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Autore: I_love_villains    23/08/2020    0 recensioni
Pharrell College= scuola privata inglese per giovani sidhe.
Sidhe= creature fatate facenti parti del Piccolo Popolo.
Pandora= tutti i doni. Ma alcuni sono oscuri.
Coraggio= capacità di affrontare situazioni difficili e pericolose, talvolta per fare la cosa giusta.
Amicizia= vivo e scambievole affetto tra due o più persone, ispirato dalle più svariate cause.
Paura= stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di un vero o presunto pericolo.
Sfortuna= cattiva fortuna, sorte avversa. Le disgrazie non vengono mai da sole e i mostri sono reali.
Genere: Fantasy, Horror, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pandora aprì gli occhi. Vedeva sfocato. Li sbatté due o tre volte e allora i colori acquistarono chiarezza. Non aveva ancora capito dove si trovava, che un ricordo le tornò in mente e contemporaneamente qualcuno la chiamò. Si drizzò a sedere con urgenza, ma fu costretta a stendersi nuovamente per il dolore alla spalla.
“Calma, bambina mia. Oh tesoro …”
“Mamma” mormorò Pandora.
Alessa annuì. Si chinò su di lei e la strinse, carezzandole la testa con una tenerezza infinita. Piangeva silenziosamente, sollevata nel constatare che la figlia stesse bene. Dory vide da sopra la spalla della madre Armand, suo padre, che le sorrideva dolcemente. Lui non piangeva, però aveva gli occhi lucidi. Si avvicinò e le strinse la mano sinistra, dato che al braccio destro era attaccata una flebo.
“Gli altri … Da quanto sono qui? Devo vederli!”
“Calma, siete salvi. Anche loro sono in quest’ospedale con le loro famiglie” le spiegò Alessa.
La bambina non fece in tempo a chiedere altro che una figura nera le saltò in grembo e le fece le fusa, non resistendo un secondo di più. Aveva osservato fino ad allora la sua adorata padroncina dormire ed era contentissimo che fosse il suo turno di coccolarla.
“Pepe, scusa, non volevo dimenticarti!” esclamò lei, abbracciandolo e dandogli un bacio fra gli occhi.
“Avevi ragione, Dory. Ti ho aiutato restando al Pharrell, ho mandato i soccorsi!”
“Sei stato bravissimo, adesso però …” iniziò Armand, subito interrotto da Pandora.
“Mamma, come sta Lance?”
“Bene tesoro. Ora riposa, il medico …”
“No, non posso riposare. Finché non lo vedo non posso” piagnucolò lei, sentendo che l’ansia prendeva il sopravvento.
Alessa guardò interrogativa l’infermiera, che sorrise comprensiva e andò a informarsi circa il ragazzo. Dory poggiò la testa sul cuscino e non distolse lo sguardo dalla porta. Intanto carezzava Pepe nervosamente. Per la prima volta le mancava il coraggio. Non vedeva l’ora che l’infermiera tornasse con il suo amato, ma allo stesso tempo temeva il suo ritorno, perché sarebbe potuta tornare da sola. Samael non intervenne per placare il suo tormento: sapeva che non le avrebbe dato retta. Dopo dieci minuti la porta si aprì ed entrò Lance. Appena la vide, il ragazzino si precipitò ad abbracciarla. Lo strinse forte anche lei, ignorando il dolore alla spalla e piangendo. Tutta l’angoscia che le aveva attanagliato il cuore fino a quel momento si scioglieva in lacrime di sollievo e gioia. Erano salvi, alla fine. Poteva sentire il cuore di lui battere contro il proprio e questo le dava una felicità indescrivibile.
“Volevo vederti anche io, da subito, ma non eri ancora sveglia e non mi lasciavano entrare” raccontò Lance fra le lacrime.
“Oh, stai bene, stai bene, sei qui e stai bene!”
fece Pandora. Allentò la stretta, le braccia erano troppo deboli per continuare, e lasciò che lui continuasse ad abbracciarla.
“Dory … è stato un sogno?” bisbigliò Lance.
La reazione della fidanzata confermava i suoi ricordi però … non era sicuro di ciò che fosse accaduto veramente. Non era nemmeno sicuro di volerlo sapere.
“Perché no, solo un incubo, il più brutto della nostra vita” disse piano lei, sorridendogli.
Si baciarono simultaneamente. Mentre parlavano i genitori di Pandora si erano scambiati un’occhiata, intuendo vagamente cosa era accaduto ai bambini. Armand aprì la bocca per dire qualcosa, non sapeva se per interrogarli o chiedere al ragazzo come osasse baciarla in sua presenza, ma lo sguardo della moglie si accigliò e lui li lasciò tranquilli. Poco dopo Dory cedette al sonno di buon grado. Adesso aveva una gran voglia di riposare, al calduccio, vicino alle persone che amava e che la amavano. Pepe si stese accanto a lei e guardò Lance con i suoi grandi occhi gialli.
“Buona guardia, amico” disse il ragazzino, facendogli una carezza.
Il gatto chiuse gli occhi soddisfatto. Lance salutò Armand e Alessa e tornò nella sua stanza, dove i suoi fratellini attendevano notizie. Alessa rimboccò le coperte della figlia, Armand le diede un bacio sulla fronte ed insieme uscirono, lasciandola dormire.

I bambini erano seduti a semicerchio, come il giorno in cui avevano preso la decisione di recarsi a villa Anderson. A differenza di quella volta, però, erano tutti vestiti di nero, abbacchiati, e qualcuno piangeva ancora. Si era da poco concluso il funerale di Lilian e Ulfis. Era stata la prima volta in cui si erano ritrovati nuovamente tutti insieme, dopo giorni passati in ospedale.
Pandora fissava un filo d’erba che continuava a rigirarsi tra le mani. Samael aveva già raccontato tutto ciò che sapeva ai suoi genitori e poi alla polizia; ora toccava ai loro amici essere informati sui dettagli di cui erano ancora all’oscuro. Dory credeva che fosse giusto, li avrebbe aiutati a superare il momento, però non si decideva a parlare.
Se vuoi lo faccio io.
Grazie Sam, ma no, tocca a me.
“Le due creature... quella di nebbia si chiamava Mojo, quella di tenebre Lullaby. Si sono incontrati per caso.”
I bambini la fissarono, in ascolto. Dory strinse la mano a Lance prima di continuare.
“Mojo era una specie di direttore di un circo itinerante.”
“Noi l’abbiamo visto, il tendone di un circo” ricordò Hope, e Viola annuì.
“Sì? Beh, solo che il suo tendone non era un vero tendone. Cioè, quello che hai visto tu lo era, ma si trovava in un’altra dimensione. Infatti, ogni volta che sceglieva un paese in cui stabilirsi, lui apriva la sua dimensione tascabile, di solito vicino o dentro un luogo ritenuto infestato. Ed è stata la nostra fortuna, perché senza Eve...
Scusate, cercherò di procedere con ordine. Allora, nella sua dimensione portatile Mojo ci metteva le creature più spaventose che riusciva a trovare. Di notte, faceva espandere il più possibile i confini della dimensione, in modo da influenzare alcuni bambini particolarmente sensibili. Dopo un certo numero di notti, i bambini che aveva scelto come prede se ne andavano di casa, come sonnambuli, finendo direttamente dentro l’altra dimensione. Lì quello schifoso se ne mangiava un paio, mentre gli altri morivano solo per rallegrarlo!”
La giovane sidhe fremette di indignazione: non riusciva a tollerare le ingiustizie di una tale gravità.
“Tu sai questo per Eve?” domandò Fujiko, curiosa. Era turbata quanto gli altri circa la malvagità di quell’essere, tuttavia aveva scoperto già da tempo che in lei il desiderio di conoscenza era superiore alle altre emozioni. Sarebbe diventata un’esperta di magia, bianca o nera che fosse.
“Sì. Quei mostri hanno chiacchierato in casa sua.”
“Ma che cos’era? Lo sai? Ed è morto?” chiese Frithjof, perplesso. Era stato a dir poco sconcertante scoprire che Pandora condivideva il corpo con un demone. Non riusciva a capacitarsene e sperava che l’amica desse informazioni anche riguardo quell’inusuale convivenza.
“Un tempo, secoli fa, faceva parte del Piccolo Popolo, poi non so con precisione cosa gli è capitato. Samael dice che chi è molto cattivo oppure si lascia corrompere da persone maligne, finisce maledetto. Lui pare abbia gradito la nuova vita, purtroppo. Dato che si fermava meno di un mese in ogni paese, nessun adulto ha fatto in tempo ad accorgersi o almeno a fermare ciò che accadeva. Oh, e sì, è morto, perché non era una creatura immortale. Samael ha distrutto la sua anima, o l’ha risucchiata all’Inferno, o quel che è. L’importante è che non potrà mai più far del male ai bambini. Tutto chiaro per lui?”
I bambini annuirono, inquieti.
“Lullaby non sembrava tanto malvagia, invece” constatò Lance.
“In confronto magari no, ma questo inganna. Ha subito più o meno la stessa sorte di Mojo per diventare così, però con più consapevolezza. Immagino che sapesse a cosa stava andando incontro, ma decise comunque di correre il rischio. Beh, è successo parecchio tempo fa, probabilmente nemmeno lei ricordava bene. Comunque, Lullaby era specializzata in visioni e le usava per tormentare qualsiasi creatura che ritenesse speciale. Si faceva sentire come una voce nella testa, appariva nei sogni della vittima e si intrometteva sempre più nella sua vita, finendo col farla impazzire. Mentre era ancora in vita, Lullaby assorbiva parte del suo potere, nutrendosene, per poi prenderlo completamente quando moriva. È vero che per sopravvivere doveva procedere in quel modo, quindi in un certo senso era costretta a farlo, ma si divertiva a torturare le sue vittime, anche se la cosa era più sottile e si occupava di una sola persona per molto tempo.
È stata lei che è andata incontro a Mojo... Voleva me, ma lui mi aveva già puntata... Volevano dividermi come una merendina... E siete stati coinvolti anche voi perché avete percepito alcune delle illusioni.
Se il loro piano non è riuscito è solo grazie a Eve e Samael. Eve ha tentato di avvertirci, ma lontano da casa sua era molto debole. Però, una volta nella dimensione, ha fatto il possibile per metterci in salvo. Non so quanto avanti riuscisse a vedere nel futuro, la cosa importante è che ha capito di dover incontrare Sam. Lei dice che le ha infuso conoscenza, per questo ho saputo raccontarvi la storia di quei mostri e Sam ha potuto ucciderli, un po’ come se avesse scoperto il loro punto debole.
Ora Eve è in pace, finalmente le sue ossa sono state ritrovate e potrà riposare come tutte le anime buone.”
“Avrei voluto conoscerla meglio” disse Simon, trattenendo a stento un singhiozzo. “Ma forse adesso lei e Ulfis stanno giocando insieme, vero?”
“Sì certo, è possibile” rispose Pandora, sentendo che gli occhi le si inumidivano.
“Un’ultima cosa riguardo i mostri: che ne è stato della dimensione tascabile? E delle creature là dentro?” domandò Gabriel.
“È implosa poco dopo che Mojo è morto. Sam e Eve ci hanno protetti, le altre creature presenti sono svanite. Probabilmente sono morte... Non avete saputo che di villa Anderson rimangono solo delle macerie? È per questa ragione. Ed è sempre per questo che gli adulti che sono venuti a soccorrerci hanno trovato i resti di Eve e le hanno dato finalmente una degna sepoltura.”
“Desidero scordarli come mi dimentico dei nomi” dichiarò Galahad. Si sentiva esausto; era un’avventura decisamente troppo grande per dei ragazzini. Desiderava moltissimo il ritorno alla normalità.
I suoi amici annuirono, altrettanto provati. Stettero in silenzio per un po’.
“Dory, puoi dirci qualcosa di Samael? Dobbiamo trattarla come se fosse tua sorella?” chiese Anton.
“Giocherà con noi?” volle sapere Viola.
“Sì, diciamo che siamo sorelle e a lei fa molto piacere essere accettata da voi. Anch’io ne sono molto felice! Prima credevo di parlare con me stessa e Sam dice che alcuni tratti della nostra personalità coincidono, ma è troppo complicato... Il punto è che sarà vostra amica se lo desiderate. Che altro dirvi? Oh, è molto potente e lo diventerà sempre più crescendo.”
“Può essere pericolosa per qualcuno?” si informò Frithjof.
“Noi demoni puniamo i malvagi” rispose Samael. Sì, c’era differenza rispetto a Dory: Samael era più seria e pragmatica, vagamente imperiosa, e aveva uno sguardo indecifrabile. “Nell’immaginario comune siamo considerati creature spietate il cui unico interesse è causare sofferenza ai mortali. Ovviamente, individui del genere esistono, ma non rappresentano tutta la nostra specie. Il nostro compito primario, il motivo per cui siamo all’Inferno, è punire i peccatori. Il resto è a discrezione del singolo demone.”
“Oh” fece l’elfo. Sorrise imbarazzato e fu molto sollevato quando Samael gli accennò un sorriso. Aveva sentito un sacco di storie sui demoni, ma in effetti non avrebbe saputo distinguere quelle vere dalle semplici dicerie.
“E non stai possedendo Dory, giusto?” domandò Lance.
“Non esattamente. Potete considerarci un’anima e un essere incorporeo che condividono lo stesso recipiente. Spesso sono stata costretta ad annullare l’anima, a renderla sempre meno partecipe del suo corpo originario... Ma con Pandora non è necessario, siamo perfettamente abbinate.”
“Leggerò libri sull’argomento e un giorno approfondiremo” disse Fujiko.
“Meglio se ora torniamo a casa” propose Galahad.
“Sì, mamma e papà sono ancora molto preoccupati” concordò Viola.
“Ti conosceremo meglio un’altra volta, Sam” la salutò Anton.
“Non dite mai il mio nome a nessuno” li ammonì Samael.
“Quindi è vero che il proprio nome è un punto debole per i demoni” constatò Fujiko.
“I nomi racchiudono un grande potere, soprattutto quelli antichi. Se così non fosse, le formule magiche sarebbero degli innocui scioglilingua.”
I bambini si salutarono, senza allegria, ma meno depressi di prima. Lance si trattenne qualche minuto in più con Pandora.
“Ti abituerai a Samael?”
Il rosso sorrise per rassicurarla e rispose: “Ma certo. Dory, posso parlare per me e i miei fratelli, e non abbiamo paura di te o di lei, non ce n’è ragione.”
“Già... grazie. È solo che non avrò una vita tanto normale, immagino... E in futuro potrebbero succedere cose...”
Lance le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse. Pandora si appoggiò grata, ma ancora dubbiosa.
“Non pensare al futuro. Siamo ancora piccoli o no? Questo è stato un caso, l’hai detto anche tu, non è dipeso da Sam. Quindi stiamo sereni insieme, ti va?”
“Moltissimo, Lancy!”
La ragazzina gli diede un bacio a stampo, lo salutò e corse verso casa, più tranquilla. In effetti non aveva senso preoccuparsi troppo per il futuro, altrimenti si sarebbe dimenticata di godersi il presente. Qualunque cosa le riservasse il destino, l’avrebbe affrontata con coraggio, mai da sola e con la volontà di fare del bene.
Faremo grandi cose insieme, lo sento...



***Angolo Autrice***
Ringrazio chiunque abbi letto la storia, spero vi sia piaciuta =)



   
 
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