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Autore: Signorina Granger    30/08/2020    8 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 11


“Tra una settimana sarà tutto finito. Sei felice?” 

Athyna, seduta sotto al portico accanto a Danae, sorrise all’amica che invece teneva gli occhi fissi su Castor e Lilith, che stavano passeggiando insieme sotto il frutteto. 

“Credevo che lo sarei stata. Infondo però mi sono abituata ad avere la casa piena di gente, sarà strano tornar alla normalità.”
“Ho sentito che tuo nonno intende sapere da te e Castor chi avete scelto la sera del giorno in noi ce ne andremo, la prossima settimana. Come pensi che ti comporterai?”

Danae sorrise all’amica, divertita, e asserì che sarebbe stata una sorpresa e che non ne avrebbe fatto parola con nessuno, neanche con suo fratello. 

“Tu sei felice di tornare a casa?”
“Assolutamente sì, non ero certa venuta per trovarmi un fidanzato, e se non altro potrò starmene un po’ per conto mio senza temere che tuo cugino spunti da dietro ogni angolo per fare l’idiota.”


*


Sedute ad un tavolino poco distante da lui, nel salotto, Lilith e Megara stavano giocando a carte e chiacchieravano a proposito di Castor mentre Aghata sfidava Gerard a scacchi, divertendosi particolarmente nel mettere in difficoltà il cugino. 

Ewart era in compagnia del suo fidato Armstrong: seduto su una poltrona, accarezzava la testa che il cane gli aveva appoggiato sulle ginocchia, un bicchiere che fino a poco prima aveva ospitato del Whiskey – ormai vuoto –  appoggiato sul tavolino accanto a lui. 

“Tu si che fai una bella vita, vero? Dormi tantissimo, ti fai coccolare, mangi... ah, quasi ti invidio vecchio mio.”
Ewart sorrise amaramente nel guardare il cane con affetto, ripensando alla lettera che aveva ricevuto dal padre il giorno prima: Brutus Malfoy chiedeva al figlio se pensava o no di sistemarsi una volta per tutte, sostenendo che dovesse darsi una mossa. 
Ewart aveva avuto una sola relazione seria, in America, dalla quale se l’era data a gambe non appena aveva intuito quale piega avrebbe preso. Era passato qualche anno, e forse si sentiva più pronto di allora a sistemarsi, ma quel che era certo era che suo padre moriva dalla voglia di vedere il suo erede accasato. 

Del resto era stato proprio suo padre a convincerlo a tornare in Inghilterra per poterlo tenere meglio sott’occhio. 

Il Malfoy pensò al suo migliore amico, sposato da un anno, cosa che suo padre non mancava mai di menzionare, sostenendo che dovesse prendere esempio da Perseus e trovarsi una bella e brava ragazza Purosangue da sposare. 
In effetti, forse da una parte invidiava l’amico: sembrava davvero felice. 

Ripensò all’ultima conversazione che avevano avuto, pochi giorni prima, al Paiolo Magico. 


“In che senso?”
“Non offendere la tua e la mia intelligenza con domande del genere, Ewart.”

Il biondo sfoggiò uno dei suoi sorrisetti più angelici – quelli che avevano il potere di irritare fino all’esaurimento suo padre – e sollevò leggermente le sopracciglia: 

“E tu dimmi chiaramente cosa vuoi sapere, Perseus.”
“Voglio sapere se ti interessa mia sorella, Ewart. Sai quanto le voglia bene, e se posso vorrei evitare che passasse la vita con qualcuno che non la stima e non la ama, si merita di meglio, ma purtroppo è molto ambita.”

“Su questo mi trovi d’accordo. Danae si merita di meglio di essere messa all’asta..”
“A te piace? Puoi dirmelo.”
“È davvero molto bella, ma sai che non è solo la bellezza che cerco… mia madre era una delle donne più belle dell’alta società, al tempo, ma non vorrei mai passare la vita con una moglie con lei, per quanto le sia affezionato. Accanto a me vorrei qualcuno di forte, di stimolante. E sì, in effetti credo che Danae sia esattamente così. Immagino che dicendo che mi è completamente indifferente mentirei.”

Perseus sorrise, quasi vittorioso: forse le sue speranze non sarebbero state vane, dopotutto.


*


“Non hai idea di quanto mi riempia il cuore di gioia vederti così felice.” 

Amanda sorrise con affetto a Cora, che seduta di fronte a lei stava divorando una coppa enorme di gelato Fortebraccio. 

“Anche io mi sento felice. Mi sento proprio… bene. Credo che niente potrebbe turbarmi, adesso.” 
“E il nostro Gerry come sta?” 

“Mi sembra felice anche lui, anche se la più entusiasta di tutti ovviamente è mia nonna, sai com’è fatta.”

Cora agito il cucchiaio per liquidare il discorso mentre Amanda, prendendo un po’ di caramello salato, inclinava le labbra in un debole sorriso:

“Beh, tra te e Gerry e Megara Travers e Edward Parkinson sembra proprio che Phineas Nigellus abbia finito col dare vita a diversi nuovi amori, ma non per i suoi nipoti.”
“Come fai a sapere di Megara ed Edward?”
“Mi ha infornata mia sorella, ovviamente.”

Amanda si strinse nelle spalle e Cora sorrise, gli occhi chiari luccicanti prima di parlare con tono canzonatorio:

“Beh, tua sorella si è scordata di avvisarti di qualcosa, ho idea. Ti ha detto che sta passando molto tempo con tuo cognato, da qualche tempo?”
“Cosa, no! La solita Lilith, è sempre troppo riservata. Per fortuna ho te e Vivian che mi informate di tutto. Beh, mi fa piacere, Castor è un ragazzo fantastico e gli voglio bene. Come se la passa Danae, invece?”

“Oh, al solito direi, è una tipa abbastanza solitaria. In questo i gemelli si somigliano, credo.”
“Non la vedi mai con Ewart?”
“Sì, ogni tanto… perché? C’è qualcosa che dovrei sapere?”  La domanda dell’amica fece sgranare gli occhi a Cora, che si sporse sul tavolo mentre Amanda, invece, si portava del gelato alle labbra sorridendo divertita:

“Attenta Cora, questa esperienza potrebbe rischiare di farti diventare pettegola.”


*


“Come sta questo tesoro?” 

Danae entrò nella stanza con un largo sorriso sulle labbra e, accorgendosi che aveva parlanti rivolgendosi nella sua direzione, Ewart alzò lo sguardo per rivolgerle un’occhiata sconcertata. 
Non poteva certo aver sentito bene, o forse parlava a qualcun altro… ma allora perché guardava verso di lui?

Capendo che il ragazzo aveva frainteso Danae arrossì di colpo, balbettando che si riferiva ad Armstrong mentre si fermava di fronte al Malfoy, che si rilassò ma distese al contempo le labbra in un sorriso leggermente nervoso:

“Certo, è chiaro. Al solito, comunque: mangia, dorme, è pigro come nessuno al mondo e adora farsi coccolare.”
“Beh, lo posso capire. Ciao Armstrong!”

Danae si inginocchiò e sorrise dolcemente al cane, che si allontanò da Ewart per farsi coccolare dalla ragazza ignorando bellamente l’occhiata torva che il padrone gli rivolse: 

“Visto? È un gran scroccone voltagabbana. Dovresti vergognarti, Armstrong.”
“Non dire così, è adorabile, come si fa a prendersela con questi occhioni?”

Danae prese il muso del cane tra le mani e lo scosse leggermente, ridacchiando prima di grattargli le grandi orecchie penzolanti. 

Guardando il suo amato cane godersi le coccole della ragazza ad Ewart balenò il pensiero che, forse, in quel momento un po’ lo invidiava. 

“Vuoi fargli fare una passeggiata?”
“Volentieri, se non ti dispiace.” Danae tornò a posare lo sguardo su di lui e gli rivolse uno dei suoi rari sorrisi: il volto della ragazza era spesso molto serio, e Ewart si compiacque di quel cambiamento mentre si alzava, porgendole la mano per aiutarla a fare altrettanto:

“Non mi dispiace affatto, anche perché intendo venire anche io. Sempre che non faccia da terzo incomodo, è chiaro.”
“No, penso che io e Armstrong potremmo anche concederti di venire con noi. Vero tesoro?”

Danae sorrise e si rivolse al cane, che per tutta risposta abbaiò mentre il padrone appellava il suo guinzaglio:

“Perfetto, allora.”


*

Gerard, seduto in riva al lago, sorrideva mentre teneva gli occhi chiari fissi su Cora, che si era sistemata stendendosi sul telo e appoggiando la testa sulle sue gambe mentre leggeva un libro.

“Perché sorridi così?”
“Perché sto guardando te.”

Cora abbassò il libro per poter guardare il ragazzo, insieme al quale si stava godendo le ultime ore di sole dopo essere tornata dalla sua uscita a Diagon Alley con Amanda. 

“È stata una strana estate, non trovi?”
“Insolita, di sicuro. Ma sono felice se ha portato a questo, direi che non posso pentirmi di essere venuto qui.”

Gerard si abbassò per darle un bacio e Cora sorrise, asserendo che in caso contrario chissà quanto tempo ci avrebbe messo a dichiarare i suoi sentimenti. 
“Non mi risulta che tu fossi meno restia di me, Cora Prewett, dunque non venire a farmi la paternale. Mi mancherà non vederti ogni giorno, dalla prossima settimana.”

“Anche tu mi mancherai, rompiscatole che non sei altro. Ma non temere, non ti libererai comunque di me.”

Cora sorrise, gli occhi chiari sereni e rilassati, e Gerard la imitò, accarezzandole la testa mentre annuiva:

“Lo spero tanto.”


*


“Sono davvero carini, vero? Sono proprio felice per mio cugino.”

Aghata sorrise allegra, accennando a Cora e Gerard dalla finestra mentre Megara, seduta di fronte a lei con una tazza di thè tra le mani, annuiva con un debole sorriso:

“Sì, è vero. Sono felice per loro, si capiva che si piacevano.”

“A me piacerebbe vedere insieme te ed Edward… mi dispiace Meggie.”

Lilith, seduta accanto all’amica, le rivolse un’occhiata carica di compassione che però l’altra liquidò con un sorriso, asserendo che si sarebbero rivisti presto di sicuro mentre appoggiava la tazza sul piattino.

“Direi che abbiamo parlato abbastanza di me, Lily, ora potremmo cambiare argomento e parlare di te e Castor, che ne pensi?”

“Per non penso che non ci sia molto da dire, voglio conoscerlo un po’ meglio, anche se so che tra una settimana torneremo a casa… non oso pensare a cosa succederà quando mia madre lo saprà, non mi darà respiro.”

Lilith scosse il capo, preparandosi al peggio mentre Aghata aggrottava la fronte e prendeva uno dei biscotti al burro che gli elfi avevano generosamente servito loro insieme al thè:

“Belvina e Herbert hanno capito qualcosa?”
“Onestamente non ne ho idea, ma se così fosse non hanno mutato il loro atteggiamento nei miei confronti. Mi piacciono molto, comunque, sono davvero delle brave persone.”

Aghata stava per dire qualcosa, ma s’interruppe quando udì la voce di Danae giungere dall’ingresso, anticipando l’arrivo della ragazza:

“Sbaglio o questo è profumo di biscotti al burro appena usciti dal forno? Ah, bene bene, fate merenda senza di me, vedo.”
“Ciao Dany, non eri a passeggiare con Ewart?”

“Sì, abbiamo fatto il giro del parco con Armstrong, ma sai bene che la pausa del thè delle cinque è sacra per me. Ewart, vuoi del thè?” 

Danae prese poto accanto ad Aghata sul divanetto rosso foderato e si servì il thè mentre si rivolgeva al ragazzo, che rispose dalla stanza accanto mentre toglieva il guinzaglio ad Armstrong e lo consegnava ad un elfo:

“Sì, grazie.”

Il biondo raggiunse le quattro ragazze nel salottino e prese la tazza che la padrona di casa gli porse poco dopo, sorridendo con aria colpevole quando corresse la bevanda versando un po’ di Whiskey dalla fiaschetta che teneva in tasca. 

“Una brutta abitudine, secondo mia sorella.”
“Beh, tua sorella ha ragione, ma sei libero di fare come preferisci.”

Danae si strinse nelle spalle mentre si riempiva il piatto di biscotti sotto lo sguardo divertito di Aghata, che rise di fronte alle espressioni ammutolite di Lilith e Megara: 

“Scusa se te lo chiedo Danae, ma dove metti tutti quei dolcetti?!” 
“Questi sono il carburante del mio cervello, fanciulle: è sempre in movimento, quindi devo tenerlo attivo.”

Ewart nascose un sorrisetto dietro la sua tazza mentre Aghata, invece, sogghignava a viso aperto:

“Certo, come no…”
“Aghy, mangia un biscotto e non fare commenti.”

“Sì può sapere perché fate preparare il thè senza avvisare nessuno?”

Amias sbuffò mentre entrava nella stanza sedendo su una sedia disposta attorno al tavolino
“Oh, scusa Amias, la prossima volta ti invieremo un invito scritto con tre giorni di anticipo e stenderemo un tappeto rosso solo per te, hai la mia parola.”

Aghata sorrise dolcemente al ragazzo, che per tutta risposta la colpì con un cuscino mentre Danae, roteando gli occhi, asseriva che non fosse un problema e, evocato un Elfo, gli chiese gentilmente di portare altro thè e altri dolci. 

“Sapete, confesso che all’inizio l’idea di avere la casa piena di gente non mi piaceva per nulla, ma credo che un po’ mi mancherete. La mia privacy però sì, quella sarò ben felice di riaverla.”

La padrona di casa lanciò un’occhiata in tralice ad Amias e il Grifondoro, che stava prendendo un muffin dal vassoio appena giunto dritto dalle cucine, sgranò gli occhi scuri mentre Aghata ridacchiava: 

“Danae, ti ripeto che quando sono entrato per sbaglio in camera tua il primo giorno ero davvero convinto che fosse il bagno!”
“Stendiamo un velo pietoso, per favore… sapete, in cucina mi hanno detto che Vivian si fa portare spesso il thè in camera sua. Lei sì che è un genio, non so come ho fatto a non pensarci per tutto questo tempo!”






…………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Rieccomi con uno degli ultimi capitoli della storia (ce ne sarà un altro, seguito dall’Epilogo), avrei voluto pubblicarlo ieri ma sono stata impossibilitata dai problemi che ha riscontrato il sito. 
Essendo giunti a questo punto ho deciso che non eliminerò, formalmente, nessun altro personaggio, anche se vi sarete accorte che diversi OC non appaiono da un po’: sarò felicissima di reinserirli se dovessi ricevere notizie dalle autrici, ovviamente. 
Per questo motivo mi scuso per la brevità del capitolo, ma capirete bene che con pochi personaggi da utilizzare anche i capitoli in sé ne risentono, così come l’ispirazione e la motivazione. Inoltre, spero che non ci siano troppi errori, ma ho dovuto scrivere dall’iPad, che è molto meno agevole del computer per questo genere di cose.
Inoltre, temo che se la situazione attuale non cambia, ossia con molte autrici che purtroppo non hanno ripreso a seguire la storia, non avrà molto senso scrivere la consueta raccolta di OS, ma mi concentrerò invece su TVOS, la Big Damn Table e la storia che ho appena iniziato.
A presto, spero, con l’ultimo capitolo. 

Signorina Granger 

   
 
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