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Autore: AlessiaDettaAlex    23/08/2020    0 recensioni
[Post LLS! | Mari!centric + OC | Alma Mater Studiorum | Raccolta di OS | Slice of life di ordinaria demenza universitaria | Crossposting con Writer's Wing]
Quando Mari mette piede in Italia, più precisamente a Bologna dove frequenterà il corso di laurea in Economia Aziendale, non ha idea delle avventure assurde che si ritroverà a vivere insieme al suo nuovo gruppo di amici svitati italiani.
Io sono qui per raccontarvele.
"«Ma senti, tu sei cinese?»
«What? No!»" [Dal capitolo 0]
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mari Ohara
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. Tra palloni e piadine
 

Leonardo, Marianna e Mari piantarono sul prato gli asciugamani e i pesanti zaini, con lo zelo e la fierezza di uno sbarco sulla luna. Dietro proposta dei due bolognesi si ritrovarono quel sabato mattina, ore nove in punto, per una sessione di studio agli immensi Giardini Margherita, il verde polmone a sud della città fuori Porta Castiglione. Mari si riempiva gli occhi di quegli immensi campi d’erba, costellati di querce e tigli frondosi, con viali e vialetti che correvano tutt’intorno, intrecciandosi e dividendosi, come arterie di un corpo umano: ed ecco presenti anche laghetti, chalet e tutto quanto si addica a un imponente parco pubblico cittadino.
Non immaginava di poter trovare una zona verde così grande poco fuori le mura, e ne rimase estasiata. Sul prato c’era una coppia che prendeva il sole, mentre un gruppetto di bambini giocava a calcio con una palla fluo da beach volley; e non si riusciva a contare il gran numero di persone che faceva jogging da sola o in gruppo, o di chi passeggiava con il cane.
Marianna si allungò a pancia in giù sul telo, col libro aperto davanti.
«Ho deciso che questo lo do al primo appello disponibile, si inizia col botto»
«Ma se hai iniziato a studiarlo oggi»
«Vabbè ma c’è tempo»
«Lo dicevi anche la sera prima di una verifica a scuola, Mari»
Marianna rotolò su un fianco per dare le spalle a Leonardo, scegliendo la via del mutismo selettivo: schierò davanti a sé l’arsenale di evidenziatori e matite colorate e aprì il quaderno degli appunti. Mari e Leo si lanciarono uno sguardo divertito e si posizionarono a loro volta sugli asciugamani con i propri materiali.
Dei cani abbaiavano in lontananza, mescolandosi alle voci dei bambini: Mari non lo trovava fastidioso, e anzi aveva sempre studiato più volentieri in mezzo alla natura che in una biblioteca; l’ombra reticolata della quercia sotto cui stavano si spostava lentamente a causa del vento, illuminando e adombrando il libro a chiazze irregolari. In questo contesto di quiete la giovane si era ormai estraniata dalla realtà a sufficienza, quando il sonoro e inconfondibile schiocco di uno schiaffo la fece sobbalzare. Alzò gli occhi e incontrò il concentratissimo sguardo di Leo, che premeva il palmo con forza sul suo avambraccio.
«Che succede?» chiese confusa.
Il ragazzo alzò la mano e mostrò vittorioso una zanzara spiaccicata sulla scena del crimine, con un ghigno celebrativo.
«Scusa, sono una calamita per zanzare»
Mari fece un gesto come a dire «nessun problema», e dopo un cordiale sorriso, ripresero a studiare. Una tortora dal collare iniziò a scandire il suo canto dalla quercia, riportando in alto la concentrazione; dei passerotti più lontani si inserivano nei tempi vuoti del tema, come partecipando in controcanto. Riga dopo riga, Mari scorreva i concetti e le definizioni, sottolineando e schematizzando insieme. Il venticello leggero le solleticava la pelle del collo, regalandole la ventilazione perfetta in quella calda mattinata, rigurgito di un’estate protrattasi fin troppo a lungo. Un secondo improvviso schiocco la scosse di nuovo: Leo aveva stavolta la mano sulla faccia, ma sembrava non contento del risultato della propria reazione.
«Vez, ma te lo sei portato un antizanzare almeno?» chiese roteando gli occhi Marianna.
«Eh no»
«Ah no?»
I due si guardarono un secondo in silenzio, poi Marianna alzò l’evidenziatore che aveva in mano per puntarglielo contro.
«Ma scusa, in che città hai vissuto finora? Lo sai che qui ai Giardini è pieno di-»
«Palla!!»
«Che c’entra? … ah!»
Il pallone da beach dei piccoli calciatori in erba rimbalzò sulla testa di Marianna, per finire poi in volo tra le braccia di Mari. Un bambino in testa al gruppetto urlò delle scuse, mentre il resto della compagnia tentava infruttuosamente di non scoppiare a ridere; Marianna si sollevò da terra sui gomiti, fulminandoli.
«Oh, cinni!! Stateci attenti però!»
Mari restituì la palla ai ragazzini, mentre rideva con loro; poi inclinò il busto verso Leo per chiedergli il significato della parola «cinni»: scoprì così suo malgrado di aver appreso l’ennesima fuorviante parola dialettale, usata per «bambini». Non poteva proprio far affidamento su di lei per espandere il proprio vocabolario standard.

Verso l’ora di pranzo smontarono le tende e si avviarono verso lo chalet per comprarsi qualcosa di veloce da consumare ai tavolini. La scelta del bar era ampia, ma mentre Leo era stato piuttosto veloce, Marianna si era messa in testa di far scoprire la grande varietà del cibo italiano in tutte le sue sfumature a Mari, passando interminabili minuti a elogiare le qualità dello squacquerone all’interno di una piadina, il «cibo degli dei».
«Ci siete, regaz?» chiese Leonardo a un certo punto, spazientito.
«Manco solo io, voi sedetevi pure fuori intanto. Non mettermi fretta, è un momento importante» rispose Marianna esaminando la vetrinetta con fare indagatore.
Mari e Leo allora uscirono dallo chalet e si scelsero il tavolinetto, assorti in una preliminare inibizione reciproca. Era la prima volta che rimanevano insieme da soli e Mari riconobbe in quel momento quanto poco si erano ancora parlati faccia a faccia.
«Quindi… mi ha detto Marianna che hai viaggiato un sacco per il lavoro dei tuoi» attaccò Leonardo col primo argomento che gli venne in mente.
«Abbastanza… America soprattutto, ma anche Europa e il resto dell’Asia... io però sono cresciuta in Giappone»
«Soccia! E dove? Io credo di conoscere il Giappone solo per aver letto troppi manga al liceo» disse ridendo.
«Prefettura di Shizuoka, abitavo su un’isola vicina al monte Fuji»
Il ragazzo annuì meravigliato, sebbene non avesse una perfetta cognizione della geografia citata.
«E tu invece, Leo?»
«Io? Io sono nato e cresciuto qui a Bologna. Non mi sono mai mosso molto a dire il vero... e penso che una volta finita l’università troverò un lavoro qui, sposerò un’onesta bolognese doc come me e vivremo felici in questa vecchia città finché morte non ci separi. Non ho grandi prospettive, al momento... una semplice vita normalissima»
Mentre lo diceva si accorse di avere una cimice appesa in fondo alla t-shirt e saltò in piedi con un urlo; nello scuotersi bruscamente diede un colpo alla sedia di plastica, che finì a terra dietro di sé con un tonfo assordante.
«Leo?!» lo richiamò allarmata Mari.
«E come vedi» disse lui con la voce che aveva cominciato a tremare dallo spavento, «ho una gran paura delle cimici... e anche degli scarafaggi. Dopotutto non è il massimo per uscire dal mio orticello e affrontare la vita vera, eh?»
Mari rideva sommessamente, ma non di lui.
«La tua è già la vita vera, non devi per forza uscire da Bologna! Sì, io viaggio più di te...» e si prese una manciata di secondi per formulare il seguito della frase, desiderando di esprimerla al meglio «… ma non vuol dire che la mia vita è più vera della tua»
Leo cambiò faccia, colto alla sprovvista: tirò su la sedia e si rimise seduto, scrutando il sorriso Mari come si fa con un’inaspettata e piacevole scoperta. 
«Io… tu sei… davvero interessante…» aprì e richiuse la bocca un paio di volte, ma non riuscì a completare il pensiero, «oltre al fatto che hai espresso un concetto astratto in ottimo italiano, impari in fretta»
Lei gli fece una linguaccia scherzosa, appoggiando poi il mento al palmo della mano.
«I’m good at learning languages»
Leonardo le rispose con un sorriso divertito; stava per aggiungere qualcosa, ma Marianna arrivò in quel momento a passo trionfale, piadina alla mano.
«Che mi sono persa? Cos’era l’urlo di prima, Chilly?»
Mari si voltò verso di lei con un sorriso sornione.
«Gli ho promesso un giro sul mio elicottero»
L’amica recuperò a fatica la piada che le stava cadendo di mano dalla sorpresa, balbettando sillabe senza senso.
«L’avevi promesso prima a me, non è giusto!»
«It’s joke, Mari!»
«Se ti può consolare, non sapevo nemmeno avesse un elicottero» si giustificò il ragazzo dando finalmente il via alle danze con un morso al suo panino.
Marianna si sedette con un sospiro, tranquillizzata.
«Se sapessi il gran numero di cose che ha, ti prenoteresti un giro su ognuna»
Leo e Mari si guardarono e scoppiarono a ridere, già soddisfatti di aver deviato il discorso dall’urlo incriminato. Lo sguardo eloquente di Leonardo la ringraziava sentitamente per aver evitato che Marianna avesse un nuovo motivo per dargli il tormento.
«Che ne dite se dopo pranzo andiamo a casa di Mari a studiare?» propose alla fine Marianna, «che qui tra zanzare, pallonate e caldo mi sono già abbondantemente rotta i cosiddetti»
«No problem… mi piaceva qui, ma va bene anche a casa» concordò Mari.
«Tu vieni, Chilly?»
«Ah, non saprei, se voi mi volete...»
Marianna gli diede un colpo sulla spalla, allegra.
«Ormai sei dei nostri, Chilluz, o prepari gli esami con noi o ti veniamo a stanare a casa»
«Se hai già deciso è inutile che me lo chiedi» le replicò inarcando il sopracciglio, ma non poté evitarsi di sorridere.
«Alla nostra, allora!» annunciò alzando in alto la bottiglietta d’acqua da mezzo litro - rigorosamente temperatura ambiente - e invitando gli altri due a fare lo stesso.
Dopo aver fatto quattro grossi sorsi, Marianna sbatté il fondo della bottiglia sul tavolo e si sentì in dovere di fare un’ultima precisazione.
«E comunque Mari ha un appartamento sotto le Torri che fidati se ti dico che è proprio una di quelle cose su cui vorresti farti un giro»
«Dacci un taglio, vez».







 


Grazie di aver letto regaz! Alla prossima OS,
Alex

   
 
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