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Autore: _miichelaaa    30/08/2020    5 recensioni
-Dov’è che dobbiamo andare?- Emma lanciò un’occhiata fugace al navigatore del cellulare traballante per le buche dell’asfalto.
-Atlanta-
-E quanto ci vuole?- Altra occhiata.
-Circa venti ore se non ci fermiamo-
-Il tempo necessario per iniziare a soffrire di claustrofobia in questo aggeggio infernale color canarino-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LEGGETE LE NOTE ALLA FINE ;)



Quando Regina aprì gli occhi non trovò Emma ad abbracciarla. Si volse per controllare se si fosse spostata durante la notte ma non era a letto e, si accorse, neanche dentro la stanza. Si alzò a sedere, si prese qualche secondo per tirarsi indietro i capelli e strofinarsi gli occhi poi si rese conto del rumore dell’acqua proveniente dal bagno e intuì che la bionda si stesse facendo la doccia. Appena un minuto dopo quel rumore s’interruppe, Regina sbadigliò, si stiracchiò e si alzò dal letto. Si chiese quanto avesse dormito per potersi svegliare dopo Emma, così tanto dopo. Raggiunse lo specchio, attaccato al muro sopra il vecchio comò di legno, e osservò il proprio riflesso. Quando Emma uscì dal bagno, vestita ma con i capelli fradici, si fermò allo stipite della porta. Sorrise notando la concentrazione del sindaco con cui si scrutava il volto alla ricerca di imperfezioni che non aveva. Fu tentata di dirglielo, che poteva anche smetterla di osservarsi allo specchio, che il suo viso era perfetto e non avrebbe trovato nulla, ma non poteva. Avrebbe reso tutto più difficile.

-Regina- La bruna si allontanò velocemente dallo specchio, come colta in flagrante, e si girò verso Emma; il piccolo sorriso scomparve quando incontrò i suoi occhi.

-Dobbiamo parlare- Regina annuì dopo un’istante d’esitazione. Non voleva, aveva paura, ma doveva. E il fatto che fosse stata Emma, a farsi avanti per prima, le faceva intuire di aver rimandato fin troppo. Lanciò uno sguardo al letto come un invito per sedercisi sopra e la bionda l’accolse. Sedute sul bordo, lo sceriffo rimase in silenzio. Prese le mani di Regina tra le proprie e le accarezzò delicatamente come se potessero in qualche modo suggerirle la maniera migliore di affrontare quel discorso.

-Ciò che è successo tra di noi- Emma strinse le mani della bruna e Regina, alla parola noi sentì il proprio cuore accelerare.

-Non… io non posso- il battito aumentò, ma questa volta non per l’emozione. Con uno scatto Regina sfilò le proprie mani dalla presa della bionda e, cercando di mantenere un tono neutro, disse

-Spiegati meglio Swan- Emma guardò le mani del sindaco ritrarsi poi incontrò i suoi occhi scuri e le sopracciglia si incurvarono in un’espressione afflitta, come se non avesse mai detto nulla di più complicato.

-È stato bello Regina, non fraintendermi, ma oggi torneremo a Storybrooke e c’è Killian  e- Regina s’intromise prima che la bionda potesse concludere la frase, con un tono che di neutro non aveva nulla.

-Mi hai detto che lo avresti lasciato- L’agitazione nella sua voce fece sentire ancora peggio Emma che, accorgendosi di come lo sguardo della bruna si fosse scurito, si sentì costretta a distogliere il proprio.

-Non posso farlo. Io… non sono così, provo qualcosa per lui- e Regina dovette alzarsi e darle le spalle per fare in modo che Emma non notasse quanto quelle parole la fecero soffrire. Se lo immaginava, che sarebbe andata così, che non avrebbe mai occupato un posto nel suo cuore, ma sentirselo dire le fece estremamente male. 

-Esci- sussurrò incrociando le braccia al petto. Anche lo sceriffo si alzò, cercando di afferrare il braccio della bruna

-Non voglio che tu soffra Regina- Ed era vero. L’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto Emma, fosse che Regina soffrisse. Se fosse tornata indietro avrebbe fatto le cose in modo diverso ma quella sera, quando l’aveva vista con quel vestito ed era più bella che mai, aveva pensato che fosse giusto. Non aveva messo in conto la paura che sarebbe arrivata dopo, la paura di mettere in discussione se stessa e il rapporto con il pirata. Il sindaco si scansò con forza dalla presa di Emma e, con gli occhi lucidi per le lacrime, la guardò in faccia

-Pretenzioso da parte tua, non trovi?- Il braccio di Emma, sospeso a mezz’aria, si riabbassò sul fianco.

-Insomma, ti prendi gioco di me, dei miei sentimenti. Mi menti, per cosa? Per provare una nuova esperienza? È per questo che l’hai fatto? Perché eri curiosa?-  La bionda fece un passo verso di lei ma Regina ne fece un altro indietro

-No, non è come pensi. Ero ubriaca ed è stato un errore-

-Anch’io ero ubriaca. Ma te l’ho detto, che eri, sei fidanzata, che non volevo soffrire e tu te ne sei fregata. Per te, forse- S’interruppe e prese un respiro profondo, sforzandosi di impedire alle lacrime di scendere. Non l’avrebbe fatto per nulla al mondo, non avrebbe pianto davanti a lei. Poi aggiunse

-Per me non è stato un errore- Guardò Emma mordersi il labbro inferiore e pensò che l’aveva fatto, si era dichiarata. Aveva fatto quello che si era ripromessa più volte che non avrebbe mai fatto, e in un modo che non si sarebbe mai aspettata.

-Regina- Si volse di nuovo 

-Esci- ma questa volta sembrò più una supplica, ed Emma uscì.

Le ultime ore di viaggio furono colme di tensione. All’interno del maggiolino regnava il silenzio, la radio era spenta ed Emma non riusciva a pensare a nient’altro che alla strada davanti a sé. Quando aveva visto Regina uscire dalla stanza del motel con i suoi occhiali scuri in viso le si era spezzato il cuore. Ora continuava a ripetersi che una volta tornate a Storybrooke si sarebbe sistemato tutto. Non sapeva come, ma aveva bisogno di crederci. Regina, invece, continuò ad alternare lo sguardo tra il paesaggio fuori dal finestrino e il suo cellulare, intenta ad avvisare tutti i diretti interessati che quello stesso pomeriggio si sarebbe tenuta una riunione d’emergenza in Municipio per far fronte alle varie problematiche scatenatesi negli ultimi giorni. In quel momento ringraziò il cielo che a Storybrooke fosse stato lanciato quel sortilegio, le avrebbe dato l’occasione di riempirsi di lavoro e di conseguenza avrebbe potuto cercare di ignorare il più possibile quel sentimento d’umiliazione che continuava a farsi strada dentro di lei. Si era esposta, per la prima volta dopo anni aveva lasciato che il cuore avesse la meglio sulla ragione, e queste ne erano state le conseguenze. Regina lo sapeva che sarebbe finita in questo modo, con il cuore spezzato, eppure aveva voluto provarci lo stesso, e per questo non si sarebbe mai perdonata. 

Passarono il confine verso il primo pomeriggio. Trovarono Henry, Snow, David e Killian ad aspettarle sul margine della strada. Emma fermò il maggiolino e, per la prima volta da quando erano partite quella mattina, si volse a guardare Regina. La bruna, però, aprì alla svelta la portiera dell’auto e uscì andando in contro a suo figlio. La vide stringerlo forte e scompigliargli i capelli quando delle nocche sbatterono contro il vetro del suo finestrino e trovò Killian. Forzò un sorriso, uscì dalla macchina e si lasciò abbracciare.

 

Ciao a tutti! La fanfiction finisce qui :(  So che è un po’ corta e finisce un po’ male ma se volete potrò fare una specie di sequel. È la prima che scrivo qui su EFP e mi farebbe un sacco piacere se mi faceste sapere cosa ne pensate e in cosa posso migliorare :* Ne approfitto per ringraziare tutti quelli che hanno seguito la mia storia e l’hanno apprezzata, love u all xx

   
 
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