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Autore: Fuuma    28/08/2020    10 recensioni
01. Le Pendu – Brinda a un compagno ammutinato, a Booker che invece di chiedere aiuto per le falle nella barca, l’ha guardata affondare aspettando che l’abisso l’ingoiasse tutti, insieme alla mostruosità di una vita senza fine.
{ booker/nile, joe/nicky, andy/quynh | scritta per le challenge di Kaosborealis }
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Andy / Andromaca di Scizia, Booker / Sebastian le Livre, Joe / Yusuf Al-Kaysani, Nicky / Nicolò di Genova, Nile Freeman
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Pairing: BookerxNile (platonic); JoexNicky; AndyxQuynh (sottinteso)

Warning: spoiler; what if; canon divergence post-movie; slash; het; femslash; age difference;

____________________________

 

The villain in your history

 

—————————— 01. Le Pendu ——————————

 

 

Un anno è passato ed è difficile trovare qualcuno con cui condividere l’amarezza dell’attesa, quando per loro il tempo non si muove più alla stessa velocità.

Immobile, come un ninnolo sul comò che alle volte Joe o Nicky si ricordano di spolverare, quando raccontano della Croce di Malta, dello sbarco in Normandia, delle scosse in Abruzzo o della gioia di semplici giornate uggiose nell’Irlanda del Nord.

Lento, ma inesorabile, come una vecchia pendola di cui Andy porta avanti manualmente le lancette, perché il suo, di tempo, ha appena ripreso a scorrere.

Per Nile, invece, è una clessidra vuota di granelli, che gira e rigira, ma non c’è più nulla dentro ai bulbi di vetro che possa scorrere, solo un vuoto che ogni giorno si fa un po’ più grande e che ogni giorno Nicky, Joe ed Andy le insegnano come riempire.

Sul terrazzo della locanda è Andromaca a farlo. Rincorre il suo sguardo con una pinta di birra e l’offerta di una spalla su cui poggiarsi. Sono, in fondo, tutti nella stessa piccola barca che veleggia verso mari ignoti – di porti sicuri ormai ne sono rimasti pochi.

Nile accetta e solleva la pinta verso l’alto. «Un anno passato, altri novantanove a venire.»

Brinda a un compagno ammutinato, a Booker che invece di chiedere aiuto per le falle nella barca, l’ha guardata affondare aspettando che l’abisso l’ingoiasse tutti, insieme alla mostruosità di una vita senza fine.

Andy fa tintinnare una bottiglia con il vetro del suo bicchiere.

«Passeranno anche quelli, Nile.» Vorrebbe dirle che arriverà il momento in cui smetterà di contare, ma entrambe sanno che, dopo più di cinquecento anni, lei ancora tiene il conto dei giorni passati senza Quynh.

«Quello che vorrei è che passassero più in fretta.» e che scivolassero via, come sorsi di birra ghiacciata giù per la gola.

 

 

 

 

Joe e Nicky si tengono per mano e a piedi nudi passeggiano per la lingua di terra srotolata sul mare. Uno spazio di pochi metri appena, una lama bianca di sabbia bollente a trafiggere l’acqua, una scusa come un’altra per stare più vicini e fondere anima, corpo e respiro.

Nile sorride quando li scopre baciarsi – ancora, come se solo nella bocca l’uno dell’altro trovassero ossigeno, in salvo dall’apnea della separazione.

Joe le dedica un angolo della propria vista periferica e un occhiolino, una volta che il bacio si scioglie e due bocche gonfie ne riemergono.

Nile stende la schiena, raddrizza le spalle, solleva il seno; impettita, disarmata di scuse, mentre spia all’amore e da esso viene sorpresa.

«Io… scusate… non volevo…» non sa perché si senta in dovere di giustificarsi.

Ma a Joe non importa, nulla vive per sempre[1] e ha già perso troppo tempo a rubare baci di nascosto in angoli deserti o riparati dal velo della notte, ora decanta il suo amore in rime, a piena voce e a chiunque abbia un cuore aperto e orecchie per ascoltare.

Insieme a Nicky la raggiunge, lo sguardo sereno di chi ha conquistato il mare, lo stringe tra le dita e tra le costole lo racchiude.

«Ti auguro un giorno di trovare anche tu la persona con cui condividere ogni tuo respiro.»

Nile annuisce a testa bassa, guarda i piedi – anfibi sporchi di sabbia su cui lo sguardo fa il proprio nido, perché nessuno dei due possa vedere i suoi occhi o scoprirebbero che ha già trovato la bocca che avrebbe potuto ospitare i suoi respiri, e sul fondo di un bicchiere di vino francese l’ha anche perduta.

 

 

 

 

Le strade di Genova odorano di sale e di pioggia e ogni accento, a occhi chiusi, sembra un promemoria vocale di Nicky che le rammenta di non far tardi e di raggiungerli quanto prima.

Non si affretta. Con uno zaino sulle spalle e mani nelle tasche di jeans, non le dispiace l’idea di trascorrere qualche ora ancora in solitaria, lontana dal branco ma mai da sola; tra le vie animate di una città che ha i colori del mare. La pioggia che s’incolla ai suoi capelli e rotola sulla pelle scura ha, invece, i colori degli occhi di Booker.

Di lui è ciò che ricorda meglio, occhi di pioggia e uno sguardo di vetro che le è rimasto impresso nella retina e che ancora sogna – immagini nitide, fresche di realtà, come la prima volta in cui è morta e lui, e Andy, e Nicky, e Joe si sono fatti largo nella tela del suo sonno per lasciare le loro impronte appena dietro le sue palpebre.

Che sia per destino o per condividere un fardello, loro si erano trovati, lei e Booker – ma il suo fardello l’uomo l’ha inghiottito in sorsate d’alcol e per terra non ha lasciato che briciole di dolore becchettate dai corvi rapaci della Merrick Pharmaceuticals.

Nile guarda nuvole cariche di pioggia che adombrano il porto. In lontananza, il cielo si sta schiarendo, ma la tempesta che le gonfia il petto ancora romba, ruggisce, e porta con sé l’eco della voce di Booker.

 

 

 

 

«Copley ha detto che anche lui si trova qui.»

Il nome di Booker è un rifugiato di guerra, si nasconde alle parole e trova asilo nell’occhiata che Andy le spinge negli occhi, indulgente.  

Nile non osa chiederle perché lo stia dicendo proprio a lei, come non ha osato sperare quando è scesa dall’aereo e Parigi l’ha salutata dalla punta dell’Eiffel.

«Joe e Nicky cos’hanno detto?» chiede invece.

Non si aspetta il miracolo, sono passati dieci anni ormai, il tradimento è un ricordo amaro che potrebbe essere sciacquato via con qualcosa di forte e un brindisi a un compagno ritrovato, ma dieci anni su una bilancia, accanto al piatto dell’immortalità, non hanno peso alcuno – per chi ha alzato la spada nelle Crociate e ancora non l’ha rinfoderata, non sono che il battito d’ali di una farfalla.

Andy, però, le spinge un libro tra le mani: la copertina ruvida e le pagine spiegazzate e ingiallite. Se Nile fosse stata più attenta alle lezioni di italiano di Nicky e meno brava nel trovare scuse per evitarle, saprebbe leggere il titolo di una prima edizione de Il visconte dimezzato.

Andy non glielo traduce, le mette fretta – lei non ce l’ha più l’infinito davanti a sé. «Glielo dirò quando rientro, prima volevo avvertire te.»

«Perché?»

«Perché lo cerchi dove non c’è; ora almeno, sai dove trovarlo.»

«Ma gli altri…»

«Capiranno. E poi, questo non cambia niente, lo sai vero?»

Nile annuisce. Mente. Tutto è già cambiato, perfino l’aria di Parigi, quando inizia a camminare verso l’indirizzo indicato: è densa, vischiosa, marmellate di correnti umide che le colano addosso e la spintonano indietro, sfidandola ad avanzare e a trovare ad ogni passo un motivo per farlo.

Sulla vetrina di una boutique femminile si riflette il suo sorriso.

Le manca. Tutto qui. Di quanti altri motivi c’è bisogno per voler ritrovare un amico?

 

 

 

 

È un portone chiuso a fermarla. Basterebbe un calcio ben assestato per vincere la resistenza dei cardini, eppure Nile guarda il legno, crepe a inciderlo, come rughe a segnarne una vecchiaia che non la tocca più da un pezzo. La sua di pelle è morbida, liscia, ha il volto di quand’è morta a ventisei anni, la prima volta.

Non ha cambiato idea – il fegato da marine non l’ha ancora ingoiato, nossignore, ma per un attimo immagina la faccia di Booker: un ovale bianco, sporco di barba e arrossato di vino, su cui però non riesce a piazzare alcuna espressione.

Ci rinuncia. Alla sua destra, la pulsantiera sbrodola cognomi e lettere puntate, ma le basta una sola letta e sa già di chi chiedere.

Numero 12. Le Pendu[2]. E si chiede se sia un ritorno alle origini o un marchio auto inflitto, la punizione del suo tradimento.

Il citofono ronza a vuoto, è dietro di lei che giunge la risposta: una bottiglia infranta in terra e occhi di pioggia a fissarla sotto un cielo zaffirino.

 

«N-Nile?» Booker esita, lettere di un nome che inciampa e capitombola oltre le sue labbra. «Cosa ci fai qui? dove sono gli altri?»

Nile scuote il capo davanti al suo sguardo nervoso. «Tranquillo, non è un attentato e non si sono nascosti nei paraggi per aspettare che abbassassi la guardia. Sono venuta da sola.»

Tra le mani, agita un libro di Calvino, ma invece di tenderlo, allarga le braccia e annienta le distanze.

L’abbraccio è un’ondata di calore che di solito l'uomo riceve dall’alcol, ma questo gli rimane impresso più a lungo, serpeggia sotto gli abiti, arriva dritto al cuore. E gli fa bene.

«Ti trovo bene.» le dice, col naso affondato tra i suoi capelli ricci, raccolti sulla nuca in una criniera corvina, morbida e selvaggia.

«Ho tagliato i capelli.» gli fa notare Nile – e in dieci anni è tutto il cambiamento che ha avuto. È ancora la giovane donna che Booker ha sentito morire dentro di sé, la ragazzina risorta al momento sbagliato, ma per le ragioni giuste.

È lento a scostarla da sé. Non ha fretta alcuna di separarsi da quella fonte di calore, le tiene le mani sulle spalle e finge di accorgersi soltanto adesso di quel dettaglio, come se non l’avesse notato subito dall’altra parte della strada, fin dall’istante in cui l’ha scorta innanzi al portone.

«Ti stanno bene.»

«Tu invece sei rimasto lo stesso.» Doveva essere un complimento, ma Booker para un’occhiata ai vetri infranti a terra; si stringe nelle spalle e annuisce. Anche quello è rimasto lo stesso: affoga ancora nella bottiglia una solitudine profonda un’eternità.

Nile rialza la testa e tende il libro. «Andy mi ha detto di darti questo.»

Dalla copertina, le due metà di Medardo[3] lo guardano penose.

Tra labbra storte il sorriso è pallido e Booker sbuffa e afferra il libro. Dieci anni prima dava la caccia a mulini a vento[4] e ora invece avvolge di bende i suoi resti[5], anche se i pezzi migliori li ha già persi per strada. Nessuno dei due lascia la presa, come se quel libro fosse l’unico ponte rimasto a unire le due sponde su cui stanno.

«Arrivate o state per partire?»

«Entrambe le cose. Stasera ripartiamo.»

«Copley sta facendo il bravo?»

«Fa del suo meglio. E sa il fatto suo, in fondo ha trovato te.»

Non è stato il destino a riunirli ancora. O forse sì, ma entrambi sono persone troppo pratiche per vederla in altro modo, certe romanticherie donano più a Nicky e a Joe, che non a una ex marine e a un disertore.

Booker si gratta la nuca. «Ti direi di portare i miei saluti anche agli altri, ma non credo che farebbe loro piacere.»

Nile ride. Un suono nuovo per Booker, che si abbandona ad uno sbuffo piccato, finto, ma non smette di ascoltarlo.

«Non lo dicono, ma anche tu manchi loro.»

«Ancora novant’anni.»

«Già.»

Piano – pianissimo – la mano di Booker tira il libro a sé e con esso il braccio di Nile, che lo insegue e si avvicina. Un passo in meno tra di loro, una distanza che non sembra poi così invalicabile, come quel secolo che ancora grava sulla testa del francese – ma ha solo se stesso da biasimare, lui ha fabbricato la corda con cui s’è impiccato questa volta.

«Starai bene, vero?» gli chiede Nile, le dita scivolate via dal visconte, per stringere la manica del suo giaccone.

Booker le sfiora, dita sulle sue e calli vecchi secoli. «Sopravvivrò. Non lo facciamo sempre?»

Nile sorride, anche se sopravvivere non è quello che fanno: loro agonizzano, muoiono, chiudono gli occhi al gelo ogni volta, per tornare poi alla vita e ricominciare da capo.

 

«Au revoir, kid.[6]»

«Ci vediamo presto, Booker.»

Sarebbe bello, se il loro presto non durasse un intero ciclo di vita.

 

[ 1.935w ]



[1] Nel film la citazione è di Andy e Nicky ne ha una simile, ma tanto è un pensiero condiviso degli Immortali e allora l'ho tenuta così

[2] L’appeso (o l’impiccato), che è anche il titolo della oneshot. Il numero del citofono non è un caso, si riferisce infatti al XII tarocco: l’appeso (per l’appunto); uno dei vari simboli di questo arcano è guarda caso il tradimento – e non vogliamo inoltre dimenticarci che la morte originaria di Booker è avvenuta proprio per impiccagione.

[3] E’ il nome del protagonista de Il visconte dimezzato di Italo Calvino, che finisce diviso in due parti, una cattiva (il Gramo) e una buona (Il Buono) finché alla fine queste non vengono riunite grazie alla donna che ama e al prete che deve celebrare le loro nozze... o così mi sembra di ricordare.

[4] Riferimento al libro del Don Chisciotte che Andy gli ha regalato nel film

[5] Riferimento al Visconte dimezzato: la cui metà viene bendata così che possa sopravvivere senza la parte “buona” che gli hanno tagliato via

[6] Arrivederci, ragazzina. E sì, è volutamente metà in francese e metà in inglese


 

Se non riconoscete il titolo è perché non siete abbastanza ossessionati da Hamilton come la sottoscritta; si tratta infatti di una citazione (now I'm the villain in your history) della canzone The World Was Wide Enough.

Lo so che non dovrei cominciare l'ennesima raccolta, ma l'idea per questa, come per le altre, è che sia composta da capitoli autoconclusivi indipendenti l'uno dall'altro, così che io possa scriverli se, come e quando mi pare. Tutto quello che avranno in comune, dato il titolo, è il focus su Booker - o, come in questo caso sulla NilexBooker, che sia romance o brotp poco cambia per me. E visto che il sequel non si sa quando uscirà, ovviamente l'incontro tra Booker e Quynh l'ho ignorato alla grande.

 

È un puro caso che io abbia infilato il piede (e solo in punta) anche in questo fandom, non che mi dispiaccia, ma l'ho fatto consapevole che questa volta potrei starmi addentrando su territori che forse avrei potuto lasciare all'esplorazione di altri. Insomma, ho i miei motivi per riempirmi di dubbi, ma ormai è andata, la fic è qui e la mia OTP (che non sono gli immortal husbands) è stata resa pubblica. XD Non è colpa mia se io amo Booker con tutto il cuore, se ho amato i cinque minuti contati che ha condiviso con Nile e se uno dei miei guilty pleasure è l'age difference; da qui non mi faccio problemi a vedere il suo rapporto verso di lei come d'amicizia, paterno o romantico... basta che ci sia! Il resto è noia.

Grazie di cuore a chiunque sia arrivato fino a qui, a chi vorrà lasciare un segno del proprio passaggio o anche a chi leggerà in silenzio. <3

 

Scritta per Ospiti dallo spazio (gemelli) @Kaos Borealis - prompt: barca/nave

   
 
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