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Autore: MerasaviaAnderson    31/08/2020    2 recensioni
•{Raccolta di One Shots scritte per le challenge del gruppo "Hurt/Comfort Italia Fanfiction e Fanart" ~ Hurt/Comfort ~ What if?}
Testo tratto dalla storia "Verifiche di fine trimestre":
"Quel tardo pomeriggio era già buio quando Remus era ritornato dal Castello e si stupì notevolmente quando, entrando in casa, vide che tutte le luci erano spente e vi era un silenzio disarmante. Che Sirius ed Harry fossero usciti per una passeggiata?
La sua domanda ebbe subito una risposta negativa, quando il piccolo Harry apparve dal corridoio con un enorme sorriso sul volto.
«Mooooony!» Harry si gettò sulle gambe di Remus per abbracciarlo e prontamente l'uomo posò la sua valigetta sulla poltrona e prese in braccio il bambino, scoccandogli un bacio sulla guancia paffuta.
«Ma ciao, Harry!» lo salutò, scompigliandogli i capelli «Come stai?»
«Beeene.»
«Ascolta, Harry, dov'è Padfoot?»
«Dorme!» rispose prontamente il bambino, che già evidenziava una bella parlantina proprio come James.
«Dorme?» si chiese Remus, avviandosi verso la camera da letto «A quest'ora?»"

•Rating, note e avvertimenti sono soggetti a variazioni.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
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SILENZIO
 

 

Era già da qualche tempo che Remus Lupin aveva deciso di prendere posizione al Ministero per rivendicare i diritti dei Lupi Mannari nel Mondo Magico, che da sempre erano trattati come reietti della società, un male da estirpare, una minaccia. Il giovane voleva provare che non era affatto così e, supportato dai suoi amici di sempre James Potter, Lily Evans e Sirius Black (che se proprio voleva dirla tutta era decisamente più di un amico), aveva finalmente trovato il coraggio di battersi contro le ingiustizie che subiva ogni giorno a causa del suo marchio.
Trovare un lavoro era pressoché impossibile, nessuno lo assumeva dopo aver letto la sua natura sui suoi documenti, doveva accontentarsi di vivere alle spese di Sirius - con cui condivideva la casa e la vita - che gli impediva di invischiarsi nei lavori illegali e pericolosi che venivano generalmente offerti alle creature oscure.
Così aveva creato una associazione che si batteva per i diritti dei Lupi Mannari, che aveva riscosso un discreto successo sia nei Mannari che desideravano condurre una vita normale (e non unirsi ai branchi), sia nei pochi alleati che supportavano la causa.
Un grande sostegno era arrivato anche dal professor Silente che nell’agosto di quell’anno aveva contattato Remus per assumerlo come insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Questo aveva suscitato non poca polemica nei genitori degli studenti, ma a Remus era stata fornita ogni mese la Pozione Antilupo (che lo aiutava a riprendersi in fretta e a quietarsi durante le sue trasformazioni) e fin da subito si era dimostrato un insegnante molto capace.
Era un sabato pomeriggio di fine Novembre quando Remus, assieme agli altri professori, aveva accompagnato gli studenti ad Hogsmeade. Si trovava ai Tre Manici di Scopa a prendere una Burrobirra assieme alla professoressa McGranitt, il professor Vitious e la professoressa Sinistra, circondato dal caos degli studenti e dei discorsi dei suoi colleghi. Aveva finito da poco di sorseggiare la sua bevanda quando la sua chiacchierata fu interrotta da un acuto dolore al petto, che gli impediva di respirare. Le mani tremavano mentre cercava aiuto nei suoi colleghi, che lo soccorsero immediatamente sotto agli occhi terrorizzati degli studenti e degli altri clienti del Pub.
Remus perse i sensi dopo pochi istanti, totalmente ignaro di quello che sarebbe stato il suo destino.

Quel pomeriggio il negozio di articoli professionali per il Quidditch più famoso di Diagon Alley aveva chiuso con molte ore di anticipo, in fretta e furia i suoi proprietari avevano chiuso le serrande ed erano corsi via.
Era arrivato un Gufo dall’ospedale San Mungo e aveva portato ai due ragazzi una lettera che li informava che Remus era stato ricoverato lì in estrema urgenza.
Dopo la morte dei genitori del giovane Lupin e il tradimento di Peter, Sirius e James erano rimasti gli unici contatti di emergenza dell’amico.
Non appena arrivati in ospedale, Sirius si era precipitato all’area Triage a chiedere di Remus; era fortemente supportato da James, che metteva una certa pressione alla segretaria.
«Lupin Remus John, nato il 10 marzo 1960?» domandò la strega e subito i due amici si apprestarono ad annuire «Quarto piano, reparto Janus Thickey.»
Sirius e James impallidirono, realizzando immediatamente che quello era il reparto riservato ai pazienti in lunga degenza: qualsiasi cosa fosse accaduta a Remus doveva essere più grave di ciò che loro avevano immaginato.
Ringraziarono appena, prima di precipitarsi verso il quarto piano a chiedere alla Guaritrice che custodiva il reparto di farli entrare a vedere Remus.
«Siete qui per il signor Lupin? Sto seguendo personalmente il caso.» spiegò la Strega «Siete parenti?»
«No, no...» disse James, ma fu interrotto immediatamente da Sirius.
«Io sono il suo coinquilino, non ha parenti consanguinei, noi siamo i suoi contatti di emergenza.» spiegò il giovane e sia il suo amico che la Guaritrice riuscivano a percepire il terrore nei suoi occhi grigi, che sembrarono essere abbastanza convincenti per la donna.
«Perfetto, allora, vi pregherei di seguirmi nel mio ufficio per l’identificazione e in seguito vi potrò parlare del signor Lupin e condurvi da lui.»
Svariate volte erano andati in quel reparto a trovare Alice e Frank Paciock e pensare che Remus potesse ormai essere nelle loro stesse condizioni fu una realizzazione troppo pesante da assimilare. Seguirono la Guaritrice in silenzio, tra mille altri addetti in divisa verde lime che camminavano tra i corridoi.
«Bene.» disse la strega, sedendo alla sua scrivania e prendendo in mano la cartella clinica di Remus «Voi dovreste essere Sirius Orion Black e James Fleamont Potter.» continuò, leggendo dalla prima pagina della carpetta «L’ospedale dovrebbe aver contattato voi, potrei avere dei vostri documenti per la conferma?»
«Certamente!» disse James, tirando fuori dal proprio portafogli il proprio documento di identità. Sirius fece la stessa cosa e la Guaritrice passò qualche secondo a controllare che tutti i dati fossero corretti.
Dalla fine della Guerra la prudenza non era mai troppa…
«Bene...» fece la donna, restituendo i documenti ai due amici «Il signor Lupin è probabilmente stato avvelenato, i suoi colleghi ci hanno riferito che è stato male dopo aver bevuto una Burrobirra e al momento i suoi valori sono completamente instabili. Non siamo riusciti a stabilire che tipo di veleno ha ingerito, abbiamo solo trovato una sostanza estranea nel suo sangue che non riusciamo ad identificare.»
«Ma starà bene, vero?» chiese Sirius, totalmente preda del panico, trattenendo appena le lacrime «C’è un… antidoto, giusto?»
«Signor Black, purtroppo non posso darle alcuna certezza. Di questo passo, viste le condizioni in cui il signor Lupin versa e la sua natura da Lupo Mannaro, temo che, se dovesse continuare a peggiorare, gli restino appena due settimane di vita. Il veleno sta distruggendo il suo corpo dall’interno, lentamente.»
Sirius gelò sul posto e lo sguardo di James si posò subito su di lui, per evitare che cadesse nell’abisso. Il giovane Potter voleva solo piangere, battere i pugni contro al muro e uccidere chiunque avesse fatto del male al suo migliore amico, ma non poteva: si impose di essere forte per Sirius, si obbligò a resistere per suo fratello che stava per perdere ogni cosa…
«Sir...» tentò di richiamarlo a sé, appoggiandogli una mano sulla spalla, mentre la Guaritrice li guardava mortificati.
«Voglio vederlo.» disse Sirius, semplicemente, freddo come una statua di marmo.
«Sta ancora dormendo e se desidera del tempo per-»
«No, voglio vederlo adesso.»
«D’accordo, vi conduco nella camera del signor Lupin.»
Entrare nella piccola stanzetta che ospitava Remus fu strano: il giovane dormiva profondamente, sotto a strati di coperte, era collegato ad una flebo e il suo volto era molto pallido.
«Rem!» Sirius accorse al capezzale del suo letto, si trattenne appena dall’accarezzargli la guancia ricordandosi della presenza della Guaritrice.
«Dobbiamo tenerlo sotto antidolorifici, che lo fanno dormire molto.» spiegò la donna «Io non credo che saremo in grado di salvarlo, abbiamo troppo poco e tempo e solo un miracolo potrebbe riuscirci, ma voglio che sappiate che sono davvero dispiaciuta. Sono una sostenitrice del suo movimento per i diritti dei Lupi Mannari, sono sicura che è una brava persona, è fortunato ad avervi...»
E senza attendere alcuna risposta la Guaritrice uscì dalla camera, lasciando intimità ai tre amici, permettendo a Sirius di sfogare tutta la sua disperazione e di potersi chinare per baciare la fronte di Remus.
«Troverò chiunque ti abbia fatto questo e lo ucciderò con le mie stesse mani.» sussurrò Sirius tra le lacrime «Te lo prometto, la pagherà cara. Io sono qui adesso, resto qui con te fino alla fine.»
James non riuscì a sopportare ulteriormente quel momento, semplicemente uscì in silenzio, mentre due lacrime altrettanto silenziose gli solcavano il volto.
Avrebbe inviato un Gufo a Lily per spiegarle cosa era accaduto e quella sera, tornata dal lavoro e recuperato il piccolo Harry a casa di Bathilda, non lo avrebbe trovato a casa.

Remus aveva deciso di trascorrere in casa propria i suoi ultimi giorni di vita, quando si era risvegliato ne aveva parlato con Sirius e con i Guaritori, che erano giunti alla conclusione che il trasferimento in casa non avrebbe affatto cambiato la sorte ormai decisa di Remus.
Sarebbe comunque morto in una lenta agonia, tra febbre alta e dolori, ma almeno sarebbe stato in casa sua, circondato dalle persone che amava e da un ambiente caldo e familiare.
Sirius lo stava trasportando nella loro camera, su per le scale, in braccio, facendosi carico di tutto il suo peso, Remus affondò il volto nella spalla dell’amato, cercando di imprimere per sempre il suo profumo.
Il Giovane Black era totalmente stremato: lo mostravano chiaramente le sue profonde occhiaie e la sua barba poco curata.
«Siamo finalmente a casa, Moony.» gli disse con un sorriso forzato, mentre lo adagiava sul loro letto e gli rimboccava le coperte «James e Lily stanno cucinando la cena.»
«Sono felice...» mormorò Remus, mentre veniva invaso da una tempesta di baci agrodolci da parte di Sirius.
«Resto con te.» gli disse, aiutandolo a mettersi seduto mentre il giovane Lupin veniva colpito da un violento attacco di tosse.
Era come se qualcosa gli stesse mangiando pian piano i polmoni.
«Scusami...»
«Va tutto bene, non preoccuparti.» lo rassicurò, dandogli una mano a sistemarsi sui cuscini che lo aiutavano a stare più comodo «Se hai dolori possiamo anticipare la flebo di oggi di mezz’ora.»
«No, sto bene… Voglio solo riposare.» mentì Remus, lasciando che Sirius si stendesse al suo fianco e lo prendesse tra le braccia, crogiolandosi in quel calore, lasciandosi andare su quel corpo che tante volte lo aveva accolto. 

«Va bene, ti sveglio per cena.»
Qualche minuto dopo, però, Sirius fu costretto ad alzarsi dal letto, a causa del campanello di casa sua che suonava insistentemente, James gli aveva comunicato tramite i loro specchi gemelli che era il caso che scendesse al piano di sotto, ma la sua
espressione non presagiva nulla di buono.
Di fatti, scendendo le scale come un automa, Sirius si trovò davanti l’incarnazione dei suoi incubi: una donna alta, magra, dai lunghi capelli neri stretti in una complessa acconciatura e gli occhi identici a quelli di Sirius. Scrutandola bene si poteva notare una effettiva somiglianza generale con il giovane. Walburga Black era appena arrivata in casa di suo figlio, dopo anni.
«Cosa vuoi?!» le chiese, senza avvicinarsi, rimanendo totalmente sulla difensiva «Va’ via da casa nostra!»
«Dopo più di dieci anni non accogli tua madre con affetto, cosa è successo piccolo Siri?» lo prese in giro la donna, mentre si avvicinava pericolosamente al figlio.
James era totalmente pietrificato, così come Lily che stringeva di nascosto la sua bacchetta pronta ad attaccare se quella donna avesse anche solo osato sfiorare Sirius.
«Lasciami stare...»
«Volevo solo… esprimere la mia gratitudine di persona verso chi ha deciso di fare pulizia dei non puri. Ho saputo che quell’orrenda creatura che spacci per tuo marito è in fin di vita.»
«Non azzardarti neanche a nominare Remus, non sei degna neppure di-»
La frase di Sirius venne interrotta dalla sadica risata di Walburga, palesemente compiaciuta.
«Basta, Siri! Volevo solo comunicarti che, semmai dovessi decidere di fare ammenda e curare l’abominio che sei adesso assieme a quel Mezzosangue, troverai sempre una casa a Grimmauld Place.»
«Vaffanculo.» pronunciò Sirius, tagliente e diretto, con gli occhi ridotti a due fessure, sentendo una rabbia sempre più crescente all’interno del suo corpo.
In un solo istante Walburga estrasse la bacchetta e la puntò sul figlio, James e Lily non ebbero il tempo di fermarla prima che pronunciasse la parola “Crucio” e videro Sirius crollare sul pavimento e contorcersi di dolore.
L’intervento di Lily fu immediato, spintonò la donna fino a bloccarla contro alla parete del salotto: la maledizione era stata interrotta e James si era precipitato ad aiutare Sirius, mentre Lily puntava minacciosa la sua bacchetta contro la gola di Walburga.
«Sono un’Auror e questo mi dà l’autorizzazione ad ucciderla se usa le maledizioni senza perdono, sa?» disse la giovane, contro il sorriso ghignante della Black «Potrei far saltare in aria tutto l’accordo che lei e la sua famiglia ha preso con il Ministero, potrei farla marcire ad Azkaban per il resto dei suoi giorni.»
«Non permetto ad una Sanguemarcio di parlarmi in questo modo!»
«E a me non va di lavorare anche quando ho già finito il mio turno da un pezzo, perciò se ne vada immediatamente da questa casa o giuro che lo rimpiangerà.»
«Non mi faccio dare ordini da una Sanguemarcio!» protestò nuovamente, adesso infuriata, cercando di divincolarsi da Lily, nervosa e minacciosa.
«Basta, mamma!» urlò Sirius «Basta, va’ via!»
«Ingrato e traditore eri e ingrato e traditore sei rimasto, Sirius Orion!» ringhiò, puntando lo sguardo verso il figlio «Ero venuta ad offrirti di tornare a casa, di avere una vita migliore!»
«La mia vita va benissimo così, io ho già fatto la mia scelta undici anni fa.»
«Avrei preferito che morissi tu al posto di tuo fratello… O di quella creatura oscura che ti trascini dietro da anni.»
I tre amici restarono pietrificati alle parole velenose della donna, nella testa di Sirius vigeva il caos totale, pensò solo che anche lui avrebbe preferito morire al posto di Regulus o di Remus. Per la prima volta in ventotto anni si trovò in pieno accordo con sua madre.
Walburga sorrise, riuscendo ad allontanarsi da Lily e voltando le spalle ai tre giovani, fiera di essere perfettamente riuscita nel suo intento: destabilizzare Sirius, ridurre a brandelli la sua anima… come se già non fosse abbastanza spezzata dalle sofferenze.
Semplicemente uscì dalla casa con passo elegante, come se non fosse mai accaduto nulla, come se non avesse cruciato il suo stesso figlio o Lily non l’avesse minacciata di morte.
Né a Lily, né a James importò di lei in quell’istante, si precipitarono di Sirius che si reggeva appena in piedi, con lo sguardo basso e si torturava le dita con le unghie fino a farle sanguinare.
«Basta, Pads...» gli disse James con premura, prendendogli le mani tra le sue e cercando di guardarlo negli occhi. «Ha saputo di Rem e voleva solo girare il coltello nella piaga, non permetterle di farti del male ancora...»
«Ha ragione.» si limitò a confessare, stanco, colpito nel segno.
«Non ha ragione, Sir… Nessuno dovrebbe mai dire una cosa del genere.» lo rassicurò Lily, con una mano sulla sua spalla in segno di conforto. «Vai a riposare adesso, noi finiamo di preparare la cena e ti chiamiamo quando è pronto.»
«No, non ho bisogno di riposare.» mentì, consapevole che se fosse andato a dormire in quell’istante avrebbe avuto solo incubi.
«Non ti reggi in piedi, Sir, non mangi e non dormi da giorni… Ti prego, adesso che Rem è a casa riposa anche tu.» cercò di convincerlo James «Sei stato cruciato, non è il caso-»
«Sto bene, vi aiuto a cucinare.» disse, fingendo noncuranza e divincolandosi dalle loro premure per andare in cucina.
James e Lily si guardarono preoccupati, decidendo tacitamente di seguirlo, di non lasciarlo da solo per paura che potesse fare qualcosa di non troppo bello.
Così Sirius e James, ad un certo punto, si ritrovarono a pelare delle patate in un angolo della cucina, silenziosi e fintamente concentrati sul proprio lavoro… In realtà i pensieri di entrambi erano ben diversi dal cucinare.
«Prongs, volevo chiederti una cosa...» disse Sirius, non staccando lo sguardo dalla patata che stava pelando e continuando quel movimento meccanico.
«Dimmi.»
«Volevo chiedere…» iniziò a cercare le parole nella sua testa, che avevano sempre meno forma, che non volevano realizzare la situazione in cui si trovavano «Insomma, se tu e Lily potreste… rimanere qui, per un po’, fino a che...» Non lo avrebbe mai detto, non avrebbe mai pronunciato quelle dannate parole «È che non voglio stare da solo con lui in quelle condizioni, ho troppa paura che possa accadere qualcosa.»
«D’accordo, ne parlerò con Lily, vedremo se Bathilda potrà ospitare Harry per un po’... Io rimarrò, a prescindere.» James non esitò neanche un istante ad acconsentire, non avrebbe lasciato Sirius da solo in quei momenti per nessuna ragione al mondo.
Il legame che univa James e Sirius era molto più profondo di una qualsiasi unione di sangue, era qualcosa di molto più fraterno e viscerale, a tratti sembravano un’unica anima divisa in due corpi distinti.
«Grazie, James.» farfugliò Sirius «Mi aiuterai a scoprire chi ha fatto questo a Rem, vero?»
Fu una domanda che arrivò a bruciapelo, quasi tra le lacrime mentre il giovane Black aveva lasciato perdere la preparazione della loro cena, il suo volto pallido era una pura maschera di dolore e stanchezza.
«Certo che ti aiuterò, certo.» non ebbe bisogno di dire altro, semplicemente James accolse tra le braccia il suo migliore amico, lasciando che piangesse silenziosamente sulla sua spalla e accarezzando piano i suoi capelli spettinati.
Le indagini erano iniziate fin da subito, era stata Lily stessa ad insistere affinché venisse fatta giustizia ad un Lupo Mannaro e lei e una piccola squadra di Auror stavano conducendo le ricerche.
Ci mancò poco che Sirius svenisse tra le sue braccia e James sorrise triste, sorreggendolo con forza. Non stava bene come diceva. Affatto.
«Vieni, ti accompagno di sopra a riposare, non voglio sentire altre scuse.»

I giorni erano passati lenti, faticosi e colmi solo del dolore di Remus che si spegneva ogni giorno di più, Guaritori del San Mungo andavano e venivano per aiutare Sirius a prendersi cura di lui, con le pesanti flebo di antidolorifici che lo facevano dormire quasi tutto il giorno.
Ora Remus era attaccato ad un marchingegno babbano, che loro chiamavano “respiratore”, parlava solo con gli occhi nocciola e Sirius non si muoveva dal suo fianco, mai.
Aveva perso peso durante quelle settimane, era fragile come una foglia e forse sarebbe anche lui in punto di morte se James e Lily non provvedessero ai suoi bisogni primari. Sirius stava lentamente scomparendo assieme a Remus.
«Ti ho portato qualcosa da mangiare, Sir...» disse Lily, entrando piano nella camera, per non disturbare il riposo dell’amico.
«Grazie, Lils, lo mangerò più tardi.» le rispose, prendendo il piatto e poggiandolo sul comodino di fianco al letto.
«Harry mi ha detto di darti un abbraccio forte da parte sua.» gli comunicò la giovane, sedendo al suo fianco e lasciando una dolce carezza sulla mano di Remus.
Sirius sorrise genuinamente, con gli occhi che gli si illuminarono per un attimo nel ripensare al suo figlioccio.
«Dovremo riprendere i nostri pomeriggi insieme, gliel’ho promesso.»
«Non vede l’ora.»
Harry: al momento era era l’unico spiraglio di luce nelle vite dei tre amici, che ormai attendevano solo che Remus smettesse di soffrire, che pensavano soltanto a stare al suo fianco durante i suoi ultimi giorni, a provare a farlo ridere, a rendere i suoi dolori meno forti.
«Non avrei mai immaginato che morire fosse così dolce.» aveva sussurrato Remus qualche giorno prima, quando ancora aveva la forza di parlare. Ma Sirius non gli aveva risposto, stendendosi semplicemente al suo fianco e stringendolo forte tra le sue braccia.
Dopo aver lasciato una pacca sulla spalla di Sirius, Lily si alzò e fece per uscire dalla camera, forse sentendosi leggermente a disagio, come se stesse rompendo un momento di intimità.
«James sta per tornare, dice che vuole farsi una bella Burrobirra con te.»
Sirius annuì silenziosamente, lasciando che Lily uscisse dalla camera con lo stesso silenzio con cui era arrivata.
Pochi minuti dopo Sirius stava cambiando la flebo a Remus, sistemando i suoi cuscini e le sue coperte, accarezzava piano i suoi capelli puliti e profumati, merito della minuziosa cura che il giovane Black aveva nei confronti dell’amato. Il piatto con il cibo che Lily gli aveva portato era ancora intoccato.
Mentre era girato a sistemare la sacca con i medicinali, Sirius si sentì toccare il braccio: fu un tocco leggero, che sfiorò appena la sua pelle. Immediatamente si voltò, trovando Remus con il braccio teso che richiamava la sua attenzione.
«Dimmi, Moony.» gli disse, un po’ sorpreso e forzandosi un sorriso, mentre si accovacciava al suo capezzale stringendogli con amore la mano che lo aveva sfiorato.
Ma Remus si limitò a far un gesto con l’altra mano, indicando con un po’ di difficoltà la mascherina sul suo volto, che collegata al respiratore gli permetteva di respirare.
«Non posso togliertela, mi dispiace...»
Gli occhi di Remus si fecero supplicanti, il suo volto emaciato era quasi irriconoscibile, le labbra sottili erano secche e le sue cicatrici non erano mai state così evidenti e Sirius temeva davvero cosa sarebbe potuto accadere in una probabile luna piena con Remus in quelle condizioni.
Per quanto volesse averlo al suo fianco il più possibile non voleva rischiare di fargli patire un dolore ancora più grande.
«Cosa c’è, Rem?» gli chiese ancora e questa volta Remus allungo un braccio a fatica di nuovo, fino a toccare con le sue dita le labbra di Sirius. Comprese al volo la sua tacita richiesta. «Vuoi che ti baci?»
Il volto del giovane Lupin si distese in un sorriso sincero e annuì piano con il capo, stringendo un po’ di più la mano che Sirius aveva preso tra le sue, dandogli il suo consenso.
«D’accordo...»
Con delicatezza scostò piano la mascherina che Remus doveva portare su naso e bocca, quella che serviva a rifornigli l’ossigeno necessario per continuare a respirare, a prolungare ancora un po’ la sua agonia.
Posò lentamente le labbra sulle sue, con un tocco appena accennato le baciò, divenendo lui il suo ossigeno, la sua linfa vitale.
Fu un bacio lento e dolce, privo di ogni malizia e carico di disperazione. Forse, Sirius realizzò, sarebbe stato l’ultimo.
Gli aggiustò la mascherina al suo posto e lo vide sorridere, scostandogli i capelli dalla fronte bollente per lasciarvi sopra un altro bacio.
L’orologio segnava appena le tre del pomeriggio.

Qualche ora dopo Remus già non era più cosciente, due Guaritori del San Mungo erano arrivati a prestare soccorso finché non si sarebbe stabilizzato, ma il suo sonno pareva già troppo profondo per consentirgli di svegliarsi nuovamente. Lo avevano capito tutti, anche se i Guaritori non glielo avevano ancora detto apertamente.
Come se fossero in preghiera Sirius, James e Lily si erano riuniti attorno al letto di Remus, ad attendere i suoi ultimi respiri, per restare con lui fino alla fine. Sirius stringeva la sua mano e di tanto in tanto lasciava un bacio sulla sua spalla, sopra la maglia profumata che gli aveva cambiato giusto poco prima che stesse male.
James pareva combattuto tra il dolore che provava per Remus e la volontà di vigilare su Sirius, reprimeva tutto solo per restare lucido ed evitare che l’anima del suo migliore amico andasse in frantumi irrecuperabili.
Lily covava rabbia e lacrime, perché le ricerche che lei e gli altri Auror avevano condotto per rendere giustizia a Remus si erano rivelate totalmente inutili e lei non era ancora pronta a dirgli addio. Teneva il capo poggiato sulla spalla di James, attendendo l'inevitabile.
Nessuno dei tre si accorse davvero del momento in cui Remus aveva ufficialmente smesso di respirare, fu tutto dannatamente silenzioso e tranquillo, quasi dolce… come il giovane aveva detto solo qualche giorno prima. Sirius fu il primo a capire cosa fosse accaduto quando, piegandosi per baciare per l’ennesima volta la sua spalla si accorse che il suo petto era immobile. Un senso di vuoto lo pervase, fu come smettere di respirare, sentiva la nausea salire lungo il suo esofago. Lo scosse piano, con la voce rotta dal dolore: «Rem?» lo chiamò sottovoce, destando l’attenzione di James e Lily, che compresero al volo tutto ciò che era accaduto.
«Rem, mi senti?» calde lacrime iniziarono a scendere sulle guance di Sirius, mentre con un tacito accordo e una incredibile intesa James si era alzato dal suo posto per stringere tra le braccia l’amico e Lily era andata a chiamare i Guaritori che aspettavano fuori dalla camera.
Non ci fu il tempo di un ultimo addio, i Guaritori avevano chiesto con cortesia ai tre giovani di aspettare fuori dalla stanza mentre staccavano il corpo inerme di Remus dai macchinari: Lily e James si erano rifugiati in un angolo, stretti in un fitto abbraccio a mischiare le loro lacrime e consolarsi a vicenda; Sirius era seduto per terra, piegato in due dal dolore a singhiozzare così forte che ogni urlo sembrava potergli tagliare l’anima. Teneva la testa tra le mani, mentre i suoi lunghi capelli scuri gli coprivano il volto rosso e bagnato. James lasciò un bacio a Lily, prima di staccarsi dalla moglie, asciugarsi le lacrime e sedersi sul pavimento accanto all’amico, tirandolo verso di sé e stringendolo forte tra le sue braccia, prendendosi un po’ del suo dolore perché era lui in quel momento quello un po’ più forte.
Non provò neanche a consolarlo, sapeva che sarebbe stato solo snervante e non sarebbe servito a molto… semplicemente lasciò che Sirius si sfogasse, celando il suo pianto silenzioso, ignorando la sua voglia di urlare e maledire chiunque avesse ucciso Remus.
Nessuno di loro meritava tutta quella sofferenza, Sirius non meritava di vedersi strappata via la persona che più amava al mondo, lui e Lily non meritavano di veder morire il loro migliore amico.
Ma quella sofferenza passò in secondo piano: adesso suo fratello Sirius era diventato la sua unica priorità.

Sirius non seppe cosa gli diede la forza di rientrare nella loro casa dopo il funerale di Remus, si stupì di non essere crollato o morto direttamente quando tutto dentro quelle mura raccontava della loro vita insieme, dalle fotografie incantate sui mobili e sulle pareti, alle calamite sul frigo, all’arredamento che avevano scelto insieme anni prima.
Erano ancora vividi nella sua mente gli istanti di qualche ora prima, mentre teneva il suo corpo tra le braccia e lo vestiva con quegli abiti eleganti che ormai gli stavano troppo grandi. Poteva leggere la pace sul suo volto, nei suoi occhi chiusi, nelle sue labbra che sembravano piegate in un sorriso.
James non aveva lasciato il suo fianco neanche per un solo istante, ma era stato Sirius stesso a chiedergli di entrare da solo in casa: «Prima trovo il coraggio, meno sarà doloroso.» gli aveva detto e il giovane Potter aveva annuito, lasciandolo sulla porta di casa Black-Lupin.
Si strinse nella giacca, guardando la neve fioccare fuori dalla finestra, la fissò per minuti interi, incantato da quel movimento lento e aggraziato.
Solo dopo voltò lo sguardo verso la cucina e poté intravedere il piccolo calendario appeso al frigorifero, sul quale era segnata in rosso proprio la data di quel giorno: Sirius accarezzò piano quel numero e quel cerchio in rosso, sorridendo amaramente mentre una singola lacrima bagnava la sua guancia: quella notte ci sarebbe stata la luna piena.
Fu un po’ una beffa, celebrare il funerale di Remus poco prima della luna piena.
Sirius chiuse gli occhi, circondato dal silenzio assordante, facendo finta che presto Remus sarebbe tornato da Hogwarts e sarebbero andati alla Stamberga Strillante insieme.
Restò con gli occhi chiusi ancora un po’, a fantasticare su un futuro di cui era stato privato.
E così altre lacrime si unirono alla prima.
Silenzio.


 



 

Note d'Autrice:
C'erano tante cose che di questa storia non mi aspettavo, tipo di riuscire a pubblicarla in tempo o che avrebbe superato di gran lunga le quattromila parole (doveva essere una breve One Shot!), ma direi che sono abbastanza felice così.
Questa storia è stata scritta per la "In my time of dying Challenge" del Gruppo Facebook "Hurt/Comfort Italia Fanfiction e Fanart", che come sempre mi ispira con questi prompt che questa volta erano: 
"Genere Secondario: What if?. (28)
Extra: Qualcuno mente. (11)
Cosa succede?: Assumere. (23)
Cosa c’è?: Un caso da risolvere. (23)
Chi c’è?: Un genitore cattivo. (2)"
Ammetto di aver un po' l'amaro in bocca perché mi sarebbe piaciuto approfondire molto di più certi aspetti della storia, specialmente la figura di Sirius che oscilla da caretaker a secondo sick hahhahaha ma va bene così, valuterò in futuro di farci una long magari!
Vi ringrazio per aver letto, e ricordate che (anche se come me avete passato i 17 anni da un pezzo), domani è il Primo Settembre e si torna ad Hogwarts, vi aspetto al Binario 9 3/4!
A presto!
Merasavia Anderson.

 
   
 
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