane si concesse finalmente di respirare normalmente, senza aver paura di quella infinitesima probabilità che gonfiare i polmoni d'aria potesse sbilanciare il suo baricentro.
Finché sarebbe stata al fianco di quel capitano e della sua ciurma, avrebbe dovuto rifare i suoi calcoli, considerando una variabile ben poco razionale: la fortuna.

*

Jack aveva appena finito un'altro lungo sorso di rum ed ero tornato a guardare la sua bussola impazzita quando la porta della sua cabina si aprì cigolando.
Jane aveva indosso ancora gli abiti maschili, anche perchè i suoi erano rimasti in quella cosa abbandonata, ma in compenso aveva sciolto i capelli e -cosa più importante- gli aveva restituito il suo cappello, ora appeso ad uno spigolo dello schienale dietro di lui.

-Non sono capace di intavolare una conversazione con te dopo aver bevuto una bottiglia e mezzo di rum ed averne solo un'altra mezza vuota a disposizione.-

-Infatti dovreste evitare completamente quella vile bevanda.-
L'insolenza di Elizabeth.

-Ed inoltre, sbagli di nuovo, quella bottiglia non è mezza vuota. Il volume che non occupa il rum è occupato da una miscela di ossigeno e altri gas. Saresti più preciso se dicessi che solo metà del suo contenuto ti interessa e che ignori tutto il resto.-
La saccenza di Carina.

Ci mancava solo che dicesse di voler diventare un pirata per spezzare una qualsiasi maledizione ed avrebbe dimostrato anche l'eredità dei due nonni e del padre.

-Non è idea di cosa tu stia parlando.-

-Non preoccuparti. Volevo solo verificare se i miei calcoli sono giusti.- e gli mostrò un pezzo di pergamena fittamente scritto, con numeri e simboli strani, che Jack guardò quasi disgustato pur non capendo cosa fosse.
-Non avevo nulla da fare così ho fatto una stima dell'anno in cui sei nato e delle tue avventure, anche grazie a ciò che ricordo delle storie che mi hanno raccontato da piccola.-

-Non ho bisogno di un riassunto della mia vita e di tutte le volte che ho perso l'immortalità.-
Jane iniziò a leggere senza considerarlo minimamente.

-Sei nato nel 1690 o giù di lì. Intorno al 1730 hai incontrato i miei nonni Elizabeth e Will, sconfiggendo David Jones. Considerando poi che mio padre aveva circa 20 anni quando vi siete incontrati, avete trovato il Tridente di Poseidone nel 1750 o 51. E il tutto ci porta ad oggi, 1768, ovvero ai tuoi 78 anni. Corretto?-
Jack la guardò scocciato, assottigliando gli occhi.

-Ripeto: non ho bisogno di un riassunto della mia vita e di tutte le volte che ho perso l'immortalità.-

-Quindi è corretto.- lei sorrise soddisfatta, poi il suo viso si addolcì.
-E comunque, non ti prendo il giro se dico che dimostri la metà dei tuoi anni. Io credevo che la vita da pirati fosse logorante...evidentemente tu sei l'eccezione alla regola. O hai qualche trucco?-

-Il mio trucco è che amo questa vita. Il mio primo amore è stato il mare, il secondo è stata la nave su cui cammini. È sempre tornata da me e farò di tutto affinchè resti per tutto il tempo che mi rimane.-

-E' un pensiero molto poetico.- sorrise lei.
-Degno di un vero amante.-
Jack allargò le braccia in un gesto di ovvietà.

*

Jane era appoggiata sul parapetto a fissare il mare nero.
All'ennesima fitta alla tempia, nascose il viso nelle braccia.

Non aveva mai sofferto di insonnia ma da qualche giorno a questa parte si era ritrovata a non sopportare neanche l'idea di coricarsi.
Quell'incubo tornava a tormentarla ogni volta che chiudeva gli occhi.
Non avrebbe saputo come spiegarlo.

Ciò che ricordava era completamente avvolto da una nube. 
Invece la paura, le sensazioni provate erano ancora vivide tanto da provocare i brividi sulla sua pelle e un colpo sordo al petto ogni volta che ci ripensava, cercando di dare un filo logico a quell'angoscia.

Aveva paura di addormentarsi e riviverlo.

Forse aveva sognato di perdere qualcuno di caro.
Forse aveva sognato di morire.
Forse aveva sognato di non avere più nulla di ciò che amava su quel pianeta.

La scorsa notte si era confrontata con Gibbs, quando durante il suo turno di guardia, l'aveva trovata seduta ai piedi dell'albero maestro a fissare il cielo.
Anche altri marinai avevano problemi a prendere sonno, anche se poi la stanchezza del giorno prendeva il sopravvento, e alcuni di loro si erano svegliati d'improvviso colti da affanno e palpitazioni.

Il Mastro le aveva anche raccontato che esisteva una leggenda su quelle acque, su come molti marinai, che le attraversavano, venissero colti da forti allucinazioni.
Secondo alcuni si trattava di vedere le proprie paure, secondo altri di essere torturati nei modi più cruenti possibili.
Qualunque cosa fosse, l'epilogo era sempre lo stesso: pur di mettere fine a quelle illusioni, gli uomini sceglievano la morte, gettandosi dalla nave.

Quindi avrebbero dovuto ritenersi fortunati di soffrire solo di incubi. Insomma nulla che non fosse riparabile con sano faticare giornaliero e una bevuta di rum.

Da persona razionale qual'era si era rifiutata di credere a quella storia eppure, magari molto sotto, riponeva un piccolo dubbio sulla sua veridicità.

Si sfregò pigramente gli occhi.
Cosa avrebbe dato per qualche ora senza pensieri a inondarle la mente...

Dopo poco dei passi leggeri risuonarono nell'aria, insieme al lieve rumore del mare, per nulla agitato. Inutile dire chi fosse...

-Non sapevo facessi anche tu la ronda.-

-Ahah, molto divertente. Sai benissimo che non riesco a dormire ultimamente.-

-Ah si, devo averci fatto caso...- si divertiva a stuzzicarla forse?

-Per favore Jack, non sono proprio in vena di discutere.-
Jack le si avvicinò, guardandola portarsi le dita alla radice del naso e sospirare.

-Se non riesci a dormire fa come tutti.- e tirò fuori una bottiglia di rum da dietro alla schiena porgendogliela soddisfatto.

Qualche ora senza pensieri...

-Sai che ti dico? Magari questa volta accetto.-
La ragazza afferrò il collo della bottiglia , portandosela immediatamente alle labbra e facendo un lungo sorso.
Inutile anche dire che subito la gola le bruciò dannatamente e prese a tossire.

-Ehi piano! È la tua prima volta mia cara! Non devi farlo in modo violento!.-

-Oh mio Dio... come fate a bere quella roba...-
Il pirata le riprese la bottiglia dalle mani, buttando giù il liquore neanche fosse acqua mentre lei ancora tossiva.

-Spero almeno funzioni il vostro “rimedio”.- disse poi mimando le virgolette con le dita.

-Guardandoti, un altro sorso di quelli e sarò costretto a portarti di peso in cabina.-
Lei preferì non rispondere mentre iniziava a sentire una sensazione di calore salirle al viso.

Si scambiarono di nuovo la bottiglia, guardando quella sottile linea dell'orizzonte che, di notte, sembrava quasi sparire, lasciando unire cielo e mare.

-Gibbs mi ha raccontato della leggenda. Tu ci credi?-

-Ho imparato a non decidere a cosa credere senza prima averlo vissuto.-

-Ultimamente tiri fuori molte perle di saggezza.-
Jack si ritrovò a ridere mentre la vedeva fare un'altro sorso, stringendo leggermente gli occhi.

-Ok ora basta.- le tirò la bottiglia di mano.
-Cerca di non cadere in mare mentre mi faccio un giretto.- e si allontanò, camminando con il suo tipico andamento ondeggiante tra i barili e le corde lasciati sul ponte.

Ritornò a guardare il mare sentendo la testa girarle leggermente. 
Dannazione!
Perchè aveva bevuto?!

Si voltò di nuovo nella direzione in cui si era allontanato Jack con la voglia di tirargli qualcosa ma non vide nessuno. Prese a camminare per raggiungerlo e le parve di vedere un'ombra su quell'asta che si allugava davanti alla prua, il bompresso o qualcosa del genere.
Continuò a camminare.
-Jack? Jack!-

-Oh milady!-

-Jack scendi da lì, è pericoloso.-

-Oh, cosa te lo fa pensare?-

-Sei ubriaco! Potresti scivolare.-

-E da quando ti preoccupi per me?-
Da quando si preoccupava per lui?
...
Che...che razza di domanda era?

Ovvio che si preoccupasse per lui!
Come avrebbe fatto per qualsiasi altra persona ubriaca che giocava con la morte in quel modo.

-Jack, vieni qui!- e allungò la mano, per enfatizzare il suo ordine.
Jack le diede la mano con nonchalance, senza però muoversi.
Fu un secondo e Jane sentì la presa dell'uomo rafforzarsi all'improvviso, tirandola verso di lui.
Si ritrovò in equilibrio precario su quella piccola base formata dall'angolo della prua e l'inizio del bompresso.
L'unica cosa ad apparirle salda era solo la mano di Jack.
Ma presto anche quella venne meno.

-Vieni...- le disse, allontanandosi all'indietro sul grande tronco, sempre con la sua mano tesa.
L'unica ancora che in quel momento le sembrava sicura.

-Jack...-
Sentiva tutto vorticare. 
-Non riesco...gira tutto.-

-Vieni...- ripetè lui.
Perchè ad un tratto le sembrava così suadente?
Vedeva tutto appannato, tranne lui, come se ci fosse una fitta nebbia attorno.
-Se ti importa di me devi fidarti...-

Lei allungò la mano. Voleva raggiungerlo.
Si fidava di lui. L'aveva salvata qualche giorno di prima.
Perchè non avrebbe dovuto fidarsi ora?

Gli importava di lui.
Perchè sentiva qualcosa di irrazionale nel petto quando gli stava accanto.
Perchè non voleva perderlo.

-Io non ti lascerò.-

Fece il primo passo mentre il vento si alzava, facendole ondeggiare violentemente i capelli lunghi e la camicia prestatole da Jack, troppo larga per lei.
Non riuscì a fermare un urlo quando si sentiì tirare di forza all'indietro e vedeva Jack lasciarsi cadere in acqua.

-NO! NOO! JACK!- si dibattè come un'ossessa cercando di liberarsi da quella presa sconosciuta.
Era caduto in acqua.
Perchè era caduto in acqua!?
-LASCIAMI! DEVO ANDARE DA LUI!-

-Jane! JANE!-
Si sentiì voltata di scatto, ritrovandosi a pochi centimetri dal volto dell'uomo che aveva visto cadere proprio qualche secondo prima.

Sgranò gli occhi guardandosi indietro.

-Che cosa diamine stavi facendo, eh!? Volevi morire?!- era arrabbiato, non lo aveva mai visto così.

Si voltò di nuovo alle sue spalle.

-Tu eri sul tronco. Mi chiamavi...sei caduto in acqua.- rispose, non riuscendo a controllare le lacrime.

Era questo ciò che detestava di se stessa. 
Si mostrava forte, si imponeva di essere forte.
Poi arrivavano i momenti in cui crollava, mostrando tutta la debolezza che poteva avere una ragazzina di 18 anni.
I singhiozzi le risalivano dalla gola senza che lei riuscisse a fermarli.
Le sembra di cadere a pezzi in questi momenti.

La presa sulle spalle diminuì e le mani di Jack si spostarono sulla sua schiena. La attirò a se sentendola tremare e Jane nascoste il viso nel suo petto.
Jack pose il suo sguardo sul bompresso per poi passare alla zona circostante.

Solo mare.
Nulla di più. Nulla di meno.

Allucinazioni di torture o delle proprie paure.
Tra le tante cose, lei aveva visto di perdere proprio lui.

-Ti porto in cabina.-



Angolo Autrice
Salve a tutti.
Come dicevo, è una piccola fanfiction nata dal mio periodo di ossessione per Pirati dei Caraibi.
Mi scuso per eventuali errori di battitura e grammaticali.
Fatemi sapere che ne pensate se vi va!
Baci
GiadaVnt

  
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