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Autore: Agnes Fey    31/08/2020    0 recensioni
Immagino che tutti conosciate la storia di Robin Hood e dell'amore senza confini che lo legava a Lady Marian. Tutti certamente conoscete lo sceriffo di Nottingham, il principe Giovanni, re Riccardo Cuor di Leone e la sua Inghilterra. Conoscete Little John, Fra’ Tuck e i banditi che abitavano la foresta di Sherwood.
Tuttavia, quella che molti di voi non conoscono, č la vera storia a cui si č ispirato l'autore: dimenticatevi di Robin di Loxley e di Lady Marian Clare, sua compagna. No, non č di loro che voglio raccontare. Non sono loro i veri protagonisti.
La vera storia parla del principe Harry e dell’amore che lo lega al principe Louis. Degli ostacoli sul loro cammino, delle ingiustizie e di come, alla fine, il Bene trionfi sempre.
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[RobinHood!Larry] [Side pairing: Ziam]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Josh Devine, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I don't wanna make you feel bad
but I've been trying hard not to act a fool

 

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Immagino che tutti conosciate la storia di Robin Hood e dell'amore senza confini che lo legava a Lady Marian. Tutti certamente conoscete lo sceriffo di Nottingham, il principe Giovanni, re Riccardo Cuor di Leone e la sua Inghilterra. Conoscete Little John, Fra’ Tuck e i banditi che abitavano la foresta di Sherwood.
Tuttavia, quella che molti di voi non conoscono, è la vera storia a cui si è ispirato l'autore: dimenticatevi di Robin di Loxley e di Lady Marian Clare, sua compagna. No, non è di loro che voglio raccontare. Non sono loro i veri protagonisti.
La vera storia parla del principe Harry e dell’amore che lo lega al principe Louis. Degli ostacoli sul loro cammino, delle ingiustizie e di come, alla fine, il Bene trionfi sempre.
Ma ora basta tergiversare: è tempo di alzare il sipario e di lasciar che ognuno diventi attore della propria storia.


Doveva fare in fretta se voleva salvare entrambi.
Con una rapidità che non credeva di possedere, si caricò il compagno sulle spalle e si mise a correre fra le stradine polverose di quella città.
Una soluzione. Aveva bisogno di una soluzione e alla svelta.
I loro nemici giocavano in casa: conoscevano ogni scorciatoia e ogni granello di sabbia che ricopriva ogni cosa e rendeva tutto desolato e uguale, in quel luogo di battaglia e morte.
Alla fine, optò per la cosa più ovvia da fare: non era una soluzione definitiva, ma poteva fargli guadagnare tempo. Gli avrebbe permesso di riprendere fiato e controllare lo stato in cui versava il suo re.
Aumentò la velocità, corse verso il fondo della via, svoltò a destra, a sinistra e ancora a sinistra, cercando un luogo adatto per nascondersi. Poi lo vide, quello che doveva essere un negozio di stoffe, supplicò le sue gambe di non abbandonarlo e, in tutta fretta, ci si infilò. Si lanciò in un mucchio di rotoli di tessuto, accatastati in un angolo, e rimase in silenzio: il cuore che gli batteva a mille e il respiro che si rifiutava di calmarsi. Con delicatezza mise una mano sulla bocca di Louis e pregò con tutto se stesso che non si lamentasse proprio in quel momento.
Liam rimase così per quelli che parvero minuti interminabili. Sentì le voci e le armature dei soldati nemici. Li sentì sfondare porte e distruggere vasi. Strinse forte Louis a sé e pregò nuovamente che se ne andassero senza guardare sotto quel mucchio di stoffe. Strinse forte Louis a sé e ripensò alla promessa che aveva fatto a Harry.
Il rumore di passi lo riportò al presente e il generale Payne smise del tutto di respirare. Sentì i passi che si avvicinavano sempre di più e il suono della sua saliva che scendeva giù per la gola gli sembrò assordante. Proprio come il battere del suo cuore. Proprio come il respiro flebile e sofferente del suo re. Poi le stoffe sotto cui si erano nascosti vennero scostate e Liam vide solo pelle bruna e occhi dorati, prima di serrare le palpebre e attendere la loro fine.


Harry era seduto davanti al camino, un libro fra le mani, la calma nella postura e sul suo volto, ma la tempesta nel suo cuore. Non poteva permettersi di essere debole. Non ora che Louis era in Terra Santa a combattere una guerra che non voleva. Non ora che Louis era a Gerusalemme e i loro nemici stavano facendo di tutto per insidiare il trono che non si meritavano nemmeno di desiderare.
Non poteva mostrarsi debole, soprattutto davanti all’uomo che aveva varcato la soglia delle sue stanze in quel momento. Era entrato così, senza nemmeno chiedere il permesso.
-Serve qualcosa, sceriffo? In questo momento sono molto occupato...-
L’uomo fece ancora qualche passo verso di lui. Niall -suo fido consigliere, generale e amico- fu subito pronto ad affiancare il suo re.
Lo sceriffo sorrise maligno nella direzione del biondo e il sorriso non lo abbandonò nemmeno mentre pronunciava le parole che avrebbero mandato in frantumi il cuore del Re d’Inghilterra.
-Mio signore, porto notizie dalla Terra Santa…-
Con uno scatto repentino, il giovane sovrano chiuse il libro e si alzò, raggiungendo con passo pesante il suo luogotenente.
Dei rovi a comprimergli il cuore.
Un macigno a schiacciargli il petto.
Una vipera a torturargli le viscere.
E un solo nome nella mente: Louis.
Lo sceriffo fu abile a captare la debolezza dietro la facciata stoica. Il suo sorriso si allargò e la stoccata arrivò dritta e precisa. Mortale.
-Re Louis…-
Harry non voleva sentire. Non voleva sentire le parole che Xander, avido sceriffo della sua amata Nottingham, stava per pronunciare. Avrebbe voluto gettarsi ai suoi piedi e supplicarlo di non dire quelle parole. Se non le avesse dette non sarebbero diventate reali. Non avrebbero fatto così male.
Non lo avrebbero ucciso.
Ma Xander non si fermò: godendo fino all’ultimo della sofferenza del giovane davanti a sé, si prese tutto il tempo necessario a fomentare il dolore e, solo alla fine, scoccò il dardo avvelenato.
-Mi dispiace, mio signore: re Louis è un eroe della nostra patria. Come lo è il fedele Liam, caduto con lui. Non sarà dimenticato, né lui né il bene che ha fatto per l’Inghilterra.-
Gli occhi di Harry si sgranarono e si allargarono folli di dolore.
Il sorriso dello sceriffo, al contrario, si allargò, folle di compiacimento.
Un attimo: il tempo necessario a Niall per realizzare la situazione e girarsi verso il suo sovrano. Il tempo necessario per allungare le forti braccia e impedire che il corpo privo di sensi del Giusto Sovrano d’Inghilterra rovinasse a terra.

“-Ma, madre! Io non voglio sposare uno zotico principe scozzese!-
La regina Anne sbuffò, piacevolmente divertita dal discorso melodrammatico e ribelle del figlio.
-Harry, tesoro, non lo devi per forza amare: è un matrimonio di convenienza. Serve ad impedire altre guerre. E ora, da bravo: comportati bene e sii educato davanti al tuo futuro marito.-
Il principino mise un broncio adorabilissimo, ma si lasciò condurre docilmente nella sala del trono, dove gli ospiti attendevano.
Era veramente intenzionato a fare il guastafeste e a tenere il broncio per tutto il ricevimento. Poi, però, aveva varcato la soglia e i suoi smeraldi, eredità del lignaggio di sua madre, ritta e fiera dietro di lui, avevano incontrato due polle di oceano: profonde e bellissime.
Il broncio aveva lasciato spazio allo stupore e le gote si erano colorate di rosso.
Aveva visto quella che doveva essere la regina di Scozia, dare una piccola spinta al proprietario di quegli oceani immensi. Aveva visto il bambino incespicare verso di lui. Lo aveva visto voltarsi per fissare male sua madre e aveva sofferto la mancanza di quegli occhi su di sé. Poi si era girato di nuovo verso di lui e il sole era tornato a splendere. Infine, gli aveva porto il suo dono con mani sicure.

-Io sono il principe Louis e questo è un dono per te.-
Harry aveva fissato il piccolo pacchettino, indeciso se prenderlo e fidarsi o correre dietro le gambe di sua madre a nascondersi.
-Non mordo, sai? Ed è una cosa davvero bella, anche se non è bella come te.-
Il bambino aveva sussultato, arrossendo ancora di più. Piano aveva alzato il volto per potersi specchiare ancora una volta in quegli occhi che erano in grado di calmarlo e incatenarlo e, su quel volto poco più maturo del suo, aveva trovato un dono ancora più prezioso dell’anello che custodiva la scatola: il sorriso sincero di Louis.”

Il re d’Inghilterra si svegliò di soprassalto in quella che riconobbe, dopo un attimo di smarrimento, come la sua camera da letto. Si sentiva stanco, si sentiva la febbre e avrebbe solo voluto avere suo marito accanto.
Louis
Calde lacrime sgorgarono come torrenti in piena quando il ricordo delle parole dello sceriffo lo investì. Si sentiva soffocare e si portò le mani alla gola. Si mise a grattare e a raspare, con le lunghe dita che tanto piacevano a suo marito, nel tentativo di liberarsi di quel cappio. Continuò fino a che delle mani amiche gliele allontanarono e gli impedirono di aggravare i graffi rossi che si era procurato. Harry aveva alzato il volto verso quello di Niall, i loro occhi si erano incontrati: verde nell’azzurro.
Ma quello non era l’azzurro di Louis.
I suoi occhi si fecero vacui e l'irlandese fece appena in tempo a stringerlo fra le sua braccia prima che le lacrime riprendessero a scendere copiose.


L’aria era fresca e sapeva di sale. Il sole era solo un piccolo puntino all’orizzonte, pronto a nascere e a inondare tutto con la sua luce calda. Presto le acque scure sarebbero diventate azzurre e limpide. Proprio come i suoi occhi. E proprio come i suoi occhi sarebbero state inquiete e alla continua ricerca di terra su cui infrangersi.
Erano mesi che stavano viaggiando in quel mare, passando di città in città, comprando e vendendo merci. Parlando con gente che mai si sarebbe sognato di incontrare. Aveva imparato nuove lingue, ma mai aveva scordato la sua patria e l’amore della sua vita che lo aspettava là.
Se l’erano promessi. Si promessi che si sarebbero ritrovati. E lui non aveva dimenticato. Non aveva dimenticato quelle parole sussurrate, le lacrime salate che scendevano dai bellissimi occhi verdi e le labbra rosse torturate dai denti che lo baciavano fra una supplica e l’altra. Era stato quello a farlo resistere per dieci lunghi anni. Era stato quello a farlo tornare dalla morte quando tutti, perfino il suo fedele compagno d’armi, lo credevano spacciato.
Lentamente si girò a cercare il suo generale. Un sorriso si dipinse sul suo volto nel vederlo dormire fra le braccia del mercante che li aveva salvati. Erano partiti convinti di trovare solo morte e distruzione e, invece, il suo amico aveva trovato l’amore. Ed entrambi avevano trovato rifugio e salvezza. Ricordava ancora come il ragazzo moro li aveva accolti senza dire una parola. Ricordava ancora come aveva corteggiato il suo amico e come, a poco a poco, i due erano entrati in sintonia e si erano innamorati.
Sorrise di nuovo e ritornò a guardare la distesa salata davanti a sé. E finalmente la vide: la sua amata patria era lì, davanti a lui che lo attendeva. Una lacrima sfuggì solitaria dai suoi occhi. Ancora poche settimane di viaggio e finalmente sarebbe stato a casa: a Nottingham.
Con uno scatto si tirò su il cappuccio del mantello fino a celare completamente il suo viso ormai maturo e raggiunse i suoi compagni. In quel momento, il vento gonfiò il mantello. Un mantello verde come gli occhi dell'amore della sua vita.


Entrarono in città con il carro ricolmo di mercanzia aspettandosi la calca di gente intorno a loro. Tuttavia, ciò che trovarono fu solo miseria e inferno. Non era quella la città che aveva lasciato. Non era quello che si aspettava di trovare
-Chiedo scusa…- chiese ad un vecchio che passava lì vicino -questa è Nottingham?-
Il vecchio alzò lo sguardo stanco su di lui, cercando di studiarlo. Poi tristemente annuì.
L’uomo non poteva credere ai suoi occhi. Guardò i suoi compagni di viaggio, in particolare il suo generale, e lo trovò sconvolto quanto lui. Deglutì a fatica per la paura e alla fine fu l’amico a porre la fatidica domanda.
-È stato re Harry a fare questo?-
Il vecchio negò e indicò con il dito ossuto un manifesto. L’uomo con il cappuccio smontò agilmente dal carro, corse verso il pezzo di carta e lo strappò dalla parete a cui era affisso. Sbiancò mentre lo leggeva e le sue mani iniziarono a tremare quando il vecchio precisò:
-È stato il principe Simon di Scozia, zio del defunto re Louis. Si sposeranno fra qualche mese, ma già crede che il regno sia suo. Re Harry…sta facendo del suo meglio per il nostro bene. Se non ci fosse lui saremmo già tutti morti.-
Il liscio strinse il manifesto talmente forte da romperlo e, accecato dalla rabbia e dal tradimento, interruppe bruscamente il vecchio per rivolgersi al suo compagno d’armi.
-Ci accamperemo nella foresta e domani andrò a fare visita a quell’uomo.-
Il castano annuì e guardò sconsolato il suo signore che balzava agilmente sul carro e dava direttive per evitare le guardie reali che infestavano tutta la città. Il sentimento di vendetta che bruciava nei suoi occhi come i fuochi nelle strade di Nottingham.


Fra’ James era comodamente seduto nel confessionale, in attesa della successiva anima in cerca di perdono e salvezza. O anche solo di un aiuto. Fra’ James sapeva che, ormai, a quell’ora della notte, non sarebbe arrivato più nessuno dei suoi fedeli abituali, ma che sicuramente sarebbe arrivato uno dei suoi fedeli speciali. Ecco perché era ancora lì. Ed ecco perché non si stupì nel veder entrare, attraverso la grata che lo divideva dall’altro cubicolo, un uomo incappucciato.
-Figliolo…-
pronunciò appena prima che l’altro lo interrompesse bruscamente.
-Non so cosa sia successo in questi dieci anni, ma avrò la mia vendetta e avrò bisogno di uomini. Non so cosa sia successo, ma spero ancora di potermi fidare di lei, Fra’ James. La attendo al fortino della foresta. Sono pronto a tutto per ottenere ciò che voglio e sono addestrato a tutto, quindi niente scherzi. Venga da solo e non dica niente a nessuno. Voglio solo parlare.-
Fu un attimo, un fruscio di stoffa verde e la porta della chiesa che si chiudeva, lenta e cigolante. Fra’ James guardò per diversi attimi in quella direzione. Il cuore che batteva a mille e la gioia che voleva traboccare da lui. Si aspettava la visita di un re e invece aveva ricevuto la visita di un altro re. Un re che credevano morto. Fece un piccolo salto di esultanza, prima di ricomporsi e guardare verso l’enorme crocifisso in legno, scusandosi con il suo Dio. Tossicchiò e decise di ritornare nel suo confessionale, il cuore più leggero e la speranza che tornava a riempirlo.


Il mattino seguente, il frate si ritrovò a camminare per quel sentiero che tante volte lo aveva visto passare in compagnia dei due principini che giocavano felici, e di Paul, il precettore del giovane Harry. Ricordava perfettamente la strada per arrivare al fortino, quindi si calò meglio il cappuccio sulla testa e si mise a recitare solerte il rosario e le lodi. Era talmente assorto dal suo declamare versi che non si accorse della figura che lo seguiva, finché questa non gli balzò alle spalle e lo afferrò al collo.
-Dammi tutti i tuoi averi, vecchio. Altrimenti…-
Fra’ James cominciò a sudare freddo, indeciso su come agire: avrebbe potuto dare quel poco che aveva allo sconosciuto e pregare che se ne andasse; oppure contrattaccare, ma non aveva visto bene l’avversario e non sapeva come sarebbe potuta finire. Piano deglutì, tentando di valutare tutte le sue opzioni, mentre cercava di prendere tempo.
-Non ho denaro con me: sono solo un umile frate che passeggia e prega circondato dalla natura.-
L’aggressore alle sue spalle ridacchiò.
-Certo certo. Se non mi darai tutti i tuoi averi io…ti ruberò i vestiti come quando ero piccolo e facevamo il bagno nel fiume.-
Fra’ James sussultò, sempre più confuso, finché il ricordo di un monello dai capelli castani e gli occhi nocciola gli balzò alla mente facendolo sorridere e poi...diventare paonazzo. Con uno scatto si voltò e con il breviario iniziò a percuotere il povero bandito.
-Tu! Brutto screanzato che non sei altro! SI TRATTA COSÌ IL POVERO FRA’ JAMES!? È QUESTO IL TUO RINGRAZIAMENTO, LIAM? NON SEI CAMBIATO PER NULLA IN QUESTI DIECI ANNI! TE. LA. DO. IO. UNA. LEZIONE.-
Il povero Liam fu costretto a portarsi le braccia sulla testa per difendersi da quell’assalto e a supplicare l’uomo di fermarsi, ma il frate continuò, finché non fu soddisfatto. Poi, con il fiatone e la faccia ancora rossa, tirò a sé il giovane uomo che aveva davanti e lo strinse in un abbraccio stritola-ossa, sussurrandogli
-Portami da quel caso disperato del tuo re: dobbiamo parlare di cose importanti.-
Quando raggiunsero il fortino, Louis era intento a scaricare rabbia e frustrazione spaccando legna e cercando di rimettere in sesto il vecchio rifugio che era stato il luogo segreto suo e di Harry.
-Ti strapazzerai per nulla. Vorrei ricordarti che nemmeno tu sei più tanto giovane ormai…-
Il re sussultò a quella voce e subito gli corse incontro.
-Fra’ James! Che piacere. Sono contento tu sia venuto e sono contento tu sia ancora in forze.-
Il frate sorrise e si lasciò condurre verso due tronchi adibiti a panchine. I due restarono a fissarsi per qualche istante e alla fine, l’uomo più anziano disse
-Bentornati a casa, soprattutto a te mio signore, non perché non voglia bene al giovane Liam, ma perché, da quando te ne sei andato, è diventato terribile vivere a Nottingham.-
Louis sospirò e abbassò lo sguardo fissandosi le mani.
-Casa…-

“-Dai, Lou! Corri! Devo farti vedere una cosa.-
Harry corse con un’abilità che Louis non credeva possibile in quel principino tutto goffaggine e ruzzoloni. Corsero, mano nella mano, fra cespugli e sentieri, e alla fine arrivarono.
-Wow…- esclamò semplicemente il principe di Scozia spalancando i suoi occhioni blu.
-Ti piace? È il mio fortino segreto. È qui che vengo quando non voglio fare gli esercizi con Paul. Anche se poi lui mi trova sempre…, ma non è questo il punto! Da oggi è anche tuo, se lo vuoi.-
Louis guardò meravigliato il fortino sull’albero di fronte a sé e poi gli occhi smeraldini del suo futuro sposo. Velocemente si fiondò sulle labbra del più piccolo e le baciò teneramente.
-Grazie! È bellissimo!-
Poi, altrettanto rapidamente, si arrampicò sulla scala di corda che aveva fatto scendere, lasciando lì il giovane principe d’Inghilterra, rosso in volto e con le dita a sfiorarsi le labbra.”

-Terra chiama re Louis!-
Il giovane si riscosse dai suoi pensieri e diventò bordeaux davanti ai sorrisi sornioni di Liam e Fra’ James.
-Stavi pensando a Harry, vero?- chiese sicuro di sé, il frate.
Louis alzò lo sguardo duro su di lui e sorriso e rossore scomparvero immediatamente.
-No, non stavo pensando a quel traditore che sta per sposare mio zio e sta lasciando morire di fame i suoi sudditi.-
-Louis…hai sentito cosa ha detto l’anziano…-
Il liscio lanciò il coltello, con cui si era messo a scortecciare rametti, nella direzione del suo migliore amico, interrompendolo.
-Basta così, Liam! Raggiungi Zayn e ultimate i preparativi.-
Il castano rimase per qualche attimo a fissare il suo re, ma alla fine cedette e decise di non protestare. Fra’ James osservò per tutto il tempo quei giovani uomini, così simili ai ragazzacci che aveva visto crescere, ma estremamente cambiati dalla guerra. Fu solo quando il generale Payne si fu allontanato che decise di parlare.
-Liam ha ragione: se non fosse stato per Harry il popolo sarebbe già morto, ma so che non crederai alle mie parole…- piano si alzò spazzolandosi il saio -vieni questa sera nei pressi della chiesa. Osserva quello che succede per strada. Poi, quando sarà il momento, infilati al mio posto nel confessionale e resta ad ascoltare senza dire nulla. Forse così capirai davvero quello che è successo mentre eri via.-
Il re guardò il frate che scompariva attraverso il folto dell’amata foresta di Sherwood, infine si alzò e con un moto di stizza, estrasse il pugnale dal legno e riprese ad intagliare frecce.


Il vecchio mendicante stava osservando, in disparte, il gruppo di bambini che correva e giocava fra le strade sporche e fangose della città, lo sguardo perso nei ricordi di quando quelle strade erano pulite e la vita era migliore.
Poi la vide: una figura incappucciata, coperta da un pregiato mantello di lana blu. Vide tutti i bambini che correvano verso di lui e ne riconobbe i gesti e il portamento. Non avrebbe mai potuto dimenticarli. Lo vide chinarsi e tirare fuori da un cestino delle piccole pagnotte ancora fumanti. Il profumo arrivò fino a lui e la mente lo ricondusse alle cucine del castello, ma la sua attenzione fu catturata di nuovo dai gesti di quella figura tanto amata.
Vide le sue mani grandi e affusolate prendere il pane e spezzarlo davanti alla visino incantato di uno di quei bambini sporchi di terra. Vide il piccolo sorridere davanti a quella meraviglia, prendere il suo regalo e scappare via, imitato immediatamente da tutti i suoi amici.
Fece per intrufolarsi in chiesa, confuso e allo stesso tempo orgoglioso di ciò che aveva visto, ma la voce roca della figura ammantata lo bloccò sul posto.
-Buon uomo! Aspettate! È avanzato del pane. Non è molto, lo so, ma prometto che farò il possibile perché le cose migliorino.-
Con abilità gli piazzò fra le mani quel tesoro ancora caldo e poi, tirandosi vicino il mantello, corse nella direzione di una donna con in braccio un bambino. L’uomo guardò la scena e, veloce, si infilò nel confessionale al posto di Fra’ James. Non ci volle molto prima che l’altra porta cigolasse e la figura ammantata di blu si inginocchiasse davanti alla grata. Louis aprì lo sportellino e rimase immobile lasciando che l’altro parlasse.
-Padre…non so quanto ancora riuscirò a resistere. Il popolo sta sempre peggio ogni giorno che passa e a palazzo le cose non sono molto migliori. Che cosa starà pensando di me il mio defunto marito? Sono un re incapace che non sa proteggere il suo popolo e la sua gente. So che sposare il principe Simon non servirà a niente. La promessa lo ha tenuto buono per qualche mese, ma ora…ieri è addirittura arrivato a minacciarmi che avrebbe fatto del male alle gemelle se non mi fossi concesso a lui. ...l’ho fatto... Mi sento sporco e sento di aver tradito la memoria di mio marito, ma non posso permettere che faccia del male alle sue sorelle. Alla nostra famiglia. Fra’ James…-
Un singhiozzo e Louis sapeva bene che le lacrime avevano iniziato a sgorgare come cascate dagli smeraldi di suo marito. Strinse i pugni, conficcandosi le unghie nei palmi e facendoseli sanguinare. Si costrinse a rimanere fermo quando tutto ciò che voleva era abbracciare il suo amato e rassicurarlo che lui era lì e che tutto sarebbe andato bene. Rimase immobile mentre Harry riprendeva a parlare con la voce rotta dal pianto.
-Mi manca così tanto il mio Lou... Mi manca così tanto che avrei solo voglia di porre fine alla mia vita e raggiungerlo. Ho perso il conto di quante volte Niall me lo abbia impedito, ma ora so cosa devo fare per fermare Simon. L’Inghilterra non dovrà più subire le sue angherie. Agirò nel giorno delle nozze, davanti a tutti, poi, di me, potrà essere quel che dovrà essere.-
Louis sentì la porta del confessionale che sbatteva dietro le spalle di suo marito, poi il portone della chiesa che si chiudeva cigolando. Solo allora si accorse di star piangendo. Solo allora si ricordò del pane che suo marito gli aveva donato mentre era sotto le mentite spoglie del mendicante. Lo prese, lo addentò e i suoi denti incontrarono qualcosa di duro. Subito le sue dita si infilarono nella mollica ancora calda e ne estrassero una moneta d’oro.
Rapido, come l’addestramento e la guerra gli avevano insegnato ad essere, corse al fortino dove trovò Liam e Zayn ad aspettarlo. Con un colpo secco mise la moneta e il pane sul tavolo.
-Harry, il mio Harry, lo ha dato al mendicante senza sapere chi fosse e lo ha distribuito ai bambini e alle persone bisognose…-
Si sedette pesantemente sulla sedia e si portò le mani fra i capelli, appoggiandosi stancamente con i gomiti al tavolo. Raccontò loro della confessione che suo marito aveva fatto a quello che pensava fosse Fra’ James e infine decretò:
-Dobbiamo agire. Dobbiamo contattare Niall. Dobbiamo mettere in piedi la resistenza e dobbiamo farlo alla svelta: non posso permettere che mio zio continui così. Domani stesso andremo a palazzo.-


Harry entrò furtivamente nelle sue stanze. Si tolse il mantello e lo porse a Paul che lo attendeva impaziente e preoccupato.
-Bentornato, mio signore. Le ho preparato un bagno caldo. Com’è la situazione in città?-
Il ragazzo abbassò gli occhi e sospirò sconsolato.
-Non bella, Paul…è sempre peggio. Niall? Le ragazze? Il…il bastardo?-
L’uomo sorrise mentre aiutava il suo signore e allievo a spogliarsi e ad entrare nella tinozza.
-Niall è al forno da Barbara, ma tornerà fra poco. Le ragazze sono nelle loro stanze e il bastardo sta ancora russando grazie al sonnifero che gli avete fatto mettere nel cibo: era una dose bella pesante e non si sveglierà fino a domani mattina. Xander e Ben sono di ronda in città.-
Un altro sospiro e il riccio affondò nella tinozza fino al naso, lo sguardo perso a fissare l’acqua e le mani che giocavano con la schiuma bianca e profumata. Lo stesso tipo di sapone che usava il suo Louis. Lo stesso profumo.
-Bene, continueremo così: se riesco a farlo dormire ogni notte fino al matrimonio e riesco a disfarmi di Xander e Ben, forse abbiamo qualche possibilità di portare a termine il piano. Che Dio ce la mandi buona. Mi ha già portato via mio marito, non può farmi anche questo...-
Con lentezza si fece forza sulle braccia e uscì dalla tinozza, accettando il panno che il suo maestro gli stava porgendo. Anche quello sapeva di Louis. Sapeva di casa.

Era quasi giunto in prossimità della sua camera da letto quando, in fondo al corridoio, aveva visto due figure davanti alla sua porta. Per un attimo, temette potessero essere gli scagnozzi di Simon ed iniziò a tremare, ma non poteva permettersi di farsi vedere spaventato e colpevole davanti a loro. Racimolando tutto il suo autocontrollo, raddrizzò le spalle e alzò il viso fiero e impassibile, calmando il passo e rallentando l’andatura. Poi le figure lo notarono e reagirono in un modo che lui non si sarebbe mai aspettato: gli corsero incontro e lo abbracciarono stretto.
Solo allora si accorse che quelli non erano Ben e Xander che lo aspettavano perché lo avevano scoperto. No. Fra le sue braccia c’erano Phoebe e Daisy, le gemelle di casa Tomlinson: le sorelle più piccole di Louis.
-Ehi, tesorini, cosa ci fate ancora sveglie?-
Le due ragazzine alzarono il loro sguardo, così simile a quello di Louis, su di lui e lo abbracciarono ancora più stretto.
-Possiamo dormire con te?- chiese Phoebe -Così il vecchio mostro puzzone non verrà a darti fastidio.- completò Daisy.
Harry rise davanti al nomignolo che le ragazze avevano dato da bambine allo zio e che non avevano mai perso l’abitudine di usare. Una lacrima sfuggì dal suo sguardo, ma lui fu pronto ad asciugarla e a rispondere.
-Va bene, potete dormire con me nel letto grande.-


Niall tornò qualche ora dopo e subito si recò nella camera del suo migliore amico e sovrano a controllare che tutto fosse apposto. Lo trovò placidamente addormentato fra le gemelle che lo stavano abbracciando come se così potessero tenere lontano da lui tutti i mali del mondo. Erano proprio delle Tomlinson. Uguali a Louis.
Louis
Strinse forte la pergamena che Barbara gli aveva consegnato per conto di Fra’ James. Era rimasto sconvolto quando aveva letto che il suo signore e Liam non solo erano vivi, ma erano anche tornati a Nottingham. Era stato d’accordo con il frate che Harry per ora non dovesse saperlo: prima avrebbero messo in piedi la resistenza e poi gli avrebbero confessato tutto. Non importava se si sarebbe arrabbiato e se li avesse fatti giustiziare, conoscevano il loro re e sapevano che avrebbe potuto agire in modo ancora più sconsiderato di quello che già faceva. Sorrise di nuovo alla vista di quelle tre figure addormentate e piano chiuse la porta entrando nella sua camera, adiacente a quella del riccio. Si sedette alla scrivania, scribacchiò un messaggio veloce, lo arrotolò e poi si diresse verso il trespolo dove due occhioni arancio lo stavano fissando curiosi.
-Ciao, bello! Ho un lavoretto per te: devi consegnare questo messaggio al fortino. Ti ricordi la strada?-
Il bellissimo gufo reale si girò con la testa verso la finestra, attese che il suo padrone finisse di legargli il pezzetto di carta alla zampa, poi spiccò il volo nella notte stellata di Nottingham.

Louis era seduto a gambe penzoloni sulla torre di vedetta del fortino quando vide un’enorme macchia scura planare su di lui. Subito prese arco e frecce pronto ad abbattere un’eventuale minaccia dal cielo, ma la macchia si abbassò, lenta ed elegante, e il re dei banditi riconobbe la figura fiera e piumata del gufo di Niall. Fece il fischio di richiamo e si scostò leggermente dalla ringhiera permettendo al pennuto di atterrare.
-Ehi, Anacleto, amico mio! Come stai? Ti manda Nialler?-
Per tutta risposta il rapace allungò la zampina e attese. Attese che Louis leggesse il messaggio del suo padrone. Attese che gli portasse qualcosa da mangiare e attese che scrivesse un breve messaggio di risposta. Poi come era venuto se ne andò lasciando Louis colmo di speranza e fiducia.

Anacleto tornò con la risposta che Niall attendeva e si appollaiò sul suo trespolo in attesa di una ricompensa. Il biondo srotolò il bigliettino e scoppiò a ridere come non faceva da tempo: gli era proprio mancato quel puzzone di uno scozzese! Soddisfatto, diede dei bocconcini di carne al suo fido messaggero e finalmente si coricò.


Il re d’Inghilterra si svegliò con gli urletti eccitati delle sue adorate cognate. Come un gatto, si sfregò gli occhi e con la voce ancora impastata dal sonno chiese:
-Che succede?-
Le gemelle saltarono immediatamente sul letto.
-Ѐ arrivata una carovana di mercanti!- -Hanno delle stoffe bellissime!-
Lo guardarono con quegli occhioni a cui non sapeva dire di no.
-Scendiamo a vedere cosa c’è? Per favore!-
Il riccio sbuffò e poi sorrise.
-E va bene! Vestiamoci e scendiamo! Ma andate ad avvisare anche le altre che se scoprono che siamo scesi senza di loro poi sono guai.-
Le due ragazzine lanciarono ancora qualche urletto e corsero a cambiarsi e ad avvisare le sorelle. Harry sorrise di nuovo e poi si affacciò alla finestra guardando quello spettacolo. Di colpo si fece scuro in volto pensando alla sua gente che moriva di fame.
-Non puoi darti colpa di tutto, lo sai: farà bene anche a te distrarti e poi chissà…vengono dall’Oriente, magari hanno proprio la versione de “Le mille e una notte” che stai cercando.-
Il re d’Inghilterra sorrise sentendo le parole dell’amico e la sua mano che si appoggiava sulla sua spalla. In tutta fretta si cambiò aiutato da Niall e raggiunse sua sorella e le cognate che già stavano correndo incontro al carro ricolmo di merci.


Zayn se ne stava seduto rigidamente sul carro al fianco di Liam. Avrebbe dovuto comportarsi come suo solito e cercare di vendere la merce giusta al prezzo giusto. Eppure, era agitato alla sola idea di conoscere le sorelle di Louis e quello che era l’amore della sua vita.
Aveva sentito spesso parlare di tutte quelle persone, ma non era pronto ad incontrarle così.
Non era pronto ad incontrare le sorelle di Louis, tutte così simili a lui. Non era pronto ad incontrare Gemma, la sorella maggiore di re Harry e compagna di Charlotte, la secondogenita dei Tomlinson. Non era pronto ad incontrare Niall, che fece loro l’occhiolino senza farsi notare dagli altri. Ma soprattutto, non era pronto ad incontrare Harry: quello sguardo verde che avrebbe dovuto essere pieno di vita e giovinezza, che in realtà era spento e stanco, come quello di una persona anziana che ne aveva viste e subite troppe.
Si fece coraggio e scese, prendendo la mano del suo compagno.
-Benvenuti al palazzo reale. Che cosa avete da offrire?-
Zayn fu grato che, almeno la voce del re, fosse ancora quella di un giovane di 25 anni.
-Grazie a voi per l’accoglienza. Abbiamo tutto ciò che potreste desiderare. E nell’ostello dove alloggiamo abbiamo ancora altra merce.-
Il re sorrise cordiale e si avvicinò al giovane mercante, mentre le donne di casa valutavano quella stoffa o quel profumo o quel ninnolo.
-Hal eindak kutib ayda?- (avete anche dei libri?)
Il moro si girò di scatto verso il riccio che in quel momento gli stava sorridendo di nuovo, felice di aver creato stupore e panico nel nuovo arrivato. Zayn sentì Liam ridacchiare poco più in là e lo stesso vide fare a Niall. Quei bastardi: non lo avevano avvisato che il re sapesse parlare la sua lingua. Decise comunque di fare buon viso a cattivo gioco e rispondere in arabo.
-Im ‘akun ‘aerif ‘ana almalik yatakalam alearabiati.- (non sapevo che il re parlasse arabo).
Gli occhi di Harry brillarono d’emozione e orgoglio.
-Sì, un buon re deve essere anche un buon diplomatico e un buon diplomatico parla molte lingue. Mia madre ha insistito molto perché io e mia sorella fossimo istruiti soprattutto in questo.-
Lo sguardo smeraldino si spostò poi sul carro assalito dalle donne dalla sua famiglia e il moro sentì la mancanza di quello sguardo benevolo e protettivo su di sé. Immediatamente cercò quello rassicurante di Liam e si ritrovò a pensare a che inferno dovesse essere stato per Louis e Harry rimanere lontani per così tanti anni. Fu riportato al presente dalla domanda ben precisa che gli fu posta.
-Vi fermerete qui per molto?-
Il mercante sospirò.
-Mi sarebbe piaciuto mettere su bottega in questa città. Ne avevo sentito parlare bene, ma mi hanno detto che ultimamente lo zio del vostro defunto marito ha alzato le tasse e che il vostro sceriffo è molto irritabile.-
Lo sguardo del re si spense e il suo volto si fece scuro.
-Purtroppo è così..., ma è anche mio compito rimettere in sesto questa città e questo regno e ci sarà bisogno di mercanti come voi quando tornerà tutto alla normalità, quindi permettetemi di offrirvi un alloggio con una bottega qui vicino. Sarete sotto la mia protezione e sarete intoccabile. In cambio…riuscireste a procurarmi una delle prime edizioni illustrate de “Le mille e una notte?”-
Zayn sorrise e strinse la mano del giovane davanti a sé.
-Affare fatto, potrei proprio avere quello che fa al caso vostro...-
Entrambi chiamarono a sé i loro accompagnatori.
-Niall, fa vedere al compagno del signor…?- -Malik.- Harry annuì grato -...del signor Malik, la bottega vicino a quella di Babs. Spargi la voce che sono sotto la mia protezione e che hanno i miei favori: nessuno deve toccarli o subiranno la mia ira.-
Il biondo annuì e fece cenno all’uomo con il mantello di seguirlo, mentre il re d’Inghilterra e il mercante d’Oriente ritornarono ad occuparsi delle signore di casa.

Solo quando Niall si chiuse la porta alle spalle, Liam poté togliersi il suo travestimento.
-Generale Horan, è un vero piacere vederla sano, in forze e da quello che ho capito pure impegnato.-
L’irlandese ridacchiò.
-Il piacere è mio, generale Payne, visto e considerato che pensavamo che lei e lo scozzese foste morti. E se non ho visto male, anche lei è tornato dalle crociate decisamente e felicemente in compagnia.-
I due uomini rimasero a fissarsi per qualche attimo, poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo e si fossero visti solo la sera prima, scoppiarono a ridere e si abbracciarono forte.
-Bentornato a casa, Liam. Mi dispiace per l’accoglienza poco calorosa, ma come hai potuto vedere, abbiamo un sacco di problemi. Soprattutto dopo quello che abbiamo scoperto recentemente. Harry è passato dall’essere folle di dolore per la perdita di suo marito a meditare vendetta.-
Il castano guardò l’amico stranito.
-Scoperto di recente?-
Niall piegò le labbra in un sorriso amaro.
-Sì, lo stesso Harry ha sentito il bastardo parlare con i suoi galoppini della “questione del re defunto” e ha scoperto che il vostro omicidio è stato commissionato da Simon stesso.-
Liam trasalì guardando Niall dritto negli occhi, alla ricerca di menzogna e scherzo, ma quello che trovò fu sincerità e...dispiacere, forse? Non lo sapeva nemmeno lui.
-Bè…non è andato molto bene come omicidio. Vero: Louis ha rischiato davvero di morire da quanto era ferito, ma ci siamo salvati anche grazie all’aiuto di Zayn.-
-Quindi si chiama così il tuo bel tenebroso?-
Il generale Payne annuì felice.
-Bene, ci sarà occasione migliore per conoscerlo, ma parliamo di cose serie: questo edificio è proprietà diretta di Harry e Gemma, quindi qui, Simon e i suoi lecchini non hanno alcun potere. Alla bottega vicino c’è la panetteria della mia Barbara: è lei che sta aiutando Harry a distribuire il pane e fa da tramite tra me e Fra’ James, quindi potete chiedere a lei qualsiasi cosa. Io resterò in contatto con Louis al fortino tramite Anacleto. Per quanto riguarda gli uomini…lascia fare a me: ci sono ancora molti dei soldati che sono fedelissimi di Harry e del re “defunto”. Se metto in giro la giusta voce nel modo giusto, il gioco è fatto. Non lascerò che Harry si macchi le mani con un omicidio. Non lo posso proprio permettere.-
Liam prese Niall per le spalle e lo scosse leggermente.
-Omicidio? Quale omicidio?-
Il biondo abbassò lo sguardo, trovando stranamente interessante il pavimento in pietra della bottega.
-Niall! Per l’amor di Dio! Parla!-
Il generale Horan deglutì a vuoto, ma alla fine si decise a rispondere.
-Harry vuole uccidere Simon all’altare, il giorno delle nozze.-


Louis era impaziente. Impaziente di vedere quanti uomini Niall sarebbe stato in grado di radunare. Impaziente di poter agire. Impaziente di ridar vita alla sua Inghilterra. Impaziente di rivedere la sua famiglia. Impaziente di poter stringere e baciare suo marito. Era stato vederlo e sentire la sua voce, vedere quanto in realtà non fosse cambiato in quei dieci anni che gli aveva fatto sentire ancora di più la sua mancanza. Rimase lì, impaziente e frustrato, mentre guardava Liam e Zayn che caricavano la merce sul carro da portare alla bottega. Presto sarebbe arrivata altra merce e la nave del padre di Zayn sarebbe risalpata verso nuove terre. Avrebbe dovuto dare una mano, ma non riusciva a pensare ad altro se non alla sua città in miseria e a suo marito che faceva di tutto, perfino rischiare la vita, per portare un po’ di sollievo alla loro gente. Alla fine si decise: con un balzo si tirò in piedi, afferrò il suo arco con la faretra colma di frecce. Si calò il cappuccio verde sugli occhi e annunciò:
-Leeyum, io vado a fare un giro in città.-
Il castano lo guardò severo e preoccupato.
-Louis…- ogni convenevole sparito da tempo, ormai -vedi di non fare nessuna pazzia, d’accordo? Ci mancherebbe solo questa per buttare all’aria tutto il piano. Già tenere tuo marito all’oscuro di tutto è quasi più un azzardo che dirglielo, quindi, per cortesia, almeno tu, contieniti!-
Il ragazzo più basso alzò la mano in segno di non curanza e, con un abile balzo, scese dalla balaustra del fortino e si mise a correre nel folto della foresta in direzione della città.
Non gli ci volle molto a raggiungerla: conosceva ancora a memoria tutte le scorciatoie e i sentieri più facili da percorrere, ma ora che si ritrovava davanti tutta quella miseria, si pentì di esserci venuto da solo. Cercando di attirare il meno possibile l’attenzione, si addentrò tra la calca di persone in cerca di qualcosa da mangiare o anche solo del conforto di altre anime perdute come loro.
Aveva aiutato un vecchio a rialzarsi e gli aveva allungato con discrezione una moneta d’oro. Poi aveva ripreso a vagare e a ripensare a quello che Liam gli aveva riportato dell’incontro con Niall. Sapeva che suo zio era un gran bastardo capace di tutto pur di ottenere ciò che voleva, ma non pensava così tanto. Ora iniziava a sospettare ci fosse lui anche dietro alla sua obbligata partenza per le crociate.
Ripensò al suo Harry, al dolore che aveva dovuto provare davanti alla notizia. A come il mondo gli dovesse esser crollato addosso.
Ripensò alle sue sorelle e al fatto che nessuno avesse risposto alle sue missive. Qui sospettava ci fosse lo zampino dello sceriffo: quel lurido verme di Xander che aveva sempre cercato di mettergli contro il suo adorato.
Ritornò a pensare a quello che il suo Haz voleva fare per porre fine a quello scempio e a quel dolore. Sospirò, poi alzò lo sguardo: senza rendersene conto, era arrivato davanti alla panetteria. Sorrise, scorgendo oltre la finestra una zazzera bionda a lui molto familiare. Piano aprì e richiuse la porta dietro di sé. Si schiarì la voce e poi, sicuro di essere solo con i due piccioncini, tuonò:
-Generale Horan! Le sembra il caso di bighellonare in un momento come questo?-
Vide il ragazzo lasciare la giovane donna a cui era avvinghiato e scattare sull’attenti. Louis non resistette: scoppiò a ridere come non faceva da tempo e si accasciò al suolo tenendosi la pancia. Niall mise un broncio adorabilissimo, mentre anche Barbara si metteva a ridere.
-Babs, ti presento il puzzone scozzese: re Louis William Styles-Tomlinson. Il nostro defunto re.-
La ragazza fece un profondo inchino e solo allora Louis si ricompose.
-Stai tranquilla, Barbara: nel nostro gruppo non esistono formalità. Credo che anche mio marito te l’abbia detto più volte.-
La ragazza annuì e stava per dire qualcosa quando un gran baccano attirò la loro attenzione. Immediatamente uscirono in strada e lo spettacolo che si trovarono davanti non piacque a nessuno dei tre. Louis vide tutto al rallentatore: vide Xander strappare la moneta dalle mani del vecchio a cui l’aveva donata prima, lo vide strattonarlo e spingerlo nel fango. Vide lo stivale dello sceriffo che si schiantava contro la mano del povero vecchio e la rompeva. Lo vide infierire e sogghignare come il grande bastardo che era. Vide Niall scattare nella direzione del vecchio, ma vide anche se stesso impugnare l’arco ed incoccare la freccia.
Ovviamente fu più veloce dell’irlandese: la freccia raggiunse la mano di Xander e la trafisse facendolo gridare dal dolore. Ed ora, tutta l’attenzione era su di lui.
Alla faccia del mantenere il profilo basso: Liam lo avrebbe ucciso! Ma ormai la frittata era fatta ed era anche una frittata bella grossa, doveva solo trarne vantaggio. Ghignò sotto il cappuccio che gli nascondeva il volto e lo rendeva irriconoscibile. Xander divenne paonazzo e furioso per il dolore e la rabbia.
-CHI OSA FARE QUESTO ALLO SCERIFFO DI QUESTA CITTÀ? IO SONO LA LEGGE, SONO LA VOLONTÀ DIRETTA DEL RE!-
Louis scoppiò a ridere davanti a quell’affermazione.
-Semmai sei la volontà del falso re d’Inghilterra. Sei la volontà di Simon l'Usurpatore. Di Simon l'Assassino. Ma è tempo di porre fine a tutto ciò. Ora Nottingham ha un protettore. E tu e il tuo signore dovrete temere me: Will the Hood, il re dei banditi.-
Con velocità ed eleganza incoccò un’altra freccia e squarciò il borsello di tela che lo sceriffo portava con sé. Immediatamente le monete caddero tintinnanti al suolo. Tutto il popolo rimase immobile, tutti tranne Will che immediatamente incoccò altre frecce e si mise a fare al tiro al bersaglio con lo sceriffo, costringendolo a darsela a gambe levate. Louis si guardò intorno. Guardò i volti stanchi e sporchi della sua gente.
-Questi soldi sono vostri: fatene buon uso e cercate di aiutarvi fra di voi. Arriveranno momenti migliori.-
Sorrise, ricambiato da Niall e Barbara.
-Fai sapere al tuo re che ora non è più solo in questa battaglia e che se vuole può venirmi a cercare nella foresta.-
Poi, con un balzo saltò sul tetto più vicino e scomparve.




 
  
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