Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: giulsisonfire    31/08/2020    0 recensioni
E allora cos'è? Cosa ti serve ancora? A me è bastata un'ora.
Louis e Harry, tutto il resto è inventato. Il primo è uno studente universitario che vive da solo in Inghilterra, il secondo un aspirante fotografo, costretto a vivere in America con sua madre. Il caso li farà incontrare.
Questa fanfiction immaginatevela come un film.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                           

Due pillole e poi il vuoto

 
Louis era un ragazzo esuberante.

Dopo essersi salutati in modo un po’ imbarazzante e impacciato fuori dalla caffetteria i due ragazzi entrarono, scelsero un tavolo vicino ad una delle finestre ed ordinarono: un the il più grande, una cioccolata calda l’altro. Louis fu praticamente l’unico a parlare durante l’incontro. Harry annuiva, sorrideva, rispondeva qualche volta con brevi frasi a domande che Louis sembrava fare solo per il gusto di sentire la sua voce alzarsi in un acuto, per poi riabbassarsi di colpo. Una bella voce indubbiamente, aveva pensato Harry mentre lo ascoltava. Era un po’ confuso, in realtà. Per la maggior parte del tempo quella voce lo rilassava, ma ogni tanto gli faceva un po’ male la testa - così limpida, così veloce - e allora chiudeva gli occhi per uno o due secondi, poi ricominciava ad ascoltare.
Harry non si ricordava tutto quello che Louis gli aveva detto quel pomeriggio. Gli era successo più o meno come quando vai ad una mostra e vedi un quadro che ti piace, e quando torni a casa non ti ricordi con precisione il soggetto rappresentato, ma solo i colori e la sensazione che ti ha trasmesso. Harry si ricordava l’azzurro e il marrone, e il nero del cappotto, e poi la dolcezza del muffin e dei lineamenti di Louis, e la punta del limone nel the e del suo naso. Di ciò che il ragazzo aveva detto gli era rimasta qualche frase spezzata: “ho qualche difficoltà a pagarmi gli studi”, “mi piacerebbe imparare qualcosa sulla fotografia”, “conosco un bel parco qui vicino ma sarebbe meglio andarci di mattina quando c’è il sole”. Così il servizio fotografico era stato rimandato a data da definire (Harry stava già iniziando a pensare ad un’altra location adatta alle foto perché era più probabile che la terra smettesse di girare piuttosto che venisse il sole in quella città). In compenso se non aveva niente da fare quella sera era stato invitato in un locale che Louis aveva definito molto underground e che doveva essere nuovo perché Harry non l’aveva mai sentito nominare. Se aveva voglia di venire bastava che gli scrivesse con adeguato anticipo e si sarebbero messi d’accordo sui dettagli, altrimenti se decideva all’ultimo poteva anche non avvisare e presentarsi direttamente davanti al locale, tanto il luogo era vicino al centro città in un quartiere molto conosciuto, e gli scrisse l’indirizzo su un tovagliolino. Harry sorrise, come del resto aveva fatto tutto il pomeriggio, e dopo un saluto veloce si incamminò verso casa. Quell’incontro era stato un tornado.

Una volta a casa decise innanzitutto di farsi una doccia veloce, per rilassarsi un po’ prima di iniziare quella strana routine che più o meno da quando era entrato alle superiori aveva preceduto ogni evento importante, e che consisteva nel lavarsi, mangiare qualcosa, scegliere i vestiti da indossare, poi sdraiarsi sul letto per qualche secondo con gli occhi chiusi, alzarsi, pettinarsi e infine vestirsi. Se uno di questi passaggi andava male, Harry sapeva che la serata avrebbe preso una brutta piega.

Harry aveva deciso fin da subito che avrebbe accettato l’invito, ma si convinse ulteriormente della sua scelta quando gli arrivò un messaggio in cui Louis gli ricordava dell’appuntamento. Disse a suo padre che usciva e non sapeva a che ora sarebbe tornato. Gli assicurò che non c’era niente di cui preoccuparsi perché, anche se era da un po’ che non tornava in Inghilterra, conosceva bene la città e tutte le strade. Lo sguardo buono di Jeremy lo accompagnò fino alla porta, seguito dalle solite raccomandazioni, un po’ strane e imbarazzanti in questo caso, perché uscite dalla bocca di qualcuno che non era più abituato al suo ruolo di genitore.
Arrivò al locale in fretta. Fuori dalla porta, un po’ spostati verso sinistra rispetto all’entrata, c’erano Louis e un gruppo di ragazzi e ragazze. Louis fumava. Quando vide da lontano il ragazzo un po’ titubante si avvicinò e lo introdusse agli altri membri della comitiva. Harry dimenticò tutti i nomi il secondo dopo averli sentiti. Entrarono.
Tutto il gruppo si recò vicino al bancone per ritirare il drink incluso nel prezzo dell’entrata. Harry pensò che quella sarebbe stata l’unica bevuta della serata, innanzitutto perché non aveva altri soldi, ma anche perché spesso nel passato gli alcolici gli avevano fatto venire l’ansia. Qualche minuto dopo Louis si avvicinò a lui e Harry gli confessò che si sentiva un po’ a disagio. Il ragazzo dagli occhi celesti si allontanò dicendo di avere la soluzione.

Harry si ricordava due pillole e poi il vuoto. O meglio, immagini poco nitide. La pista da ballo piena di persone che lo spingevano da una parte all’altra del locale, la sua risata, le luci stroboscopiche, la testa che gli scoppiava, Louis che gli urlava qualcosa nell’orecchio, lui che si sedeva al bancone. Due delle amiche di Louis che gli facevano domande per conoscerlo un po’ meglio e lui che rispondeva con difficoltà, sia perché al momento la sua vita non era un granché interessante, sia perché gli girava un po’ la testa; Louis che ridacchiava dietro di loro bevendo un bicchiere di una bevanda celeste sconosciuta. Non vedeva le persone nella loro interezza ma le loro scie, gli veniva un sacco da ridere. Le pasticche le avevano buttate giù insieme lui e Louis al centro della pista da ballo ormai una mezz’oretta prima. Louis gli aveva assicurato che in questo modo sarebbe andato tutto liscio come l’olio.
Si ricordava poi il bagno del locale, una caduta che gli aveva fatto male alla schiena, altre risate, la musica di sottofondo, gli occhi chiusi, un bacio, due, forse di più. Poi chissà quanto tempo dopo si era risvegliato su una sedia appoggiato al bancone con ancora la testa che girava e Louis che gli spiegava che uno dei suoi amici lo avrebbe riportato a casa in macchina. Harry aveva annuito e con difficoltà aveva percorso la distanza che lo separava dall’auto. Una volta arrivato a casa si era precipitato in bagno e aveva vomitato. Una volta ripreso un po’ si era trascinato sul letto su cui si era disteso. Adesso aveva una sbornia, un bacio in sospeso, e tanto bisogno di dormire, il giorno seguente lo avrebbe dedicato a processare ciò che gli era successo. Finalmente, dopo tanto tempo, aveva ricominciato a provare qualcosa.


Spazio autrice.
Buonasera, dopo mesi infiniti di attesa finalmente sono riuscita a torvare la forza di completare questo capitolo e di pubblicarlo. Mi scuso immensamente per il ritardo e spero che mi perdonerete. Se invece siete qui per la prima volta e leggete la storia tutta insieme, fate finta di niente haha
Spero in ogni caso che vi stia piacendo e che vi stia un minimo interessando. Se vi va e avete qualcosa da dire, lasciate una recensione.
Baci 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: giulsisonfire