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Autore: Signorina Granger    20/08/2020    11 recensioni
INTERATTIVA ||
I Peccati Capitali erano un gruppo di maghi e streghe, considerati tra i più potenti della Gran Bretagna, ognuno dei quali rappresentava uno dei sette peccati capitali a causa di una grave colpa da loro commessa.
Il gruppo è stato sciolto e accusato di essere responsabile della morte del Ministro della Magia, ma quasi tutti riuscirono a fuggire, di loro si sono perse lle tracce e sulle loro teste venne messa una taglia.
Dopo tre anni il Ministero è ormai caduto nelle mani dei Cavalieri Sacri, un ordine che dovrebbe occuparsi della tutela dei maghi, e una dei Peccati decide di andare alla ricerca dei suoi vecchi amici con l'intento di trovarli e mettere fine, insieme, alla loro persecuzione, trovando il vero responsabile dell'omicidio che li fece condannare e alle tirannie messe in atto dai Cavalieri.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Visto che è passato parecchio tempo, prima di lasciarvi alla lettura direi che è il caso di fare un piccolo riepilogo:
 
Mackenzie, Loki, Salem, Ebe, Flagro, Alanis e Sider sono i “Sette Peccati Capitali”, dei maghi dotati di straordinari poteri e capacità così soprannominati a causa di crimini che hanno commesso e che sono valsi loro una pena ad Azkaban. Il Ministro della Magia li ha liberati per renderli il suo corpo di guardia personale, e per tre anni i sette maghi hanno vissuto e combattuto come una squadra.
Alla misteriosa morte del Ministro i sette vengono accusati e condannati nuovamente, ma sei di loro riescono a scappare.
Tre anni dopo Mackenzie, la Gola, libera Loki da Azkaban e insieme iniziano a cercare i loro compagni dispersi per riformare il gruppo e dimostrare la loro innocenza, stipulando un’alleanza con le 4 Virtù e alcuni Cavalieri Sacri, un ordine di maghi addestrati al servizio del Ministero della Magia, molti dei quali ormai corrotti.
 
Al momento Mackenzie è riuscita a riunire, oltre a Loki (la Lussuria), Ebe (l’Invidia), Alanis (l’Avarizia) e Salem, il Capitano (l’Ira). Inoltre, il Tesoro Sacro (oggetti magici di straordinario potere donati ai sette dal Ministro per i loro servizi) di Loki è stato appena recuperato dai Peccati da una fortezza.
Siamo in un Alternative Universe: i personaggi di Harry Potter non sono mai esistiti.
 
Ricordo anche che due personaggi, due Cavalieri, soni stati eliminati: Isaakiel e Oz.
 
Se i vostri ricordi sono ancora vaghi vi consiglio di leggere le mie note del Prologo, perché lì trovate molte informazioni sulle caratteristiche e sui poteri di Virtù, Peccati e Cavalieri, oppure alcune OS che avevo pubblicato che approfondiscono meglio alcuni personaggi.
 
Detto ciò, buona lettura!
 
 
 
Capitolo 12
 
 
Fu la luce del Sole che entrò da una finestra a svegliarlo. Salem aprì lentamente gli occhi blu, abituandosi pian piano alla luce mentre metteva a fuoco la camera da letto in cui si trovava. Gli ci vollero un paio di istanti, ma alla fine ricordò gli eventi del giorno prima: i suoi amici avevano mandato due Cavalieri a prenderlo a Praga, lo avevano trovato e accompagnato in quella casa, in Inghilterra. Lì aveva riabbracciato Loki, Ebe e Alanis, si era rimesso in sesto con un bagno e dei vestiti che l’amico gli aveva prestato – ed Ebe si era anche premurata di fargli la barba – e poi, alla fine, aveva potuto stringere Mac di nuovo.
 
Il Capitano sorrise, felice come non si sentiva da tempo, quasi incredulo di essere di nuovo con loro. Si voltò verso Mackenzie, che gli dava le spalle, addormentata, e le si avvicinò per abbracciarla da dietro, appoggiando il viso sulla sua spalla con un sospiro di sollievo.
Era da così tanto che non sentiva il profumo dei suoi capelli… tutto di lei gli era mancato, dalla voce fino agli occhi.
 
Quello che non sapeva era che Mackenzie era sveglia, immobile, gli occhi fissi sulla parete mentre ripensava alla notte precedente. Sapeva che avrebbe potuto benissimo far finta di nulla, ma ora che erano di nuovo insieme non era sicura di essere in grado di celare la verità a Salem.
 
 
*
 
 
Quando Ebe si svegliò da sola nella sua stanza non ci mise molto a capire che Alanis era da Loki, piegando le labbra in una smorfia: non sapeva perché, ma a differenza di Salem e Mac immaginare quei due insieme le aveva sempre dato la nausea.
Forse perché lei, a differenza di loro, vedeva il sesso come qualcosa da condividere con la persona amata, e non con persone a casaccio.  Probabilmente perché, in passato, certe persone non avevano avuto il rispetto dovuto al suo corpo.
 
La strega abbozzò un sorriso nel ripensare alle discussioni che lei e Alanis avevano avuto a riguardo, anni prima, prima di arrendersi al semplice fatto di essere molto diverse. Infondo si volevano bene, ma nessuna delle due l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.
 
All’improvviso, Ebe realizzò che ora che Cap era tornato lei sarebbe stata l’unica in casa a non darsi da fare sotto le lenzuola. A quel pensiero rabbrividì, si portò le mani sul viso e decise di piantare al più presto una tenda in giardino.
 
 
*
 
 
Era seduta sul terrazzo, leggermente di profilo rispetto a lui, che la guardava come incantato.
Era sempre bellissima ai suoi occhi, ma in quel momento, stagliata contro le ultime luci del Sole, era più che mai una visione.
 
Dovette sentirsi osservata perché si volto verso di lui, sorridendogli con calore prima di fargli un cenno:
 
“Vuoi sentirla? Vieni.”
 
Allungò una mano verso di lui, invitandolo ad avvicinarsi, e il mago obbedì quasi senza volerlo: la raggiunse, le baciò la mano e poi si inginocchiò accanto a lei, appoggiando la testa sul pancione della donna.
 
Chiuse gli occhi, godendosi quella sensazione che mai sarebbe stato in grado di descrivere a parole mentre sentiva le sue braccia stringerlo per le spalle.
 
“Vi proteggerò sempre, lo prometto.”
 
Il sussurro del mago la fece sorridere, e la strega mormorò che lo sapeva mentre gli accarezzava i capelli scuri con amore.
Lui sollevò gli espressivi occhi azzurri su di lei, guardandola come se fosse la cosa più preziosa al mondo, e la guardò sorridergli e prendergli il viso tra le mani, mormorando che lo amava prima di chinarsi e baciarlo.
 
 
 
 
Alla vista della donna sporca di sangue che era appena appara nell’atrio del San Mungo, la Medimaga quasi cacciò un urlo e indietreggiò, ma la strega scivolò in ginocchio davanti a lei e le afferrò l’orlo del camicie, implorandola di aiutarla.
Poi svenne, priva di sensi.
 
“Porca Morgana… MUOVETEVI, C’E’ UNA DONNA QUI, E’ FERITA!”
 
Quando la misero su una barella, incantandola perché la portasse in una sala vuota, e iniziarono a medicarle le profonde ferite e gli ematomi che la donna riportava su tutto il corpo, una sua collega più anziana strabuzzò gli occhi e afferrò il polso a mezz’aria di un ragazzo, che teneva una siringa in mano.


“Fermi, niente iniezioni… Chiamate il Dottor Holdbridge.”
“Ma Dottoressa…”
“SUBITO, ho detto!”
 
Inizialmente la Medimaga non capì il motivo di quell’ordine, ma impallidì e comprese nel vedere il fiume di sangue che si stava riversando tra le gambe della strega.
 
 
 
 
“Tra poco si sveglierà, e ora è stabile. Mi raccomando, ci vuole delicatezza. Chiediamole chi è e cosa le è capitato, poi… poi glielo diremo. Sarà sotto shock, ci vuole cautela in queste situazioni.”
“Sì Dottoressa.”  
 
La giovane Medimaga annuì e deglutì a fatica, non del tutto certa di essere pronta: non aveva mai dovuto dare ai pazienti comunicazioni del genere, prima.
 
Tuttavia, quando giunse sulla soglia della stanza del San Mungo, si portò le mani alla bocca, incredula: il letto era vuoto e sfatto.
 
“Dottoressa… Dottoressa, è sparita!”
“Come sarebbe sparita… chiamate la sicurezza, e in fretta!”

 
 
Non trovarono mai quella donna, e spesso Eloise si chiese che fine avesse fatto. O almeno fino a due giorni dopo, quando vide il volto di quella donna sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta, indicata come una pericolosissima fuggitiva.
 
 
 
Mackenzie, che aveva usato tutte le forze che le erano rimaste per Smaterializzarsi lontano dal San Mungo, si ritrovò su una distesa erbosa, cullata da un piacevole venticello.
Prima di riuscire a trattenersi, scoppiò disperatamente in lacrime: quella fu l’ultima volta in cui pianse per molti anni.
 
 
 
*
 
 
“Penso che non dovremmo più farlo.”
 
Loki parlò fissando la parete di fronte a lui, portandosi la sigaretta alle labbra mentre Alanis, sedutagli accanto mentre si infilava la maglietta, gli rivolse un’occhiata carica di curiosità:
 
“Perché lo pensi?”
“Non saprei, è così e basta. Forse è arrivato il momento di restare amici e basta del tutto.”
 
Alanis esitò, ma poi annuì e abbozzò un sorriso, asserendo che per lei non c’erano problemi e che in effetti di recente lo sentiva molto più distante del solito.
 
“Ha a che fare con qualcosa o qualcuno in particolare, Loki?”
 
Loki sorrise all’amica, inarcando un sopracciglio prima di lanciarle i pantaloni:
 
“Questi, mia cara, non sono affari che ti riguardano.”
 
 
*
 
 
Scendendo le scale udì lo sfrigolio delle uova e il profumo di bacon, e Loki giunse in cucina con l’acquolina in bocca, per nulla sorpreso nel trovare Mac ai fornelli. Sembrava assorta nei suoi pensieri mentre, dalla finestra davanti a lei, posta esattamente sopra al lavabo, guardava Salem ed Ebe ridere in giardino, impegnati in una “lotta” dove lui usava Contrattacco per respingere gli incantesimi della strega.
 
“Mac? Occhio alle uova.”
La voce di Loki riportò la strega alla realtà, affrettandosi a salvare la colazione e a mormorare un ringraziamento. Il mago afferrò una mela e la addentò, appoggiandosi all’isola della cucina dove faceva colazione da quando Mac lo aveva fatto evadere e guardando la strega con curiosità:
 
“Se Mackenzie rischia di bruciare qualcosa, dev’esserci sotto qualcosa di serio. Non sei felice di riavere il Capitano tra noi?”
“E’ ovvio, sono solo sovrappensiero, nulla di più.”
 
Mac si strinse nelle spalle, continuando a non guardarlo: era troppo concentrata a cercare di tenerlo lontano dalla sua testa, e evitando il contatto visivo era più semplice.
 
“A cosa pensi, Mac?”
“Niente di importante.”
 
“E’ per questo che cerchi di non farmi leggere i tuoi pensieri? Per qualcosa di poco importante? Mac.”
 
Loki mosse un passo in avanti e le afferrò una spalla, costringendola a guardarlo. Occhi verdi e azzurro ghiaccio si incontrarono e la Lussuria, studiandola con attenzione, le ricordò come avere segreti tra loro avesse portato solo guai, in passato.
 
 
A quelle parole Mac cedette quasi senza rendersene conto – era da fin troppo tempo che teneva quel segreto solo per lei – e un istante dopo Loki strabuzzò gli occhi, mollando la presa sulla sua spalla per allontanarsi di scatto da lei.
Il mago la guardò senza parole, e la strega, malgrado la situazione, si sforzò di sorridere:
 
“Beh, dici sempre che niente e nessuno riesce a stupirti… posso almeno attribuirmi il merito di esserci appena riuscita egregiamente.”
 
 
“Lo sa?”
“Non dire sciocchezze, certo che non lo sa.”
“E pensi di dirglielo?”

“Io… io non lo so.”
“Mac, lo deve sapere, ne ha il diritto.”
 
“TU vorresti saperlo?”    Mac incrociò le braccia al petto e lo guardò con aria di sfida, e Loki non fu in grado di risponderle.
 
Avrebbe voluto saperlo? Non ne aveva idea. Come si poteva immaginare una situazione del genere?
All’improvviso guardò l’amica e si chiese quanto dovesse aver sofferto. Lei, che lo aveva salvato da Azkaban e si era data da fare per riunirli. Tutto quel tempo da sola, lontana dall’uomo che amava, con quel peso sulla coscienza.
 
“Non dev’essere stato facile Mac. Mi dispiace.”
“… Grazie Loki. Non so se voglio dirglielo, anche se so che sarebbe la cosa giusta… Vorrei solo risparmiargli dell’altro dolore. E ho paura di come potrebbe reagire sapendolo.”
 
“Cerchiamo sempre di proteggere le persone che amiamo dalla sofferenza Mac, ma prima o poi ti rendi conto che non è possibile farlo, non del tutto. Ma so che farai la cosa giusta.”
 
 
*
 
 
Belle era passata in spogliatoio prima di tornare a casa dal fratellino quando, all’improvviso, si era imbattuta per caso nella conversazione tra altri due Cavalieri Sacri: non ci aveva messo molto a riconoscere le voci di Brian e Asher, che sembravano discutere animatamente.
 
Sentendo “Gideon” Belle si era immediatamente immobilizzata, gli occhi sgranati: stavano parlando dei Peccati Capitali?
 
“Ne sei sicuro?”
“Ti dico di sì, ho sentito voci su questo torneo, e credo che in palio ci sia proprio il martello. Ovviamente nel Devonshire non hanno idea di che cosa si tratti, pensano che sia un semplice martello costruito dai folletti e incantato.”
 
“Dobbiamo andare a verificare… Lo sa qualcun altro?”
“A parte noi due? No. Ne ho parlato con il Sottosegretario, e ci ha accordato il permesso: domani stesso andremo a quello stupido torneo in incognito, e uno dei due vincerà quel dannato martello.”
 
Belle aveva sentito abbastanza: girò sui tacchi senza far rumore e sgattaiolò fuori dallo spogliatoio, correndo verso gli uffici delle Virtù, all’ultimo piano.
 
 
“Non pensi che parlarne qui sia poco prudente, Asher?”
“Ho il sospetto che ci sia una Talpa che collabora con i Peccati, che guarda caso ieri sono capitati proprio a Fortressea certi di trovare il Tesoro della Lussuria. Parlandone in posti dove chiunque può sentire, ne avremo la conferma.”


 
*
 
 
“Avanti.”
Alle parole della strega la serratura scattò e Belle aprì timidamente la grande porta di mogano, sbirciando l’interno della stanza:
 
“E’ permesso? Mi dispiace disturbarla, ma ho appena saputo qualcosa che penso dovreste sapere immediatamente.”
“Non preoccuparti Belle, sono sola. Non mi disturbi.”
 
Belle deglutì alla vista di Jezabel Farell, in piedi dietro la sua scrivania, davanti alla grande finestra ad arco. Le dava le spalle e teneva le braccia conserte, e Belle si accorse che indossava una vestaglia di seta rosa antico allacciata sulla vita sottile:
 
“Signorina Farrell, dorme qui? E’ sicuro?”
“Beh, sai, ho tanto da fare che a volte mi attardo qui e dormo sul divano. Per fortuna l’ufficio che condivido con le mie amiche è molto grande e nessuno ci entra mai, quindi non disturbo nessuno.”
 
Jezabel si voltò e rivolse un sorriso cortese al Cavaliere, che si chiuse la porta alle spalle e guardò la strega con la fronte aggrottata, leggermente in soggezione come sempre quando si trovava in presenza di una di loro, ma di lei in particolare: non che fosse sgarbata, tutt’altro, Jezabel era sempre di una gentilezza inaudita, ma con la sua pacatezza e la sua bellezza che non passava mai inosservata – Belle, quasi sempre circondata da uomini, era ormai avvezza a sentire certi commenti sulle quattro Virtù da parte di molti colleghi – emanava sempre una sorta di potere, un fascino tale da farla sentire piccola piccola.
 
“Non ha paura che possano preoccuparsi per lei, a casa?”
“Io non ho nessuno a preoccuparsi per me, Belle. Dimmi tutto.”
 
 
Jezabel inclinò le labbra in un sorriso malinconico che colpì molto Belle, che si sentì quasi in colpa per aver fatto insinuazioni sulla vita privata della strega e si affrettò a schiarirsi la gola, cambiando argomento:
 
“Ho sentito una conversazione tra O’Brien e Flint, Signorina… stavano parlando di Gideon, credo che dovreste sapere che forse sanno dove si trova.”
 
 
*
 
“Amore, eccoti, mi chiedevo dove ti fossi cacciata. Vieni fuori, abbiamo tante cose da raccontarci… Mac? Cosa succede?”
 
Nel vedere la strega seduta sul letto con le braccia strette intorno alle gambe Salem si fermò di scatto sulla soglia della stanza, guardandola con leggera preoccupazione. Quando Mac gli chiese, con un mormorio, di entrare e di chiudere la porta lui obbedì, sedendo accanto a lei e chiedendole se stesse bene con tono apprensivo.
 
“Sto bene Sal… Però ti devo parlare.”
“Ok… dimmi, sono qui. Qualunque cosa sia, puoi dirmela.”    Salem sorrise e le prese una mano, portandola a voltarsi verso di lui: solo allora il Capitano si rese conto che la strega aveva gli occhi ludici.
 
“Oh, Richard…”
 
 
 
 
 
 
Quando ebbe finito, Mackenzie sentì le lacrime rigarle le guance: erano tre anni che non piangeva.
Guardò Salem, che invece si era alzato e ora era in piedi davanti alla finestra, il viso tra le mani.
 
“Tu eri… perché non me l’hai detto?”
Il mago gemette e Mac scosse il capo, mormorando che stava per farlo quando li avevano condannati, e non aveva potuto fare niente: quando era scappata aveva perso le sue tracce.
 
Il Capitano si voltò, la guardò e, serio in volto, le chiese se sapesse i loro nomi.
 
“No. Non l’ho mai saputo. Cerco quelle facce in ogni Cavaliere Sacro in cui mi imbatto, ma no, non ho idea di chi fossero. Salem, ti prego, non te l’ho detto per questo, pensavo che fosse giusto che lo sapessi, ma non voglio che tu…”
Le parole le morirono in gola quando il mago, scuotendo il capo e sorridendole dolcemente, le si avvicinò inginocchiandosi davanti al letto per prenderle il viso tra le mani:
 
“Dia in escandescenza? Non preoccuparti amore, non lo farò. Quando troverò quei due Cavalieri li ucciderò e basta.”
Salem le diede un bacio sulla fronte, mormorando che gli dispiaceva per tutto quello che aveva passato.
 
“Avrei dovuto essere con te.”
“Non è colpa tua, Sal.”
 
“Ora siamo di nuovo insieme, Mac. E so che non ne hai bisogno, ma da questo momento ti proteggerò sempre, lo prometto. Non ti lascerò mai più sola.”
 
Mac annuì, gli occhi ludici, e lo abbracciò con slancio mentre tratteneva a fatica i singhiozzi. Gli disse, con voce rotta, che spesso si chiedeva se era stato maschio o femmina e che vita avrebbero avuto se il Ministro non fosse morto.
 
“Saremmo stati una famiglia meravigliosa, Mac. Ma possiamo ancora esserlo, adesso che siamo di nuovo insieme. La pagheranno, tesoro. Te lo prometto.”
 
 
*
 
 
 
L’aria le sferzava i lunghi capelli scuri mentre risaliva il pendio, diretta verso l’abitazione dei Peccati Capitali. Aveva sentito che i recuperi del Capitano e di Harlit erano andati a buon fine, ma era corsa da loro soprattutto per renderli partecipi di ciò che aveva appena appreso da Belle.
 
Stava per dirigersi verso la porta della casa quando si accorse di essere osservata: voltandosi, Jezabel scorse Louis Murray seduto sull’erba davanti ad un falò ormai spento, e stava guardando proprio lei.
La strega esitò, ma dopo qualche tentennamento si disse che era ridicola e si avvicinò al mago, schiarendosi la voce:
 
“Buonasera, Signor Murray.”
“’Sera. Sa che non è tenuta a chiamarmi così, vero? Ormai sono solo Loki da molti anni.”
 
“Mi dica come preferisce essere chiamato e io provvederò ad adattarmici. Mi spiace per l’ora tarda, ma ho novità importanti. Il Capitano sta bene, comunque?”
“Direi di sì.”
 
“E ho sentito che è riuscito a tornare in possesso del suo arco, complimenti.”
 
Loki sorrise appena, guardandola dal basso verso l’alto prima di portarsi l’immancabile sigaretta alle labbra rosee:
 
“Grazie. Non pensa che presto cominceranno a sospettare di voi? Non è molto prudente continuare a venire qui.”
“Lo so, ma è il modo più veloce per parlarvi… e per ora ancora non sospettano niente, anche se di certo è questione di tempo. Nessuno mi ha seguita, comunque.”    
Jezabel si voltò, scrutando la distesa erbosa che confinava con un bosco mentre Loki, ancora seduto, studiava il suo profilo:
 
“Se lo dice lei… ne vuole una?”
 
“No, grazie, non fumo. Sono venuta per Gideon, Ebe dorme?”
“Sì, ma può dire a me.”
“D’accordo… due Cavalieri Sacri pensano di averlo trovato, pare che non si sa come possa essere finito in una cittadina del Devonshire e che sia stato messo in palio come vincita per un torneo di magia. Dev’essere recuperato prima che lo facciano loro, e parlavano di farlo domani.”
 
“Come diavolo fa Gideon ad essere finito in una cittadina del Devonshire?”
“Non ne ho idea, forse per nasconderlo… finchè qualcuno non l’ha trovato e l’ha messo in vendita, a quanto sembra. Domani mattina manderò qualcuno qui per decidere il da farsi.”
 
“D’accordo. Ora dovrebbe andare, è tardi e il suo fidanzato potrebbe chiedersi dove si è cacciata.”
Loki piegò le labbra in un sorrisetto, che si allargò di fronte all’espressione quasi stizzita della strega, che non tardò ad informarlo di non avere nessun fidanzato a cui rendere conto.
 
“Tanto meglio, allora. Buonanotte.”
“Buonanotte Signor Murray.”
 
Jezabel si voltò e iniziò ad allontanarsi per raggiungere il punto in cui avrebbe potuto Smaterializzarsi, ma si fermò quando, mossi pochi passi, si sentì chiamare nuovamente dal mago:
 
“Posso chiederle perché chiama me “Signor Murray” mentre chiama Ebe, Alanis e Mackanzie con i loro nomi da Peccato? Onestamente, non so se ritenermi offeso o onorato da questo trattamento.”
 
Si aspettava che la strega gli desse qualche sorta di spiegazione pseudo-razionale, ma Jezabel si limitò a voltarsi e, contro ogni sua aspettativa, gli sorrise:
 
“Lei è liberissimo di interpretare ciò che vuole nel modo che preferisce, Signor Murray. La saluto.”
 
Con queste parole la strega si congedò, allontanandosi una volta per tutte sotto lo sguardo attento della Lussuria, che la guardò finchè non sparì, portandosi la sigaretta alle labbra con un gesto quasi meccanico.
 
Alla fine, di nuovo solo, si concesse un sorriso divertito mentre si metteva supino sul prato, osservando la volta celeste. Non era ancora riuscito a decifrarla, e anche se probabilmente era questione di tempo, come accadeva sempre, non poteva fare a meno di trovarla interessante, quella Virtù.
 
Senza contare, si disse l’uomo con un sorrisetto, che sulla carta lui e lei rappresentavano due opposti perfetti.
 
Lui la Lussuria, lei la Temperanza.
Sarebbe stato alquanto interessante approfondire la sua conoscenza.
 
 
 
 
 
 
 
………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
 
So che è passato molto tempo, e me ne dispiaccio, ma col tempo voglio cercare di concludere tutti i miei progetti lasciati aperti qui su Efp, e questa storia è forse una delle più interessanti e stimolanti (anche per me in primis) che io abbia mai scritto, non potevo continuare a lasciarla in un angolo.
Mi rendo conto che i personaggi apparsi siano pochi e che il capitolo sia breve, consideratelo un anticipo, intanto ho ripreso alcuni personaggi per riprendere un po’ la mano.
 
Spero comunque che vi sia piaciuto, ci sentiamo presto con il prossimo! (Sperando che non tutte le autrici nel mentre siano scomparse e che qualcuno ancora disposto a leggere questa storia ci sia ancora XD)
 
Signorina Granger
   
 
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