Gli
effetti collaterali del Marchio Nero
*
«È
meglio esserne sicuri, Lucius» disse Narcissa al
marito con la sua voce fredda e chiara. «Completamente sicuri che sia Potter,
prima di convocare il Signore Oscuro... Dicono che questa è sua» continuò,
studiando la bacchetta di prugnolo, «ma non corrisponde alla descrizione di Ollivander... Se ci sbagliamo, se chiamiamo il Signore
Oscuro per niente... ti ricordi cos’ha fatto a Rowle
e Dolohov?»
(Harry
Potter e i Doni della Morte, capitolo Villa Malfoy)
*
Lucius rabbrividì al pensiero di
cosa era successo a Dolohov e Rowle.
Entrambi avevano disturbato il
sonno dell'Oscuro Signore in un modo molto stupido.
La bacchetta di Dolohov aveva accidentalmente sfiorato il Marchio Nero
mentre si spogliava di ritorno da una missione. Il suo Signore era comparso al
suo cospetto trovandolo in mutande e non l’aveva presa bene, così Dolohov aveva avuto difficoltà a sedersi per un mesetto.
Rowle, poi, era
diventato completamente calvo quando, durante uno shampoo, i suoi capelli
avevano sfiorato il Marchio Nero.
Era stato sfortunato Thorfinn.
Non sarebbe accaduto nulla se
sotto la doccia stesse pensando agli affari suoi, invece, essendo un
Mangiamorte entusiasta, stava pensando che non vedeva l’ora di raccontare
l’esito della missione al suo Padrone e aggiornarlo su quei covi di ribelli che
aveva appena scoperto.
L’Oscuro Signore, pertanto,
aveva frainteso, ma il problema restava sempre lo stesso: bisognava prestare
attenzione e non lo si poteva interrompere proprio mentre era in compagnia di Bellatrix. Insomma, la guerra infuriava, quel dannato
Potter sembrava svanito nel nulla e ora che Bellatrix
era finalmente sua, non voleva essere disturbato. Lucius sentiva benissimo tra
i corridoi del Maniero in che modo il suo Padrone fosse impegnato con sua
cognata.
“Siete Mangiamorte! Sapete cosa
fare, vi ho addestrati personalmente! Se non avete Potter a tiro di bacchetta,
non mi chiamate!” aveva urlato a Rowle che per
diversi mesi aveva condiviso la testa glabra come il suo Padrone “così non
corri il rischio di ripetere l’errore…” aveva sibilato con un sorriso perverso
sul volto.
Lucius aveva sentito un brivido
scendere lungo la sua schiena quando Lord Voldemort
lo aveva fissato dopo aver finito di rimproverare Rowle.
*
Ci voleva pazienza con i
sottoposti.
La sua migliore seguace, la sua Bellatrix, tuttavia, si divertiva a ignorare gli
avvertimenti di Lord Voldemort. Più lui la puniva,
più lei lo evocava, cercando di dare vita alle sue fantasie più sfrenate.
Naturalmente, un conto era
finire nella vasca da bagno di una Bellatrix arrapata, un altro era finire sotto la doccia di Rowle. Chiunque capirebbe la differenza delle situazioni e
le conseguenti reazioni. Bellatrix gli aveva
confidato che dopo il trattamento di Rowle, suo
cognato Lucius si faceva insaponare il braccio dalla moglie per non correre il
rischio di mettere in pericolo la sua chioma fluente.
Lord Voldemort
rabbrividì al pensiero di Lucius nudo nella vasca da bagno e tornò a
concentrarsi su Bellatrix che lo osservava dall’altro
capo della vasca da bagno con un sorriso malizioso sul volto.
La tunica da mago era scomparsa
e lei con quella voce da gattina le sussurrò: “Mio Signore, lasciate che vi
insaponi la schiena.” Lord Voldemort le aveva sorriso
di rimando e la guardava sarcastico: “Solo la schiena, Bellatrix?”
Bellatrix non gli
rispose, ma si chinò verso di lui armata di spugna e sapone e gli accarezzò il
petto.
Lord Voldemort
solitamente odiava essere toccato, soprattutto dalle donne, perché certe
carezze gli ricordavano quello che aveva dovuto sopportare da quella vecchia
bacucca della Smith. Le carezze di Bellatrix,
tuttavia, erano completamente diverse e di sicuro meno tenere di quelle della
megera. Inoltre, la sua Bella era giovane – molto giovane – e desiderosa di
essere profanata nemmeno fosse un cimelio dei Fondatori.
Adesso si stava strusciando
languidamente mentre fingeva di insaponarlo e le mani scendevano maliziose sul
suo bacino. Lord Voldemort la guardò con un sorriso
ironico e le disse: “Sai che dovrò punirti per avermi fatto venire senza alcuna
urgenza?”
“Mio Signore, ma io ho un
bisogno urgente di vedervi!” protestò lei, “Non riesco a passare un solo
istante in vostra assenza. Ho bisogno di sentirvi sulla mia pelle!”
“E allora perché hai frapposto
tra noi una vasca così scomoda e tanta acqua? Dovrò punirti, non posso fare
distinzioni tra i miei Mangiamorte. Esci dalla vasca, Bella.”
Bellatrix si alzò
e uscì dalla vasca, mentre Lord Voldemort si godé non
solo il corpo di lei che si ergeva dall’acqua con la grazia e la forza del
Basilisco nella Camera dei Segreti, ma anche la sua apertura di gambe nel
momento in cui aveva scavalcato per tornare con i piedi per terra. Non gli
piaceva farlo in acqua, non era il suo elemento, e non riusciva a rendersi
conto quanto fosse eccitata Bellatrix.
Voldemort voleva
sentire il profumo dei suoi umori, mica il bagnoschiuma alla lavanda che gli
faceva venire in mente quel francese di Lestrange.
Non c’era niente di sexy nel pensiero di Rodolphus,
tranne la soddisfazione di scoparsi la moglie, naturalmente.
Quel pensiero lo fece ghignare
tra sé e sé. Si alzò con l’erezione bella in vista, mentre Bellatrix
era accanto alla vasca con gli occhi sgranati e l’espressione di chi ha appena
scoperto di essere a Natale.
“Inginocchiati, Bella,” Le
ordinò. Pensò che anche lei avrebbe sentito il bagnoschiuma di Rodolphus e le sarebbe passata la voglia di far fare il
bagno al suo Signore nelle essenze alla lavanda.
Bellatrix si
lanciò avidamente sul suo Signore e le sue labbra baciarono, succhiarono e si
prodigarono in mille attenzioni, come se il sesso del suo Padrone fosse il
centro dell’universo. Era così soddisfacente vedere e sentire Bellatrix ai suoi piedi, completamente sottomessa al suo
volere.
Fu proprio in quel momento che
si sentì chiamare da Rabastan Lestrange.
Lord Voldemort sospirò maledicendosi mentalmente per
quella dannata condizione e per il tempismo dei suoi sottoposti.
Bellatrix si
stava applicando moltissimo, ma il pensiero che avessero potuto trovare Potter
(finalmente!) era troppo allettante. Si disse che Rabastan
era partito con il fratello proprio sulle tracce di Potter per fargli smaltire
la rabbia data dalla notizia della gravidanza di Bellatrix
e questa volta non poteva essere un falso allarme. Assolutamente no. Un filo di
eccitazione, la speranza di essere giunti alla fine di quella estenuante
ricerca, l’idea che quello stupido ragazzino non avesse distrutto tutti gli horcrux, che la stupida protezione materna avesse cessato
il suo effetto e che persino il problema della bacchetta fosse stato risolto si
mescolò con le stimolazioni date dalle attenzioni di Bellatrix
che, questa volta, avrebbe dovuto rimanere insoddisfatta. Guardò l’espressione
sorpresa di lei, mentre si lasciava andare tra le sue morbide labbra e la
costringeva a mandare giù il tutto come se fosse una pozione.
Naturalmente, Bellatrix non si sognò minimamente di rovinare quel momento
ed emise solo un debole: “Mio Signore…” alla fine, come ad evidenziare che
quella punizione (lasciarla insoddisfatta) era fin troppo crudele.
“Prenditela con il tempismo dei Lestrange, Bella. Dovrebbero aver trovato Potter, devo
andare. Capisci che non posso tardare?”
“Mio Signore, permettetemi di
venire con Voi!”
“Cosa c’è Bella? Ti manca Rodolphus?” le domandò sarcastico. Adorava l’espressione
offesa che le compariva ogni volta.
“No, voglio assistere alla morte
di Harry Potter, mio Signore!” gli disse e Lord Voldemort
sentì un brivido scendere lungo la schiena, l’eccitazione tornare su. Quella
donna era in grado di turbarlo oltre ogni immaginazione. Bellatrix
lanciò un’occhiata e sorrise divertita.
“Festeggeremo dopo, Bellatrix. Devi essere punita, ricordi? Andiamo.”
Un gesto di bacchetta fece
comparire le loro vesti e si Materializzarono nel luogo in cui si trovava Rabastan. Si guardarono intorno e non videro nulla che
facesse pensare alla presenza di Potter.
Si scambiò uno sguardo con Bellatrix che esclamò furiosa: “Se quell’idiota mi ha
impedito un orgasmo per niente, la pagherà cara!”
Lord Voldemort
ridacchiò tra sé e sé. Per una volta la scena poteva essere anche divertente.
Si disse che tra moglie e marito non è il caso di mettere un dito (anche se
qualcos’altro nella moglie era possibile inserirlo, soprattutto se la moglie in
questione era Bellatrix).
La vide correre velocemente
verso la camera da letto, aprire la porta come una furia e la
scena che si trovarono davanti era assolutamente prevedibile: Rabastan Lestrange, con i polsi
legati alla testata del letto, si stava facendo fare il solletico dalle Piume Prendiappunti di Rita Skeeter.
Di Rodolphus
e Potter nemmeno l’ombra. Lord Voldemort alzò gli
occhi al cielo, incredulo di non poter fare affidamento nemmeno sui Lestrange.
Rita Skeeter
non appena vide comparire Bellatrix e l’Oscuro
Signore pensò di tagliare la corda trasformandosi in uno scarabeo e infilandosi
in un buco nella parete.
Bellatrix,
furiosa, saltò addosso a Rabastan, ancora immobilizzato
sul letto e mentre lui cercava di divincolarsi dalla presa di Bellatrix, lei tirò fuori il pugnale d’argento e incise sul
suo braccio di Rabastan: “Non devo disturbare l’Oscuro
Signore se non ho Potter a portata di bacchetta!”
Rabastan alternava
le urla di dolore alle imprecazioni, alcune in inglese, altre in francese,
maledicendo tutto l’albero genealogico dei Black e la sua degenerata progenie.
Lord Voldemort assistette divertito alla scena e si annotò
mentalmente che portarsi Bellatrix dietro poteva
essere divertente, anche se avrebbe preferito che lei non vedesse tutti i suoi Mangiamorte
nudi, visto l’andazzo di quelle convocazioni improvvise.
Lasciarono Rabastan
piagnucolante e rabbioso sul letto e tornarono nei loro appartamenti pronti a
riprendere da dove avevano interrotto.
Era così infastidito da quelle
seccature che passò il tempo a camminare nervosamente per il salotto del suo
appartamento, con Bellatrix che non lo perdeva di
vista e Nagini che lo seguiva fedelmente sussurrando
battutine sarcastiche in serpentese sul fatto che a una
certa età, se si veniva distratti, poi era difficile
riprendere la concentrazione.
“Ringrazia Salazar che sei un horcrux,” le aveva sibilato Voldemort,
“altrimenti saresti finita in pasto agli Ippogrifi di Nott
per la tua insolenza…” Nagini continuò a ridacchiare
e si ritirò, lasciando che il suo Padrone si sfogasse con Bellatrix
che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi tanto stava attendendo di essere
soddisfatta.
Il vero problema era che Lord Voldemort si era bloccato. Aveva la convinzione che nel
momento in cui si fosse lasciato andare con Bellatrix
e le cose si fossero fatte nuovamente interessanti, beh, qualcun altro dei suoi
impiastri con il Marchio Nero lo avrebbe disturbato e così temporeggiava. Si
diceva che era un modo ulteriore per tormentare Bellatrix, e lui adorava tormentarla.
“Mio Signore…” piagnucolò la
strega baciandogli l’orlo della veste.
“Quanta fretta, Bella…” le
rispose lui, nascondendo la difficoltà in cui si trovava. Bellatrix
era tesa come una corda di violino e gli bastò sfiorarle il collo e far scendere
le dita nella scollatura per sentirla sospirare. Fu tra i seni caldi di Bellatrix che trovò la giusta concentrazione per portare finalmente
a termine la sua missione.
Bellatrix urlò
contro Narcissa quando la sorella si azzardò a
bussare alla porta mentre lei stava raggiungendo l’orgasmo. Sentirono Narcissa fuggire via mentre i loro gemiti rendevano fin
troppo esplicito quanto fossero impegnati in quel momento. Era veramente
faticoso di quei tempi gestire un gruppo di assassini, condurre una guerra, e ritagliarsi
dei momenti di sano relax in compagnia della sua prediletta.
Note dell’autrice:
Se siete giunti fino a qua, complimenti
per aver letto questa follia, nata da varie chiacchierate su Facebook con altre
Bellamort shippers. Si
diceva che non ci fossero sufficienti Bellamort comiche
nel fandom e ci si domandava come funzionasse il Marchio Nero, visto il terrore
di Bellatrix quando catturano Potter a Villa Malfoy.
Ho provato a scherzarci su.
Se vi va, fatemi sapere come vi
è sembrato questo tentativo poco serio.
Sev