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Autore: 8iside8    19/08/2020    1 recensioni
Questa è la quinta ff, in ordine cronologico, della serie "Il Vero Amore è sempre la risposta". Temporalmente si situa dopo il ritorno dall'Oltretomba a partire da "La Spada della Vittoria" (ff che apre una storyline diversa da quella della serie televisiva). I racconti vanno letti in ordine, perché in ognuno ci sono indizi che servono negli altri.
Spero che vi piaccia!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Vero Amore è sempre la risposta'
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La casa era silenziosa. Henry era a scuola e Killian era a lavoro con David. Emma era in casa. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle e il vestito ampio cadeva morbido sulla pancia ormai pronta a dare la libertà alla sua bambina. Un'immagine idilliaca, non fosse che lo sguardo di Emma era rabbioso e frustrato. Si era abbassata per raccogliere la rivista che le era caduta, ma si era ritrovata seduta sul pavimento e ogni tentativo di alzarsi era andato a vuoto. La magia non l'avrebbe fatta alzare e il telefono era nella cucina. Aveva provato ad evocarlo, ma si era tanto agitata che si era trovata tra le dita il libro di ricette che le aveva regalato Granny. Lo aveva lanciato dall'altra parte della sala e ora, a braccia conserte, attendeva di calmarsi per riuscire ad evocare quel maledetto telefono e chiamare qualcuno che sollevasse lei e la sua immensa pancia.  
La fortuna bacia i belli ed Emma era bellissima. La porta si aprì.  
«Scusa amore, sono tornato con David un momento a prendere la... Cosa ci fai lì per terra?» Killian le andò subito vicino.  
«Preferisco il freddo del pavimento.» disse lei guardandolo male «Sono incinta, sono grande come la mia auto e non riesco ad alzarmi.» spiegò secca.  
Nel mentre era entrato anche David. Entrambi la presero da sotto le ascelle e la tirarono in piedi.  
«Scusa, amore, non volevo farti arrabbiare. Non capisco come hai fatto...» disse calmo Uncino.  
«Mi era caduta una delle riviste che mi ha dato la mamma, mi sono abbassata per prenderla e mi sono ritrovata seduta per terra. Mi sono talmente agitata che non sono neanche riuscita a evocare il telefono per chiamarti.» spiegò lei, più calma e più frustrata. 
«Forse non dovresti stare sola in questo stadio della gravidanza.» intervenne David «Magari posso chiamare qualcuno che ti tenga compagnia.» 
Emma non era dell'idea, ma Killian insistette a sostenere il suocero e dopo una mezz'ora Ella era alla porta.  
«Ciao Emma!» la salutò con molto entusiasmo.  
«Ciao!» ricambiò la Salvatrice guidandola in salotto. Non voleva una balia, ma adorava Ella.  
«Ci siamo quasi, eh?» disse Ella raggiante «Sei tranquilla?» 
«Ho già partorito una volta, so che odierò il mondo per tutto il travaglio.» fece spallucce.  
«Non parlo del parto. Dico di essere mamma. Quando ero nell'ultimo trimestre a me sono arrivati molti dubbi su me stessa.» insistette l'amica.  
Emma la guardò e sentì che poteva parlare liberamente.  
«Sono terrorizzata. Non so se potrò cavarmela, come mamma. Con Henry ho perso tutto quello che sto per vivere con la bambina e non so se ne sono capace. Pannolini, colichette, latte, pappe... Io non ne so niente! D'altra parte non posso dirlo a Killian, lui è più terrorizzato di me. La sua paura più grande sembra essere proprio di non potersi occupare della bambina o di non farlo bene, ha paura che sarà talmente un pessimo padre che da grande potrebbe abbandonarla.» aveva gli occhi lucidi.  
«No, Emma, non dire così. Le paure sono normali, ma devi avere fede che, quando la vedrete tra le vostre braccia, non dubiterete più di voi. Saprete solo di amarla e proteggerla e non vorrete sapere altro.» le sorrideva incoraggiante.  
 
«Tutto bene?» chiese David al genero.  
«Sono preoccupato per Emma. Più si avvicina il giorno del parto più è nervosa.» sospirò Uncino.  
David rise.  
«Siete fortunati. Quando Biancaneve aspettava Emma, aspettavamo anche il sortilegio di Regina. Era quasi impazzita dalla paura. Io ero terrorizzato. Nei giorni precedenti abbiamo dato di matto di continuo. L'importante è stato avere vicino persone che credevano in noi e avete un'intera città che crede in voi.» David gli diede una pacca sulla spalla.  
Erano davanti a Granny, che uscì furiosa dalla tavola calda.  
«Vai a fidarti di un pirata!» urlò puntando il dito contro Killian «Avevi detto che saresti andato a parlare con Quasimodo, per risolvere il problema dell'inferriata rotta. Ho aspettato una settimana e non hai fatto niente! L'ho chiamato e ha detto che viene oggi! Se lo avessi fatto quando me lo avevi promesso, sarebbe già tutto a posto!» poi girò sui tacchi, lasciando Uncino a bocca aperta.  
«Io... Non ricordo di aver promesso una cosa del genere a Granny.» sussurrò sforzandosi di ricordare.  
«Tranquillo,» lo rassicurò David «hai molte cose per la testa. Può succedere.»  
 
«Avete scelto il nome della bambina?» chiese Ella bevendo in tè.  
«Sì, lo annunceremo da Granny, come il matrimonio. Abbiamo scelto un nome che le dia un po' del papà e un po' della mamma.» disse Emma con un sorriso timido e orgoglioso.  
La pancia era davvero grande, con Henry era molto più piccola.  
Partorirò un troll delle rocce, pensò sorridendo tra sé. Aveva appena realizzato appieno che tra pochi giorni avrebbe conosciuto la piccola. La immaginava con gli occhi blu mare di Killian e con le manine tese verso di lei.  
«Sei molto più calma, vedo.» le sorrideva Ella «Mi fa piacere. Ora ti preparo una bella cenetta per te e Killian. C'è anche Henry?» 
«No, stasera esce con Violet. Vuole davvero fare colpo sul suo primo amore, le ha regalato un braccialetto che Gold gli ha fatto prendere dal negozio a prezzo ridotto.» rispose Emma.  
«È sicuro?» chiese Ella con aria dubbiosa.  
«Sì,» le sorrise l'altra «ho controllato. È solo un braccialetto.» 
 
Killian non era tranquillo, aveva la sensazione che qualcosa non tornasse, e non voleva che ci fossero problemi a pochi giorni dal parto. David aveva cercato di rassicurarlo, lo stress che si prova quando si avvicina il momento di diventare padre poteva giocare brutti scherzi alla memoria. Tuttavia, Uncino non si calmava, quindi andarono da Quasimodo per capire se lo aveva contattato o meno.  
L'officina del fabbro era soffocante. Il calore penetrava la pelle della giacca di Uncino, che iniziò subito a sudare. Quando era un pirata non soffriva mai davvero il caldo, perché la Jolly Roger lo portava dove il vento tirava. Finché non aveva conosciuto Emma, aveva adattato l'ambiente a sé stesso, ora aveva messo radici e doveva fare il contrario: adattarsi all'ambiente.  
Quasimodo era in piedi e li guardava attraverso la maschera da saldatore. La tolse e sorrise loro.  
«Salve sceriffo e vice! Cosa posso fare per voi?»  
Era gobbo, ma nella sua posa c'era una fierezza che solo chi è stato in schiavitù la esibisce una volta in libertà. Non era bello, ma aveva dei profondi occhi nocciola.  
«Ciao, amico.» disse David «Siamo qui per chiederti una cosa, ci mettiamo pochi secondi.» 
«Certo, sempre a disposizione dei buoni.» sorrideva dolcemente.  
«La scorsa settimana, sono passato qui in officina?» chiese Uncino guardandosi attorno.  
«No, cioè, ti ho visto arrivare dalla strada e pensavo fossi diretto qui, ma poi hai svoltato qui dietro e ti ho rivisto oggi.» spiegò il fabbro.  
David e Killian lo ringraziarono e uscirono. Uncino si diresse subito nella direzione indicata da Quasimodo, seguito dal suocero.  
La via affianco era vuota, c'era solo il cassonetto dei rifiuti. Killian la percorse tutta.  
«Non credo che tu...» iniziò David.  
«No, Principe, non provare a dire che è lo stress per la bambina, perché qui c'è qualcosa che non va. Stavo di certo andando all'officina e qualcosa mi ha attirato qui.» Killian era agitatissimo.  
«Non stavo per dire questo. Volevo dire che non credo che troverai indizi in una strada vuota.» si spiegò David.  
Killian alzò la mano.  
«Scusa, amico, è che sto impazzendo su questa cosa.» disse Uncino imbarazzato, guardando l'asfalto. Poi un piccolo, minuscolo bagliore attirò la sua attenzione. Era vicino al bidone. Lo raccolse.  
«Questo potrebbe essere qualcosa.» disse David guardandolo.  
 
Tre sagome, una alta e magrissima, una seconda bassa e tonda, una terza non troppo alta e...  
 
 «Uncino!» David lo stava chiamando.  
«Sì, io... Ho visto qualcosa...» spiegò il pirata guardando il piccolo bagliore nella mano.  
Era un anello.
   
 
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