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Autore: paige95    25/08/2020    11 recensioni
Il cuore di uomo che sta per diventare padre è colmo di gioia e apprensione.
Il cuore di Ron freme tra passato e presente. Lascia alle sue spalle esperienze difficili, per aprire la speranza ad un futuro ricco di pace.
 
[Raccolta di Flashfic in un unico capitolo]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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La storia nasce dal pacchetto assegnatomi da Otago sul gruppo Facebook Caffé e calderotti:
Prompt: qualche momento durante la gravidanza o il momento della nascita della primogenita Rose Weasley.
Pairing: Romione (obbligatorio)








 
La pietra nera giaceva ancora al centro del vasto Atrium del Ministero della Magia. Era diventata un memoriale per tutti i Babbani caduti durante la resistenza a Lord Voldemort; Ron la fissava, leggeva i nomi posti accanto in una sorta di rispettosa didascalia, ogni sillaba corrispondeva ad un battito del suo cuore. Babbani, Nati Babbani, Mezzosangue che si erano ribellati alla severa Legge del Sangue avevano subìto il medesimo destino.
 
Lily Evans
Ted Tonks
(...)
 
Per volere di Harry, erano stati menzionati alcuni di essi, una parte dei veri eroi della Prima e della Seconda Guerra Magica, insieme a coloro che erano caduti per difenderli da assurde idee di potere. Avevano amato e vissuto per l’amore. Erano esempi d’amore e d’orgoglio.
Una goccia del loro sangue annegava nelle vene di sua moglie e di conseguenza in quelle della piccola creatura che stava crescendo in lei. Era così orgoglioso della donna che era diventata, era orgoglioso di poter affermare di essere sposato con la migliore strega Mezzosangue che esistesse.
La loro vita proseguiva senza sosta, nonostante le numerose perdite, nonostante nel cuore le ferite della guerra fossero ancora profonde e talvolta sanguinassero. Nelle rovine del cuore, fresche da anni, la speranza non aveva mai smesso di battere. La voglia di vivere e di superare il periodo più buio della loro vita era tanta. La vita aveva regalato loro una seconda possibilità, il destino non aveva preso le loro anime ogni volta che ne aveva avuto occasione, la più antica amica dell’uomo aveva avuto clemenza.
Il Ministero era tornato a brillare sotto le finestre incantate, splendeva di giustizia, di uguaglianza, di pace. Era un onore per Ron servire la Comunità Magica, era una prospettiva che lui ed Harry avevano preso in considerazione diversi anni prima, ma a cui non avevano più pensato nell’incertezza del futuro davanti a loro.
E così la pace aveva reso anch’egli un eroe, anche lui era nel novero dei maghi più famosi ricordati sulle Figurine delle Cioccorane, aveva mutato i suoi desideri e lo Specchio delle Brame gli avrebbe proposto una nuova immagine di sé, forse proprio il presente che stava vivendo.
Non avrebbe potuto essere più felice e confuso nel medesimo tempo. Hermione gli aveva annunciato da pochi giorni la sua prima gravidanza. Non seppe spiegare la forza che lo aveva investito alla notizia; i pensieri, i timori e l’inadeguatezza erano sopraggiunti in un secondo momento. Non sapeva cosa offrire a suo figlio, non possedeva nulla di così strabiliante, le sue gesta non erano così eclatanti da raccontare, a meno che non avesse ammesso di essere stato un aiuto per il vero salvatore, un braccio destro quasi indispensabile, un fedele amico che aveva sbagliato ma che era sempre tornato dove il cuore lo guidava.
 
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Rose – così l’avrebbero chiamata - era stata donata dalla pace, dal respiro dolce della sua compagna che riposava accanto a lui e che allontanava buona parte delle trepidazioni. Era stata concepita in una calda notte di fine estate, durante la quale si sciolsero persino i cuori dei due giovani sposi.
Hermione si era addormentata immergendo sogni e fantasie in una lettura qualsiasi per Ron, ma non per lei; stava raccogliendo quante più possibili informazioni nei suoi ultimi mesi di gravidanza, segno che anche la strega più brillante della sua età temesse di farsi trovare impreparata. Il libro aperto era riverso sul suo viso; la lettura e i timidi calci della piccola avevano conciliato il sonno della moglie. Hermione gli ripeteva sempre quanto Rose fosse delicata nel richiamare l’attenzione della mamma, rimarcando così la poca grazia di Ron; lui non si offendeva, sorrideva e la baciava a fior di labbra, ringraziando ogni giorno Merlino per il dono della sua famiglia.
Le notti, in cui era sollevato dai turni al Ministero, trascorrevano nella pace di Londra, tra i pensieri sul futuro prossimo e la malinconia del passato trascorso insieme. Il buio della camera era spesso permeato da nostalgia, il vissuto restava l’elastico invisibile che spesso lo trascinava nel vortice del dolore.
Hermione era serena accanto a lui, non si era mai pentita di averlo scelto. Lei avrebbe potuto avere chiunque, invece aveva scelto uno degli ultimi fratelli Weasley, il più pasticcione, il più sconsiderato, ma anche quello che senza ammetterlo troppo l’amava tanto. Lei non aveva paura di costruire una famiglia al suo fianco, non temeva che proprio Ron fosse il padre dei suoi figli. Lo aveva scelto, più di una volta; anche nella sofferenza aveva scelto di dedicare a lui le sue lacrime nella convinzione che nessun altro avrebbe potuto occupare in egual misura il suo cuore. Il cuore li aveva ricongiunti svariate volte, quando erano sull’orlo di perdersi loro si ritrovavano sempre. Avevano pronunciato un per sempre il giorno delle loro nozze, un’eternità che sapeva di pace, di serenità, di incredulità; un lieto fine cercato, bramato, conquistato con le unghie e con i denti, con l’alto prezzo dei caduti lasciati alle spalle ma che continuavano a costellare il loro presente.
Le notti non potevano essere trascorse in solitudine, dovevano essere colmate dalla speranza. Le notti, da quando poteva beneficiare della dolce compagnia della donna che amava, erano fatte per bearsi del calore della sua compagna di vita, di viaggio, di guerra; un’amica, una confidente, un sostegno, un mondo da esplorare che non stancava mai, ma nel quale ogni tanto ci si poteva scottare.
Hermione era tutto ciò che avrebbe potuto desiderare e che per sé non avrebbe mai sperato.
Ora stava diventando anche la madre della sua primogenita.
 
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In un secondo la prospettiva si era materializzata viva davanti a Ron. Il viso della bambina iniziava a prendere forma dinnanzi al giovane futuro papà; immaginava i suoi occhi e i suoi capelli, meditava sulla forma del viso. Hermione soffriva per le doglie del parto, ma il patema d’animo del marito era altrettanto intenso tra i corridoi del San Mungo; persino lo stomaco si era chiuso soffrendo di inappetenza, evento più unico che raro.
Realizzava minuto dopo minuto il grande avvenimento che avrebbe sconvolto la sua vita e il suo rapporto con Hermione: una creatura, la loro creatura avrebbe saldato i loro destini per sempre. Era emozionato, spaventato, in nove mesi non era ancora giunto alla soluzione dell’arcano: cosa avrebbe potuto offrire a sua figlia? Era scontato che l’avrebbe amata, protetta.
Era maggio, il mese delle rose, il mese della sua Rose. Era maggio e lui, nemmeno con impegno, avrebbe scelto un giorno migliore per farla nascere. Il sole brillava alto in cielo, accarezzava il suo viso e presto avrebbe sfiorato la pelle delicata della sua bambina, le avrebbe dato il suo benvenuto alla vita. Stava per lanciare il suo primo strillo tra il profumo dei fiori e le ultime giornate di primavera, dopodiché l’estate avrebbe ripreso ad esplodere. C’era caldo, la fronte di Ron era imperlata di sudore, si stava sciogliendo sotto la divisa di stoffa pesante, eppure in quel giorno di maggio la indossava con particolare orgoglio; era un Auror e un Auror avrebbe potuto insegnare tanto a Rose.

 
Le avrebbe insegnato a non dubitare di sé e di coloro che ama,
le avrebbe insegnato a non scappare, a non avere paura, a non lasciare che i fantasmi del suo passato rovinino il suo presente,
le avrebbe insegnato a non perdere l’amore, a capirlo e a coglierlo … ad accogliere i suoi sentimenti anche se fanno paura, anche se non crede possibile di essere ricambiata,
le avrebbe insegnato a vivere, perché negli anni in cui lei nasceva vi era molto da vivere e da godere: la pace era la loro vera e unica amica.

 
Forse continuava a non essere all’altezza del dono che stava ricevendo, ma lui avrebbe potuto permettersi di insegnare ad un nuovo nato a vivere, perché dal passato aveva imparato molto, spesso sbagliando e a sue spese.
Tra le dita nodose di Ron scattava nervosamente il Deluminatore; accendeva e spegneva le luci dell’ospedale, ma nessuno se ne accorgeva, i raggi che diramavano dal cielo erano troppo intensi attraverso le imposte. Lo rilassava, gli consentiva di essere più vicino alla sua compagna, li avvicinava da sempre anche quando tutto sembrava remare contro il loro rapporto; se era riuscito a vincere contro un Horcrux, l’ansia di quel giorno così speciale si sarebbe dissolta presto come la nebbia di Londra[1].
Il cuore del ragazzo perse un battito, un mugolio in lontananza aveva paralizzato i suoi muscoli. L’oggetto nelle sue mani era scattato un’ultima volta.
Era appena diventato papà.
 
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C’era un mondo nuovo da scoprire oltre le iridi dipinte di un intenso azzurro. C’era la pace da vivere e da rivivere accanto alla sua famiglia, accanto a Rose. La neonata era più bella di ogni possibile aspettativa, era vita, era la prova della vittoria, era la dimostrazione che il bene trionfava sempre. Sempre. Nonostante tutto, nonostante le pesanti condizioni a cui erano dovuti sottostare, fatte di perdite, talvolta molto profonde.
Fred non avrebbe mai potuto conoscere la sua nipotina; sarebbe impazzito al cospetto dei suoi occhietti vivaci. L’avrebbe protetta fin dalla culla, avrebbe riempito il suo lettino di intrattenimenti recuperati ai Tiri Vispi, l’avrebbe amata come la figlia che forse avrebbe voluto. Si sarebbe stupito, ma forse neanche troppo, che fosse proprio il frutto del loro amore.
Ron non avrebbe lasciato sfuggire al tempo il ricordo del fratello, i suoi figli avrebbero conservato la memoria di uno zio che non avevano mai conosciuto, ma che, se avesse potuto, li avrebbe amati.
Rose avvolgeva con la manina l’indice di Ron senza sapere chi fosse, lo aveva appena conosciuto eppure sembrava riconoscerlo già, si specchiava nei suoi stessi occhi. Era quasi irreale, era ipnotica per entrambi i coniugi Weasley. Hermione era stanca, sfinita da un parto lungo e doloroso, ma teneva la sua ricompensa stretta tra le braccia accanto al seno e al pizzo della camicetta slacciata appena sul petto, mentre suo marito non smetteva di passare al vaglio ogni singola lentiggine sulle gote rosee; lei non ricordava fosse mai stato così attento ai dettagli. Il ragazzo avvertì lo sguardo della moglie puntato su di sé; era un’espressione dolce, un segno di ringraziamento, avevano entrambi ricevuto un regalo in quella splendida mattina di maggio.
Le parole si persero in un delicatissimo bacio che Ron porse sul nasino all’insù della piccola. Era per Rose uno dei primi gesti d’affetto, le causò perciò qualche brivido di novità; si sarebbe abituata, presto sarebbe giunto il resto della famiglia e si sarebbe stretto intorno a lei.
Se la loro nipotina Victoire – nata nel giorno della gloriosa battaglia finale - era il simbolo del trionfo per eccellenza, Rose era l’emblema della loro personalissima vittoria.
Era la prova che il loro amore fosse davvero puro e sincero.
 
Non commettere i miei stessi errori, vivi, oltre i pregiudizi, oltre le insicurezze.
Vivi perché la vita è breve, ti porta via in un istante, porta via le persone a te care.
Non lasciare che il tuo cuore dubiti del tuo valore. Lotta, mia piccola Grifondoro, so che la sarai e renderai orgogliosi mamma e papà.
Vivi, amore mio, perché con te ho imparato a vivere, ho imparato quanto valga la pena non arrendersi.
 Qualsiasi cosa accada tu vivi, perché io e la mamma abbiamo reso migliore il mondo in cui vivrai.
Solo per te.
 
 
 
 


Salve a tutti, cari lettori e care lettrici!
Adoro profondamente la Romione e ancora di più immaginare questa coppia in veste di genitori.
Otago, che ringrazio davvero di cuore, mi ha offerto la possibilità di pensare all’arrivo della piccola Rose in un modo inedito per me dal punto di vista narrativo.
Ringrazio anche tutti coloro che sono giunti fin qui <3
Un abbraccio grande
-Vale
 
 

[1] Riferimento storico al 5-9 dicembre 1952, periodo in cui Londra fu assalita da una densa coltre di nebbia.
   
 
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