Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: paige95    20/08/2020    4 recensioni
Quante volte è necessario toccare il fondo per poter rialzarsi più forti di prima? E quante volte è necessario attraversare il buio per raggiungere una luce che nemmeno si sapeva potesse esistere?
Riscoprire l’amore nei momenti più delicati può essere il miglior modo per affrontare le difficoltà e le incomprensioni.
In questo clima nascerà, inaspettatamente anche per loro, l'amore tra Pan e Trunks, proprio quando entrambi avranno bisogno di dare una svolta alla loro vita e di comprendere meglio se stessi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gohan, Pan, Trunks, Un po' tutti, Videl | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku, Gohan/Videl , Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Estate – Nella trappola del tempo


 
 
Terra, dimensione parallela
 
Vegeta sapeva che non sarebbe stato semplice, in passato aveva già vissuto l’esperienza e conoscere i piani di Zamasu non garantiva alcuna forma di successo. Il principe non avrebbe potuto ammettere davanti alla scienziata quanto sentisse il peso della missione intrapresa e la responsabilità dei due giovani che lo stavano accompagnando; promise a se stesso che Trunks e Goten lo avrebbero solo affiancato, ma in alcun modo avrebbe rischiato la loro vita. Era solito mantenere le promesse, ma soprattutto era abituato ormai a tener fede all'integrità morale che aveva acquisito con il tempo, grazie a sua moglie, gli toccava ammetterlo - anche se in silenzio.
Non erano a conoscenza del luogo esatto in cui il kaiohshin avrebbe evocato Super Shenron; Bulma aveva consentito ai tre saiyan di approdare su un suolo terrestre che apparteneva al futuro, ma era fortemente intriso di un passato drammatico. Il passato che Vegeta stava rivivendo era a lui tristemente noto; la Terra non si era ancora trasformata in un campo di battaglia, gli alberi erano rigogliosi, ricchi di vita e di prospettive, quelle che a suo tempo il figlio avrebbe restituito all’umanità. Avrebbe dovuto evitare che Zamasu acquisisse potere e immortalità attraverso l’aura del suo amichevole rivale. La scienziata più abile della Città dell’Ovest, con qualche difficoltà – vi erano limiti anche per la fonte del suo inesauribile sapere –, era riuscita ad impostare le coordinate e permettere l’atterraggio della macchina del tempo sui Monti Paoz. A Vegeta rincresceva ammetterlo, ma se desiderava vincere e portare nella loro dimensione e nel loro tempo la pelle di tutti e tre, necessitava di un aiuto pratico a livello di forza combattiva; l’orgogliosa mente del principe si rifiutava di accettarlo, non era quasi mai bisognoso di un supporto e quando lo necessitava – o addirittura giungeva a chiederlo – significava che la situazione da affrontare era piuttosto grave.
Intorno alla graziosa casetta della famiglia Son aleggiava un clima sereno; era raro che il principe si aggirasse da quelle parti, era più consueto che fosse Goku a trascorrere buona parte delle sue ore alla Capsule Corporation, in primis per usufruire dell'ingegnosa stanza gravitazionale, della quale avrebbe dovuto imparare ancora tanto. Vegeta contava sul fatto che il saiyan si trovasse tra le mura di casa; ad accoglierlo purtroppo fu lo sguardo contrariato e confuso di Chichi. Davanti alla signora dell’umile villetta, si era inaspettatamente materializzato il principe, con il quale lei non intesseva un rapporto idilliaco, e due baldi giovani; solo uno dei due però era sconosciuto alla donna.
«Trunks»
Chichi aveva sussurrato il nome del ragazzo; era incredula, l’ultima volta che il giovane Brief si era scomodato a raggiungerli dal futuro, egli era stato ambasciatore di disgrazie; era pervasa da un tremore impercettibile, il cuore nel suo petto era pronto al peggio, come lo era d’altronde fin dalla gioventù, da quando aveva smesso di essere una principessa guerriera ed aveva iniziato a chiamarsi Son.
«Dov’è Kakaroth?»
Vegeta aveva ostentato la sua solita arroganza; senza troppi giri di parole aveva formulato una richiesta puntualmente acida; il pallore dipinto sul volto della donna non era un problema suo, non aveva tempo né voglia per sopportare le lagne di una terrestre. Chichi odiava che suo marito venisse apostrofato in quel modo, come il più volgare tra i Saiyan.
«Goku è nei campi con Goten. Cosa sta succedendo? Perché Trunks è qui?»
Alla destra del principe, la presenza di un altro ragazzo scuoteva la sua anima, infondendole stavolta un formicolio piacevole; era una sensazione unica che spartiva solo tra la sua progenie. La mente di Chichi frappose il viso pulito e candido a quello del suo pargoletto che in quel momento si trovava in compagnia del padre. Il tegame che la signora Son stringeva tra le mani rovinò a terra, provocando un frastuono che sovrastò il suo stupore.
«Per tutti i kami! Goten»
 
Sotto il sole battente del primo pomeriggio, Goku aveva abbandonato il suo detestato lavoro agricolo per dedicarsi agli allenamenti; Chichi non era nei paraggi e non possedeva - ringraziando i kami - nemmeno la facoltà di avvertire la sua aura incrementare, non vi era quindi pericolo che sua moglie lo rimproverasse a riguardo. Il figlio non smetteva di sorprendersi davanti alla forza straordinaria del padre; Goku lo conosceva da poco tempo, eppure si era reso conto fin da subito di quanto fosse affascinato dal suo potere, desiderava prendere spunto da lui. Il saiyan non lo coinvolgeva attivamente solo per paura di ferirlo e di dover subire i rimproveri di Chichi; aveva concesso libero sfogo ai suoi poteri, mentre il secondogenito continuava a fissarlo con il luccichio negli occhi, estasiato e non fu difficile per l’uomo cogliere lo stato d’animo di Goten, infatti tutto ciò che concerneva l’istinto combattivo per il saiyan era di facile interpretazione.
«Papà, quando lo insegni anche a me?»
Goku si fermò e gli sorrise soddisfatto; era così simile a lui, era la fotocopia della sua infanzia, ma serbava nel cuore anche un pizzico di determinazione materna. Era impossibile che Chichi non lo vedesse, in fondo era stata lei ad ereditargli l’amore per le arti marziali, lui, dall’Aldilà, non avrebbe potuto fare nulla di più se non lasciare che i geni saiyan agissero in sua assenza; era stata sua moglie ad alimentare il desiderio del piccolo. Goku accentuò il sorriso rivolto a Goten al pensiero di una Chichi poco avvezza a tutto ciò che riguardava il combattimento; si mostrava essere sempre la donna che aveva sposato, ma conservava nel cuore ancora l’animo di una principessa guerriera. Il saiyan puro aveva sciolto la trasformazione del primo stadio, era pronto a rispondere al figlio, forse a raccontargli del suo passato e di quello della madre; l’atmosfera serena di fine estate però venne dissipata dalla voce burbera del principe.
«Quando sarà meno ingenuo, Goten, ti insegnerà tutto ciò che vorrai»
«Vegeta. Qual buon vento ti porta qui? Mi avevi detto di non avere tempo per gli allenamenti oggi. Sei riuscito a liberarti dalle grinfie di Bulma?»
Il principe cercò di comprendere le parole di Goku; a quanto sembrava anche in quella dimensione la moglie era solita mettere a tacere la sua anima da maschio alfa. Preferì non approfondire le relazioni matrimoni intrattenute in altre dimensioni, voleva solo che rimanessero all'oscuro.
«Ti devo parlare»
Goku non aveva colto l'urgenza di Vegeta, le sue iridi si erano soffermate sui giovani che accompagnavano l’amico; non smetteva di lanciare occhiate curiose al giovane dalla chioma lilla: le sue iridi azzurre erano così familiari, ricordava di conoscere quella tinta marina da diverso tempo. Gli intensi raggi del sole dovevano aver inibito le sue facoltà intellettive, quando la ragione tornò ad accendersi nella sua mente non poté fare a meno di darsi dello stupido.
«Trunks! Che bello rivederti»
Goku non aveva più avuto modo di incontrarlo dopo la sua morte, aveva il piacere di vedere giornalmente solo la versione contemporanea di Trunks, la quale era poco più grande del figlioletto al suo fianco. Il ragazzo però non sembrava altrettanto commosso, aveva appena intrattenuto con lui una conversazione prima di partire, certo in un'altra dimensione, ma a Trunks cambiava poco a livello emotivo; gli sorrise, consapevole che la sua apparizione inaspettata avrebbe potuto destabilizzarlo.
«Kakaroth, mi hai sentito?»
Il sayan annuì distratto, ma la mente non riuscì a concentrarsi su altro che non fosse il giovane dai crini corvini accanto a Trunks, la sua energia vitale era inconfondibile. Goku gettò un'occhiata al bambino accanto a sé e poi si soffermò sul ragazzo che aveva la stessa tonalità di capelli, occhi e carnagione del piccolo.
«Urca, Vegeta, quello è mio figlio?!»
Il principe lo afferrò per un braccio e lo trascinò lontano dal bambino e dai ragazzi; non fu accondiscendente, pacato e comprensivo, vi era un'emergenza piuttosto seria e lui non vaneggiava mai, agiva impiegando poche parole.
«Senti, non ho tempo per spiegarti e aspettare che tu capisca. Kakaroth, mi devi ascoltare. Un essere spietato, un kaiohshin per la precisione, vuole radere al suolo l’umanità. Inizierà da te e dalla tua famiglia. Mi devi aiutare a fermarlo»
Prima ancora che Goku potesse riflettere sulle parole di Vegeta, gettò spaventato un’occhiata al suo piccolo Goten che stava conversando curioso con i due giovani; erano cordiali con lui, per il bambino erano sinonimo di nuove amicizie. A Goku non erano piaciute le notizie del principe, anzi lo avevano spaventato; Vegeta era stato diretto e crudo come al solito, senza troppi giri aveva predetto una fine drammatica per lui e i suoi cari, ma Goku non mise in discussione le informazioni del principe, tendeva a fidarsi di lui, la fonte che prevedeva tali minacce era superflua. Aveva assunto un’espressione seria e preoccupata; aveva appena conosciuto suo figlio, non poteva consentire che gli venisse strappato tutto ciò che gli era stato restituito; per quanto tutti lo ritenessero impossibile, teneva alla sua famiglia, la sofferenza di Chichi, Goten e Gohan non erano tollerabile per lui.
«Di chi stai parlando?»
«Zamasu»
«Dove possiamo trovarlo?»
«È alla ricerca delle Super Sfere del Drago per acquisire l’immortalità. Re Kaioh può aiutarci prima che sia troppo tardi. Sbaglio, o hai un buon rapporto con la divinità del Nord?»


 
Pianeta di Lord Beerus, dimensione contemporanea
 
Gohan era ancora piuttosto destabilizzato, fisicamente e moralmente. Aveva portato suo padre al punto di doverlo salvare; iniziava a credere che allontanarsi dagli allenamenti fosse stata una mossa azzardata. Si rese conto che non vi era nulla che potesse fare contro l’inevitabile destino che intrecciava le vite dei Saiyan e la loro discendenza; si era impegnato a proteggere sua figlia, aveva impedito con determinazione alla natura aliena di occupare un posto nelle loro vite, ma il risultato era stato deleterio, auto sabotatore. Iniziava a comprendere suo padre, la voglia di combattere e di allenarsi non era forse il solo motivo che lo spingeva nella fossa dei leoni. La famiglia Son viveva in un vortice dal quale era impossibile uscire senza aver prima sfoderato il proprio lato guerriero; dovevano combattere contro un destino che figli e nipoti avevano da sempre ereditato e da cui non vi era modo di svincolarsi, era ingenuo credere il contrario.
Le stanze dell’immenso palazzo di Lord Beerus che circondavano Gohan erano la prova tangibile che la loro vita non era comune; i terrestri non soggiornavano in un punto qualsiasi dell’Universo. Non c’è via di fuga dal destino, pensò Gohan, papà lo ha sempre saputo. Il pavimento era diventato un migliore amico per gli occhi del giovane uomo, eppure non avrebbe trovato lì la soluzione; era solo un semplice rifugio per l'anima, ma non poteva andare avanti così, negare l'evidenza non avrebbe giovato ad alcuno. Avrebbe dovuto guardare in alto forse, verso il cielo, oltre il firmamento avrebbe potuto trovare la soluzione a tutti i suoi - i loro - problemi; avrebbe potuto chiedere al destino di riservare alla sua famiglia tempi migliori. L'arco celeste però aveva sempre e solo strappato Goku all'affetto dei suoi cari; Shenron avrebbe potuto rispondere ai suoi mille quesiti, perché lo sapeva, gli anni lo avevano insegnato: dove vi era suo padre era presente anche il drago con le sfere e viceversa; Gohan stesso aveva indossato fin dalla più tenera età un cappellino rosso con incastonata sulla punta una sfera con quattro stelle. Era un destino intricato che nessuno sarebbe stato in grado di sciogliere, forse nemmeno la veggente Baba, avrebbe sicuramente asserito Troppe resurrezioni, avete squarciato il naturale corso degli eventi, non posso più prevedere il vostro futuro.
Passi flebile, delicati, ma allo stesso tempo determinati, si erano accostati allo stipite della porta ormai da qualche minuto; era una presenza che non aveva distratto il giovane, anzi lo cullava dolcemente attraverso il silenzio, con il solo respiro leggero che inondava l'aria tra loro rendendola meno viziata dai soliti problemi. Gohan l'aveva riconosciuta dalla pazienza matura che gli stava rivolgendo; non si era intromessa negli angosciosi pensieri del ragazzo che aveva visto diventare uomo, aveva atteso con estrema discrezione. Bulma gli concesse qualche minuto ed iniziò a parlare solo quando le iridi scure incrociarono quelle chiare di lei; era una silenziosa richiesta di aiuto da parte di Gohan, non sapeva più riconoscere la via più vantaggiosa per la sua famiglia, sentiva il peso della gravità della sua insicurezza, un padre di famiglia non tentenneva davanti ad una minaccia, agiva con ogni arma in suo possesso, consona o meno alla sua morale.
«Conosco quello sguardo. Sei più simile a tuo padre di quanto immagini»
«Questo non mi rincuora, Bulma»
La scienziata leggeva la stessa intraprendenza di Goku, la stessa che veniva contaminata dalla prudenza della Chichi; non se ne rendeva conto, ma in lui albergava l'esatta combinazione dei suoi genitori. Era diventato un uomo attento, dedito alla famiglia, ma nel suo cuore non aveva smesso di rendere onore alla sua stirpe, volontariamente o meno non si smetteva di essere Saiyan. Bulma si avvicinò a lui mantenendo un passato tranquillo, benché il sangue nelle vene stesse ribollendo per le sorti della sua famiglia che si trovava altrove; si inginocchiò davanti al ragazzo - accomodato sul letto che lo stava ospitando da qualche giorno insieme alla moglie - con atteggiamento materno.
«Gohan, ti fa onore voler proteggerla. È tua figlia e nessuno può recriminarti qualcosa. Non dimenticare ciò che sei, anzi ciò che siete. Tuo padre è l'uomo più pasticcione e impulsivo che io conosca, eppure mi ha insegnato tanto. Sono certa che, senza nemmeno accorgersene, abbia insegnato molto anche a te e a Goten. Magari ha insegnato qualcosa persino a tua madre, anche se non credo lo ammetterebbe mai»
Bulma rise e strappò un sorriso al giovane uomo; gli strinse forte la mano penzoloni oltre le ginocchia, sconsolata anch'essa, almeno tanto quanto lui. La scienziata, per quanto si sforzasse, continuava a vedere il dolce bambino che aveva conosciuto molti anni prima sull'isola del Genio; le increspature del viso quando sorrideva e lo sguardo fanciullesco spaesato erano gli stessi. Avrebbe voluto dirgli che lo capiva, stava male almeno tanto quanto lui, aveva paura, una dannata paura che la natura saiyan avrebbe spezzato prima o poi - e di quel passo molto prima di quanto pensassero - la sua famiglia e la vita delle persone a cui era legata per sempre; mostrarsi debole non era la soluzione, una terrestre debole non avrebbe potuto resistere un solo giorno accanto ai Saiyan.
«Gohan, ti voglio bene come se fossi mio figlio, anzi un po' lo sei. Siamo una grande famiglia, affrontiamo tutti le medesime difficoltà. L'unica differenza per me, per Chichi o per Videl è l’aver scelto di stare accanto a Saiyan, voi figli lo avete dovuto subire»
«Bulma, secondo te finirà mai? Arriverà un giorno in cui potremo vivere in serenità. Io ho paura della mia natura perché porta guai, troppi»
Gli sorrise con dolcezza, era quasi commossa e intenerita, non aveva il potere dei saiyan, ma in quel momento anche la sua anima sempre tenace stava iniziando a cedere. La donna gli stava rispondendo dicendogli quanto avesse ragione, ma che lui era forte per affrontare ogni disavventura, credeva in lui; la loro coversazione venne interrotta, Gohan avvertì l'aura del padre e si alzò con uno scatto per paura di mostrarsi debole davanti a lui, debole nel corpo e nell'anima. Per quanto Goku non gli avesse mai messo troppe pressioni, almeno non intenzionalmente, il giovane sentì di averlo deluso, si sentì in soggezione davanti ad un padre, ma soprattutto davanti ad un forte guerriero.
«Gohan, come stai?»
«Bene. Grazie»
Goku non menzionò il vitale intervento che aveva concesso al figlio di vivere, non lo fece perché in esso non vi era nulla di eroico; se fosse stato meno imprudente, non si sarebbe reso necessario, Chichi aveva ragione, come sempre.  L'uomo si avvicinò a Gohan pensieroso; non ricordava di essersi mai soffermato tanto sugli occhi profondi del ragazzo; erano così simili a quelli di sua moglie, il colore era superfluo, ciò che lo colpì fu la malinconia che traspariva e che aveva letto diverse volte sul volto di Chichi. Era lui la causa di tanta sofferenza, Goku non aveva dubbi, non vi è più motivo di dubitarne, le accuse dei suoi cari erano fondate.
«Senti, ho bisogno del tuo aiuto, non te lo chiederei se non fosse importante. Vegeta, Trunks e tuo fratello devono fermare Zamasu»
Bulma era ancora presente, ma inizava a sentirsi di troppo, era forte la complicità tra i due uomini; nonostante Chichi non avesse mai elogiato Goku come padre, la scienziata notò con piacere che il passato, lieto e drammatico, aveva lasciato un segno nei loro cuori. Goku e Gohan erano rimasti soli nella stanza, la donna si era congedata porgendo una carezza sul braccio dell'amico d'infanzia.
«Tua madre lo sa, non è contenta, ma ...»
Goku era in difficoltà come poche volte nella sua vita; non si era mai posto alcun problema sulle parole da impiegare. Era una conversazione difficile, un'ammissione di colpa per gli innumerevoli errori commessi in passato a scapito della sua famiglia. Il padre si era seduto al suo fianco; Gohan lo avvertiva fragile come se si trovasse davanti ad un nemico imbattibile, in quel caso però avrebbe ammesso la sua resa, la sua debolezza, davanti al figlio non riusciva. Goku stava mettendo a nudo la anima attraverso una lieve incrinatura nella sua aura che Gohan avvertiva; qualcosa nel cuore dell'uomo si era spezzato e stavolta non era sintomo di una malattia, ma solo dell'amore verso i suoi cari, davanti ai quali si sentiva in difetto. Lui, il guerriero più potente dell'intero universo, pativa i colpi dei sentimenti come un semplice terrestre privo di alcun potere. Per quanto suo padre tenesse davanti a lui un atteggiamento inedito, Gohan lo riconobbe, scorse l'uomo di cui probabilmente sua madre si era innamorata in passato; comprese persino le parole di Bulma, suo padre gli aveva insegnato ad amare, ad amare così tanto da sacrificarsi, a non lasciare che la natura che era parte di loro li distruggesse. Era un modo diverso di amare, Chichi, nonostante il dolore, doveva averlo capito, altrimenti non sarebbe rimasta al suo fianco.
«Gohan, senti, saresti disposto a tentare la fusione con me? Non siamo nel massimo delle nostre forze, ma insieme possiamo farcela. Ti va un piccolo allenamento per prepararci?»
 
◦•●◉✿✿◉●•◦
 
Goku non si trasformò, sferrò qualche colpo a suo figlio modulando la forza; stava trattando Gohan come un avversario qualunque, stava testando il suo livello di potenza sotto pressione, esibendo le semplici basi delle arti marziali, leggermente potenziate. Il giovane era in difficoltà e suo padre era incerto se fosse conveniente forzare la mano su di lui, barcollava, ma non demordeva sotto i colpi di Goku. Gohan arretrava, non si trasformava, forse attendeva solo il momento migliore, suo padre non riusciva a capirlo; dopo gli ultimi allenamenti con Pan nella Stanza dello Spirito e del Tempo, era stato ferito e la debolezza era ancora vivida. La determinazione contraddistingueva Gohan fin da ragazzo e non era solito arrendersi, la debolezza non avrebbe vinto contro di lui; Goku gli aveva chiesto aiuto, in gioco vi era molto più del destino della Terra, vi era il futuro della loro famiglia. Il fiato del giovane era corto, ma senza un incentivo la sua natura saiyan non si sarebbe risvegliata ancora una volta, la debolezza avrebbe visto e questo era un principio che Gohan conosceva molto bene della sua natura aliena.
«Insomma, papà, vacci più pesante con me, anche a costo di farmi molto male»
 

La Stanza dello Spirito e del Tempo era intrisa di tensione. Gohan voleva sfruttare ogni singolo potenziale dagli allenamenti speciali con il padre, voleva superare il suo maestro; non accettava che la giovane età potesse essere per lui un impedimento. Goku era trettenuto, non poteva sfoderare la massima potenza davanti al figlio in un luogo in cui la gravità pesava come un macigno sulle loro azioni. Negli occhi del piccolo Son scintillava la forza saiyan; l'uomo rivide se stesso alla sua età, anzi, se possibile, Gohan emanava ancora più potenza di quanta non ne possedesse lui. 

 
Le parole del figlio avevano rievocato momenti passati, attimi vissuti e lontani. Ricordava la determinazione di un piccolo Gohan che stava crescendo, perdendo minuto dopo minuto l’innocenza dell’infanzia. In quei momenti lo pregava di scontrarsi con lui senza riserve, era lui spronato dal figlio a non trattenersi; accolse nel presente come nel passato la sua richiesta, anzi la determinazione del figlio lo riempì di adrenalina e orgoglio. Goku indietreggiò di qualche passò e caricò un’onda energetica, l'obiettivo era il giovane a pochi metri da lui. Per Gohan un gesto familiare accese un flash nella sua mente, lo riportò indietro nel tempo ad un momento estremamente doloroso della sua vista, forse il più sofferto.
 

Sentiva accanto a sé l’ombra di Goku. Era appena morto davanti ai suoi occhi, eppure avvertiva l’aura del genitore guidare le sue mani, infondergli l’energia necessaria per punire l’assassino di suo padre. L’onda energetica non avrebbe fallito. Gohan lo sapeva, con lui accanto non avrebbe mancato il bersaglio. Goku ne era certo, aveva piena fiducia nel primogenito, in caso contrario non gli avrebbe mai affidato il destino della Terra. L'arma vincente era stata la fiducia che suo padre aveva sempre riposto in lui, Goku aveva sempre saputo come sfruttare il potenziale di suo figlio. Era orgoglioso di Gohan, lo era sempre stato.

 
Gohan cadde sulle ginocchia. L’anima aveva incassato il peso del ricordo, ancora una volta vivido nella sua mente. Gli era mancato il respiro, le gambe avevano tremato come se i drammatici eventi si stessero veificando proprio in quegli istanti.
«Figliolo»
L’onda energetica di Goku si era spenta, l’attacco che il saiyan stava preparando era rientrato quasi subito; si era chinato all’altezza del figlio, incerto sulla sua reazione. Gohan percepì appena la mano del padre sulla sua spalla, non lo aveva sentito avvicinarsi, ma il contatto caldo lo riscosse.
«Scusa, papà, ma fa male ricordare che scompari davanti ai miei occhi. Ero solo un bambino quando sei morto contro Cell. Mi hai sorriso, mi hai detto di riferire alla mamma quanto ti dispiacesse per averla ferita. Non sei più tornato»
Ricordava anche lui le parole che aveva pronunciato; erano sincere, era pressapoco lo stesso concetto che cercava di spiegare a sua moglie in quelle ore, non sempre con successo. L'aveva ferita più spesso di quanto avrebbe voluto e dovuto, l'aveva fatto per il bene comune, compresa la sua famiglia.
«Era distrutta quando ha saputo della tua morte. Era distrutta, perché ti aveva perso di nuovo e non eravamo più soli. Ci avevi lasciato Goten e lei lo sapeva, contava solo di dirtelo personalmente, contava che tornassi per essere la famiglia che aveva sempre desiderato che fossimo»
Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Goku, l’aura impregnata di sofferenza l’asciugò subito, nessuno tranne il diretto interessato ne fu testimone. Stavolta non stava aumentando l’energia per combattere, ma era il dolore a farlo al suo posto.

 
Ciao ragazzi!
L’AGONIA per scrivere questo capitolo, non mi convinceva, nonostante io lo abbia ripreso in mano infinite volte.
Torno e tiro sprangate, che dire? Lo scontro finale tra Gohan e Cell è stata la scena per me più devastante e il momento più alto tra padre e figlio, mi auguro di non averla snaturata.
Devo ringraziarvi davvero di cuore, perché, nonostante tutto questo tempo, avete avuto fiducia nel mio ritorno. <3
Ringrazio immensamente Odinforce e 
Shanley per le dritte su Super, senza di voi sarebbe stato ancora più complicato aggiornare. Dedico anche un ringraziamento speciale a Enchalott
 per il grandissimo e importante supporto morale. <3
Spero a presto!
Un abbraccio grande
-Vale

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: paige95