Capitolo
14- Sorprese!
Quando
aveva camminato per le vie di Tokyo, Rin non pensava che
l’inizio dell’autunno
avrebbe portato con sé un uragano di novità e
sorprese, belle e brutte.
L’anno
scolastico era iniziato da poco e già dovette far fronte
all’umore nero di
Kagome, dovuto alla prensenza di Kikyo nell’istituto.
Scrittrice
non molto famosa in Giappone un corno!
Appena
messo piede nell’istituto, tutti gli studenti si erano
voltati a guardarla con
un misto di ammirazione e stupore. La
conoscevano eccome!
-Fanatica-
aveva sentenziato Ayame con un leggero disgusto nella voce. Rin e Sango
si
erano limitate ad un’occhiata fugace.
L’unica
cosa positiva è che non si avvicinò mai
più di tanto al gruppetto formato dai
membri dell’ex compagni Sengoku e questo fece tirare un
sospiro di sollievo a
Kagome. Il
tempo della ricreazione e della pause pranzo si svolgeva spensierato
come
sempre e Miroku più di una volta cercò di
convincere gli altri a formare di
nuovo la compagnia. Rin come sempre cercava di contagiare tutti con il
suo
entusiasmo, anche se dovette ammettere a sé stessa che era
più un escamotage
per non pensare alla proposta che le aveva fatto quella sera Sesshomaru.
Ne
aveva parlato solo con Kagome e Inu-Yasha, un pomeriggio durante il
quale erano
intenti a studiare insieme.
-Inu-Yasha...-
disse lei posando la matita sul tavolo.
-Mmm?-
mugugnò il mezzo demone.
-Un
po’ di sere fa ho incontrato tuo fratello…-
-Fratellastro!!!-
-Quello
che è!- rispose stizzita lei- in ogni caso mi ha proposto di
sottoscrivere un
contratto con la vostra società… tu ne sai
qualcosa?-
Non
si aspettava una risposta sicura da parte del suo amico. Immaginava
perfettamente
che un liceale come loro fosse all’oscuro dei piani di un
dirigente di un
impero finanziario.
Infatti
Inu-Yasha parve più sorpreso di lei.
-Rin,
non me lo avevi mai detto- esordì Kagome, colta di sorpresa
anche lei da quella
notizia così bislacca.
O
forse non così tanto…
Ragionandoci
sopra, Kagome capì perché Sesshomaru le avesse
fatto quell’offerta: Rin era
un’attrice talentuosa, ancora giovane ma con così
tanto da imparare. Il fatto
che fosse la pupilla di Midoriko non faceva che aumentarne il valore.
Sicuramente
non era così ingenua da non sospettare che una piccola parte
fosse dovuta anche
alla vicinanza di Rin con la zia e di conseguenza più vicino
ai diritto
d’autore del “Sengoku monogatari”.
Tra
sé e sé sorrise divertita: tra tutti i bersagli,
Sesshomaru aveva scelto quello
meno facile.
Dopo
quel piccolo confronto con i suoi amici, Rin decise di confidarsi con
la sua
sensei.
Una
sera, dopo cena, andò diretta nella camera da letto di
Midoriko.
Bussò
delicatamente.
-Avanti-
Rin
spinse la porta e si affacciò leggermente con la testolina.
Midoriko
le sorrise.
-Volevi
dirmi qualcosa, Rin?-
Era
davvero semplice capire a cosa stessa pensando quella ragazza, le si
leggeva in
faccia ogni minima emozione.
Lei
annuì con la testa e poi entrò, chiudendosi la
porta alle spalle.
Non
sapeva bene perché, ma si sentiva un po’ in
imbarazzo a parlare con la sua
sensei di Sesshomaru.
-Ti
ascolto- la incoraggiò la donna con voce morbida.
Rin
prese fiato e poi raccontò tutto, nei minimi dettagli,
dall’incontro fino alla
proposta. Non nascose nemmeno il fatto di aver invidiato Kanna quando
aveva
visto la sua foto appesa per le strade della città.
Midoriko,
che aveva ascoltato ogni parola, non passò molto tempo a
riflettere sulla
risposta: aveva già le idee chiare.
-Io
credo che dovresti accettare- fu la sua risposta.
Rin,
sinceramente, non fu molto sorpresa del consiglio della sua maestra.
Una parte
di lei sapeva che era più che ragionevole accettare di
entrare a far parte di
quella società. Era sicuramente meglio che essere uno dei
tanti burattini di
Naraku Onigumo.
In
più si sentiva un po’ in imbarazzo per aver quella
prospettiva rispetto ai suoi
amici, proprio ora che si stava facendo di nuovo strada
l’idea di rimettere in
piedi la compagnia.
Midoriko
si alzò dalla poltrona di velluto e si avvicinò
alla sua allieva, le poggiò
dolcemente una mano sulla spalla, costringendo la ragazza a guardarla
in viso.
-Rin,
so che uno dei motivi per cui non vuoi accettare è la
lealtà, ma ricordati che
devi pensare anche al tuo futuro. Sei un’attrice di talento e
non puoi bloccarti
da sola. Sarà una bella occasione per te, per crescere e
conoscere registi
famosi…-
-Il
fatto è che, gli altri ragazzi… stavano pensando
di rimettere in piedi la
compagnia e… se io firmassi un contratto con la No Taisho,
mi riterrebbero una…
traditrice?- azzardò la ragazza, facendo una smorfia.
Midoriko
sorrise divertita.
-Sono
certa che non ti biasimeranno per questo, anzi- affermò.
-Lo
crede davvero?-
-Ne
sono certa!-
***
E
così Rin si era decisa a presentarsi a quei provini.
Le
audizioni si tenevano presso un palazzo del centro di Tokyo di
proprietà della
No Taisho.
Guardò
il cartellone affisso fuori sulla porta a vetro scorrevole: ci
sarebbero stati
i provini per la trasposizione cinematografica dell’anime
“Your name”. Rin lo
aveva visto con Kagome e Ayame al cinema e si sentì eccitata
all’idea di
concorrere per il ruolo della protagonista.
Entrò
dentro al palazzo e, seguendo le indicazioni, si presentò
all’ingresso della
sala dei provini.
L’agitazione
le attanagliava lo stomaco, nemmeno una goccia d’acqua
sarebbe potuta passare. Si
sfregò le mani, in attesa del suo turno.
Guardandosi
intorno, notò delle sedie posizionate lungo i muri e decise
di provare a
stendere i nervi sedendosi.
Se
qualche giorno fa si sentiva sicura di sé e forte come un
leone, forse anche di
più, in quel momento si sentiva debole e impaurita.
Fece
un lungo sospiro e poggiò la testa contro il muro,
allungando le gambe per
stirarle.
La
notte prima aveva parlato a lungo con Kagome e anche lei, come
Midoriko, l’aveva
incoraggiata e rassicurata sul fatto che gli altri ragazzi della
compagnia non
le avrebbero voltato le spalle, non lo avrebbero visto come un
tradimento.
Per
non perderli, Rin era disposta a tutto, anche ad impegnarsi lo stesso
negli
spettacoli con loro, sacrificando del tempo allo studio.
Dopo
poco, anche se a lei erano sembrati un’infinità di
minuti, una voce la chiamò
per dirle che poteva entrare a sostenere il suo provino.
Ormai
è fatta, pensò tra sé e
sé. Prese tutta l’aria che poteva e, alzandosi
incerta,
entrò.
Da
lontano qualcuno l’aveva osservata silenzioso.
Sesshomaru
sperò che andasse tutto bene e le rivolse un incoraggiamento
sincero, appena
sussurrato tra le sottili labbra di demone.
Poi
tornò ad occuparsi dei suoi affari e diede retta a Jaken, il
quale lo chiamava
insistentemente.
***
-SORPRESA!!!-
urlarono una serie di voci, non appena Rin mise piede dentro casa.
Neanche
il tempo di chiudersi l’uscio alle spalle, che subito venne
inondata da un’enorme
quantità di sorrisi.
I
ragazzi della compagnia erano lì, tutti di fronte a lei e
non mancavano Kagome
e Inu-Yasha, il quale ormai sembrava avesse preso residenza fissa
lì da loro. Anche
Kikyo era presente, ma per Rin non faceva alcuna differenza.
Li
guardò spaesati, poi vide Ayame correrle incontro e
abbracciarla.
-Ci
siamo decisi: la compagnia Sengoku tornerà a calcare i
palcoscenici più
importanti di Tokyo!!!-
Sono
spacciata!
pensò Rin.
***
La
serata procedeva nel migliore dei modi, anche se Kagome non poteva fare
a meno
di lanciare qualche occhiata nella direzione di Rin, la quale
nonostante si
sforzasse di sorridere e di far finta di niente, le appariva sempre
pensierosa.
Immaginava
che il provino fosse andato bene, anche se ci sarebbero voluti diversi
giorni
prima di sapere il risultato.
Il
tempismo non era stato dalla sua parte, ma come la zia aveva completa
fiducia
negli altri e credeva fermamente che non avrebbero mai voltato le
spalle a Rin.
L’idea
della sorpresa era venuta da Ayame. Avevano pensato di travolgere Rin
con una
notizia splendida, ma non sapevano che così la stavano solo
facendo annegare in
preda ai dubbi e ai sensi di colpa.
Ridacchiò
sotto i baffi: era divertente vedere quanto fosse ingenua la sua amica
da quel
punto di vista.
Lanciò
un’occhiata alla sala, mentre andava in cucina a prendere
altre bibite: Miroku
era impegnato in un corteggiamento selvaggio nei confronti di Sango, la
quale,
rispetto a prima, sembrava molto più lusingata; Ayame,
Shippo, Koga e Kohaku
cercavano in tutti i modi di coinvolgere la povera Rin in una
chiacchierata
normale, mentre Bankotsu e Jakotsu conversavano amabilmente con sua zia
Midoriko.
Fu
proprio Jakotsu a farle venire in mente una cosa:- Ma il mio Inu-Yasha
dov’è?-
Kagome
aggrottò le sopracciglia. Lì nella sala da pranzo
non c’erano né lui né Kikyo.
Subito
il panico si impossessò di lei, ma cercò di
calmarsi da sola, dandosi della
stupida per quei pensieri del tutto inutili.
Kikyo
sarà in camera sua
a fare la preziosa, mentre Inu-Yasha… forse al bagno?
Continuò
a ripetere a sé stessa che non c’era niente di cui
preoccuparsi, le sue erano
le fantasie di una ragazzina in preda alla gelosia.
Per
una volta che aveva qualcuno che non la considerava solo la sorella
minore della
talentuosa Kikyo, era sempre sul chi vive.
Più
di una volta, però, le sue amiche le avevano suggerito che,
forse, quella
gelosia nei confronti di Inu-Yasha nascondeva qualcosa di
più.
-Anche
noi ti vogliamo bene come Kagome e non come sorella minore di
Kikyo… eppure con
noi non mostri tutta questa gelosia- l’aveva incalzata Ayame
durante un
pomeriggio di studio.
Gli
sguardi e le risatine di Rin e Sango erano arrivata immediatamente e
Kagome era
arrossita. A quelle parole aveva negato categoricamente un qualsiasi
coinvolgimento sentimentale tra lei e il mezzo demone.
Si
diresse verso la cucina.
Mentre
apriva la porta, qualcosa le fece raggelare il sangue nelle vene.
Kagome
rimase immobile sulla soglia della porta. Era convinta che vi avrebbe
trovato
Jinenji, intento a riempire un’altra ciotola con snack per
gli ospiti, ma si
sbagliava di grosso.
Nella
stanza c’era un mezzo demone, ma non il mezzo demone grande e
grosso con la
pelle tendente sull’arancione.
Questo
aveva le orecchie da cane sulla testa, le conosceva fin troppo bene.
A
Kagome per un momento mancò il fiato, sentì la
terra aprirsi sotto i suoi
piedi. Gli occhi cominciarono a pizzicarle e avrebbe solo voluto
sparire.
Un
vuoto dentro, un grande vuoto, come un vortice che si apriva
all’altezza dell’ombelico
e la trascinava via con tutte le sue forze.
Inu-Yasha
era in piedi, lì nella cucina di casa sua, e stava baciando sua sorella.
Salve
a tutti cari lettori!
Sono tornata presto stavolta. Il capitolo è breve ma
necessario per fare un po' di passi in avanti nella storia.
Spero vi sia piaciuto.
A
presto,
Sophie Ondine