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Autore: Agnes Fey    01/09/2020    1 recensioni
Immagino che tutti conosciate la storia di Robin Hood e dell'amore senza confini che lo legava a Lady Marian. Tutti certamente conoscete lo sceriffo di Nottingham, il principe Giovanni, re Riccardo Cuor di Leone e la sua Inghilterra. Conoscete Little John, Fra’ Tuck e i banditi che abitavano la foresta di Sherwood.
Tuttavia, quella che molti di voi non conoscono, è la vera storia a cui si è ispirato l'autore: dimenticatevi di Robin di Loxley e di Lady Marian Clare, sua compagna. No, non è di loro che voglio raccontare. Non sono loro i veri protagonisti.
La vera storia parla del principe Harry e dell’amore che lo lega al principe Louis. Degli ostacoli sul loro cammino, delle ingiustizie e di come, alla fine, il Bene trionfi sempre.
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[RobinHood!Larry] [Side pairing: Ziam]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Josh Devine, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Always you

C’erano notti in cui Harry non riusciva a fare altro se non camminare per la sua città ad osservare la sua gente che soffriva. Altre, invece, le passava nel confessionale o nello studio di Fra’ James. Altre ancora, rimaneva rinchiuso nelle sue stanze ad autocommiserarsi o a punirsi per non essere un buon re.
Poi, c’erano quelle notti in cui il palazzo, lo studio di Fra’ James, il confessionale o Nottingham stessa gli stavano stretti e lo soffocavano. Erano quelle le notti dove si vestiva con la tenuta da allenamento che usava per l’addestramento con Paul, si legava il pugnale che era stato di Louis alla cintura e si addentrava nella foresta. E correva. Più forte che poteva. Fino a stancarsi e a crollare sulle ginocchia. Fino ad accasciarsi al suolo a contatto con la terra umida e l’erba scura. Fino che il dolore fisico non tentava di superare quello dell’anima.
Ma ora, in città era comparso questo nuovo giustiziere, Will the Hood: un arciere formidabile che aveva dato una bella lezione a Xander e aveva riportato un po’ di speranza nella popolazione. Più di quanto era stato in grado di fare lui. Aveva lasciato detto a Niall che si trovava nella foresta ed ecco perché Harry stava correndo: voleva assolutamente incontrare questo Will. Voleva incontrare il re dei banditi.
Accelerò l’andatura e smise di pensare. Poi, all’improvviso, una freccia si conficcò proprio davanti ai suoi piedi e lui fu costretto a fermarsi. Sentì ridacchiare sopra di sé. Una risata attutita e camuffata da una maschera in cera.
-Che ci fa il re d’Inghilterra, da solo, in piena notte in una foresta con il re dei banditi e la sua banda di reietti?-
Harry sorrise, piano raccolse la freccia e la esaminò fra le mani.
-È una freccia ben calibrata, ma con questa non mi avresti fatto nulla.-
Una fitta colpì Louis al petto, mentre con un balzo scendeva a terra vicino al suo interlocutore.
-Sei un esperto di tiro con l’arco?-
Sapeva già quale sarebbe stata la risposta, ma doveva continuare con la farsa se voleva tenere suo marito al sicuro. Vide Harry sorridere di nuovo e perse un altro battito.
-No, io no, ma mio marito era un abile arciere e voi un po’ me lo ricordate.-
Il liscio sobbalzò impercettibilmente.
-Ah, sì?-
I lunghi boccoli castani ondularono al gesto di assenso.
-Sì. Io potevo parlare quanto volevo e a malapena riuscivo a farmi ascoltare. Poi arrivava lui, faceva una delle sue stupide avventatezze e tutti lo seguivano. Voi avete fatto lo stesso: siete arrivato come un fulmine a ciel sereno e la gente vi acclama come se foste voi, il legittimo re d’Inghilterra.-
Lentamente, Harry sollevò i suoi enormi occhi verdi su di lui e Louis avrebbe solo voluto gettarsi fra le sue braccia e baciarlo. E farlo suo. Invece si limitò a scuotere la testa e a dire:
-Mi dispiace per vostro marito, ma il popolo vi ama. Ho sentito parlare bene di voi e vi prometto che avrete il mio sostegno, sempre.-
-Le persone non fanno mai nulla per nulla. Cosa volete in cambio, re dei ladri?-
Louis rise, rise talmente forte che le lacrime avrebbero potuto sciogliere la cera della maschera. Poi si calmò e tornò a scrutare quegli occhi profondi e bellissimi.
-Voglio solo questo…-
Con una mano coprì gli smeraldi del suo re e con l’altra si tolse la maschera. Poi piano fece combaciare le sue labbra screpolate a quelle morbide di suo marito.
Ed Harry si lasciò andare. Per un attimo pensò di essere tornato fra le braccia di Louis e che quelle fossero le sue labbra secche per il clima del deserto della Terra Santa.
Ma suo marito era morto e lui si stava lasciando baciare da un altro uomo che aveva la sola colpa di essere sfacciatamente come lui.
Con uno scatto si staccò da quelle labbra e vide il proprietario rimettersi velocemente la maschera. Harry era arrabbiato, con quello screanzato per essersi approfittato di lui e con se stesso per aver tradito la memoria di suo marito.
-Siete…- ansimò pesantemente portandosi le dita alle labbra e facendo morire Louis ancora un po’ -SIETE UNO SCREANZATO! IL FATTO CHE IO SIA VEDOVO NON VUOL DIRE CHE NON AMI PIÙ MIO MARITO! IO NON AMERÒ MAI PIÙ NESSUN ALTRO OLTRE AL MIO LOUIS!-
Fece un passo indietro, poi un altro e alla fine corse a perdifiato verso il castello. Verso la sua camera, il suo rifugio, non sapendo che, quello che aveva appena lasciato, era l’unico rifugio che da sempre aveva desiderato riavere.
 
Quando finalmente raggiunse il palazzo reale, il suo generale e il suo maestro lo stavano aspettando. Harry rallentò il passo e si concesse anche il privilegio di riprendere fiato.
-È successo qualcosa?-
I due uomini scossero la testa.
-Niente di diverso dal solito.- disse Niall sogghignando -Il signor Malik e il suo compagno si sono stabiliti nella bottega. Ero venuto a cercarti per dirtelo e per fare due parole, ma tu eri scomparso.-
Il riccio accettò la borraccia che il suo maestro gli stava porgendo e ne bevve un lungo sorso.
-Scusami, Nì: sono andato a farmi una corsetta nella foresta e…-
L’irlandese fece un bel fischio dando di gomito a Paul.
-Hai sentito? Ha fatto una corsetta nella foresta. E dalla sua espressione deve aver incontrato proprio messer Hood: il famigerato re dei banditi.-
Harry annuì sconsolato.
-Sì, e non ho mai conosciuto persona più rozza e villana di lui. Nemmeno Louis nei tempi del corteggiamento era stato così sfacciato!-
I due uomini guardarono il loro re e scoppiarono a ridere facendo comparire sul volto del ragazzo un broncio adorabilissimo.
-Bene, adesso anche voi vi fate beffe di me! Tutti contro di me in questo reame!-
-Dai, Hazza, non buttarla tragica! Anzi, vieni dentro e mentre ti fai un bagno mi racconti cos’è successo.-
 
-TI HA BACIATO?!-
Harry sprofondò fino al naso nell’acqua calda e fece le bolle nel tentativo di insultare il suo migliore amico senza tirare la bocca fuori dall’acqua. Non funzionò, così si sedette ritto con la schiena e riprese:
-Ma sei scemo? Vuoi che ci senta tutto il palazzo?! E sì, mi ha baciato a tradimento, io l’ho scostato e gliene ho cantate quattro a quel villano.-
Niall rimase in silenzio per qualche attimo a fissarlo, poi scoppiò di nuovo a ridere: se solo il suo migliore amico avesse saputo chi era la persona che aveva rifiutato… Piano si schiarì la gola e finalmente chiese:
-E come mai lo hai rifiutato? Hai detto che non ti è dispiaciuto...-
Harry fece per parlare, ma subito il suo generale lo interruppe:
-E ti prego, non dirmi che è per la storia di Louis. Tecnicamente sei vedovo, quindi sei libero di rifarti una vita. Sei ancora giovane e ne hai tutto il diritto.-
Il re d’Inghilterra lo guardò torvo e accigliato.
-Cosa vuol dire “tecnicamente”? Io sono vedovo, ma non è questo il punto! È che…-
-È che?-
Lo incalzò l’amico aiutandolo ad uscire dalla tinozza e lanciandogli in faccia l’asciugamano. Harry lo prese stizzito ed iniziò ad asciugarsi.
-È che…quel bandito mi ricorda in tutto e per tutto Louis. Scommetto che se dovesse togliersi il cappuccio avrebbe anche gli stessi capelli castani e gli stessi occhi azzurri. Fa male, Niall. Fa male ritornare ad amare e sapere che non è lui. Fa male anche solo pensare che io possa amare qualcun altro che non sia lui.-
Il generale Horan sospirò, pregando che quella situazione si risolvesse alla svelta e che tutti potessero porre fine a quella farsa. All’improvviso, qualcuno bussò alla porta e i due giovani si scambiarono uno sguardo d’intesa e preoccupazione.
-Avanti.- disse alla fine il riccio, coprendosi il più possibile e lasciando che Niall si frapponesse fra lui e la porta.
-Scusate, mio signore…-
La figura prostrata di Ben apparve nel cono di luce.
- Serve qualcosa, sir Winston?-
L’uomo alzò lo sguardo furbo e malevolo su di lui, a Harry ricordava quello di un serpente.
-No, niente, mio signore. Solo...non vi ho visto nelle vostre stanze e mi sono preoccupato.-
Lo sguardo del riccio si indurì e la bocca divenne una linea sottile.
-Come può vedere, sono qui e sto bene. Ora, se permette, vorrei parlare con il mio generale di cose urgenti e personali.-
Con un inchino fin troppo finto, Ben si congedò dalla stanza da bagno richiudendo la porta dietro di sé. I due ragazzi rimasero ancora per qualche attimo fermi ed immobili, gli sguardi colmi di preoccupazione consapevoli che l’uomo era ancora ben appostato dietro la porta.
-Bene, Niall, dai ordine di perlustrare la foresta e vedere se trovano questo fantomatico re dei banditi che sta creando disordini in città.-
Niall annuì leggendo fra le righe quello che il suo signore voleva davvero comunicargli: “Corri e manda un messaggio a Hood: gli sgherri di Simon lo stanno cercando. È in grave pericolo.”
 
 
-LO HAI BACIATO?!-
Il re dei banditi serrò gli occhi e si portò le mani alle orecchie per non sentire il suo generale che strillava come un isterico.
-LOUIS! TI RENDI CONTO DI CHE COSA HAI RISCHIATO? HAI RISCHIATO DI MANDARE ALL’ARIA TUTTO! Per fortuna Harry è un po’ tonto in questo...-
Il liscio spalancò la bocca, offeso, davanti a quell’affermazione.
-EHI! MIO MARITO NON È TONTO! E POI AVEVO TUTTO SOTTO CONTROLLO! ERA LÌ!! NON POTEVO NON BACIARLO! E poi smettila di strillare. Vuoi che tutta Nottingham ci senta?-
Zayn si avvicinò a Liam ed iniziò a massaggiargli la schiena proprio nel punto in cui sapeva piacergli di più e ridacchiò quando lo vide prendersi la radice del naso tra indice e pollice.
-Lasciamo perdere. Sono calmo. Sono calmo e lascio perdere o rischio di impazzire. Ai matti mi manderai! Mi farai morire di dispiacere. Gesù…che cosa mi è saltato in mente di accettare la carica di generale e la tua amicizia? Stavo bene a pulire le stalle: meno preoccupazioni!-
Il moro ridacchiò di nuovo davanti all’espressione sempre più sconvolta del legittimo re d’Inghilterra. Poi lo vide fare quell’espressione, quella da cucciolo bastonato che usava per ottenere tutto ciò che voleva: cacciò fuori il labbro inferiore, allargò gli occhi fino a farli lacrimare e poi attaccò con la solita solfa.
-Leeyum, sei cattivo…perché non mi vuoi più bene? Tu, proprio tu che sei stato scelto da me, il re in persona, come suo migliore amico, come puoi trattarmi così? Io che ti voglio così tanto bene…-
Il generale Payne alzò di nuovo gli occhi al cielo e, alla fine, fu Zayn a dover riportare la calma e la tranquillità nel fortino.
-Dai, amore, non è successo niente. E poi se tu non fossi diventato il suo generale noi non ci saremmo mai conosciuti.-
Liam guardò male il suo re e poi, infine, si girò a baciare il suo compagno.
-Solo perché me lo chiedi tu. Perché quello da me non si merita niente!- disse puntando il dito verso Louis.
Il re dei banditi spalancò la bocca sempre più oltraggiato, indeciso se risfoderare la carta del cucciolo bisognoso di affetto o quella del demonio assetato di sangue. Poi la mossa perfetta lo colpì come una delle sue frecce che centra il bersaglio: piano alzò la mano, portò l’altra vicino e si mise a mimare il gesto della leva che fa sollevare qualcosa. Gli fece la linguaccia. E completò con un bel dito medio.
 
Zayn e Liam stavano per lasciare il fortino e fare ritorno alla bottega quando davanti a loro atterrò la figura pennuta e regale di Anacleto. Il generale allungò il braccio e il gufo fu contento di zampettargli sopra e lasciarsi grattare la testolina.
-Ѐ…è bellissimo.-
Il castano sorrise davanti allo stupore del suo compagno e, stando attento ai suoi movimenti, entrò nel fortino.
-Lui è Anacleto, il gufo messaggero di Niall. Tommo! Abbiamo visite!-
Louis comparve dalla stanza che aveva adibito a cucina. Abbandonò rapidamente quello che stava facendo e prese il bigliettino che il rapace aveva attaccato alla zampina che gli stava porgendo. Lo lesse velocemente e il suo colorito divenne pallido come quello di un cadavere. Con lo sgomento sul volto, guardò il suo generale.
-Mi stanno cercando. Devo andarmene da qui.-
Liam annuì e il re subito si mise a scribacchiare una veloce nota per Niall. Zayn li guardò preoccupato.
-Dove andrai adesso?- il liscio scosse la testa e il moro continuò con il discorso -Puoi venire da noi alla bottega. Puoi stare nel magazzino. Posso spacciati per uno dei miei garzoni. Sarai il garzone cieco e muto. Potrai tenere il cappuccio e non parlerai.-
Generale e sovrano si scambiarono ancora qualche sguardo d’intesa ed entrambi annuirono.
-D’accordo. Rimarrò alla bottega finché le acque non si saranno calmate.-
Louis scrisse un nuovo messaggio, lo legò alla zampa e diede un boccone di carne ad Anacleto che ripartì immediatamente dopo. Restarono a guardare finché il gufo non sparì dalla loro vista, poi, in tutta fretta, raccattarono le cose del re dei banditi, bruciarono il vecchio messaggio e quello di Niall, e abbandonarono il fortino nella foresta.
 
 
La notizia che i soldati di Simon avevano perquisito tutta la foresta di Sherwood, era arrivata quella mattina stessa alle orecchie del re d’Inghilterra. Era stato lo stesso sceriffo a riportarla mentre la famiglia reale era riunita in sala da pranzo a fare colazione.
Subito l’uomo si era tirato addosso gli sguardi omicidi delle donne di casa.
-Come avete ordinato voi, mio signore: purtroppo non abbiamo trovato tracce di quel ladruncolo da strapazzo.-
Harry aveva annuito tentando di ignorare gli sguardi sgomenti delle sue cognate, grandi fan del re dei banditi, che ora sentiva puntati su di sé. Aveva invece cercato conforto negli occhi di Niall: un gesto impercettibile, che solo loro due conoscevano, e il riccio si era calmato ritornando a recitare perfettamente la sua parte.
Vide Simon sogghignare e avvicinarsi a lui con fare lascivo.
-Ben fatto, mio tesoro. Vedo che finalmente hai capito quale è la parte giusta in cui stare. Vedrai, sarà tutto più facile se non ti opporrai a me.-
Tenendolo fermo per il mento, l’uomo appoggiò le sue labbra a quelle di Harry e lo baciò. Tutti rimasero immobili finché Simon, Ben e Xander lasciarono la stanza. Solo allora, Félicité si alzò e velocemente controllò che non ci fosse nessuno alla porta.
-Via libera. Sta arrivando Paul a presidiare.-
Il riccio era immobile e rigido, lo sguardo assente fisso nel vuoto. Gemma e Niall corsero subito al suo fianco.
-Harry, fratellino.- lo chiamò Gemma accarezzandogli una guancia -Va tutto bene.-
Il ragazzo si girò lentamente verso di lei e una lacrima gli sfuggì dagli occhi.
-Sì, Hazza.- il generale guardò fugace verso la porta dove Félicité era ancora appostata e attese il suo gesto di assenso -Ho fatto come mi hai detto: ho mandato Anacleto al fortino ad avvisare Hood. Non lo hanno trovato. Gli ho detto di mettersi in contatto con noi tramite Babs o Fra’ James. Presto avremo sue notizie, non temere.-
Harry annuì grave, mentre tutte le donne di casa Tomlinson correvano ad abbracciarlo. Scoppiò a piangere come non faceva dalla morte di Louis.
 
E le notizie arrivarono: Hood e il suo fido compagno, L.J., avevano assalito la carrozza di uno dei nobili fedelissimi a Simon. Lo avevano derubato di tutto, perfino dei vestiti, e avevano distribuito ogni cosa alla popolazione nella piazza centrale di Nottingham.
Harry aveva sogghignato vedendo il bastardo nervoso. Si buttò il mantello sulle spalle con fare teatrale e melodrammatico. Da vera regina, come amava dire il suo Louis. Sorrise al pensiero del marito, ma il sorriso si spense subito quando sentì la voce dell’usurpatore rivolgersi a lui.
-Dove stai andando, mio bellissimo?-
Il riccio strinse i pugni sotto il mantello: solo suo marito poteva chiamarlo così. Suo marito e forse il signor Hood…no, solo suo marito. E nessun altro.
-Vado alla bottega del mercante: gli ho commissionato delle cose e sono stato avvisato dal suo garzone di passare dopo pranzo a ritirarle.-
L’uomo annuì e fece per mandare con lui sir Ben Winston, ma Harry fu più veloce e con una mano bloccò l’avvicinamento del luogotenente di Simon.
-Tranquillo, ho chiesto a Paul di venire con me. Non credo che con la sua stazza possa portare tutte le cose che andrò a comprare con il MIO denaro.-
E, aggraziato come sempre, si voltò ed uscì.
 
I suoi occhi brillarono appena la porta si aprì sull’intero della bottega e i campanelli tintinnarono segnalando l’arrivo di un cliente. Se non fosse stato il legittimo erede al trono, tanto tempo fa, avrebbe anche lui voluto fare il mercante. O l’allevatore di cavalli. O il maestro. Ma ormai non importava: era il re e il re doveva fare.
Scrutò l’ambiente intorno a sé, meravigliato, con la bocca spalancata e gli occhi sempre più luminosi. Si mosse piano fra tutte quelle meraviglie con il timore che, anche un solo spostamento d’aria, potesse rovinarle o romperle.
Paul sorrise, riscoprendo nel suo pupillo quel lato fanciullesco che aveva visto sparire con la partenza di Louis per le crociate. Lo vide prendere in mano un libro, accarezzarne la copertina in pelle decorata, aprirlo ed inspirare l’odore di carta e terre lontane.
Zayn apparve poco dopo, dal retro.
-Buongiorno, mio signore. È da tanto che aspettate?-
Harry sorrise e negò con un cenno del capo. Il mercante batté le mani e subito uno dei suoi garzoni consegnò la merce nelle mani di Paul.
-Guardate se c’è tutto e se va tutto bene. Mi spiace, ma purtroppo dovrete aspettare un po’ per la lana cotta che mi avete chiesto: non è per mancare di rispetto, ma con quella che avevo ho confezionato delle coperte da distribuire alle persone bisognose della città.-
Il sorriso del re si allargò davanti a quella notizia.
-Non preoccupatevi: l’avevo ordinata proprio a quello scopo. Qualche giorno fa ho visto in giro dei monelli scalzi e con indosso solo dei vestiti leggeri. Volevo far fare dei vestiti caldi per loro, ma credo che le tue coperte siano arrivate anche lì.-
Il moro annuì.
-Non dovete preoccuparvi di questo, mio signore: sono un mercante ricco e benestante e posso permettermi di aiutare la povera gente. Ho cercato anche di assumere qualche giovane come garzone in bottega. La paga non è altissima, ma almeno sfamano se stessi e la famiglia.-
Il giovane re annuì di nuovo, poi il suo sguardo si fece serio e fece un cenno al suo precettore.
-Sir Malik, penso di potermi fidare di voi a questo punto. Sapete di messer Hood…sapete che ruba solo alle carogne e voi non lo siete. Ho bisogno che aiutate Barbara, la vostra vicina di bottega e Niall Horan, il mio generale, dando supporto alla popolazione ed eventualmente a sir Hood.-
Zayn annuì solenne.
-Non preoccupatevi: farò tutto ciò che è in mio potere.-
Si strinsero la mano e Harry consegnò nelle mani di Zayn un sacchetto pieno di monete d’oro. Il mercante le guardò sbalordito e confuso.
-Mio signore, avevamo pattuito un compenso ben più basso, tenendo conto che non ci fa pagare nessun affitto su questa bottega.-
Il riccio era pronto a ribattere, quando una voce dal retrobottega lo interruppe. Una voce camuffata che Harry conosceva molto bene.
-Il nostro re ti sta dando quelle monete per aiutare la popolazione. Accettale: per lui sarà più facile giustificare al suo futuro consorte dove finisce quel denaro.-
Una figura incappucciata comparve da dietro la porta e, con eleganza, si avvicinò al riccio che sorrise beffardo.
-Vedo che state bene, signor Hood, e che, anche senza la mia raccomandazione, state già importunando la brava gente.-
Il lisciò alzò le spalle in segno di non curanza.
-So nascondermi e camuffarmi bene, mio bellissimo.-
Harry ebbe un brivido al sentire quell’appellativo: faceva tutto un altro effetto se ad usarlo non era Simon. Gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo, a quando Louis non perdeva occasione di chiamarlo così e godeva nel vedere le sue guance arrossire.
-Oh, ma guarda: ho fatto arrossire il mio bellissimo sovrano!-
Ormai Hood era vicinissimo al re d’Inghilterra. Se solo si fosse alzato sulle punte avrebbe potuto sussurrare nelle orecchie nascoste dai boccoli scuri e morbidi.
Zayn deglutì a vuoto, guardò nella direzione di Paul che osservava la scena divertito e si immaginò la faccia del suo compagno che si stava disperando nel retrobottega.
Harry, invece, era rimasto fermo mentre quel maleducato gli ronzava intorno come un insetto molesto. Notò che non portava più la maschera di cera, ma una in cuoio, molto più leggera e comoda. Cercò di guardare il colore degli occhi da sotto il cappuccio, sperando di vederli dello stesso blu Tomlinson di quelli del marito. Non ci riuscì: quel villano non ne voleva proprio saperne di stare fermo! I due si studiarono ancora per diversi istanti ed Harry stava giusto per chiedere quali fossero le intenzioni dell’uomo quando questi gli tirò una sonora pacca sul sedere, arpionandolo e tastandolo.
Il re d’Inghilterra sussultò e per un attimo si lasciò andare a quelle piacevoli attenzioni, ritornando ancora una volta col pensiero a Louis.
Non era possibile. Non era possibile che ogni volta che era con sir Hood ripensasse a suo marito!
Sentì di nuovo le mani che approfondivano il contatto e il fiato caldo dell’uomo sul suo collo. In un attimo si scostò da lui e la sua mano si schiantò contro il cuoio della maschera.
Il re dei banditi barcollò all’indietro e si portò le dita callose alla guancia colpita. Cercò lo sguardo di Harry e lo trovò indignato e sorpreso al tempo stesso. Poi vide il riccio guardare la mano con cui lo aveva colpito e di nuovo lui.
-SIETE UN VILLANO! MALEDUCATO! NON VI HO GIÀ DETTO CHE NON ACCETTERÒ MAI LA CORTE DI UN ALTRO UOMO? SIETE PER CASO SORDO?!-
Louis vide il suo adorato tremare e una lacrima scendere da quegli smeraldi così limpidi e preziosi.
-Non amerò nessun altro oltre il mio Louis. Ho già tradito abbastanza la sua memoria…-
Con stizza, il riccio si asciugò le lacrime.
-Bene, sir Malik, rimaniamo come d’accordo e mi raccomando: visto che già si è intrufolato qui, cercate di insegnare anche un po’ di buone maniere a questo cafone. Paul, andiamo! O il bastardo inizierà a sospettare...-
La porta si richiuse dietro le loro spalle e tutto l’emporio rimase immobile e in silenzio. Solo il rumore dei campanellini a riempiere la stanza.
 
Louis crollò sulle ginocchia. Si levò la maschera con stizza e scoppiò in un pianto liberatorio come non faceva da anni.
-Ditemi come faccio a stargli lontano. Ditemi come fare perché io davvero non ci riesco! Quando finirà questa storia? Quando potrò finalmente stringerlo di nuovo fra le mie braccia?-
Zayn gli si avvicinò e, con delicatezza, gli appoggiò una mano sulla spalla, cercando di confortarlo. Alzò lo sguardo dorato verso quello nocciola del suo compagno, accorso per rimproverare di nuovo il suo re.
-Non manca molto alle nozze e io e Niall stiamo già spargendo la voce fra i tuoi fedelissimi che sei tornato. Pazienta ancora un po’ e tenta di evitarlo il più possibile: so che è difficile, ma cerca di farlo per il suo bene e per il nostro.-
Louis colpì con violenza il pavimento in pietra, piano si rialzò e si rimise la maschera.
-Vado a fare la ronda e a vedere se c’è qualcuno di quei bastardi da privare di ciò che loro hanno tolto a me.-
La porta della bottega sbatté ancora e di nuovo rimase solo il rumore dei campanellini nel silenzio della stanza.
 
 
Quella sera, il generale Horan trovò Fra’ James ad aspettarlo al forno.
-Avete sentito, generale? Stavo giusto raccontando alla vostra futura sposa che il nostro eroe oggi si è dato parecchio da fare. È riuscito pure a farsi beffe del principe Simon al centro della piazza di Nottingham: uno spettacolo imperdibile!-
Niall sorrise andando a baciare la sua Barbara e avvolgendole il fianco con un braccio.
-Ho sentito! Josh era nella scorta del principe e si è preso due frustrate per aver riso, ma dice che ne è valsa la pena. A proposito di risate: Harry mi ha raccontato che oggi ha schiaffeggiato messer Hood perché gli ha palpato il culo. Non volevo credere alle mie orecchie! Avreste dovuto vedere la faccia indignata di Harry quando gli ho chiesto i dettagli!-
I due uomini rimasero seri e in silenzio per qualche attimo, poi non riuscendo più a trattenersi, scoppiarono a ridere aggrappandosi al bancone del pane e facendosi venire le lacrime agli occhi.
-Oddio! Sembra di essere tornati ai tempi del fidanzamento!-
-Già!- confermò l’irlandese cercando di calmarsi -Ricordo la sberla che Louis si è preso perché è entrato in  bagno a fare i bisognini e Harry stava uscendo dalla tinozza da bagno: ah…i bei tempi…-
Barbara incrociò le braccia al petto severa.
-Ma la volete smettere?! Ho parlato con Zayn poco fa: re Louis è crollato ed è scoppiato a piangere per il fatto che non può stare con l’uomo che ama! I poveretti sono dieci anni che non si vedono e re Harry crede che lui sia morto: non c’è da scherzare!-
I due biondi abbassarono lo sguardo colpevoli e mormorarono uno “scusa” in un modo talmente incomprensibile che a Barbara ricordava quello dei monelli che gli rubavano il pane dalle ceste. Sospirò sconsolata.
-Lasciamo perdere. Come pensate di agire?-
Vide entrambi gli uomini portarsi la mano al mento e pensare. Alla fine la candela si accese sulla testa del suo fidanzato e Barbara si preparò al peggio.
-Possiamo prendere la scusa che siccome il matrimonio è fra poche settimane, tutti devono andare a confessarsi per poter presenziare.-
La ragazza sbatté le palpebre perplessa, mentre Fra’ James annuiva sempre più convinto, invitando Niall a proseguire.
-Poi Fra’ James ad ognuno dovrà dire la frase “Il re desidera che la sua principessa sia al sicuro e preservata”. Solo chi conosce ed è fedele a re Louis potrà capirla e allora lo manderai al fortino nel giorno che stabiliremo con Tommo. Babs, gli consegneresti un messaggio da parte mia?-
La ragazza annuì, poco convinta, mentre il frate batteva le mani e si congratulava con il generale, luogotenente e migliore amico di re Harold Edward Styles-Tomlinson.
 
Quando Barbara consegnò il messaggio direttamente a re Louis, alla bottega di Zayn, si aspettava che l’idea di quell’idiota adorabile del suo futuro marito venisse bocciata.
Invece no.
Il re e il suo generale annuirono, congratulandosi per la trovata geniale del generale Horan, mentre Zaynn, on conoscendo il significato di quella frase, aveva deciso di andare sulla fiducia e appoggiare Liam. Davvero: Barbara non riusciva a capire come facessero ad essere così stupidi. Ciò nonostante consegnò a Fra’ James la risposta del legittimo sovrano d’Inghilterra e attese di vederne gli sviluppi, convinta che nessuno avrebbe creduto a quella farsa della confessione, né tantomeno che qualcuno avrebbe capito la frase in codice.
 
 
-Niall?-
Harry si stava sistemando la giacca di velluto chiaro quando si accostò al suo generale, appoggiato alla balaustra del balcone della sala da pranzo del palazzo.
-Sìì?-
-Come mai i soldati stanno facendo la processione verso la chiesa?-
Il generale si prese tutto il tempo necessario per pensare e scrutare il volto perplesso del suo migliore amico.
-Perché ti stai per risposare e si devono confessare tutti: è la tradizione.-
Il riccio si bloccò a metà di quello che stava facendo.
-E da quando, scusa? Non sapevo di questa cosa. Non lo hanno fatto quando io e Lou ci siamo sposati e nemmeno quando lo hanno fatto Charlotte e Gemma…ahia! Ma sei impazzito?!-
Lo sguardo smeraldino si puntò in quello azzurro cielo del suo migliore amico. Bastò quello per far capire al giovane re che tutto ciò era parte del piano del suo generale. Sbatté le palpebre più e più volte, poi alla fine, pronunciò:
-Hai ragione: è la tradizione! Ma come sono sbadato! Adesso vado: devo accompagnare Félicité e le gemelle dalla sarta per far fare degli abiti nuovi.-
Niall lo salutò con il sorriso stampato sul volto, poi ritornò a guardare soddisfatto la processione di uomini che faceva avanti e indietro dalla chiesa, manco fosse il bordello più in voga di tutta Nottingham.
 
Fra’ James si stava divertendo un sacco, nonostante stesse ripetendo da ore la stessa formula. Apriva la grata, ascoltava i peccati più disparati e poi pronunciava la sua assoluzione con la frase segreta. Studiava le espressioni e le risposte, poi dava appuntamento al fortino assicurandosi che quelle bestie non andassero là tutte in massa.
-Figliolo, confessa i tuoi peccati.-
L’uomo al di là della grata iniziò ad elencare tutta una serie di peccati talmente scontati che Fra’ James aveva il sospetto fosse una lista imparata a memoria da piccolo e ripetuta nelle poche occasioni in cui quel miscredente era costretto a confessarsi.
-Bene, figliolo,- lo interruppe il frate -recita quattro Ave Maria, due Padre Nostro e pentiti di tutto quello che hai fatto, ma soprattutto...ricordati: il nostro re vuole che la sua principessa resti al sicuro e preservata da tutti i mali del mondo.-
Fra’ James sentì il silenzio calare dell’altro lato del confessionale poi il soldato chiese:
-Scusi, Fra’ James…ma quale principessa? Perché tra la sorella del re e quelle del defunto re sono un bel po’...-
James sospirò: no, quello non era decisamente uno degli uomini di Louis. Non era nel gruppo di guardie che il re legittimo aveva personalmente addestrato.
-Tutte le principesse, figliolo. Senza nessuna distinzione.-
Fra’ James attese la successiva pecorella smarrita da confessare e depurare dai peccati. Sentì un gran trambusto, poi la figura lamentosa di un giovane soldato comparve davanti alla grata.
-Ahiahiahi Dio se bruciano queste frustate, ma davvero ne è valsa la pena.-
Il frate sorrise dall’altro lato.
-Smettila di lamentarti, Josh, e dimmi che cos’hai combinato questa volta.-
-Beeeh…allora...- il giovane prese un bel respiro, poi iniziò -Ho bestemmiato, ho lanciato maledizioni nella direzione dello sceriffo, quel grandissimo stronzo, ho fatto pensieri poco casti nei confronti della principessa Félicité…-
-COSA?! SANTO CIELO, JOSH! Non le voglio nemmeno sapere queste cose: finiamola qui. Non serve nemmeno darti le preghiere, sei senza speranza ormai, ma ricordati: “il nostro re vuole che la sua principessa sia al sicuro e preservata da tutti i mali del mondo”.-
James vide Josh trasalire ed arpionarsi alla grata manco fossero le sbarre di una cella.
-Re Louis è vivo?! Davvero?- bisbigliò concitato.
Fra’ James annuì.
-Aspetta alla “catapecchia da assalto”. Questa notte. Non fate i pecoroni, mi raccomando.-
Il giovane soldato esultò felice.
-Questa è stata la confessione con assoluzione migliore che io abbia mai avuto!- poi di colpò si bloccò -Oh, merda!-
-Ehi, linguaggio! Sei nella casa del Signore!-
-Acciderbolina, perdonatemi. Dicevo: se il re viene a sapere che ho una cotta per la principessa Fizzy...mi distrugge! Fra’ James non dite nulla, per cortesia.-
L’uomo più anziano sospirò esasperato, poi... -OH, ANDIAMO, JOSH! SPARISCI PRIMA CHE IO CAMBI IDEA E DECIDA DI DARTI L’ASSOLUZIONE TRAMITE FUSTIGAZIONE. FUORI! VIA! A FARE IL TUO LAVORO, SCANSAFATICHE!-
Il ragazzo si alzò velocemente facendosi il segno della croce e l’uomo di chiesa poté ritornare a fare il suo lavoro di cernita.
 
 
Il re dei banditi si aspettava molti meno soldati e invece, la radura era piena di gente in rigoroso silenzio.
In attesa di lui.
Con agilità si arrampicò sulla torre di vedetta ed attirò l’attenzione su di sé.
-Buona sera, miei signori e compagni, io adesso sono sir Will Hood, ma tutti voi mi conoscete come…-
Piano si calò il cappuccio verde e si tolse la maschera di cuoio. Tutti i presenti trattennero il fiato emozionati e il liscio ghignò soddisfatto.
-...re Louis William Styles-Tomlinson! Ebbene sì, non sono morto, nonostante abbiano cercato di uccidermi in diversi modi in questi anni. SIETE CONTENTE, SIGNORINELLE?!-
Liam guardò il suo signore fare lo spaccone e notò alcuni dei soldati che si asciugavano lacrime di gioia a quella rivelazione: il loro legittimo re era ancora vivo. C’era ancora speranza e re Harry non avrebbe più dovuto subire angherie per proteggerli. Piano tolse anche il suo cappuccio e si rivelò a quelli che erano stati i suoi fedeli soldati per tanto tempo. Sentì gridare il suo nome e sorrise a Louis.
-Bene, fanciulle! Inutile dirvi che non dovrete dire nulla, nemmeno a mio marito. Adesso fate parte della mia resistenza. Ogni giorno verrete qui con il generale Horan e vi rimetterò in riga. Vi vedo un po’ flaccidosi, miei signori, ma la cosa più importante è l’incolumità della mia famiglia: la mia principessa e le mie sorelle non devono sapere nulla! Tra poche settimane porremo fine a tutto questo.-
Louis alzò il braccio con in pugno il suo arco e subito i suoi soldati lo imitarono, rimanendo ordinatamente in silenzio. Sorrise soddisfatto nella direzione di Liam e con la mente ritornò a quando era appena diventato il re d’Inghilterra...
 
“Aveva scelto personalmente quei ragazzi della sua età. Li aveva scelti perché la pensavano come lui. Perché erano cresciuti attorno a lui e Harry. Perché non erano stati contaminati dalla mentalità dei soldati adulti e corrotti.
Sarebbero cresciuti insieme, militarmente parlando. Avrebbero creato un gruppo fidato. Un gruppo leale. Un gruppo a cui avrebbe potuto affidare suo marito e la sua famiglia in caso di pericolo. Guardò verso Liam, l’amico di sempre che lo aveva seguito dalla Scozia, e il castano gli sorrise rassicurante.

-Bene, ragazzi.- disse Louis camminando avanti e indietro a pochi passi dalla prima fila di soldati -Se ci troviamo qui è perché tutti voi siete stati scelti. Vi addestreremo io e Liam. Farete parte di un gruppo scelto. Fidato. Se dovesse succedere qualcosa a me, a Liam o a Niall, voi dovrete proteggere Harry e la mia famiglia, intesi?-
Un grido di assenso si levò dal gruppo e Louis si fermò davanti al più piccolo: Josh aveva solo quindici anni, l'età del suo Haz, ma aveva energia e determinazione da vendere. Il ragazzo s’irrigidì sotto il suo sguardo indagatore.
-Soldato Josh!-
Il ragazzo si mise sull’attenti e puntò lo sguardo dritto davanti a sé.
-Se io ti dico che la mia principessa deve essere preservata e protetta da tutti i mali del mondo, tu cosa mi rispondi?-
- CHE SONO PRONTO A DARE LA MIA VITA, MIO SIGNORE!-
Louis annuì soddisfatto, prima di decidere di creare un po’ di panico in quella giovane recluta.
-E se ti chiedessi dove si trova in questo momento la mia principessa, sapresti rispondermi?-
Il ragazzino non si scomposte, come Louis aveva pensato, ma mantenne la posizione e lo sguardo fisso esclamando:
-PROPRIO DIETRO DI VOI, MIO SIGNORE. IN AVVICINAMENTO CON IL GENERALE HORAN D’IRLANDA!-
Il neo-re d’Inghilterra si voltò di scatto e rimase imbambolato davanti alla splendida figura del suo giovane marito a cavallo, i capelli lunghi e boccolosi sparsi al vento, gli splendidi occhi verdi e un bellissimo sorriso sul volto. Louis gli corse incontro, calamitato dalla sua presenza: non riusciva e non poteva stargli lontano. Sarebbe stato un peccato mortale.
Harry tirò con maestria le redini, a pochi passi da loro. Subito Louis vide Nicholas -uno che si prendeva troppe libertà solo perché era il figlio dello stalliere e della balia di Harry- Grimshaw, prendere le redini di Arion -il cavallo del suo re- e allungare la mano verso suo marito.
Louis assottigliò lo sguardo e in poche falcate fu pronto a scansare Faccia di Cavallo davanti a tutti i presenti, divertiti dalla scena.

-Mio Bellissimo. Mia principessa. Mia regina. Cosa ci fai qui?-
Harry ridacchiò smontando da cavallo e Louis morì davanti a quelle adorabili fossette da baciare.
-Io e Niall abbiamo studiato un percorso per la cavalleria e già che eravamo vicini siamo passati di qui. Sai…- il riccio avvicinò il volto a quello del liscio -...mi mancavi un sacco.-“
 
Louis fu riportato al presente dalla mano di Liam che si appoggiava sulla sua spalla.
-Tra poche settimane lo potrai stringere a te. Io e Niall abbiamo giurato che nessuno vi disturberà. E Zayn ha già un diversivo per tenere impegnate le tue sorelle e Gemma.-
Il legittimo re d’Inghilterra guardò il suo generale.
-E se Harry non mi volesse più? E se prendesse come un tradimento il fatto che gli abbia tenuto nascosto…-fece un ampio gesto della mano indicando nulla e allo stesso tempo tutto -...tutto questo?-
Liam rise davanti alle assurdità del suo signore. Signore che incrociò le braccia al petto e mise un broncio che l’altro suo re avrebbe definito “da adorabile monello”.
-Per cortesia, Tommo: è Harry! Sta rifiutando la corte di sir Hood perché: “non amerò più nessuno dopo il mio Lou”. E lo vedi pure te che è attratto dal re dei banditi. È come se il suo corpo gli stesse dicendo che sei tu, ma il cervello non lo recepisse e il cuore non lo volesse ammettere per paura di sbagliare e soffrire. Ovvio, s’incazzerà come una belva e farà paura, ma da lì a non volerti più...ce ne vuole!-
Louis sospirò, un attimo più leggero.
-Grazie, Lee, e adesso vediamo di organizzarci per bene in modo da riuscire a fare tutto nel migliore dei modi.-
Il generale Payne annuì e con passo svelto, seguì il suo signore all’interno del fortino.
 
 
Mancavano pochi giorni al matrimonio e Simon aveva ordinato che le guardie e le ronde aumentassero nelle vie di Nottingham. Tuttavia, con esse aumentarono anche le imboscate di messere Hood e dei suoi scagnozzi e purtroppo, anche la pressione sulle spalle di Harry: il re d’Inghilterra era stanco, glielo si poteva leggere in faccia, ma sapeva che di lì a poco sarebbe davvero finito tutto.
Il riccio sorrise amaramente e guardò la sua famiglia e la preoccupazione suoi loro volti: avevano cercato in tutti i modi di proteggerlo, di farlo desistere e alla fine…aveva fatto preoccupare anche loro che dovevano solo essere protette.
Non che fosse necessario: guai a paragonarle a delle donzelle in pericolo!
La carrozza sobbalzò leggermente e il re spostò lo sguardo sul giovane soldato che li stava accompagnando. Era agitato e continuava a lanciare occhiatine fugaci prima a Fizzie e poi al finestrino. E poi da capo. Sorrise, intuendo il motivo di quegli sguardi, ma decise comunque di prendersi un po’ gioco del coetaneo e metterlo in imbarazzo.
-Josh, ti vedo parecchio agitato, va tutto bene?-
-CERTO, MIO SIGNORE!- gridò parecchie ottave sopra il suo tono abituale.
Tutte le donne di casa si girarono verso di lui.
-Ma sei impazzito?! Mi hai assordato!-
Gemma gli tirò uno scappellotto e il povero Josh divenne rosso dall’imbarazzo per la figuraccia fatta. Harry riuscì di nuovo a sorridere.
-Tranquillo, Josh. Tu dovrai dare consigli a me: non ti lascerò in pasto a loro.-
Il ragazzo annuì freneticamente e cercò di farsi piccolo piccolo nella carrozza. Ancora pochi sobbalzi e finalmente arrivarono a destinazione.
Le ragazze di avviarono decise verso la zona destinata alle signore. Harry e Josh, invece, vennero condotti in una stanza appartata.
-Mio signore.- salutò il sarto -Siete sicuro di volervi sposare in nero e argento e non in blu e oro come nel vostro precedente matrimonio?-
Il riccio scosse la testa.
-Quelli erano i colori di mio marito e io sono ancora a lutto e sempre lo sarò. Quindi sì: sono sicuro.-
Il giovane sovrano iniziò a spogliarsi lentamente, non per pudore -era cresciuto in mezzo ad altri ragazzi e ai soldati ed era consapevole della sua bellezza e del suo corpo-, ma perché cercava di far durare la permanenza fuori casa il più a lungo possibile.
Josh, invece, aveva distolto lo sguardo velocemente. Anche lui, non perché fosse in imbarazzo davanti ad un altro corpo maschile -pure lui era un soldato-, ma perché sentiva gli occhi di re Louis doppiamente puntati addosso. E infatti, lo vide sul tetto di fronte, la manina che lo salutava, gli faceva il segno del “ti tengo d’occhio” e, infine, quello della decapitazione. Il ragazzo deglutì a vuoto e pensò di fare voto alla Madonna affinché lo tenesse in vita e al sicuro dal suo sovrano.
Poi successe una cosa inaspettata: Simon entrò nella stanza dove Harry aveva appena finito di provare il suo abito e si avvicinò al giovane sovrano.
-Ecco qui il mio splendido sposo.-
L’usurpatore era ormai ad un passo dalla figura eterea e slanciata del riccio e aveva già allungato la mano per afferrargli uno dei boccoli lunghi con le dita. Josh scattò in piedi, ma un gesto di Harry lo fermò.
-Sai che non si può vedere lo sposo, vero? Vedere l’abito prima del giorno delle nozze porta male.-
L’uomo ridacchiò.
-Non c’è bisogno che tu faccia il superstizioso ora.-
La mano si spostò dai capelli al mento, poi risalì fino alla guancia.
-Con mio nipote non hai fatto così il prezioso. O sbaglio?-
Il riccio cercò di scostarsi il più possibile: lo ripugnava anche solo stare nella stessa stanza di quell’essere, figuriamoci farsi toccare.
-Non sbagli, ma io amavo e amo tuo nipote. Non prenderai mai il suo posto. Non sarai mai uguale a lui.-
Lo schiaffo arrivò preciso e inaspettato. Un rivolo di sangue colò dal labbro rotto di Harry. Josh scattò di nuovo, ma la freccia arrivò precisa ed inaspettata prima che lui potesse anche solo fare un passo.
E poi, fu solo caos.
 
La freccia era partita senza che lui se ne rendesse conto. E senza pensare, era sceso dal tetto con un agile balzo.
Nessuno doveva toccare suo marito. Nessuno. Men che meno quel bastardo di suo zio.
I suoi occhi si erano fatti scuri, tempestosi e non riuscivano a scollarsi dal rivolo di sangue che Harry si stava pulendo, mentre Josh si frapponeva fra lui e Simon. Louis continuò a muoversi in automatico, dimentico di ciò che lo circondava, con l’unico obbiettivo di raggiungere il re usurpatore e fargliela pagare. Non si rese conto di essere circondato finché la voce di sir Ben non lo infastidì.
-Ha visto, sceriffo? Finalmente siamo riusciti a prendere il famigerato sir Hood!-
Louis spostò l’attenzione verso la figura di sir Winston, lo sguardo che si faceva ancora più tagliente e minaccioso.
-Vedo che siete rimasto il solito viscido serpente, tanto bravo a strisciare ai piedi del potente di turno per ottenere favori. Almeno il cane che sta al vostro fianco rimane fedele a se stesso: bastardo è e bastardo rimarrà.-
Ben e Xander sussultarono alla vista di quegli occhi. Di quella particolare sfumatura: una punta di verde nel blu, che aveva un nome particolare. Il nome della famiglia reale che la possedeva: i Tomlinson di Scozia.
Il liscio sorrise beffardo, notando lo sgomento sul volto dei due. Piano sollevò lo sguardo e controllo la posizione dei suoi compagni sui tetti di Nottingham e adocchiò i suoi fedelissimi mischiati fra le guardie reali fedeli all’usurpatore.
-Io, se fossi in voi, me ne starei zitto e buono: anche voi siete circondati.-
Poi il tempo parve rallentare e con sicurezza riprese a camminare verso il suo obbiettivo, ormai a poca distanza da lui: un passo e lo sguardo che si posava sul suo bellissimo e scrutava la mano macchiata di sangue appoggiata sulla spalla di Josh, per fermarlo; un altro passo e la porta che si spalancava sulla figura delle sue sorelle e di Gemma; ancora uno e il suo Harry che ordinava a Josh di proteggerle; l’ultimo e Simon che strattonava suo marito per un braccio. Il riccio che si divincolava e cadeva. La testa che sbatteva contro la sedia. Il sangue che tingeva i bei ricci scuri.
E Louis che impazziva del tutto.
In un attimo fu addosso a Simon, le mani strette intorno al suo collo, gli occhi puntati l’uno in quelli dell’altro.
Il mare che cercava di inondare e sommergere la terra.
Solo l’intervento di Xander, che con un calcio ben assestato lo aveva sbattuto contro la parete vicina, gli impedì di uccidere suo zio lì sul posto.
-Gesù cristo…che botta…-
Piano si rimise in piedi e si gelò sul posto. Lo avevano sentito. Lo avevano visto senza cappuccio e una maschera non poteva fare molto da sola. Lo avevano visto bene negli occhi e lo avevano riconosciuto.
Notò appena che Xander stava trascinando suo zio fuori da lì e la sua mente corse subito a Harry. Lo guardò un istante, per fortuna -e sfortuna- ancora svenuto vicino a lui, e alla fine si decise a rivolgersi alle donne di casa. Le trovò con la bocca spalancata.
-Louis?!-
Il liscio annuì.
-Non c’è tempo per le spiegazioni: il bastardo e i suoi scagnozzi mi hanno riconosciuto e Harry ha bisogno di aiuto. Josh! Corri a chiamare Niall e Fra’ James. Voi, datemi una mano.-
Il soldato corse fuori più veloce che poteva.
-Ragazze, adesso!-
Le principesse corsero a dare una mano al fratello, andando a prendere un cuscino, dell’acqua o anche solo qualcosa con cui tamponare la ferita di Harry. Poi, finalmente, arrivarono Niall e Fra’ James e lui poté scostarsi e tirare un sospiro di sollievo.
-So che vi devo delle spiegazioni, ma ho bisogno che voi non diciate niente ad Haz. Non preoccupatevi: tra qualche giorno porrò fine a tutto questo e ritorneremo la famiglia felice che eravamo prima. Vi spiegherò tutto e…- addolcì lo sguardo e sorrise -mi siete mancate, ma adesso devo andare.-
Con un abile balzo saltò sulla finestra. Si fermò ancora qualche istante e guardò ad una ad una le sue sorelle, sorridendo. Notò Lottie che gli mimava un “sei una merda”, Gemma che gli dava dello “stronzo” a denti stretti, le gemelle con un broncio adorabilissimo e Fizzie che parlottava fitto fitto con un Josh a dir poco in imbarazzo. Il suo sguardo si assottigliò di nuovo: avrebbe dovuto fare un discorsetto a quel malandrino di Josh. Gli avrebbe fatto saltare la testa se avesse continuato a ronzare intorno a sua sorella e a prendersi tutte quelle libertà. Giusto per sicurezza, mimò ancora il segno del “ ti taglio la gola” nella sua direzione e lo fece deglutire a vuoto. Infine, si permise di posare gli occhi su suo marito ancora svenuto. Guardò il viso pallido e cercò gli occhi di Niall. Solo quando li vide tranquilli si decise ad andarsene.
Afferrò la corda che Liam gli stava calando dal tetto e sparì.
 
Quella sera, appena le tenebre calarono, ricevette un messaggio da Niall. Anacleto allungò come sempre la zampina senza farsi toccare da lui. Haz stava bene: la ferita non era profonda e aveva detto a Niall di aver sognato che il suo Lou era venuto a salvarlo.
Louis pianse, mentre scriveva una breve risposta. Louis pianse così tanto che perfino Anacleto si strusciò su di lui e si lasciò grattare la testolina piumata prima di spiccare il volo e ritornare dal suo padrone. Louis pianse anche mentre si coricava nel suo nascondiglio. Pianse e sognò il suo Harry.
 
“La chiesa era piena di fiori bianchi e girasoli. Harry aveva insistito un sacco per averli: erano i suoi preferiti.
Louis stava pensando a tutte quelle cose, mentre si guardava intorno nervoso e continuava a sistemarsi l’abito verde ed oro che era stato confezionato apposta per lui. Confezionato per lui con i colori di suo marito.
Dietro di lui, Liam non la smetteva di ridacchiare e a scambiarsi sguardi d’intesa con Niall, posizionato davanti a loro. Poi, suo cugino Ed aveva iniziato a suonare la marcia nuziale all’organo e tutta l’attenzione si era spostata verso l’ingresso: Harry era bellissimo, vestito in blu e oro, con la corona ancora un po’ grande per lui che gli scivolava sulla fronte. Guardava emozionato e raggiante nella sua direzione, con i suoi genitori che lo accompagnavano e le gemelle che spargevano petali bianchi e oro davanti a loro. Attimi interminabili e poi, finalmente, le loro mani si erano trovate.
Fra’ James e il vescovo avevano iniziato la cerimonia. I voti, gli anelli. Le corone scambiate e quelle nuove forgiate e impreziosite apposta per loro. Il banchetto, la città in festa. La prima notte di nozze e quella frase maliziosa sussurrata all’orecchio del suo giovane e bellissimo marito:

-Haz, sotto il kilt, non porto niente.-
Poi c’erano stati solo il letto e loro due. Infine, l’alba li aveva sorpresi abbracciati l’uno all’altro, dolcemente addormentati.”
 
Louis si svegliò di soprassalto. Il cuscino stretto fra le braccia e il freddo a tormentargli le ossa. Presto, fra quelle braccia, avrebbe riavuto il suo Harry.
 
Harry si svegliò di soprassalto nella sua stanza. Il cuscino che era stato di Louis stretto fra le braccia e il freddo a tormentargli anima e ossa. Aveva sognato il loro matrimonio e la prima notte di nozze. Ancora arrossiva al solo pensiero. Avrebbe voluto stringere a sé suo marito, ma non avrebbe mai riavuto indietro il suo Louis.
 
 
Simon stava passeggiando davanti al ritratto che raffigurava Harry e Louis sorridenti. All’improvviso, si fermò e guardò verso quegli occhi d’oceano che lo avevano tormentato tutta notte.
Ben e Xander stavano ben ritti dietro di lui, attenti a non fare movimenti che avrebbero potuto innervosire maggiormente il loro signore.
-Quel maledetto avrebbe dovuto essere morto. Ho fatto il suo nome per le crociate, è stato via per dieci anni e voi, in questi dieci lunghi anni, non siete riusciti a farlo morire come vi avevo ordinato. E ORA LUI È QUI A METTERMI I BASTONI FRA LE RUOTE! SAPETE COSA VUOL DIRE QUESTO?!-
Sir Winston e lo sceriffo si irrigidirono, se possibile, ancora di più.
-Ve lo dico io: vuol dire che se Styles viene a sapere che suo marito è vivo, io sono finito! FINITO!- con poche falcate il re usurpatore raggiunse i suoi sottoposti e li prese entrambi per il bavero della camicia -Quindi voi, adesso, triplicate le guardie, triplicate le ronde, TRIPLICATE TUTTO! Voglio che prendiate quel moccioso. Non mi importa se vivo o morto. Voglio mio nipote fuori dai miei piani e dal mio regno.-
I due uomini annuirono e lasciarono la stanza il più velocemente possibile.
 
Liam e Zayn si staccarono immediatamente dalla porta. Giusto in tempo perché Ben e Xander li vedessero andare verso le stanze di Harry, accompagnati da un servitore, e non sospettassero nulla. Soprattutto, non potevano sospettare che quel servitore altri non era che il famigerato sir Hood che, in quei dieci lunghi anni, non aveva dimenticato la strada di casa. La strada verso Harry.
Il generale Payne guardò verso il suo compagno.
-Sai cosa fare. Noi staremo qui fuori ad aspettarti.-
Il moro annuì e con delicatezza bussò alla porta.
Harry era seduto davanti alla finestra e scrutava il panorama con sguardo perso: stava cercando di imprimersi bene nella mente tutta quella bellezza. Domani sarebbe arrivato il grande giorno. Domani si sarebbe liberato di Simon. Avrebbe liberato l’Inghilterra dal giogo dell’usurpatore.
Non era preoccupato per il regno: sapeva che Gemma e Charlotte avrebbero fatto un ottimo lavoro. Solo…solo gli sarebbe mancato tutto quello: gli sarebbe mancata la sua Nottingham e gli sarebbe mancata la sua libertà. Sentì bussare e accordò il permesso senza nemmeno voltarsi.
-Mio signore.-
Il riccio non si aspettava la visita del mercante d’Oriente.
-Signor Malik. Che bella sorpresa! Cosa la porta qui?-
Il moro annuì andando incontro al ragazzo.
-Vi prego, chiamatemi pure Zayn. In ogni caso, visto che domani è il giorno delle nozze, sono venuto a portarvi un dono. Giusto per allietarvi un po’.-
Il moro estrasse dalla bisaccia un involucro rettangolare.
-Questo me lo ha dato un amico che ho conosciuto a Gerusalemme.-
Harry sobbalzò impercettibilmente nel sentire il nome della città.
-Mi disse che era una cosa preziosa per lui e che non poteva più tenerla con sé. Mi disse che se mai fossi venuto in Inghilterra, avrei dovuto darlo ad un re dai lunghi capelli ricci e gli occhi verdi.-
Il riccio tolse l’involucro di stoffa e passò la mano sulla copertina di pelle nera, graffiata sulla cima dagli artigli di Anacleto, riconoscendo immediatamente la versione del ciclo arturiano di Louis. Calde lacrime iniziarono a scendere da quegli smeraldi preziosi. Il re d’Inghilterra si strinse il volume al petto.
-Grazie. Questo era di mio marito: è stato il primo regalo che gli feci da fidanzati.-
Con il palmo della mano si asciugò gli occhi, cercando di darsi un contegno.
-Com’era quando lo avete visto? Era con un ragazzo castano e dagli occhi nocciola, vero?-
Zayn annuì cercando di non pensare ai diretti interessati appostati fuori da quella stanza.
-Sì, stava bene, ma era provato e stanco. Gli mancava la sua famiglia. Veniva da me a comprare la carta per spedire delle lettere e mi parlava spesso di questa città e del suo dolce e bellissimo marito che lo aspettava.-
Il giovane sovrano raggiunse la sedia e ci si accasciò sopra, schiacciato dal peso di quei ricordi.
- Quelle lettere non sono mai arrivate e ho il sospetto che in realtà qualcuno le abbia trafugate. Il mio Lou...mi distrugge pensare che sia morto con la convinzione che suo marito e la sua famiglia si fossero dimenticati di lui.- altre lacrime ripresero a scendere copiose -Nessuno lo ha mai dimenticato. Io in primis. Non smetterò mai di sperare nel suo ritorno e non vorrei nemmeno risposarmi, ma sono costretto e…- un sospiro -Non importa… Domani tutta questa storia sarà finita.-
Lentamente alzò lo sguardo verso il moro e gli sorrise.
-Grazie, Zayn. È stato il più bel regalo che mi si potesse fare. Grazie davvero.-
Il mercante ricambiò il sorriso.
-Sono contento di avervi dato un po’ di sollievo. Ora, ritorno alla mia bottega prima che i miei garzoni combinino qualche disastro.-
Con passo svelto ed aggraziato si avviò verso l’uscita, ma, quando aveva già la mano sulla maniglia, si bloccò e ritornò a guardare il riccio.
-Harry, non smettete mai di sperare. Se lo si desidera intensamente, i desideri si realizzano.-
Poi la porta si spalancò e si richiuse alle spalle di Zayn e Harry rimase di nuovo solo con sé stesso e i ricordi...
 
“Il principe d’Inghilterra aveva fatto carte false per far arrivare quel libro da Londra, giusto in tempo per il compleanno del suo futuro marito. Era il primo che festeggiavano da ufficialmente fidanzati e Harry voleva lasciare Louis a bocca aperta. Così, quando finalmente il libro gli era stato consegnato, era corso nella stanza di Niall per mostrarlo all’amico.
-Nì!- gridò spalancando la porta -Guarda!-
Tenendolo con entrambe le mani, spiaccicò il volume rilegato in pelle nera con ricami in bronzo, direttamente sul naso del suo migliore amico. Il biondo lo prese e lo ammirò.
-Caspita, Hazza! Se non stendi Louis con questo regalo…-
-Vero?! Ho sentito che ne parlava con Liam. Sono contento sia arrivato per tempo.-
Anacleto aprì uno dei suoi occhioni arancioni e guardò il suo padrone e il suo coccolatore reale di fiducia e disapprovò che tutta l’attenzione fosse rivolta a quell’insieme di piante e pelle morta. Un insieme di piante e pelle morta che per di più era destinata a quello scozzese puzzone, con cui il suo coccolatore lo tradiva. Vide il suo padrone allungare il volume verso l’altro ragazzo e sorridere. Se lo avesse tolto di mezzo, l’attenzione sarebbe tornata tutta su di lui.
Con un balzo, spiccò il volo e afferrò il libro, fortemente intenzionato a buttarlo in testa proprio allo scozzese.

-ANACLETO! NO! BRUTTO PENNUTO CATTIVO! LASCIA ANDARE QUEL LIBRO O NON TI FARÒ PIÙ LE COCCOLE!-
Il gufo reale si bloccò immediatamente davanti allo sguardo arrabbiato del suo principe preferito, giusto il tempo necessario per permettere a Niall di afferrare il libro e strapparglielo dagli artigli. Ci riuscì, con il risultato che la copertina, ora, era graffiata.

Harry era triste quando quella sera aveva deciso di dare comunque il suo regalo a Louis.
-Ehi, bellissimo. Come mai questo faccino triste? Tra poco sarà la mezzanotte e sarà il mio compleanno: non voglio vederti con il broncio.-
Il principe d’Inghilterra alzò il suo sguardo su di lui, poi le campane di Nottingham batterono i dodici rintocchi della mezzanotte. Con dolcezza, i loro volti si avvicinarono e le loro labbra si scontrarono.
-Buon compleanno, Lou. Questo è per te.-
Louis guardò emozionato il pacchetto che il suo fidanzato gli stava porgendo e lo scartò con lo stesso entusiasmo di un bambino. I suoi occhi brillarono quando vide il libro.
-O mio Dio, Haz! È la versione del ciclo arturiano che stavo cercando! Ma come...?-
Harry sorrise in imbarazzo.
-Volevo fare qualcosa di speciale e ho sentito che ne parlavi con Liam. Solo…Anacleto lo ha graffiato e rovin…-
Il riccio non riuscì a finire la frase perché le morbide labbra di Louis si erano incollate alle sue zittendolo.
-È perfetto così. Grazie. E poi questi graffi lo rendono più vissuto e più…mio. Mi piace davvero tanto e mi piaci tu.-
Le loro labbra si unirono di nuovo e i due principi si abbandonarono uno tra le braccia dell’altro.”
 
 
Louis strinse forte i pugni. Avrebbe voluto irrompere nella stanza e baciare Harry. Stringerlo a sé e dirgli che era vivo e che era tornato per lui, ma i tempi erano maturi: domani sarebbe tutto finito.
Domani
Louis strinse i pugni, talmente forte da conficcarsi le unghie nei palmi e farli sanguinare. Zayn ricomparve in quel momento e baciò velocemente Liam.
-Sei stato bravo, Zayn. Adesso ci penserò io al resto: spiegherò io a Harry la verità. Grazie per tutto quello che stai facendo per noi.-
Il moro scosse la testa in segno di diniego e poi, piano, gli mise la mano sulla spalla.
-Andiamo.-
I tre si allontanarono dalla porta della camera patronale, ma, prima di girare l’angolo, Louis si voltò un’ultima volta a guardare, nella speranza di veder comparire il suo bellissimo. La porta rimase chiusa e lui si voltò.
Domani. Domani l’avrebbe fatta pagare cara a suo zio.
 
 
Simon si guardò allo specchio mentre uno dei suoi servitori gli sistemava il vestito. Si perse a fissare il suo riflesso e ad immaginarsi con in testa la corona che era stata di suo nipote.
Che era ancora di suo nipote.
Xander entrò in quel momento.
-Mio signore, è tutto pronto.-
Simon sorrise: presto sarebbe stato lui il re d’Inghilterra e quel moccioso sarebbe diventato solo un lontano e sgradevole ricordo.
 
Harry era stranamente calmo. Si era preparato come se quello non fosse il suo corpo. Come se lui fosse solo uno spettatore esterno. O meglio ancora, come se si stesse preparando a recitare una parte.
Con movimenti reverenziali, si legò la spada e il pugnale che erano stati di suo marito e si voltò verso Niall e Gemma che lo avrebbero accompagnato all’altare.
-Sono pronto.- sussurrò appena.
Gemma e Niall si scambiarono uno sguardo d’intesa e seguirono il riccio.
 
Louis non aveva dormito molto quella notte. Troppo occupato a sistemare le ultime cose. Troppo concentrato a pensare a suo marito.
Ma ormai era tutto pronto.
Guardò il corteo reale avvicinarsi alla chiesa. Guardò Fra’ James che gli fece il segnale pattuito. Si prese un attimo per ammirare il suo Harry, vestito a lutto nonostante il giorno dovesse essere di gioia. Lo vide entrare in chiesa e vide Josh che gli faceva il secondo segnale.
Poi vide arrivare il bastardo: il fasullo re d’Inghilterra con i suoi cagnolini alle calcagna. Guardò Liam, mischiato fra le guardie per il terzo segnale affermativo.
Con un balzo elegante saltò giù dal tetto, atterrando nel vicolo buio lì vicino. Attese che tutto il corteo entrasse e che le porte si chiudessero. Vide la gente che piangeva per il destino del povero re Harry. Sentì la popolazione che scongiurava Dio di aiutare quel povero ragazzo.
Si fece largo e alla fine arrivò davanti alle guardie. Erano due dei suoi uomini e lo lasciarono passare. Louis si fermò lì. Tra una porta e l’altra. Si sorbì tutta la funzione e attese il momento opportuno. Attese il momento del sì.
 
 
Il sovrano d’Inghilterra rimase tutto il tempo della cerimonia fermo e rigido sul suo trono. Stava ripercorrendo a memoria tutti i passaggi che avrebbe dovuto seguire: dire no, estrarre il pugnale, colpire Simon al cuore; consegnarsi alle autorità.
No. Sbagliato.
Da capo, Harry: dire no, estrarre il pugnale, colpire Simon al cuore; raggiungere Louis. Così andava meglio. Così era tutto giusto.
Il sovrano d’Inghilterra era talmente assorto nei suoi pensieri che non si era nemmeno reso conto di essere arrivato a quel punto, finché la voce di Fra’ James non lo richiamò.
-Harry?-
Il riccio scosse la testa.
-Scusate, è l’emozione.-
Vide il vescovo annuire e ripetere in forma breve.
-Vuoi tu, Harold Edward Styles, prendere il qui presente, Simon Philip Cowell, come tuo legittimo sposo?-
Harry sgranò gli occhi e sorrise nella direzione di Fra’ James.
-No. Non lo voglio!-
Un coro di sorpresa dilagò per tutta la chiesa. Il riccio approfittò di quel momento di smarrimento per estrarre il pugnale e mirare al cuore dell’usurpatore, ma le porte si spalancarono e una freccia colpì il pugnale facendolo tintinnare a terra.
-Non sarà necessario, vita mia, adesso sono qui.-
Gli smeraldi verdi si sgranarono ancora di più al suono di quella voce. Calde lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance mentre il volto di Simon, sfigurato dalla rabbia, si faceva sempre più sfuocato e confuso.
-Lou?-
Il volto sotto il cappuccio sorrise, con quel sorriso tutto denti e labbra sottili. Lentamente le mani si sollevarono e anche le porte d’ingresso della chiesa furono spalancate.
-Non si può celebrare nessuno matrimonio: re Harry non è vedovo e io non ho intenzione di concedere nessuno divorzio.-
Il cappuccio verde cadde sulle spalle del suo proprietario e un coro ancora più stupito si diffuse dalla chiesa alla folla in strada: re Louis era vivo e li aveva protetti sotto le mentite spoglie di sir Hood. Re Harry era salvo. Le loro preghiere erano state ascoltate!
Harry non sentì più le gambe sorreggerlo per l’emozione e sarebbe rovinato al suolo se le donne di casa non gli avessero fatto cerchio intorno, pronte a sorreggerlo.
-Perché voi non siete stupite?-
Le ragazze si scambiarono sguardi d’intesa e solo in quel momento il riccio realizzò: loro lo sapevano.
Tutti lo sapevano. Tutti, tranne lui.
Stava per rimproverarle e arrabbiarsi con loro quando un urlo di rabbia squarciò il grido di esultanza della folla.
-SARESTI DOVUTO CREPARE A GERUSALEMME DOVE TI AVEVO MANDATO A MORIRE! MA NON FA DIFFERENZA: MORIRAI QUI E IL REGNO SARÀ MIO!-
Harry vide Simon sfoderare la spada e correre contro suo marito. Vide Xander bloccare Niall e iniziare un duello con lui. Vide Ben fermato dal compagno del mercante. Un momento! Quello era Liam!
Che brutte merde! Ah, ma lo avrebbero sentito. Era pur sempre il re d’Inghilterra!
La sua attenzione venne di nuovo calamitata dalla figura di Simon che brandiva la spada e correva verso Louis. E da Louis che si metteva in posizione, tendeva l’arco e incoccava la freccia.
-FERMATI, SIMON! ARRENDITI! O QUESTA FRECCIA SARÀ TUTTA PER TE!-
Ma l’uomo non si fermò. Louis corresse il tiro e lo colpì ad una gamba. Incoccò un’altra freccia e colpì pure l’altra. L’uomo crollò sulle ginocchia e cercò, in un ultimo disperato tentativo, di raggiungerlo.
-È finita, Simon. Tu e i tuoi lecchini avete finito di seminare il terrore nella mia città. Nel mio regno. Nella mia casa. Portateli via!-
Ad un ordine del legittimo re d’Inghilterra, i soldati arrivarono e arrestarono tutti coloro che avevano cospirato con Simon. Non era stato difficile per Niall stilare una lista e informare i suoi uomini e infatti Louis lo vide sorridere gongolante, vicino alla sua Barbara. Vide Zayn raggiungere di corsa Liam e tamponargli una ferita superficiale come se in realtà stesse per morire. Sorrise a Fra’ James e fece di nuovo un gesto di avvertimento nei confronti di Josh, un po’ troppo appiccicato a Félicité. Guardò le sue sorelle che, incoraggiate da suo marito, gli corsero incontro e lo abbracciarono. Abbracciò persino Gemma, che per tutto risposta gli pesto un piede e lo fece gemere di dolore.
Infine, guardò Harry. L’amore della sua vita. Lo vide rimanere immobile, tutto tremante per i singhiozzi e gli occhioni lucidi dal pianto. Sentì le sue gambe muoversi e in un attimo fu fra le sue braccia, le bocche che si scontravano e si univano. Come era giusto che fosse.
La città di Nottingham esplose in grida di gioia e festeggiamenti e i due sovrani furono costretti a staccarsi per mancanza di aria.
-In cuor mio, sapevo che non eri morto. Sapevo che saresti tornato da me.-
Louis annuì.
-Te lo avevo promesso, vita mia. Non potevo rompere quel giuramento.-
Harry rise e pianse allo stesso tempo. Pianse, mentre stringeva Louis a sé. Pianse, mentre gli baciava tutto il volto. Pianse, mentre appoggiava la sua fronte contro quella del marito. Pianse e si sentì leggero e libero come non si sentiva da dieci anni.
Piansero entrambi e finalmente si sentirono a casa: uno fra le braccia dell’altro.
 
 
Siam così giunti alla fine di questa storia. Il sipario si è chiuso, ma i protagonisti sono rimasti gli attori della loro vita. Questa è la vera storia di quello che successe a Nottingham. Questa è la vera storia di sir Hood ed ora anche voi la conoscete. Ma ciò che ancora non sapete è che fine han fatto i nostri personaggi.
Lasciate che ve lo racconti brevemente...

Re Harry si arrabbiò parecchio con tutta la sua famiglia, soprattutto con suo marito. Tenne il muso a tutti per una giornata intera, ma poi, così come era arrivata, l’arrabbiatura scomparve. In fondo, Harry aveva capito perché lo avevano tenuto all’oscuro di tutto. In ogni caso, lasciò suo marito a dormire fuori dalla stanza, per punizione; peccato che, la mattina seguente, Niall li trovò abbracciati sotto una coperta che dormivano sul pavimento. E, se glielo si chiede, giura di aver sentito il suo migliore amico dire al marito che voleva adottare dei bambini.
Charlotte e Gemma sistemarono un’ala del castello e la adibirono a scuola, così che tutti i bambini potessero studiare.
Josh ebbe il coraggio di confessare i suoi sentimenti a Félicité e scoprì di essere ricambiato. Tutto andò per il verso giusto, finché, qualche ora dopo, Louis non li beccò a pomiciare seduti sulla fontana al centro del cortile del palazzo. Solo l’intervento di Harry riuscì a scongiurare una catastrofe.
Le gemelle presero strade differenti: Phoebe aveva deciso di disegnare abiti, così iniziò a passare più il tempo dal sarto ad imparare il mestiere e da Zayn a comprare stoffe, piuttosto che a casa (inutile dire che la sua vittima preferita era ovviamente Harry, per la non gioia di suo fratello); Daisy, invece, si diede alla carriera militare e si fece addestrare da suo fratello, poi da Liam e Niall, e divenne il primo generale donna della storia dell’Inghilterra.
Niall e Barbara si sposarono ed ebbero quattro bambini, uno più vivace dell’altro. Non era raro trovare quei piccoli monelli a scorrazzare per le stalle o nel panificio della madre.
Liam continuò ad essere il generale Payne e Zayn il mercante d’Oriente, ma decisero di sposarsi -sia con rito cristiano che con rito mussulmano- e di restare a vivere sopra la bottega.
Anacleto instaurò una sorta di amicizia con Louis, ma decise di allearsi con Nick, che si occupava di lui quando né Niall né Daisy potevano farlo, contro il puzzone scozzese che si frapponeva fra lui e il suo coccolatore preferito.
Fra’ James, invece, continuò a dispensare benedizioni, consigli e sonori ceffoni nel confessionale di Nottingham.
Simon, Ben e Xander furono processati per crimini contro la Corona e mandati ai lavori forzati sulle isole Saltee, nel mare d’Irlanda, a picconare salgemma e diamanti sotto il sole cocente.
Infine, col tempo, la storia si fece leggenda...

“E io?”, chiederete. Io son solo un umile cantastorie, senza nome e senza gloria, qui pronto per voi per narrar la prossima storia.





NOTE DELL'AUTRICE: 
Ed eccoci di nuovo qui con un'altra storia. O un'altra tortura. Vedete voi.
In ogni caso...vi sono mancata? Se vi sono mancata, siete sopravvissuti fino a qui e ne avete voglia, lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate.
Bene, è giunto il tempo che io la smetta di tediarvi e vi lasci alla prossima lettura.
Ci vediamo presto. Fate i bravi, rispettate il distanziamento e mettete la mascherina!
Un grosso bacio,
Agnes Fey

P.s. Ricordatevi di passare sul canale di
ParoleNelCuore02: se non fosse stato per la sua insistenza e per il suo betaggio, a quest'ora la storia sarebbe nel dimenticatoio delle mie fic. (Grazie, amore mio)



 
  
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