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Autore: 8iside8    19/08/2020    1 recensioni
Questa ff è la quarta della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta", consiglio di leggere le precedenti, perché sono in sequenza temporale e dalla prima la serie si discosta dall'originale dal ritorno dall'Oltretomba. Ora Emma e Killian hanno dei pensieri felici e, quasi cinque mesi dopo il matrimonio, un nemico estinto torna a Storybrooke. Scoprire come salvare la città che è vittima di sé stessa, sarà compito di Emma e del figlio, sempre più in gamba e sempre più eroe.
Genere: Azione, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Vero Amore è sempre la risposta'
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Emma si pose davanti a Tremotino e prese un bel respiro, prima di affondare la mano nel suo sterno ed estrarre il cuore.  
«Henry, io non ho idea di come si faccia.» disse Emma guardando il cuore nero che pulsava. Solo un piccolo puntino rosso sembrava desideroso di farsi spazio. 
«Devi provare a sentire cosa c'è nel cuore del nonno.» suggerì il ragazzino.  
«Sembra facile detto così.» 
Emma teneva davanti a sé il cuore. Chiuse gli occhi e lasciò che il suo contenuto si rivelasse.  
 
Emma era nel negozio di Gold. Lui era dietro al bancone che lucidava il suo pugnale e non la vedeva. Era ospite della scena che vedeva, come nella mente di Henry.  
Fumo bianco.  
Ora vedeva Belle, che piangeva e lo cacciava da Storybrooke. Era straziante vedere che lei aveva perso la speranza.  
Fumo bianco.  
Tremotino, nella Foresta Incantata, vedeva Bealfire entrare nel portale e lui rimanere lì.  
Fumo bianco.  
Tutto buio. Emma si girava, ma nessuna luce. Solo una voce fendette quel silenzio atroce.  
«Salvatrice.» era una voce roca e soffocata. 
«Deimos?» chiese lei.  
«Certo. Sono il solo abitante di questo luogo, a parte le cattiverie e i rimpianti di Tremotino. Cosa ci fai qui?» e tossì.  
«Sono qui per sapere come fare a liberarti.» spiegò lei.  
«E ti fidi di un dio? Cos'ha fatto Ade di buono per te? Cosa sta facendo di buono mio fratello?» era amareggiato.  
«So che non siete tutti malvagi. Zeus mi ha riportato Killian, anche se era morto. Inoltre,  credo che tu possa essere migliore di tuo fratello. Ti offro un accordo. Ti libererò se in cambio porterai tuo fratello dove non possa più nuocere a nessuno.» propose Emma.  
«È un'offerta interessante. Posso pensarci. Solo che per liberarmi serve un oggetto di fattura divina e credo che tu non ne possegga nessuno. Quindi, stiamo parlando di niente.» sbuffò lui.  
«Ma io ne sono in possesso.» disse Emma, i cui occhi brillavano.  
«Quel bracciale non conta. Deve essere un arma offensiva.» specificò Deimos.  
«Io ho anche quella.» lo informò lei.  
«Allora... Affare fatto.» disse lui con giubilo nella voce.  
 
Emma si trovò stesa sul pavimento.  
«L'ho trovato!» disse alzandosi e tenendo alto il cuore di Tremotino «Mi ha spiegato come liberarlo. Speriamo che sia la cosa giusta.» 
La Salvatrice visualizzò se stessa come una spada, come la Spada di Sygin. La Spada della Vittoria. Immaginò di toccare la punta contro il cuore di Gold. Sentì qualcosa trattenere quella punta e lei tirò, forte. Tutto stava accadendo con la forza della sua immaginazione e funzionò.  
Quando riaprì gli occhi, teneva in mano il cuore di Tremotino, poco più rosso di prima e un uomo con una tunica corta, color castagna, la guardava riconoscente.  
I capelli castano chiaro gli incorniciavano il volto dalla mascella severa. Gli occhi erano di un caldo color cioccolato. Si inginocchiò davanti a lei.  
«Grazie, mia signora. Mi hai liberato e ora ti renderò il favore. Andiamo a mettere mio fratello nella sola prigione che può fermarlo.» 
 
«Che tipo di prigione può fermare il dio della paura?» chiese Henry.  
«La sola che paralizza tutti. La sua mente. Lui lo fa instillando paura, ma se lo faccio io che domino il terrore...» spiegò il dio.  
«Credevo che tu dispensassi terrore ovunque.» disse Emma.  
«No, mia signora, il mio compito è dosarlo. Ogni cosa, nella giusta dose, fa bene. Gli uomini hanno il terrore delle bestie feroci, per questo se ne tengono alla larga, ma se ne hanno troppo cacciano la bestia per ucciderla. Equilibrio.» ripeté lui.  
Emma li guardò entrambi e insieme uscirono dalla biblioteca. Il paesaggio era spettrale. Gli abitanti di Storybrooke erano immobili, come li aveva lasciati Tremotino.  
«Salvatrice!» Phobos era davanti alla porta di Granny.  
Emma si sentì avvampare al volto. La bambina scalciò e lei si accarezzò la pancia.  
«Cosa succede?» chiese la bionda.  
«Mio fratello,» spiegò Deimos «sta facendo emergere le paure della tua bambina.»  
«Lasciala stare!» gridò Emma furiosa.  
Henry prese la mano di Emma e le posò l'altra sul ventre. Il calore dentro Emma divenne un piacevole tepore e la bambina smise di scalciare.  
«Voi due mi avete stancato.» ringhiò Phobos «Non siete più potenti di me!» 
«Invece sì,» intervenne il fratello «perché l'amore è una magia rara e il Vero Amore ancora più sfuggente, ma... L'amore che cresce tra una madre e i suoi figli è profonda più del Tartaro. Non l'hai mai capito, per questo sei così.» 
Phobos rise e tese una mano avanti. Colpì Emma, che cadde all'indietro, ma si rialzò subito.  
«Come fai?» il dio era frustrato.  
«Con questo!» gli mostrò il polso, il bracciale di Frigg «Protegge chiunque lo indossi, da qualunque tipo di offensiva.» 
Deimos vide che il fratello era concentrato su Emma, quindi sollevò una mano e un fulmine nero scese dal cielo. 
Fu un istante. 
Phobos veniva trapassato dal fulmine. I capelli sbiadirono, fino a diventare bianchi. Il corpo steso a terra, inerme. 
«Grazie, Salvatrice.» si inchinò Deimos «Ora riporterà mio fratello nell'Olimpo, poi deciderà Zeus la punizione più consona.» 
«Swan!» Killian stava correndo fuori, sbattendo la porta della biblioteca «Cos'è successo?» 
Lei gli andò incontro.  
«Killian! Siamo tutti salvi...» lo baciò e spiegò di Phobos che li aveva imprigionati nelle loro menti, poi di Deimos nel cuore di Gold e della sconfitta del dio della paura, mettendo fine al maleficio sulla città.  
«Sono così felice di rivederti...» le sussurrò il marito all'orecchio.  
Deimos salutò di nuovo e partì per l'Olimpo tenendo il fratello su una spalla.  
 
I suoi genitori e Regina li raggiunsero fuori.  
«Emma!» sua madre corse ad abbracciarla. Stavolta fu Henry a raccontare l'accaduto.  
Regina guardò la Salvatrice.  
«Emma, Gold non sta bene.» e le fece strada dentro.  
Tremotino era steso a terra, con la testa sulle ginocchia di Belle, che piangeva. Emma si inginocchiò al fianco dell'uomo.  
«Signorina Swan... Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Io non ho l'energia per sciogliere l'incantesimo sulla città, ma appena sarò morto saranno liberi.» la voce faticava ad uscire.  
«No, deve esserci un modo. Henry! Vieni qui davanti a me.» disse la bionda concitata.  
«Emma, sono più potente di te, quindi so che non puoi farcela.» obiettò Regina.  
«Lo so, ma il mio potere è fuso con quello della Spada della Vittoria e con quello della bambina, se Henry userà il suo sangue che lo collega alla sorella, possiamo fare buona parte del lavoro.» spiegò Emma sempre più speranzosa.  
«Hai detto buona parte del lavoro, il resto? Chi lo deve fare?» chiese Regina scettica.  
«Belle...» sussurrò Henry.  
«Io?» chiese con gli occhi blu, umidi.  
«Sì,» rispose Emma «tu. Il posto lasciato vuoto nel suo cuore da Deimos, deve essere riempito. È come un'embolia, una bolla d'aria molto pericolosa. Se lo ami ancora, puoi fare la tua parte e riempire quel pezzetto di cuore. Noi proveremo lo stesso a salvarlo, sta a te decidere se vuoi intervenire.» 
Senza dire altro prese la mano del figlio e, quella libera, la posò sullo sterno di Tremotino. La luce bianca era ancora più accecante. Il Signore Oscuro tremava, ma non riprendeva conoscenza. Emma intensificò gli sforzi.  
Belle guardò il volto del marito e riuscì a capire cosa voleva.  
La luce divenne bianca e rossa. Tutti si coprirono gli occhi.  
Henry fu il primo ad avere il coraggio di guardare. Belle era china su Tremotino, avevano le labbra aderenti. Aveva scelto di provare a salvarlo. Emma gli sentì il polso. Il cuore batteva vigoroso.  
«Ha funzionato!» annunciò, senza muoversi dal pavimento.  
Killian la guardò amorevole.  
«Sei sempre fantastica.» le disse senza smettere di sorridere «Ma perché sei per terra ancora?» 
«Sono una donna incinta, con le caviglie gonfie e sono in piedi da tante di quelle ore che ho perso il conto. Killian, non mi tiro su perché non ci riesco.» s'imbronciò la Salvatrice. Il marito rise allungando le braccia verso di lei, che le prese con piacere. Una volta in piedi la baciò, accarezzandole la testa.  
 
 
Finalmente a casa! Henry era voluto rimanere da Regina, aveva visto la mamma troppo triste a causa del sortilegio di Phobos.  
Emma era sul divano e Killian le massaggiava i piedi, tenendoli sulle proprie ginocchia.  
«Bene,» disse Emma «ora che sono più rilassata me lo dici.» 
«Cosa?» chiese Uncino.  
«Lo so che c'è un pensiero che ti tormenta. Parlami.» lei lo guardava dolcemente.  
«Si tratta della parola che non ho mantenuto.» aveva lo sguardo fisso sui piedi della moglie.  
«Killian, di cosa stai parlando?» aveva ingrandito gli occhi, preoccupata.  
«Dei miei voti nunziali, ti ho promesso che non ti avrei più lasciata sola. Avrei dovuto fare di più. Avrei dovuto spezzare le paure che mi aveva messo in testa e tornare da te. Spezzare quel maleficio che mi aveva fatto...» la sua voce era affranta.  
«Killian...» Emma allungò una mano verso di lui, che gliela prese nervoso «Amore... Io non mi sono sentita sola. Mai potrei sentirmi come prima, perché il nostro amore è troppo grande per sentire la barriera di un maleficio o la distanza di un regno. Quante volte dobbiamo dimostrarci quanto siamo forti, prima che tu lo capisca? Questa ti ha tenuta sempre con me.» e gli mostrò la fede «Sei sempre stato con me.» 
Uncino si sporse e la baciò.  
«Grazie, amore mio.» le aveva soffiato sulle labbra. Gli occhi erano grandi ed emozionati, come ogni volta che lei gli diceva cose tanto belle. Sperava che anche lei si sentisse così quando era lui a dirgliele.  
«Adesso è ora di parlare anche di un'altra cosa.» decise Uncino riprendendo un tono più virile.  
«Cosa?» chiese Emma.  
«Il nome della bambina.» le sorrise lui teneramente.  
«Io avrei un'idea...» sussurrò la Salvatrice. 
«Davvero?» domandò Killian «Quale sarebbe?» 
Emma si accostò al suo orecchio e lo disse, come una notizia portata da un alito di vento.  
Killian la guardò intensamente.  
«Sai sempre come sorprendermi e rendermi felice, Swan.» 


*Ciao! Eccoci all'ultimo capitolo di questa ff, spero che vi sia piaciuta. In ogni caso mi fa piacere se volete lasciare un commento. Siccome questo capitolo era previsto per ieri, oggi inizio già la storia successiva, della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta". Ciaociao!*
   
 
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