Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Lisbeth Salander    23/08/2020    7 recensioni
Aveva creduto di poter controllare sua moglie come si fa soltanto con le cose che si possiedono del tutto e non si era reso conto che Narcissa gli era sempre scivolata tra le dita, ribelle a quel controllo, insofferente a qualsiasi idea non condividesse davvero.
Era sempre stato convinto che nutrisse un amore cieco e profondo nei suoi riguardi ma nel vedere sua moglie contrastarlo aveva ormai iniziato a dubitare di ogni cosa.
Il loro matrimonio, in fondo, si era fondato per anni ed anni sull’illusione che dovesse essere sempre e comunque Lucius a dettare le regole.
Ora poteva vedere che lei lo aveva semplicemente lasciato fare fino a quando le sue scelte non avevano virato verso la possibile rovina di Draco, prima di ogni cosa, e dei Malfoy.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Storia nata dall’iniziativa Scrivimi del gruppo Facebook Caffè e Calderotti.

Prompt:«Non era diminuito il desiderio che avevo nutrito per lei quando l’avevo sposata, volevo possederla completamente, fino al suo ultimo pensiero, ma quella donna diafana mi passava accanto come un soffio e, anche se la immobilizzavo con due mani e l’abbracciavo con brutalità, non riuscivo a imprigionarla. Il suo spirito non era con me». 
Isabel Allende - La casa degli spiriti ;
Coppia: Lucius/Narcissa

 

I segreti di un matrimonio

 

«Non gradisco che mia moglie riceva lettere da questa gentaglia»
«Quel che gradivi ci ha quasi condotto alla rovina, Lucius. Non dovresti mai dimenticarlo». 

La seguì attentamente con lo sguardo fino a quando non la vide sparire oltre i portici di Malfoy Manor, ancora spiazzato da quel modo brusco di relazionarsi che si era instaurato tra loro durante la guerra.
Dopo oltre vent’anni di matrimonio, Lucius Malfoy riusciva soltanto a pensare di aver sempre sottovalutato sua moglie. 
Aveva sempre creduto che la lealtà e la fedeltà di Narcissa nei suoi confronti fosse cieca
Non aveva mai dubitato di questo.
Suo padre, del resto, l’aveva scelta per questo: una Black non lo avrebbe mai tradito e Narcissa, tra le sue sorelle, sembrava la più docile, la più semplice da gestire. 
Non aveva mai avuto il temperamento feroce di Bellatrix, né la durezza di Andromeda.
Narcissa si era sempre comportata come l’etichetta voleva, ben attenta ad essere all’altezza del suo nome tanto da nubile che da sposata.
Lucius era sempre stato convinto dell’amore profondo che sua moglie nutriva nei suoi confronti: la ricordava ancora ragazzina ad Hogwarts, invaghita di lui più grande e popolare a scuola, o sorridente sulla porta di casa Black quando lui veniva a trovarla, radiosa il giorno del matrimonio.
Qualsiasi cosa significasse amare, lui era sempre stato innamorato di quella donna che si era sempre mostrata all’altezza delle aspettative ed anche oltre. Ne aveva amato la discrezione, il modo con cui aveva gestito ed affrontato il loro matrimonio, nella gioia e nel dolore.
Per molti anni, Lucius aveva creduto che Narcissa pendesse dalle sue labbra: lo aveva creduto per via del tono fiero che usava nel definirsi la Signora Malfoy e dello sguardo di totale ed estasiata felicità che le aveva visto sul volto nel momento in cui aveva stretto Draco tra le braccia in un caldo pomeriggio di giugno. 
Narcissa era da sempre la moglie perfetta
Condividevano gli stessi ideali, le stesse convinzioni politiche. 
Eppure, a distanza di anni, Lucius poteva intravedere delle crepe, sottilissime, che erano comparse a scalfire il suo matrimonio.
La prima volta che Lucius aveva colto una traccia di disappunto negli occhi di Narcissa era stata quando lei aveva scorto il marchio nero sul suo braccio, non controllando un sorriso nervoso ed infastidito alla vista di quel marchio. 
Narcissa, proprio come sua madre e sua zia Walburga, era da sempre convinta che non fosse necessario sporcarsi la pelle per sottolineare l’ovvio, non per chi, come loro, apparteneva ad una delle Sacre Ventotto. 
A differenza di sua sorella Bellatrix, lei non aveva mai voluto diventare una Mangiamorte, sentendosi già sufficientemente protetta dalla famiglia che le aveva dato i natali e da quella in cui era entrata.
Toujours pour era un motto che calzava a pennello su sua moglie. 
Lucius lo ripeteva sempre con orgoglio e sfida che lui e suo padre avevano scelto la migliore moglie possibile e, una volta nato Draco, aveva rafforzato questa convinzione. 
Il modo in cui Narcissa educava loro figlio lo aveva sempre indotto a credere che lui e sua moglie fossero la stessa cosa, uniti dallo stesso pensiero, che la moglie fosse totalmente sua, anche nei pensieri.
Non aveva bisogno di discutere con lei: era certo che Narcissa sarebbe stata d’accordo, come se esistesse un unico pensiero ad unire entrambi, come se fossero incapaci d’essere in disaccordo.
Tuttavia, Lucius poteva rintracciare mentalmente altre occasioni in cui quella minuscola crepa si era fatta più evidente: ad esempio, il giorno in cui avevano realizzato che Regulus, il piccolo di casa Black, era morto.

«Si sarà messo nei guai con il Signore Oscuro, Cissy», le aveva detto mentre lei si asciugava una lacrima furtiva.
«Era solo un ragazzo», aveva sussurrato. 
«Te lo assicuro, non ha mai detto nulla né a me né a Bella. Lo avremmo protetto».
«Non aveva nemmeno diciannove anni».

Narcissa si era mostrata straordinariamente colpita dalla morte del più piccolo dei suoi cugini ed era rimasta vicina a sua zia per il resto della sua vita, nel lento declino dell’Antichissima e Nobilissima Casata dei Black.
Aveva sempre tenuto Regulus, di sei anni più piccolo, sotto la sua ala, unita a lui dall’essere i figli minori Black, desiderosi di soddisfare le aspettative impossibili dei genitori che i maggiori avevano spesso tradito.
La morte di Regulus aveva rappresentato, per Narcissa, un duro colpo, seguita dalla morte di suo zio Orion e suo padre Cygnus, in un anno - il 1979 - che aveva segnato il declino dei Black, ormai consapevoli che l’unico uomo Black ancora vivente era Sirius. 
Quanto a quest’ultimo, era stata, invece, vera e propria stizza quella che aveva scorto quando era giunta la notizia del suo arresto, suo cugino, per aver ucciso tredici persone. 
 

«Avresti potuto dirmi che Sirius era dalla nostra parte».

Lucius aveva sempre dato poco peso a quei segnali, preso da cospirazioni politiche e dal tentativo di quegli anni di uscirne pulito e senza macchie a sporcare il nome della sua famiglia, un’onta che Abraxas non gli avrebbe mai perdonato. 
Aveva dovuto subire lo sguardo inquisitore di suo padre in quegli anni, pronto a giudicarlo se avesse trascinato il nome della famiglia nella vergogna, ed aveva scoperto la sua straordinaria abilità nel trovare risorse che non credeva neppure di avere.
A differenza dei Lestrange e di Barty Crouch Jr., Lucius si era mantenuto a galla, rinnegando gli ideali di Voldemort ma non soccombendo mai, mantenendo ben saldi i privilegi che la famiglia Malfoy aveva conquistato negli anni.
Non aveva mai confessato né a Narcissa né a suo padre di essere ricorso all’aiuto della suocera, Druella Rosier in Black, e dell’influenza che la loro Antichissima e Nobilissima Casata ancora aveva. 
Forte dell’allontanamento di Andromeda e della prigionia di Bellatrix, aveva fatto leva sull’anziana donna e sui suoi dolori, ottenendo notevole indulgenza sulle sue discutibili relazioni politiche.
Ciononostante, più di una volta, il Ministero aveva ficcanasato in casa sua, aveva perquisito - invano - le sue stanze nel tentativo di trovare qualsiasi cosa per metterlo in difficoltà.
A distanza di oltre vent’anni poteva avvertire, con ritardo, lo sguardo glaciale e tradito di sua moglie, durante ogni perquisizione del Ministero. 
Restava sempre in piedi, pietrificata accanto ad una delle colonne del grande salone, seguiva tutti con lo sguardo fino a quando non intercettava gli occhi del marito.
A ripensarci in seguito, quegli sguardi urlavano tradimento e umiliazione.
La crepa era divenuta più profonda dal giorno in cui erano arrivati gli evasi, Bellatrix, Rodolphus ed altri compagni Mangiamorte al seguito che Lucius aveva riaccolto a braccia aperte. 
A Narcissa poco importava che tra loro ci fosse anche sua sorella perché odiava quella sensazione opprimente di sentirsi nel torto e dinanzi al suo disappunto Lucius aveva semplicemente chiuso gli occhi, aveva voltato la testa da un’altra parte, l’aveva messa sotto la sabbia.
Aveva deliberatamente scelto di non vedere il disappunto che non aveva mai lasciato il volto di sua moglie, misto al timore crescente per la sorte di Draco. 
Ospitare in casa sua dei latitanti era contro l’educazione che aveva sempre ricevuto, ben oltre gli ideali politici, le convinzioni di sangue.
Era contro la legge e Narcissa detestava sentirsi dalla parte sbagliata, non era solita agli errori. 
Ripeteva sempre che era una Black e che ai Black, sin da bambini, insegnano a non sbagliare mai.
Glielo aveva detto a bruciapelo una sera con un tono che non tradiva emozioni né fastidio e Lucius le aveva poggiato un bacio sulla fronte e poche rassicurazioni.

«Non ci daranno alcun disturbo. In fin dei conti, è pur sempre tua sorella. Dovresti mostrarle più affetto».

Narcissa non aveva replicato, limitandosi a rigirare nervosamente gli anelli e lui si era convinto che fosse tutto sparito, che fosse tutto come sempre sentendo la stretta delicata della sua mano. 
La famiglia, d’altronde, veniva prima di ogni altra cosa per due come loro: era sull’importanza di essere una famiglia che avevano fondato il loro matrimonio. 
Poi c’era stato uno scricchiolio ulteriore: l’arresto e negli occhi di sua moglie non vi aveva visto che disperazione ed una umiliazione scottante. 
L’aveva lasciata sola, nel momento peggiore, con una sorella che avrebbe sacrificato tutto - persino lei e Draco - per la causa. L’aveva lasciata sola ad affrontare le conseguenze del suo atroce fallimento, a schivare colpi e delusioni per il loro unico figlio. 
Quando era tornato da Azkaban, non aveva intravisto più dolcezza negli occhi di Narcissa. 
La guerra l’aveva indurita più di quanto aveva immaginato mentre era rinchiuso in cella. 
Era stato convinto, nei mesi di prigionia, che sua moglie sarebbe crollata sotto il peso schiacciante che le aveva fatto cadere addosso ma mai, nemmeno una volta, l’aveva sfiorato il pensiero che potesse essere risentita nei suoi confronti, che potesse riconoscergli qualche colpa. 
Era stato certo che avrebbe ritrovato Narcissa al proprio fianco, fiera, come sempre, di essere sua moglie.
Non era stato così. 

«Stava punendo Draco per i tuoi fallimenti. Non ce l’avrebbe fatta. Ho dovuto trovare un modo».

Narcissa non aveva aspettato come un’eterna Penelope che lui tornasse ma aveva agito in un modo che le loro madri, sempre un passo indietro ai rispettivi mariti, avrebbero disapprovato.
Non aveva tessuto tele disperate nell’attesa di suo marito ma ne aveva intrecciata una di salvezza per Draco, accettando rischi che lui non avrebbe mai corso. 
Nonostante non scendesse mai sul campo di battaglia, Narcissa aveva combattuto, durante quei mesi, una guerra silenziosa nella loro casa, con sua sorella, con i suoi ideali, con lo stesso Signore Oscuro.
Aveva rischiato. 
Non importava poi molto del nome se non c’era un figlio che lo tramandasse e per Draco, solo per lui, aveva battuto strade alternative alla cieca devozione ad un conflitto che non aveva mai davvero sentito l’esigenza di combattere. 
Aveva fatto ricorso alla migliore arma che avesse mai avuto: la sua mente. Narcissa gli aveva confidato solo a guerra finita che era stata l’Occlumanzia, insegnatale da sua zia Walburga, a salvarla. Con tono sibillino aveva ripetuto molte volte che l’educazione tipicamente Black aveva salvato tutti loro da un disastroso destino.
Così preso dalla propria disperazione, Lucius non era stato in grado di riconoscere quella di sua moglie e che l’aveva portata a proteggere la sua mente da qualsiasi ingerenza pericolosa. 
Gli sguardi di terrore nel periodo in cui Malfoy Manor era stato il Quartier Generale dei Mangiamorte assumevano, con il senno di poi, una pericolosa sfumatura di disprezzo per la condizione in cui l’aveva trascinata. 
Non c'era più una stanza della quale Narcissa fosse padrona. 
I fasti cui Lucius l’aveva sempre abituata erano svaniti non appena Lord Voldemort aveva fatto ingresso a casa loro, considerandola come propria. 
Alle feste che erano solite ospitare le più importanti famiglie Purosangue o gli alti funzionari ministeriali si erano ben presto sostituite ineleganti tavolate di Mangiamorte, in cui riecheggiavano le gesta di torture ed omicidi portati avanti.

«Sono una schiava in casa mia. Ti rendi conto?».

Lui non era riuscito a proferire parola, privato della bacchetta come del suo onore, con lo sguardo astioso di sua moglie a ricordargli ogni istante l’inettitudine nel proteggere il figlio. 
Era stato solo per Narcissa, per il suo «intuito di madre», come avevano scritto più volte i giornali, e per la pietà di Potter che Lucius e Draco non erano stati spediti ad Azkaban come gli altri Mangiamorte sopravvissuti.
Rinnegare Voldemort, ancora una volta, era servito ad assicurare loro la totale impunità. La macchia, però, era rimasta. 
Non c’era stato più alcun credito da usare. 
C’era solo un uomo che si era schierato dalla parte sbagliata e sua moglie che aveva consentito al Prescelto di salvare il Mondo Magico.
In un primo momento in Lucius non c’era stato posto per altro che non fosse compiacimento, sollevato com’era dalla mancata condanna ad Azkaban per sé e per Draco.
Soltanto adesso che la guerra cominciava a diventare un ricordo, Lucius si era trovato ad affrontare i segreti del suo matrimonio e le conseguenze di quello scambio di ruoli che si era realizzato silenziosamente negli anni. 
La verità che aveva sempre nascosto a se stesso era, in fin dei conti, soltanto una.
Era un debole nella vita, come nel suo matrimonio. 
Aveva creduto di poter controllare sua moglie come si fa soltanto con le cose che si possiedono del tutto e non si era reso conto che Narcissa gli era sempre scivolata tra le dita, ribelle a quel controllo, insofferente a qualsiasi idea non condividesse davvero.
Era sempre stato convinto che nutrisse un amore cieco e profondo nei suoi riguardi ma nel vedere sua moglie contrastarlo aveva ormai iniziato a dubitare di ogni cosa.
Il loro matrimonio, in fondo, si era fondato per anni ed anni sull’illusione che dovesse essere sempre e comunque Lucius a dettare le regole.
Ora poteva vedere che lei lo aveva semplicemente lasciato fare fino a quando le sue scelte non avevano virato verso la possibile rovina di Draco, prima di ogni cosa, e dei Malfoy.
Narcissa, con una sola parola, aveva preso il timone e non aveva mai più abbandonato il comando - non lo avrebbe più fatto. 
Con una sola parola, sua moglie aveva ribaltato tutto: non soltanto le sorti del mondo magico ma, soprattutto, della loro vita matrimoniale.
Nulla era più stato come prima. 
Narcissa sembrava altrove, benché, in apparenza, nulla fosse cambiato tra di loro. 
Era la stessa moglie devota, affabile e decisa che aveva avuto accanto per i precedenti anni, eppure bastavano poche parole pronunciate con tono più brusco, lo sguardo glaciale che sfoggiava in alcune occasioni, perché Lucius si rendesse conto di non aver mai capito nulla di sua moglie.
Il suo matrimonio, in fin dei conti, si era fondato su quel che Narcissa gli aveva lasciato fare, cullandolo nella falsa convinzione di avere il controllo sulla loro vita ma soprattutto su di lei.
Consapevole che il loro matrimonio sarebbe stato fallimentare se avesse mostrato in modo palese la sua contrarietà ai comportamenti di Lucius, si era adattata, non abbassando mai la guardia. 
Avrebbe dovuto capirlo molto prima: era una Black e, come tutti gli altri Black prima di lei, Narcissa non era una donna che poteva essere controllata. 
Non apparteneva a nessuno se non a se stessa.
La corrispondenza che ora intratteneva con sua sorella Andromeda era la prova tangibile di quanto fosse, in verità, lontana dagli ideali che avevano condiviso e quanto avesse sbagliato nel ritenere che il suo pensiero fosse anche quello di sua moglie. 
Narcissa sarebbe rimasta, per lui, un eterno mistero, abile com’era nell’essere al contempo la sua migliore alleata e la sua peggiore nemica. 
Solo di recente aveva sperimentato sulla propria pelle quanto potevano essere taglienti le sue parole e quanto fosse poi brava a lenire quelle stesse ferite che gli aveva inferto. 
Era sempre stato convinto di avere un matrimonio felice, invidiabile, rimarcando costantemente la forza dell’amore che Narcissa provava per lui, come fosse un vanto d’essere amato davvero da una Black. 
Non aveva mai immaginato di essere destinato a non comprendere il sentimento che legava sua moglie a lui, perennemente confuso dalla convenienza sociale cui tenevano entrambi. 
Era ormai chiaro ai suoi occhi che la vera essenza di Narcissa gli sarebbe costantemente sfuggita. 
Una volta in casa, incrociò lo sguardo di sua moglie che gli rivolse lo stesso sorriso dolce ed affabile che le aveva sempre visto stampato in volto, come se l’attrito precedente fosse cancellato, come se non vi fosse alcuna crepa nel loro legame.
Ricambiò quel sorriso con l’esitazione di chi aveva la consapevolezza di non poter mai realmente comprendere i segreti di quel matrimonio.


Note: il prompt in ouverture mi è stato assegnato dalla carissima _Il colore del vento_ nell'ambito dell'iniziativa Scrivimi del gruppo Facebook Caffé e calderotti. Non sono pienamente certa di aver reso la mia idea su carta e mi rendo conto che quel che ne è uscito è, probabilmente, un quadro un po' contorto.
La confusione di Lucius sul loro rapporto è, in verità, anche la mia: non ho mai capito se Narcissa amasse o meno suo marito. Il fatto che lei non si sia mai unita ai Mangiamorte è canon, nonostante ne condividesse l'ideologia di fondo, e tra i due - quanto a complessità, mi è sempre sembrata lei il pezzo forte. 
Non sono riuscita a trovare, in ogni caso, una risposta a questo dubbio amletico sull'amore tra Lucius e Narcissa ed i dubbi di lui sono, in ultima istanza, anche i miei. 
Aggiungo che l'idea che i Black usassero l'Occlumanzia è presente nella bellissima Kintsugi di SeveraBartySha (che straconsiglio) ed è alla sua storia che mi sono ispirata per questa idea.
Vi ringrazio per aver letto fino a qui!
Fede 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lisbeth Salander