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Autore: Severa Crouch    24/08/2020    5 recensioni
Cosa succede quando un Mangiamorte convoca l'Oscuro Signore? E se lo chiama nel momento sbagliato? O lo chiama per errore? Una one-shot poco seria sugli effetti collaterali del Marchio nero. Dal testo:
Ci voleva pazienza con i sottoposti.
La sua migliore seguace, la sua Bellatrix, tuttavia, si divertiva a ignorare gli avvertimenti di Lord Voldemort. Più lui la puniva, più lei lo evocava, cercando di dare vita alle sue fantasie più sfrenate.
Naturalmente, un conto era finire nella vasca da bagno di una Bellatrix arrapata, un altro era finire sotto la doccia di Rowle. Chiunque capirebbe la differenza delle situazioni e le conseguenti reazioni. Bellatrix gli aveva confidato che dopo il trattamento di Rowle, suo cognato Lucius si faceva insaponare il braccio dalla moglie per non correre il rischio di mettere in pericolo la sua chioma fluente.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mangiamorte, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Gli effetti collaterali del Marchio Nero

 

*

 

«È meglio esserne sicuri, Lucius» disse Narcissa al marito con la sua voce fredda e chiara. «Completamente sicuri che sia Potter, prima di convocare il Signore Oscuro... Dicono che questa è sua» continuò, studiando la bacchetta di prugnolo, «ma non corrisponde alla descrizione di Ollivander... Se ci sbagliamo, se chiamiamo il Signore Oscuro per niente... ti ricordi cos’ha fatto a Rowle e Dolohov

(Harry Potter e i Doni della Morte, capitolo Villa Malfoy)

 

*

 

Lucius rabbrividì al pensiero di cosa era successo a Dolohov e Rowle.

Entrambi avevano disturbato il sonno dell'Oscuro Signore in un modo molto stupido.

La bacchetta di Dolohov aveva accidentalmente sfiorato il Marchio Nero mentre si spogliava di ritorno da una missione. Il suo Signore era comparso al suo cospetto trovandolo in mutande e non l’aveva presa bene, così Dolohov aveva avuto difficoltà a sedersi per un mesetto.

Rowle, poi, era diventato completamente calvo quando, durante uno shampoo, i suoi capelli avevano sfiorato il Marchio Nero.

Era stato sfortunato Thorfinn.

Non sarebbe accaduto nulla se sotto la doccia stesse pensando agli affari suoi, invece, essendo un Mangiamorte entusiasta, stava pensando che non vedeva l’ora di raccontare l’esito della missione al suo Padrone e aggiornarlo su quei covi di ribelli che aveva appena scoperto.

L’Oscuro Signore, pertanto, aveva frainteso, ma il problema restava sempre lo stesso: bisognava prestare attenzione e non lo si poteva interrompere proprio mentre era in compagnia di Bellatrix. Insomma, la guerra infuriava, quel dannato Potter sembrava svanito nel nulla e ora che Bellatrix era finalmente sua, non voleva essere disturbato. Lucius sentiva benissimo tra i corridoi del Maniero in che modo il suo Padrone fosse impegnato con sua cognata.

“Siete Mangiamorte! Sapete cosa fare, vi ho addestrati personalmente! Se non avete Potter a tiro di bacchetta, non mi chiamate!” aveva urlato a Rowle che per diversi mesi aveva condiviso la testa glabra come il suo Padrone “così non corri il rischio di ripetere l’errore…” aveva sibilato con un sorriso perverso sul volto.

Lucius aveva sentito un brivido scendere lungo la sua schiena quando Lord Voldemort lo aveva fissato dopo aver finito di rimproverare Rowle.

 

*

 

Ci voleva pazienza con i sottoposti.

La sua migliore seguace, la sua Bellatrix, tuttavia, si divertiva a ignorare gli avvertimenti di Lord Voldemort. Più lui la puniva, più lei lo evocava, cercando di dare vita alle sue fantasie più sfrenate.

Naturalmente, un conto era finire nella vasca da bagno di una Bellatrix arrapata, un altro era finire sotto la doccia di Rowle. Chiunque capirebbe la differenza delle situazioni e le conseguenti reazioni. Bellatrix gli aveva confidato che dopo il trattamento di Rowle, suo cognato Lucius si faceva insaponare il braccio dalla moglie per non correre il rischio di mettere in pericolo la sua chioma fluente.

Lord Voldemort rabbrividì al pensiero di Lucius nudo nella vasca da bagno e tornò a concentrarsi su Bellatrix che lo osservava dall’altro capo della vasca da bagno con un sorriso malizioso sul volto.

La tunica da mago era scomparsa e lei con quella voce da gattina le sussurrò: “Mio Signore, lasciate che vi insaponi la schiena.” Lord Voldemort le aveva sorriso di rimando e la guardava sarcastico: “Solo la schiena, Bellatrix?”

Bellatrix non gli rispose, ma si chinò verso di lui armata di spugna e sapone e gli accarezzò il petto.

Lord Voldemort solitamente odiava essere toccato, soprattutto dalle donne, perché certe carezze gli ricordavano quello che aveva dovuto sopportare da quella vecchia bacucca della Smith. Le carezze di Bellatrix, tuttavia, erano completamente diverse e di sicuro meno tenere di quelle della megera. Inoltre, la sua Bella era giovane – molto giovane – e desiderosa di essere profanata nemmeno fosse un cimelio dei Fondatori.

Adesso si stava strusciando languidamente mentre fingeva di insaponarlo e le mani scendevano maliziose sul suo bacino. Lord Voldemort la guardò con un sorriso ironico e le disse: “Sai che dovrò punirti per avermi fatto venire senza alcuna urgenza?”

“Mio Signore, ma io ho un bisogno urgente di vedervi!” protestò lei, “Non riesco a passare un solo istante in vostra assenza. Ho bisogno di sentirvi sulla mia pelle!”

“E allora perché hai frapposto tra noi una vasca così scomoda e tanta acqua? Dovrò punirti, non posso fare distinzioni tra i miei Mangiamorte. Esci dalla vasca, Bella.”

Bellatrix si alzò e uscì dalla vasca, mentre Lord Voldemort si godé non solo il corpo di lei che si ergeva dall’acqua con la grazia e la forza del Basilisco nella Camera dei Segreti, ma anche la sua apertura di gambe nel momento in cui aveva scavalcato per tornare con i piedi per terra. Non gli piaceva farlo in acqua, non era il suo elemento, e non riusciva a rendersi conto quanto fosse eccitata Bellatrix.

Voldemort voleva sentire il profumo dei suoi umori, mica il bagnoschiuma alla lavanda che gli faceva venire in mente quel francese di Lestrange. Non c’era niente di sexy nel pensiero di Rodolphus, tranne la soddisfazione di scoparsi la moglie, naturalmente.

Quel pensiero lo fece ghignare tra sé e sé. Si alzò con l’erezione bella in vista, mentre Bellatrix era accanto alla vasca con gli occhi sgranati e l’espressione di chi ha appena scoperto di essere a Natale.

“Inginocchiati, Bella,” Le ordinò. Pensò che anche lei avrebbe sentito il bagnoschiuma di Rodolphus e le sarebbe passata la voglia di far fare il bagno al suo Signore nelle essenze alla lavanda.

Bellatrix si lanciò avidamente sul suo Signore e le sue labbra baciarono, succhiarono e si prodigarono in mille attenzioni, come se il sesso del suo Padrone fosse il centro dell’universo. Era così soddisfacente vedere e sentire Bellatrix ai suoi piedi, completamente sottomessa al suo volere.

Fu proprio in quel momento che si sentì chiamare da Rabastan Lestrange. Lord Voldemort sospirò maledicendosi mentalmente per quella dannata condizione e per il tempismo dei suoi sottoposti.

Bellatrix si stava applicando moltissimo, ma il pensiero che avessero potuto trovare Potter (finalmente!) era troppo allettante. Si disse che Rabastan era partito con il fratello proprio sulle tracce di Potter per fargli smaltire la rabbia data dalla notizia della gravidanza di Bellatrix e questa volta non poteva essere un falso allarme. Assolutamente no. Un filo di eccitazione, la speranza di essere giunti alla fine di quella estenuante ricerca, l’idea che quello stupido ragazzino non avesse distrutto tutti gli horcrux, che la stupida protezione materna avesse cessato il suo effetto e che persino il problema della bacchetta fosse stato risolto si mescolò con le stimolazioni date dalle attenzioni di Bellatrix che, questa volta, avrebbe dovuto rimanere insoddisfatta. Guardò l’espressione sorpresa di lei, mentre si lasciava andare tra le sue morbide labbra e la costringeva a mandare giù il tutto come se fosse una pozione.

Naturalmente, Bellatrix non si sognò minimamente di rovinare quel momento ed emise solo un debole: “Mio Signore…” alla fine, come ad evidenziare che quella punizione (lasciarla insoddisfatta) era fin troppo crudele.

“Prenditela con il tempismo dei Lestrange, Bella. Dovrebbero aver trovato Potter, devo andare. Capisci che non posso tardare?”

“Mio Signore, permettetemi di venire con Voi!”

“Cosa c’è Bella? Ti manca Rodolphus?” le domandò sarcastico. Adorava l’espressione offesa che le compariva ogni volta.

“No, voglio assistere alla morte di Harry Potter, mio Signore!” gli disse e Lord Voldemort sentì un brivido scendere lungo la schiena, l’eccitazione tornare su. Quella donna era in grado di turbarlo oltre ogni immaginazione. Bellatrix lanciò un’occhiata e sorrise divertita.

“Festeggeremo dopo, Bellatrix. Devi essere punita, ricordi? Andiamo.”

Un gesto di bacchetta fece comparire le loro vesti e si Materializzarono nel luogo in cui si trovava Rabastan. Si guardarono intorno e non videro nulla che facesse pensare alla presenza di Potter.

Si scambiò uno sguardo con Bellatrix che esclamò furiosa: “Se quell’idiota mi ha impedito un orgasmo per niente, la pagherà cara!”

Lord Voldemort ridacchiò tra sé e sé. Per una volta la scena poteva essere anche divertente. Si disse che tra moglie e marito non è il caso di mettere un dito (anche se qualcos’altro nella moglie era possibile inserirlo, soprattutto se la moglie in questione era Bellatrix).

La vide correre velocemente verso la camera da letto, aprire la porta come una furia e la scena che si trovarono davanti era assolutamente prevedibile: Rabastan Lestrange, con i polsi legati alla testata del letto, si stava facendo fare il solletico dalle Piume Prendiappunti di Rita Skeeter.

Di Rodolphus e Potter nemmeno l’ombra. Lord Voldemort alzò gli occhi al cielo, incredulo di non poter fare affidamento nemmeno sui Lestrange.

Rita Skeeter non appena vide comparire Bellatrix e l’Oscuro Signore pensò di tagliare la corda trasformandosi in uno scarabeo e infilandosi in un buco nella parete.

Bellatrix, furiosa, saltò addosso a Rabastan, ancora immobilizzato sul letto e mentre lui cercava di divincolarsi dalla presa di Bellatrix, lei tirò fuori il pugnale d’argento e incise sul suo braccio di Rabastan: “Non devo disturbare l’Oscuro Signore se non ho Potter a portata di bacchetta!”

Rabastan alternava le urla di dolore alle imprecazioni, alcune in inglese, altre in francese, maledicendo tutto l’albero genealogico dei Black e la sua degenerata progenie. Lord Voldemort assistette divertito alla scena e si annotò mentalmente che portarsi Bellatrix dietro poteva essere divertente, anche se avrebbe preferito che lei non vedesse tutti i suoi Mangiamorte nudi, visto l’andazzo di quelle convocazioni improvvise.

Lasciarono Rabastan piagnucolante e rabbioso sul letto e tornarono nei loro appartamenti pronti a riprendere da dove avevano interrotto.

Era così infastidito da quelle seccature che passò il tempo a camminare nervosamente per il salotto del suo appartamento, con Bellatrix che non lo perdeva di vista e Nagini che lo seguiva fedelmente sussurrando battutine sarcastiche in serpentese sul fatto che a una certa età, se si veniva distratti, poi era difficile riprendere la concentrazione.

“Ringrazia Salazar che sei un horcrux,” le aveva sibilato Voldemort, “altrimenti saresti finita in pasto agli Ippogrifi di Nott per la tua insolenza…” Nagini continuò a ridacchiare e si ritirò, lasciando che il suo Padrone si sfogasse con Bellatrix che sembrava sull’orlo di una crisi di nervi tanto stava attendendo di essere soddisfatta.

Il vero problema era che Lord Voldemort si era bloccato. Aveva la convinzione che nel momento in cui si fosse lasciato andare con Bellatrix e le cose si fossero fatte nuovamente interessanti, beh, qualcun altro dei suoi impiastri con il Marchio Nero lo avrebbe disturbato e così temporeggiava. Si diceva che era un modo ulteriore per tormentare Bellatrix, e lui adorava tormentarla.

“Mio Signore…” piagnucolò la strega baciandogli l’orlo della veste.

“Quanta fretta, Bella…” le rispose lui, nascondendo la difficoltà in cui si trovava. Bellatrix era tesa come una corda di violino e gli bastò sfiorarle il collo e far scendere le dita nella scollatura per sentirla sospirare. Fu tra i seni caldi di Bellatrix che trovò la giusta concentrazione per portare finalmente a termine la sua missione.

Bellatrix urlò contro Narcissa quando la sorella si azzardò a bussare alla porta mentre lei stava raggiungendo l’orgasmo. Sentirono Narcissa fuggire via mentre i loro gemiti rendevano fin troppo esplicito quanto fossero impegnati in quel momento. Era veramente faticoso di quei tempi gestire un gruppo di assassini, condurre una guerra, e ritagliarsi dei momenti di sano relax in compagnia della sua prediletta.

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Se siete giunti fino a qua, complimenti per aver letto questa follia, nata da varie chiacchierate su Facebook con altre Bellamort shippers. Si diceva che non ci fossero sufficienti Bellamort comiche nel fandom e ci si domandava come funzionasse il Marchio Nero, visto il terrore di Bellatrix quando catturano Potter a Villa Malfoy.

Ho provato a scherzarci su.

Se vi va, fatemi sapere come vi è sembrato questo tentativo poco serio.

Sev

   
 
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