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Autore: EcateC    31/08/2020    2 recensioni
Questa storia vorrebbe darvi un breve excursus sulla vita del mago oscuro più potente, enigmatico e interessante di sempre, Lord Voldemort, con qualche piccola licenza di trama, ma sempre rispettosa dei limiti del canon.
Nella prima parte vi propongo un inedito Tom Riddle in dormitorio con Alastor Moody, Bartemius Crouch sr. e Cornelius Fudge, nella seconda parte arriverà la nostra cara, immancabile Bellatrix...
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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Giugno, 1945
 
 
Animali fantastici e dove trovarli,
            
a cura di Newton Scamander
 

Tom guardò con occhi critici la recente enciclopedia, appena giunta alla sua terza edizione. Silente durante le lezioni aveva colto ogni occasione per decantarla, a tal punto che Tom avrebbe voluto ignorarla solo per fargli un dispetto, ma poi decise di aggiungerla comunque alla pila dei testi da consultare. Doveva capire che genere di creatura fosse quella donna indonesiana che si trasformava in serpente senza alcun controllo. Non era un Animagus, né tanto meno un Metamorfomagus, eppure condivideva le caratteristiche di entrambi.
Tom aprì il libro e iniziò a sfogliarlo velocemente, poi guardò l’indice. Era incredibilmente schematico e diviso per numerosi gruppi di interesse, talmente ordinato e preciso da risultare disturbante.
Vi erano infatti classificate tutte le creature universalmente conosciute: le creature terresti, alate e marine, le creature cosiddette leggendarie, quali fenici, minotauri, grifoni e basilischi; le creature umanoidi come le sirene, i centauri e i lupi mannari, e infine perfino i cosiddetti non morti: i vampiri, gli obscuriali e i dissennatori.
Il mondo era decisamente troppo piccolo per ospitare tutti questi esseri, aveva constatato Riddle. Una bella ripulita non avrebbe nociuto a nessuno.
-Noto con piacere che ascolti i miei consigli-
Tom sussultò e si voltò di scatto, il libro per poco gli cadde dalle mani con un tonfo.
-Come mai quel libro, Tom?- continuò Albus Silente, accennando al tomo che aveva tra le mani -A cosa ti serve?-
-Professore, mi ha spaventato…- esclamò il giovane tra i denti -A nulla in particolare, volevo solo approfondire qualche nozione in vista dei M.A.G.O. Gli esami ormai sono alle porte-
-Ebbene sì, si può dire che il tuo percorso a Hogwarts sia finito- gli rispose Silente, senza sorridere -Hai poi deciso cosa farai, uscito da qui?-
Ancora quella domanda. Tom come al solito gli rivolse un sorriso mendace e scosse la testa.
-No, signore, non ancora- gli rispose gentilmente.
-Non ancora? È molto strano da parte tua, visto che sei sempre stato un ragazzo piuttosto… Risoluto e ambizioso- constatò Silente con un tono duro -Non so davvero come interpretare questa tua indecisione-
-Non c’è proprio nulla da interpretare, professore- gli rispose Tom, con aria innocente -Sono semplicemente preso da altre cose-
-Del tipo?-
-Lo studio- gli rispose prontamente -Anzi, se vuole scusarmi, torno in sala comune-
E detto questo, Tom cercò di allontanarsi, ma Silente lo fermò. Era ancora molto provato dal duello combattuto contro Grindelwald, gli sfregi sul suo viso erano rossi e ben visibili, il braccio sinistro ancora fasciato.
-Aspetta, Tom- gli disse, in un modo che lo fece allarmare. Non c’era alcun scintillio amichevole o bonario nel suo sguardo -Credo che io e te dobbiamo parlare-
E infatti, come immaginava. Logico e astuto com’era, Tom si inventò subito una scusa.
-Sì, professore, decisamente, visto che non ho ancora avuto l’occasione per farle i miei più sentiti complimenti- gli disse subito con un sorriso forzato -La sua recente vittoria contro Grindelwald è stata memorabile. Deve sentirsi estremamente orgoglioso-
-Sono ben altre le cose che mi rendono orgoglioso- gli rispose Albus, freddamente -Comunque grazie, Tom, lo apprezzo molto-
-Grindelwald ora verrà condannato a morte?-
-Assolutamente no- gli rispose subito Albus, teso.
Lo sguardo arrogante di Tom si incrinò -Come, no?- gli chiese, con un sorriso inquieto -Ma è un criminale, un assassino, ucciderlo mi pare il minimo dopo quello che ha fatto. Anzi, mi domando perché non l’abbia stroncato direttamente lei sul campo di battaglia. Che cosa l’ha indotto a risparmiarlo?- continuò, travolto da un’irresistibile curiosità -Pietà? Senso di colpa? O magari quel nobile e cavalleresco sentimento che ispira tanto la Casa di Grifondoro?-
Silente ignorò il suo sarcasmo e lo guardò con serietà, niente affatto sorpreso dalla sua domanda.
-Gellert Grindelwald ha avuto ciò che si meritava- gli rispose, calmo -E poi esistono cose di gran lunga peggiori della morte, che tu ci creda o no-
Il ragazzo si irrigidì. -Non esiste niente peggiore della morte- gli rispose secco, brusco.
-Ti sbagli, Tom. A volte morire può anche essere una piacevole liberazione, la fine di tante sofferenze- gli rispose subito Silente, conscio di toccare un tasto delicato.
Tom lo guardò nei suoi occhi limpidi e azzurri. Voleva dileguarsi il prima possibile perché, volente o nolente, questi discorsi lo mettevano a disagio, troppo a disagio, si rese conto.
-Mi illumini, allora- lo sfidò, beffardo -Cosa ci può essere peggio della morte, secondo lei?-
-Vivere senza amore- gli rispose Silente, ma Riddle gli rivolse subito un sorriso beffardo, protervo.
-Professore, mi perdoni, ma da lei mi sarei aspettato qualcosa di un po' più originale-
Silente ricambiò il suo sorriso -E se ti dicessi che non c’è niente di più originale dell’amore?-
-Direbbe una sciocchezza. L’amore rende deboli, vulnerabili- sibilò il giovane.
-L’amore dà significato alla nostra vita-
-Siamo noi a dare significato alla nostra vita!- replicò Tom, stizzito.
-No! Sono i ricordi che danno un senso alla nostra vita! E le emozioni, i sentimenti!- si accese Albus -Il resto non ha alcun valore, Tom! Tutto passa e finisce, ma l’amore no, è l’unica cosa che abbiamo e che rimane, che lascia un segno del nostro breve e precario cammino qui sulla terra-
-Belle parole, ma da quanto lei dice, io mi dovrei ritenere condannato alla sofferenza- gli fece notare, rabbioso -Lei sa in quali circostanze sono nato-
-In circostanze indubbiamente singolari, ma non maledette- precisò Silente -Non lasciarti condizionare da queste chimere-
-Non sono il tipo che si lascia condizionare dalle chimere-
-Sembra di sì, invece- gli rispose Silente con tono più paziente -Ricordati che siamo noi i peggiori nemici di noi stessi. Noi ci infliggiamo le pene più severe, non gli altri-
-Cosa vorrebbe dire con questo?-
-Credo che tu l’abbia già capito- precisò Silente -Non devi avere paura della fine. A volte una fine può rivelarsi un inizio ancora più avvincente-
 
 
***
 
 
 
 
Hogwarts, anno scolastico 1944/1945,
Parecchi mesi prima
.



 
Hogwarts ormai si era addormentata.
Le Sale Comuni si erano deserte, erano rimasti sui tavoli solo stralci di pergamena macchiati di inchiostro, libri smarriti e cartacce di dolcetti e caramelle che gli elfi domestici si prodigavano di rimuovere ogni notte con solerzia. Anche gli antichi corridoi erano queiti, con l’eccezione di qualche fantasma che fluttuava errante e del professor Silente, che vagava avanti e indietro per la Torre di Grifondoro con aria nostalgica. Ma scendendo giù, fin nei sotterranei, questa quiete così immobile e tenebrosa si dilatava, così come diventava più pungente il freddo.
I Serpeverde, malgrado la loro consolidata mala fama, erano tra tutti i più silenziosi e ligi alle regole. Era molto difficile trovarli in giro fuori dagli orari consentiti. O quanto meno, era molto difficile beccarli.
Tom Riddle, in ormai sette anni di perlustrazioni e uscite notturne, l’aveva sempre fatta franca.
Solo una volta Lumacorno l’aveva sorpreso fuori dal dormitorio alle due del mattino.
“Oh, sei solo tu, Tom. Dimmi, hai beccato qualche dodicenne fuori dal letto?” gli aveva detto con un sorriso sollevato. Tom gli aveva ricambiato plasticamente il suo sorriso e, per ovviare ogni dubbio, aveva scaricato la colpa su Pix il Poltergeist, il quale non osava né contraddirlo, né fargli scherzi ormai da qualche anno… Ma nessuno sapeva il perché. A parere del suo compagno di Casa Alastor Moody, Tom aveva spaventato così tanto il povero Pix che a suo confronto il Barone Sanguinario era diventato una figura di supporto. "Ma guardalo, povero Pix, è terrorizzato! Neanche avesse visto Serpeverde in persona!"
Lo stesso Alastor Moody si era anche chiesto come mai Tom passasse così tanto tempo in compagnia del fantasma di Corvonero, ma ovviamente i suoi dubbi erano stati tacciati come ridicoli da Bartemius Crouch, loro compagno di dormitorio.
"Ma lascialo in pace" gli rispondeva sempre "Sai come fa… È fatto così"
Ma al giovane Moody qualcosa non quadrava. Tom era troppo ineccepibile per i suoi gusti, era sempre nel posto giusto al momento giusto, come se pianificasse ogni sua mossa con giorni d’anticipo. E anche quando chiacchierava non sembrava mai spontaneo o realmente preso. Però non risultava spiacevole o antipatico, anzi, era un perfetto conversatore e un perfetto compagno di camera, il migliore che si possa desiderare: silenzioso, ordinato e ben educato. Anche Bartemius Crouch aveva ricevuto un’educazione severa e simile alla sua, e poi era sottile ed elegante, ricordava un duca di altri tempi. Cornelius Fudge puntava alla loro raffinatezza, cercava di essere simile a loro, ma era mortificato dal suo fisico non propriamente slanciato e dai suoi modi gretti, provinciali. E Moody… Beh, Moody era lo sportivo del gruppo. Un ragazzone alto e ben piantato che giocava a Quidditch nel ruolo di battitore, popolare a suo malgrado e schivo come un vecchio orso. Ma se Moody e la sua carica agguerrita avevano regalato tanti benefici a Serpeverde, lo stesso non poteva dirsi del suo domitorio: in ogni angolo c’erano mazze da Quidditch, Pluffe, Bolidi e altri palloni che Tom non perdeva occasione di gettare fuori dalla finestra.
Ma a parte questo, andavano d’accordo. E dopotutto non era difficile andare d’accordo con Tom Riddle, visto che ti prendeva in giro la maggior parte del tempo.
-Cavallo in H6- aveva ordinato Tom con voce limpida alle pedine della sua scacchiera.
Moody, il suo avversario, gli scoccò un’occhiata infastidita.
-Regina in E2- tentò, poco convinto. E infatti…
-Ahia, Alastor- si era intromesso Fudge, divertito -Tom ti ha fregato un’altra volta!-
-Sta zitto!-
-Cornelius ha ragione- esclamò Tom Riddle, compiaciuto -Ho vinto io, arrenditi se non vuoi un ennesimo scacco matto.-
-No!- grugnì Moody, che nel frattempo era arrossito -Lasciami pensare!-
Tom gli scoccò un sorriso sprezzante.
-Ha vinto lui, Alastor, basta- si intromise un quarto ragazzo, che indossava un elegante pigiama di pura seta e un paio di occhiali da lettura: Bartemius Crouch -Ora, se mi fate la cortesia di spegnere le candele, io andrei a coricarmi.-
Alastor gli fece il verso.
-Barty ha ragione- esclamò Tom, calmo -È quasi l’una. Domani Lumacorno interroga.-
-Ecco, ecco, ecco. A questo proposito…- si intromise un'altra volta Fudge, imbarazzato -Senti, Tom, tu… Beh, vai molto d’accordo con Lumacorno, no? Lui ti adora, no?-
Tom gli scoccò un’occhiata annoiata. Aveva già capito.
-E quindi?-
Fudge arrossì e dietro di lui Bartemius si era messo a fissarlo con aria di rimprovero -Non è che gli puoi chiedere un piccolo favore da parte mia? Insomma, una buona parola, o …-
-Cornelius!- esclamò Bartemius con tono di disapprovazione -Abbi un minimo di pudore, non puoi chiedere a Tom una cosa del genere! E, Alastor, per l’amor del cielo, smettila di fissare quella scacchiera, guardarla non cambierà il risultato.-
-Ha barato!- sentenziò invece Moody, dando un potente pugno sul tavolo -Ha barato, non c’è altra spiegazione!-
Tom si mise a ridere, Crouch invece alzò gli occhi al cielo.
-Ammettilo, Riddle! Hai pure la faccia di uno che bara!- si sbilanciò Moody, puntandogli il dito contro.
-Io?- esclamò Tom, sgranando gli occhi.
-Alastor, se anche Tom non è un purosangue non significa che sia per forza un delinquente- esclamò Crouch con tono pedante, e il sorriso di Tom subito svanì -Abbiamo deciso di provare almeno a non avere pregiudizi.-
-Io non ho pregiudizi, io mi fido del mio intuito e il mio intuito mi dice che lui ha barato!-
-Il tuo intuito non è infallibile- esclamò Crouch con tono esasperato.
-Lo è!-
-Tom- si frappose Cornelius Fudge con tono ansioso -Secondo te va bene questa frase: l’Antidoto Antilupo deve essere somministrato ogni giorno, cinque ore… Aspetta, ho sbagliato… Qua-quattro ore prima di ogni…-
-Tre ore prima e non è un antidoto, idiota- gli rispose Tom, gelido -Ho sentito un rumore giù. Vado a controllare.-
Tutti alzarono lo sguardo, perfino Fudge staccò il naso dalla sua pergamena.
-Un rumore?- chiese subito Barty, che come Tom era stato nominato Caposcuola -Vuoi che venga con te?-
-No, saranno stati quelli del primo anno. Credo di potercela fare- gli rispose Tom, asciutto.
-Come vuoi- rispose Crouch, sollevato all’idea di non doversi alzare dal letto.
Moody lo guardò uscire con gli occhi socchiusi e poi si rivolse all’amico -Sai, Barty, credo che tu l’abbia offeso.-
-Offeso?- ripeté Crouch, con fare stupito -E per cosa?-
 
 
 
Tom uscì velocemente da quella stanza ormai tossica. Scese i gradini in fretta, due, tre alla volta, con i pugni chiusi e il respiro corto per l’enorme rabbia che stava provando. Il pedone della scacchiera che aveva sostituto con quello truccato comparì dal nulla nella sua mano destra e finì polverizzato.
Si sentiva furioso, l’ira lo stava consumando dall’interno.
“Anche se non è un Purosangue…”
Ma come osava? Come si permetteva? Lui che era non uno, ben dieci gradini sopra di loro, doveva ancora sopportare questi discorsi.
Nagini aveva ragione, l’invidia era la sola causa dei loro commenti. Certo, le cose ora erano drasticamente cambiate rispetto a quando era entrato a Hogwarts. I Serpeverde ora lo stimavano, alcuni pendevano perfino dalle sue labbra, eppure Tom si sentiva ancora in difetto. Sapeva dentro di sé che Crouch aveva ragione, perchè suo padre, quel viscido, inutile, disgustoso omuncolo era un babbano.
Un fottuto babbano…
Morto.
Il pensiero gli fece tornare il sorriso sulle labbra.
Tom Riddle era morto, e con lui erano i morti il suo ridicolo nome e il suo fastidioso viso, per sempre. Dopo la sua dipartita, guardarsi allo specchio era diventato molto meno disagevole per il giovane. Perfino sentirsi chiamare per nome non lo infastidiva più, perché lui aveva ucciso Tom Riddle, non esisteva più alcun Tom Riddle sulla terra.
Questo pensiero lo fece rinsavire.
In fondo lui non era Tom Riddle, un mezzosangue qualunque, senza un soldo, senza una famiglia e senza un’identità.
Lui era ben altro, lui era molto di più, lui era…
-Tom-
Il suddetto trasalì e si voltò di scatto. Riconobbe immediatamente quella voce bassa e timida.
-Helena- la salutò con un sorriso smagliante.
 
 
 
 
 
-Siamo stati fin troppo generosi con lui- esclamò Cornelius Fudge, sdraiato a letto con tanto di cuffietta.
Era calato il buio nella loro camera, i giovani Serpeverde si erano coricati e avevano spento tutte le candele.
-Non so se lo sapete, ma i genitori di Malfoy e di Balck si sono rifiutati di avere un soggetto di dubbia provenienza in camera con i loro figli. Noi invece lo abbiamo accolto, siamo stati fin troppo tolleranti-
-Più che tolleranti, secondo me siamo stati ragionevoli- gli rispose Crouch, cauto -Voglio dire, non nego che i Purosangue siano meritevoli di maggiore considerazione, però estremizzare un’opinione porta sempre a dei conflitti-
-Conflitti? E di che tipo?-
-Conflitti interrazziali, mi pare ovvio- gli rispose Crouch con tono scocciato, mentre Moody stava seduto sul letto con un’espressione grave, cupa -Guarda cosa ha fatto Grindelwald, vorresti davvero che questa situazione si ripresentasse, magari con un mago peggiore?-
-Beh, no… Certo che no, insomma…-
-Perseguire e conservare la purezza del sangue magico vale la morte di persone innocenti, secondo te?- lo interrogò il giovane Crouch, rivolgendo la spinosa questione anche a se stesso -Per me no, assolutamente no-
-Per me queste dicerie sul sangue puro sono tutte idiozie- intervenne Moody, bruscamente -E sarebbe anche ora che Silente si desse una mossa e andasse a fare il culo a Grindelwald-
-Facile a dirsi, quando tocca a lui- gli rispose Cornelius, insinuante.
Moody lo guardò subito, offeso -Cosa vorresti dire? Guarda che io non avrei alcuna remora ad affrontarlo!-
-Come no- ridacchiò Fudge, sarcastico -Vai allora, esci e vai a dare la caccia a Grindelwald, sono certo che sarà un’esperienza squisita-
-Non siamo tutti vigliacchi come te- replicò Moody, che aveva cominciato a scaldarsi.
-Ragazzi, dai, è notte. Cerchiamo di mantenere la calma- soggiunse Bartemius, che aveva già la mascherina nera calata sugli occhi.
-Io sono calmissimo- replicò Alastor -E comunque se uno nasce mago è mago, se uno nasce babbano, è babbano, punto. Il resto sono tutte cavolate.-
-Nel mondo delle favole, magari- replicò Fudge, assonnato -I mezzosangue sono inferiori e i sanguesporco sono poco meno che degli elfi domestici.-
-Gli elfi domestici sono forti- gli fece notare Alastor -Molto più di te.-
Crouch sorrise, Fudge invece divenne paonazzo e si girò sul fianco -E allora vai a sposarti una babbana e fai dei figli con lei, se la cosa ti piace tanto-
L’altro alzò le spalle -Se trovassi una donna forte, lo farei-
Fudge emise uno sbuffo perplesso, incredulo.
-Ma in tutto questo dove è finito Riddle, si è perso?- continuò Moody, burbero.
-Si sarà imbucato da qualche parte con Druella Rosier- azzardò Crouch, che tutto voleva tranne alzarsi dal letto a cercarlo.
-Nah- esclamò Moody, sospettoso -Non è il tipo che si imbuca-
-Potessi imbucarmi io con Druella Rosier! Chi ha il pane, ha i denti e chi ha i denti, ha il pane…- mormorò Fudge, amareggiato.
Moody si girò verso di lui, confuso -E che vorrebbe dire?-
-È un proverbio babbano- sbadigliò Fudge.
-Ma non ha senso- sottolineò l’altro, giustamente.
-Appunto, i babbani dicono sempre cose senza senso-
-Volete stare zitti per favore?- li interruppe Crouch -Sto cercando di dormire-
-Va bene, buonanotte- mormorò Fudge.
-Io comunque non dormo finché non arriva Riddle-
-Sei pesante, Alastor-
-No, sono attento-
 
 
 
Tom non rientrò molto più tardi.
Con suo immenso fastidio, si trascinò verso la camera da letto. Ora sì che nessuno fiatava. Si sentiva solo il russare distante di qualche studente… Gli piaceva l’idea di essere l’unico sveglio e in allerta. Avrebbe potuto fare una strage che nessuno se ne sarebbe accorto. O, viceversa, se Grindelwald fosse davvero riuscito a penetrare Hogwarts come aveva minacciato, avrebbe colto tutti di sorpresa meno che lui. Sarebbe stato il solo sopravvissuto, altra cosa che fece sorridere Tom alla sola idea.
Arrivò quasi a sperare che succedesse.
Sicuramente, la notte non era fatta per dormire. Era troppo pericolosa, troppo piena di insidie per passarla in stato di incoscienza. Certo, vegliare portava con sé grossi problemi: il corpo aveva un bisogno fisiologico di dormire. Prendere pozioni rigeneranti, intrugli o somministrarsi incantesimi ristoratori poteva essere un rimedio palliativo solo per un tempo limitato.
Doveva dormire almeno un po', non aveva altra scelta.
Tom arrivò quindi di fronte alla porta del dormitorio e l’aprì. Era buio completo e i suoi compagni avevano già tirato le tende dei loro baldacchini. Prima di chiudersi la porta alle spalle, Tom si premurò di accedere la punta della bacchetta: il buio fitto e immobile lo inquietava più di qualsiasi altra cosa.
Con passi leggeri ma spediti raggiunse il proprio letto, si tolse le scarpe con i piedi, si sedette a gambe incrociate e chiuse subito le tende.
Guardò l’ora, erano le due e tre quarti. Doveva dormire.
Come sempre quando tentava di assopirsi, Tom teneva stretta la bacchetta vicino a sé, accesa.
La impugnò e con riluttanza chiuse gli occhi. Ma come fece così, una miriade di scene raccapriccianti entrarono nel suo campo visivo. Da terribili stralci di vita passati all’orfanotrofio al cadavere di suo padre, rigido e al contempo ciondolante sulla sedia. Tom risentì gli urli isterici della signora Cole, rivide Martha e il custode mentre facevano sesso sul piano della cucina, di nascosto. Li aveva beccati per la prima volta quando aveva solo otto anni e quello non era stato nemmeno il trauma più significativo.
Aveva visto di peggio, il cadavere del suo compagno di stanza per esempio, morto per ipotermia proprio di fianco a lui. La signora Cole ovviamente gli aveva dato la colpa “gli hai rubato le coperte, lo hai ucciso te!”
Beh, non era stato propriamente vero. Le coperte gliele aveva prese dopo che era morto, non mentre stava morendo. Ricordava perfettamente il viso grigio e senza vita di quel bambino, i suoi occhi vitrei…
Tom decise di riaprire gli occhi. Dormire in condizioni del genere era impossibile.
Prese il suo diario che teneva nascosto sotto il cuscino, una piuma con l’inchiostro magicamente incorporato e iniziò a disegnare un’immagine che aveva visto tanto tempo fa e che lo tormentava spesso. Le linee sparivano dentro alle pagine nel momento stesso in cui le tracciava. Nessuno avrebbe mai potuto indovinare, nemmeno Merlino in persona, nemmeno Silente.
Era una scena piuttosto macabra, che aveva potuto intravedere durante una gita in campagna con l’orfanotrofio: l’immagine di una biscia macilenta mentre si insinuava dentro il teschio di un uccello e usciva direttamente dalla suo becco marcio, probabilmente alla ricerca vana di cibo.
Tom guardò il disegno prima che scomparisse e socchiuse gli occhi. Mancava qualcosa per convincerlo appieno, o qualcosa doveva essere diverso. E se al posto del teschio di un animale…
Ma poi qualcuno dietro di lui si mosse e puntò una luce sulle tende verdi del suo baldacchino, sembrava quasi un faro della polizia. Tom scostò subito le tende e si trovò Alastor Moody davanti a sé.
-Perché tieni sempre la luce accesa?- gli domandò duro, riferendosi alla bacchetta -Cos’hai, paura del buio?-
-Come puoi ben notare, sto scrivendo- gli rispose Tom, con un sorriso impeturbabile.
Alastor lanciò uno sguardo curioso al diario. Tom era certo che avesse provato a leggerlo più di una volta, in passato.
-E cosa scrivi di così importante alle tre del mattino?- lo interrogò.
-Un romanzo d’amore- gli rispose Riddle, beffardo -Sai, mi è venuta l’ispirazione-
-Non sei divertente- gli rispose Moody, malamente -Spegni la bacchetta, la luce non mi fa dormire-
Tom si irrigidì ma sorrise -Ma certo- recitò fingendosi calmo, come se la cosa non lo sfiorasse. Con una riluttanza ben celata, Tom spense la bacchetta e subito l’oscurità cieca e paralizzante lo travolse in modo spietato. Il giovane tenne gli occhi ben chiusi, il suo cuore aveva iniziato a battere velocemente.
Aspettò con impazienza che il suo insopportabile "amico" si fosse coricato, cercò di distinguere i suoi passi e i rumore frusciante delle tende del baldacchino che venivano spostate al centro.
Aveva le orecchie tese e tutti i sensi in allerta, ma nella sua mente si era appena dipanata l’immagine imponente e terribile di un teschio umano a cui usciva un serpente dalla bocca.
Tom riaprì gli occhi e sorrise. Ecco cosa mancava.
 
Alastor Moody aveva provato diverse volte a leggere quel diario, in effetti. Se ne infischiava della privacy, visto che Tom e la sua sfacciata perfezione non l’avevano mai convinto pienamente, soprattutto dopo la storia della Camera dei Segreti.
Solo che il diario era vuoto, non c’era una sola parola scritta sopra, né un segno. Come diavolo poteva essere possibile? Se Silente non fosse stato così preso da Grindelwald, Alastor probabilmente glielo avrebbe mostrato.

 
***


 
Pochi anni più tardi, mentre lavorava da Borgin&Burke, Tom Riddle venne a conoscenza delle brillanti carriere che avevano intrapreso i suoi compagni di camera. Fudge era stato preso come sotto impiegato al Ministero, traguardo misero e allo stesso tempo straordinario, considerata la sua evidente inettitudine. Ma era noto che l’unico talento di Cornelius Fudge era la capacità di incensare le persone giuste al momento giusto… Avrebbe fatto carriera, Tom ne era certo. Come avrebbe fatto strada anche l’impettito Bartemius Crouch, che pure era stato assunto al Ministero ma al più prestigioso Dipartimento Applicazione della Legge sulla Magia. Tom già lo immaginava con i baffi e una ventiquattrore in pelle di drago insieme a una moglie inutile e decorativa.
Ma la ciliegina sulla torta, ciò che aveva davvero fatto sorridere Tom, era stato Alastor Moody, ammesso senza riserve all’Accademia degli Auror. Moody, paranoico e insonne quasi quanto lui, non sarebbe durato due giorni nelle vesti di un Auror. O forse il contrario, magari era proprio il lavoro della sua vita…
E chissà, probabilmente si sarebbero scontrati un giorno. Sì, perché Tom era conscio di quale strada aveva intrapreso. Era conscio di violare sia la legge del mondo magico che il diritto naturale, col suo comportamento. Aveva ucciso, aveva corrotto, rubato e ingannato, ma lo aveva fatto per una giusta causa: la sua. Tante vite insulse e mediocri valevano quanto la vita di un superuomo? Beh, no. La sua vita valeva molto di più.
Lui avrebbe potuto dare tanto al mondo magico, poteva spingersi dove nessun altro mago aveva mai osato avvicinarsi, poteva varcare i confini conosciuti della magia, cambiare il modo in cui questa veniva utilizzata, evolvere il concetto stesso di mago, purificarlo per portarlo in alto, molto più in alto.
Doveva solo essere ascoltato. La gente doveva lasciarlo fare e gli oppositori -perché era certo che ce ne sarebbero stati- dovevano essere debellati, uccisi.
Ogni rivoluzione ha i suoi morti, richiede un conto salato da pagare.
Certo, era nella buona strada. I suoi compagni in carriera non l’avrebbero mai raggiunto, anche se, Tom ne era certo, lo stavano deridendo perché era finito a lavorare in un negozio.

“Tutti Eccellente ai M.A.G.O. e poi va a fare il commesso”
“Un ragazzo così in gamba, che peccato…”
“Purtroppo la famiglia conta, signori miei”
 
Tom cercava di ricordare ogni giorno perché era lì. Aveva trovato il diadema perduto, ora mancavano la coppa di Tassorosso e il preziosissimo medaglione di Serpeverde, che per altro gli apparteneva di diritto. E quale luogo migliore se non un negozio di pegni e manufatti magici di dubbia provenienza?
Certo, sopportare gli ordini impartiti da quel cialtrone di Borgin era difficile. La sua pazienza era stata messa a dura prova in quelle poche settimane. E i clienti… Quelli erano di gran lunga i peggiori. Entravano nel negozio quatti quatti, alcuni perfino incappucciati, e chiedevano le cose più assurde e imbarazzanti che Tom avesse mai sentito.
 
“Vorrei perdere trenta chili in due giorni. Mia sorella ha detto che la magia oscura lo consente”
“È possibile far tornare in vita un cavallo?”
“Un trucchetto per diventare sessualmente irresistibile? Anche illegale, che resti tra noi”
 
 
E questo era niente.
Borgin e Burke avevano sempre una risposta positiva per tutti, la maggior parte delle quali erano delle totali fregature. Tom ovviamente taceva e non commentava, assisteva ai loro raggiri in silenzio, ma in compenso le sue conoscenze sulle arti oscure si erano notevolmente ampliate. In quel negozio c’erano molti testi che a Hogwarts non erano catalogati nemmeno nel reparto proibito e che si erano rivelati illuminanti. Erano scritti in latino, alcuni in idiomi ancor più arcaici e sconosciuti, difficili da decifrare perfino per un linguista esperto. Ma la magia oscura non conosceva alcun limite e gli consentiva di tradurli, seppur faticosamente.
E poi si potevano fare anche degli incontri piacevoli. Un bel giorno di primavera, infatti, il campanello della porta aveva tintinnato ed era entrata nel negozio una giovane donna con un abito lungo e un vistoso passeggino bianco.
Era bruna, era bella, un volto conosciuto.
-Druella- la salutò Tom, senza calore -Che piacevole sorpresa-
-Tom- rispose costei, arrossendo lievemente -Allora è vero ciò che dicono. Lavori davvero qui?-
-E tu ti sei davvero riprodotta- constatò lui, facendo un cenno verso il passeggino.
Druella si rabbuiò leggermente e guardò la bambina che dormiva -Sì, beh… Non farci caso-
-Un po' complesso non farci caso-
-Tom, per favore- Druella si guardò intorno, come per accertarsi che non ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto -Sono qui perché ho bisogno del vostro aiuto- gli disse a bassa voce -Qui…Ecco, avete contatti anche con dei maghi oscuri, vero?-
Tom forzò un sorriso -Il signor Borgin ne conosce un paio. Perché? Di cosa avresti bisogno?-
-Credo che una veggente mi abbia come… Lanciato un malocchio-
Tom rimase impassibile, anche se un velo di noia gli adombrò lo sguardo.
-Ha predetto che dal mio ventre usciranno solo figlie femmine e questo è semplicemente inaccettabile- continuò Druella, la sua voce si alzò di due ottave -Cygnus è certo che il secondogenito sarà un maschio, non oso immaginare come reagirà se nascerà un’altra bambina-
-Una vera tragedia- le rispose lui con un sarcasmo sottile, che Druella fortunatamente non colse.
-Appunto. Esiste un modo per decidere anticipatamente il sesso del bambino?- gli domandò a voce sempre più bassa -O per… Indirizzarlo dopo che è stato concepito?-
Tom ci pensò su e poi spostò lo sguardo su di lei -Sicuramente un modo esiste, la magia oscura non conosce alcun limite, né morale, né naturale. Basta solo saperla usare-
Lo sguardo di Druella si illuminò -Quindi… Quindi tu credi che sarebbe possibile?-
-Certo, se conosci un mago oscuro abbastanza potente per farlo-
-E voi lo conoscete?- lo imboccò Druella, guardandolo attentamente.
Tom le sorrise -A questi livelli direi Grindelwald, peccato che al momento sia occupato a marcire in prigione- le disse tranquillamente -Oppure, e ancora meglio, sarebbe Lord Voldemort, ma lui non ama sprecare tempo in queste sciocchezze. È molto selettivo-
Druella gli si avvicinò, cauta -Sei sicuro che questo… Lord Voldemort non sia disponibile?- gli domandò con un filo di voce, facendosi ancora più vicina -Io non bado a spese, davvero-
Anche Tom le si avvicinò -Più che sicuro, visto che Lord Voldemort sono io- 
Druella sgranò gli occhi -Tu…?- esclamò, meravigliata -Come sarebbe sei tu?
Tom la guardò negli occhi con aria minacciosa.
Le guance di Druella si scaldarono. Si guardò ancora intorno, come per verificare che non ci fosse nessuno, e poi si rivolse nuovamente a lui, la voce più bassa che mai -Vorresti dire che tu pratichi la magia oscura?-
-A livelli molto avanzati.- 
La strega non parve particolarmente stupita, anzi, un sorriso spontaneo le germogliò sulle labbra.
-Ho sempre saputo che eri speciale, diverso- disse con voce di velluto, sospirando leggermente -Quando mi hanno detto che lavoravi qui non ci potevo credere. Sei sprecato per un lavoro del genere, Tom.-
Fece per allungare una mano verso di lui, ma proprio in quel momento la neonata nel passeggino scoppiò a piangere e spezzò inesorabilmente l’atmosfera.
Voldemort la guardò e sorrise -Oh, la piccola si è svegliata. Come si chiama?-
 
 
 
 
 
 

Note
Ciao a tutti! Sono tornata con una mini long da due capitoli, perché unire tutto insieme mi sembrava davvero eccessivo.
Questa è la parte di Tom a Hogwarts con Moody, il vecchio Crouch e Cornelius Fudge (mi piace tantissimo come headcanon!). Nella prossima parte arriverà Bellatrix, e perciò il capitolo sarà una Bellamort all’ennesima potenza ;)
Spero che intanto questo vi sia piaciuto! A presto,
Ecate
   
 
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