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Autore: Athilik    21/08/2020    0 recensioni
Julie è una ragazza londinese di vent'anni uguale a tutte le altre ragazze londinesi di vent'anni, se non fosse per una piccola grande differenza: viaggia con un individuo che si fa chiamare "il Dottore" da pochi mesi... O magari sono già passati tanti mesi? Difficile dirlo quando ti muovi continuamente attraverso il tempo e lo spazio in una buffa e spettacolare cabina blu. Ma quello che veramente non sa, è che incontri inaspettati ed emozionanti si celano dietro l'angolo, molteplici facce della stessa persona che le faranno conoscere un po' di più questo suo amico dal passato misterioso e che li porteranno ad affrontare un nemico antico e molto potente, che aspetta solo il momento giusto, nascosto tra le ombre.
Quanti volti può avere la stessa persona? Quali e quanti segreti siamo disposti a portarci nella tomba? C'è qualcuno che potrà mai dare una risposta alla prima domanda posta nell'intero universo?
Allons-y!!!
Esce incrociata su wattpad, potete seguire la storia da dove volete ;D
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dalek, Doctor - 10, Doctor - 11, Doctor - Altro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27-04-2005

Pagina 1

Ciao, mi chiamo Julie Jenkins (per gli amici JJ) e vivo a Londra. Ho quindici anni, gli occhi scuri, i capelli lunghi e castani, mi piacciono molto i cavalli e i delfini, ma cosa più importante, ho deciso di nominare questo diario: "Il diario delle cose belle". Non voglio che questo sia un diario di viaggio, cioè sì, voglio che sia un diario di viaggio... Ma solo delle cose belle. Perché poi saranno queste le esperienze che voglio ricordare, solo quelle che lasciano dentro un emozione forte e positiva.

13-09-2010

Pagina 72

Oggi ho incontrato un tipo buffo, anzi, penso sia l'uomo più strano che io abbia mai visto. Strano in senso buono ovviamente, ma tutto di lui è particolare, a partire dal suo nome: si fa chiamare semplicemente "il Dottore" e alla domanda che gli ho fatto-

Il Dottore chiuse velocemente il diario color verde acqua quando sentì il cigolio familiare che faceva la porta del Tardis mentre si apriva.

"Sono tornata!" sorrise Julie entrando nella nave spazio-temporale "Lo sai, avevi proprio ragione, queste ciambelle sono la fine del mondo!"

"E pensare che tra i due sei tu quella che vive in questo pianeta! Com'è possibile che tu non abbia mai provato le ciambelle del signor Thomas? Quando dico che è la migliore colazione del pianeta terra, non esagero mica!"

"Non sapevo nemmeno che esistes- ehi, quello è il mio diario?"

"Oh, si!" il Dottore si finse sorpreso "Non è mica un diario segreto? Dovresti stare più attenta a dove metti le tue cose, l'ho trovato sul pavimento. Va a finire che poi non resta più un diario segreto, se è così facile da trovare."

La ragazza rise.

"Non è un diario segreto! È solo un diario delle cose belle."

"Oh, quindi posso leggerlo?"

"Assolutamente no!" Julie strinse gli occhi con aria accusatoria "O lo hai già letto, per caso?"

Il Dottore fece finta di offendersi
"Certo che no! Sono cose tue private, non potrei mai!"

"Si, certo!" rise ancora la ragazza strappando via il diario dalle mani dell'amico e dirigendosi nella stanza in cui teneva tutte le sue cose "Non ho dubbi a riguardo."

"Guarda che sono serio, eh! Mai stato più serio!" le urlò dietro lui. 
Beh, a sua discolpa, il diario era stato davvero lasciato in giro. Il Dottore lo aveva trovato sopra ad una sedia e aveva pensato di darci una breve occhiata, tutto qui. Non era di certo un crimine quello, no?

"Comunque!" la voce allegra di Julie interruppe i pensieri dell'uomo "Dove siamo diretti ora?" chiese sistemandosi la grande felpa color girasole sopra ai leggins neri.

Il Dottore sorrise.

"Non lo so! Dove vuoi andare? Passato... presente... no quello è noioso, futuro... Ovunque tu voglia!"

"Che ne dici di andare nel pianeta più bizzarro che conosci?"

"Come scusa?"

"Ma si! Il pianeta più strano che tu abbia mai visto, che ne so, magari con il cielo giallo, la terra blu, le nuvole verdi..."

"Non esiste un pianeta del genere..." il Dottore ci pensò su un attimo "...ma conosco un pianeta abbastanza assurdo da piacerti, vedrai!"

Gli occhi della ragazza si illuminarono di gioia.

"Che stiamo aspettando allora? Com'è che dici sempre? Alon... Alis.. Al.."

"Allons-y!" esclamò contento lui mentre iniziava a correre intorno a tutta la console della macchina del tempo per tirare leve e premere pulsanti colorati. 
Il Tardis iniziò subito a fare il suo familiare rumore metallico e il sorriso sul viso di Julie si allargò ancora di più.

Non poteva essere più felice. Non viaggiava da molto con il Dottore, ma anche se in poco tempo, la ragazza aveva già visto tantissime cose che l'avevano affascinata un sacco. Nuovi pianeti, stelle, nuove specie con cui aveva stretto amicizia. Si beh, non con tutte aveva stretto amicizia. Specie come i Dalek avevano cercato di ucciderla. Lei e il Dottore viaggiavano in giro per l'universo, e spesso capitava che si imbattessero in qualcuno che era alla disperata ricerca di un aiuto. E quando qualcuno aveva bisogno di aiuto, quasi sempre venivano trascinati in un'avventura piena di azione ed emozioni, ed anche estremamente pericolosa. Come quella volta in cui si imbatterono nei Dalek in una cittadina che sembrava tranquilla ed innocente. O quando i Cybermen li attaccarono perché volevano distruggerli mentre erano su un pianeta ad aiutare un vecchio amico del Dottore. Tutti nemici di lunga data, aveva detto lui. Ma insieme, loro due erano sempre riusciti ad uscirne interi e, cosa più importante, vivi. Lo sapeva, lo sapeva bene, ma per quanto la cosa fosse pericolosa, Julie non riusciva a farne a meno. Non poteva fare a meno di seguire quest'uomo nelle sue più folli avventure, anche se di lui conosceva ben poco, anzi, quasi nulla. Forse un giorno sarebbe riuscita a cavargli qualcosa di bocca, chissà. Ma già al tempo in cui si erano conosciuti, la situazione era stata bizzarra. Lui si era presentato come "il Dottore" e alla domanda di Julie per avere più spiegazioni, quando lei le aveva chiesto "Si ma... Dottore chi?" lui le aveva risposto semplicemente "Solo: il Dottore." e Julie non aveva più fatto domande, le andava bene così. Per una concatenazione assurda di eventi che a lei sembravano ancora impossibili, era finita dentro questa incredibile nave spaziale capace di volare ovunque nel tempo e nello spazio: il Tardis. O "Tempo E Relativa Dimensione Nello Spazio" aveva spiegato tutto fiero lui. Fuori, una semplice cabina telefonica blu della polizia. Dentro, la nave spaziale più vasta, tecnologica e bella che avesse mai potuto immaginare. 
"

Ma è più grande all'interno!" aveva esclamato lei, sorpresa. Una nave così immensa, e dentro solo quel bizzarro, giovane uomo... Beh, giovane, diceva di avere più di novecento anni, ma Julie non gliene dava più di trentacinque. 
In poco tempo si era trovata a provare una profonda stima ed un profondo affetto per quello strano e divertente tipo e la sua cabina, sviluppando con loro una nuova amicizia, e ora Julie non riusciva più a farne a meno. Avrebbe seguito il Dottore ovunque, se glielo avesse chiesto. Avrebbe viaggiato nel Tardis per sempre, se avesse potuto scegliere lei.

All'improvviso, una forte scossa fece perdere loro l'equilibrio. Le luci della nave spaziale iniziarono a lampeggiare furiosamente e un allarme scattò da qualche parte nella console principale.

"Che cosa sta succedendo?" chiese la ragazza aggrappandosi alla prima cosa solida che trovò vicino a lei.

"Non ne ho idea!" rispose il Dottore guardando lo schermo e continuando a premere vari pulsanti "È come se qualcosa ci avesse afferrato, ma non rilevo nulla intorno a noi!"

Un'altra scossa, più forte questa volta, li fece cadere sul pavimento violentemente.

"Tieniti stretta alla cosa più vicina che trovi, Julie!" ordinò il Dottore "Sembra che balleremo ancora per un po'!"

"Ricevuto!" annuì lei mentre si aggrappava forte alla ringhiera delle scale vicino all'entrata della cabina blu. Vide il Dottore rialzarsi di nuovo e iniziare ancora una volta a lottare contro la console.

Un meccanismo esplose vicino a loro.

"Non riesco a capire cosa sta succedendo!" gridò lui "Sembra quasi che qualcosa ci stia attirando, come un raggio magnetico. Il Tardis sembra impazzito completamente. Sto provando a uscire dalla linea di attrazione, ma non sembra funzionare!"

Una terza scossa lì colpì, facendo cadere di nuovo il Dottore a terra. Julie strinse di più la presa sulla ringhiera.

E poi tutto si fermò, e il silenzio più totale li circondò. Julie sbattè gli occhi un paio di volte, come se dovesse mettere a fuoco qualcosa e poi la sua mente provò ad elaborare cosa era appena successo.

"Dottore!" lo chiamò "Dottore, stai bene?"

"Si si, non preoccuparti per me, sono tutto intero." rispose lui massaggiandosi la testa "Tu invece? Niente di rotto?"

"Sto bene, sono solo un po' scossa."

"Si beh, ti sfido a non esserlo, al momento." disse il Dottore mentre si alzava da terra "Vediamo un po' che cosa è successo."

Si diresse alla console ancora una volta, esaminando il piccolo schermo.

"Sembra che sia tutto al suo posto, il Tardis non ha rilevato malfunzionamenti o guasti. Ma... A quanto pare siamo finiti in Italia." spiegò "Nell'anno 2018. Il 17 febbraio del 2018, per la precisione, e... oh! Sono le tre di notte."

"2018?" chiese Julie alzandosi "Ma è fra otto anni, come mai siamo finiti otto anni nel futuro?"

"Non ne ho idea. Qui dice che siamo a Firenze, davanti ad una delle gallerie d'arte più famose del mondo: gli Uffizi."

Julie alzò le sopracciglia sorpresa. Aveva sempre sognato di poter visitare tutti i musei più famosi al mondo. Amava l'arte, in tutte le sue forme e quella italiana non ne era di certo esclusa. C'erano un sacco di artisti italiani da cui era rimasta affascinata e che si era divertita a studiare durante la scuola.

"Lo conosco questo posto" disse "dentro ci sono un sacco di opere che appartengono al periodo storico e artistico chiamato Rinascimento. Anni che vanno dal 1400 al 1600, se non sbaglio."

"Esattamente." confermò il Dottore "Per la tua gioia ci sono un paio di opere anche di Leonardo da Vinci. Non mi avevi detto che lui ti piaceva molto? Ricordami perché non te l'ho mai fatto conoscere..."

"Perché non te l'ho mai detto, Dottore. Ma l'ho scritto nel mio diario." la ragazza ridacchiò "Questo significa che lo hai letto, quindi!"

L'uomo sbarrò gli occhi. 
"Cosa- no! Sono piuttosto sicuro che me lo abbia detto tu in persona!"

Julie incrociò le braccia al petto con aria accusatoria.

"Ma perché non andiamo a dare un occhiata fuori?" chiese frettolosamente il Dottore dirigendosi verso le porte della cabina blu. La ragazza sorrise di nuovo e lo seguì, ma appena fuori quasi sbattè contro la schiena dell'amico, che si era fermato di colpo.

"Mi correggo." disse lui "Non siamo davanti agli Uffizi, siamo dentro gli Uffizi."

"Ma che..."

Julie rimase a bocca aperta. Davanti a lei si trovava un lungo corridoio illuminato debolmente da luci attaccate alle pareti. Ai lati del corridoio si trovavano statue antiche di teste o figure divine e mitologiche risalenti tutte al periodo romano. Alzando la testa, rimase incantata dalla incredibile decorazione che si estendeva per tutto il soffitto del corridoio.

"Beh, Julie" disse allegro il Dottore "Benvenuta agli Uffizi! Ora cerchiamo di capire che cosa ci ha portati qui e come mai."

E con quelle parole, l'uomo s'incammino per il lungo corridoio.

"Aspetta!" la ragazza gli corse dietro "Dottore, aspetta! E cosa succede se ci vedono? Ci saranno delle telecamere! Guardie notturne... Allarmi... Non possiamo girare come se nulla fosse!"

"Una cabina si è appena materializzata in uno dei più importanti musei d'Italia e non lo senti? "

"Cosa? Non sento niente..."

"Esatto! Nulla di nulla! Nessun allarme né uomini della sicurezza. Il che è un bene per noi... Ma allo stesso tempo un male. È palese che qualcuno ci voglia qui, quindi occhi aperti e andiamo avanti, cerchiamo di capire che cosa succede. E nel mentre, perché non vai a dare un'occhiata alla parte dedicata a Leonardo? Dai un'occhiata e poi torni da me, in fondo mica capita tutti i giorni di trovarsi qui, no?"

"Ma io... "

Il Dottore fece l'occhiolino.

"Non gli dispiacerà ricevere una visita da parte di una sua fan, vedrai."

Julie annuì e cominciò a correre per il lungo corridoio.

"Ma massima attenzione, okay?" urlò l'uomo. Poi estrasse il suo inseparabile cacciavite sonico color argento e dalla punta blu. 
"Bene" affermò "Si comincia, a quanto pare."

Julie non fece fatica a trovare la stanza che stava cercando. La scritta a caratteri cubitali che diceva "Leonardo da Vinci" si trovava sopra l'entrata. La ragazza non perse tempo ed entrò nella zona a lui dedicata. Si trovò davanti a soli tre quadri, ma tutti e tre di una straordinaria bellezza. Uno in particolare la attirò. Si trattava di un quadro piuttosto grande, sviluppato in larghezza più che in altezza e che rappresentava una scena biblica: L'angelo Gabriele, con le mani giunte in preghiera, annuncia a Maria la futura nascita di Gesù. Julie conosceva quel quadro, era stato fatto da Leonardo quando aveva poco più di soli vent'anni. Rimase per lunghi momenti a guardare il dipinto, affascinata, ma poi si ricordò delle parole del Dottore: avevano un mistero tra le mani e non poteva certo permettersi di perdere altro tempo!

"Beh, una foto non ti farà di certo male no?" sussurrò la ragazza.

Rapidamente, tirò fuori il suo telefono dalla tasca e scattò una foto al dipinto, poi controllò lo schermo per vedere se la fotografia era venuta bene. Sorrise soddisfatta: si era venuta decisamente bene.
Quando alzò lo sguardo però, le si fermò il cuore: il dipinto era cambiato. L'angelo, che prima guardava direttamente la figura di Maria, ora stava guardando verso di lei. 
Spaventata fece un passo indietro. Provò a chiamare il Dottore, ma nessun suono riusciva ad uscire dalla sua bocca. 
Controllò di nuovo la foto che aveva scattato pochi secondi prima: il quadro ritratto era esattamente il quadro famoso che tutti conoscevano. Julie alzò di nuovo lo sguardo, il quadro era cambiato di nuovo, ora l'angelo stava puntando il dito verso il cielo del dipinto. 
Le gambe di Julie quasi cedettero dalla paura, ma trovò la forza di avvicinarsi per vedere che cosa stava indicando l'angelo.

E poi lo vide.

Il suo respiro si fermò.

Ritratto nel cielo del dipinto, Julie lo vide, vide cosa stava indicando l'angelo. Piccolo, ma era lì.

Ed era il Tardis.

"Dottore..." gracchiò, ma uscì più debole di quanto credesse.

Fece un'altra foto al dipinto.

"Dottore!" urlò questa volta.

Nessuna risposta.

"Devo tornare da lui, devo trovarlo!"

La ragazza corse fuori dalla stanza, cercando di capire da che parte era arrivata.

"Verso destra sì, ne sono piuttosto sicura." pensò.

Ma poi qualcosa attirò la sua attenzione.

Alla sua sinistra, in fondo al lungo corridoio si trovava una statua che era piuttosto certa di non aver visto all'andata. Era una angelo di pietra, con la testa china e che si copriva il viso con le mani, come se stesse piangendo. 
Era molto bello e per alcuni istanti la ragazzo lo fissò affascinata, ma poi, scosse la testa.

"Dai Julie, resta concentrata. Devi trovare il Dottore, adesso!"

La ragazza si diresse verso destra, quando un rumore alla sua sinistra attirò di nuovo la sua attenzione.

Con orrore, si rese conto che la posizione dell'angelo era cambiata: ora aveva la testa alta e sorrideva, le braccia si trovavano lungo i fianchi e i palmi delle mani erano rivolti verso l'alto.

"Ma che cosa..."

Julie continuò a fissare la statua sconvolta, non riusciva a muoversi, si sentiva le gambe completamente congelate.

E poi si rese conto che l'angelo si era avvicinato a lei.

"Che cosa sei tu?!" urlò alla statua.

Nessuno rispose.

Stava per girarsi ed iniziare a correre quando due mani la afferrarono per le spalle e la mantennero in quella posizione. Julie sussultò dalla paura, ma si rilassò immediatamente quando capì chi si trovava alle sue spalle.

"Continua a fissarlo!" ordinò la voce familiare del Dottore "Non distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo, si possono muovere solo se non visti!"

"Che cos'è quello?" chiese lei spaventata.

"Un angelo piangente." spiegò il Dottore iniziando ad indietreggiare e tirando Julie con sé "Una delle creature più pericolose dell'universo."

"E come..."

"Continua a fissarlo! Non devi nemmeno sbattere le palpebre, o riuscirà a muoversi!"

"Ma è impossibile non sbattere le palpebre!"

"Tu fallo e basta! Mi chiedo che cosa ci faccia qui..."

"La sala di Leonardo..." iniziò a dire Julie "Uno dei dipinti è strano, Dottore!"

"Che vuoi dire?"

"Ho visto il Tardis dipinto nel quadro dell'Annunciazione."

Il Dottore si fermò.

"Perché ci siamo fermati?"

"Devo andare a vedere."

"Che? No! Non puoi lasciarmi qui da sola!"

"Ce la farai. " Julie sentì la presa lasciare le sue spalle "Continua ad indietreggiare e continua a fissare l'angelo. Presto ti troverai al Tardis. Appena ci arrivi, entra dentro e chiudi le porte."

"Ma le porte del Tardis non si aprono se non ci sei tu!"

"Si apriranno, non ti preoccupare."

"Oh andiamo! Non hai mica detto che è una delle creature più pericolose dell'univers- si sta avvicinando!"

"Ti ho detto di non sbattere le palpebre!"

"Ci sto provando!"

"Continua a camminare, ti raggiungerò presto, lo prometto. E mi raccomando, non sbattere le palpebre. Sbatti le palpebre e sei morta. Buona fortuna."

E con quelle parole, Julie sentì il Dottore che camminava e con la coda dell'occhio lo vide dirigersi verso la stanza da cui era appena uscita lei. Tutti e due continuavano a tenere lo sguardo fisso sulla statua, fino a che il Dottore non sparì dentro la sala dedicata al celebre pittore.

" Ottimo." sbuffò la ragazza seccata "Morirò qui, oggi. Mi vuole decisamente morta."

Julie continuò a camminare all'indietro, sperando di sentire prima o poi il tocco sicuro della cabina blu. E se ce fossero stati altri? E se le fossero arrivati alle spalle? Come aveva potuto il Dottore lasciarla da sola in questo modo, in quella situazione?! Gliene avrebbe dette tante se fosse riuscita ad uscirne viva, questo era poco, ma sicuro.

Le sembrò di camminare per ore, teneva lo sguardo fisso il più possibile, ma non sbattere mai gli occhi non era una cosa tanto semplice da fare e sentiva l'angelo avvicinarsi a lei sempre di più, lo vedeva arrivare. La faccia della statua si deformava mano a mano che si faceva più vicina, rivelando denti aguzzi e pericolosi. Le braccia si allungavano verso di lei sempre di più ad ogni passo, le mani si stavano trasformando a poco a poco in pericolosi artigli.

Dopo quella che sembrò un'eternità, Julie colpì qualcosa di solido con la schiena. 
Tirò un sospiro di sollievo e si girò per vedere ciò che sperava di vedere: il colore blu. Ma subito si rese conto del suo errore e quando si girò di nuovo, si trovo faccia a faccia con l'angelo. 
Julie aprì la bocca per urlare, ma ancora una volta, non uscì alcun suono. 
La statua si trovava a meno di un metro da lei, un ghigno mostruoso sulla sua faccia. Per alcuni lunghi secondi gli occhi di Julie si persero nello sguardo assente, ma pesante dell'angelo, non riusciva a staccare gli occhi da quelli della statua.

"Ti prego apriti, ti prego apriti, ti prego apriti!" piagnucolò la ragazza riprendendosi "Ti prego, fammi entrare, non lasciarmi qui da sola anche tu!"

La porticina dietro di lei si aprì e Julie cadde di schiena dentro la macchina spazio temporale. Veloce come non mai, come si era aperta, la porta si chiuse, lasciando l'angelo fuori.

"Il Dottore!" esclamò la ragazza "Dobbiamo andarlo a prendere non potrà di certo entrare con quel coso davanti alla porta!"

Si diresse alla console e guardò la miriade di tasti e leve.

"Cosa dovrei fare ora?!" si chiese, presa dall'ansia più totale.

Si scoprì che non doveva fare nulla. Da solo, il Tardis iniziò a fare il suo famosissimo rumore e pochi istanti dopo, il Dottore si materializzò dentro la cabina.

"Oh, questo è curioso, davvero, davvero curioso!" esclamò in tono grave. Aveva addosso i suoi occhiali da vista con la montatura nera e sembrava perso nei suoi pensieri, tanto da non prestare attenzione a Julie ancora sconvolta da quello che le era appena successo.

"Tutti questi eventi sono uno più curioso dell'altro!" continuò a dire il Dottore dirigendosi verso la console del Tardis e cominciando ad armeggiarci come faceva sempre.

Julie si schiarì la voce.

"Ehm.. Dottore?"

"Si?" l'uomo alzò lo sguardo e sorrise divertito "Oh ciao Julie! Come stai? Vedo che sei riuscita a raggiungere il Tardis senza problemi!"

"Senza problemi? Senza problemi?!" esplose lei "Dottore credevo di morire! Mi hai lasciato da sola con quel... Quel..."

"Angelo piangente."

"Si, ecco! Angelo piangente! Credevo che sarei-"

"Si, si, si, hai ragione." la interruppe lui "Hai ragione, scusa, mi dispiace, ma ora non c'è tempo, dobbiamo andare."

"Per... Perché? Andare dove? Cosa dobbiamo fare?"

Il Dottore le mise di nuovo le mani sulle spalle e sorrise di nuovo giocosamente.

"Bisogna tornare indietro nel tempo. C'è qualcuno con cui dobbiamo assolutamente parlare."

"E chi?"

"Ma come? Non è ovvio?"

"Ehm... No?"

"Leonardo da Vinci!"

   
 
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