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Autore: BeaterNightFury    26/08/2020    0 recensioni
Le riusciva persino difficile credere che una volta alzati tutti da tavola, Riku sarebbe andato finalmente a cercare la sua mamma… che ora gli era stato permesso. Che Sora sapeva dov’era Ventus e sarebbe andato a recuperarlo dopo che le Principesse fossero state al sicuro.
Che se avessero vinto quella guerra, Shiro avrebbe avuto di nuovo una famiglia, una casa.

Seguito di Legacy e Journey.
Sora, Riku e Kairi dividono le loro strade per proteggere le Principesse, salvare i Guardiani perduti, e prepararsi alla battaglia.
Lea si ritrova dopo undici lunghi anni a fare i conti con il proprio passato irrisolto.
Ventus e Roxas aspettano il momento in cui potranno tornare a fare qualcosa che non sia osservare...
Il momento dello scontro è vicino.
Sette contro tredici.
A volte, la differenza è tutto quello che un eroe può fare.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a ringraziare Saira e la sua recensione - come vedrai già da questo capitolo, ci saranno un po' di divergenze nella trama, ma a grandi linee il plot verrà mantenuto com'è, salvo per alcune tempistiche un po' diverse e un po' più di attenzione sugli altri personaggi che non siano Sora. Che ti devo dire?, leggi e vedrai. Mi ha fatto molto piacere trovare un commento, almeno qui su questo sito, un po' non ci speravo più.
 

Guardians – Capitolo 2
Vicini e Distanti
 
Sora aprì la porta della casa di Merlino soltanto per trovarsi davanti a una scena degna del club di teatro della scuola media. Flora, Fauna e Serenella discutevano animatamente, e Shiro in mezzo a loro aveva l’aria di chi sta per perdere la pazienza.
«Sora! Cloud!» gridò, correndo verso la porta e abbracciando forte Sora.
«Hey, Shiro. Non dovresti essere con Lea e Kairi?» Sora ricambiò l’abbraccio.
«Sì, dovrebbe.» Flora lanciò un’occhiataccia ai ragazzi. «Se non fosse che quel testavuota di Yen Sid s’è scordato di pensare ad abiti nuovi anche per lei, e qualcuno adesso ci deve pur pensare!»
«Beh, non ne dovrebbe aver bisogno, Flora.» Fauna la raggiunse. «Dopotutto, lei non deve andare in missione come gli altri.»
«Sgrunt! Che ci vada o non ci vada, non pensate che Xehanort possa cercarla lo stesso?» Serenella brontolò. «Non potranno tenerla al sicuro per sempre! Dovrà essere pronta
«Serenella, Shiro ha dodici anni…» Flora le fece notare. «Abbiamo detto sicura. Non pronta
«Ti devo ricordare com’è finita con Aurora quando l’hai tenuta all’oscuro di tutto, Flora?» La fata in blu fissò quella in rosso con aria di sfida.
«Sono due ore che vanno avanti così.» Shiro ridacchiò. «Potevo essere a lanciare magie con Lea e Kairi, e invece no. Liti per un vestito nuovo.»
Persino Cloud si lasciò sfuggire una risata.
Dietro Sora e Cloud la porta si aprì di nuovo, ed entrò un giovane uomo con un camice bianco e una cravatta, con un ciuffo di capelli a coprirgli parte della faccia.
«Ienzo?» Cloud fece un sobbalzo. A quanto pareva, non si aspettava di rivederlo, o perlomeno di vederlo lì.
«Sono arrivato non appena ho visto la navetta attraccare.» Il giovane tagliò corto. «Sora, Kairi ha letto il tuo messaggio. Credo di essermi fatto un’ipotesi riguardo a cosa sia successo… e probabilmente abbiamo un modo per aiutare Zack… e forse anche Roxas.»
Sora si scambiò un’occhiata con Cloud. Non era sicuro di capire il nesso tra i due, ma una notizia del genere era interessante.
«Volete seguirmi al castello?» Ienzo passò lo sguardo da un ragazzo all’altro.
Sora non se lo fece ripetere, e dopo un attimo di esitazione, anche Cloud lo seguì.
«Io e gli altri allievi di Lord Ansem ci stiamo occupando del castello,» Ienzo iniziò a spiegare. «Negli ultimi due giorni abbiamo esaminato le stanze, cercando studi e persone.» Abbassò lo sguardo. «Uno dei nostri, Even, è sparito senza lasciare tracce. Il che purtroppo complica le cose, ma non vi metto il carro davanti ai Chocobo.»
Quello che un tempo era un’area di restauro adesso era la strada maestra del borgo. Sora non poté evitare di pensare a quanto le cose fossero cambiate, ma per le strade c’era ancora più silenzio che il chiasso normale di una città.
«Ho avuto il piacere di conoscere i nuovi programmi ausiliari del computer. Otto e Nove, se non vado errato.» Ienzo riprese a parlare. «Sono impegnati in un lavoro di ripristino dei vecchi dati, e si sono imbattuti in qualcosa chiamato il Progetto Replica.»
Cloud si fermò e fece una smorfia.
«Già. Quello.» Ienzo si fermò a sua volta, poi riprese a camminare. «A me venne soltanto detto che era un piano per migliorare l’addestramento di eventuali nuove reclute della guardia cittadina, trasferendo in loro quelle che erano le abilità delle guardie che avevamo perso. Ma la realtà era diversa, e credo che ci sia lo zampino di Xehanort e Braig in tutto questo.»
«Dimmi qualcosa che non so già.» Cloud alzò gli occhi al cielo. Erano ormai arrivati al portone del castello.
«Qualcosa che non sai già: potrebbe salvare il tuo amico.» Ienzo fece un sorrisetto. «Abbiamo i suoi dati nel computer principale. Se riuscissimo a recuperare dei dati esaustivi sulla creazione di una Replica da zero, potremmo salvare sia Zack che Roxas. O chiunque abbia bisogno di un corpo fisico.»
Aprì il portone.
«E qui viene il “ma”.» Abbassò lo sguardo. «Parecchi dei file del computer sono criptati con dei codici che fanno da trappola. Otto, Nove e Tron vanno in crash se cercano di decriptarli, e credo sia successo quello quando Shiro è entrata nel computer l’altro giorno, e l’unico Creativo che potrebbe trovare o fornire un’altra copia degli studi… beh, era Even.»
Stavano per entrare quando qualcosa, o meglio qualcuno, si infilò tra Ienzo e Sora.
«Giuro, non la finivano più!» Shiro si fermò accanto a Sora e tirò un sospiro. «Rosa, blu, verde, tenermi al sicuro, tenermi pronta… accidenti a quelle tre.»
Sembrava che finalmente avesse abiti nuovi anche lei: aveva una sorta di completo prevalentemente nero, ma con parte della sinistra della giacca e la manica di colore bianco, i pantaloni avevano la gamba sinistra più corta della destra, e sopra il completo portava una giacca lilla con l’orlo inferiore a scacchi come il colletto della giacca di Sora.
Ienzo la ignorò strategicamente, ma Sora le diede un colpetto con il gomito e le fece un sorriso complice. Ne sapeva qualcosa di fate stiliste e diatribe sul colore.
«Quindi adesso bisogna trovare Even?» Sora chiese a Ienzo.
«Non si tratta solo di quello.» Ienzo li condusse per corridoi che Sora a stento ricordava. «Serve Even per creare i corpi, ma le repliche necessitano di dati, affinché il corpo corrisponda al cuore. Abbiamo i dati di Zack, ma non so nemmeno se esistono dei dati per Roxas… in tal caso, in una qualche maniera li si dovrebbero creare o recuperare.»
«Il computer di Crepuscopoli.» Shiro disse quasi senza lasciar finire Ienzo di parlare. «La città digitale. Se DiZ ha realizzato dati per tutti i residenti…»
«Potrebbe essere una soluzione!» Sora finì la frase per lei. «Va bene… vado a Crepuscopoli. Raggiungo Paperino e Pippo agli hangar e…»
Sora, Yen Sid non ti aveva incaricato di trovare e mettere al sicuro le Principesse? Hai già fatto una deviazione, e se perdiamo troppo tempo…” Ventus obiettò.
Non hai protestato alla deviazione quando la prima era tuo interesse,” Roxas gli rispose. “Senti, Sora, fammi il favore. Trova quelle principesse, raggiungi Riku e toglimi questo insulso dalle scatole!

 
Alcune ore dopo, Sora era nella carlinga della navetta, con una nuova applicazione installata da Ienzo sul cellulare – qualcosa che a parer suo avrebbe segnalato forti sorgenti di luce o di oscurità nelle immediate prossimità e sarebbe potuto tornare utile per localizzare sia altre Principesse che le Oscurità che le inseguivano.
Stava anche lavorando ad un programma più esteso che potesse localizzare fonti intense di luci o oscurità attraverso i mondi, da installare sulla Gummiship, ma aveva asserito che ci sarebbe voluto del tempo per ultimarlo, e avrebbe richiamato Sora, Paperino e Pippo quando sarebbe stato pronto, anzi se Sora avesse utilizzato il programma prototipo con il suo cellulare, i dati raccolti avrebbero accelerato lo sviluppo del programma definitivo.
«In conclusione, dove dobbiamo andare adesso?» Paperino chiese esasperato una volta che Sora ebbe finito di spiegare.
«Beh, se non abbiamo una rotta precisa, niente ci impedisce di andare a Crepuscopoli!» Sora evocò la Catena Regale e si concentrò sull’aprire un portale. «D’altra parte, siamo vicini, no?»
 


Tre ragazzi erano seduti ad una delle panchine della stazione.
Uno dei tre fissava il vuoto, la sola ragazza guardava i tabelloni degli orari, e il più grasso dei tre aveva in mano una lettera.
«Oh, per l’amor del cielo, Pence, finirai per consumarlo, quel pezzo di carta!» Il ragazzo magro, che aveva la testa coperta di riccioli color sabbia, apostrofò l’altro.
Luna si sistemò il borsone su una spalla e rimase a guardarli. Pence doveva essere il fratellino di Prompto. Per certi versi non gli somigliava affatto – specialmente per l’aspetto fisico – ma la macchina fotografica che portava appesa al collo e il suo stile di vestiti non lasciavano spazio a dubbi.
Si fermò. Era una sconosciuta in quel mondo, e se pur si era avviata via dagli hangar prima dei ragazzi, non conosceva affatto la strada e si sarebbe risparmiata volentieri l’imbarazzo di perdersi.
«Da non crederci. Qualcun altro ha usato gli hangar mentre eravamo via.» Noctis la raggiunse, ridacchiando. «Beh, Pence aveva menzionato un Sora. Probabilmente è stato lui.»
Sulla spalla del ragazzo, Cookie il cacatua gracchiò: «Biscotto! Noct! BISCOTTO!». Il ragazzo fu rapido a coprirgli la testa con una mano per zittirlo.
Prompto li raggiunse e si fermò a fissare i tre ragazzi. Stava visibilmente lottando per non rivelarsi subito.
«Il mio fratellino. Guardate com’è cresciuto.» Sussurrò.
«Quanti anni ha Pence?» Luna gli chiese.
«Quindici. Mi sono perso il suo compleanno.» Prompto tirò un sospiro.
«Qui non sei mica l’unico ad aver lasciato un fratello a casa. Datti un contegno, campione.» Gladio gli passò davanti e gli diede una forte manata sulla spalla.
«Allora, vogliamo andare a casa o no?» Ignis li raggiunse con l’ultima delle borse.
«Parla per te, Iggy. Tu non hai il vecchiaccio in casa tua.» Noctis tirò un sospiro e si avviò verso l’uscita della stazione.
«Non capisco davvero la sua ansia, lo sai?» Prompto disse a Gladio. «Sta soltanto portando a casa la sua ragazza!»
«Tu non sai proprio niente, eh?» Gladio lo spintonò. «Oh, piccolo figlio dell’estate…» Si era abbastanza fissato con una serie TV su draghi, giganti di ghiaccio e politica medievale durante la loro permanenza a New York.
La ragazza che guardava i tabelloni puntò lo sguardo su di loro, poi diede una manata al ragazzo basso.
«Pence!» gli chiese. «Non sono loro?»
Il ragazzo alzò la testa. Buttò via le lettere. Scattò in piedi e corse verso di loro, poi quasi placcò Prompto al suolo.
«Non ci speravo più!» Pence nascose la faccia contro i vestiti del fratello. Luna poteva sentirlo singhiozzare.
«Oh, andiamo, lo sai che sarei tornato.» Prompto ricambiò il suo abbraccio, poi fece un passo indietro e gli arruffò i capelli. «Allora, che mi racconti? La storia della città copiata, com’è finita?»
«Oh…» Pence si ricompose e si strofinò le guance con il dorso della mano. «Venite, è una storia lunga e ci conviene parlarne mentre camminiamo!» Fece loro gesto di seguirlo, poi guardò Luna. «E… non ci conosciamo noi, vero? Io sono Pence, Prompto è mio fratello. E quelli laggiù sono Olette e Hayner.»
Passò gran parte del tragitto a piedi a raccontare loro di un ragazzo comparso dal nulla di nome Sora, di come sembrava essere l’unico in grado di combattere dei mostri bianchi che sembravano lenzuola animate, della comparsa di una ragazza di nome Kairi che sembrava correlata a Sora stesso, di un incappucciato che l’aveva rapita, e di malintenzionati in cappe nere che avevano portato scompiglio in paese.
Pareva fosse stato lo stesso Sora, alla fine, a risolvere la situazione entrando nella Crepuscopoli parallela, che si era rivelata essere un mondo all’interno di un computer, ma non avevano più avuto sue notizie a seguito.
«Mio padre non ha indagato per nulla a proposito?» Noctis chiese perplesso.
«Abbiamo provato a parlarne alle autorità. Ma non abbiamo alcun tipo di prove…» Il più alto dei tre, Hayner, che agli occhi di Luna sembrava quasi il leader del trio, spiegò ai ragazzi più grandi. «Pence aveva provato persino a scattare delle fotografie, soltanto perché i negativi sparissero ancora prima che le sviluppassimo… dovremmo avere più fortuna ora che ci siamo potuti permettere dei cellulari, ma per come puzza questa storia, non ci tengo a perdere anche quelli
«E comunque è qualche giorno che sembra tutto tranquillo.» Olette ammise.
«Per caso Sora ha una strana arma?» Luna si rivolse alla ragazzina. «Tipo, una spada? Che somiglia ad una chiave? E ce ne sono altri con armi come le sue?»
«… sì…» Olette mormorò.
«Sì uno e sì due. Anche il Re ha una spada così. O comunque Sora lo chiamasse.» Pence aggiunse.
«E avete detto che è sparito senza tornare?» Noctis chiese ai ragazzi.
«Sì, ma… qualche ora dopo che è partito… l’aria si è fatta più leggera. E i mostri sono scomparsi.» Olette asserì.
«Per poi iniziare a riapparire nelle gallerie un paio di giorni fa, ma dettagli.» Hayner incrociò le braccia. «Oh, e la sapete l’ultima? Seifer se l’è smammata! Qualcosa tipo un viaggio per diventare forte… s’è portato dietro Rai e Fuu, ma Vivi è rimasto in città.»
«Non so proprio perché quel bambino gli andasse dietro.» Olette commentò. «Sembra quasi che senta il bisogno di frequentare i grandi. Adesso di tanto in tanto va a dare una mano al nuovo bar che ha aperto. Pulire i pavimenti e quelle cose lì… Comet non è tanto d’accordo, ma il piccoletto vuol rendersi utile.»
«Al bar che ha aperto chi?» Noctis non sembrava riconoscere il nome.
«Aspetta… me ne avete parlato in quella lettera…» Prompto si grattò la testa. «Vendeva i gelati? Dopo che Iggy ha lasciato il posto al chiosco?»
«Esattamente!» Hayner sorrise. «Adesso è Iris che ha preso il posto. La andiamo a salutare?»
 
«Wow, è cambiato così tanto…» Sora non poté fare a meno di ammettere. Locali nuovi sembravano aver aperto, adesso c’era una ragazza poco più grande di lui a gestire il chiosco dei gelati, e per le strade sembrava persino esserci più gente.
Dici nulla. È come se fosse un’altra città.” Roxas commentò con un certo tono amaro nella voce. “In che mese siamo? Ho perso il conto dei giorni.
«Dovremmo essere a Novembre, se non vado errato.» Sora si incrociò le braccia dietro la testa. «I primi di Novembre.»
Sono già passati due mesi?” Se Roxas fosse stato davanti a lui, Sora immaginava che sarebbe stato visibilmente abbattuto. “Fa strano. Pensare che non sono mai davvero stato a scuola, ma mi stavo preparando a tornarci… e nemmeno volevo, ma ora non posso fare a meno di pensare a come sarebbe.
«Non ti stai perdendo niente.» Sora cercò di scherzare, ma non gli sembrava di aver sortito l’effetto che sperava. «È soltanto la scuola. Ci sono cose più interessanti da vivere. Tipo, accendere un fuoco sulla spiaggia, riempirsi le guance di marshmallow e cercare di dire “Chocobo ciccio!”»
Paperino gli menò una bastonata al braccio.
«Ti rendi conto di quanto sia pericoloso quel gioco?»
«Dai, Paperino, non sei mia madre!» Sora alzò gli occhi al cielo.
«Se avessi un munny per tutte le volte che l’ho sentita…»
Mentre Paperino e Sora discutevano sulla legittimità del Chocobo Ciccio come gioco, Pippo prese a guardare da un’altra parte. Tre ragazzi stavano correndo via, mentre uno più grande era loro davanti, con in mano una specie di pistola. Sora pensò che il ragazzo più grande stesse attaccando gli altri, ma quando ebbero girato l’angolo, la situazione gli fu subito chiara – il ragazzo stava proteggendo gli altri tre, ed altri tre ragazzi e una ragazza erano intenti ad attaccare quello che sembrava un enorme, brulicante ammasso di Shadow.
«Oh, ma sul serio?» Sora brontolò, ma evocò il Keyblade e andò addosso all’ammasso di Heartless.
I cinque nuovi arrivati sembravano avere armi e potevano combattere – oltre alla pistola a razzi di quello nelle retrovie, uno con gli occhiali lanciava coltelli e piccole bombe magiche, il più grosso aveva uno spadone, l’unico che indossava un cappello aveva una spada e sembrava quasi lanciarla per poi teletrasportarsi dove l’arma arrivava, e la ragazza una sorta di lancia – tridente? – di luce che alternava a delle specie di portali in cui faceva sparire tutti gli Heartless che si allontanavano dalla massa.
Non sembrava fosse la prima volta che vedevano degli Heartless, per come erano ben coordinati nell’affrontarli, ma sembravano affaticati. Doveva essere un avversario al di là delle loro abilità consuete.
«Serve una mano?» Sora si avvicinò al ragazzo con il cappello, falciando un paio di Heartless un po’ troppo vicini a lui.
«Grazie tante!» Il ragazzo col cappello rialzò la sua spada e ne fece fuori altri.
«Ed ecco spiegato perché dovevamo tornare adesso!» La ragazza affiancò il ragazzo con il cappello e gli fece un sorriso trionfale, poi aprì un altro portale con una mano e lasciò che inghiottisse alcuni degli Heartless. Da parte sua, Sora faceva a pezzi tutti quelli che vedeva, ma la marea oscura si disgregava realmente soltanto se colpiva l’assembramento che ne sembrava a capo.
Dopo un po’, il branco (stormo? Conglomero?) di Heartless sembrò essersi stancato, perché schizzarono letteralmente verso il cielo e sparirono.
I cinque giovani che avevano affrontato la marea oscura tirarono un sospiro di sollievo. Quello con la pistola a razzi fece un salto sul posto e intonò un motivetto trionfale.
«Da dove è venuta fuori?» Sora commentò, appoggiandosi le mani sulle ginocchia.
«La domanda è, da dove sei venuto fuori tu!» Uno dei tre ragazzi più piccoli alzò le mani davanti alla bocca e gli urlò contro ridendo… e Sora riconobbe Hayner.
«Sora è tornato!» Pence esclamò trionfale, e i tre – c’era anche Olette – corsero verso di loro. Portavano abiti più autunnali e probabilmente avevano guadagnato qualche centimetro, ma erano decisamente loro.
«Se non è questa la giornata dei ritorni.» Olette si fermò davanti a lui.
«Amici vostri?» Il ragazzo con la pistola a razzi chiese a Pence.
«Oh, sì.» Pence fece sì con la testa. «Prompto, il ragazzo in nero è Sora. Te ne avevo parlato. I due con lui sono Paperino e Pippo. Sora, Paperino, Pippo, questo è mio fratello Prompto e loro sono i suoi amici.» Prese ad indicare. «Noctis è quello con il cappello… Ignis… Gladio… e Luna. E il pappagallo che ci sta volando attorno si chiama Cookie.»
Il pappagallo in questione si posò sul cappello di Noctis e prese a gracchiare: «Heartless! Chiave! Buongiorno!»
Il ragazzo di nome Noctis si diede una manata alla fronte sotto al cappello.
«Lo preferivo quando mi implorava di mangiare…»
«Sta succedendo di nuovo qualcosa di strano, non è vero?» Pence si rivolse subito a Sora.
«Stai scherzando, Pence? Non è strano, è straordinario!» Hayner gli diede una botta alla spalla.
«Quel che vi pare, resta che voi tre dovreste smetterla di andarvi a ficcare nei guai.» Gladio prese Hayner per il dietro della giacca. Non lo stava sollevando, ma a giudicare dalla sua stazza ne sembrava più che capace. «Non scordatevi chi ha risolto le Sette Meraviglie di Crepuscopoli.»
Lasciò andare Hayner, che si risistemò la giacca e bofonchiò: «Sì. Noctis.» in tono di sfida.
«Comunque sia, voi non sareste qui senza un buon motivo.» Olette riprese il filo del discorso.
«Già.» Sora fece sì con la testa. «Stiamo cercando indizi. Per aiutare Roxas.»
Tra le altre cose,” Ventus commentò. “Sora, non hai acceso il radar di Ienzo. Ricordi che prima finiamo quella missione, prima saremo più liberi di agire?
Mentre i tre ragazzi parlavano del fatto che il nome di Roxas sembrava loro familiare, Sora si trasse il telefono di tasca e aprì l’applicazione di ricerca. Immediatamente il telefono emise un segnale acustico abbastanza forte, e sullo schermo comparve la scritta “LUCE VICINA”.
Sora alzò il telefono in modo da orientarlo sulla sorgente, e i segnali acustici si fecero sempre più vicini tra loro fino a diventare un beeeeeeeeeeeeeep piatto quando lo puntò verso Luna, la ragazza bionda che aveva combattuto con il tridente.
«Domando scusa.» Sora abbassò il telefono imbarazzato quando notò che la ragazza lo stava guardando. Come spiegarle che era una Principessa del Cuore senza compromettere l’ordine dei mondi in qualche modo?
«Sei un Custode del Keyblade, vero?» Luna gli chiese, a bruciapelo. «Il mio maestro mi ha detto di cercarvi. Di cercare il vostro ordine.»
«Al momento… siamo quattro gatti.» Sora si incrociò le braccia dietro la testa. «C’è un Maestro pazzo che minaccia la fine del mondo per come la conosciamo, stiamo cercando di fare del nostro meglio per impedirlo, e io sono stato quello a cui hanno chiesto di tenere d’occhio le Principesse del Cuore per evitare che dei malviventi in nero ci mettano le mani.»
«Ah. Tutto chiaro.» Prompto commentò in tono sarcastico. «E quel beep beep vorrebbe dire che…?»
«Che Luna è una delle ragazze a cui dovrei guardare le spalle.» Sora concluse. Era molto più facile spiegare le cose sapendo che la diretta interessata sembrava avere una minima idea di quello che stesse accadendo.
«Mi guardo le spalle da sola, grazie.» La ragazza fece un sorriso, poi rimase un momento a pensare. «Hai parlato di un Roxas. Chi è?»
Sora si mise una mano nelle tasche e recuperò la foto che Riku gli aveva lasciato quando Malefica li aveva fatti “fuggire” nel Reame Oscuro. Hayner, Olette, Pence e Roxas sorridevano all’obiettivo in costume da bagno, con una spiaggia assolata a fare loro da sfondo.
I ragazzi fecero capannello attorno a lui, e Prompto fu il primo a dire qualcosa.
«Non esiste!» Obiettò. «La scattai io quella foto, l’estate prima che partimmo, e sono sicuro che stessero posando in tre… cos’è, un falso?»
«O una copia.» Pence lo corresse, tirando fuori la foto originale, in cui erano presenti solo tre ragazzi. «Non è la prima volta che compaiono oggetti di cui dovrebbe esserci solo uno… questa viene dall’altra Crepuscopoli, non è vero, Sora?»
«È come se lo conoscessimo già.» Hayner commentò in tono quasi triste. «Quindi nell’altra Crepuscopoli… Roxas è nostro amico?»
Si ricordano di me?” C’era quasi un tremito nella voce di Roxas, ma non voleva prendere il controllo e parlare a loro. Anche se Sora pensava che forse avrebbe dovuto.
«Sembra un tipo a posto. Come possiamo aiutarti?» Hayner concluse.
«Qualsiasi prova che lui esista sarebbe qualcosa.» Sora si passò una mano tra i capelli.
«Potremmo chiedere in giro.» Pence ipotizzò. «Non possiamo essere gli unici a ricordarlo. Nell’altra Crepuscopoli magari avrà avuto altri amici… o potremmo chiedere ai professori, considerando che ha la nostra età e sarà andato a scuola… e dite che non avrà avuto dei genitori?»
Olette ci pensò un momento, poi parlò a sua volta. «Sora, se c’entra con l’altra Crepuscopoli, forse dovreste tornare alla vecchia villa. Se quello è il punto di passaggio, è un buon posto per cominciare.»
«E andiamo noi con loro.» Luna prese l’iniziativa. «Ci vediamo lì quando avrete finito?»
«Ovviamente!» Pence li salutò con la mano mentre i tre ragazzi si allontanavano.
«Fate attenzione!» Prompto raccomandò al fratello.
Noctis si mise letteralmente alla guida del gruppo e li condusse attraverso l’area del mercato fino ad un punto della muraglia dove Sora ricordava ci fosse stato un buco che dava verso i boschi. A quanto pareva era stato murato di recente, ma Noctis trovò un’altra strada che passava dai tunnel sotterranei.
«Questa storia delle città parallele mi ricorda una cosa che mi ha detto il mio maestro poco dopo che ho incontrato Noctis.» Luna raccontò a Sora, mentre il rumore dei loro passi echeggiava nelle gallerie. «A quanto pare chiunque abbia creato la falsa Crepuscopoli potrebbe saperne qualcosa di linee temporali parallele.»
«Di cosa?» Sora si incrociò le braccia dietro la testa.
«Argomento abbastanza complicato. Ma se è vero che sei un Custode del Keyblade, sono anche cose che avresti il diritto di sapere.» Luna continuò ad avanzare. «In pratica, c’è un te che sta parlando con me e cerca di dare un senso a quello che dico. Ce ne potrebbe essere un altro che non è mai diventato un Custode del Keyblade. O magari non è neanche al tuo livello attuale di conoscenza. Che non ha mai conosciuto me o Noctis. Un te che combatte dalla parte dei cattivi, uno che magari aiuta un Noctis principe a scacciare un usurpatore che trasforma la gente in mostri, o… viene reclutato da un sindacato criminale dopo essere rimasto orfano? Le possibilità sono infinite. Le linee temporali sono infinite. E sono tutti più o meno vicini al te del qui e dell’ora, dove i più vicini li possiamo chiamare Fulcra e i più lontani Divergenze. Peraltro, potrebbe essere che in un’altra linea temporale ci potrebbe essere un Fulcrum per te, ma una Divergenza per qualcun altro. Ad esempio… potrebbe esserci questa linea temporale in cui tu sei un gatto mannaro e amico del gestore di quel pub che abbiamo passato poco fa, e comunque sarebbe un Fulcrum perché saresti un Custode del Keyblade e staresti cercando Roxas, ma il padre di Noctis non sarebbe il sindaco e Prompto e Pence non sarebbero stati adottati dalla stessa famiglia. Oppure potresti aver già trovato e salvato Roxas in un’altra linea temporale… e sarebbe una divergenza sia per te che per lui. Ma potresti aver comunque incontrato Noctis e gli altri combattendo quella marea nera. Ci sono possibilità infinite, e a volte può capitare che un Fulcrum senta quello che gli è accaduto di diverso in un’altra linea temporale. E adesso è successa la stessa cosa a Pence, Olette e Hayner, ma in modo artificiale
«Non è molto chiaro.» Sora si strinse nelle spalle.
«Forse il mio maestro te lo potrebbe spiegare meglio. Ma non è adesso il momento di andare a parlargli.» Luna abbassò la testa. «Ora, cosa sono le Principesse del Cuore? Saresti capace di spiegarmi?»
Sora le raccontò dello scontro imminente tra le Tredici Oscurità e le Sette Luci. Raccontò loro di Kairi, di come stesse cercando le altre sei e sulla sua quasi certezza che Luna fosse la seconda. Che le altre cinque avrebbero potuto essere ovunque, e che Xehanort non doveva assolutamente mettere le mani su di loro. Raccontò anche di Riku, Lea, Topolino e dei guardiani perduti Terra, Aqua e Ventus. E di come Roxas avrebbe potuto essere probabilmente un guardiano egli stesso, fosse stato liberato, e della piccola Shiro e di come fosse quasi stata presa e usata dalle Oscurità.
Attraversare il boschetto prese loro più tempo del previsto – c’era un ratto intento a raccogliere della frutta che era stato attaccato da degli Heartless – ma Sora ebbe il tempo di finire il suo racconto prima che arrivassero a destinazione.
«Che orribile essere umano, quello Xehanort.» Prompto asserì, disgustato, una volta che furono dentro i cancelli della villa. «Allevare una bambina per cercare di usarla per i suoi scopi. Mi si accappona la pelle.»
«È una mia impressione o questo posto è più inquietante rispetto a quando siamo partiti?» Noctis avanzò a passo sicuro, con il suo sorriso e il suo tono di voce che esprimevano l’opposto delle sue parole. Sembrava quasi divertito. Guardò Sora e Luna.
«Io e Prompto avevamo appena finito la scuola media quando ci intrufolammo qui per vedere se le leggende sui fantasmi erano vere.»
«E…?» Luna gli chiese.
«Solo polvere e spazzatura.» Prompto si fece avanti, afferrò la maniglia e tirò forte per aprire.
Stavano per entrare quando Hayner, Olette e Pence li raggiunsero di corsa.
«Chiedere in giro è stato solo una perdita di tempo.» Pence ammise, sconfitto e con il fiatone. «Il professor Jones, Iris, Vivi, i negozianti… nessuno ricorda un ragazzo di nome Roxas. Non esiste… né nei registri di scuola, né nei libri mastri… da nessuna parte. Però chiedendo loro di persone che sembrano venire dal nulla… Vivi ha parlato di una bambina di nome Shiro che ha incrociato a volte per strada. E di alcuni ragazzini con strani vestiti che… effettivamente, Hayner, ricordi quando mi accusasti di pensare troppo a Scarier Things? Questa sembra davvero la questione Quattordici.»
«Shiro sta bene, yuk. È in buone mani.» Pippo asserì.
«Questa villa ora è la nostra ultima speranza.» Olette commentò.
«Beh, allora che aspettiamo a entrare? Prompto ha detto che c’erano solo polvere e spazzatura…» Hayner si fece avanti, ma Paperino lo bloccò con una magia.
«C’erano solo polvere e spazzatura.» Il papero enfatizzò l’ultima frase del ragazzo.
 


Ienzo era rimasto al computer per ore.
Sembrava non voler affatto staccarsi dallo schermo, e Dilan gli aveva già portato due panini, ma era rimasto là con gli occhi puntati su un elenco di dati e files che aveva riorganizzato e catalogato dalla memoria del computer e sembrava essere giunto ad una conclusione.
«Dovrebbe essere abbastanza per riuscire a salvare Zack.» Ienzo spiegò a Shiro una volta che ebbe finito. «Questo non appena avremo una Replica. Per Roxas sarà molto più complicato.»
C’erano descrizioni dell’aspetto fisico del ragazzo – capelli neri, occhi azzurri, cicatrici… c’erano referti medici, interventi, vaccinazioni. Le scuole che aveva frequentato, le sue pagelle, i suoi rapporti di parentela. Shiro iniziava a capire perché per Roxas sarebbe stato più complesso… la cartella di Zack peraltro era piena di fotografie. Foto di classe, foto della guardia cittadina, c’era persino uno scatto in tre dimensioni… le prove che un Zack Fair era esistito, andato a scuola, aveva amato e sofferto e aveva lavorato, erano tutte là in quel computer, pronte per salvargli la vita.
Roxas non aveva quel privilegio.
«Vedi, Shiro, esistere è una faccenda complicata.» Ienzo chiuse la cartella e ne aprì un’altra. C’era il suo nome – pochissimi documenti, una foto di Shiro a un anno con un pigiamino lercio e ciuffi di capelli che mancavano, elenchi di visite mediche, un’altra fotografia o due, documenti incompleti sulla possibilità di mandarla a un nido… «Io e te sappiamo che Roxas esiste. Lo abbiamo conosciuto, abbiamo vissuto assieme a lui. Ma per Radiant Garden e per quasi tutti gli altri mondi, Roxas non è mai esistito e non è mai dovuto esistere. Tutto quello che sapevamo di lui è svanito con il Mondo Che Non Esiste.» Abbassò lo sguardo, amareggiato. «Il mio maestro diceva sempre che i ricordi e le parole volano, e solo quello che viene scritto rimane. Ora inizio a capire perché continuava a ripeterlo.»
Sembrava abbastanza sconfortato.
«Non abbiamo niente. Niente immagini della sua faccia. Non abbiamo la sua statura, il suo numero di scarpe, una descrizione del suo comportamento, potremmo copiare i dati di Sora per le sue dimensioni ma chi ci dice che sia davvero lo stesso per Roxas? Non hanno nemmeno lo stesso colore di capelli per dirne una!»
«Ienzo, io…»
Non avrebbe voluto separarsi da quel tesoro. Ma se avesse significato riavere Roxas… aveva la foto che aveva scattato il Genio. Aveva il suo diario, in cui più volte aveva parlato di Roxas e delle loro giornate insieme.
Si tolse lo zaino dalle spalle e rovistò all’interno. Saïx le aveva raccomandato di portarselo dietro quando aveva mandato lei e Axel a recuperare Roxas a Crepuscopoli, assieme alla sua spada da allenamento e a Mister Kupò. Le aveva detto che sarebbero stati oggetti utili a fargli tornare la memoria. Il diario era lì, la foto del Genio che spuntava da in mezzo alle pagine.
«Come ci sei riuscita?» Ienzo sgranò gli occhi. «Pensavo fosse rimasto al Castello, assieme agli altri diari.»
«Saïx mi disse di portarlo con me nella mia prima missione. In quella stessa missione, Riku mi portò via con tutto quello che avevo con me.» Shiro gli mise il diario tra le mani. Ienzo aprì il libriccino e ne prese a sfogliare le pagine, poi lo chiuse, digitò alcuni comandi al computer e lo pose sotto una specie di proiettore.
«Nove, ho bisogno che mi scannerizzi queste note e… oh, c’è una fotografia. Chi l’ha scattata? Ha preso luce!»
Rimosse la fotografia e una luce si accese, mentre le pagine prendevano a sfogliarsi da sole e un muro di testo appariva sullo schermo del computer. Non appena il testo smise di comparire, Ienzo mise anche la fotografia sotto la luce.
«Dite che la faccia di Roxas sia ben visibile, voi due?»
«Affermativo!» La voce di Nove uscì dal computer, seguita dallo: «Yo!» di Otto.
«Beh… almeno è un inizio.» Ienzo si concesse di sorridere, poi parlò di nuovo ai programmi. «Pensate si possa mettere insieme qualcosa a partire da questi dati?»
«Qualcosa.» Il tono di voce di Nove non lasciava spazio a molto ottimismo, ma qualcosa era meglio di niente. «Ma… Ienzo, c’è qualcosa che non va in queste memorie. Mancano frasi nelle pagine, se non intere pagine nel testo. E le lacune sono incoerenti, come se…»
«Come se qualcuno avesse cancellato un pianeta dalle mappe e ci fosse ancora il contorno della gravità?» la voce di Otto lo interruppe.
«Come se io mi fossi dimenticata di qualcosa e anche il diario lo avesse fatto?» Shiro azzeccò un’ipotesi.
«E sembra che la maggior parte dei pezzi mancanti sia dopo il Castello dell’Oblio.» Ienzo prese il diario e si mise a sfogliare le pagine. «Non posso nemmeno aiutarti a ricordare.» Chiuse il libro e abbassò la testa con aria rassegnata.
«Signor Ienzo, è perché qualcuno lo ha cancellato dalla memoria!» Otto intervenne di nuovo. «Magari i cattivi non vogliono che si scopra un esercito di cloni fatto da…»
Ienzo sgranò gli occhi.
«Il Progetto Replica!» Diede inavvertitamente una manata alla tastiera, e sia Otto che Nove protestarono. «Vexen portò uno dei suoi test al Castello che Non Esiste dopo l’arrivo di Roxas. E non ne vedo menzionata una sola parola.» Poggiò il diario sulla scrivania. «Ma ricordo quanto sei sempre stata ficcanaso. Era impossibile tenerti un segreto. Devi aver scoperto qualcosa, e ora…» Strinse un pugno.
E ora sono cavoli amari.” Ephemer commentò nel silenzio. “Il brutto è che neanche io ricordo niente! E per quanto potrebbe davvero essere una Replica… chi era? O meglio, di chi era? Poteva combattere? Perché non ne sappiamo nulla? Senza ricordi o dati, è come se non esistesse affatto!
«E ora è come se non esistesse affatto?» Shiro ripeté ad alta voce l’ultima frase di Ephemer.
«Il che per certi versi è un bene. Un oblio così radicale vorrebbe dire che nemmeno l’Organizzazione ricorda. Che probabilmente c’è lo zampino di Naminé e quindi lo ha fatto per aiutarci.» Ienzo mormorò.
Shiro non rispose. Aveva soltanto vaghi ricordi di Naminé – ricordava solo di averla considerata sempre troppo distaccata per provare anche solo a farci amicizia. Roxas era già stato diverso, c’era sempre stato Axel di mezzo e… c’era stato qualcun altro oltre a Roxas?
Aerith aveva insegnato a Shiro a far volare gli aquiloni nei giorni prima dell’inizio della scuola. Shiro in quel momento si sentiva come se avesse perso il suo aquilone, ma il filo spezzato fosse ancora nelle sue mani.
«Shiro, inutile pensarci ora. Non è rimuginando da soli che si risolvono le questioni della vita.» Ienzo le mise una mano sulla spalla, poi si girò e andò verso uno degli scaffali. «Ma ho bisogno di tenere il tuo diario per un po’. Forse con delle analisi accurate riusciremo a capire cosa è sparito.» Le mise un altro quaderno nelle mani. «D’altra parte, è anche ora che tu ne abbia uno nuovo. Quando Even tornerà, risponderò io della carta che manca. Non ti preoccupare.»
Shiro prese il libro nelle mani e guardò Ienzo negli occhi. Non era mai stato realmente vicino a lei in tutti quegli anni. Sia da bambino che da Nessuno, era sempre più interessato alla scienza che ad altro… o forse a lei era sembrato. Oppure era stato soltanto un bambino, e non poteva realmente puntargli il dito contro… un piccolino come Finn avrebbe potuto dire la stessa cosa su di lei e il Keyblade? Aveva l’età che Ienzo aveva avuto quando tutto era successo…
«Non sei l’unica qui ad essere cresciuta senza genitori.» Ienzo abbozzò il fantasma di un sorriso. «Con un altro sovrano, ci avrebbero cresciuti da fratelli.»
Shiro sorrise e mise il quaderno nella borsa. Stava per ringraziare quando la voce di Otto echeggiò nella stanza.
«YO! Ienzo! Qualcuno sta cercando di accedere!» Il programma stava quasi strillando. La sua animazione sullo schermo lo raffigurava intento a saltellare su e giù, in preda all’agitazione.
Ienzo e Shiro tornarono allo schermo del computer.
«Riesci ad acquisire un’immagine dei loro volti?» Ienzo chiese immediatamente. «Dove si trova il terminale?»
«In un altro mondo.» Fu Nove a rispondere. «Il server lo denomina come Crepuscopoli. Provo a prendere il controllo di una telecamera.»
«Potrebbe essere la villa abbandonata…» Shiro ipotizzò. «Un momento, Sora è a Crepuscopoli. Potremmo chiamarlo!»
Ienzo si pescò il telefono dalla tasca e compose un numero. Il telefono squillò a vuoto un paio di volte, poi Sora aprì la chiamata. A giudicare dal brusio di voci che veniva dall’altra parte, non era da solo.
Non era stato lui ad accendere il computer, ma era in compagnia di chi lo aveva fatto: due fratelli del posto di cui il minore, Pence, era in buoni rapporti con lui. Shiro ricordava il nome: nella falsa Crepuscopoli, era stato uno degli amici di Roxas.
«Abbiamo eseguito l’accesso al terminale, ma non ci da l’accesso alla città digitale.» Pence spiegò a Ienzo attraverso l’applicazione di chiamata. «Potete fare qualcosa dalla vostra parte?»
«Metto Otto e Nove al lavoro, dovrebbero riuscire a mettere i due terminali propriamente in rete con il resto del server.» Ienzo rispose a Pence, poi si rivolse ai due comandi nel computer. «Usate il telefono di Sora come ponte, se dovesse essere necessario. La rete dei telefoni esiste per aiutare anche voi, non solo i Creativi.»
«Even è ancora scomparso?» La faccia di Sora invase lo schermo del telefono.
Ienzo fece sì con la testa, poi si rivolse di nuovo a Pence.
«Ho bisogno che qualcuno resti qui finché non stabilizziamo la rete. Puoi farlo tu?» Gli chiese.
Pence borbottò qualcosa a proposito di un lavoro part-time a cui doveva essere a momenti, ma la voce di un altro ragazzo lo rassicurò che lo avrebbero coperto.
«… ci servono i soldi per la spiaggia, e non dimenticare le ciambelle. Dobbiamo prenderne quattro, per quando Roxas riuscirà a tornare!»
A Shiro tornarono in mente gli “amici” che Roxas si era fatto nella Crepuscopoli. Ricordava ancora di quando Roxas, immemore della loro amicizia, le aveva proposto di unirsi alla banda. Il vero Pence e i suoi amici non avevano mai conosciuto Roxas, se proprio non lo avevano visto di sfuggita e preso per un fantasma, eppure adesso Pence stava rinunciando alla sua giornata di lavoro – correndo un rischio – per aiutare a riportarlo indietro, proprio come Shiro aveva lasciato andare il suo diario.
Magari se avesse ripreso a tenere d’occhio Finn… o a scacciare gli Shadow dalle cantine delle case… ci sarebbe stato un posto anche per lei su quella spiaggia?
«Potremmo fare di meglio.» Sora intervenne. «Dalle mie parti c’è la spiaggia più bella di sempre. Potreste venire lì. Quando tutto questo sarà finito…»
Hayner stava per andare via, ma Shiro lo vide fermarsi dallo schermo – e così pure fece anche la ragazza, Olette (era quello il suo nome, giusto?)
«Ho come la sensazione che saremo in tanti ad avere qualcosa da festeggiare.» Sora tirò un respiro e disse. Il suo sorriso allo schermo era quasi amaro, come se sapesse qualcosa, come se si rendesse conto che c’era ancora qualcuno che stavano aspettando.
«Beh, noi andiamo allora.» Concluse. «I mondi non si salvano da soli, no?»
Lo schermo del telefono tornò ad essere nero.
«Credo che lo senta anche lui.» Ienzo commentò subito. «Qualcosa manca. Qualcuno manca. Bisogna mettersi al lavoro anche su questo.»
Prese di nuovo il vecchio diario di Shiro, e si mise a sfogliare le pagine.
«Non avevi usato il limone come inchiostro, giusto?» Alzò lo sguardo.
«No.» Shiro rispose immediatamente.
«Puoi mandare a chiamare Kairi? Naminé potrebbe avere delle risposte, e non so se riusciremo a comunicare con lei, ma vale la pena tentare.» Lo studioso alzò nuovamente lo sguardo verso il computer, dove Otto e Nove continuavano a stabilire la rete.
Shiro andò verso la porta e salutò Ienzo, ma il giovane le prestò attenzione a malapena. Era chino su una pagina aperta del diario, il volto in ombra e quel poco che gli si vedeva deformato dalla concentrazione.
Qualsiasi fosse quel mistero, si era sicuramente impegnato a risolverlo.
«Sarà una gran bella corsa nel buio…»

 

Chi screma la parte internazionale del fandom avrà trovato un po' di riscontri in tutte le linee temporali alternative di cui parlava Luna a Sora... sono tutte fanfiction o serie web a fumetti presenti nella parte internazionale del fandom - sì, esatto, quella dei gatti mannari, della yakuza, di Sora portato dalla parte di Xehanort, delle avventure di Sora ad Eos... quella in cui "Sora ha già salvato Roxas ma comunque incontra Noctis a Crepuscopoli", invece, per chi già mi seguiva in passato, era la mia vecchia storia "Til Kingdom Come", che ha ispirato questa.
 
 
   
 
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