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Autore: steffirah    24/08/2020    1 recensioni
A causa del lavoro del padre Sakura verrà ospitata a casa di una sua cugina, in una cittadina dal nome mai sentito prima, nell'estremo nord del Paese. Qui farà nuovi incontri, alcuni dei quali andranno oltre la sua stessa comprensione, mettendo a dura prova le sue più grandi paure. Le affronterà con coraggio o le lascerà vincere?
Una storia d'amore e di sangue, di destino e legami, avvolta nel gelo di un cielo plumbeo, cinta dalle braccia di una foresta, cullata dalla voce di un lupo.
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eriol Hiiragizawa, Sakura, Sakura Kinomoto, Syaoran Li, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo




Ascoltai tacita e rilassata le onde dell’oceano, perdendomi nei meandri dei miei pensieri. Lasciai vagare lo sguardo lungo tutta la superficie scura di esso, permettendo all’acqua di lambirmi i piedi.
Sorrisi, osservando lo scintillio dell’anello che portavo al dito sotto la pallida luce lunare. Erano già trascorsi quattro anni da quando io e Syaoran-kun ci eravamo sposati, sei da quando lui mi aveva trasformata. Per un breve periodo avevo vissuto ancora al suo fianco come umana, affinché anche lui potesse dire addio a tutte quelle caratteristiche di me che pensavamo sarebbero andate perdute per sempre. Non potevamo neppure immaginare quanto ci stessimo sbagliando.
Chiusi per un secondo gli occhi, rievocando quel momento.
Per l’occasione tornammo a Reiketsu, a metà maggio. Proprio nel giorno in cui avevamo dovuto separarci. E proprio in quella foresta di ciliegi in cui per poco non ci eravamo perduti a vicenda ci smarrimmo nuovamente; stavolta, però, camminando fianco a fianco.
Ci sedemmo al di sotto di quel ciliegio, la porta che univa i due mondi, io appoggiata alla corteccia, lui steso, con la testa adagiata sulle mie gambe; gli carezzavo i capelli, in trepida attesa, finché col primo schiarirsi delle nuvole più plumbee non decise che fosse giunto il momento. Allora prese la mia mano sinistra nella sua, facendo scivolare un anello d’argento con minuscole pietre preziose che riconobbi come pietre di luna. Intrecciò le sue dita alle mie, facendomi notare che anche lui ne avesse uno uguale, ma dorato e con pietre del sole. Mi spiegò che, dopo aver insistito a lungo con Kaito-san, tra le tante cose che avevano scoperto c’era che con queste due pietre fosse possibile realizzare un incantesimo, utilizzando anche un’erba particolare dal nome impronunciabile, che ci avrebbe permesso di uscire alla luce del giorno senza correre rischi. Mi aveva aspettato per indossarla, accontentandosi di innumerevoli giorni di buio e ombra, perché la luce voleva scoprirla insieme a me.
Dopo avermi rivelato ciò mi chiese se mi sentissi pronta e alla mia conferma gli permisi di mordermi direttamente sul collo; in neppure un secondo, lo vidi mordersi a sua volta sul polso e lasciare il suo sangue scorrere in me, per fondersi al mio. Gli sorrisi per tutto il tempo, finché rimasi cosciente. Del resto non mi rimanevano molti ricordi, finché non riaprii gli occhi e lo trovai con una punta d’apprensione in quello sguardo non più irraggiungibile.
All’inizio era tutto… strano. Tutto più nitido, chiaro, luminoso. Mi diedi una rapida occhiata attorno e vagamente mi accorsi di compiere azioni velocissime, solo perché Syaoran-kun mi ingiunse di rallentare – con una mezza risata nervosa. Nel giro di un battito di ciglia notai milioni di dettagli invisibili fino ad allora, ad esempio una coccinella che a grande distanza da noi si librava da una fogliolina verde su cui era posata aprendo le sue ali trasparenti, una ragnatela in cui erano intrappolate goccioline di rugiada dalla pioggia di quella mattina, i fiochi bagliori del giorno che filtravano attraverso le chiome degli alberi, posandosi sulla terra…. Queste e tante altre cose in una visione stratosferica riempivano i miei occhi, finché non tornai su Syaoran-kun, sentendomi come se lo vedessi davvero per la prima volta. E proprio come la prima volta, era perfetto, ed era così sincero, così vero e reale.
Intanto lui mi guardava, come se fosse in attesa di qualcosa. La prima domanda che mi pose fu come mi sentissi. La sua voce mi danzava dentro, sentivo un’agitazione che mi sconquassava le interiora, come se vi fosse un uragano nel mio stomaco. Gli risposi di stare bene, il che era vero al di là di quegli strani brividi interni che avvertivo, e allungai una mano per toccarlo, un po’ timorosa. Posai il palmo sulla sua guancia, sorpresa di avvertirlo così caldo. Lui rise lievemente, spiegandomi che fossi io, adesso, ad essere più fredda. Me ne dispiacqui un po’, convinta che già sentisse la mancanza della mia temperatura, ma lui non sembrava pensarla così e mi prese la mano, stringendola. Stringendola davvero, senza dover più trattenersi. Dinanzi a quella realizzazione gli saltai addosso, con tanta irruenza da farci cadere entrambi, e lo abbracciai con tutta me stessa.
Ancora una volta rise di tutta quella foga, ma ricambiò, e nel percepire le sue braccia attorno al mio corpo, le sue mani sulla mia schiena, mi parve di sentirle per la prima volta davvero. Era come se fossi appena rinata.
Gli sorrisi, prima di posare le mie labbra sulle sue, trovandole morbide e bollenti. Intrecciai le mie dita tra i suoi capelli, permettendomi di osare come non avevamo mai potuto fare, e dato che ricambiò il mio bacio con la stessa fame, con lo stesso desiderio, mi lasciai andare di più, rendendo più profondo il nostro contatto. Mi staccai dopo chissà quanto tempo, sentendomi stravolta quanto lui, e presi un respiro profondo, ritrovandomi paradossalmente senza fiato, come se il petto stesse per bruciarmi; a quel punto la gola cominciò ad ardermi. Tornò quel formicolio interiore non appena il suo odore mi penetrò nelle narici e senza neppure rendermene conto lo morsi, avvinghiandomi a lui. E il sangue di Syaoran-kun era squisito, più di tutti i miei cibi preferiti, così come lo era il suo odore, così come lo era la sua voce, così come lo era il suo sorriso, così come lo erano i suoi sguardi. Tutto di lui era impeccabilmente perfetto.
Scoprimmo in seguito che avevo la tendenza a cibarmi come mia cugina in presenza di altri, ma se eravamo soli non mi dispiaceva andare a caccia di animali. Anche perché avevo così tante cose da imparare da lui. L’autocontrollo non fu problema, ci misi poco a capire come muovermi e agire per sembrare ancora umana, e non venivo mai colta da alcun desiderio particolare, tranne quando si trattava di Syaoran-kun stesso. Ma era inevitabile, visto l’amore che ci univa. Era proprio grazie ad esso che avevo cominciato a capire perché lui mi avesse trovata tanto attraente, tempo addietro: a suo parere era perché discendevo già da vampiri e perché lo lenivo dalle sue sofferenze, ma in cuor mio sentivo che fosse proprio perché ci saremmo amati. Quasi come se le nostre vene, il nostro organo vitale, lo avesse previsto prima di noi.
A proposito di cuore, scoprimmo che il mio non s’era fermato del tutto. Inizialmente lui pensava fosse soltanto il ricordo di un suono nostalgico, ma poi entrambi capimmo che nel mio petto ancora scalpitava, seppure molto adagio. Scoprii allora che quello era il cuore dei vampiri, che pompava il loro sangue freddo. Quindi non ero morta come Syaoran-kun temeva e di conseguenza, forse proprio grazie alle mie origini, anche io mutavo col tempo. A dimostrazione di ciò, seppure più lentamente le mie unghie e i miei capelli continuavano a crescere, quindi non ci fu bisogno che Syaoran-kun si bloccasse ad un’età definita. Saremmo maturati ancora ed invecchiati insieme.
Per quanto riguardava il mio potere, oltre a guidare gli spiriti col richiamo del mio sangue – il cui odore, con grande gioia di Syaoran-kun, non era quasi per niente cambiato – continuavo a fare occasionalmente sogni premonitori prima di avvenimenti importanti che ci avrebbero riguardato. Inoltre, come Yelan-san ora cominciavo anche io a vedere gli spiriti, ma non ne avevo più paura. Perché Syaoran-kun era con me. Io ne vedevo la forma, lui ne vedeva l’essenza, insieme potevamo guidarli verso una nuova vita. Una vita nuova, come quella che stavamo vivendo, come quella che avevamo creato.
Lo scoprii poco tempo dopo che la situazione coi D. sembrava essersi risolta per il meglio: Kaito-san aveva finalmente collaborato per dare loro i nomi dei capi anziani che avevano rovinato la vita di Yelan-san, e li aiutò persino a farli uscire allo scoperto, attirandoli in Giappone in virtù del suo essere ricercato. Così facendo poterono combatterli tutti insieme e sconfiggerli – sapendo dell’orgoglio dei Li lasciammo fare tutto a loro, per quanto io fossi in ansia. C’era stato un momento in cui, scoprendo che i lupi si vendicassero della morte dei membri del loro branco, avevo sperato in una loro collaborazione, sennonché mi fu rivelato che il padre di Syaoran-kun, quando conobbe Yelan-san, era già stato cacciato da esso. Era quasi assurdo come fossero tutti negletti, abbandonati e lasciati a condurre vite incerte, senza il sostegno di alcuno. Ciononostante alla fine riuscirono con le loro sole forze a batterli, portando così a termine la loro vendetta e liberarsene una volta per tutte.
In seguito, non appena le acque si calmarono, parlai con Yelan-san, spiegandole di qualche disturbo che avevo cominciato ad avvertire che non ero sicura fossero comuni per tutti i vampiri – anche perché Tomoyo-chan, Meiling-chan e le sorelle di Syaoran-kun non sembravano accusarli, quindi mi consigliarono di parlarne con la madre.
Allora non potevo di certo pensare che potesse essere qualcosa di tanto bello. I sogni non mi avevano aiutata a prevederlo, e di questo vi ero grata; almeno, non mi avevano rovinato la sorpresa, né l’avrebbero rovinata a Syaoran-kun.
Proprio per parlargli di questo lo avevo invitato sulla spiaggia, in modo tale da poter anche mantenere la promessa fatta anni fa.
Neppure avesse capito che la mia mente era piena di lui, venne a sedersi alla mia sinistra, accanto al mio cuore, senza fare il minimo rumore. Mi sorrise dolcemente nel prendere la mia mano, intrecciandola alla sua.
«Finalmente» lo presi in giro, appoggiandomi alla sua spalla.
«Perdonami, tuo padre mi ha trattenuto.»
Mi diede un lieve bacio sulla fronte, prima di rivolgere lo sguardo verso il punto all’orizzonte in cui si incontravano cielo e mare.
Alla fine glielo avevamo rivelato, sia a mio padre che a mio fratello – il quale dire che aveva dato in escandescenze era poco. Pur avendo accettato tutta la loro storia, avevano deciso di rimanere ciò che erano, in quanto “se siamo nati umani c’è una ragione”. Sapevo bene che quella ragione risiedeva nella persona a cui erano destinati, e per questo non ci provai proprio a convincerli. Dopotutto, anche da umani, sarebbero sempre rimasti al mio fianco.
«Hai fatto giusto in tempo, manca poco all’alba» lo informai, rivolgendomi a mia volta al levante.
Presto sarebbe stato anche il compleanno di Syaoran-kun e speravo che dargli quella notizia sarebbe stato per lui un ulteriore regalo. Attesi che spuntasse il primo raggio di luce a schiarire il cielo, facendo ritirare il telo stellato della notte per mostrare i suoi pallidi toni rosati e aranciati. Leggere scie pastello si riflessero sulla superficie liscia del mare, apportandovi un baluginio scintillante.
Mi voltai allora verso Syaoran-kun, che a sua volta si stava girando a guardarmi, rivolgendomi il suo amorevole sorriso.
«Grazie» mormorò, strizzandomi la mano.
Ricambiai sorridendogli, prima di accompagnare la sua mano sul mio grembo. Mi guardò perplesso per un istante, io semplicemente lo fissavo in silenzio, piena di sottintesi, sperando di comunicarglielo così, sentendomi incapace di farlo pienamente a parole. Speravo riuscisse a sentirla, quella piccola vita che stava cominciando a pullulare in me. Forse sì, perché poggiò meglio il palmo, stendendo le dita, e il suo viso fu attraversato dalla comprensione.
«Stiamo per diventare… genitori…?» domandò incerto, e io riuscii solo ad annuire, troppo emozionata.
Lo vidi altrettanto sopraffatto. Sorrise da un lato all’altro del viso e mi prese tra le sue braccia, cingendomi con amore.
«È il regalo più grande che mi potessi fare» sussurrò commosso, sprofondando il viso tra i miei capelli.
Scossi la testa e avvolsi le braccia attorno al suo collo, ribattendo pacata: «Il regalo più grande l’ho ricevuto io, nel momento in cui mi hai permesso di entrare nel tuo mondo».
Perché se non me lo avesse concesso, non avremmo potuto vivere questo momento. Se non mi avesse aperto le porte del suo cuore, non saremmo stati dove eravamo. Non avrei conosciuto la vera me stessa. E non avrei potuto dare vita al futuro, quel futuro ormai non più così incerto e distante, bensì a portata di mano.
Ci separammo solo per riabbracciarci rivolti verso il sole, irradiati dall’alba di un domani in cui nessuno di noi avrebbe più sofferto. Perché da quel giorno, ad aspettarci, c’erano solo gioia e calore, nel candore della nostra nuova primavera.










 
Angolino autrice:
Siamo alla fine! T///T *piagnucola triste e felice insieme*
Bando alle ciancie, passo subito ai ringraziamenti.
Prima di tutto, ringrazio chiunque mi ha fatto compagnia in questa lunga avventura. Ci ho impiegato più tempo del previsto nella pubblicazione, e di questo mi mortifico... Ma proprio per questa ragione, vi sono profondamente grata, per essere rimasti e non avermi abbandonata TwT
Grazie Aretha, _fioredineve_, crazy lion, Noceforti18, Tiziana27, costybene, serenity240203 per le vostre recensioni. Che siano lunghe (Francy mi riferisco prettamente a te hahah - so che ne arriveranno altre e non vedo l'ora, come sempre) o brevi, sono state tutte di grande impatto. Ogni volta che vedevo la notifica della mail di EFP mi venivano le lacrime agli occhi. Per le vostre parole ho riso, ho pianto, mi sono emozionata e mi sono sentita grata, soprattutto nei momenti di maggiore insicurezza. Quindi vi ringrazio davvero, per avermi lasciato un vostro pensiero, e con esso il vostro supporto. 
Ovviamente, un enorme grazie va anche a chi ha inserito la storia tra le preferite (////).
E last but not least, grazie a tutti voi che avete semplicemente letto e fatto parte di questa storia.
Grazie davvero.
Steffirah
  
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