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Autore: AleDic    21/08/2020    0 recensioni
[Loki: Agent of Asgard]
[Verity!centric ǀ Loki/Verity a libera interpretazione]
«Oh, non guardami così», le disse, porgendole un bicchiere di champagne come un ramo d’ulivo. Lei non lo prese, incrociando le braccia al petto – cosa che andò ad accentuare le forme sporgenti della spaventosa scollatura dell’abito che aveva indosso (e che le aveva procurato Loki, ovviamente). Riabbassò le braccia, portandosele sui fianchi e assottigliando ancor di più lo sguardo.
«Oh, non ti sto guardando. Sto pensando a come ucciderti una volta usciti da qui».

{Storia scritta per l'event "Tana Libera Fill WEEK" indetto dal gruppo We are out of prompt su Facebook}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life.
Avvertimenti: Missing moment and sort of What if.
Rating: Verde.

Contesto: vago.
Personaggi: Loki Laufeyson/Odinson, Verity Willis.
Pairings: Loki/Verity a libera interpretazione

 

 

 

 

 

 

 

 

 

{  544 parole }

 

 

 

Quello era decisamente l’ultimo posto in cui voleva essere. Verity cercava ardentemente di evitare qualsiasi contatto con chiunque, tenendosi alla larga dal mondo più che volentieri: dalla sua esperienza, non era un posto che le sarebbe mancato. Ragion per cui trovarsi nel bel mezzo di una festa, per quanto elegante e sobria fosse, con musica classica suonata da un’orchestra dal vivo, champagne e buffet sortito, non era certamente tra i suoi desideri – passati, presenti o futuri. Eppure, eccola lì, sebbene semi-nascosta in un angolo accanto a una delle porta finestre della grande sala, circondata da più gente di quanta ne avesse mai incontrata nei suoi anni di vita. E sapeva esattamente a chi dare la colpa.
Loki, a differenza sua, si muoveva tra gli ospiti presenti con assoluta disinvoltura, conversando con chiunque incontrasse con la naturalezza di un principe – cosa che, in effetti, era. Certo, non in quel momento. Adesso non aveva neanche il suo vero aspetto – avevo usato la magia per assumere le sembianze di un ricco ereditiero estero, proveniente probabilmente dell’Europa del Sud, o almeno era quello che lui le aveva detto. Verity non vedeva nessun cambiamento in lui. Quando lo guardava erano sempre capelli neri come inchiostro e occhi verdi che incontrava. Anche in quel momento, in cui si stava lasciando alle spalle due giovani donne che indossavano più diamanti di quanti ne avesse mai visti per raggiungerla con un sorriso sghembo sul volto.
Verity represse l’impulso di prenderlo a schiaffi e si limitò a lanciargli occhiate eloquenti.
     «Oh, non guardami così», le disse, porgendole un bicchiere di champagne come un ramo d’ulivo. Lei non lo prese, incrociando le braccia al petto – cosa che andò ad accentuare le forme sporgenti della spaventosa scollatura dell’abito che aveva indosso (e che le aveva procurato Loki, ovviamente). Riabbassò le braccia, portandosele sui fianchi e assottigliando ancor di più lo sguardo.
     «Oh, non ti sto guardando. Sto pensando a come ucciderti una volta usciti da qui».
Lui agitò lievemente la mano e il bicchiere sparì, ricomparendo su uno dei vassoi portati dai camerieri. Nessuno sembrò accorgersi di nulla.
     «Suvvia, Ver, questo è per una buona causa».
Verity alzò un sopracciglio, cercando di comunicargli quanto la sua bugia fosse smascherabile anche senza il suo potere.
     «Okay, è per una causa che porterà del bene. A qualcuno. Che non sono solo io, promesso».
La giovane emise un lungo sospiro, scuotendo la testa. Era facile scoprire le menzogne di Loki. Non lo era altrettanto dirgli di no. E Verity voleva, per la maggior parte delle volte in cui si presentava da lei per coinvolgerla in qualche missione segreta (e di dubbia moralità). Tuttavia, il motivo per cui cedeva sempre, era perché alla fine Loki era sincero con lei. O cercava di esserlo, il più possibile. Perché stava provando a cambiare, a essere migliore. E a lei piaceva quel Loki. Le piaceva più di quanto fosse saggio, probabilmente.
Perciò non lo colpì. Né lo piantò in asso nel bel mezzo della “missione”.
Alzò di nuovo lo sguardo su di lui, incontrando uno sguardo pieno di vulnerabile incertezza che sapeva lei fosse l’unica a poter scorgere dietro la maschera.
     «Andiamo, prima che cambi idea».
Il sorriso che si aprì sul volto di lui questa volta fu genuino quanto il suo.

   
 
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