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Autore: Manu_00    30/08/2020    5 recensioni
Raccolta di one-shot legate ai personaggi principali e secondari di JIID: Story of a thief.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Come dei grimm

La signora Clarice correva a perdifiato fra i grigi vicoli della periferia di Mantle, maledicendo il giorno in cui aveva osato mettere piede nei quartieri meno raccomandabili dell'ex capitale del regno, a tarda sera per di più!
Tutta imbottita nei suoi vestiti pesanti e poco adatti per qualsiasi tipo di andamento differente dal camminare, la grassa signora in rosa doveva essere sembrata una preda ben facile per tutta la massa di malviventi che si aggiravano in quei vicoletti a tarda ora, sempre pronti ad inseguire una rispettabile signora come lei per strapparle la borsa, o rapirla, o minacciarla... o peggio.
Persa com'era a fantasticare sulle terribili azioni che quei malviventi avrebbero perpetrato a suo danno, la signora atlesiana non si accorse del bidone della spazzatura che stava per prendere in pieno.
E in pieno lo prese, lo schianto fu così forte che la grossa pattumiera scivolò in avanti per almeno due metri, e lì si sarebbe fermata se la donnona, scivolata a sua volta sul ghiaccio fresco formatosi lungo l'asfalto, non la urtò per una seconda volta, trascinandola con se nella lunga scivolata verso il fondo del vicolo.
Lo schianto fu ancora più grande del precedente, e la signora Clarice rimase intontita a lungo, con la faccia incollata al verde della pattumiera e a quella scia scura di sporcizia o muschio che si era formata sulla superficie liscia del grande bidone.
Risucchiando all'interno del naso quello che sparava non fosse assolutamente del sangue, l'anziana donna trovò la forza per girarsi su se stessa, e anche quella per maledirsi all'istante:
Scattò all'indietro, sbattendo la nuca contro la già ammaccata pattumiera e facendo cadere una lattina sporca sui suoi capelli grigiastri, il cappello di lana era finito chissà dove, ma non era questa, al momento, la sua prima preoccupazione.
<< Lontani da me! Lontani! >>
Come impazzita, iniziò a dimenarsi mentre dieci esserini scuri si avvicinavano verso la loro preda, armati con rozzi bastoni e coltellacci tirati fuori dall'immondizia.
Era buio, e non poteva distinguere con chiarezza le loro sagome, almeno fino a quando non furono così vicine da potersi specchiare nei loro occhietti malvagi.
In particolare, lo sguardo della signora Clarice venne risucchiato verso la sagoma centrale, riflettendosi negli occhiacci grigiastri del suo primo aggressore, una creaturina sporca dai capelli arruffati, infestata di non si sa quante malattie e parassiti.
Ma non era solo la sporcizia od il pessimo odore di quel vicolo a ripugnare la donna aggredita, ma lo sguardo dei quella creatura ferina uscita da chissà quale antico oltretomba, uno sguardo carico di malizia come quello di un piccolo satiro capriccioso, immagine a cui ben si legava il sorrisetto crudele del mostriciattolo.
Quell'immagine orrenda fu troppo per la signora Clarice, il cui urlo angoscioso riecheggiò per le vie di Mantle senza essere udito da anima viva.


Scostandosi i capelli troppo cresciuti dalla fronte, il piccolo furfante stava frugando nella borsa strappata al corpo svenuto della signora, con lo scopo di fare incetta dei beni guadagnati, i quali stavano venendo ammucchiati sul legno marcio di una vecchia panca dalla vernice verde ormai rovinata.
Dopo aver terrorizzato a morte la signora ed averla alleggerita dei suoi beni, la banda di sette mocciosi si era saggiamente allontanata dal luogo del delitto, trasferendosi in un vecchio parco civico chiuso da ancora prima che nascessero a causa dell'amianto con cui erano costruite le strutture d'intrattenimento e della disastrata pavimentazione in cemento che era costata non pochi denti da latte ai bambini che vi erano passati sopra quando la zona era aperta.
Ciò ovviamente non aveva scoraggiato quelle piccole bestie a farne il covo dove rifugiarsi in seguito alle loro scorribande notturne, del resto di quei posti Mantle ne era piena, e tale era il contrasto con l'opulenza della volante Atlas, che la miseria della città sottostante era ormai diventata l'elemento distintivo con cui l'ex capitale del regno si presentava al mondo.
Ammucchiando inutili chincaglierie sulla panca con la fretta di chi doveva tornare a sostenere la sua eterna lotta con i pidocchi, un esseruncolo dagli occhi di ardesia pareva, considerando la sua espressione delusa, essere sul punto di gettare via la refurtiva e dichiarare la missione un fallimento, almeno finché le sue unghie non tagliate riuscirono a fendere il fondo della borsa, strappando la copertura in tessuto e rivelando una piccola fessura interna.
Capendo di cosa si trattava, un sorrisetto maligno si formò sul viso della peste.
<< Allora, Ion? >> chiese Simon, un ragazzino rosso e lentigginoso, con la sua voce sibilante dovuta all'assenza di ben quattro denti nella sua bocca.
<< Bingo. >>
Senza aggiungere altro, i restanti membri della squadra si strinsero al loro temporaneo leader, per poi ammirare con un “oooh” collettivo il sottilissimo portafoglio che Ion estrasse dalla borsa.
<< E con questo, non è stata una perdita di tempo. >> commentò Laszlo, il più grosso del gruppo, la cui natura (e ingordigia) gli avevano conferito un fisico robusto e imponente, tanto da superare i suoi coetanei Ion e Simon di una quindicina di centimetri, la sua pubertà era iniziata ben prima degli undici anni, e chissà quando si sarebbe mai fermata.
<< Bene, possiamo andare, Bert ci massacra se scopre che siamo fuori a quest'ora. >>
La voce esitante di Simon indispettì il piccolo capo.
<< Certo, prima si farà spuntare la gamba che gli manca e poi inizierà a correre come se non avesse tre quintali di lardo addosso. >>
Una risata si levò nel gruppo, smorzando la tensione di quell'incursione notturna.
<< Anche se, forse se si mette a rotolare qualche possibilità potrebbe averla, beh, da sobrio magari, cioè mai! >>
Katia, una bambina stranamente graziosa per gli standard dell'orfanotrofio, sapeva rivelarsi un'ottima spalla comica, ma quell'aspetto da angelo biondo e quel sorriso perenne sulle sue labbra la rendevano agli occhi di Ion più una minaccia che un'alleata.
Contrariamente Laszlo, grosso e ottuso, con i capelli di un castano anonimo e il brutto viso di chi è sempre pronto ad alzare le mani, gli ispirava, paradossalmente, il doppio dell'affidabilità.
Ma per quella sera non c'era spazio per le antipatie fra bambini, il branco aveva colpito con successo, ed ora si sarebbe diviso il bottino.
Facendo ben attenzione ad infilarsi una manciata di lien in tasca prima di procedere al razionamento, Ion iniziò a distribuire il premio fra i membri del gruppo, se esistevano gli dei, quella sera avevano avuto la bella idea di farsi gli affaracci loro!
<< Siamo stati grandi, che dico? Grandissimi! >>
La voce stridula di Lloyd, un essere gracile i cui tratti facevano pensare più ad un figlio di Anima che ad un nativo di Mantle, aveva lo sgradevole dono di irritare Ion in meno di due parole.
<< Ci siamo comportati come dei cacciatori! >>
Ion alzò un sopracciglio, visibilmente confuso.
<< Cacciatori? >>
Lloyd annuì, inconsapevole del sussulto collettivo di almeno tre ragazzini.
<< L'abbiamo braccata, l'abbiamo aspettata dove sapevamo sarebbe fuggita e l'abbiamo incastrata in un vicolo cieco, come i cacciatori che inseguono i grimm! >>
<< Sei serio? Non ce li vedo dei cacciatori ad inseguire una vecchia grassona per le strade. >>
Lloyd non poté ribattere, del resto era vero, la loro condotta non era proprio quella che avrebbero avuto dei cacciatori, tutt'altro, se dei cacciatori fossero stati presenti, nel più idealizzato dei casi li avrebbero presi per le orecchie e riportati da dove erano venuti, o in caserma se li avessero sorpresi dopo aver fatto svenire la donna.
Nel più realistico, probabilmente li avrebbero presi a ceffoni, e di santa ragione.
<< Credo che quello che abbiamo fatto sia proprio tutto ciò che dei cacciatori disapproverebbero, beh, almeno quelli buoni, sapete a cosa assomigliamo semmai? >> chiese, ora rivolgendosi al resto del pubblico?
<< A dei parassiti? A dei morti di fame? A dei fauni? >>
<< Apprezzo il tentativo Laszlo, ma no, sembriamo dei grimm, un branco di grimm che insegue le persone per bene, e visto il buio, forse quella grassona pensava di essere inseguita da un branco di rattle. >>
Nessuno rispose e nessuno rise, Ion non se ne meravigliò affatto.
Grimm da loro e per loro era un insulto, la più bassa forma di vita (più di un fauno a detta di alcuni) presente in tutta Remnant, sempre se di vita si trattava, un puzzolente essere nerastro capace solo di fare del male agli altri.
Non era un paragone gentile, ma nemmeno loro erano propriamente gentili, e nei suoi momenti di riflessione, Ion non poteva non pensare di avere più punti in comune con una maleodorante creatura selvaggia che con un eroico paladino degli indifesi.
Lasciò stare la borsa e provò a specchiarsi sullo schienale metallico della panchina, i suoi capelli cespugliosi e lerci ed il viso sporco confermavano i suoi sospetti, e si scoprì ferito dalla sua stessa insinuazione.
Ma non c'era nulla di male, significava che sapeva quello che faceva, sapeva che inseguire una grassona per rubarle la borsa non era una cosa giusta, e, coerente con se stesso, avrebbe accettato il nome grimm assieme allo stile di vita che aveva scelto.
Notando che il resto della squadra lo stava osservando (e probabilmente si stava ponendo legittime domande sulla sua salute mentale), la peste decise di ricomporsi, finì di svuotare la borsa, distribuì a chi ne era interessato le chincaglierie di scarso valore al suo interno.
Tenne saggiamente per sé una confezione di fazzoletti ed un vecchio anello, e sotto lo sguardo di una placida luna, si diresse nel luogo più simile ad una casa che aveva assieme al resto della sua sfortunata compagnia, del suo branco di grimm.
   
 
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